Quando l’estetica passa dalla natura

Lunedì, 04 Settembre 2017 09:02

Leggere l’INCI di un prodotto cosmetico è sempre la base per salvaguardare la nostra salute, dal momento che la pelle è il nostro organo di collegamento con l’interno dell’organismo. Detto questo, anche assicurarsi che le certificazioni siano serie, per essere certi di ciò che compriamo.

Sono varie le case cosmetiche che stanno attente ai loro prodotti, ma per ognuna ce ne sono molte altre che invece non si preoccupano della qualità. Tra le prime sta sicuramente Natì, azienda che fa della ricerca scientifica e dei livelli qualitativamente altissimi il suo marchio di fabbrica.

Se già ci piaceva, ora Natì è ancora più nei nostri cuori, grazie al suo metodo di produzione certificata pro-vita e grazie anche al movimento ABT, un progetto che vuole restituire alle estetiste il ruolo serio e professionale che spetta loro: non più solo strappapeli, ma professioniste della bellezza e della salute come si addice loro.

Ma soprattutto, ci piace moltissimo il loro progetto “Naturoestetica”, che coniuga finalmente l’estetica con la naturopatia.

Quando l’estetica passa dalla natura: i nuovi corsi di Natì per esperte del settore che vogliono coniugare la professione d’estetista con la naturopatia

Lo scorso luglio in seno a Natì, marchio cosmetico 100% naturale e sicuro, è nato il Movimento ABT 1.0: si tratta di una campagna che vuole ridare alle professioniste della bellezza la professionalità, il ruolo serio e il riconoscimento che spetta loro. Perché, non neghiamolo: spesso si associa la parola “estetista” con la mera professione della ceretta e della chiacchiera sul lettino. Quando, invece, l’estetista dovrebbe essere (e noi speriamo vivamente che così sarà!) un’esperta di fiducia alla quale affidare la nostra bellezza, la nostra pelle. Che, come sappiamo, è uno degli organi più importanti e delicati del nostro corpo.

Noi sosteniamo vivamente le estetiste, libere professioniste e artigiane dalle competenze importantissime alle quali affidiamo molto felicemente la cura della nostra persona, senza fare dell’erba un fascio e rifiutando finalmente l’immagine della ragazza frivola la cui preoccupazione è semplicemente l’aspetto esteriore.

Oltre a sostenere il progetto Movimento ATB 1.0, Natì propone quindi alle esperte del settore corsi a cavallo tra l’estetica e la naturopatia: si chiamano “Naturoestetica” e sono corsi di alta formazione per acquisire competenze trasversali che utilizzano i principi della naturopatia applicandoli alla cura della persona.

L’estetica che passa dalla naturopatia ha dei principi fondamentali: crede che l’alimentazione sia il primo passo per curare la bellezza; mette al centro dei prodotti vitamine e minerali; ritiene le tisane validissime alleate, così come gli oli essenziali e le tecniche olistiche.

Nel corso dedicato alle estetiste (che è diviso in una prima parte “Start” e in 4 moduli da seguire a piacere, che si tengono in due giornate, la domenica e il lunedì - per info www.nati.it) gli esperti propongono quindi approfondimenti divisi in 4 percorsi per integrare nella loro professione la naturoestetica, i fiori di Bach, l’erboristeria e i massaggi olistici.

In tutto questo, la certezza qualitativa e professionale dell’azienda: la produzione dei cosmetici Natì, come dicevamo, si fonda sul metodo pro-vita, che prevede come componente primario del cosmetico l’Acqua BioTecnologica® (un’acqua coerente trattata con tecnologica derivata dalla fisica quantistica). Quest’acqua alla base dei prodotti ha un  valore funzionale altissimo, completamente non tossico.

Quest’acqua è davvero un toccasana che agisce su svariati problemi: l’invecchiamento cellulare, i processi infiammatori, i radicali liberi. E dona elasticità ed energia cellulare alla pelle.

Le creme, le acque tonificanti, i sieri, i prodotti per la pulizia della pelle, i solari… Tutti sono trattati con standard altissimi ed è per questo che sono tollerati universalmente: una loro caratteristica è la bio-compatibilità epidermica, e cioè l’adattabilità e la tolleranza da parte di tutte le pelli, anche quelle sensibili e delicatissime. Non solo: sono tutti prodotti made in Italy al 100% e ognuno è privo di parabeni, siliconi, oli minerali, glicoli aggiunti, PEG, proteine animali e coloranti artificiali. Al 0% sono anche i conservanti aggressivi, gli schiumogeni e i tensioattivi, gli SLS, SLES, ALS o ALES.

Da qualche tempo è nato quindi anche ABT 1.0, il primo cosmetico fatto solo d’acqua. Esatto, solo acqua: l’acqua biotecnologica di cui parlavamo, senza principi attivi ma con la caratteristica di funzionare attraverso deboli campi elettromagnetici che fungono da ponte con l’acqua dei nostri tessuti.

Perché essere belle fuori significa curare anche l’interno. E perché dal nostro aspetto esteriore trasmettiamo sempre qualcosa al nostro organismo.

 

Leggere le etichette e gli ingredienti dovrebbe essere una buon abitudine da adottare in tutti i settori della vita, da quello alimentare a quello cosmetico. In particolare quest’utlimo dovrebbe essere considerato alla stregua dei cibi, poiché non è da sottovalutare l’azione che i vari ingredienti esercitano sul nostro organismo! Ok, non li ingeriamo, ma sapete quanto è porosa e permeabile la pelle, ed è proprio attraverso essa che gli elementi penetrano nel nostro organismo.

Imparare a leggere le etichette sembra però difficilissimo e insormontabile. Ma non è così. Basta avere qualche linea guida, e noi siamo qui per aiutarvi proprio in questo senso.

Ecco come leggere le etichette degli ingredienti dei cosmetici: come capire quando un prodotto è adatto a noi e rispettoso dell’ambiente partendo dagli ingredienti che contiene

La prima cosa da sapere è che la lista di ingredienti presenti sulle etichette è chiamata INCI, acronimo che sta per International Nomenclature of Cosmetic Ingredients. In sostanza, la nomenclatura è internazionale e stabilita, ed è per questo che può risultare incomprensibile ad un occhio poco allenato. Ogni ingrediente ha insomma un suo nome internazionale.

Se fate attenzione potrete notare che molti dei nomi sono in latino, mentre altri sono tradotti in altre lingue. I nomi in latino, però, si riferiscono agli ingredienti che non sono stati modificati chimicamente, e sono quindi da preferire. Insomma: gli oli vegetali e gli ingredienti vegetali puri saranno in latino, e a quel punto saprete di potervi fidare.

Se, come dicevamo, gli elementi puri e vegetali mantengono la nomenclatura latina, quelli di sintesi chimica appariranno invece con il loro nome inglese o con un codice numerico.

In particolare ad apparire con codici saranno i coloranti, anticipati dalla dicitura CI (Color Index) a cui segue la sequenza numerica. Solitamente li si trova in fondo all’elenco (essendo quelli contenuti in minor quantità), e sono da evitare. Meglio sempre preferire prodotti senza colorazione.

Dopodiché state molto attenti all’ordine in cui questi ingredienti compaiono sull’etichetta della composizione. Non è un sistema alfabetico, naturalmente, ma si riferisce all’ordine (da maggiore a minore) degli ingredienti. I primi saranno quelli presenti in concentrazione maggiore, per scemare via via verso gli ultimi.

Si parte quindi con l’acqua (chiamata però “aqua”), l’elemento base (solitamente) dei nostri prodotti cosmetici, e si continua con il resto: prima i tensioattivi, quindi gli emulsionanti, i conservanti, gli estratti naturali, le profumazioni e i coloranti.

Le profumazioni, in particolare, saranno indicate con gli estratti naturali degli oli essenziali (che potranno derivare da agricoltura biologica), e leggerete “essential oil” seguito dal nome in latino della pianta. Se invece si tratta di sostanze chimiche, la dicitura sarà probabilmente un semplice “parfum”.

Detto questo, vi forniamo ora un elenco degli elementi che bisognerebbe sempre evitare: leggete sempre le etichette, soprattutto nei prodotti destinati ai bambini, ma anche quando acquistate in erboristeria (a volte succede che si utilizzino ingredienti off-limits anche negli ambienti migliori).

Innanzitutto, gli ingredienti derivati dal petrolio, come i tensioattivi derivati dalla sua raffinazione (Sodium laureth sulfate, Sodium lauryl sulfate, Ammoniun lauryl sulfate, eccetera) oppure la paraffina liquida, PEG e PPG, i Mineral Oil e il Petrolatum.

Dopodiché evitate gli ingredienti inquinanti, quelli indicati con le sigle EDTA, MEA, TEA e MIPA, oppure quelli allergizzanti, tra i quali troviamo Triclosan e Imidazolidinyl urea, DMDM Hydantoin, Methylisothiazolinone e Methylchloroisothiazolinone (solitamente utilizzati per il loro potere conservante).

Non è una novità: anche i siliconi sono da eliminare dalla nostra vita, quindi attenzione a Poliquaternium-80, Dimethicone e Amodimethicone, quei siliconi che rendono sì belli i capelli (ma solo per un attimo), ma assolutamente poco sani.

Insomma, basta fare attenzione un pochino di più per evitare di portare in casa saponi, shampoo, creme e trucchi poco sani. Memorizzate queste nozioni e l’acquisto sarà una passeggiata!

 

Se già la gravidanza e la nascita di un figlio portano con sé i suoi inevitabili e naturalissimi dubbi, ad aggiungere benzina sul fuoco dell’insicurezza ci pensa un aspetto delicato della nostra vita. Esatto, parliamo del sesso, che dopo il parto sembra spaventoso quanto mai, un po’ per motivi fisici, e un po’ a livello psicologico.

Ma vediamo insieme quali sono questi dubbi e come possiamo superarli per tornare ad avere una soddisfacente e normale vita sessuale con il nostro partner.

Tutto ciò che devi sapere sul sesso dopo il parto: quali sono i dubbi principali e cosa cambia davvero dopo a livello intimo dopo la gravidanza

Non preoccupatevi se non vi sentite pronte: quasi nessuna lo è. Anche quando si ritrova lo stimolo, e anche quando sembra che il desiderio torni, un piccolo lumicino di dubbi c’è sempre. Perché? Innanzitutto per questioni fisiche: molto più della metà delle donne subisce traumi vaginali durante il parto, e queste ferite per rimarginarsi hanno bisogno di tempo (solitamente il ginecologo raccomanda 6 settimane di astinenza). Dall’altra parte c’è anche il sentimento materno, che è tutto nuovo: soprattutto dopo il primo figlio, sono molte le donne che si sentono quasi in colpa a ritrovare l’intimità, “staccandosi” così dal figlio, emozionalmente.

Quando tornerà il desiderio? Solitamente dopo un paio di mesi. Prima ci sono vari fattori che portano la donna a non provare la voglia di intimità. In primo luogo il dolore alle parti intime; in secondo luogo il dolore del parto, che è ancora fresco nella mente e che inconsciamente porta ad avere una sorta di paura di rimanere nuovamente incinta (ma poi l’ossitocina farà il suo dovere e lo cancellerà ben bene!). E poi c’è la stanchezza, dovuta ai nuovi ritmi: eh sì, quando si è stanchi come si può provare il bel desiderio di quando si è rilassati?

Detto questo, la questione delle sei settimane è in effetti molto importante. I ginecologi lo raccomandano perché è attorno a quella data che si procede con il controllo post-parto, che saprà dire se le parti intime sono guarite e pronte a rimettersi in sella. È sempre quindi bene seguire i loro consigli, rispettando i tempi dati.

Se però anche nel caso non ci fossero problemi ancora non vi sentite pronte a ripartire, nessun problema: innanzitutto, non forzatevi; e, in secondo luogo, se il malessere psicologico di avere paura del dolore vi pesa, chiedete consiglio a ginecologi e ostetriche: sapranno certamente consigliarvi le posizioni più dolci e il modo più consono a ritrovare l’intimità, ricorrendo anche a creme e lubrificanti perfetti per ritrovare il piacere senza la paura del dolore.

Prima di tutto questo, però, sono molte le donne (e gli uomini) che si chiedono se non sia possibile procedere comunque con qualche giochetto, un po’ per mantenere vivo il desiderio, un po’ per, giustamente, dare sfogo al piacere sopito. La buona notizia è che nella maggior parte dei casi (nei quali la gravidanza sia stata fisiologica e senza problemi durante il parto) è anche possibile avere un sano orgasmo! L’unica regola è evitare sempre la penetrazione, anche quella con le dita. Via libera quindi a strusciamenti, petting, masturbazione leggera (solo esterna, che stimoli il clitoride) e rapporti orali (ma solo da parte della donna: meglio evitare il cunnilingus, in quanto poco igienico per una zona delicata e in fase di guarigione).

Tutto questo dal versante fisico. Da quello psicologico, è tutto un altro paio di maniche. Anche qui potrebbero esserci ostacoli, consapevoli o inconsci. Innanzitutto da parte della donna: il distacco metaforico dal figlio è il primo pensiero. E poi da parte del partner: c’è chi prova gelosia nei confronti del bambino che riceve tutte le attenzioni (è normale!); c’è chi dopo la gravidanza ha un rispetto tutto nuovo, quasi maniacale, del corpo della donna, e ha paura ad avvicinarsi; e c’è chi dopo aver visto quanto la mamma ha sofferto durante il parto ha un’inconscia paura di provocarlo di nuovo.

L’importante è parlare, stare insieme, continuare a ritagliarsi momenti da soli, senza i figli. Perché la vita di coppia deve sempre e comunque esistere anche quando non si è più solo in due!

In ogni caso, se il vostro desiderio torna troppo a tardare, non sottovalutate il campanello d’allarme: farà stare male voi, e farà stare male il vostro partner, ricadendo sulla neonata famiglia. Ecco perché non bisogna vergognarsi di cercare aiuto da chi è più esperto: psicologi, sessuologi, ginecologi o ostetriche sapranno certamente indirizzarvi e aiutarvi per ritrovare la giusta dimensione sessuale e la buona, vecchia intimità.

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

I più bei vulcani da visitare con la famiglia

Venerdì, 01 Settembre 2017 14:41

Ah, i vulcani. Solitamente sono uno degli argomenti scientifici preferiti dai bambini! A scuola stanno attentissimi, quando arriva questa lezione, e già prima si lasciano affascinare da queste montagne incantate, incandescenti e terribili.

Oltre a creare esperimenti (http://www.mammapretaporter.it/educazione/gioco-stimoli-mb/gli-esperimenti-scientifici-da-fare-in-estate) per ricreare vulcani di sabbia o di altri materiali, perché quindi non organizzare una gita o un viaggio alla scoperta dei più bei vulcani in Italia e in Europa?

I più bei vulcani da visitare con la famiglia: i viaggi alla scoperta dei vulcani italiani ed europei più affascinanti, per fare contenti grandi e piccoli

1) Partiamo dal più affascinante, agli occhi di molti: l’Etna, in Sicilia, in provincia di Catania e quindi sulla costa Est, uno dei 10 vulcani attivi in Italia (oltre a Stromboli, Vesuvio, Ischia, Lipari, Vulcano, Pantelleria, Colli Albani, Campi Flegrei e Isola Ferdinandea). È alto 3300 metri ed è quindi il più alto d’Europa. Essendo facilmente accessibile è possibile visitarlo praticamente tutto l’anno ammirando le magnifiche colonne di cenere e di gas che spesso produce.

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2) Sempre in Sicilia, ecco lo Stromboli, bellissimo perché spunta proprio dal mare, essendo su un’isola molto più piccola. L’isola di Stromboli che dà il nome al vulcano fa parte delle Eolie, quindi se ci passate le vacanze una visita è più che consigliata. È molto attivo e riversa la sua lava e le sue piroclasti in mare attraverso la strada del fuoco, un pendio ripido e bellissimo da ammirare.

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3) L’ultima volta che è eruttato era il 1944, ma non per questo (assolutamente) non è in funzione. Il Vesuvio, a Napoli, è semplicemente silente, ed è molto pericoloso perché si trova in un’area densamente abitata e piena di abitazioni. Il rischio è quello di una tragedia come quella di Pompei ed Ercolano, le città romane che nel 79 d.C. furono seppellite dalla cenere. Se passate da Napoli, lo vedrete imponente guardare la città.

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4) Sempre nel napoletano c’è poi il Vulcano Solfatara, anch’esso silente (dal XVI secolo). Fa parte dei Campi Flegrei, un comprensorio a nord di Napoli costituito da circa 40 antichi vulcani. La passeggiata qui è davvero interessante, poiché si può assistere a vari fenomeni di origine vulcanica come le fumarole, le mofete ed i vulcanetti di fango. Oltre a tutto ciò, l’escursione è perfetta per ammirare le zone boschive e quelle di macchia mediterranea.

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5) Gli amanti del Trono di Spade ameranno l’Islanda: è detta l’isola del Ghiaccio e del Fuoco per la sua caratteristica di ospitare tanto il freddo quando il calore immenso dei vulcani. Il più affascinante è certamente l’Eyjafjallajokull, il vulcano che dopo un paio di secoli di inattività ha recentemente ripreso a fumare: è lui, infatti, che nel 2010 causò l’annullamento di decine di voli nei cieli europei.

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6) Nelle Azzorre, in Spagna, è presente il Monte Pico, sommità dell’omonimo vulcano. Se amate le scarpinate anche un po’ faticose, la salita di questo vulcano vi regalerà una vista mozzafiato sull’arcipelago delle Azzorre.

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7) Infine, il vulcano di Thera, sull’isola di Santorini, in Grecia, quello che causò nel secondo millennio a.C. la scomparsa della civiltà minoica (la cultura di Creta fiorita nel periodo dell’Età del Bronzo) e che recentemente, dopo 60 anni dall’ultima eruzione, sembra avere ripreso la sua attività, con la camera magmatica che si è nuovamente riempita.

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Diventare genitori ti cambia la vita. E non solo quella quotidiana. In qualche modo e inevitabilmente anche quella sessuale prende una nuova piega. Vuoi per il corpo che cambia, vuoi per il fatto che il tempo non è più nostro, vuoi perché in casa non siamo più soli…

Ciò però non deve significare per forza una svolta in negativo. Non dobbiamo infatti negarci questo piacere e questa intimità. Perché sarebbe sbagliato tanto per noi quanto per i nostri figli, che indirettamente risentirebbero di un rapporto genitoriale che si incrina.

Quando il sesso dopo avere avuto figli sembra impossibile: perché non è giusto rinunciare all’intimità dopo essere diventati genitori e come prendersi gli spazi giusti

“Prendersi cura di se stessi” è una regola fondamentale per la vita, e lo è soprattutto nei momenti nei quali ci lasceremmo più andare. La maternità o la paternità è certamente uno di questi momenti: la vita cambia, non siamo più al centro del nostro mondo, e lesinare sulla cura di sé non sembra più così oltraggioso. E non parliamo solo del prendersi il tempo per curare l’aspetto fisico o quello mentale. Parliamo anche e soprattutto del sesso, perché avere un’intimità soddisfacente è senza dubbio uno dei pilastri dello stare bene con noi stessi, fisicamente ed emozionalmente.

Sono però moltissimi i genitori che per svariate ragioni dopo la nascita dei figli rinunciano piano piano a questo aspetto della loro vita, considerandolo chi superfluo, chi impossibile, chi addirittura irrispettoso dei figli. Queste ragioni sono diverse: il tempo che manca, il non sentirsi (soprattutto da parte della partner femminile) desiderabile come una volta, il dolore dopo il parto che porta ad una crescente assenza di intimità come in un circolo vizioso, la stanchezza, la pigrizia, il senso di “stranezza” che pervade i primi periodi della genitorialità (e spesso anche della gravidanza: sono molte, forse troppe, le coppie che smettono di cercarsi già durante la gestazione, anche quando questa è fisiologica e quindi priva di rischi).

È assolutamente normale che qualcosa cambi. Come dicevamo, avere un figlio significa non essere più soli. Significa essere responsabili di un altro essere umano.

Il problema è che non fare l’amore diventa poi un’abitudine. Come uno snack delizioso tira l’altro, e come la pigrizia porta pigrizia. Bisogna quindi fare attenzione: anche se un calo dei rapporti è normale e fisiologico, sarebbe bene rendersene conto, per tornare dopo un po’ alla normalità evitando così un crollo ulteriore.

Per farlo, non serve strafare. Inizialmente l’intimità può essere ritrovata non solo attraverso i rapporti sessuali, ma anche solo grazie a carezze, massaggi o momenti dedicati esclusivamente alla coppia. Senza quindi sentire la pressione del “dobbiamo farlo”, possiamo semplicemente lasciarci andare al relax insieme. Piano piano l’intimità fisica si riequilibrerà, riscoprendo il piacere del toccarsi, del cercarsi e del coccolarsi teneramente.

Parlare, poi, fa certamente bene. Non nascondete al partner che il vostro desiderio è calato: probabilmente è successa la stessa cosa a lui/lei, e fatica a parlarne tanto quanto voi. Oppure, al contrario, la sua passione è rimasta invariata, ma sta semplicemente attendendo rispettosamente un vostro segno. Parlarne, come per qualsiasi altro problema, fa quindi benissimo: è liberatorio e spesso abbastanza erotico: parlare di sesso è un modo come un altro per stimolare il desiderio.

Detto questo, le altre due abitudini che certamente fanno bene al ritrovamento dell’intimità sono il prendersi cura di sé (come dicevamo all’inizio: sentirsi bene con se stessi, sentirsi belli e desiderabili è solo il primo passo!) e il movimentare la routine: uscire insieme, senza bimbi; non pensare che il sesso si fa solo in camera da letto; baciarsi inaspettatamente. Sono tutti piccoli gesti non abitudinari che vi aiuteranno in questo proposito! E anche se inizialmente non sentite l’esplosione di desiderio come una volta, non preoccupatevi: se il non fare l’amore è un circolo vizioso, il fare l’amore è, dall’altro lato, un circolo virtuosissimo. E vedrete che piano piano intimità porterà sempre più intimità!

 

 

Che abbiamo un partner da molti anni o che invece di partner ne abbiamo più d’uno, una domanda a volte frulla in testa: il sesso che facciamo è perfetto? È completo? È il top che possiamo raggiungere? In realtà la risposta non è univoca. C’è chi con l’intimità ha un rapporto libero e spensierato, chi si conosce profondamente, chi con il partner ha trovato l’equilibrio che cercava; e c’è chi invece è più riluttante a lasciarsi andare, chi non trova il punto d’incontro, chi non conosce a fondo il proprio corpo tanto da capire che in realtà ci sarebbe molto di più.

La questione è quindi aperta e variegata. Ma certamente un punto fermo c’è: nella maggior parte dei casi, infatti, un margine di miglioramento c’è sempre.

Ne sanno qualcosa i medici Mike Lousada e Louise Mazanti, esperti sessuologi e coppia sposata, che nel loro recente libro “Real Sex” stanno cercando di spiegare al mondo che ci sono moltissime credenze sbagliate riguardo al sesso. E sono proprio queste credenze a rendere l’intimità riluttante o frenata.

Sì, il nostro sesso può sempre migliorare lo dice la scienza: perché ciò che crediamo riguardo all’intimità è sbagliato e come possiamo dare una spinta al sesso

La premessa della pubblicazione di Lousada e Mazanti è semplice: la società ci ha inculcato un’idea di sesso distorta dalla realtà. Ci ha messo pressione, ci ha spinto all’insicurezza. E tutto questo porta molte coppie (e molti singoli, quando non in coppia fissa) ad avere problemi con l’intimità. A vergognarsi, insomma.

Nel libro, quindi, i due sessuologi rivelano ai lettori le loro sette chiavi per il “sesso vero”, che, nelle loro parole, significa raggiungere un livello di connessione più stretto attraverso la consapevolezza che la nostra energia sessuale può essere incanalata per creare una nuova intimità, più piena e soddisfacente, con se stessi e con il proprio partner.

In un’intervista recente, la dottoressa Mazanti ha risposto ad una semplice eppure profondissima domanda: cosa c’è di sbagliato nel sesso che la gente fa oggigiorno? La risposta è altrettanto disarmante nella sua semplicità: il fatto è che non abbiamo più un’immagine naturale e sana del sesso, ma in testa si susseguono sempre e inevitabilmente le immagini con cui la società ci nutre, e cioè quelle derivanti dalla pornografia e dalla cultura dei mass media. Ancora oggi il sesso è considerato, in profondità, qualcosa di sbagliato o vergognoso, specialmente nei confronti delle donne, che non si sentono così in diritto di esprimere e vivere la propria sessualità, nonostante le battaglie dei reggiseni bruciati e del “fate l’amore non fate la guerra”. 

Ecco perché durante il sesso, anche inconsapevolmente, ci ritroviamo sempre a monitorare la nostra performance, frenando gli eccessi ove ci sentiamo troppo disinibiti o, all’estremo opposto, forzandoci di spingere di più se ci vediamo troppo pudici. Il risultato è inevitabilmente un distacco dalla nostra vera intimità, e da quella con il nostro partner.

Ciò che dovremmo quindi fare passa attraverso le sette chiavi suggerite dai sessuologi: lasciare che il proprio desiderio sessuale si faccia sentire libero; evitare di sentirsi vergognosi o inibiti quando si tratta di conoscere a fondo ed esprimere il proprio io sessuale; reclamare il proprio corpo e lasciare che possiamo fare esperienza di nuove tipologie di piacere e sensazioni; legare le proprie emozioni, il proprio corpo e le proprie sensazioni a quelli del partner, per ravvivare davvero l’esperienza sessuale; comunicare chiaramente e senza freni, senza vergogna, con il partner, in modo da creare fiducia reciproca e in modo da lasciarsi andare davvero al piacere; e infine esprimere la propria sessualità in maniera cosciente e piena, nel modo che riteniamo più appropriato per noi stessi, senza sconfinare ma anche senza frenarci.

Nella stessa intervista che citavamo, la dottoressa dà poi altri sei consigli per migliorare davvero il sesso, pian piano e in maniera soddisfacente. 

  1. Utilizzare la respirazione in maniera profonda per conoscere il proprio corpo, respirando coscienziosamente ogni volta che ne abbiamo l’occasione.
  2. Mentre respiriamo, ascoltiamo il petto e la pancia, dopodiché ascoltiamo davvero ogni sensazione in ogni parte del corpo.
  3. Cerchiamo di capire dove stanno le tensioni, e con coscienza e attenzione cerchiamo di allentarle.
  4. Spostiamo quindi questa attenzione, questa coscienza del nostro corpo e del nostro respiro, ai nostri genitali, immaginando di respirare con essi.
  5. Se siamo in un ambiente adatto e intimo, appoggiamo quindi una mano sul cuore e una sui genitali. Dopo un po’, potremmo sentire una leggerissima sensazione di piacere o di formicolio proprio in quella zona, in risposta all’attenzione che le stiamo dando.
  6. Ripetiamoci quindi: “sono una donna sessuale/sono un uomo sessuale”, fino a che non lo intendiamo davvero.

Un esercizio, questo, da ripetere ogni volta che ci sentiamo disconnessi dalla nostra sessualità, inibiti o al contrario forzati verso qualcosa che non sentiamo nostro. Sarà un modo per riprendere la nostra dimensione intima più vera, quella che ci farà entrare in connessione ancora più profonda con noi stessi, incanalandola poi nell’intimità con il nostro partner.

 

 Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

9 grotte italiane da visitare insieme ai bimbi

Mercoledì, 30 Agosto 2017 09:38

Le grotte affascinano noi adulti. Immaginate quindi l’effetto amplificato che hanno sui bambini, la cui natura li porta ad amare istintivamente (la maggior parte delle volte!) nascondigli e luoghi misteriosi.

In Italia siamo fortunatissimi: di grotte ce ne sono a bizzeffe, tutte belle e affascinanti e molte delle quali visibili tranquillamente in famiglia, con guide turistiche specializzate che ce ne faranno apprezzare ancora di più la storia e la scienza che ci stanno dietro. Un’occasione per dilettarsi con un po’ di sana speleologia!

9 grotte italiane da visitare insieme ai bimbi: le grotte e le caverne più affascinanti d’Italia per una gita in famiglia unica e indimenticabile

NORD

Toirano (Liguria): Sono zeppe di stalattiti, stalagmiti e alabastro: quella alle grotte di Toirano, nell’entroterra savonese, è una bellissima gita. In 70 minuti di visita le famiglie possono passeggiare in queste grotte davvero suggestive, piene non solo di meraviglie naturali ma anche di testimonianze del passaggio dell’uomo (ci sono tracce e impronte dell’homo sapiens) e degli animali preistorici: imperdibile è infatti il Cimitero degli Orsi, con i resti dell’insediamento animale preistorico. Gli antichi animali trascorrevano infatti qui dentro il loro periodo di letargo, circa 27-24000 anni fa. Il biglietto intero costa 10 euro, e i bambini tra i 5 e i 14 anni pagano 5 euro.

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(Grotte di Toirano)

Bus di Tacoi (Lombardia): Appena sopra Gromo (Bg) c’è una rupe che difende il paese. È proprio qui che si trova il Bus di Tacoi, o “buco dei ghiacci” in dialetto bergamasco. Si trova in val Seriana ed è una grotta carsica che si trova in una zona ricca anche di miniere. Rispetto alle altre grotte italiane, il percorso è molto più lungo: la visita dura circa 6 ore ed è necessario un minimo di attrezzatura ed esperienza. Questo percorso di 6 ore porta al Lago Verde, un laghetto naturale incastonato tra le pareti carsiche ricche di stalattiti e stalagmiti.

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(Gromo)

Grotta Gigante (Friuli Venezia Giulia): come dice già il nome, la Grotta Gigante è la grotta turistica più grande del mondo. Esatto: del mondo! Vicino a Trieste, a Sgonico, ecco quindi questa cavità scoperta nella metà del diciannovesimo secolo e aperta al pubblico dal 1908. Se le altre grotte presentano più sale, questa è composta da un unico, grandissimo salone, alto quasi 100 metri. Una scalinata di 500 gradini permette quindi di salire fino in cima alla terrazza del Belvedere, ammirando così la grotta dall’alto in tutta la sua imponenza. La visita dura circa un’oretta: tenete presente che ci sono 11 gradi costanti per tutto l’anno, quindi è necessario pensare bene all’abbigliamento anche in estate!

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(Grotta Gigante)

CENTRO

Frasassi (Marche): Sono forse le più note in Italia: le grotte di Frasassi, in effetti, sono davvero imperdibili, con i loro 13 chilometri di gallerie e con il percorso speleologico tra i più suggestivi. Ci si arriva dal comune di Genga, in provincia di Ancona, e una volta giunti sul posto si può scegliere uno tra i due percorsi proposti: attraverso essi si giunge all’Abisso Ancona (un gigantesco cratere sotterraneo in grado di contenere idealmente il Duomo di Milano), al Laghetto Cristallizzato, alla Cascata del Niagara (meravigliosa: una colata bianca e candida di calcite pura), al Castello delle Fatine e ai Giganti (un gruppo di stalagmiti millenarie). Ci sono poi il Gran Canyon, la Sala dell’Orsa, la Sala Infinito… Insomma, un percorso ricco e variegato.

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(Grotte di Frasassi)

Pastena (Lazio): Queste grotte di trovano in provincia di Frosinone, presso Minturno, e sono davvero sorprendenti: si sono formate in migliaia di anni attorno al torrente sotterraneo, e oggi abbiamo la possibilità di visitarle nella maniera più affascinante possibile. Al loro interno ci sono infatti due percorsi: uno di circa 900 metri, attraverso il quale è possibile visitare la grotta con le sue sale più incredibili (quella delle Colonne, che è davvero uno spettacolo della natura, ma anche quella dei Piastrelli, quella delle Meraviglie e quella del Calvario); il secondo percorso prevede di entrare nell’altro ramo della grotta, quello che dopo una passeggiata di un paio di chilometri porta alla Valle del Sacco a Falvaterra, anche attraverso una scalinata di circa 200 metri (sicura, che passa attraverso il Fosso Mastro).

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(Grotte di Pastena)

Grotta del Vento (Toscana): in Garfagnana, al centro del parco delle Alpi Apuane in Toscana, si trova la Grotta del Vento, originata dagli agenti atmosferici che hanno agito nel corso dei millenni sulle rocce calcaree del luogo. Stalattiti e stalagmiti, laghetti, corsi d’acqua… Tutto questo si trova all’interno della Grotta del Vento, che è possibile visitare optando per uno tra i vari itinerari (che variano per durata della visita: una, due o tre ore), facilmente accessibili alla maggior parte dei visitatori, oppure scegliere i percorsi avventura con impronta speleologica. Per tutto l’anno la temperatura si aggira intorno ai 10, 11 gradi.

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(Garfagnana)

SUD

Grotte di Castellana (Puglia): Una visita di un paio d’ore per 3 chilometri di percorso (oppure una ridotta, di 50 minuti): le grotte di Castellana, in provincia di Bari, presentano ambienti vari con stalattiti, stalagmiti, cristalli e colonne maestose. Alla fine del percorso si giunge alla bellissima Grotta Bianca, fatta in alabastro e quindi super candida e abbagliante. Le grotte sono aperte tutto l’anno (ma è sempre bene controllare gli orari di apertura) e il biglietto va dai 16 euro della visita completa ai 12 per quella parziale. I bambini fino a 5 anni, invece, entrano gratuitamente.

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(Wikipedia)

Grotta del Romito (Calabria): il comune di Papasidero, in provincia di Cosenza, nel Palco Nazionale del Pollino, ospita la Grotta del Romito, una grotta risalente al Paleolitico Superiore che oltre alla bellezza della natura mostra segni del passaggio dell’uomo, con incisioni rupestri e tracce si antiche sepolture.

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(Mibac)

Grotte di Pertosa Auletta (Campania): la particolarità affascinante è il primo tratto del viaggio alla scoperta di queste grotte. Ci si arriva infatti in barca, su piccole imbarcazioni guidate da personale esperto. La visita è adatta a tutte le età e percorre un tratto di circa un chilometro, comprendente i primi 400 metri in barchetta. Si raggiungeranno così, insieme alla guida, la Sala del Paradiso, la Grande Sala, la Sala delle Spugne e il Braccio delle Meraviglie. Si possono scegliere tre tipologie di visita: quella completa, a 20 euro; quella ridotta, a 13 euro; oppure quella speleologica, a 35 euro.

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(Grotte di Pertosa Auletta)

 

Cucinare è un’attività estremamente stimolante e da incoraggiare. Non solo perché farlo insieme è un’occasione per passare del tempo di qualità con i nostri figli, ma anche per il fatto che questa attività manuale allena moltissimo la motilità, ma anche l’intelletto e l’indipendenza.

Noi ne approfittiamo sempre, cercando ricette che possiamo eseguire insieme oppure piatti che i bambini possano assemblare da soli, per stimolarli ancora di più! Ogni età naturalmente ha i suoi piatti più indicati, e ogni bambino ha la sua capacità manuale. Partiamo quindi da ricette base, semplici, senza cottura, per giungere poi a quelle un pochino più elaborate!

8 ricette estive che possono cucinare i bambini: qualche idea di piatto che i bambini possono realizzare da soli

Spiedini di frutta: basterà infilzare in qualche stuzzicadenti lungo la frutta precedentemente tagliata (insieme ai bambini! Tagliare con il coltello è un’attività importante esattamente quanto l’imparare a tagliare con le forbici), a rondelle o a cubetti. Utilizzate anguria, fragole, banane, uva… L’importante è scegliere sempre i frutti di stagione in quel momento.

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Spiedini di frutta da immergere nel cioccolato: La stessa ricetta ma con un tocco che è una bomba. Facciamo preparare ai bambini gli spiedini, oppure degli stecchini sui quali infilzeranno solo una o due fette di frutta, e nel frattempo noi facciamo sciogliere del cioccolato fondente in un pentolino. Facendo poi attenzione, i bambini potranno immergere gli spiedini nel cioccolato e appoggiarli su un piattino. Il cioccolato pian piano si solidificherà (mettiamoli pure in frigo!) e il risultato sarà delizioso!

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Hummus di ceci: per iniziare ad usare il frullatore questa ricetta è davvero ottima. Facciamo scolare ai bambini 400 grammi di ceci in scatola, quindi lasciamo che li mettano nel frullatore insieme a due cucchiai di tahina, mezzo limone spremuto e un pizzico di sale. Frulliamo bene (guardando la magia del cibo che si fluidifica!) e mangiamo con delle tortilla o con della verdura tagliata a listarelle.

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Insalata nel barattolo: Prendiamo un barattolo bello grande quindi facciamo assemblare ai bambini un’insalata in acquario! Verdure, olive, mozzarelline, semi, pomodorini… Tutto quello che viene loro in mente! Poi condiamo con olio e sale e godiamoci l’insalatona preparata da loro (che apprezzeranno ancora di più!).

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Bruschette colorate: Tostiamo delle fette di pane integrale quindi facciamole condire ai bambini. Insegniamogli a tagliare i pomodorini, a versare l’olio, a salare, e componiamo le bruschette con fantasia insieme a loro.

Pinzimonio: Come dicevamo, tagliare è una skill importante. Aiutiamo i bambini a tagliare le carote, le zucchine, il sedano, il finocchio, e poi lasciamogli comporre un bel piattone di pinzimonio, preparando anche le ciotole con olio e sale oppure con l’hummus.

Rotolo di frittata fredda: Dopo aver preparato una frittata leggera, stendiamola su un piano. Facciamola condire ai bambini con ricotta di pecora, pomodorini, rucola o con gli ingredienti preferiti. Arrotoliamola poi su se stessa e tagliamola a rondelle, servendola bella fresca.

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Palline dolci: Per dolce non serve cucinare torte pompose, perché esistono dolcetti senza cottura! Già, come le nostre palline dolci di cocco o quelle al cioccolato. Buonissime ma soprattutto divertentissime da preparare.

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(Photo credit: Mirror.co.uk)

Qualche giorno fa sono andati in onda gli MTV Video Music Awards 2017, presentati da Katy Perry e guardati da milioni di telespettatori. Ma non è stato un video a prendere il palco. Non è stata una delle tante memorabili e magnifiche performance.

No, nelle orecchie e sulla bocca di tutti è rimasto un discorso: quello di Pink, che ha dedicato il premio vinto alla sua piccola Willow.

Il discorso di Pink a sua figlia, per accettare quello che siamo: le belle parole della cantante alla piccola Willow, per fare capire a tutti noi che siamo bellissimi sempre e comunque

Sul palco Pink ci è andata per ritirare il prestigioso premio Michael Jackson Vanguard Award. Completo maschile in linea con lo stile jacksoniano, il suo outfit in realtà nascondeva un messaggio più profondo del semplice omaggio al gigante del pop.

Il suo completo maschile si è rivelato infatti quanto di più appropriato, dopo aver ascoltato il discorso di accettazione del premio che la cantante ha dedicato alla figlia Willow. La piccola a quanto pare non si sente bella. O quantomeno non si sentiva carina, prima del discorso della mamma. Che con bellissime parole ha fatto capire a lei e a tutto il mondo che ognuno è bello a modo suo, che la gente avrà sempre di che sparlare, e che l’unicità è la più grande forza che abbiamo.

Willow ha sei anni e, in braccio al papà, in mezzo al pubblico, si è mostrata al mondo vestita esattamente come la mamma, in completo maschile. Proprio lei che pochi giorni fa si è lamentata con Pink del fatto di “essere brutta” e di “sembrare un ragazzino con i capelli lunghi”.

A casa Pink ha deciso di fare riflettere la sua (bellissima) bambina presentandole un Power Point con tutti gli artisti più ispiratori che hanno fatto della libertà di pensiero e di look la loro chiave stilistica: Prince, Michael Jackson, Elton John, George Michael… Dopodiché le ha parlato un po’. Ed è proprio sul palco dei VMAs che ha riportato la chiacchierata che hanno avuto nei giorni scorsi.

“Stavo portando mia figlia a scuola quando mi ha detto: “Mamma, sono la bambina più brutta che io conosca. Sì, sembro un ragazzino con i capelli lunghi”. E allora io le ho detto: “E allora io cosa sembro?”. “Tu sei bellissima”, mi ha risposto. “Beh, grazie! Però quando la gente ride di me dice proprio che sembro un maschio, che sono mascolina, che ho troppe opinioni, che il mio corpo è troppo forte.

Ma mi vedi per caso fare crescere i capelli?” Mi ha risposto: “No, mamma”. “Mi vedi cambiare il mio corpo?”. “No, mamma”. “Mi vedi cambiare il modo con il quale mi presento al mondo?”. “No, mamma”. “Mi vedi riempire gli stadi di tutto il mondo?”. “Sì, mamma”. Quindi, piccola mia, noi non cambiamo. Prendiamo la pietra nella conchiglia e la trasformiamo in perla. E aiutiamo gli altri a cambiare. Tu, mia cara ragazza, sei bellissima, e io ti amo.”

Un discorso, questo, che è diventato giustamente virale. E che nasconde (nemmeno troppo velatamente) una bella lezione: non siamo noi che dobbiamo cambiare. Sono gli altri. Quelli che giudicano, che sparlano, che sembrano avere opinioni fondate semplicemente sull’esteriorità. E per farli cambiare non serve molto: basta che rimaniamo noi stessi, senza dare peso a questi pensieri, ma sfruttando la nostra unicità per riempire metaforicamente gli stadi, proprio come Pink.

 

Le torte non devono per forza essere morbide e perfette alla vista. Noi amiamo anche quelle "crumble", e cioè sgretolate, la cui superficie si presenta irregolare e sfaccettata, croccante, friabile e irresistibile. Ci sono molti modi per ottenerle: noi amiamo questo, con i fiocchi di avena!

Torta crumble mele e frutti rossi: come cucinare la torta croccante e friabile dal cuore cremoso a partire da avena, mele e frutti rossi

 

Sara

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Cecilia

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