Questa ricetta è fatta per chi come me non è una maga della panificazione: ecco vi assicuro che seguite le mie indicazioni avrete successo e otterrete un a focaccia davvero buona e versatile. Generalmente la preparo la domenica così è pronta per le cene di domenica e lunedì. Potete anche surgelarla e utilizzarla come cena salvezza in sere particolarmente impegnative. 

Ecco quindi la ricetta della focaccia integrale semplicissima: come preparare una focaccia o un panfocaccia integrale in poco tempo. 

In questa versione vi propongo una focaccia realizzata in due ampie teglie ma potete anche optare per piccole focaccine rotonde. 

Ho optato chiaramente per farine intergrali come segale e farro integrale, così da fare il pieno di fibra e limitare i picchi insulinici: è però fondamentale aggiungere della manitoba, altrimenti il risultato non sarà per nulla soddisfacente. 

6 giochi durante il cambio pannolino

Mercoledì, 03 Maggio 2017 10:56

Perché le pratiche quotidiane devono diventare noiose? Perché devono essere uno stress per la mamma ed il bambino? Lo diciamo sempre: il cambio, il bagnetto e il prendersi cura del bambino devono essere un momento di relax per entrambi, ed è per questo che in passato abbiamo voluto suggerirvi i giochi perfetti durante il bagnetto, le attività tattili durante le cure quotidiane e i massaggi perfetti per le coccole serali.

Ora è il momento del cambio pannolino, che al bambino, quando fatto con amore e dolcezza, piace molto e con con pochi accorgimenti può trasformarsi in un momento ancora più producente, divertente e rilassante.

6 giochi durante il cambio pannolino: ecco le attività e i gesti che possiamo compiere quando cambiamo il pannolino dei nostri bambini

  • Iniziamo con un semplice massaggio, che non dovrebbe essere un gesto fatto sporadicamente, ma un’abitudine coccolosa. Soprattutto la sera, durante l’ultimo cambio: approfittiamo della nudità del pancino e delle gambe dei nostri piccoli per inventare, con le dita, dei massaggi rilassanti o stimolanti. Usiamo anche delle creme adatte (noi preferiamo sempre l’Emulatte di Fiocchi di Riso, naturale e dal profumo inconfondibile di bambino): le dita scorreranno più agevolmente e la sensazione per il bambino sarà davvero piacevole.
  • Passiamo poi a giocare con il disegno. Un disegno fatto con le dita, chiaramente. Al posto del massaggio, quindi, possiamo optare per dei segni e dei disegni sul pancino del bambino, che anche se ancora non capisce trarrà davvero piacere da questi tratti fatti con le nostre dita, picchiettando, scorrendo e circolando.
  • L’abbiamo sempre fatto, ce l’hanno sempre fatto: parliamo del gioco del “cucù”, o “bubu-settete”, o che dir si voglia. Ognuno ha un nome che lo identifica, ma il gioco è lo stesso, ed è il semplice nascondersi e rispuntare facendosi vedere dal bambino. Sapete? Questo apparentemente innocente gioco ha dei benefici pazzeschi! Poiché attraverso esso il bambino, pian piano, impara la separazione e capisce che non deve averne paura. Nei primi sei mesi di vita, infatti, i bimbi non si sentono ancora come un essere staccato dalla mamma, ma come una sola entità, e quando questa scompare dalla vista o dalla stanza si sentono abbandonati da una parte di loro stessi. Sparire per un attimo per poi riapparire significa fargli capire che torneremo. Anche perché i neonati non hanno ancora il senso del tempo, e qualche secondo per loro significa un’eternità. Il “cucù” serve quindi a questo: a fare capire ai bambini che anche se la mamma non c’è tornerà sempre.
  • Prendete poi uno specchio infrangibile dai contorni in plastica, di quelli fatti apposta per i bambini. Inizialmente fatelo specchiare voi, tenendolo in mano, e quando il bimbo inizierà ad afferrare gli oggetti lasciate che lo maneggi lui, scoprendosi nel riflesso e scoprendo anche tutto il mondo lì dentro, specchiandovi con lui.
  • Le filastrocche sono sempre un’ottima idea: cantatene sempre un paio, a rotazione, e pian piano che il bambino cresce recitatele insieme (magari, quando capisce, recuperando anche il gioco dei disegni sul pancino, tracciando ciò che state citando insieme), inventando gesti con le braccia e con le mani da eseguire proprio durante il cambio.
  • Infine, il momento del cambio è proprio un momento ideale per fare un po’ di baby yoga, in questo caso il nostro “I love you” Baby Yoga: mentre il bimbo è coricato a pancia in su, prendiamo le manine, alziamogliele in alto oltre la testa senza sforzare e pronunciamo “AI”; allarghiamo quindi le braccia all’esterno (circa all’altezza delle spalle, senza tenderle mai) e pronunciamo “LOVE”; infine chiudiamo le braccine sul petto e lentamente culliamo il bambino pronunciando “YOUUUUU”. Ripetiamo la sequenza un po’ di volte e prendiamo quest’abitudine, sfruttandola ad ogni cambio come un mantra.

La fitoterapia si basa su un concetto semplice: le piante hanno al loro interno sostanze che naturalmente aiutano a combattere determinate alterazione dello stato di salute e benessere e la medicina tradizionale ha sempre sfruttato questo principio. Il bello è che anche quelle che crescono nella maggior parte dei giardini domestici hanno proprietà utilissime per tutta la famiglia.

Vediamo quindi insieme quali sono le piante e le erbe aromatiche più comuni che possiamo trovare nel nostro giardino e come possiamo sfruttarle per trarne beneficio. Già, perché le piante aromatiche non solo arredano: fanno anche davvero, davvero molto bene!

6 piante medicinali che puoi trovare nel tuo giardino: quali sono le erbe comuni che possiamo usare per la nostra salute, prendendole direttamente dal cortile di casa nostra

Il Basilico: esatto, il basilico, che non serve solo a insaporire i nostri piatti con il suo sapore inconfondibile. I benefici del basilico sono infatti numerosi, e tra questi quello che spicca è sicuramente la capacità di contrastare il reflusso gastrico, aiutando quindi in caso di lievi infiammazioni e reflusso. Inoltre, il basilico è un semplice rimedio contro nausea, crampi, febbre, influenze ed emicranie, oltre che contro l’acne. Aggiungetelo quindi nei vostri piatti, sempre meglio a crudo. 

Il Rosmarino: profumato e delizioso, il rosmarino può essere aggiunto nei soffritti per insaporire praticamente tutti i piatti, ma potete sfruttarlo anche semplicemente in decotti in acqua calda (come questo, che svolge un ruolo di detox del fegato), beneficiando delle sue proprietà. Le proprietà del rosmarino sono infatti molte: dall'eliminazione delle tossine del fegato, effetti benefici contro il mal di testa, dolori mestruali (è infatti un antidolorifico naturale), dall’alleviamento dell’alito cattivo a quello del mal di stomaco

Il Partenio: dall’aspetto molto, molto simile alla camomilla (e dalle simili proprietà) il partenio cresce spontaneo in cespugli ed è bellissimo da vedere. Non solo: combatte in maniera naturale il mal di testa, e se preparato in decotti lo previene in maniera molto dolce (serve quindi costanza). È però utile anche contro le artriti ed è un ottimo alleato contro l’ansia, dal momento che favorisce l'emissione della serotonina. Inoltre riduce la ritenzione idrica e il gonfiore.

L’Erba Gatta: esatto, non pensate che l’erba gatta serva solo ai nostri amici felini, che ne sono attratti e che, mangiandola, ottengono benefici sul loro tratto digestivo. Anche per l’uomo l’erba gatta è davvero benefica: sedativa, antispasmodica, anticatarro, antraffreddore, antiemicrania, antipiretica (serve insomma ad abbassare la febbre in maniera naturale)... L’erba gatta, se consumata in infusi ed estratti, è davvero benefica e migliora anche le nostre funzioni digestive, non solo quelle feline.

Le More: anche queste, come molte altre erbe e frutti, crescono spesso spontanee, soprattutto nelle zone più boschive e verdi. E bisogna approfittarne, dato che sono così buone: le more, infatti, sono ricchissime di vitamina C e di antiossidanti, e le loro radici e foglie, se utilizzate in decotti, sono ottimi rimedi contro la dissenteria e contro le infiammazioni del cavo orale.

La Felce: questa no, non si mangia e non si beve, ma è una pianta decorativa che può diventare davvero utile in caso di tagli e botte, poiché strofinandone il succo sulle zone colpite si rivela un efficace antidolorifico!

Ricordiamoci che questi suggerimenti valgono solo per noi adulti: chiediamo sempre consiglio al nostro pediatra (o almeno al farmacista) prima di somministrare decotti, tisane e interagtori ai nostri bambini. 

A noi, insomma, piace moltissimo scoprire quali siano le proprietà e i super poteri delle piante, anche di quelle più comuni che a prima vista parrebbero insospettabili. Volete un consiglio? Prendetevi un bel libro (noi ormai abbiamo consumato l’”Atlante illustrato delle piante medicinali e curative”) e scoprite quali bombe di salute si nascondono nel vostro giardino! Dopodiché sbizzarritevi con tè e tisane (utile in questo caso è il libro “Tè e tisane curative con piante ed erbe medicinali”, classico ma sempre affidabile!).

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Durante lo svezzamento le proteine sono fondamentali: quando parliamo però di queste spesso si fa riferimento a carne, latte e formaggi e uova. In realtà le proteine si trovano anche e sopratutto in alcuni tipi di vegetali e a differenza di quelle animali sono assolutamente benefiche per l'organismo.

Le fonti vegetali di proteine durante lo svezzamento: quali sono gli alimenti vegetali fonte di proteine da inserire dai 6 ai 12 mesi nello slattamento del nostro bambino

Innanzitutto, le proteine possono essere prese dagli alimenti vegetali più conosciuti per questa funzione, e cioè i legumi. I fagioli, i ceci e compagnia bella possono essere introdotti già a partire dai 7/8 mesi, ed è una buona notizia perché essi sono preziosissimi. Le proteine, infatti, sono alla base della crescita e i bambini nel periodo dello slattamento ne hanno bisogno come non mai.

Inoltre, a differenza della carne, sono una fonte migliore di proteine, poiché le proteine dei legumi, pur essendo prive di amminoacidi essenziali, non contengono tutte le scorie e le tossine che troveremmo negli alimenti di origine animale. Per avere alcuni di questi amminoacidi essenziali, tuttavia, possiamo abbinare i legumi ai cereali, che ne contengono, assicurando così ai bambini molto di ciò di cui hanno bisogno in questo periodo. Il nostro consiglio è sempre quello di chiedere consiglio al proprio pediatra: di caso in caso saprà consigliare le quantità di proteine animali e vegetali da introdurre nella dieta del bambino per far sì che non gli manchi nessuno di questi amminoacidi essenziali.

Dai 7 mesi, quindi, possiamo inserire i legumi, e la quantità raccomandata, almeno nel primo periodo, è di 1 o 2 cucchiaini una volta al giorno. Si può tranquillamente iniziare con delle lenticchie rosse o gialle decorticate, inserendo via via gli altri legumi.

Per evitare però che fermentino nell’intestino, sarà nostra premura lasciarli in ammollo per almeno 10 o 12 ore con 2 foglie di alloro, scolandoli bene e facendoli cuocere in acqua pulita secondo le indicazioni di cottura, aggiungendo un pezzetto di alga Kombu all’acqua (massimo 1 cm di alga a settimana) o una foglia di alloro, un trucco che li renderà ancora più digeribili e assimilabili. Noi, li facciamo cuocere a vapore, utilizzando il nostro cuocipappa, dopodiché li aggiungiamo alle pappe e omogeneizziamo il tutto (sempre con il nostro Easy Meal, che ha più funzioni e che è quindi comodissimo!).

Fino ai 12 mesi è sempre meglio cuocere i legumi in un brodo separato da quello del brodo per la pappa, proprio perché non sono facilmente digeribili. Tuttavia dall’anno di età possiamo iniziare a prepararli insieme a tutte le altre verdure (scegliendo varietà che prevedono gli stessi tempi di cottura, in modo da buttare tutto insieme nel boccale e rendere tutto più semplice). Non abbandonate però l’alga Kombu: quella è sempre preziosa!

Altra fonte di proteine è la frutta secca. Questa può essere introdotta solo a partire dagli 8 mesi, sempre con attenzione: essendo alimenti potenzialmente allergizzanti, è bene introdurli con cura, facendo attenzione alle reazioni e iniziando con piccolissime quantità. Possiamo quindi utilizzare mandorle e latte di mandorle (ricchissime di calcio), uvetta per merenda. Ma anche torte con farina di mandorle e le carote, polpette con frutta secca tritata, della pastina con pesto e pinoli o una colazione con latte vegetale, cereali e frutta secca (tutto frullato, in modo da ottenere una pappina deliziosa!). E tra gli accorgimenti è bene tritare sempre la frutta a guscio, per evitare il rischio di soffocamento.

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Un bambino che nasce è quanto di più naturale possa esistere. Ogni giorno nel mondo nascono 350000 bambini, e per quanto possa fare paura questa meraviglia della vita è davvero ciò che accomuna tutti gli esseri umani, per quanto diversi siamo. La diversità però è certamente una ricchezza, anche quando si parla di nascita: nel mondo ci sono culture, tradizioni e credenze tutte diverse tra loro, e tutte, ma davvero tutte, interessantissime.

Ecco quindi, dopo la serie di articoli attraverso i quali vi avevamo parlato delle tradizioni legate alla nascita e della maternità nel mondo (in Cile, in Svezia, in India e in Cina, ad esempio), alcune tradizioni legate più strettamente alla gravidanza, un periodo magico che tutte le donne attorno al mondo vivono.

La gravidanza e la nascita nelle tradizioni nel mondo: come le mamme affrontano la gravidanza e la nascita in giro per il mondo

Ciò che differenzia le culture in giro per il mondo sono la lingua, la religione, la filosofia e la visione della vita, e queste differenze si traducono anche in differenti modi di accogliere la vita (tutti molto belli o interessanti).

Come la viviamo noi? Molto tranquillamente, se prendiamo le altre culture del mondo (che poi vedremo). Intendiamo infatti la gravidanza come uno stato fisiologico (la maggior parte delle volte) e cerchiamo di vivere i nove mesi in tranquillità e serenità, mantenendo comunque il più possibile il nostro stile di vita e facendo tutto il possibile per assicurarci una buona salute (nostra e del nascituro), un po’ come accade in Ethiopia, ad esempio. Inoltre, fino a non molto tempo fa si riteneva utile rimanere in casa con il bambino senza mai uscire per almeno un mese, per evitare di esporre i bambini ai germi e al freddo (esattamente come in Colombia).

Questa tranquillità, tuttavia, non è niente se paragonata alle popolazioni che discendono dai Maya, e che ancora vivono in America Centrale: lì, infatti, la tranquillità è portata davvero all’estremo, dal momento che le donne incinte hanno davvero paura di tutto ciò che dall’esterno potrebbe nuocere al bambino (e quindi malattie, stress, ma anche spiriti maligni e cattiveria di chi sta loro attorno). Per questo per tutti i nove mesi cercano di vivere segregate, senza uscire, creando un nido protetto in casa fino alla nascita del piccolo.

Lo stesso discorso vale per alcune popolazioni dell’Asia, che addirittura credono che dal momento che la personalità del bambino secondo loro può essere influenzata dallo stato mentale della madre durante la gravidanza, cercano di far sì che la madre eviti al massimo il sesso, i funerali, scatti d’ira o cambiamenti repentini d’umore e addirittura i pettegolezzi!

Per quanto riguarda il momento del parto, è interessante vedere come in certe zone del mondo ci siano vari modi per alleviare il dolore. In Guatemala, ad esempio, le madri in travaglio bevono della birra nella quale è stata bollita una cipolla rossa, per velocizzare il processo, mentre gli Indiani d’America utilizzano ancora una particolare radice che di dice incoraggi le contrazioni uterine; in Marocco, invece, la pancia delle partorienti viene massaggiata con degli oli essenziali per diminuire il dolore e il fastidio. In India, invece, nulla di tutto questo, ma semplicemente l’abbandono totale al parto: le mamme, infatti, si sciolgono i capelli, si tolgono tutti i gioielli e si struccano, abbandonandosi al dolore e abbracciando la naturalezza del processo.

Subito dopo la nascita, ogni Paese ha le sue abitudini e tradizioni. Come dicevamo, le mamme italiane erano solite non uscire per un mese, ma anche la Cina ha una tradizione simile, poiché anche loro credono che esporsi al freddo significa indebolirsi. E non sembrerà così strano, ad esempio, se paragonato alla credenza degli eschimesi che il bambino debba avere il benvenuto al mondo con una formale stretta di mano, o, addirittura, quella degli abitanti di Bali, che non lasciano che i piedi dei bambini tocchino terra, assolutamente, per 105 giorni.

Interessanti anche le tradizioni di accudimento delle nuove madri: se nel Nord Europa, ad esempio in Islanda e in Olanda, una volta uscite dall’ospedale le mamme hanno un’ostetrica a loro disposizione che per qualche tempo le visita ogni giorno, in Vietnam ad accudire la nuova mamma è la suocera, che si trasferisce per un mese a casa della famiglia, mentre in Indonesia, anche senza una figura di riferimento, le mamme hanno diritto ad un massaggio giornaliero di 90 minuti per mandare via lo stress e prevenire malattie.

8 giochi Ikea da fare all’aperto

Venerdì, 28 Aprile 2017 14:16

A noi l’Ikea piace. Ci piace perché il rapporto qualità prezzo è sempre ottimo, il design nordico ci fa impazzire e i materiali sono spesso naturali, caratteristica montessoriana da non sottovalutare. In casa abbiamo quindi molti giocattoli Ikea, che ci piace sfruttare declinandoli in vari modi; ma non solo: spesso compriamo anche dei materiali che apparentemente di ludico non hanno nulla, ma che con un po’ di fantasia si trasformano facilmente in attività da fare insieme ai nostri figli!

Proprio come queste all’aperto!

8 giochi Ikea da fare all’aperto: come trasformare i giocattoli e i materiali dell’Ikea in attività e in giochi da svolgere all’aria aperta

Iniziamo dal reparto cartoleria, che da qualche tempo è sempre più folto e al quale non resistiamo. L’ultima volta abbiamo comprato queste fantastiche etichette colorate. Sarebbero per i regali, naturalmente, ma il gancio ci sembrava molto comodo, e in effetti così è stato, e una volta a casa le abbiamo utilizzate per una caccia alla pianta. Ovvero, una caccia al tesoro per scoprire le piante, le piante grasse e i fiori che abbiamo in giardino, identificandoli sui libri (noi abbiamo usato questo per le piante grasse e questo per il resto) e scrivendone poi il nome sull’etichetta. Il risultato è stata un’esplosione di colore in giardino! Molto, molto divertente.

Sempre nel reparto cancelleria, non manchiamo mai di comprare dei set di quaderni dalle copertine naturali. Sono infatti perfetti come sketchbook sui quali i nostri bimbi nelle giornate all’aperto possono abbozzare i loro disegni en plein air!

I gessetti: immancabili, nelle nostre giornate fuori. Non solo perché sono perfetti per disegnare sui marciapiedi (sono fatti apposta per scomparire con la pioggia o un po’ d’acqua), ma perché i nostri figli si divertono anche a prendere i rami caduti a terra e a colorarli di mille tonalità, portandoli poi in casa come decorazione!

Facciamo un altro po’ di giardinaggio, ma stavolta con l’iconica borsa blu dell’Ikea: basta riempire insieme ai bambini la borsa di terra e scegliere i semini da piantare insieme. Tenetela in un angolo del giardino come se fosse un progetto dei bimbi, che si divertiranno a dare da bere alla loro borsa e a vedere cosa spunterà!

Solitamente, il cestino con i prodotti della spesa peluche è un gioco al quale giochiamo in casa, con i bimbi che fanno la spesa o che vendono i prodotti a noi adulti (sì, vendendoli a prezzi esorbitanti naturalmente). Gli ortaggi e gil alimenti morbidi sono perfetti però anche di fuori, per organizzare una caccia al tesoro tutta alimentare! Noi li nascondiamo negli angoli più reconditi del giardino e i bimbi si divertono a trovarli.

E avete mai provato a cucinare per finta con la terra, i fiori, i sassi e l’acqua? Portate fuori il vostro set giocattolo per cucinare dolci e lasciate che i bimbi cucinino i loro pastrocchi con tutto ciò che trovano, senza limitare la fantasia! Giocare con la terra per loro è molto importante, poiché attraverso essa scoprono il mondo, e imitare giocando l’adulto che cucina è altrettanto educativo.

I giochi di classificazione non dovrebbero mai mancare tra le attività proposte ai bambini, soprattutto all’esterno, perché classificare e catalogare è un modo sia di stimolare la manualità (raccogliendo gli elementi) sia la mente. In giardino, ma anche al mare, ci portiamo sempre lo stampino per muffin dell’Ikea, che ha ben 12 cavità perfette per dividere gli elementi naturali in gruppi. Sassi, fiori, foglie, fili d’erba... Possiamo classificarli per grandi differenze oppure per piccole, come per colore, anche in base all’età del bambino.

Infine, per lo stesso motivo, ci piace utilizzare i misurini da cucina: i bambini possono inviare a dividere, ad esempio, i sassi per grandi, piccoli e piccolissimi, oppure iniziare addirittura a prendere confidenza con le misure, vedendo la differenza tra 1 ml, 15 ml o 1 dl, utilizzando l’acqua dei torrenti o i mucchietti di terra.

La primavera del vorrei ma non faccio

Venerdì, 28 Aprile 2017 14:01

Finalmente, la bella stagione è arrivata, effettivamente con un po’ di irruenza, siamo passati dalla felpa in pile alla manica di camicia in meno di quattro giorni, ma tant’è, come dico io “le quattro stagioni non esistono più se non sulla pizza”.

Ci accorgiamo del cambiamento da molte cose: le giornate che si allungano, la voglia di zuppa calda che si trasforma in voglia di insalata e frullati, l’abbigliamento che si alleggerisce nei materiali e nei colori, nei pollini che svolazzando ci opacizzano con uno stato di lanetta il parquet di casa e da tutto quello che trasmette la tv.

Agli inizi di aprile il palinsesto della televisione inizia a ridursi all’osso, le serie tv finiscono quasi tutte e iniziano a riproporci dei film vecchi e stravecchi, le repliche delle repliche, robe che sfiorano le pellicole mute, tutto perché inizia la stagione estive e la nuova programmazione riprenderà praticamente ai primi di novembre così, se ti fai due conti, vedi sette / otto puntate di una serie tv e te ne spari ottocentonovantaquattro di repliche……

Nei giardini i colori cambiano e si intensificano, complici le piogge primaverili e le miti temperature quando il sole torna a fare capolino, i prati si rinvigoriscono e si punteggiano di margherite e violette, l’erba diventa di un verde intenso, i germogli sulle piante che danno un senso di rinnovamento magia e nuova vita, gli alberi che fioriscono in mille colori, gli uccelli che hanno un gran da fare tra cinguettii e nidi in costruzione, le lucertole si scaldano ai primi intensi raggi del sole e noi,  e noi carichi di voglia di uscire dalle nostre case, la sensazione di mettere sotto naftalina i piumoni e tirare fuori le ghiacchette leggere ci imbattiamo col cambio dell’armadio… dio ti prego fammi morire prima il cambio dell’armadio… nooooo….

Tutto cambia, lo sentiamo dentro, abbiamo voglia di tutto, dopo mesi a poltrire sul divano abbiamo voglia di uscire, evadere, godere delle ore in più di luce delle belle giornate, del sole che ci scalda le ossa e toglie la muffa dalle ascelle, ci viene voglia di tutto appunto, ma quante cose poi riusciamo realmente a farle?...

Cambiamenti appunto, anche gli spot pubblicitari cambiano, seguono le stagioni e le nostre esigenze, fino a poco fa spopolava l’aspirina, lo sciroppo per la tosse e le zuppe pronte, i cioccolatini in ogni loro variante e giocattoli per i bambini nel periodo natalizio, ora?... ora ti propongono l’acqua che elimina l’acqua, i bifidus in ogni forma per il ventre piatto, le tisane snellenti, le creme dimagranti, le pasticche miracolose anti ciccia e una serie infinita (importata dall’America) di attrezzi ginnici che villantano addominali che, diciamocelo, manco Schwarzenegger quando si faceva le flebo di uova crude…

E io che guardo sono sinceramente un po' incuriosita, nel mio profondo so che mi stanno bellamente coglionando, ma quanto mi piacerebbe che una bustina due volte al giorno mi facesse perdere dieci chili in tempo per l’estate mangiando “alla qualunque”, quanto vorrei che quell’attrezzo ginnico a metà tra una bicicletta per bambini ed un asse da stiro mi facesse venire (se non quel tipo di addominali) quantomeno un culo sferico come un mandolino… e non il mio culo sferico tipo mongolfiera. Come mi piacerebbe avere la certezza che se mi imburrassi una volta al dì con una bustina di quella crema e andassi a dormire, come dice lo spot, agendo di notte, al mio risveglio la cellulite fosse solo un ricordo, un miraggio, troverei anche la costanza per spalmarmi due volte al giorno. 

E’ che io ci provo ma sono pigra e scostante, mi ci metto, mi impegno ma poi la spesa non vale l’impresa, cioè tanti sforzi per poi avere dei risultati che forse pure io stento a vedere. E poi diciamocelo ci sono due punti cardine per cui io odio andare a correre (una delle attività ad esempio che maggiormente odio): il primo è che correre mi fa fare una fatica ladra, non mi godo il panorama, vado di fretta per andare dove poi? Senza una meta, sapendo che corro ma non devo andare da nessuna parte, per me non ha senso. Il secondo è che al minimo accenno di sport mi viene quella fame chimica che se per sbaglio ho bruciato sette calorie me ne ingollo trecento di schifezze cercandomi di convincermi che me le merito dopo lo sforzo che ho fatto per attivare il metabolismo.

Quindi io, credo come altri, vorrei la minima spesa e la massima resa, meno sforzo e grandi risultati, so già che non è possibile, so che la fatica per il raggiungimento di una forma fisica è la parte bella, quella che ti sprona a continuare, bla bla bla… ma se poi i risultati sono deludenti o comunque non quelli che vorresti, se non assomigliano all’idea che ti eri fatta della forma fisica che avresti voluto raggiungere? Ti butti su un vasetto di cioccolata o sulle patatine fritte e così anche la tisana più detox della terra nulla può!

La realtà è che quando ho mezzora di tempo tutti mi viene in mente di fare, tranne che infilarmi le tennis e farmi una corsetta, il secondo problema è che amo cucinare oltre che mangiare (una combinazione davvero deleteria ed esplosiva), è che io cerco di avere in casa solo prodotti senza zuccheri grassi leggeri e dietetici ma vivaddio mio marito quelle rare volte che viene con me a fare la spesa mi riempie il carrello di schifezze che poi lui puntualmente sa dosare nella giornata e delle quali io invece di nutrirei tre pasti al giorno, che è vero che mangiare tanta frutta e verdura fa bene, ma se ti centrifughi una mela una pera due gambine di sedano una carota un pezzetto di zenzero e ci abbini una fettina di torta alle carote manco ti sfiora l’idea che anche tutta sta roba sana da qualche parte dovrà pur finire??!!

Poi più sono pigra e più mi impigrisco, più mi impigrisco più nella mia testa vorrei reagire ma il fisico ha un rifiuto, è come se mi dicesse “no guarda io non sono fatto per fare sport, mandaci lo spirito a correre che io resto qui stravaccato sul divano”.

E poi c’è la questione dieta, ti metti in mente di dimagrire e già parti col piede sbagliato… “da lunedì inizio” peccato che è martedì e che hai ancora una settimana per sederti a tavola come Obelix e sfondarti come “non ci fosse un domani”, perché si sa, la dieta si inizia sempre e solo di lunedì. E già il lunedì a pranzo stabilisci che data la fame che stai patendo ti concederai un giorno libero alla settimana: niente di più sbagliato. A parte il fatto che sarà un’attesa continua aspettando il giorno libero per poter “sgarrare” ma presto, ben presto, appena il lunedì mattina ti pesi, ti accorgi che quel giorno libero hai dato davvero il tutto per tutto, che nemmeno un pasto libero sarebbe bene, riusciresti a fagogitare pizza con cioccolato e panna montata per colazione, l’unica è un cibo di sgarro alla settimana in dosi modeste.

Proviamoci, tentiamoci, crediamoci, poi ci risentiamo tra un mesetto circa e vediamo com’è andata sta menata della primavera, del risveglio e della voglia di rinnovamento… Io mi candido per la prossima Isola dei Famosi, tanto visto il tenore dei partecipanti, sconosciuti per la maggior parte, chi cazzo si accorge che io lì sono fuori luogo, poi non interferisco troppo, mi faccio i fatti miei e tra un bagno e una pennica al sole spero di riuscire a raggiungere un certo peso forma, a meno che non mi mangi prima qualche concorrente…

Velocità, aggiornamento, essere sul pezzo, avere le scarpe di ultimo grido, tenere in mano lo smartphone più performante, postare sui social la vita “bella”, avere un lavoro appagante, ricco e figo, tenere la casa sempre impeccabile... Una piccola lista delle cose che il mondo oggi vorrebbe che noi avessimo. Tutti. Senza distinzione. Ma siamo sicuri che l’avere tutto questo sia poi sinonimo di vita felice? O perlomeno di serenità d’animo?

Anche la mediocrità può essere la via per la felicità: accontentarsi non è sempre un male, se non perdiamo di vista ciò che ci fa felici

Nessuno lo nega: un lavoro appagante fa felici. Il frigo pieno fa felici. La casa in ordine fa felici. I figli perfetti fanno felici. Ma, ammettiamolo, è difficilissimo avere tutto questo contemporaneamente. Ed è difficilissimo raggiungere questa apparente perfezione. La strada, quindi, è tortuosa, e spesso a pagarne il prezzo è la nostra serenità. Perché tutto questo scintillare nasconde in realtà qualcosa di brutto: lo stress.

Lo stress non è dato solo dalla frenesia della vita. Anzi. Quella è normale, e a volte basta accettarla per sentirsi meglio con se stessi, vivendo le “cose da fare” più serenamente. No, lo stress non è dato da quello (o perlomeno non solo da quello), ma dal rincorrere sempre ciò che non ci appartiene, e dal rincorrerlo con gli occhi girati verso chi ci guarda, con il pensiero sempre fisso su ciò che loro vorrebbero, e non a ciò che vogliamo realmente noi.

E allora perché dobbiamo sentirci in colpa se in realtà ci sentiamo bene quando facciamo poco? Quando rallentiamo? Quando ci rilassiamo nella pace e nella quiete della nostra (forse disordinata) casa? Quando preferiamo stare a casa con i nostri figli e il cellulare spento piuttosto che presenziare al party aziendale in quel posto super chic? Quando sentiamo di non voler “rendere il mondo migliore facendo della nostra vita qualcosa di grande” ma di voler rendere la nostra vita migliore restando nel nostro piccolo?

Restare nel proprio piccolo non è un peccato. In un mondo caotico, rumoroso, che vuole che puntiamo all’eccellenza o a nulla, perché non accontentarsi invece della via di mezzo? Eccellere non è una brutta cosa, anzi; ma chi l’ha detto che è obbligatorio?

La serenità la si trova anche nel proprio piccolo, e ciò non significa rinunciare, mollare o essere egoisti. Non si rinuncia a nulla perché in realtà si sta solo rinunciando allo stress provocato da qualcosa che non ci appartiene; non si sta mollando perché in realtà non è qualcosa che siamo obbligati a perseguire, ma solo un plus; e non si è egoisti, perché non volere eccellere non significa non essere buoni. Siamo buoni lo stesso, nella nostra dimensione, e state certi che sapremo dare felicità anche senza sbandierarlo, no?

C’è chi è adatto all’eccellenza, chi riesce a fare tutto. E chi tra le pareti di casa sua, con la sua famiglia e la sua vita mediocre ci sta da Dio. Non è forse meglio accettare quello che ci appartiene, piuttosto che perseguire ciò che ci metterebbe in difficoltà?

I nostri figli solo in questo modo vivranno serenamente. Perché certo che vogliamo anche per loro il meglio, ma solo accettando la nostra dimensione diventeremo genitori in grado di capire quando spronarli e quando tirarci indietro (perché magari li stiamo incoraggiando a fare qualcosa solo perché proiettiamo su di loro nostri sogni e desideri). E solo in questo modo anche loro, di rimando, vedranno la serenità e cercheranno la serenità. Che magari per loro sarà l’eccellenza, sarà la grandiosità. Oppure anche per loro sarà la quiete delle pareti di casa, delle coccole, della “normalità” e della mediocrità!

Nessuno sfruttamento minorile, non preoccupatevi; solo un po’ di sana educazione che passa dalle faccende di casa! Probabilmente tutti hanno, nella loro infanzia, aiutato la mamma con i mestieri, e chi più chi meno s’è dilettato con l’arte della scopa, dello straccio e delle spugne. Sappiate che questo “gioco” in realtà è davvero iper educativo, ed è una buonissima abitudine giocare con i bimbi alle faccende domestiche, rendendo poi l’attività sempre più seria man mano crescono.

Ma vediamo insieme perché e come creare una stazione delle pulizie montessoriana.

Perché tutti i bambini dovrebbero contribuire alle pulizie della casa: il gioco delle faccende domestiche con i bambini è davvero educativo e può diventare un’abitudine (montessoriana) davvero speciale

Insegnare sin da piccoli la pulizia e l’ordine non è un’attività fine a se stessa che trasmetterà loro l’amore per questi concetti (ordine e pulizia, ma anche rispetto e cura di ciò che ci sta attorno). O meglio: questa è solo una delle conseguenze positive. Perché in realtà ce ne sono moltissime, a partire dall’autostima per arrivare all’indipendenza.

Partiamo dall’autostima. Aiutando la mamma nelle pulizie e piano piano, man mano che impara, staccandosi e facendole da solo con sempre più perizia e bravura, il bambino si sente davvero gratificato. Pensiamo a noi stessi: anche chi non ama le pulizie e si ritrova costretto a farle, una volta terminato il lavoro non si sente soddisfatto e in pace con se stesso? Bene. Anche il bambino prova la stessa sensazione!

Secondo motivo per il quale fare le pulizie di casa è davvero utile per un bambino è l’ordine interiore che ne ricava. Spesso vivere nel disordine fa sì che anche internamente si viva nel caos mentale, mentre riordinando ciò che sta all’esterno permette di riordinare inconsciamente anche la mente!

Anche la responsabilità è uno dei motivi principali per i quali noi spingiamo sempre i nostri figli ad aiutarci con le faccende. Se quando sono piccoli piccoli, infatti, quello delle pulizie è un gioco, man mano che i bimbi crescono e man mano che ognuno si prende il compito di pulire e riordinare un pezzetto di casa questo gioco diventa sempre più importante e meno ludico e insegna in maniera concreta la responsabilità personale nei confronti di una collettività. Poiché se tu ti sei preso in carico un determinato compito, gli altri fanno affidamento su di te, allo stesso modo in cui tu fai affidamento su di loro, in una virtuosa situazione di reciproca fiducia.

Infine, importantissimo, il concetto di indipendenza. Maria Montessori l’ha sempre detto, che l’indipendenza è uno dei pilastri educativi Montessori che possono portare alla crescita sana e completa del bambino, poiché prima questo raggiunge la capacità di “fare da solo”, prima riuscirà in tutto quello che si propone. Se un bambino impara l’indipendenza, imparerà anche a fare affidamento sulle sue capacità e non su quelle degli altri, sbrigandosela da sé con un risultato mentale assolutamente importante. In tutto questo, Maria Montessori ha sempre spronato i genitori ad affidare ai bambini compiti “adulti”, come lo stendere, il lavare i panni, i piatti o l’apparecchiare. E, naturalmente, il fare le faccende di casa, un’attività completa che al bambino piace perché sente come un gioco, ma che è davvero benefica perché in questo gioco lui imita i movimenti degli adulti, in un gioco di ruolo davvero importante per la crescita.

Ma come creare una cleaning station montessoriana, ossia una stazione delle pulizie a misura di bambino? Prendete un semplice mobiletto bianco o in legno naturale e mettetelo dietro la porta della cameretta, e fornitelo di tutto ciò di cui il bambino avrà bisogno per aiutarvi nelle pulizie. Preferite come sempre materiali naturali e altezze adatte a loro e otterrete una stazione in perfetto stile Maria Montessori.

Partiamo quindi dalla scopa, lo strumento per eccellenza: noi ne abbiamo presa una di quelle tradizionali, in saggina e legno, con un’altezza di 70 centimetri, proprio per i nostri bambini!

Passiamo poi al piumino da spolvero, che non deve essere sintetico ma in piume naturali. Noi a questo non rinunciamo: come possiamo nascondere che per i nostri bambini è il momento più divertente delle pulizie, quello dello spolvero con il piumino?

Dopo aver spolverato e scopato in terra è il momento di passare lo straccio, no? Noi abbiamo scelto di insegnare ai bimbi ad usare il mocio, più semplice e pratico (anche noi ormai usiamo solo il mocio, no?). Ce ne sono di bellissimi fatti apposta per bambini, come questo, perfetti perché in effetti quelli “da adulti” sono davvero grandi e difficili da maneggiare.

Infine, non possono mancare gli stracci e le spugne, da bagnare e passare sui mobili.

Che i bambini abbiano bisogno del contatto è innegabile. Vogliono essere stretti forte, massaggiati, coccolati. E non per vezzo o vizio, ma perché è una loro necessità primaria, primordiale e importante alla stregua del nutrimento.

Per questo vi diciamo sempre che è fondamentale prendere dei ritmi nei quali le coccole e i massaggi, il tocco e i giochi corporei siano presenti. Poiché questa abitudine è quanto di più benefico possiate dare a vostro figlio!

Il momento migliore? Certamente la sera, prima della nanna. E ora vi diciamo perché, e come costruire una routine che è più di una routine. È un rituale insostituibile!

L’ultimo cambio prima della nanna, piccoli gesti di benessere: perché è importante coccolare i piccoli prima di dormire e come fare per creare una routine benefica

Oltre al contatto, elemento imprescindibile del rapporto mamma-figlio, uno degli aspetti fondamentali della vita di un bambino è la ritualità. Cosa intendiamo per ritualità? Semplicemente quelle piccole abitudini, quei piccoli gesti che ripetiamo ogni giorno e che diventano per il bambino un punto fermo e costante della sua infanzia, rendendolo più tranquillo e facendolo sentire più sicuro.

La ritualità, infatti, è uno degli elementi di sicurezza del bambino. Di giorno in giorno, dopo la nascita, si creano in famiglia dei ritmi nuovi, dettati dalle sue esigenze, e questi ritmi, che a noi possono sembrare ripetitivi e magari noiosi, per il bambino sono un pilastro, poiché la sua giornata si costruisce attorno a loro.

Entrando nello specifico, capirete che questi ritmi non sono fini a se stessi o solamente comodi, ma sono fondamentali perché ruotano attorno al benessere del bambino. Il mangiare, il cambiarlo, il coccolarlo: sono tutte azioni nelle quali lui sta al centro, con tutto l’amore del mondo.

La ritualità quindi non è un vizio: è fondamentale. Poiché il nostro bambino ha bisogno delle coccole quanto del cibo, e se non lo coccoliamo la carenza d’affetto si fa sentire. Un rito è qualcosa di costante nella sua vita, un momento di piacere che lo fa sentire amato, coccolato e che lo fa rilassare. 

Questo rito, se fatto alla sera prima della nanna, conclude quindi la giornata in maniera perfetta. Un massaggio, una coccola, un profumo ricorrente: ripetere i gesti non è mera abitudine, ma un modo per fare sentire al bambino che sapete cosa gli piace e non avete paura a farlo sentire bene ogni giorno. DI volta in volta, quindi, il bambino farà suo questo momento di ritualità, riconoscendolo sera dopo sera e rilassandosi al solo pensiero di quello che lo aspetta.

Prendete quindi l’occasione dell’ultimo cambio della giornata, quello prima delle nanne: bastano pochi gesti per trasformalo da abitudine meccanica a rito rilassante e coccolante che riempirà di amore il bimbo (e questo amore avrà conseguenze positive per tutta la vita! La fiducia in se stessi la si costruisce sin da piccoli).

Iniziate togliendo il pannolino e lavando delicatamente il piccolo con un detergente delicato (come l’Intimo Me di Fiocchi di Riso) super naturale e a base di acido lattico di melassa olio di babassu, che mantengono inalterato il pH), meglio se con poco profumo. Continuate quindi con i gesti di protezione: prendete la vostra abituale crema anti arrossamento protettiva (noi usiamo da sempre la Pasta Emu) -, che è senza ossido di zinco e paraffina liquida e che protegge davvero fino in fondo sfruttando la naturalezza delle piante): spalmatela sul sederino, con delicatezza, massaggiando bene e lentamente la cute e lasciando che il bimbo si rilassi.

E ora passate al vero e proprio massaggio, quello con un olio specifico per la pelle dei bambini (l’Olio Emudermico è perfetto, ricco di acidi grassi, elasticizzante, idratante, nutriente e perfetto grazie alla sua scorrevolezza): passatelo su tutto il corpo, partendo dalle spalle e dal torso per arrivare ai piedini, utilizzando le dita ed eseguendo una pressione delicata, variando anche il tocco (potete eseguire movimenti circolari, orizzontali, verticali, oppure picchiettare con le dita).

Ricordate però di utilizzare sempre gli stessi prodotti, sempre lo stesso profumo: in questo periodo della vita i 5 sensi sono ancora più acuiti del solito e sono fondamentali per la scoperta del mondo. Utilizzando quindi sempre la stessa crema creerete un rituale unico e rilassante anche a livello olfattivo, e ogni volta che quel profumo sfiorerà il nasino del bambino sentirà salire in petto un senso di relax e d’amore inconfondibile!

 

Sara

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Cecilia

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