Il riso jasmine è tra i più saporiti, con il suo profumo inconfondibile. Cuocerlo è semplice e portandolo in tavola otterrete sempre il risultato di proporre una cucina etnica che piace un po' a tutti. A noi piace cuocerlo con il latte di cocco (ricco di antiossidanti, grassi "buoni", vitamine C ed E, e ottimo contro il reflusso gastroesofageo) per aggiungere ancora più sapore, abbinandolo ai deliziosi gamberi e alla frutta secca.

Riso jasmine al latte di cocco con gamberi e mandorle: la ricetta per il riso orientale dal gusto etnico

 

La vita è fatta di momenti speciali. Indossali!”: un motto carinissimo che nasconde tutto il concetto di Clyck, un prodotto che ci ha colpito perché pensato per raccogliere e conservare i nostri ricordi in un periodo storico nel quale il rischio di perderli è sempre più concreto. Non stampiamo più le nostre immagini, le guardiamo solo sui nostri device, le perdiamo in cartelle che in un nonnulla potrebbero cancellarsi. Tuttavia tornare alla creazione di ricordi fotografici come una volta si può. Anche con lo smartphone, ma bisogna impegnarsi!

Bene: quest’idea del braccialetto ci viene in aiuto e ci permette inoltre di portare sempre con noi questi ricordi fotografici!

Clyck, il braccialetto per portare sempre con noi i nostri ricordi: una forma nuova e originale che ci permette di indossare le nostre immagini del cuore

Ricodate i vecchi frame dei cinema analogici o i provini ottenuti dallo sviluppo dei vecchi rullini? Quella striscia con i bordi neri bucati e le immagini una accanto all’altra a formare una storia... “Clyck”, con un design retrò assolutamente affascinante, è proprio questo: una vecchia pellicola che raccoglie nove immagini e che grazie alla chiusura può essere indossata come un braccialetto.

L’album di famiglia si fa quindi fashion e originale: non più stivato nelle credenze, oggi è indossabile. La procedura è semplicissima: basta andare sul sito, seguire le istruzioni, scegliere il colore preferito, caricare le nove immagini preferite della nostra famiglia (prendendole dal computer, da Facebook o da Instagram, ribadendo così la possibilità di stampare e rendere meno volatili fotografie - anche in bassa definizione - che altrimenti perderemmo!), mettere - a piacimento - un filtro in stile Instagram (Love, Color e Classic) e ordinare il braccialetto così composto (a 18.90 euro comprensivi di tutto, braccialetto e spese di spedizione).

Clyck vi invierà poi direttamente a casa il braccialetto, richiuso in una simpaticissima fialetta, nella cassetta delle lettere e non tramite corriere (in questo modo è molto più comodo: non dovete organizzarvi stando a casa ad aspettarlo!).

Non preoccupatevi: anche se è in PVC (con chiusura nickel-free, disponibile nei colori rosa, verde o argento) il braccialetto è morbidissimo e possiede tutte le certificazioni di atossicità, che ne affermano la totale sicurezza.

Se volete un po’ di ispirazione, il bello è che potete andare sulla loro pagina Instagram o sulla bacheca di Clyck e dare un’occhiata ai prodotti selezionati da loro oppure condivisi direttamente dai clienti!

L’idea, in conclusione, è perfetta per non perdere i propri ricordi, ma è assolutamente sfruttabile anche per regali che saranno, siamo certe, graditissimi: donare un braccialetto pieno di ricordi è un pensiero personale, fatto con il cuore, e le neomamme, le mamme, le nonne, le sorelle, i fratelli, gli zii e tutti gli amici ne rimarranno certamente colpiti!

Per fare mangiare i legumi in famiglia le proviamo proprio tutte! E trovare forme nuove è sempre eccitante, anche per i bambini, che magari non rimpiangeranno così tanto l'assenza di hamburger di manzo nella loro dieta settimanale! Già, perché questi hamburger sono vegetariani, senza carne, ma super nutrienti e dal sapore esplosivo.

A noi piace mangiarli nel panino proprio come un vero hamburger, con qualche fettina di cipolla rossa di Tropea, conditi con della crema di avocado oppure della salsa allo yogurt.

Hamburger di ceci: la ricetta per il burger vegetariano che non farà rimpiangere la carne e che ci darà tutti i benefici dei legumi

 

Vi avevamo già parlato di come utilizzare gli oli essenziali, di dove comprarli e di come diffonderli. Oggi però vogliamo entrare proprio nello specifico della diffusione, spigandovi nel dettaglio di cosa si tratta quando parliamo di diffusori elettrici: come funzionano? Quali sono le tipologie? Quale scegliere?

Ecco la guida ai diffusori elettrici di oli essenziali: quali esistono in commercio e come funzionano i diffusori per l’aromaterapia

Come vi avevamo già accennato, i bruciatori di oli essenziali (e cioè le “casette” per candele sovrastate dalla vaschetta per le gocce) non sono il massimo, poiché, appunto come dice il nome, bruciano gli oli, rendendo inefficiente l’aromaterapia. Sempre meglio quindi scegliere diffusori specifici, elettrici, fatti apposta per rendere al meglio.

Ma partiamo con ordine, cercando di capire cos’è questa diffusione e come funziona. La diffusione è per definizione quel processo nel quale le particelle degli oli vengono disperse e sparse nell’ambiente, passando da uno stato molto concentrato ad uno più basso. Le molecole degli oli essenziali vengono quindi distribuite nell’aria e in questo modo possiamo sentirne l’aroma. È un processo naturale (è lo stesso principio per il quale se avviciniamo il naso alla bottiglietta sentiamo il profumo, ma nel caso della diffusione artificiale questo viene sprigionato anche nell’ambiente).

I diffusori, quindi, sono macchine che permettono di eseguire questo processo facilmente e in maniera efficace. E una volta che le molecole degli oli sono diffuse nell’aria, queste possono entrare finalmente nel nostro corpo in maniera armoniosa e omogenea, attraverso la respirazione o la pelle.

Solitamente i metodi di diffusione sono quattro (vaporizzazione, nebulizzazione, vibrazione e calore), e i device utilizzano uno o più di questi metodi (combinati). I principali macchinari che eseguono queste operazioni sono essenzialmente quattro: il diffusore per umidificazione, quello per nebulizzazione, quello per vaporizzazione e quello ad ultrasuoni.

I diffusori per umidificazione ( i pratici umidificatori, che allo stesso tempo danno il beneficio del rendere l’aria che respiriamo più umida, e quindi più sana) usano una combinazione di vibrazioni e aria per trasformare gli oli in piccole particelle perfette per la respirazione. Come dicevamo, oltre a provvedere all’aromaterapia gli umidificatori (http://www.mammapretaporter.it/salute/salute-ben-essere-mb/l-umidificatore-imprescindibile-strumento-per-le-neomamme) (nei quali le gocce di oli vengono aggiunte all’acqua nella riserva superiore) rendono più umida l’aria e sono perciò perfetti per chi soffre di problemi respiratori e quando le stanze sono troppo secche.

I diffusori per nebulizzazione sono solitamente i più costosi. Lavorano seguendo lo stesso principio dei nebulizzatori per profumo (insomma, le boccette con lo spray): l’olio essenziale che versate viene, appunto, nebulizzato in una nuvola d’aria e si trasforma in una piccola “nebbia” di piccole molecole che si diffonde così nell’ambiente.

Il fatto che siano più costosi del resto dei diffusori ha un motivo: la nebulizzazione, infatti, è il metodo più efficace a livello terapeutico per beneficiare delle proprietà degli oli, perché le molecole, che vengono ridotte in dimensioni minuscole, sono più facilmente assimilabili dall’organismo. Inoltre l’olio non viene diluito in acqua, assicurandone così l’inalterazione della sua chimica.

Il vaporizzatore è detto anche diffusore a ventilazione, poiché disperde gli oli essenziali nell’aria soffiandoli fuori. L’olio solitamente si applica versando qualche goccia su un pezzo di carta assorbente e l’aria, una volta acceso il diffusore, passa proprio attraverso questa barriera, disperdendo gli oli nella stanza.

La particolarità del diffusore a ventilazione è che non è previsto l’utilizzo del calore né dell’acqua e quindi è molto sicuro, anche in caso di bambini che giocano lì intorno. Un po’ meno benefici del nebulizzatore, quindi, ma più sicurezza.

Ultimo ma non per importanza il diffusore a ultrasuoni, detto anche “a freddo”. Solitamente è quello più consigliato poiché il processo sei diffusione così particolare permette di non alterare minimamente le proprietà delle essenze: il diffusore lavora infatti attraverso piccole vibrazioni (gli ultrasuoni) che permettono all’acqua di evaporare a freddo e in maniera immediata. Si crea così una sottile nebbia di micro particelle facilmente assorbite dai polmoni. E, come gli umidificatori, utilizzando l’acqua i diffusori a ultrasuoni umidificano molto bene la stanza, rendendoli strumenti perfetti per contrastare e prevenire i disturbi respiratori.

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Imparare le tabelline con un’App

Giovedì, 23 Febbraio 2017 15:00

Per imparare le tabelline ci sono molti metodi. Quello logico. E poi quello mnemonico. Che a quanto pare è ancora il più efficace! Ricordate quando ce le facevano imparare a memoria e ci venivano in mente rime o canzonette che riuscivano a farci rimanere in mente più cose? Otto per otto quarantotto; sei per sette quarantadue (“Più due quarantaquattro”); cinque per cinque venticinque... E poi quelle nel mezzo, che dovevamo sapere per forza a memoria per dirle al volo!

Non a tutti i bambini piace questo esercizio. Perché allora non renderlo più giocoso?

Imparare le tabelline con un’App: con Turutu sarà più semplice conoscerle a memoria, grazie ad un metodo certificato e divertente

Come dicevamo, non a tutti i bambini piace impararle. Alcuni sono dei genietti in matematica, ma altri fanno più fatica, e ci crediamo se ci dite che le avete provate tutte, ma proprio tutte.

Bene. Il nostro consiglio è di prendere lo smartphone o il tablet e di cercare nell’app store Apple o in quello Android l’applicazione Turutu, “Tabelline Parlanti”. Troppa tecnologia fa certamente male, ma in questo caso è davvero, davvero utile. Perché se il digitale può aiutare nell’apprendimento, ben venga qualche minuto al giorno davanti al device.

“Tabelline parlanti” è essenzialmente un personal trainer per l’apprendimento delle tabelline, che permette di impararle a memoria coinvolgendo il bambino in giochi ed esercizi divertenti e semplici. Nessun libro, nessuna biro. Solo l’app, che permette di studiare senza accorgersi.

L’app sfrutta il riconoscimento vocale (e quindi è adattissima anche a bambini ipo o non vedenti!), fa domande e ascolta le risposte, interroga, aiuta nell’apprendimento e segnala i miglioramenti. E grazie all’intelligenza artificiale l’app riesce a riconoscere le difficoltà, proponendo così ripassi o continuando a fare domande laddove serve più concentrazione. Insomma, anche le tabelline più difficili, con molto esercizio, verranno ricordate con più semplicità.

L’apprendimento non è casuale, ma ragionato: il bambino sceglie la tabellina da studiare e l’app ne enuncia pian piano le operazioni. Dopodiché interroga in ordine crescente, e poi casuale (proprio come durante le interrogazioni o le verifiche a scuola). Per ricordare meglio il risultato, ci sarà un disegno che aiuterà il bambino a risalire meglio all’operazione.

Dopodiché l’”interrogazione” dell’app sarà pian piano più difficile: se inizialmente si chiederà al bambino di ricordare le operazioni casuali in una stessa tabellina (5x5=25, 5x8=40,
5x2=10...), successivamente gli verranno chieste in maniera casuale tutte le tabelline da 1 a 10. In generale, poi, l’app di volta in volta, durante le interrogazioni, proporrà prima sempre le tabelline meno chieste e quelle in cui il bambino fa più errori, in modo da stimolare e aiutare.

Non solo: se il bambino vuole, se è interessato o se ha bisogno di ferrarsi anche in un’altra lingua, Tabelline Parlanti dà la possibilità di impostare l’italiano, l’inglese, il francese, lo spagnolo, il portoghese, il russo e il polacco!

L’app è a pagamento, ma, diciamolo, il prezzo è davvero accessibile e accettabile, se pensiamo al valido aiuto che dà ai genitori. Costa 1.99 euro, e la decisione è stata presa dai suoi creatori in maniera ragionata: Zofia e Paolo sono prima di tutto genitori e per evitare di mettere link, pubblicità e pop up all’interno dell’app (pericolosi per i bambini!) preferiscono mettere al sicuro i loro piccoli utenti!

Per altre informazioni vi rimandiamo al loro sito, dove potrete trovare tutto ciò che volete sapere su Tabelline Parlanti e su tutte le altre app di apprendimento che mettono a disposizione!

In inverno scaldano mani, pancia e cuore: parliamo dei canederli, le polpette di pane raffermo servite con formaggio o in brodo tipiche dell'Alto Adige! A noi piacciono moltissimo con gli spinaci, e quindi in versione vegetariana. Ecco quindi la nostra ricetta.

Canederli agli spinaci in brodo: come preparare le polpette di pane tipiche dell'Alto Adige

 

5 risposte a 5 miti sulla febbre dei bambini

Mercoledì, 22 Febbraio 2017 11:29

La febbre è un semplice meccanismo di difesa da parte dell’organismo, il quale, per contrastare infezioni o per combattere agenti esterni, alza la temperatura del corpo. Niente di allarmante, quindi, nei casi di influenza “semplice”, e quando la febbre non è eccessivamente alta solitamente non c’è bisogno di preoccuparsi troppo.

Tuttavia, la febbre è uno di quegli argomenti attorno ai quali aleggia sempre un senso di paura, e i miti non tardano ad arrivare. Soprattutto nei primi anni di vita del bambino, quando tutti sembrano avere consigli e convinzioni da condividere con i neo-genitori, che si trovano così ad annegare in un mare di leggende metropolitane che sarebbe meglio smontare.

(Thermokit Miniland Baby)

Ecco 5 risposte a 5 miti sulla febbre dei bambini: capiamo insieme una volta per tutte quali sono le verità e le falsità sullo stato febbrile nei più piccoli

In effetti, può essere vero, ma ciò che dobbiamo sfatare è la convinzione per la quale questo fatto sia un pericolo. Non lo è. Semplicemente, i bambini che cominciano ad andare al nido (quindi prima di quelli che vanno direttamente alla scuola materna) hanno più possibilità di venire a contatto con microbi che prima non avevano conosciuto, essendo stati a contatto perlopiù solo con i familiari. I virus vivono infatti negli organismi delle persone, e non nell’aria, e venire a contatto con altri esseri umani significa avere la possibilità di entrare in contatto con nuovi microbi. Questo, però, significa sì prendere la febbre (a volte), ma vuol dire anche sviluppare, da quel momento in poi, un sistema immunitario più preparato.

Uscire con il freddo fa ammalare e fa venire la febbre.

Falsissimo! Noi da sempre raccomandiamo la regola “non esiste cattivo tempo, ma solo cattivo abbigliamento”, poiché siamo certe dei benefici che il passare le giornate all’aperto porta ai bambini, anche in caso di freddo. Nello specifico del mito da sfatare, diciamo subito che portare al parco o a passeggiare i bambini quando fa freddo non è un pericolo per la salute. Anzi. E’ molto più probabile che i bambini prendano virus e batteri in ambienti chiusi e poco areati.

La febbre fa crescere in altezza.

Sembra strano, ma - fino ad un certo punto - è vero. La spiegazione è semplice, e non è dovuta tanto alla febbre (che non fa crescere di per sé), quanto alla posizione assunta durante la malattia, e cioè lo stare sdraiati in orizzontale. In più, negli anni dell’infanzia il bambino cresce costantemente, quindi, dopo qualche giorno a letto, misurandolo sarà davvero un po’ più alto: un po’ è dovuto allo stare sdraiato (che “allunga” le ossa e la muscolatura), un po’ alla crescita fisiologica, che in questo periodo corre veloce.

Per abbassare la febbre bastano gli antipiretici.

Non è così, poiché non sempre le soluzioni antifebbrili abbassano la temperatura. Ogni bambino è diverso e ogni febbre è diversa, di conseguenza potrebbe darsi che la febbre non scenda (o che si mantenga solo allo stesso livello, almeno senza innalzarsi). Se quindi, come dicevamo, la febbre non è così alta (dai 38.5 in su) non c’è bisogno di preoccuparsi, poiché essendo uno stato fisiologico è anche opportuno che faccia il suo corso.

Se non c’è il pediatra, bisogna correre subito al PS.

Dal punto di cui prima passiamo a questo, poiché spesso i genitori, non vedendo abbassarsi la febbre, corrono dal medico, o ancora peggio al pronto soccorso. Certo, quando la febbre è alta e non si abbassa è doveroso andare in una struttura preparata, ma se la febbre non è troppo alta e non si innalza bruscamente potete stare tranquilli, senza correre e senza preoccuparvi.

Detto questo, l’importante è monitorare sempre la temperatura: solo in questo modo potrete capire se l’innalzamento è brusco, se la febbre è alta o se è fisiologica e non c’è bisogno quindi di allarmarsi. Per farlo, non risparmiate su termometri e kit per la misurazione, ma scegliete la qualità di prodotti che possano essere sempre affidabili (ci sono moltissimi termometri che sbagliano, e da un momento all’altro, se ci fate caso, danno risultati di temperatura differenti, anche a pochi secondi di distanza).

Noi ci affidiamo da tempo al Thermokit di Miniland, il set completo di tre termometri per la misurazione veloce e soprattutto precisa della temperatura, sia corporea che dell’acqua del bagnetto.

(Thermokit Miniland Baby)

Questo Thermokit (che è disponibile sia rosa che blu) è davvero completo poiché dispone di termometro classico corporeo con punta flessibile (comodo per la misurazione ascellare), di quello a succhiotto (comodissimo con i bambini, poiché si presenta come un ciuccio - lavabile sotto l’acqua - sul cui dorso compare la temperatura) e di quello, utile tutti i giorni e non solo durante le malattie, per l’acqua del bagnetto, a forma di pinguino in modo da trasformarsi in giocattolo per i bimbi.

(Thermokit Miniland Baby)

E non sottovalutiamo la praticità: i tre termometri Thermokit sono venduti nel loro pratico astuccio, rosa o blu, capiente ma non scomodo e completamente in PVC e quindi impermeabile.

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Tra le tapas spagnole che troviamo nei locali più tipici ci sono sempre le tortillas. Che non sono le patatine o le piadine di mais che siamo abituati a chiamare con questo nome (si chiamano così in Messico; in Spagna è diverso). Somigliano piuttosto alle nostre frittate (ma il vantaggio è che sono senza glutine, essendo prive di pan grattato), e quella più tradizionale è quella alle patate.

Tortilla spagnola di patate: la ricetta della frittata tipica della Spagna farcita con un ripieno di patate

 

La pila di piatti da lavare, i giocattoli sparsi sul tappeto (e sul pavimento, e cacciati alla rinfusa nei cassetti, e nella vasca da bagno), il muro che da quel giorno in cui tua figlia ha deciso di essere un’artista graffittara non viene più pulito.

E allora? Vi immaginate come sarebbe avere una casa super pulita, sempre in ordine, senza anima? Sì, avevamo parlato della necessità di essere minimal. Ma l’essere minimal serve solo ad essere più tranquilli, ad avere un pochino più sotto controllo le cose, e soprattutto a risparmiare tempo quando l’ordine, in effetti, serve (avete ospiti? Si pulisce in un istante!). Anche in una casa minimal abitata da bambini c’è sempre qualcosa in disordine. Quel giocattolo fuori posto, la coperta che passa di stanza in stanza...

Bene così! Meno disordine, quindi (che fa bene alla mente!). Ma non sbarazziamoci del tutto del “vissuto”! Insomma. Non puntiamo alla casa immacolata.

Le nostre case sono sempre in disordine. E per fortuna! Meglio una casa nel caos o una così ordinata da non sembrare vissuta?

Pensateci un attimo: provate a immaginarvi di tornare a casa. Nessun giocattolo in vista. Il bagno più che pulito, senza nemmeno una macchia e nemmeno una crema per il culetto sul ripiano. Il lavandino in cucina? Sgombro e perfettamente pulito (che poi più pulito non significa necessariamente più sano.... Nessuna fotografia alla rinfusa sui ripiani, nessuna personalizzazione. Ma chi ci vive in questa casa?

Avere una casa immacolata (che non significa minimal) non è da tutti. Forse c’è chi è in grado di tenerla così ogni giorno. Ma probabilmente questo qualcuno ha un aiutino esterno, oppure molto tempo a disposizione. Forse non ha figli, e forse non si cura di personalizzare la sua casa. L’importante è che sia pulita.

Se hai figli, se lavori, se hai un marito che pranza e cena a casa, se hai spesso ospiti... Tutto questo è impossibile. Non c’è il tempo materiale per fare tutto, e nessuno ne fa una colpa. Sgomberare i mobili inutili e i suppellettili che ingombrano solo è doveroso, per la nostra salute mentale (solo in questo modo faremo tutto più velocemente!). Ma è anche doveroso accettare il disordine, quando questo è quotidiano. Ed è doveroso capire che ogni casa ha il suo vissuto, la sua famiglia che la vive, la sua vita.

Bene. Accettare non significa lasciare cadere a scatafascio il proprio appartamento o la propria casa. Ma a volte avere cura significa anche rendere personale e familiare l’ambiente in cui si vive. Lasciando, soprattutto, che i bambini lo vivano davvero fino in fondo.

Bambini che vivono in fondo la casa: significa che, sì, ci saranno le Lego in terra e che le pesterete lanciando urla disperate, che ogni tanto i colori finiranno sul pavimento o sulle pareti, che spesso la lavastoviglie sarà piena e che il lavandino strariperà, che dopo il bagnetto il bagno sarà un lago. Ma perché prendersela? Perché non pensare che invece tutto questo è una fortuna?

Prendetevi cura della vostra casa. Pulitela. Arredatela e decoratela secondo il vostro gusto. Liberatevi dall’eccesso, che spesso contribuisce solo a mettere disordine in testa. Ma poi lasciate che venga vissuta. Che venga personalizzata con le azioni quotidiane. Che diventi una casa che è davvero una casa, e non solo un punto d’appoggio o un luogo immacolato da sfoggiare con gli amici.

Siate insomma grati del disordine e del “non immacolato”. Arrabbiatevi solo per un attimo quando i bimbi combinano un disastro. Ma poi sorridete. E abbracciateli, pensando che la vostra vita è davvero più piena grazie a loro. Sì, più disordinata. Ma certamente più piena!

 

Da qualche anno a questa parte le diagnosi di dislessia alle scuole elementari sono all’ordine del giorno. Non è che i casi sono aumentati; semplicemente, quando eravamo noi piccoli non c’erano gli strumenti adatti e le conoscenze approfondite per diagnosticare questo disturbo (che fortunatamente oggi viene riconosciuto molto presto, in modo da adottare metodi differenti e studiati ad hoc per ogni bambino).

Allo stesso modo, sono aumentati moltissimo i casi di disturbi psicologici e psichici nei ragazzi più grandicelli. Gli adolescenti. I teenager, insomma. Stavolta però il ragionamento non regge. Già, perché non si tratta semplicemente di un miglioramento degli strumenti, che avrebbero aiutato a diagnosticare meglio le patologie. No, in questo caso specifico i casi sono aumentati realmente. Depressione, ansia, stress, infelicità generale... Purtroppo il problema ha la sua radice proprio nei giorni nostri, nella loro natura più profonda. E per questo sarebbe bene capire meglio di cosa si tratta.

Adolescenti, ansia e depressione vanno curate con l’indipendenza: perché i disturbi psicologici dei teenager sono figli del nostro tempo e come fare per invertire la rotta

Per dirla in poche parole, negli ultimi vent’anni l’infanzia è cambiata drasticamente. O meglio: è cambiato il modo in cui la si vive. Il modo in cui gli adulti la fanno vivere ai bambini. Se quindi prima la si viveva in maniera più naturale (giocando liberamente), oggi i tempi sono dettati dai genitori e dagli adulti, che li organizzano con scuola, attività e sport senza lasciare spazio alle attività più spontanee, quelle senza un obiettivo definito, come il girare in bici per il quartiere le sere d’estate, giocare con la palla in un prato (non per l’allenamento di calcio!), inventare scenette con gli amichetti... Sì, è vero, queste attività non sono state del tutto cancellate e i nostri bambini sanno ancora giocare. Ma siamo sicuri che lo facciano abbastanza?

Stiamo parlando quindi della prima infanzia, e dell’essere bambini. Ma cosa c’entra con gli adolescenti? C’entra. Perché è proprio attraverso l’abitudine a questo gioco libero e alla non totale supervisione (alla quale oggi ormai i bambini sono abituati) che i bimbi sviluppano le loro capacità organizzative, imparano a risolvere i problemi, a inventare, a socializzare e a immedesimarsi nell’altro. Imparano l’indipendenza, soprattutto. E l’indipendenza porta all’autostima.

Se questi due pilastri, indipendenza e autostima, non sono stati sufficientemente allenati, quindi, si rischiano problemi durante la crescita, quando ormai le fondamenta sono formate.

Pensateci, è semplicissimo: se una persona si abitua ad avere qualcuno che costruisce passo passo la sua vita, quotidianamente, di ora in ora, come potrà sviluppare la capacità di costruirsi lui stesso la sua vita? Come potrà venirgli in mente di prendere in mano le situazioni? Come potrà sentire che le sue decisioni sono importanti e valide?

Sommato a tutto ciò c’è poi un altro fatto più che determinante nel problema dell’ansia e della depressione degli adolescenti. Dopo aver passato un’infanzia come quella sopra descritta (che per noi è ormai normale) si ritrovano in scuole spesso pesanti, nelle quali il voto è ciò che conta, nelle quali la competizione è il pane quotidiano e nelle quali spesso se non raggiungi un obiettivo sei portato a sentirti mortificato e non all’altezza.

Fortunatamente ci sono oggi differenti tipologie di scolarizzazione, a partire da quella in casa per arrivare alla scuola senza zaino e a quella senza voti, o addirittura a quella nel bosco. Non diciamo che tutte le scuole debbano distinguersi in questo senso, diventando tutte indistintamente alternative. Tuttavia, se queste tendenze stanno prendendo piede è perché sono effettivamente valide, perché seguono principi condivisibili e perché credono nella ricerca di un differente modello di istruzione che ponga di nuovo al centro il bambino.

Mettere quindi al centro il bambino sarà la soluzione per arginare e prevenire ciò di cui parliamo, e cioè i problemi psicologici, relazionali e psichici degli adolescenti. Che se si ribellano fanno bene! Significa che stanno cercando la loro dimensione, il loro essere, tentando di spezzare le catene che li tengono legati alla mano degli adulti, sempre lì pronti ad accompagnarli in tutto ciò che fanno.

Evitare la ribellione (che è inevitabile, mettiamocelo in testa con un sorriso!) non è possibile, ma arginare i problemi e soprattutto fare stare meglio i nostri ragazzi è possibile: lasciamoli liberi. Sin da piccoli. Sproniamoli a giocare liberamente, a inventare, a fare. Ma poi allontaniamoci, fidiamoci di loro, togliamo la supervisione e lasciamogli sperimentare libertà e indipendenza.

Sara

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Cecilia

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