Come portare la didattica della scuola finlandese in Italia

La scuola finlandese è tra le più all’avanguardia tra quelle di tutto il mondo. E non perché utilizzi metodi alieni o impossibili da comprendere, ma perché ha fatto di pochi e semplici pilastri la base sulla quale fondare l’educazione dei ragazzi, che stanno sempre al centro del discorso con i loro talenti, le loro capacità, le loro difficoltà e le loro esigenze.

Nello specifico vi avevamo già parlato di come funziona la scuola Finlandese. Ora vogliamo quindi provare a stilare una serie di semplici accorgimenti che la nostra scuola italiana, senza rivoluzionarsi in maniera radicale, potrebbe applicare per trasformarsi in una scuola più all’avanguardia e più efficace, più inclusiva e bambino-centrica, proprio come le scuole del Nord Europa.

Come portare la didattica della scuola finlandese in Italia: qualche regola che potremmo applicare per rendere la scuola italiana innovativa e rivoluzionaria come quella nordica

Non puntare sui voti

A Torino una scuola senza voti (e senza zaino!) esiste già. Qui però non vogliamo suggerire di togliere del tutto il voto. Piuttosto, di tentare di ridimensionare l’importanza di questo, che spesso nella nostra scuola tende ad essere il metro di misurazione ritenuto più affidabile e importante, sul quale basare la valutazione del bambino in generale, e non solo delle sue capacità in una data materia. Insomma, spesso il voto definisce i ragazzi in quanto persone, influendo anche sulla autostima e sul rendimento effettivo.

Certo che il voto è importante, ma non è tutto. In Finlandia, ad esempio, fino ai 13 anni non vengono dati voti, e una volta che si inizia a valutare il lavoro attraverso essi, questi vengono calibrati in base ad ogni studente. Ovvero: il voto va in base alle capacità e in base al miglioramento, e non solo su una scala generica stilata per essere comune a tutti.

Prediligere le domande alle risposte

Più che le risposte standard degli insegnanti, la scuola finlandese punta sulle domande degli studenti: i ragazzi sono spronati ad esprimere i loro dubbi e le loro questioni, e gli insegnanti ascoltano. Soprattutto, prima di dare le risposte si cerca sempre di fare ragionare i ragazzi, in modo da dare loro la capacità di risolvere da soli i problemi, cercando le risposte concretamente e non lasciando che siano gli altri a darle.

Dare importanza all’ambiente

Quello interno è curato e accogliente, con molte aule dedicate alle attività manuali (che qui vengono davvero eseguite, e non solo come laboratori extra). Quello esterno, d’altro canto, è altrettanto valorizzato, poiché il tempo passato all’aria aperta è importantissimo. Uscire dovrebbe essere la regola, e non l’eccezione, e le lezioni dovrebbero svolgersi fuori ogni qualvolta fosse possibile. In questo modo i ragazzi non solo imparerebbero concretamente; non solo acquisirebbero una apertura mentale più performante; ma prenderebbero finalmente confidenza anche con la sostenibilità e con l’ecologia.

L’ambiente esterno dovrebbe essere dunque vissuto maggiormente, in modo da essere percepito dagli studenti come luogo di cui fanno parte attivamente. Sostenibilità ed ecologia, ore passate all’aperto, una scuola che (anche architettonicamente!) stimoli ad uscire e ad interagire con il luogo, con l’ambiente esterno che faccia parte della struttura in maniera armonica e naturale: queste le semplicissime regole.

Inclusione

In Finlandia non esistono scuole private e non c’è divisione tra ceti sociali o tra ragazzi più dotati o meno dotati. Tutti vanno nella stessa scuola. In questo ambiente già di per sé super democratico e super inclusivo, anche i ragazzi con disabilità hanno il loro naturale spazio, perché vengono inclusi in tutte le attività. Hanno ambienti attrezzati per loro e classi speciali, ed educatori ad personam che propongono loro programmi personalizzati, ma lavorano anche moltissimo con gli altri studenti.

L’insegnamento di sostegno (che fin qui pare simile al nostro, con lezioni specifiche e personali e tempo passato con gli altri alunni nella classe “principale”) è tuttavia diversissimo da quello di tutti gli altri paesi del mondo, poiché gli insegnanti sono formati in modo da considerare le difficoltà solo come difficoltà di apprendimento, che possono evolvere, senza focalizzarsi sulle cause mediche. In questo modo tutti sono considerati unici e simili ai compagni: c’è chi ha più difficoltà in alcune materie, c’è chi fa fatica ad apprendere certi concetti, ma tutti potenzialmente possono migliorare.

Non fossilizzarsi sul concetto di classe

Le classi, in Finlandia, non ci sono più (così come le materie, ma questo è un altro discorso): al posto loro vengono prediletti i gruppi di lavoro e di apprendimento. In questo modo ogni ragazzo può trovare il proprio posto, quello in cui sente di avere più bisogno in quel momento, approfondendo, recuperando e coltivando il suo talento.

Il talento, oltretutto, è un’altra cosa su cui, nella scuola italiana, si dovrebbe puntare molto più di quanto facciamo oggi, valorizzando ogni bambino per ciò che è e ciò che ha, non impuntandosi su ciò che non ha.

Considerare il riposo come parte integrante della giornata

Come noi adulti davanti al computer o impegnati nel lavoro di ogni giorno, anche i bambini hanno bisogno di pause. Ancor più di noi! Il movimento è una loro prerogativa, e lo stare seduti è deleterio. Soprattutto quando certe scuole impongono anche l’intervallo chiusi in classe o seduti. Al contrario, dovremmo imparare, in Italia, a considerare il riposo e le pause parte integrante dell’apprendimento, aumentandole.

Ogni mezz’oretta, quindi, sarebbe ideale fare una piccola pausa, nella quale i bambini possano alzarsi, sgranchirsi le gambe e alzare la testa dai libri.

Fiducia negli insegnanti

Oggigiorno sembra che ormai gli insegnanti non abbiano più, purtroppo, l’autorità di un tempo. O meglio: spesso i genitori non credono nelle loro valutazioni, o se la prendono con loro quando i figli combinano qualcosa.

Dovremmo invertire decisamente la rotta, e, come in Finlandia, considerarli con l’importanza che spetta loro. Sono figure preparate, sempre di più, competenti. Hanno frequentato l’università e fatto ore e ore di tirocini. Proprio come gli insegnanti finlandesi, che vengono considerati degni di fiducia tanto quanto i medici, gli psicologi, gli avvocati e i professionisti dei settori più rinomati.

Giulia Mandrino 

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