Ai primi posti nella classifica delle ricette etniche più gustose e appetitose si piazza certamente il chili, piatto texano che ricorda un po' i sapori messicani. Solitamente si fa con la carne macinata, ma a noi piace soprattutto nella sua versione veg con i fagioli, che vi proponiamo qui sotto. La cottura lenta lo rende super saporito, e per renderla ottimale noi utilizziamo le pentole in ceramica (quelle di Siqur Salute, in ceramica Zisha, in partiolare la tajine, che potete acquistare qui). Un ottimo modo per fare incetta di proteine vegetali con tanto gusto e tanta salute!

Chili di fagioli: la ricetta del classico piatto a base di carne e spezie rivisitata in chiave veg

 

Non è il solito atlante. Non è il solito libro di viaggi per bambini. Non è la solita guida turistica. E non è il solito libro che parla del mondo proponendo fatti e curiosità già sentite in maniera anonima e un po' noiosa. “Mappe delle città” è molto altro, e certamente ve ne innamorerete (insieme ai vostri bambini!).

“Mappe delle città”, il giro del mondo in 20 metropoli: il libro di Miralda Colombo e Ilaria Faccioli che farà innamorare i bambini del mondo e dei viaggi

“Mappe delle città - il giro del mondo in 20 metropoli” (edito da Electa Kids) è scritto da Miralda Colombo de Il Cucchiaino di Alice ed è illustrato dalla fantastica matita di Ilaria Faccioli. Non serve dire che è bellissimo: lo vedrete da voi quando lo avrete tra le mani! Grande, colorato, con illustrazioni pazzesche, semplici e coinvolgenti, e pagine che fanno venire voglia di sfogliarle tutte.

Il libro è una sorta di atlante che permette ai bambini di fare il giro del mondo passando per venti delle più belle e affascinanti metropoli del mondo. Ma non le solite (anche se, sì, troviamo naturalmente New York, Parigi e Roma, altrimenti che giro del mondo sarebbe?). I bimbi qui possono trovare anche quelle meno conosciute, da Lisbona a Seul, da San Francisco a Cape Town. Quelle che noi conosciamo, insomma, ma che solitamente vengono bistrattate nei libri per bambini.

Il bello del libro è che ogni città è presentata in maniera deliziosa: si parte con una bellissima mappa illustrata che permette di girare la città attraverso le attrazioni, i fiumi, i musei e i luoghi più iconici, per passare alla sezione “la città da vicino vicino”. “Da vicino vicino” significa che le autrici hanno raccolto fatti e curiosità davvero meravigliosi, proponendoli ai bambini in maniera speciale e perfetta.

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Ogni città vista da vicino ha quindi la spiegazione sul modo migliore con cui muoversi per le strade; un consiglio sui musei più belli e interessanti; una parte “vietata a mamma e papà” (come Disneyland a Parigi, il museo di Miyazaki a Tokyo o quello della DDR a Berlino e i luoghi dove fare volare gli aquiloni a Pechino); l’elenco dei piatti tipici da provare; una storia curiosa sulla città; un modo di dire tipico del luogo…

Tutto è graficamente super interessante, non elencato e non noioso: le illustrazioni seguono e incorniciano i testi, che i bambini possono leggere in maniera ordinata o saltellando di qua e di là a seconda di ciò che più li colpisce.

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Bellissimo è anche muoversi sulle mappe con le dita o con qualche omino o animaletto giocattolo: essendo così grande, il libro illustrato si trasforma facilmente in un perfetto tappeto-gioco, per vivere fino in fondo l’esperienza della lettura con gli occhi e la creatività dei bambini!

Un libro consigliatissimo, per iniziare i bambini alla bellezza del viaggio, ma soprattutto a quella della diversità delle culture, tutte da scoprire e da apprezzare, sempre con occhi curiosi, rispettosi e pieni di amore.

Sara Polotti

L’educazione nordica

Mercoledì, 20 Dicembre 2017 14:07

Svezia, Danimarca, Finlandia, Norvegia… Certo, ogni paese avrà le sue tradizioni e i suoi stili educativi, ma certamente sono abbastanza simili tra di loro. Parliamo dei loro metodi di educazione, del loro stile genitoriale, molto diverso dal nostro in alcuni aspetti e parecchio simile in altri (dopotutto veniamo dallo stesso continente), ma che ci piace parecchio e che ci stimola a prendere come esempio alcune abitudini che qui ancora non esistono.

L’educazione nordica: ovvero come crescono i figli i genitori scandinavi

Diciamo che la parola d’ordine è sempre “aria aperta”. E scorrendo i punti che vi proponiamo capirete esattamente perché. Insomma: tutto ruota attorno all’indipendenza e al rapporto con la natura che gli scandinavi hanno, un rapporto costruito da bambini e che si portano dentro anche da adulti, trasmettendolo poi naturalmente ai propri figli.

Giocare fuori, sempre, senza che le condizioni atmosfere interferiscano

Ecco il primo aspetto dell’educazione nordica. I bambini giocano fuori, sempre, non solo “quando possibile”, perché il “quando possibile” è sempre. Sempre: con il freddo, con la pioggia, con la neve, con il vento. Basta essere attrezzati con un abbigliamento adatto ed ecco che la natura diventa il parco giochi e la scuola per eccellenza. Perché i bambini giocano, si divertono, con il sole e con le condizioni avverse (avete presente quanto è bello sguazzare nelle pozzanghere e giocare nella neve?), senza pericoli e con i vantaggi di imparare a vivere la vita vera, esplorando, raccogliendo reperti, avventurandosi… Una regola che ci piace da matti? Gli intervalli a scuola. Non esistono gli intervalli al chiuso, proprio no. E a noi sembra un’abitudine perfetta, così come quella di passare ore di lezione all’esterno, anche a costruire fortini e ad accendere fuochi.

Giocare fuori da soli

All’abitudine precedente si aggiunge in maniera naturale questa. I bambini, da quando i genitori reputano siano in grado e sia sicuro farlo, si avventurano nei prati e nei boschi attorno a casa da soli. Un po’ come facevano le nostre generazioni precedenti, i cui bambini erano abituati a uscire di casa da soli, dopo che i genitori avevano insegnato bene le regole della sicurezza. Se un bambino non è lasciato al gioco libero senza gli sguardi dei genitori che lo pressano, non sarà mai libero di crescere veramente, e questa regola si inserisce in questo solco di pensiero. Altro vantaggio è proprio il senso del pericolo: se non lasciamo che i nostri bambini sperimentino da soli ciò che noi riteniamo “pericoloso”, non avranno mai gli strumenti per imparare a gestire le situazioni non sicure. E saperle gestire significa renderle sicure.

I pisolini all’aperto

Questa è un’abitudine bizzarra (ma che per loro bizzarra, giustamente, non è) che forse molti conoscono, ma che pare ancora strana e che probabilmente ci farebbe sorridere (e farebbe storcere il naso ad alcuni) se la vedessimo applicata qui. Sempre in merito all’abituare i bambini all’esterno, i genitori scandinavi, soprattutto quelli svedesi, sono abituati a lasciare i loro bambini molto piccoli fuori dagli edifici. Entrando nei bar, ad esempio, lasciano il passeggino fuori, con i bambini che se la dormono beatamente, coperti a dovere. L’aria fredda, se vestiti in maniera corretta, fa benissimo ai bambini, che fanno sonnellini ancora più lunghi e ristoratori. E a nessuno pare strano vedere file di passeggini fuori dai ristoranti, dai negozi e dalle librerie.

Meno pomeriggi organizzati e niente sport di squadra fino ai 6 anni

Simile a noi è la tendenza a non iscrivere i bambini a squadre sportive fino alla prima elementare, anche se la tendenza sta un po’ sbiadendo e vediamo sempre più bambini under 6 che entrano nelle squadre di basket, calcio e via dicendo. In generale, quindi, i genitori scandinavi non sono fissati sullo sport e sulle attività pomeridiane. Preferiscono preservare il tempo libero dei bambini, lasciando scegliere a loro, ma soprattutto senza pressione. Se quindi noi tendiamo a iscrivere i figli alla scuola di musica, a quella di inglese, a nuoto e a pallavolo nello stesso anno, loro preferiscono prenderla con più calma, preferendo passare il tempo libero a passeggiare o in famiglia.

L’importanza del vicinato

Se tutto questo tempo passato all’esterno, anche da soli, è possibile, è anche grazie alla comunità che si crea in ogni paese e città della regione scandinava. I genitori nordici sanno che potranno sempre contare sul supporto del villaggio, del paese o del quartiere: tutti sono coinvolti nella crescita dei bambini, ci si può fidare di tutti, e questo fa sì che si possa rendere il gioco all’aperto una priorità senza alcun problema ma, anzi, in tutta tranquillità.

Sì alla tecnologia, ma solo se bilanciata con la natura

Nei paesi scandinavi la scuola punta molto sul tempo passato all’aperto, ma ciò non significa una scuola che rifiuta la tecnologia. Anzi. In generale, i paesi nordici sono molto all’avanguardia, e sia in casa sia a scuola i bambini possono imparare fin da subito anche attraverso la tecnologia. Gli strumenti elettronici quindi ci sono, sono molto presenti nella loro vita, ma allo stesso tempo questo “tempo tecnologico” viene bilanciato dall’importante quantità di tempo che i bambini passano all’aperto, nella natura. Sì alla tecnologia, quindi, ma solo se bilanciamo con tanto, tantissimo verde, in maniera naturale e non forzata!

Giulia Mandrino

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Dalla Danimarca il "reframing"

 

Un connubio davvero efficace, quello tra un’azienda leader nel settore dell’infanzia e un’azienda leader in quello della tecnologia. Efficace per i genitori, perché nel momento in cui le forze si uniscono, ne esce un sistema che supporta proprio le famiglie, mettendo la tecnologia a disposizione del bambino e dei genitori.

Stiamo parlando di Chicco e Samsung, aziende leader nei loro settori che hanno deciso di stringere un’alleanza unica creando prodotti in grado di aiutare i genitori nella gestione quotidiana della famiglia.

BebèCare, soluzione innovativa a supporto delle famiglie: quando Samsung e Chicco uniscono le forze ne esce una soluzione perfetta per i genitori, dai più indaffarati a quelli più attenti alla sicurezza

La partnership di cui stiamo parlando è un’assoluta novità: il fine è quello di sviluppare nuovi prodotti che dialoghino tra loro e con i genitori, in modo da rilevare e monitorare, dentro e fuori casa, i movimenti del bambino, inviando notifiche ai genitori attraverso i device dell’ecosistema Samsung. E lo scenario in cui si inserisce questa collaborazione è ben spiegato dalla Dott.ssa Brunella Fiore, del dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università di Milano-Bicocca: le esigenze dei genitori di 50 anni fa sono le stesse di quelli di oggi, al primo posto c’è sempre il benessere del figlio, quello che cambia sono gli strumenti a disposizione. Oggi i genitori tendono a considerare la tecnologia come un alleato in grado di alleggerire il peso della gestione quotidiana della famiglia.

La tecnologia, gestita con consapevolezza, può quindi dare un validissimo aiuto alle famiglie, tanto nell’organizzazione della vita quotidiana quanto nella sicurezza. Pensiamo solo ai gps, al navigatore che trova l’alternativa in caso di traffico, alla spesa on line … Tutte queste cose sono già realtà, le utilizziamo e ci facilitano la vita in diverse occasioni. E grazie alla semplicità di utilizzo diventano davvero un supporto insostituibile. Già, perché questi strumenti devono essere semplici, ed è anche alla semplicità che hanno puntato Chicco e Samsung realizzando BebèCare, il primo sistema che permette di rilevare i movimenti del bambino e di inviare notifiche ai genitori attraverso i devices dell’ecosistema Samsung, sia durante gli spostamenti in auto che durante la vita quotidiana in casa.

Il sistema BebéCare si compone di due soluzioni: out of home e in home. La soluzione “Out of home” consiste in sensori, integrati nel seggiolino auto, in grado di rilevare la presenza del bambino in auto e inviare notifiche allo smartphone dei genitori, tramite l’apposita App BebèCare. Nella soluzione in home, invece, i sensori BebéCare, collegati alla Samsung Gear 360, inviano notifiche ai genitori in caso di movimento o pianto del bambino, dando loro la possibilità di controllare il proprio bambino per capire se ha davvero bisogno o se era solo un movimento o un suono sporadico.

La soluzione seggiolino auto è quella che arriverà prima sul mercati: entro il prossimo giugno con il seggiolino Oasys I Size (compatibile con i Trio e utilizzabile fino a 78 cm e max 13kg) ed entro fine 2018 anche con Around U (seggiolino I Size utilizzabile fino ai 4 anni ca del bambino). Rispetto ad altri prodotti già presenti sul mercato, i sensori BebéCare non sono esterni al seggiolino, come quelli attualmente esistenti, bensì integrati al suo interno.

Dopo il seggiolino sarà la volta della soluzione in home che in questo momento è in fase di concept e che sarà composta dal kit completo di Telecamera Gear 360 e sensore BebéCare.

 Giulia Mandrino

Pranzo di Natale non significa dover per forza mangiare schifezze. Certo, possiamo sgarrare un po’ e approfittare dell’occasione per deliziarci il palato e mangiando un po’ di più rispetto al solito. Ma possiamo anche non rinunciare alla salute, senza per forza dover ripiegare su ricette noiose o insapori.

Ecco quindi una selezione di ricette che si prestano benissimo al pranzo di Natale, gustosissime e nutrienti, che tuttavia restano nel solco della cucina sana e naturale, per un cenone della Vigilia o un pranzo di Natale delizioso eppure ricchissimo di benessere.

20 ricette naturali e semplici per il pranzo di Natale: una selezione di piatti da proporre durante le feste per fare un’ottima figura senza rinunciare a gusto e benessere

ANTIPASTI

Partiamo con la farinata, semplice e gustosissima, una ricetta tradizionale a base di ceci. Possiamo tagliarla a strisce o a fettine e servirla anche fredda (preparandola quindi in anticipo).

I crackers alla pizzaiola con l’essiccatore sono altrettanto comodi perché possiamo prepararli il giorno prima, e sono un ottimo antipasto.

Buonissima è anche la nostra focaccia integrale, da tagliare e da condividere al centro della tavola.

I biscotti salati e crema di robiola sono deliziosi: semplici, piccoli e sfiziosi, hanno un gusto particolare e irresistibile.

Infine un nostro classico il pinzimonio con hummus. Tagliamo tante verdure a strisce e presentiamole con uno degli humus che preferiamo, anche in base alle disponibilità della stagione.

PRIMI

Un classico: le lasagne. E se vogliamo essere un po’ più natural, basta preparare quelle al ragù di seitan: un sapore ricco che ricorda quello della tradizione, senza tuttavia tirare in ballo la carne.

In alternativa, sempre in tema di lasagne vegetariane, ecco quelle alla norma, a base di melanzane e ricotta.

Se vogliamo un piatto più semplice ma comunque d’effetto, ecco la pasta con mandorle e pomodorini confit. I pomodorini confit hanno una cottura abbastanza lunga, ma possiamo cuocerli mentre prepariamo gli altri piatti.

A Natale un altro classico primo è il risotto. Quello che vi proponiamo è il nostro risotto mirtilli e robiola, pazzesco con il suo sapore corposo ma reso un po’ acidulo dalla frutta.

Per scaldare la pancia degli spinaci un ricetta nordica classicissima: i canederli agli spinaci, con un brodo saporito e caloroso.

Altro piatto caldissimo è la zuppa di porri con pane fatto in casa. Buonissima anche quella di farro, che scalda i cuori durante le feste.

SECONDI

La torta salata ai carciofi senza formaggio piacerà a tutti e sarà gradita anche da chi non ama o non tollera i latticini.

Ecco poi le polpette di lenticchie alla siciliana, per utilizzare i legumi tanto cari alle feste natalizie!

Anche il salmone solitamente è un must del Natale. Le nostre polpette di salmone e broccoli sono un’ottima soluzione per proporlo in alternativa alle solite tartine con il burro.

Ottime anche le sfogliette veg di biete, con pinoli e uvetta.

Deliziosi poi sono gli asparagi al forno gratinati, un contorno vegetariano saporito e caldo, reso sfizioso dalla gratinatura.

Altro contorno delizioso, che piace a tutti (soprattutto ai bambini!) sono le chips di farina di ceci, più leggere delle solite patatine fritte e ancora più saporite. 

DOLCI

Per terminare con il botto il pranzo di Natale vi proponiamo il nostro tiramisù bianco alla ricotta, per portare in tavola un’alternativa nuova al classico tiramisù.

Per i più golosi, ecco invece il nostro salame al cioccolato, nella nostra versione più leggera e sana senza burro.

Giulia Mandrino 

Imitazione del mondo adulto attraverso la costruzione e il gioco di ruolo; stimolo della creatività, della logica e del problem solving; acquisizione dei concetti di colori, numeri, misure, grandezze e quantità; stimolo della progettazione pratica… I benefici dei mattoncini Lego sono innumerevoli, e noi non possiamo negare di essere da sempre delle fan di questi giocattoli.

Soprattutto sotto Natale i mattoncini Lego diventano uno dei regali intelligenti per antonomasia, quindi per questo martedì abbiamo deciso di fare una selezione delle migliori uscite Lego di quest’anno, quelle imperdibili, da fare trovare sotto l’albero ai nostri bambini!

Quali mattoncini Lego regalare per quest’anno a Natale: le novità Lego che ci piacciono, quelle che i nostri bambini troveranno sotto l’albero e che consigliamo a tutti

Innanzitutto, partiamo con il dividere i mattoncini Lego nelle loro classiche categorie, che ci permettono di capire quali serie siano le più adatte in base ad ogni fascia d’età.

Per i bambini più piccoli la scelta perfetta è la linea Duplo, “i primi passi” nel mondo Lego (ottimi dai 2 ai 5 anni), con i pezzi più grandi rispetto ai classici, le linee più morbide e gli incastri più semplici. Per questo Natale Lego ha lanciato la “Grande piazza in città: è bellissima, molto grande, e ci piace da matti perché oltre ai soliti dettagli deliziosi che affascinano anche noi grandi (come le baguette, la cassa o lo stetoscopio del dottore) s’inserisce perfettamente nel discorso che facevamo prima a livello educativo, e cioè l’imitazione della vita adulta che passa attraverso il gioco. I bambini qui si divertiranno non solo a costruire, ma anche a fare interagire i personaggi e a farli muovere nella loro piccola città.

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Bellissimo anche il “Grande Luna Park, con gli scivoli, il trenino, le giostre e i cavalli, il chiosco dei gelati e le gondole.

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Per i bimbi che stanno crescendo (dai 5 agli 8 anni) consigliamo invece Lego Juniors, e nello specifico la “Gara finale Florida 500, che gli appassionati del film Disney Pixar “Cars” certamente riconosceranno: le manine dei bambini potranno costruire in semplicità (perché sono più facili da costruire rispetto alle Lego classiche) la pista della gara con Saetta McQueen, Cruz Ramirez, Jackson Storm, Guido e Mack.

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Si passa dunque alle avventure più amate dai bambini negli ultimi anni, e cioè le Lego Ninjago, che troviamo questo Natale ispirate proprio al film uscito nelle sale questo autunno. Lego “Ninjago Movie” farà rivivere ai bambini (dagli 8 ai 14 anni) le avventure dei ninja nell’estremo oriente. Due sono le scelte tra le novità: Lego Ninjago Drago Mech Ninja verde e il Tempio delle Armi finali, curato in ogni dettaglio e dal sapore decisamente esotico (e avventuroso come piace ai bambini).

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Fighissima anche la serie dedicata a Star Wars: i ragazzi più grandi (dai 10 ai 16 anni, ma non solo: sappiate che vostro marito non sarà l’unico adulto ad avere voglia di comprarlo appena lo vedrà) potranno costruire con i mattoncini Lego BB-8, con la testa che gira e lo sportellino che si apre proprio come nel film. È composto da oltre 1100 pezzi: a noi piace moltissimo perché possiamo costruirlo insieme, in più serate, progettando in famiglia come fossimo ingegneri in un laboratorio. Alla fine potremo tenere il tenero droide sul suo piedistallo come oggetto decorativo. Oppure giocarci, anche noi genitori!

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 Giulia Mandrino

ALTRE IDEE PER REGALI INTELLIGENTI

La balance board Wobbel

L'albero musicale steineriano

Le costruzioni in legno

Il telefono da polso per bambini

 

Cosa fare in Tirolo con tutta la famiglia

Lunedì, 18 Dicembre 2017 15:25

Le feste di Natale si prestano benissimo alle mini vacanze in terra tirolese (ma non solo le vacanze! Anche le fughe nei weekend invernali sono perfette): il Tirolo ci piace sempre moltissimo perché immerso nella natura e assolutamente family-friendly. Ovvero: i luoghi da visitare sono moltissimi e ci sono migliaia di attività da svolgere insieme ai bambini.


Non solo sciare, sia chiaro: sciare è bellissimo, ma ci sono percorsi, attività e posti assolutamente meravigliosi per una vacanza in famiglia perfetta, nella quale si divertiranno tutti e che resterà nel cuore e tra i ricordi per tutta la vita.

Cosa fare in Tirolo con tutta la famiglia: le attività diverse dallo sci alpino per passare le giornate in Tirolo divertendosi e godendosi la famiglia

Partiamo dallo slittino: i bambini si divertono moltissimo, ma, ammettiamolo, anche noi lo amiamo da impazzire! Se siamo quindi in vacanza in Tirolo con la famiglia ne approfittiamo sempre, sfruttando gli oltre 750 chilometri di piste per slittino. Piste bellissime, curate e sicure, che presentano spesso illuminazione notturna (ad esempio la pista Bischofer Joch ad Alpbach e quella delle Lienzer Dolomiten di Leisach) e che permettono di provare avventure pazzesche! Alcune, poi, sono servite da piccoli impianti di risalita davvero comodi per tornare alla partenza senza stancarsi (come le piste di Schlossberg a Lienz o quella di Leckfeld a Sillian), e altre si trovano vicinissime a rifugi nei quali accoccolarsi quando siamo stanchi e infreddoliti.

Non mancano nemmeno i mercatini di Natale, che qui sono intrisi di magia fino al midollo e che spesso, grazie all’altitudine, sono imbiancati dalla neve. Quello di Innsbruck è molto famoso, ma deliziosi sono anche quelli di Hall (con i cantastorie e i pony da accarenzzare!), quello di Lienz (con tantissimi artigiani che mostrano come realizzano le loro opere) e quello di Kufstein, dove si può gustare la tipica pasta di pane avvolta su un bastoncino e abbrustolita.

Super affascinante è anche il castello di Ehrenberg di Reutte. Anzi: il “mondo dei castelli europei di Ehrenberg”. Qui possiamo trovare il medioevo ricostruito in ben 14 stanze ristrutturate, e i bambini potranno indossare le armature da cavaliere e intraprendere la “rally del cavaliere Ruggero”. È qui, inoltre, che tutti gli altri si può ammirare lo spettacolo cavalleresco più grande d’Europa, il “viaggio nel tempo” Zeitreise.

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Anche i comprensori sciistici tuttavia offrono avventure e attività magnifiche, non solo dedicate allo sci. A Pillerseetal, ad esempio, troviamo, oltre alle piste perfette per le famiglie (perché dolci e pianeggianti) bellissime attrazioni per i bimbi, come le igloo giganti, il Bobo-Express (una mini montagna russa nella neve!) o le grandi navi pirata su cui giocare. Nel comprensorio Ski Juve Alpbachtal Wildschönau, invece, oltre al “prato delle favole” per imparare a sciare troviamo igloo, giochi con le funi, un park dove praticare lo snowkite (lo snowboard guidati da un aquilone) e una palestra completamente attrezzata per arrampicarsi e, allo stesso tempo, per giocare anche a bowling!

Infine a Galtür, nella valle del Paznaun, possiamo vivere un’altra avventura con i bambini, per fare conoscere loro la bellezza della neve (ma anche la sua pericolosità naturale). L’Alpinarium di Galtür è un infatti un museo che è stato costruito dopo la terribile valanga del 1999, e si erge proprio accanto ad un muro antivalanghe lungo 345 metri e alto 19 metri. Il muro è quindi parte integrante della mostra, che espone ai visitatori gli sforzi dell’uomo per adattarsi alla natura. Ci sono anche una parete per l’arrampicata indoor e un bar, per completare una giornata divertente ma educativa, davvero estremamente affascinante per la storia che porta con sé e per la bellezza grezza di questo elemento naturale affascinante e temibile, la neve.

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Giulia Mandrino 

Le differenze tra raffreddore e influenza

Lunedì, 18 Dicembre 2017 14:12

Soprattutto durante i mesi freddi le piccole malattie stagionali si fanno sentire, e i bambini sembrano portare a casa da scuola e asilo ogni tipo di malanno. Essendo tuttavia simili tra loro, spesso le mamme non sanno riconoscere quando si tratta di un piccolo raffreddore (da curare semplicemente con pazienza e, eventualmente, qualche suffumigio per fluidificare il muco) o quando invece siamo di fronte ad un’influenza, da trattare secondo le disposizioni del pediatra.

Questo provoca a volte l’eccessiva cura. In altre parole, le mamme si ritrovano a dare medicinali inutili ai bambini. Ma basta fare caso ai semplici sintomi per capire se è un semplice raffreddore o un’influenza più importante!

Le differenze tra raffreddore e influenza: come capire dai sintomi quando si tratta di un semplice raffreddamento o di una malattia da trattare con i medicinali

Prendiamo quindi ogni sintomo, e capiamo come si presenta (e se si presenta) durante il raffreddore semplice o durante l’influenza.

CONGESTIONE NASALE

È caratteristica durante il raffreddore, mentre con l’influenza può essere che non compaia. È il sintomo che ci fa colare il naso e che ci porta ad avere il fazzoletto sempre sotto il naso dei bambini, che hanno bisogno di liberarsi per respirare meglio.

FEBBRE

Quando il bambino ha il raffreddore la febbre è rara e abbastanza leggera, sotto i 38 gradi (e se compare possiamo tranquillamente chiedere il parere del medico). Con l’influenza, invece, la febbre è tipica, e possiamo parlare di influenza quando questa supera la temperatura di 38 gradi.

DOLORI ARTICOLARI

Il dolore articolare compare quasi sempre con l’influenza ed è quindi uno dei sintomi che ci portano a capire che è in corso una malattia più corposa del raffreddore. Con il semplice raffreddore, infatti, i dolori articolari e muscolari sono rari, anche se in alcuni casi possono presentarsi.

DEBOLEZZA E MALESSERE

La debolezza e il malessere corporeo in generale sono solitamente leggeri quando è in corso il raffreddore. Al contrario, quando stiamo covando l’influenza danno una forte sensazione di malessere, in maniera precoce (e cioè già dall’inizio dei sintomi).

MAL DI TESTA

Solitamente con il raffreddore non si presenta (a meno che, di solito, dopo qualche giorno, quando il raffreddore è forte e persistente e il soffiarsi il naso continua imperterrito). Con l’influenza invece può capitare più spesso che si presenti, anche con una forte intensità e provoca molto fastidio.

BRIVIDI

Sono davvero frequenti con l’influenza, quando si ha anche la febbre, mentre con il raffreddore sono abbastanza rari.

GOLA ARROSSATA E RINITE

Questi due sintomi, che assoceremmo tipicamente all’influenza, non sono in realtà frequenti quando i bambini ne sono affetti. Sono più comuni (anzi, possiamo anche dirli caratteristici) con il raffreddore, essendo una sorta di “prolungamento” del malessere delle vie respiratorie.

 Giulia Mandrino

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale

 

I pannolini lavabili Culla di Teby

Lunedì, 18 Dicembre 2017 13:33

I 10 motivi per utilizzare i pannolini lavabili ve li avevamo già elencati: avete ancora qualche dubbio? Noi no, e siamo sempre alla ricerca di marchi speciali che producano prodotti perfetti per noi. Abbiamo quindi scoperto Teby, che unisce la sicurezza e il confort alla comodità. I loro pannolini lavabili si chiamano Culla di Teby, e ora ve li presentiamo.

I pannolini lavabili Teby: il nuovo sistema Culla di Teby per pannolini lavabili belli, sicuri, confortevoli e comodissimi!

I pannolini lavabili Culla di Teby nascono dall’idea di una mamma, e come tutte le idee che scaturiscono dalla mente delle mamme sono migliori di tutte le altre, poiché si basano sull’esperienza concreta e sulla volontà di rendere migliore ciò che utilizziamo ogni giorno con i nostri bambini. Valentina si è avvicinata al mondo dei pannolini lavabili quando è diventata mamma del suo bimbo e (come noi!) se ne è innamorata (per i mille motivi che dicevamo: l’ecologia, il risparmio, la sicurezza, la riduzione delle irritazioni, l’effettiva bellezza dei pannolini…), e si è lanciata nella ricerca dei prodotti migliori. Mancava sempre però qualcosa, e così ha deciso di provare a progettare il suo pannolino lavabile, quello perfetto, nato dalla sua esperienza e da quella delle altre mamme con cui si è confrontata.

Dopo un anno e mezzo di test è giunta così a produrre i suoi pannolini lavabili, interamente prodotti in Italia con l’aiuto di artigiani e professionisti coinvolti in tutta la produzione, per un prodotto sicuro, personale e studiato nei minimi dettagli.

Il pannolino Culla di Teby è nato così, ed è un pannolino lavabile davvero fantastico: è un pannolino composto da una mutandina in cotone soffice e da una culla (da qui il nome) traspirante e impermeabile, in un tessuto tecnico (Il Pul) con all’interno un assorbente lavabile o usa e getta.

Possiamo quindi inserire Culla di Teby nella categoria “pannolini lavabili ibridi”, perché (e qui sta parte della comodità) possiamo utilizzarlo come un pannolino lavabile “normale” oppure come un pannolino usa e getta (ma più ecologico, con meno rifiuti). E poi si trasforma in un costumino da bagno! Basterà scegliere l’inserto adatto.

Ecco quindi un pannolino comodo, performante, sicuro ed ecologico, che è possibile acquistare in varie taglie (con vestibilità dai 2,5 ai 20 chili), con una barriera antiperdita davvero sicura e una mutandina super soffice che dà sicurezza e comodità al bambino. Rispetto a tanti pannolini usa e getta e lavabili, questi di Teby sono pensati in maniera più specifica, con una forma studiata per adattarsi alla conformazione del corpo dei bebè e con una zona posteriore profonda e larga che abbraccia delicatamente ma benissimo il sederino. La parte che si appoggia alla pancia, poi, è più stretta e piatta, ma soffice, e non ostacola i movimenti, così come i girogamba che aderiscono perfettamente alle cosce permettendo di muoversi in libertà ma minimizzando allo stesso tempo le perdite laterali.

Come tutti i pannolini lavabili, poi, quelli Culla di Teby sono sicuri anche per quanto riguarda le irritazioni, poiché i tessuti, rispetto alla plastica dei pannolini usa e getta, sono molto più naturali, delicati e traspiranti.

Anche i bottoni sono studiati in questo senso: non vengono mai a contatto con la cute del bambino, che come sappiamo è molto delicata.

Per l’inverno, poi, c’è una collezione particolare, pensata apposta per i mesi più freddi: i tessuti scozzesi, la lana… Le mutandine contenitive Bio “Cozy Kilt” e "Scottish Winter", calde e avvogenti, sono realizzate in jersey morbido di cotone bio e lana vergine, e come tutte le mutandine Culla di Teby possono essere lavate in lavatrice (con il programma della lana a freddo).

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I pannolini lavabili Culla di Teby ci sono piaciuti fin da subito: sicurezza, ecosostenibilità, comodità, versatilità… Noi non abbiamo più bisogno di altri motivi. Voi?

 Giulia Mandrino

Ieri sono stata a vedere Wonder, il nuovo film con Julia Roberts, Owen Wilson e Jacob Tremblay tratto dal fantastico, omonimo romanzo di R.J. Palacio. Il film uscirà il 21 Dicembre nelle migliori sale ed è distrubuito da 01 Distribution. La trama forse la conoscete: è molto semplice, ma complessissima e super interessante nella sua semplicità, e parla di August, detto Auggie, un bambino di dieci anni nato con una deformazione del cranio e per questo “diverso” nell’aspetto a causa delle numerose operazioni subite. Dopo aver studiato per i primi anni della sua vita a casa, decide che è il momento di andare alle medie insieme ai compagni della sua età. Una svolta decisiva, che gli permetterà di vivere l’ambiente (a volte crudele) della scuola, portando ai suoi compagni insegnamenti immensi nella loro ordinarietà, preziosi e stimolanti per tutti noi.

“Wonder”, uno dei film più belli degli ultimi anni: Julia Roberts, Owen Wilson e Jacob Tremblay nel film adattamento del romanzo di R.J. Palacio parlano a tutti noi di gentilezza, felicità e libertà

Ognuno di noi nella vita ha degli elementi che lo contraddistinguono. Julia Roberts, che nel film interpreta la mamma del bambino protagonista, parlava delle rughe sul suo viso. Le rughe la segnano, e anche se alcuni possono ritenerle elementi negativi in realtà le rughe raccontano sempre una storia. Quelle sulla fronte le erano venute durante l’ultima operazione del bambino, altri segni sul volto erano riconducibili ad un altro momento particolare. Questi sono i segni visibili di ciò che siamo, dei passaggi inevitabili che abbiamo attraversato nella nostra vita. E poi ci sono i segni che abbiamo dentro. Quelli provocati dai momenti che ci hanno segnato e che ci hanno reso chi siamo. Ma ci sono anche alcune caratteristiche momentanee: stati d’animo, pensieri, tic nervosi… Questi sono riconducibili al momento attuale, a ciò che stiamo attraversando nella vita, che a volte ci rende suscettibili a particolari parole e a particolari eventi e che ci pone però di fronte a delle scelte. Un esempio? Per quanto mi riguarda il mio passato mi ha portata a scegliere di mettere in secondo piano la mia carriera dedicandomi (avendone la possibilità) ai miei bimbi. Per me sarebbe difficile non trascorrere tanto tempo con loro e non essere partecipe delle loro giornate e dei loro traguardi.

Tornando quindi al concetto di momentaneo e di presente, quando alla mattina ci svegliamo e incontriamo le persone (molte), e ci interfacciamo con loro, spesso si verificano tante incomprensioni, anche perché la relazione con l’altro non è mai scontata o immediata, soprattutto in una società come la nostra, complessa, ricca di stimoli e di avvenimenti. Cosa possiamo quindi fare noi per cambiare questa tendenza allo scontro?

Questo è un film che apre tantissime prospettive di lettura, tanto che per me è difficile scrivere una riflessione, perché ci sono così tante sfaccettature che ho dovuto per forza registrare dei memo vocali per cercare di raccoglierne alcune. È un film che si concentra sul concetto di interazione con l’altro, e ciò che ho amato davvero molto è il fatto che non è la classica storia triste che ti fa capire “quanto tu sia fortunato in questo momento, quanto non si debba perdere tempo, quanto si debba guardare il bicchiere mezzo pieno, che la vita sia imprevedibile…”. Non è un film dalla lacrima facile: è veramente complesso, ma allo stesso tempo gioioso. Le lacrime che si versano sono di felicità, e non per fatti straordinari ma per l’ordinarietà delle emozioni, causate dalle interazioni positive tra persone semplici. Interazioni basate su una parola che viene utilizzata poco, oggigiorno: “gentilezza”.

“Gentilezza” può assumere innumerevoli sfaccettature. Ma non deve partire mai dalla commiserazione. Lo si vede benissimo in Wonder: quando facciamo qualcosa perché “dobbiamo” essere gentili, perché dobbiamo accogliere l’altro, non è accoglienza e non è gentilezza. Non è positivo per l’altro ma nemmeno per noi stessi. Ma quando ci apriamo alle persone con un occhio di rispetto (perché la vita è complessa e ognuno di noi ha dentro una ricchezza di emozioni, capacità e talenti incredibili) credo che sia importantissimo cercare di aprirsi a tale interazione. Aprirci semplicemente quando ci troviamo davanti ad un’altra persona. Togliere le nostre categorie mentali, i nostri preconcetti, per lasciarci trasportare dall’altro. Aprirci a noi stessi e aprirci all’altro, facendoci vedere per quello che siamo.

Summer, una delle bambine protagoniste, una delle prime amiche di Auggie, dice: “Vengo da te perché ho voglia di un’amicizia vera”. Caspita, è davvero liberatoria come frase. Significa avere voglia di liberarsi dai preconcetti, di liberarsi punto e basta. E in effetti la cosa bella di questo film è Auggie, che da oggetto di commiserazione e peso per la classe diventa strumento di liberazione. Auggie, anche grazie alla sua liberazione fisica, riesce a liberare in qualche modo gli amici e i compagni e a renderli persone più felici, con loro stesse e con gli altri, insegnando, semplicemente essendo se stesso, non solo i valori per se stessi (un termine che spesso implica anche il concetto di “dovere”) ma la felicità che portano questi valori, il senso liberatorio della gentilezza e la libertà di poter essere se stessi, accogliendo anche l’altro con le sue caratteristiche.

I segni, soprattutto quelli più stigmatizzati dalla società, sono ciò che ci rende noi stessi. Sono loro a renderci i più belli, i più talentuosi, i più speciali. “Tutti avremmo diritto ad una standing ovation per ciò che siamo”, dicono ad un certo punto, ed è vero, perché siamo unici e perché è meraviglioso essere unici. Ed è bello sì essere accettati, ma anche essere aperti, vivendo e diffondendo sempre la gentilezza.

Qualche giorno fa parlavo con una mia amica. Notavamo come spesso, soprattutto in paese, l’ambiente sia giudicante. E questo fa male non solo alla persona giudicata, ma anche a chi giudica. Guardiamo a “Wonder”: non è Auggie chi soffre maggiormente. A soffrire più di tutti è il suo compagno di classe bullo. Alle spalle ha una famiglia difficile, chiusa, giudicante nei confronti degli altri. Una famiglia problematica, legata ad un’immagine di perfezione fittizia basata su castelli senza fondamenta che rivediamo anche in altre situazioni (come la famiglia di Miranda: lei ha un vuoto maggiore di quello di Auggie, con i genitori separati, la madre impegnata a non superare l’evento e il padre che la esclude dalla nuova vita).

Sono quindi tre le figure che mi hanno maggiormente colpito: Julian il bullo e la sua famiglia; l’amico Will; e la sorella di Auggie.

La famiglia di Julian, il bullo, fa davvero riflettere. Oltre ad essere giudicante interferisce nella maniera peggiore possibile con la vita del figlio. Il colloquio con il preside (un preside davvero illuminato) la dice lunga: lui cerca di fare capire a Julian la gravità delle sue azioni di bullismo contro Auggie, mentre i genitori tentano di infangare e portare via il bambino dalla scuola. Perché non accettano che il figlio bellissimo e ricchissimo possa essere sospeso.

Parliamo quindi dell’amichetto Will, che inizialmente si avvicina ad Auggie perché la madre e il preside lo spingono verso di lui (a causa della borsa di studio che gli ha permesso di frequentare quella scuola) per diventare suo amico e prendersi cura di lui. Ma l’insegnamento alla fine non sta in questo senso del dovere nei confronti di Auggie, del diverso: la compassione e il fare le cose forzatamente non porta mai da nessuna parte. Will capisce invece che vuole essere amico di Auggie non perché deve, ma perché è bello, perché, wow!, è liberatorio e non bisogna essere belli, bravi, furbi e intelligenti ma semplicemente se stessi, donandosi e prendendo ciò che le altre persone decidono di darci.

La terza figura che mi ha affascinato tantissimo è la sorella maggiore di Auggie. Sta completamente nell’ombra del fratello, perché i genitori erano focalizzati su questo bambino che aveva giustamente bisogno di loro. Soffre, ma con una maturità che molti adulti non avrebbero, consapevole che i suoi non avrebbero potuto affrontare anche i problemi da parte sua. Le sue lacrime commuovono, è una ragazza piena di amore, e ci mostra come a volte certe emozioni abbiano sfaccettature diverse da ciò che sembrano. E paradossalmente nella storia di questa famiglia chi ha sofferto tanto quanto Auggie e i genitori (se non maggiormente) è proprio lei, che non ha avuto l’amore e il tempo che meritava, e che non può contare su nessuno nemmeno quando ha realmente bisogno. Ma alla fine è proprio lei a dare un insegnamento pazzesco al fratello: “Tutto il mondo non gira attorno a te. Non sei l’unico al mondo ad avere problemi. Esci da questa spirale di autocommiserazione”.

Aprirci agli altri con gentilezza non per dovere ma per la gioia di aprirci e di mostrarci come siamo, e fare lo stesso con gli altri togliendo i preconcetti e gli aspetti giudicando, guardando e gioendo con gli altri per ciò che sono, è davvero il bello della vita. È la cosa più meravigliosa che possiamo fare.

Giulia Mandrino 

Sara

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Cecilia

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