Se avete un po’ di manualità e se il lavoro a maglia è tra le vostre passioni, certamente avrete creato delle meraviglie per il corredino per il vostro bambino e il suo armadio sarà pieno di piccole chicche fatte a mano, tra calzini, scarpine, sciarpe e maglioncini.
Ma il lavoro a maglia ci permette di fare anche qualcosa di diverso dal solito, qualcosa di davvero molto utile, differente dalle solite copertine per bambini: il sacco nanna.
Il sacco nanna è una coperta per bambini davvero utile, che fa sì che non si scoprano durante la notte, che stiano bene al caldo e che non si coprano il viso con lenzuola e coperte rischiando di soffocare. Si può usare nel lettino o nel passeggino. E se volete tutte le informazioni, potete leggere il nostro articolo dedicato ai sacchi nanna.
Ecco quindi una selezione di sacchi nanna a cui ispirarsi per fare a casa, sferruzzando, questo favoloso elemento indispensabile per ogni genitore.
Su questo fantastico sito trovate tutte le spiegazioni per realizzare questo nanna all’uncinetto completo di cappuccio (comodissimo!), con bottoni e interno in cotone.

Questo sacco nanna è semplicissimo, dalla forma facile facile che ricorda un piccolo bozzolo per il nostro bambino. Possiamo utilizzare un pattern per cappellini di lana, allungando i lati in modo da renderlo lungo quanto l’altezza del nostro bambino.

http://comfortwool.blogspot.com/2010/01/owlie-sleep-sack.html
Anche questo è a bozzolo e a questo indirizzo trovate il pattern scaricabile gratuitamente!

Con un vecchio maglione liso o che non portiamo più perché presenta uno stile troppo antiquato possiamo ricavare un sacco nanna davvero bellissimo, con le maniche corte e con cerniera sul fondo. Trovate qui tutte le istruzioni.

Anche questo è all’uncinetto ed è delizioso: a forma di stella, renderà il nostro bambino un piccolo principe. A questo indirizzo trovate il pattern gratuito.

Questo è davvero simpaticissimo, e anche questo caso il pattern è gratuito! (Lo trovate qui). Si realizza all’uncinetto.

Infine, questo meraviglioso sacco nanna che trasforma i nostri bimbi in affascinanti sirenette. In questo caso si realizza con la macchina da cucire, utilizzando anche vecchi scampoli da riciclare. A questo indirizzo trovate tutte le istruzioni passo passo illustrate.

Se vi piacciono i sacchi nanna, ecco altri articoli che potrebbero interessarvi:
Giulia Mandrino
Il classico pesto al basilico è uno dei nostri sughi preferiti. Piace molto ai bambini, solitamente, ed è semplicissimo da preparare al momento a casa (qui trovate la ricetta). In inverno, tuttavia, se non abbiamo la nostra piantina di basilico in casa è difficile trovare il basilico, un’erba aromatica tipicamente estiva. E poi è bello variare il gusto ogni tanto! E la buona notizia è che la ricetta del pesto ben si presta ad essere declinata in altre maniere, sfruttando di volta in volta ingredienti di stagione.
Ecco quindi la nostra lista di pesti alternativi che possiamo preparare in inverno con le verdure (e la frutta! Vedrete…) disponibili al mercato in inverno.
Servono 100 grammi di foglie fresche di cavolo nero, 20 grammi di olio evo, 20 grammi di nocciole, un pizzico di sale grosso e dell’acqua di cottura. Dopo aver fatto bollire per tre minuti le foglie (pulite e tagliate senza la costa centrale) del cavolo nero, mettiamolo in un mixer con gli altri ingredienti. Frulliamo tutto (aggiustando la consistenza con un goccio di olio, se necessario), aggiungiamo a piacere qualche spezia e utilizziamo per condire il nostro sugo!
Il radicchio rosso con il suo sapore amarognolo non è solo un buon contorno, ma è anche una verdura perfetta per condire la pasta. Prendiamone 100 grammi e mettiamolo a bagna per un’ora, quindi strizziamolo e tagliamolo a striscioline. Mettiamolo nel frullatore con 30 grammi di pinoli, qualche foglia di basilico, 20 grammi di olio evo, due cucchiai di pecorino grattugiato e un pizzico di sale, quindi frulliamo e utilizziamo il sugo per condire la pasta, aggiungendo un cucchiaio di acqua di cottura per ammorbidirlo.
Sgusciamo 50 grammi di noci quindi inseriamole in un frullatore insieme a 170 grammi di ricotta, 5 cucchiai di olio extra vergine di oliva e 5 cucchiai di pecorino grattugiato. Frulliamo tutto et voilà! Se vogliamo un pesto più cremoso continuiamo a frullare aggiungendo anche un paio di cucchiai di acqua di cottura della pasta, altrimenti lasciamolo più rustico.

Con il cavolfiore bianco otterremo un sugo cremoso, saporito e candido. Laviamone 400 grammi, quindi tagliamo le cimette e mettiamole in forno a 200 gradi per circa 25 minuti. Togliamole dal forno e frulliamole insieme a tre cucchiai di olio evo, due cucchiai di pecorino grattugiato e 20 grammi di pinoli (o, in alternativa, nocciole o anacardi).
Simile al pesto di cavolfiore, è molto più verde e leggermente differente nei sapori. Il procedimento è comunque lo stesso: basta variare l’ingrediente base scegliendo un broccolo verde.

Prendiamo 500 grammi di biete e bolliamole per cinque/dieci minuti, fino ad ammorbidirle un po’. Quando pronte, inseriamole nel boccale di un mixer insieme a 20 grammi di noci, 3 cucchiai di olio evo e due cucchiai di pecorino grattugiato, con un pizzico di sale.
È il più simile al pesto genovese al basilico e in effetti basta sostituire al basilico la rucola. Frulliamo quindi 100 grammi di rucola fresca con 3 cucchiai di pecorino grattugiato, 20 grammi di pinoli, tre cucchiai di olio evo e un pizzico di sale.

Amarognole come il radicchio, le cime di rapa permettono di preparare un sugo scuro, corposo e saporit0. Mettiamo a bollirle tre manciate per qualche minuto (fino a che risulteranno morbide) e scoliamole. Frulliamole poi con 30 grammi di noci, due cucchiai di ricotta, un filo di olio evo e un pizzico di sale.
Eccolo, il pesto di frutta: è il nostro pesto di agrumi. Che sembra bizzarro, ma che in realtà è davvero delizioso! La ricetta? La trovate qui.

Giulia Mandrino
Quello dell’arrossamento all’inguine nei bambini è un problema frequente. Le cause possono essere svariate (irritazioni o infezioni), ma la costante è l’attenzione che dobbiamo porvi. Già, perché non è solo un fastidio per il bambino, ma è anche sintomo di qualcosa che deve essere necessariamente risolto, perché se trascurato potrebbe portare a infezioni e problemi molto più importanti e rischiosi.
Come fare quindi per riconoscere i motivi dell’arrossamento all’inguine e come fare per risolvere la situazione?
Innanzitutto, la prima cosa da fare è una visita dal pediatra, che saprà certamente riconoscere il problema e ci indirizzerà verso il trattamento giusto. Tuttavia possiamo provare a capire anche noi di cosa si tratti quando ci troviamo di fronte all’inguine arrossato nei nostri bambini.
Il primo pensiero è naturalmente il pannolino. Effettivamente il pannolino non aiuta: soprattutto quelli sintetici rendono la zona un ricettacolo di batteri e funghi a causa della poca traspirazione della pelle e la conseguenza è questo fastidioso arrossamento, che può dare anche prurito. La prima accortezza, quindi, è quella di sceglier pannolini traspiranti il più possibile naturali, o ancora scegliere quelli biodegradabili (più traspiranti dei classici usa e getta) o quelli lavabili.
In generale si parla di dermatite da pannolino, o eritema da pannolino, intendendo quell’infiammazione della cute del bambino proprio nella zona dell’inguine, dei genitali e del sedere. Si manifesta solitamente tra i 9 e i 12 mesi di vita, quando i bambini restano spesso seduti, schiacciando così sulla pelle il pannolino (pulito o sporco che sia), e compare in poco o pochissimo tempo: dopo i primi segnali di arrossamento, solitamente la situazione peggiora nel giro di un paio di giorni.
L’irritazione si presenta come un rash cutaneo con chiazze più o meno rosse, spesso calde al tatto e a volte gonfie, in vari punti della zona colpita (soprattutto attorno alle natiche, sulla zona genitale e a volte sulla parte bassa della schiena). I bambini sentono bruciore e prurito (anche se può capitare che, al contrario, non gli causi alcun problema a livello di sensazioni), ed è davvero fastidioso, oltre che insalubre.
I motivi di questa dermatite da pannolino sono vari: come dicevamo, l’ambiente umido del pannolino in primis, che favorisce il ristagno di batteri e che porta la pelle alla macerazione e a lasciare passare le sostanze irritanti; c’è poi il contatto con la pipì e con la pupù (e infatti i bambini soggetti a dissenteria ne soffrono maggiormente, proprio perché nei periodi di diarrea il problema si fa più pesante, così come i bambini allattati al seno ne soffrono meno, poiché il pH delle loro feci è più basso); oppure è allergia da contatto, dovuta a certi elementi contenuti nei pannolini sintetici (come le sostanze usate per ammorbidirli o per profumarli), nelle creme utilizzate o nei detergenti usati per lavare il sedere. Per capirlo, bisognerà effettuare un test per le allergie.
Spesso tuttavia non si tratta di una semplice irritazione fine a se stessa, ma l’arrossamento è dato dai funghi che si annidano in questa zona. In questo caso il problema ha un nome: potrebbe essere micosi inguinale, oppure candidiasi. Per individuarla, tuttavia, c’è bisogno di un tampone, che evidenzierà quali funghi sono presenti e aiuterà nella formulazione del trattamento (da parte del pediatra).
Per evitare l’insorgenza di questi arrossamenti all’inguine nei bambini basta prendere alcuni accorgimenti. Dobbiamo sempre tenere la pelle bene asciutta, quindi asciugando bene con dei panni in cotone che non graffino la pelle e cambiando spesso il pannolino (evitando che urina e feci rimangano a contatto con la pelle); dobbiamo lavare il sederino con detergenti naturali e delicati; è preferibile scegliere pannolini più traspiranti, quindi prodotti con materiali più naturali; è consigliato, infine, utilizzare creme topiche protettive dopo il lavaggio (ma solo sulla pelle super asciutta) ed evitare di utilizzare le salviettine umide usa e getta per bebè, pericolose perché, appunto, lasciano i genitali umidi, se non asciughiamo molto bene.
In caso di dermatite, oltre a chiedere il consiglio del medico pediatra e a seguire le sue indicazioni terapeutiche, possiamo aiutare i bambini lasciandoli a culetto scoperto senza pannolino in casa, lasciando così che la pelle traspiri. Cambiamo poi il detersivo del bucato, scegliendone uno non aggressivo, cambiamo i detergenti per la cura del sedere (optando per quelli naturali e delicati, per il pH specifico dell’inguine dei bambini) e aggiungiamo del bicarbonato nell’acqua del bagnetto (che rende più alcalina l’acqua, e in questo modo abbassa l’acidità dell’eruzione cutanea).
Per migliorare la situazione possiamo anche curare l’alimentazione dei bambini (perché anche questo potrebbe influire sull’arrossamento): meglio evitare zuccheri e cereali raffinati, preferendo probiotici e alimenti ricchi di fibre integrali, che migliorano la vita dell’intestino influenzando positivamente anche la salute della pelle inguinale.
Giulia Mandrino
L’olio d’oliva è uno dei prodotti cardine della dieta mediterranea e l’Italia è uno dei maggiori produttori al mondo, più precisamente il secondo, dopo la Spagna. Il consumo dell’olio d’oliva contribuisce a mantenerci in salute e a rendere più appetitosi i piatti che consumiamo, ma dobbiamo fare attenzione alla tipologia di olio che acquistiamo, perché non tutti gli oli estratti dall’oliva sono uguali.
Tra le varie tipologie di olio ritroviamo l’extra vergine, il vergine, l’olio di oliva e l’olio di sansa di oliva. Un altro olio derivante dalle olive è il lampante, il quale non può essere commercializzato come olio alimentare se non dopo processi chimici e fisici di rettificazione.
Si tratta dell’olio di categoria superiore, che si ottiene esclusivamente attraverso procedimenti meccanici, la pressatura della pasta delle olive, ovvero delle olive macinate. Questa tipologia di olio per poter essere definita tale deve rispettare dei requisiti di natura chimica e organolettica:
L’aspetto visivo non è un parametro importante nella valutazione della qualità dell’olio extravergine e non viene pertanto presa in considerazione. Durante l’analisi sensoriale in un olio extravergine deve essere percepito l’odore e il sapore delle olive, attributo denominato fruttato, e nessun difetto organolettico: fermentato, inacetito, avvinato, muffa, morchia e così via.
L’olio di oliva vergine si ricava, come l’extravergine, dalla sola spremitura meccanica della pasta di olive, ma presenta caratteristiche chimiche e organolettiche inferiori. L’acidità, ad esempio non deve superare il 2%, mentre all’analisi sensoriale si possono evidenziare lievi difetti.
Quest’olio, come anticipa il suo nome, viene ottenuto dalla sansa delle olive, ovvero da ciò che rimane dopo la pressatura della pasta delle olive. L’olio che non viene separato con la pressatura meccanica può essere infatti estratto attraverso l’uso di soventi organici, come ad esempio l’esano. L’olio di sansa di oliva così estratto è detto grezzo e non può essere commercializzato per uso alimentare se non dopo un processo di raffinazione e di miscela con olio vergine. L’acidità massima non deve superare l’1%. Seppur scadente da un punto di vista nutrizionale, spesso l’olio di sansa viene usato nelle preparazioni da forno, perché più economico dell’olio extravergine e dal sapore meno marcato.
L’olio lampante ha origini antichissime e prende il suo nome dal primo uso di questo prodotto, che era quello di combustibile per lampade ad olio. L’olio lampante ha un’acidità superiore al 2% e gravi difetti organolettici. Per questo motivo non è un olio ad uso alimentare. Può essere tuttavia sottoposto a processi fisico-chimici di rettificazione e miscelato anch’esso a oli vergini per la produzione di olio di oliva.
L’olio di oliva è un prodotto ben lontano dai precedenti. Come accennato in precedenza si tratta di una miscela di olio di oliva lampante o di sansa rettificato e di oli vergini. In questo caso l’acidità libera non deve superare l’1%.
Abbiamo già accennato che l’assaggio dell’olio di oliva è un passaggio obbligatorio per poter definire merceologicamente il prodotto, ovvero scrivere in etichetta di che tipo di olio si tratta. La degustazione di olio è importantissima ed è per questo affidata a persone esperte. Ciò non toglie che anche i consumatori non addestrati possano imparare a degustare, a riconoscere perlomeno un olio extravergine e a scegliere il prodotto che più soddisfa le loro esigenze. Il primo passo, spesso difficile da fare, è quello di abbandonare qualsiasi companatico: l’olio si assaggia da solo. Per quanto possa essere invitante una bella fetta di pane intrisa nell’olio, dovete sapere che qualsiasi percezione gustativa viene modificata dal pane, soprattutto se si tratta di un pane di semola, a lievitazione naturale o arricchito di ingredienti “aromatici”.
L’ olio si assaggia nei bicchieri, ma soprattutto prima di assaggiarlo lo si annusa. Chiudere il bicchiere con un coperchio o con la mano facilita la concentrazione delle molecole odorose in un piccolo spazio e ci aiuta a percepire gli odori. Oltre al fruttato che richiama le olive, possiamo individuare altri attributi organolettici, alcuni facili come l’erba tagliata o la mandorla, altri più complicati come il carciofo o il pomodoro. Qualsiasi odore sgradevole che richiama il vino, l’aceto, la terra o la muffa ci indica immediatamente che quello che stiamo assaggiando non è un olio extravergine. L’intensità delle percezioni gustative e olfattive è misurata in una scala da 0 a 6 e nel caso delle percezioni negative è necessaria per classificare l’olio come vergine o lampante. Si tratta di un compito arduo per il consumatore, ma spesso non necessario.
Una volta annusato, l’olio può finalmente essere assaggiato. Una piccola quantità di olio, 10mL sono sufficienti, deve essere introdotta e emulsionata nella cavità boccale. Per fare ciò basta chiudere i denti ed inspirare aria. Questo passaggio è fondamentale per percepire l’amaro nella parte posteriore della lingua, il fruttato, come percezione retronasale e il piccante in gola.
Degustare un olio è un esercizio utile non soltanto per capire se stiamo consumando un olio extravergine di qualità superiore, ma anche per capire quali sono i nostri gusti e magari orientarci nella scelta dei migliori prodotti in commercio, che generalmente possiamo acquistare direttamente dal produttore. Nell’etichetta infatti è possibile inserire delle indicazioni volontarie riguardo gli aspetti sensoriali dell’olio. A seconda del punteggio dato dal panel di esperti gli attributi leggero (0-3), medio (3-6) o intenso (3-6) riferiti agli attributi fruttato amaro e piccante possono essere inseriti in etichetta. Se non amiamo un olio particolarmente fruttato, ad esempio, eviteremo i fruttati intensi a vantaggio dei fruttati medi e leggeri. Ancora una volta conoscere un prodotto è fondamentale per effettuare una scelta consapevole ed informata.
Giulia Mandrino
Essere una mamma che lavora fuori casa significa sapere sempre qual è il lavoro svolto e quali sono i risultati ottenuti. Ci sono i report, i guadagni, le cose scritte, le riunioni sul lavoro svolto, le presentazioni. Ci sono gli orari, soprattutto.
Essere una mamma che lavora a casa, che fa la casalinga, al contrario significa non sapere mai con esattezza quanto si sia svolto. Lo sanno loro, le mamme, ma gli altri non lo comprendono. Non lo quantificano.
Il problema? Semplicemente, la messa in relazione di queste due figure attraverso gli stessi standard.
Si quantifica spesso il lavoro di una mamma lavoratrice, mettendo sullo stesso piano quello di una mamma casalinga. Ma in senso negativo. Ovvero: si cerca, anche involontariamente, di comparare le due figure utilizzando gli stessi strumenti di misura. Quando è impossibile.
Una mamma casalinga cucina, pulisce, stira, lava, scorrazza i bambini qua e là. Produce, quindi, proprio come una mamma lavoratrice. Solo che non ha le riunioni e i fogli di report a dirle (e a dire agli altri) quanto ha fatto.
Una mamma casalinga costruisce un carattere, una persona, e lo fa praticamente a tempo pieno. Distribuisce abbracci, compassione, insegnamenti, urla, tenerezze, gesti che confortano.
Insomma: se tutti sappiamo quanto sia importante, valoroso e quantitativamente difficile il lavoro di una mamma che lavora fuori casa (questo non è mai messo in dubbio, fortunatamente), quello di una mamma casalinga è dato per scontato e viene misurato attraverso standard superficiali che non tengono conto di moltissime cose.
Soprattutto, anche il lavoro più quantificabile, quello delle faccende di casa e delle spese, viene ancora troppo spesso ritenuto “minore”. Eppure è altrettanto indispensabile.
Cosa dobbiamo fare? Uscire dalla scatola piena di strumenti di misurazione alla quale ci hanno abituato. Perché il successo e la produttività non si possono misurare solo attraverso i soldi e il guadagno, la condizione di “business woman” e lo stato sociale. Ci sono moltissimi altri valori a cui possiamo fare riferimento.
L’altruismo, l’infaticabilità, l’esserci sempre, il curarsi degli altri, il prendersi carico di cose che altrimenti non verrebbero fatte. E poi la responsabilità, altissima, nel crescere delle piccole persone che faranno della loro mamma l’esempio più diretto al quale rapportarsi diventando grandi, dato il tempo passato insieme. Senza dimenticare il vero lavoro, perché lavoro è: ciò che fa una mamma casalinga lo fa benissimo. Magari caoticamente, ma benissimo. Proprio come una donna lavoratrice prende sul serio le proprie responsabilità professionali.
Crescere i figli e curarsi della casa e della famiglia è la professione di una mamma casalinga. E anche se non ci sono report, buste paga, aumenti o riunioni per fare il punto sul lavoro svolto, questo lavoro viene sempre fatto con tutto l’amore e tutta la professionalità di questo mondo!
I risultati saranno un po’ più incasinati e meno visibili. Ma ci sono, e sono importantissimi!
Giulia Mandrino
Il triciclo è il primo mezzo di trasporto che i nostri bimbi possono utilizzare in tutta autonomia, una sorta di pre-bicicletta che farà nascere in loro, probabilmente, l’amore per questo mezzo comodo, sano ed ecologico. E sono molto sicuri, grazie al fatto di avere tre ruote che mantengono comunque l’equilibrio.
Noi consigliamo sempre le bici senza pedali per bambini, ma per cominciare anche il triciclo va benissimo! Ecco perché abbiamo sviluppato per voi questa piccola guida, in modo da scegliere il triciclo più adatto in base all’età di ogni bambino.
In generale, il triciclo può essere utilizzato a partire dai 12 mesi fino ai 3/4 anni di età del bambino. Ci sono molti modelli, che variano in base alle esigenze, alla sicurezza e soprattutto all’altezza del bambino, con varie funzioni, vari accessori e vari elementi che li rendono adatti sia alle passeggiate all’aperto sia a quelle più “al chiuso” (come ad esempio al supermercato, o semplicemente per stare in casa: i tricicli più leggeri sono consigliati in questo caso).
In generale, per scegliere il triciclo secondo le esigenze del nostro bambino dobbiamo prendere in considerazione l’altezza del sedile (con i piedi del bambino che poggiano bene a terra e le ginocchia piegate di 45 gradi), la larghezza della seduta (meglio stretta, in modo che il bambino sia libero di portare le gambe in avanti), il manubrio (maneggevole per superare ostacoli) e le ruote posteriori (abbastanza lontane dai pedali, in modo che il bambino, portando le gambe all’indietro, non le colpisca con i piedi). Dopodiché possiamo concentrarci sui vari modelli di triciclo.
Per i primi mesi (quindi dal compimento dell’anno) possiamo scegliere un triciclo con bretelle sul sellino (per far sì che il nostro bimbo non cada e cominciare ad utilizzarlo anche fuori casa) e maniglione, per poterlo utilizzare anche come una sorta di passeggino, spingendo il bimbo quando stanco o quando siamo in luoghi più pericolosi come i marciapiedi. In questo caso i pedali potranno essere bloccati e il bimbo potrà appoggiare i piedi sulle comode pedaline fisse.
Un esempio è questo triciclo, con imbracatura per il bambino, seggiolino regolabile, vani portaoggetti, maniglie morbide e, soprattutto, maniglie per i genitori, che possono scegliere di direzionare il triciclo lasciando che il bambino pedali oppure che appoggi semplicemente i piedini sulle staffe fisse.

Dai 18 mesi possiamo scegliere un modello come questo, simile a quello precedente ma più leggero e sfoltito di certe caratteristiche per bambini più piccoli. L’imbracatura è ancora presente, ma è più leggera e meno invadente, e il sellino è regolabile (si sposta avanti e indietro) per seguire la crescita del bambino fino ai 4 anni. Il manubrio posteriore per i genitori si può poi staccare, per lasciare libertà al bimbo.

Dai due anni ecco questo passeggino di Gosfun, adatto a bambini dai 2 ai 5 anni, leggero, pieghevole con un tasto e molto comodo, con una seduta allargata che uniforma il peso del bambino sul triciclo. Le ruote sono pensate per tutti i tipi di fondi, in questo modo potremo portare il triciclo in tutte le nostre gite.

Se invece preferiamo le bici senza pedali, anche queste sono un’ottima scelta, da intendere proprio come un triciclo, e cioè come una prima bicicletta per i nostri bambini. Possiamo partire da quelle con quattro ruote (che si bilanciano da sole e stanno in piedi anche quando il bimbo li alza, senza farlo cadere), come questa in legno di Legnoland con ruote in gomma, adatta sia all’interno che all’esterno. Anche questa bici per bambini è adatta dai 12 mesi in poi.

Infine, arriviamo alle vere e proprie bici senza pedali, a due ruote, che stimolano l’equilibrio del bambino, che farà poi molta meno fatica ad imparare a guidare una bicicletta vera. Ci sono per tutte le età e per tutte le misure, ma solitamente la misura “standard” è perfetta per i bambini dai 2 ai 5 anni (come questa qui sotto). Qui trovate il nostro articolo dedicato alle bici senza pedali trovate il nostro articolo dedicato alle bici senza pedali, per conoscerne tutti i vantaggi.

Giulia Mandrino
I mattoncini Lego non sono solo divertenti, ma anche molto, molto educativi (vi abbiamo già parlato di quanto sia importante giocare alle costruzioni). Tuttavia anche se questo gioco è già di per sé molto stimolante, possiamo sfruttare le Lego anche per attività diverse dalle solite costruzioni creative o architettoniche, inventando nuovi strumenti divertenti per imparare tante cose nuove.
Ricreare le lettere insieme ai bambini è una delle prime attività che possiamo svolgere con loro per insegnargliele. Dopo aver preso confidenza e avere provato a scriverle, per rafforzare la conoscenza della forma delle lettere possiamo fargliele ricreare proprio con le Lego.

http://wildflowerramblings.com/printables-free/alphabet-lego-cards-uppercase-free-printable/
Dopo aver imparato l’alfabeto i bambini cominciano a capire come si costruiscono le parole, lettera per lettera. Se etichettiamo ogni mattoncino con una lettera possiamo quindi insegnare loro a scrivere le prime parole, affiancando le lettere che man mano le formano.

http://www.filthwizardry.com/2010/07/diy-spinny-spellers-and-repurposing.html
Come per la lingua, anche la matematica può trarre vantaggio dal gioco delle Lego. Innanzitutto con questa semplice attività che prevede una scheda sulla quale scrivere i numeri e delle caselle a fianco. Il bimbo dovrà appoggiare accanto al numero la quantità di mattoncini che servono a formarlo.

http://mombricks.com/actividad-de-matematicas-con-ladrillos-lego-duplo/
Come per l’attività precedente, anche in questo caso usiamo le Lego per imparare le quantità. Dopo che i bimbi hanno capito i numeri da 1 a 10 possiamo fare vedere loro come si formano le decine, unendo dieci mattoncini a formare una colonna (10), via via fino a decine più grandi.

https://i.pinimg.com/originals/15/e3/16/15e316ffc0be69245d37d6498f20188d.jpg
Qui trovate un intero articolo dedicato all’insegnamento delle frazioni con i Lego. Per la loro forma e per la loro natura, infatti, i mattoncini si prestano alla grande alle frazioni!

https://planningplaytime.com/lego-fractions
Dopo aver costruito piccole torri di varie misure (quindi vari numeri), i bambini dovranno semplicemente capire qual è il numero più grande e quale il numero più piccolo, confrontandoli visivamente, applicando poi il segno del maggiore/minore in base a ciò che si trovano davanti.

https://www.pinterest.it/pin/AelfJKtvSJ3iEWtajuO3ivcy1dTm_vhMYp7_4WTRfBi4exYYpE0_nOY/
Prendete una mappa del sistema solare: con i vari pezzi, di vari colori, forme e dimensioni (non serve siano perfetti o circolari, si può fare a grandi linee!) possiamo ricreare i pianeti che girano attorno al Sole, imparandoli concretamente e facendo sì che rimangano impressi molto più efficacemente.

https://www.kitchencounterchronicle.com/lego-solar-system
Con un po’ di fantasia con i pezzi che abbiamo in casa possiamo costruire una macchinina tutta di Lego. Ma non finisce qui: costruendo un piccolo pertugio nel quale infilare un palloncino questa macchina potrà muoversi! Basterà gonfiare il palloncino, lasciandolo aperto, e appoggiare la piccola automobile: grazie all’aria che fuoriuscirà, si muoverà!

https://www.science-sparks.com/balloon-powered-lego-car/
Qui la fantasia può sbizzarrirsi, perché possiamo costruirlo di vari colori, misure, con tantissimi angoli diversi… Alla fine il risultato sarà un labirinto dal quale provare a fare uscire una biglia.

https://littlebinsforlittlehands.com/christmas-marble-maze-lego-steam-activity-for-kids/
Un gioco utile anche ai più piccoli, per stimolare la manualità, la coordinazione occhio mano e il riconoscimento delle forme: su alcuni foglietti disegniamo delle forme a caso da ricreare con i Lego, così che i bambini si divertano a cercare i vari pezzi e ricreare esattamente le forme proposte.
https://www.funathomewithkids.com/2014/06/diy-portable-lego-kit-with-free.html
Giulia Mandrino
Vi abbiamo spiegato quali tipi di sacchi nanna esistono, per capire quale sia meglio per il proprio bambino. In generale, il sacco nanna è davvero molto comodo, poiché permette di coricare i nostri bambini con la sicurezza che non si scoprano e che non rischino di coprirsi troppo con il pericolo di soffocamento.
Questa sorta di sacco a pelo indossabile per bambini, quindi, è un acquisto davvero molto utile, dai primi mesi di vita fino ai 2-3 anni. Ma quali sono i più belli in commercio? Ecco la nostra selezione con i più bei sacchi nanna da comprare!
Super, super carino, questo sacco nanna è della tipologia con bretelle, smanicato, che non scivola grazie al fatto di appoggiarsi sulle spalle del bambino. È invernale, molto caldo, in cotone esterno e poliestere interno, e costa 50 euro (lo trovate qui).

In percalle di cotone (con imbottitura calda in poliestere ipoallergenica), questo sacco nanna è più costosetto degli altri (76 euro), ma è davvero super elegante, non trovate? È possibile acquisarlo su questo sito.

Molto economico (14 euro), è in 100% cotone con imbottitura sintetica e lo troviamo in varie misure. Anche questo è con bretelle ed è molto comodo perché ha due chiusure: la zip inferiore e i bottoncini a clip superiori. Lo trovate qui.

Anche questo completamente in cotone nella parte che tocca la pelle del bambino, è super simpatico. Avvolge completamente il bambino ed è quindi comodo nei mesi invernali, e può essere anche agganciato al passeggino. Da 25 euro, lo trovate qui.

Con questo sacco nanna il nostro bimbo si trasformerà in un una stupenda stellina: le braccia si infilano nelle punte ed è quindi molto comodo, oltre che iper carino. Costa 30 euro e lo trovate qui.

In tessuto morbido, è perfetto per i mesi invernali, per i neonati. Non solo perché li mantiene caldi e coperti (è una versione “sacco a pelo con cappuccio” del sacco nanna) ma anche perché è in tono con la confortevolezza delle serate sotto la coperta davanti al camino! Costa 17 euro ed è possibile acquistarlo qui.

Infine, questo sacco nanna tradizionale ed estivo, con piedini, quindi perfetto anche per i bambini più grandi che possono indossarlo, giocare e poi andare a nanna, con la comodità di poter camminare e muoversi. Costa 37 euro qui.

Giulia Mandrino
Andar per mele e castagne è una delle nostre attività autunnali preferite: con i bambini è bellissimo camminare per frutteti e sentieri di montagna, per prati e luoghi immersi nella natura scoprendo la meraviglia della frutta che matura proprio in questa deliziosa stagione!
Anche in questo modo si avvicinano i bambini alla natura, e anche in questo modo, soprattutto, li si avvicina alla frutta e alla verdura: quando i bimbi, infatti, provano con mano e vedono con i loro occhi come crescono i cibi naturali che portiamo nel piatto, li apprezzano molto di più e sono più propensi a mangiare sano!
Questa iniziativa che da vent’anni propone il Frutteto del Parco di Ceriano Laghetto è quindi tra le nostre preferite e non ce la lasciamo mai sfuggire: siete pronti a raccogliere le mele insieme ai bambini?
Abbiamo tempo ancora fino al 28 ottobre 2018, quindi per tutto questo mese: il Frutteto del Parco ha organizzato infatti “Il tempo delle mele”, un’iniziativa grazie alla quale dal 1 settembre al 28 ottobre 2018 è possibile cogliere le mele dei loro filari per una gita in famiglia diversa, educativa e golosissima!
Tutti i sabati e le domeniche di questo mese, quindi, possiamo recarci a Ceriano Laghetto (in via Laghetto 56), dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18.30 (fino ad esaurimento della frutta sulle piante, naturalmente!). Qui ci verrà data una cassetta nella quale cogliere le mele del frutteto (a partire da 15 chili, con un costo, poi, di 1,20 euro al kg).
La frutta, qui, è davvero ottima: è l’unico frutteto della provincia di Milano (e si estende per circa 80 ettari all’interno del Parco delle Groane!) che dalle mani della famiglia Wischkin è passato in quelle di un gruppo di imprenditori trentini che hanno rinnovato e potenziato il frutteto con tutte le loro magnifiche competenze nordiche.

Insieme ai bambini potremo quindi cogliere le loro mele Golden Delicious, Red Delicious, Royal Gala e Fuji (ma anche qualche pera Abate e Kaiser!), in un contesto caratterizzato dalla filosofia del “Km0”.
Ma non finisce qua, perché naturalmente il Frutteto del Parco non organizza solo la raccolta di mele fai da te: qui possiamo infatti trovare anche una bottega fornitissima con la loro frutta e i loro ortaggi, una selezione di salumi trentini, formaggi, birra, vini, confetture, crauti, miele, pane tedesco… E non manca la possibilità di pranzare direttamente qui, nel Frutteto, con taglieri di salumi e formaggi trentini, prenotando a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..
E poi, da non dimenticare, l’iniziativa “Adotta un albero”, che a noi piace da matti: con 25 euro, infatti, è possibile adottare un albero da frutto a scelta tra quelli del frutteto, monitorando la vita della nostra pianta dalla fioritura alla raccolta (raccolta che potremo fare direttamente noi!). Per farlo (è anche un bellissimo regalo per i bambini!), basta compilare il modulo direttamente sulla pagina web dedicata.
Giulia Mandrino
Il Body Shaming, ovvero il bullismo nei confronti del corpo femminile, è ormai un dato di fatto, purtroppo. In un mondo fatto di social e immagini postate su internet, sono moltissime le donne che si ritrovano vittime di commenti spregevoli riguardanti il loro corpo. Per fortuna, però, questo fenomeno è ormai alla luce e sono moltissimi gli esempi di donne famose o non famose che se ne fregano e ribaltano il concetto.
C’è però un altro fatto, nel mondo dello “shaming”, ovvero del bullismo online. E riguarda, di nuovo, le donne. Si tratta del “Mommy Shaming”, che si traduce in bullismo e parole cattive nei confronti delle mamme che si discostano dal modello della “mamma perfetta” che la società impone.
Anche qui, però, per fortuna c’è chi va controcorrente, e mettendo in luce il fenomeno contribuisce a distruggerlo, per un mondo più gentile, meno rigido, femminista, anti-sessista e positivo. Come “Foxy Photography”, lo studio fotografico di Abbie, negli Stati Uniti, che con il suo progetto “Anti Mommy Shamers Unite” ribalta il mommy shaming con ironia ed efficacia.
“In questo mondo tecnologico nel quale passiamo moltissimo tempo su Facebook e sui gruppi di mamme, ci imbattiamo ogni giorno in un fatto enorme. Il Mommy Shaming”: comincia così la spiegazione del progetto Anti Mommy Shamers Unite (che trovate qui) da parte di Abbie, la fotografa dietro la lente. “La gente alza gli occhi e dice che non accade più, ma è più che mai vivo e, beh, può essere brutale.
Quando ero una neomamma piangevo per le cose che le persone mi dicevano, e le più cattive erano le altre mamme. Perché non possiamo semplicemente andare d’accordo? È una domanda che mi faccio ogni giorno. Se i tuoi figli sono in salute, sono felici e crescono rigogliosamente, chissenefrega se il nostro modo di essere genitori è differente!
Sì, ci sono cose che non sarei mai in grado di fare a causa delle mie credenze, ma so anche che ci sono cose che faccio io con i miei figli e che sconvolgono alcuni miei amici! Stiamo tutti cercando di fare del nostro meglio per crescere questi esseri umani rimanendo sani di mente. Abbiamo tutti le nostre differenze e dobbiamo capire che ognuno di noi è stato cresciuto diversamente, che ha valori differenti e che ci sono cose importanti per ognuno. Dobbiamo spargere un po’ più d’amore attorno a noi.
Così, ho raggruppato alcuni miei clienti e abbiamo creato questo progetto. Ogni bambino sostiene un cartello che parla di argomenti “scottanti”.”
Questo è, in sostanza, il progetto di Abbie: i bambini fotografati sorridono davanti all’obiettivo, ognuno con un cartello diverso ad urlare le cose “innominabili, tremende, vergognose” (da leggere con voce profonda e ironica) che i loro genitori fanno crescendoli. Qualche esempio?
“Siamo così impegnati che spesso, durante la settimana, mangiamo ad orari differenti”.

“Guardo già la televisione”.

“Mia mamma mi faceva addormentare lasciandomi piangere”.

“La nostra mamma beveva caffè mentre era incinta”.

“Frequento la scuola a casa”.

“Sono stato cresciuto con il latte in formula, per scelta”.

“Dormo ancora nel lettone”.

Il senso è uno e solo uno: ogni genitore può fare la scelta che sente più giusta per i propri figli. E non ce ne sono di giuste o di sbagliate (nei limiti, chiaro: la violenza verbale o fisica è chiaramente sempre condannata). C'è chi allatta al seno e chi allatta artificialmente, chi sceglie di partorire in casa e chi chiede il cesareo, chi utilizza l'omeopatia e chi si affida alla medicina moderna, chi sceglie scuole private e chi decide di istruire i figli da casa, chi usa il co-sleeping e chi lascia che i bambini piangano nella culla, chi santifica il passeggino e chi sponsorizza a tutti il baby wearing.
Ma nessuno dovrebbe giudicare. Confrontarsi è giusto e legittimo, attaccare per scelte differenti dalle nostre è assolutamente sbagliato. Siamo mamme, donne, e questo dovrebbe essere un motivo in più per sostenerci a vicenda. Ognuna ha i suoi problemi, le sue gioie, i suoi momenti di sconforto. Se non ci aiutiamo tra di noi le conseguenze sono devastanti!
Giulia Mandrino