La scuola varia da paese a paese. Ognuno ha i suoi programmi, le sue regole, ma solitamente c’è una base comune, e cioè lo studio per materie con verifiche ed esami finali per monitorare l’apprendimento. Ma se queste materie fossero eliminate, stravolte, a favore di argomenti più ampi? Cosa accadrebbe? In Finlandia (paese già normalmente all'avanguardia per quanto riguarda il sistema scolastico) lo stanno già facendo. Ed ecco come si presenta quindi la proposta per la nuova buona scuola.

Nella scuola in Finlandia non più materie, ma argomenti: una riforma scolastica porterà le scuole finlandesi a eliminare le “materie” in favore di “argomenti” e gruppi di lavoro trasversali

Alcune scuole in Finlandia da qualche anno hanno iniziato, appunto, un processo di miglioramento che vede al centro dell’attenzione la diminuzione delle consuete materie, come matematica, italiano o storia, in favore di “argomenti”, chiamati nella loro lingua “fenomeni”. Questo insegnamento basato sui “fenomeni” al posto delle materie per ora deve essere introdotto almeno una volta all’anno per alcune settimane, e gli studenti possono scegliere i loro “argomenti facoltativi”. E già il 70% degli insegnanti ha ricevuto una preparazione adeguata per insegnare tutte queste nuove tematiche. Questo programma dovrebbe essere quindi adottato da tutte le scuole entro il 2020.

Ma vediamo nel dettaglio di cosa si tratta.

In sostanza, per alcuni periodi di tempo limitati durante l’anno scolastico, molti licei del paese nordico stanno accantonando le materie per concentrarsi su “argomenti” quali l’”Unione Europea”, oppure il “servizio al bar”, temi, insomma, attuali e sociali, utili nella vita quotidiana. Ciò non significa non insegnare più le nozioni base delle materie, sia chiaro. La matematica, la statistica, la geografia, la storia, le lingue e compagnia bella vengono infatti insegnate durante queste lezioni, che integrano nei temi i concetti necessari.

Durante le lezioni di Unione Europea, ad esempio, si studiano le storie dei paesi e delle popolazioni, ci si approccia alle lingue, alle costituzioni e alla geografia. Nel Servizio al Bar si studiano, di nuovo, le lingue con cui comunicare con i clienti, ma anche la matematica e la contabilità.

L’altra rivoluzione sono poi le lezioni, che non sono, come ci hanno abituato, frontali, e cioè con il professore alla lavagna che spiega agli alunni seduti nel loro banco. Il nuovo approccio, che tuttavia è molto più sperimentato già di base nei paesi nordici (a differenza nostra), prevede la creazione in classe di piccoli gruppi di lavoro che oltre a studiare si cimentano nel lavoro comune, sperimentando così la risoluzione dei problemi e la comunicazione sociale.

Le critiche, come normale, non mancano, e ci sono insegnanti vecchia scuola che non approvano questo nuovo insegnamento. Tuttavia i primi dati confermano l’effettiva efficacia, dal momento che sia gli insegnanti che i ragazzi dichiarano di non voler tornare indietro, ma anche per il fatto che il rendimento scolastico è già migliorato.

Tutto questo si inserisce in un paese già alto nelle graduatorie dei migliori sistemi scolastici del mondo, la Pisa (Influential Programme for International Student Assesment), ch emisura il livello di competenze linguistiche e matematiche degli studenti: la Finlandia è superata solo da alcuni paesi dell’Estremo Oriente!

In conclusione, il livello sembra continuamente aumentare, affermando l’efficienza di un sistema scolastico che non vuole tanto indottrinare gli studenti, quanto fornire loro i migliori strumenti per vivere nella vita reale e per entrare preparati nel mondo del lavoro.

Tra le ricette provenienti dall'India che preferiamo sicuramente ci sono i samosa, piccoli triangolini fritti ripieni di tutte le verdure che ci piacciono. La ricetta, anche se è un po' lunga, è davvero molto semplice, e il risultato è strepitoso! E poi ai bambini piacciono sempre, quindi una volta ogni tanto sono perfetti per fare lo strappo alla regola dei fritti!

I samosa di verdure: la ricetta indiana dei triangolini fritti ripieni di verdure, semplice e gustosa

 

Una casa minimal significa mamme felici!

Giovedì, 02 Febbraio 2017 13:59

Giocattoli per terra, giocattoli negli scatoloni, coperte che viaggiano per casa, pile di piatti, libri sparsi di qua e di là... Il disordine non fa bene. Anche se, è normale, un po’ tutte lo siamo, chi più chi meno.

Fare però ordine nella propria vita è davvero un toccasana. Psicologico, non solo per gli occhi. Ecco perché bisognerebbe rendere la propria casa un po’ più minimal, facendo spazio in testa, guadagnando tempo e beneficiandone in salute!

Una casa minimal significa mamme felici: ecco perché vi consigliamo di svuotare le vostre case per fare spazio all’ordine mentale!

Prima di tutto: pensate a quanto sono belle quelle case pulite, ordinate, bianche (come quelle nordiche, insomma!). Quelle in cui c’è tutto il necessario, senza eccedere e senza accumulare. Se siete (come noi, ops!) mamme disordinate, allora vi sembrerà un sogno, oppure una pazzia, oppure un’inutilità modaiola. Ma pensateci: non sarebbe più semplice avere sempre tutto sotto controllo?

Il disordine, infatti, non aiuta la calma. I bambini giocano e lasciano tutto nel caos, causando urla e rimproveri; le pentole sono così tante che non sapete mai dove trovare quella che vi serve in quel momento; i trucchi nella trousse e i prodotti da bagno straboccano dai cestini... E la conseguenza è uno stress mentale, conscio o inconscio, che rende tutti più nervosi.

Non è un caso se in questi anni sta andando di moda il libro di Marie Kondo, “Il magico potere del riordino”. Spiegato alla buona, il libro vuole aiutare a capire come possediamo troppe cose, come le nostre case sono diventate un rifugio della qualunque, come l’eccesso è deleterio, e, soprattutto, come fare per sbarazzarci del superfluo per vivere finalmente più tranquilli.

Basta poco, e tutto cambierà. Innanzitutto, prendetevi due o tre giorni, magari con tutta la famiglia, per selezionare ciò che davvero utilizzate e ciò che invece è lì da anni in attesa di essere buttato. Vestiti, giocattoli, soprammobili, le migliaia di coperte, le pentole che avete usato (forse) una volta, i libri doppi...

Passate poi ai mobili, e pensate a quelli che vi servono davvero, e non solo per la loro bellezza o la funzione sociale. Ad esempio, quel tavolino su cui non c’è appoggiato nulla, o la sedia abbandonata là nell’angolo...

E via così. Sapete quali saranno poi i vantaggi?

Primo: meno disordine significa meno stress. Se ci sono meno giocattoli, i bambini ne metteranno in disordine la metà, e alla fine del gioco sarà per loro più semplice sistemare. Gli strumenti da cucina saranno subito a portata di mano, così come i cosmetici, le creme, i farmaci, i libri... Tutto!

Secondo: questo minore stress mentale si rifletterà positivamente sui vostri rapporti familiari. Non solo perché voi, mamme in carica di tutto, sarete meno pressanti e meno impegnate a sistemare tutto, ma anche perché il sorriso è contagioso.

Terzo: c’è meno da pulire! Provate a immaginare una casa piena, zeppa di soprammobili, con oggetti ovunque. E provate ora a figurarvi una casa, al contrario, più sgombra. Quale sarà più semplice da riordinare, spolverare e pulire? Esatto!

Quarta conseguenza, direttamente collegata all’ultima: vi si libereranno ore preziose per passare del tempo in famiglia. E, quinta, sempre collegata: non sarete mai prese alla sprovvista quando avrete ospiti, perché basterà pochissimo per dare una sistemata veloce, che in una casa minimal significa “tutto pulitissimo in un battibaleno!”.

Sembreranno conseguenze piccole, o stupide. Ma vi assicuriamo che il benessere mentale e del cuore che ne verrà fuori ne vale davvero la pena. Non servono stravolgimenti, davvero. Potete anche arrivarci piano piano. Ma alla fine una casa sgombra, soprattutto se soffrite il vostro disordine e vi sentite sempre arrabbiate o sull’orlo, significherà mente sgombra, più tempo, meno fatica e più gioia per tutti!

La Vitamina D, alleato contro i tumori

Giovedì, 02 Febbraio 2017 10:07

La Vitamina D è uno degli elementi più importanti per la nostra salute. Vi avevamo già parlato di come la Vitamina D sia fondamentale per lo sviluppo osseo, per il sistema immunitario, per la pressione sanguigna, le allergie e le dermatiti. Ora però è ora di sottolineare come questa vitamina sia imprescindibile anche quando si parla di lotta contro il cancro!

La Vitamina D, alleato contro i tumori: come la vitamina D può prevenire il cancro, aiutando l’organismo a proteggersi

Prima di addentrarci nello specifico della spiegazione su come la vitamina D sia fondamentale per prevenire i tumori, argomento trattato molto bene dall’Associazione Ricerca Terapie Oncologiche Integrate (ARTOI), è bene sottolineare l’importanza di una giusta esposizione al sole. Non vogliamo naturalmente spingervi a prendere il sole e abbronzarvi senza regole. Tuttavia fate attenzione anche al contrario, e cioè a non esporvi mai al sole. La vitamina D, infatti, la si prende proprio dai raggi solari, e chiudersi in casa o non uscire mai può fare altrettanto male.

Purtroppo la carenza è ormai un dato di fatto, e quasi tutta la popolazione ne soffre, soprattutto in certe zone del globo, come noi che stiamo al di sopra del trentacinquesimo parallelo. Aumentando la latitudine, infatti, i raggi ultravioletti faticano a produrre questa vitamina ed è quindi più difficoltoso reperirne. Da novembre a marzo, poi, i raggi non ne producono proprio, e anche in estate rischiamo di non prenderne, poiché la protezione solare annienta la vitamina quasi completamente (una protezione 15 elimina il 99% della vitamina D).

Proteggetevi quindi sempre, questo è chiaro, ma non evitate troppo il sole, seguendo questa regola: esponete il 25% del vostro corpo (mani, braccia e gambe inferiori) per il 30-50% di tempo che sarebbe necessario alla pelle per arrossarsi (insomma, non arrivate a scottarvi!). E chiedete al vostro medico se vi può consigliare altri metodi per assumerla in maniera integrativa. Poiché ormai lo avrete capito, che prendere la quantità di vitamina D necessaria alla salute è praticamente impossibile, solo esponendosi al sole!

Detto questo, recenti studi hanno dimostrato come, in aggiunta a tutti gli altri benefici, la vitamina D sia saldamente collegata con la prevenzione del cancro. La carenza di questo elemento, infatti, è stata associata ad una maggiore incidenza di cancro, soprattutto di seno, colon, prostata e polmone.

Il motivo principale sta sicuramente nella capacità della vitamina D di riparare i tessuti danneggiati, ma, allo stesso tempo, anche nel suo effetto antiproliferativo che abbassa il rischio di diffusione delle neoplasie, e nella sua capacità di interferire nella costruzione dei vasi sanguigni che alimentano i tumori.

Gli studi in merito vengono dagli Stati Uniti, dove alcuni ricercatori hanno dimostrato come l’assunzione di 1000 unità internazionali giornaliere di Vitamina D riduca la mortalità per tumore, nel 9% delle donne e nel 7% degli uomini. Un’altra ricerca ha mostrato come per alcune donne in menopausa l’assunzione di calcio e vitamina D ha significato ridurre il rischio di tumore addirittura del 77%.

Se si prendono i dati riguardanti il cancro al seno queste ricerche sembrano meno complicate. Partiamo quindi dalla base: negli Stati Uniti d’America il cancro al seno è la seconda causa di morte nelle donne bianche over 40, idem per le donne nere, ma stavolta anche sotto i 40 anni. Le donne nere hanno più possibilità di ammalarsi di questa malattia poiché il tessuto del loro seno ha più recettori di vitamina D, e di conseguenza le mammelle risentono dell’eventuale carenza.

La carenza di questa vitamina non interferisce però solo sulla salute del seno, ma anche su quella del colon (il rischio, in carenza, aumenta dal 20 al 50%), dei polmoni e della prostata.

In poche parole, la vitamina D è davvero vitale: riduce notevolmente il rischio dei tumori (così come quello di diabete, di malattie cardiovascolari e della pelle), aiuta nella lotta contro il cancro rallentandone la diffusione e aiuta il recupero post-malattia. Insomma, cerchiamo di non avere così paura del sole, e affidiamoci a questa fondamentale vitamina.

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Appena lo porterete in tavola sembrerà una torta, ma in realtà nasconderà tutte le vostre verdure preferite, condite con pan grattato e formaggio e cotte al forno per una consistenza irresistibile!

Ecco il nostro sformato di verdure: scegliete gli ortaggi che preferite e portate in tavola la ricetta della torta saporita

 

Come molte verdure, i broccoli dovrebbero essere consumati crudi per assicurarsene tutti i benefici. E in effetti quando parliamo di questo ortaggio il concetto è ancora più importante, poiché cuocendoli viene persa una sostanza davvero fondamentale per l’organismo: il sulforafano. Cos’è? Ora ve lo spieghiamo. E vi spieghiamo anche come riuscire ad assicurarsi di assumerlo attraverso i broccoli!

Il sulforafano, la sostanza anticancro contenuta nei broccoli: cos’è questa sostanza e come fare per assumerne nonostante la cottura

Partiamo per gradi. Il sulforafano altro non è che una sostanza che da anni si è scoperto essere alleata dell’organismo per la lotta e la prevenzione di varie patologie, come il cancro, l’artrite e il diabete (poiché aiuta a riparare i danni all’apparato cardiocircolatorio provocati dall’iperglicemia). È inoltre antinfiammatorio e antibatterico. Insomma, è una botta di vita.

Il problema è che nei broccoli questo sulforafano si trova sotto forma di glucorafanina (detta anche sulforafanina), e cioè una forma praticamente inattiva della sostanza. Non basta quindi mangiare molti broccoli per assicurarsi i benefici del sulforafano. Per attivarsi e diventare sulforafano questa glocorafanina deve entrare in contatto con l’enzima mirosinasi, e questo avviene solo quando il broccolo viene scomposto, e cioè durante la masticazione oppure la frullatura, la centrifugazione o il pestaggio. Questo semplicemente perché le due sostanze, la glocorafanina e l’enzima mirosinasi, si trovano in due scomparti cellulari differenti della pianta, e per produrre il sulforafano devono incontrarsi.

In poche parole: il sulforafano è dato dall’incontro tra la glucorafanina e l’enzima mirosinasi, che si uniscono solo quando la pianta viene scomposta.

Il problema è che la cottura è deleteria, poiché la glucorafanina si scioglie in acqua e l’enzima mirosinasi non è immune al calore (ma anzi, viene distrutto). Ecco perché la bollitura, che è la forma di cottura con la quale i broccoli vengono preparati la maggior parte delle volte, è davvero sconsigliata!

Sembrerà quindi un’idea bizzarra e impraticabile, ma d’ora in poi sappiate che sarebbe sempre meglio consumare i nostri broccoli crudi. Non temete, però. Non vi stiamo proponendo di prendere le cimette dei broccoli e di mangiarle così, come fossero carote o sedano in pinzimonio. Se proprio non amate la consistenza, ci sono altri modi per consumarli mantenendo tutte le proprietà e soprattutto senza distruggere il sulforafano.

Innanzitutto, tenete presente che più si masticano e più i broccoli producono sulforafano, e quindi questo concetto può essere esteso al pesto, sugo che prevede la macinazione delle verdure e che quindi riproduce la masticazione. Prendete quindi 4 o 5 broccoli freschi, lavateli bene e metteteli nel frullatore con qualche mandorla, sale e pepe. Frullate e aggiungete a filo dell’olio, fino a che non risulterà tutto cremoso (se serve, aggiungete un po’ d’acqua!).

Perfetti sono anche i germogli di broccolo, che contengono, in concentrazione, molta più glucorafanina dei broccoli normali! Utilizzateli quindi nelle insalate, a crudo, oppure pestateli nel mortaio con un filo d’olio per un pesto saporito che può essere utilizzato spalmato sulle fette di pane integrale.

Ultima idea per gustarli crudi è tagliare i broccoli finissimi, per il senso della lunghezza, e aggiungerli alle vostre insalate.

Tuttavia, se volete continuare a cuocerli, una soluzione c’è, e la risposta viene proprio dalla chimica. Come dicevamo il sulforafano è il prodotto di glucorafanina+mirosinasi. Se la misorinasi viene distrutta dal calore, la glocorafanina invece è più resistente, pur essendo debole quando viene immersa in acqua. Basterà quindi utilizzare una cottura che mantenga la glucorafanina (quindi in padella o al vapore), aggiungendo poi alla ricetta, a fine cottura, un alimento contenente mirosinasi che sia buono anche da crudo. Ad esempio? La senape! Se quindi avete preparato un sugo di broccoli, ad esempio, o se semplicemente li avete fatti saltare in padella per mangiarli come contorno, spolverateli con dei semi di senape e abbiate cura di masticare benissimo per sprigionare tutto il sulforafano di cui avete bisogno!

L'unico integratore attualmente presente sul mercato è il Carbitech,a base di Sulforafano, Quercetina, Piperina, Vitamina D, Zinco gluconato. 

SULFORAFANO: come abbiamo detto è la sostanza contenuta nelle crucifere, possiede azione diretta sullo sviluppo delle cellule tumorali provocando l’inibizione della divisione cellulare e favorendo l’apoptosi di cellule anomale. Azione equilibrante ormonale, favorendo la riduzione di estrone 16 (16 OH) a favore di estrone 2 (2OH) riducendo il rischio di patologie mammarie. Le principali attività di estrone 2 sono quelle di mantenere un’attività ormonale giovane e rallentare i processi di senescenza della ghiandola mammaria. Ha effetto batterio statico e battericida sull’ helicobacter pilori.

QUERCETINA: ha azione antiossidante e protegge la doppia elica del DNA dall’ossidazione dei radicali liberi. La quercetina inibisce numerose fasi che portano alla liberazione di Istamina ed alla produzione di prostaglandine ad azione proinfiammatoria.

PIPERINA: inibisce il citocromo p450 favorendo una maggiore biodisponibilità del principio attivo (sulforafano). Ha azione antiossidante e termogenica.

VITAMINA D: azione antiossidante.

ZINCO: rafforza il sistema immunitario potenziando l’attività dei linfociti T, cellule CD4, NK.

 

 Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Lo diciamo sempre e non ci stancheremo mai di ripeterlo: il tempo con i bambini è importantissimo, e soprattutto è fondamentale quel tempo passato insieme facendo piccole cose, non grandi gesti. Il nostro suggerimento è quindi sempre quello di prendersi un quarto d’ora al giorno nel quale giocare, rilassarsi o inventarsi attività con i propri figli, un tempo nel quale il cellulare deve essere staccato e l’attenzione non deve spostarsi dai bambini.

Il rischio, tuttavia, è che questi momenti, diventando abitudine, perdano di significato. L’importante, quindi, è focalizzarsi e sintonizzarsi fino in fondo con il tempo passato insieme ai bambini, per non correre il pericolo di mostrarci distaccati ai loro occhi.

Come rendere il tempo con i bambini davvero significativo: perché è fondamentale sintonizzarsi sui momenti passati con i propri figli e come aiutarsi in questo importante proposito

Come dicevamo, ogni giorno bisognerebbe staccare la spina e prendersi un quarto d’ora da dedicare ai bambini. Sembra semplice, e sembra scontato, ma pensateci: quando giocate con i bambini o vi prendete del tempo per stare con loro, siete davvero mentalmente sgombri e pronti a immergervi completamente nel loro mondo? Oppure avete ancora quel pensiero rivolto al lavoro, alla spesa e alla suocera?

Il primo passo, quindi, è quello di spegnere il cellulare. Un gesto concreto ma anche simbolico, che vi aiuterà inconsciamente a focalizzarvi davvero sulla situazione, dedicandovi completamente ai bimbi.

Tuttavia, quando questi momenti divengono un’abitudine, il rischio che si trasformino in qualcosa di scontato è dietro l’angolo. Ed ecco che in testa rispuntano automaticamente quei pensieri rivolti alla scadenza sul lavoro, alla scadenza del formaggio in frigorifero, a quella chiamata che dovete fare alla vostra amica in difficoltà. È normale, purtroppo, ma questo implica conseguenze importanti. In primis su voi stessi, che vi perdete tutto quel prezioso tempo con i bambini e che - sì, capita - iniziate ad annoiarvi o a pensarlo come una perdita di tempo; in secondo luogo sui bambini, che inevitabilmente sentono questo vostro distacco.

Il discorso certamente verte quindi più sulla qualità del tempo passato insieme, più che sulla quantità. La soluzione è cercare di immergersi completamente, con il corpo e con la mente, in questi momenti, consapevoli della loro importanza.

La consapevolezza è la chiave di tutto. E questa consapevolezza dovrebbe essere praticata tutto il giorno, non solo in quei momenti con i bambini, in modo da trasformare qualcosa di abitudinario in qualcosa di naturalmente normale, ma in senso più profondo e, appunto, consapevole. Provate quindi a cambiare quelle piccole cose nella vostra vita che vi rendono ansiosi e frettolosi. E il resto (e cioè il tempo passato con i bimbi) verrà da sé e ne beneficerà.

Prima regola, quindi, è quella di rallentare. Tutti ormai hanno vite frenetiche, lavori che prendono moltissimo tempo, case da mantenere e da pulire, turni da organizzare e cene da preparare. Tuttavia il segreto è non farsi prendere dall’ansia, respirando quando ci rendiamo conto della fretta che ci sentiamo addosso. Rallentate, quindi, prendete una profonda boccata d’aria e mettete ordine nei pensieri. Rallentare diventerà così naturale per sentirsi meglio, e i momenti che vi prendete con i bambini vi parranno molto più necessari e naturalmente rilassanti.

In secondo luogo, cercate di comunicare a parole, e non solo a gesti, la gratitudine e l’orgoglio che provate nei confronti di chi amate. Prima di tutto il vostro compagno, ma soprattutto i bambini, ai quali sentirsi dire “sei stato bravissimo” o “mi piace questo gioco che hai inventato!” fa sempre un piacere immenso. Per non parlare dei semplici “ti voglio bene”!

Terza regola, fondamentale, riprende il concetto del tempo passato insieme di cui parlavamo all’inizio. Quando state in famiglia, cercate di esserci. E non solo fisicamente, ma anche mentalmente. Cercando, soprattutto, di connettervi con gli altri. A volte si è in famiglia, a tavola, ma ognuno ha i suoi pensieri, ognuno ha le sue mail alle quali rispondere. Posate il cellulare, mettete da parte i pensieri, e date un abbraccio a chi vi sta accanto.

Piccoli gesti e abitudini? Sarà. Ma fanno la differenza.

Di star in prima fila a favore dell’allattamento (in privato e in pubblico) ce ne sono a bizzeffe. Tuttavia, non sono molte quelle che parlano anche di quelle mamme che non si sentono di allattare, o in generale del non giudicare le scelte altrui. Olivia Wilde l’ha fatto, e le sue parole fanno riflettere. 

Le belle parole di Olivia Wilde sull’allattamento: perché nessuna donna dovrebbe giudicare le scelte delle altre mamme

“Se allatti si crea un legame più forte”. Vero. “Se allatti aumenti le difese immunitarie del tuo bambino”. Vero anche questo. “Se allatti sei una mamma migliore”. No, questo no. E’ falsissimo. Perché non sono le scelte (o le non-scelte, poiché non è sempre una scelta l’allattamento o il latte artificiale) a fare di una donna una buona madre!

Tra le attrici che hanno parlato dell’argomento, recentemente si è unita Olivia Wilde, la bellissima moglie di Jason Sudeikis. Lei e il marito hanno due figli, Otis Alexander (che quest’anno compirà tre anni) e Daisy Jospephine, nata lo scorso ottobre.

Sin da subito Olivia si è sentita di allattare il suo bambino, e l’ha fatto anche con la secondogenita Daisy. Senza vergogna, nemmeno in pubblico, tanto che ha postato sul suo profilo instagram un bellissimo scatto della sua pupa attaccata al seno, commentandolo simpaticamente “la mia compagna di bevute”.

Dopo qualche giorno, ad un’intervista alla rivista People, ha quindi espresso il suo punto di vista su questo delicato argomento materno. 

Sì, lei ha scelto di farlo, ma ha anche dichiarato che dal suo punto di vista non le piace l’idea che qualcuna sia forzata a farlo, o che possa sentirsi in colpa se non lo fa. “Allattare non è semplice - ha rivelato - ed è anche disordinato. Per il 90% del tempo sei ricoperta do latte. Ma per me, personalmente, è stata un’esperienza meravigliosa”.

Nella stessa intervista ha parlato anche dell’essere mamma di un maschio e di una femmina, per portare la conversazione su qualcosa di più sfizioso. “Otis - ha detto - ama moltissimo essere un fratello maggiore ed è stato molto accomodante. Siamo fortunati perché è una persona dolcissima. Il contrario di noi!” ha scherzato. E per quanto riguarda Daisy, la femminuccia, Olivia ha ammesso che non avrebbe mai pensato di diventare una mamma “femminile”, attenta al rosa e alle cose da principesse. “Credevo che avrei rinnegato tutto ciò, ma alla fine ho abbracciato anche questo aspetto”.

Ma Olivia non ha parlato solo della sua esperienza, recentemente. E’ di qualche settimana fa, infatti, un post davvero divertente (ma purtroppo vero e grottesco), riguardo alla pubblicità di un tiralatte su Amazon. Insomma, Olivia Wilde ha smascherato le pubblicità fasulle, quelle che fanno pensare alle neomamme di essere sbagliate perché non in forma e non perfette dopo il parto. Guardate da voi l’immagine, e poi leggete il pensiero di Olivia!

“Velocemente, faccio una breve pausa dallo shopping natalizio online (quello delle persone pigre) per sparare merda su questa pubblicità per un reggiseno tiralatte, perché questa signora chiaramente non ha partorito recentemente e non ha bisogno di un tiralatte per pompare il latte. Vorrei inoltre dare un abbraccio virtuale a questa modella che ha dovuto fingere di aver partorito poco fa quando, chiaramente, ha speso il suo ultimo anno sollevando pesi leggeri e meditando. (Un’altra nota: come mai Amazon inserisce pubblicità di tiralatte in ogni maledetta ricerca che faccio? Non sono più sul mercato, Amazon! Falla finita!). Ps. Io questo reggiseno ce l’ho, ed è pazzesco”.

La ricetta originale prevede l'utilizzo della farina bianca. Tuttavia, noi amiamo anche questa versione preparata con la farina di sorgo, che è naturalmente senza glutine, e quindi perfetta per i celiaci e gli intolleranti, e ricca di fibre e nutrienti. E l'aggiunta dello yogurt greco direttamente nell'impasto rende il tutto ancora più digeribile.

Ecco la nostra ricetta per crepes senza glutine alla banana e yogurt greco: l'alternativa gluten free alle crespelle dolci per celiaci e intolleranti al glutine

 

Negli ultimi anni un sempre maggiore numero di persone si è scoperto essere intollerante al glutine, o in altre parole celiaco. Ciò non significa che sia una “moda” passeggera, o una tendenza degli ultimi anni. Significa solo che i sintomi prima erano difficilmente collegabili a questa intolleranza, e perciò la malattia non veniva diagnosticata (con conseguenze anche molto forti). Ma cosa significa essere celiaci? E perché il glutine è così mal sopportato da tante persone?

Il glutine e la celiachia, tutto ciò che c’è da sapere: una guida semplice ed esaustiva per capire come il grano sia davvero pericoloso per alcune persone, la storia, il perché e come comportarsi

Innanzitutto, è bene fare un excursus storico per capire appieno l’intolleranza al glutine. L’uomo ha iniziato a coltivare il grano solo 10.000 anni fa. Prima era un cacciatore, e all’agricoltura è passato solo recentemente, selezionando i semi grezzi e giungendo al grano che abbiamo oggi nei nostri campi. Di conseguenza, il grano coltivato oggi è frutto di modifiche e cambiamenti che hanno reso la sua struttura genetica estremamente complessa.

Le versioni precedenti del grano erano più povere in glutine (la proteina complessa presente in frumento, segale e orzo), mentre quella a cui l’uomo è giunto ora è più ricca, appunto, di glutine e di amido, ha semi più grandi ed è più semplice da trebbiare. Il problema è che questo cambiamento è stato repentino (si è arrivati a questa quantità di glutine solo in un paio di secoli), e ciò a cui l’organismo umano è stato abituato per decine di migliaia di anni si è modificato. Ecco perché molte persone ancora non lo tollerano, ed ecco da dove nasce la celiachia, una infiammazione cronica dell’intestino tenue scatenata da questo glutine, una malattia autoimmune che distrugge e atrofizza i villi intestinali (le piccole particelle adibite all’assorbimento dei nutrienti - per questo a volte uno dei sintomi è l’anemia derivante da carenza di ferro).

Dolore addominale, dissenteria, forti dimagrimenti, stanchezza, vomito, ma anche ritardo della crescita nei più piccoli e dolori ossei e articolari: i sintomi sono diversi e non univoci, e per questo la celiachia è diagnosticabile solo attraverso un esame del sangue e una biopsia della mucosa duodenale. Per prima cosa, quindi, vengono somministrati al paziente degli anticorpi anti-gliadina (AGA) e degli anticorpi anti-tranglutaminasi tissutali (tTG), e se ne osserva il comportamento. Dopodiché la diagnosi procede attraverso, appunto, il test biopico, che viene effettuato tramite una gastroscopia.

Naturalmente non esiste solo la celiachia, ma anche un’intolleranza più lieve, che tuttavia è bene non trascurare, cercando di eliminare il glutine dalla propria dieta. Nel caso invece di soggetti celiaci, questa eliminazione del glutine è tassativa e obbligatoria, poiché l’unica terapia è proprio questa, e cioè la totale assenza di glutine dalla dieta. E quando si parla di totale assenza, purtroppo, vogliamo intenderla davvero in modo drastico: chi soffre di celiachia, infatti, non può nemmeno ingerire alimenti che sono stati a contatto con il glutine. Per questo è pericolosissima anche solo la contaminazione!

In casa, quindi, se è presente qualcuno con la celiachia abbiate sempre cura di non contaminare nulla, evitando di spargere farina sui taglieri e di utilizzare le stesse pentole per diversi tipi di cibi che potrebbero contenere glutine. Attenzione anche ai cucchiai di legno e ai matterelli, ma anche ai tostapane (su cui potrebbero rimanere briciole e impercettibili residui di pane). Meglio sempre utilizzare zone divise per le preparazioni gluten-free e per quelle “normali”, etichettando anche gli strumenti di lavoro e gli avanzi in frigorifero (così come le preparazioni in freezer).

È necessario poi stare davvero attenti quando si comprano i propri alimenti. Solitamente, si può andare sul sicuro scegliendo carne, pesce, frutta e verdura, latte, burro e bibite come il vino, il caffè e il tè, ma per tutto il resto è doveroso controllare sempre le etichette, che dovranno avere la dicitura e il marchio gluten-free (il simbolo della spiga sbarrata, quello ufficiale della AIC, Associazione Italiana Celiachia).

Mangiare fuori, poi, può sembrare un’impresa. Basta tuttavia fare un pochino di attenzione, e non esitare a chiedere alla cucina la sicurezza effettiva degli alimenti, che non devono essere stati contaminati. Ormai i ristoranti sono abituati, e se lo chiederete con gentilezza anche loro saranno esaustivi e gentili! Le uniche preparazioni e gli ingredienti a cui fare attenzione sono le fritture (poiché nell’olio la farina ci naviga e se non hanno pentole separate potrebbe essere pericoloso), le spezie e la frutta secca (poiché spesso vengono tenute in contenitori che vengono utilizzati per stivare differenti alimenti). In ogni caso, chiedete sempre allo chef, senza timore, se ha preso misure preventive per evitare queste contaminazioni.

Detta così, naturalmente, può sembrare difficilissima, e in effetti la celiachia non è una passeggiata, soprattutto per chi prima amava pasta, pane e carboidrati in generale. Tuttavia non abbattetevi, e sappiate che ci sono moltissime ricette e preparazioni che vi soddisferanno, senza farvi sentire la mancanza del glutine (anzi, una volta diagnosticata la celiachia e iniziata la nuova dieta vi sentirete subito meglio, e certamente sarete un pochino grati alla diagnosi). Anche noi di mammapretaporter vogliamo venirvi incontro, e per questo sul nostro sito tra pochissimo potrete trovare moltissime ricette apposta per i celiaci e gli intolleranti al glutine!

In generale, comunque, cercate di non vivere la malattia come una privazione costante, ma piuttosto vedetela come un miglioramento della qualità della vostra vita. E trovate le vostre alternative perfette.

Ad esempio, a colazione, al posto delle fette biscottate potrete prepararvi muffin con farine gluten-free, o yogurt e smoothie bowl guarniti con frutta fresca, succhi di frutta ed estratti o, alla inglese, uova strapazzate. A pranzo potrete gustarvi della quinoa o della pasta di grano saraceno, mentre a cena perfette saranno le zuppe o delle omelette, così come delle bistecche ai ferri o del petto di pollo alla griglia, accompagnati da una buona insalata condita.

 

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Sara

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Cecilia

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