I test di gravidanza sono sempre più sensibili ed efficaci. La maggior parte delle donne, quindi, prima di rivolgersi al medico o all’istituto per le analisi, si affida subito allo stick, che dà una prima risposta negativa o positiva (e in questo caso può arrivare a dire anche le settimane di gestazione, a grandi linee) sulla domanda che ci si sta ponendo: sono incinta?
Per avere la conferma definitiva, tuttavia, è necessario un esame del sangue, che attraverso l’identificazione dell’ormone beta hCG saprà confermare l’effettiva gravidanza.
E se questo esame del sangue potessimo farlo a casa? Beh, non ci sono molte considerazioni da fare: sarebbe davvero comodissimo. Non solo perché molto più affidabile del solito stick, ma perché efficace già da molto prima rispetto a quest’ultimo! Ma vediamo meglio il perché e come possiamo finalmente eseguire il test di gravidanza attraverso il sangue da sole, a casa nostra.
Come dicevamo, il test del sangue per sapere se siamo incinte funziona molto meglio dello stick per urina, in primo luogo perché riesce ad identificare con più precisione e molto prima la presenza dell’ormone beta hCG nel nostro organismo, ovvero l’ormone della gravidanza (la gonadotropina), quello che abbiamo in circolo solo ed esclusivamente dal momento in cui l’ovulo si annida nell’utero.

Questo test si esegue solitamente in un laboratorio di analisi dopo aver comunicato al proprio medico il sospetto di aspettare un bambino o dopo aver eseguito un primo esame con lo stick delle urine. Potere eseguire questo test del sangue a casa è quindi molto vantaggioso. Primo perché lo si può eseguire in tempi velocissimi; secondo, perché è molto, molto discreto, assicurandoci tutta la privacy di cui abbiamo bisogno in un momento così dedicato; e terzo, perché è molto più affidabile dello stick delle urine.
Con First To Know possiamo dunque eseguire una prima autodiagnosi a casa, semplicemente prelevando una goccia di sangue dal polpastrello, senza alcun dolore. Il test è prodotto dalla società americana Now Diagnostic Inc ed è affidabilissimo grazie alla sua sensibilità molto elevata, che rileva in questa goccia di sangue anche piccolissime quantità dell’ormone della gravidanza.
Grazie a questa sua sensibilità potremo quindi eseguirlo molto prima rispetto agli stick casalinghi: già dopo una settimana dal presunto concepimento, infatti, saprà dirci se siamo effettivamente incinte. Questo significa che potremo fare il test già sei giorni prima del presunto arrivo delle mestruazioni!
Ma come funziona, vi chiederete? Quando l’ormone della gravidanza è presente nel sangue, il test First To Know farà apparire una linea tossa nella zona “T” del test, grazie ad una reazione immunologica (e un’altra linea, quella di controllo che ci conferma la validità del test, apparirà nella zona “C”, proprio come nei test ai quali siamo abituate).

Insomma: per noi è una buonissima notizia, il fatto che esista un test del genere. Per la privacy, per la semplicità di esecuzione (basta una puntura con l’apposito pungidito - proprio come quello dei test per la glicemia, che non fa assolutamente male) e per la facilità di reperibilità dello strumento, dal momento che senza recarci in laboratorio con la ricetta del nostro medico possiamo semplicemente andare in farmacia e comprare First To Know al costo di 19.90 euro per due test!
Nessun dolore, precocità, facilità di utilizzo, discrezione totale: praticamente non gli manca nulla!
Giulia Mandrino
Siamo a Novembre e anche se manca ancora un po’ di tempo a Natale ormai tradizione vuole che si cominci tranquillamente a parlare delle feste! Soprattutto, è tempo di organizzare il periodo natalizio, cercando eventi divertenti, diversi e coinvolgenti per vivere il Natale con tutta la famiglia!
Come sapete noi adoriamo i mercatini di Natale e l’anno scorso abbiamo scoperto quello finlandese a Milano. Come potrete immaginare, è quanto di più adorabile possiamo immaginare: qui, infatti, è possibile vivere il Natale direttamente dal Nord Europa, senza spostarsi dal nostro paese, in un'atmosfera davvero scandi e autenticissima!
Siamo alla terza edizione e a Milano torna il mercatino di Natale finlandese organizzato dall’associazione “Invasioni nordiche - eventi finlandesi a Milano”: si terrà come sempre presso la Fondazione Culturale Ambrosianeum in via delle Ore 3 (fermata metro Duomo) e avrà luogo durante il weekend del 24 e 25 novembre prossimi, dalle 12 alle 20.
Ciò che adoriamo di questo mercatino è l’atmosfera generale: qui, infatti, arriveranno gli artigiani e i venditori finlandesi, svedesi, norvegesi, islandesi e lettoni (questi ultimi per la prima volta da quando il mercatino esiste) per regalarci un assaggio dei mercatini tradizionali nordici senza spostarci dalla città.
Nel mercatino di Natale finlandese a Milano troveremo quindi moltissimi prodotti artigianali, dolciumi e specialità gastronomiche tipici del Nord Europa, dove potremo quindi comprare i primi regali di Natale, super originali e autentici!
All’interno della location sarà allestito anche uno spazio dedicato ai bambini, con attività guidate da un’educatrice e laboratori ispirati proprio al Natale finlandese. Per i bimbi arriverà inoltre Babbo Natale, che qui si chiamerà, come tradizione, Jolupukki.
Tra gli eventi da segnalare, domenica 25 alle 12 presso questo mercatino delizioso si esibirà per il pubblico anche il Coro dei Bambini della Scuola Finlandese di Milano, allietando con canti tipici e tradizionali e immergendo così ancora di più nell’atmosfera natalizia nordica.

A completare tutto ecco il punto ristoro dove le famiglie potranno gustare i piatti tipici della cucina nordica, dal pane di segale al glogg (una bevanda natalizia speziata che noi amiamo moltissimo e di cui trovate la ricetta qui), dalla zuppa di salmone alle polpette del Nord Europa.
Sulla pagina Facebook di Invasioni Nordiche è già possibile avere un assaggio dei bellissimi prodotti che gli artigiani e venditori del Nord porteranno al mercatino: candele, scarpine fatte a mano, cappelli, oggetti di cartoleria, babbi natale, guanti, bavaglie, decorazioni, cuscini, abbigliamento di tutti i tipi… Ce n’è davvero per tutti! E tutto è rigorosamente fatto a mano, con l’artigianalità tradizionale e tutto l’amore del mondo.
Giulia Mandrino
“Bravo!” non è sempre la scelta di parole migliore che possiamo fare. Perché in quell’apparentemente innocuo “Bravo!” che rivolgiamo a nostro figlio c’è un mondo di sottigliezze davvero infinito. Soprattutto quando lo diciamo senza pensarci, in situazioni nelle quali rischiamo di dare il messaggio opposto o di manipolare senza volerlo i nostri bambini.
Certo che è una bella cosa, fare i complimenti ai nostri figli, fargli sentire che siamo orgogliosi di loro e rafforzare la loro autostima. Questo è indubbio! Tuttavia ci sono modi e parole diversi per farlo, molto più efficaci del semplice “Bravo!”.
Ormai abbiamo capito che dire “Sei cattivo” è deleterio: il bambino costruisce un’immagine di sé nella quale è “cattivo”, appunto, non distinguendo che è l’azione cattiva, e non lui stesso. Allo stesso modo dire incondizionatamente “bravo” può essere pericoloso. Perché?
Naturalmente il nostro “Bravo” arriva con tutte le migliori intenzioni. Vogliamo stimolare il bambino, aumentare la sua autostima, trasmettergli il nostro orgoglio. Ma l’autostima è qualcosa di più complesso, che non è dato solo dalle nostre parole. Soprattutto quando sono incondizionate.
In secondo luogo il “bravo” nasconde quasi sempre una sottile manipolazione, poiché il bambino, ricercando in maniera naturale l’approvazione, cercherà sempre quella parola da parte dei genitori, che la utilizzeranno anche in maniera non cosciente per indirizzare il comportamento dei bambini (non basandosi sulle tendenze del bimbo ma solo sul proprio giudizio).
Quando un bambino si sente continuamente dire “bravo” innanzitutto non capisce la vita vera, ovvero il fatto che sbagliare è umano e normale. La frustrazione, quindi, lo assalirà ogni qualvolta non riuscirà in un suo intento. Soprattutto, ricercherà sempre le conferme esterne della sua bravura, e quando non si troverà di fronte delle persone, come i genitori, che lo lodano a prescindere, questo a lungo andare lederà la sua autostima (che è il contrario di ciò che stiamo provando a fare noi).
Al contrario, da genitori dobbiamo imparare a dargli delle basi solide sulle quali costruire questa autostima, e ciò si basa sulla lode dell’impegno e sulla valorizzazione dei suoi talenti. In altre parole: evitiamo di lodare il risultato finale del suo lavoro, concentrandoci piuttosto sul processo che l’ha portato a realizzarlo. Proprio come quando parliamo loro della loro arte.
Al posto di “Bravo” possiamo quindi dire: “Ci hai messo moltissimo impegno! Com’è complessa questa tua costruzione”. Oppure: “Hai voglia di parlarmi di come hai fatto questa cosa?”, “Ti piace ciò che hai realizzato?”. Piano piano il bambino imparerà a pensare al suo lavoro, più che al risultato, valorizzando dentro di sé il processo e capendo che l’impegno è fondamentale e importantissimo.
Ciò che dobbiamo imparare a fare è frenare un attimo, fare un passo indietro e tenere a bada la nostra voglia di compiacere il bambino facendolo sentire, appunto, “bravo”. Il nostro orgoglio lo percepirà da molte altre cose, senza cadere per forza in questo meccanismo dell’approvazione finale. Cerchiamo quindi di fargli capire che siamo orgogliosi del suo impegno, che quella cosa che ha fatto ci piace molto perché è nei nostri gusti, che è stato davvero fortissimo in quella cosa, che anche se quel disegno non è uscito come sperava è stato molto responsabile nel finirlo… Ci sono moltissimi modi per cambiare questa tendenza, se ci pensiamo.
Il risultato non sarà solo un’autostima maggiore. Ne guadagneranno la consapevolezza dell’impegno, la concentrazione e soprattutto l’autostima vera, quella fondata sui propri talenti. E poi cresceremo bambini tenaci, che non si lasciano scoraggiare dai primi risultati!
Giulia Mandrino
Bimbi che crescono, bimbi che non entrano più nei vestiti di un mese prima. Ci fanno disperare, vero? Un po’ per un fatto economico (dobbiamo sempre comprare cose nuove, tendenzialmente), un po’ per praticità (dobbiamo anche uscire a comprarli, questi vestiti), un po’ per ecologia (non possiamo sempre scegliere cotone bio certificato, è difficilissimo, e comunque comprare indumenti nuovi significa un po’ inquinare - ricordiamo che per produrre una maglietta servono più di 2000 litri di acqua - così come buttare quelli vecchi è davvero poco green)…
Se avessimo trovato la soluzione a tutto questo? Una soluzione pratica, economica, stilosa ed ecologica, una scelta per il nostro bambino che è davvero una bomba! Si chiama YouKoala ed è un servizio per abiti per bambini che permette di partecipare ad un “armadio condiviso” per utilizzare gli indumenti temporaneamente, seguendo i ritmi della crescita del bambino, disponendo ogni volta, direttamente a casa propria, di capi selezionati, bellissimi, organici e della taglia adatta. Ora vi spieghiamo tutto!
YouKoala è davvero rivoluzionario. Si basa su un semplice concetto: i neonati crescono a vista d’occhio (in un anno cambiano circa sei taglie) e comprare sempre nuovi vestiti non solo non è ecosostenibile, ma è anche dispendioso. Si stima che i genitori durante il primo anno di vita spendano tra gli 80 euro e i 120 euro al mese per gli indumenti dei piccoli! Per far fronte a questa situazione i genitori o scelgono capi di bassa qualità senza certificazione (per spendere meno, giustamente), o cercano qualcuno che possa prestare loro indumenti usati da altri bimbi, oppure cercano scambi con altre mamme.
YouKoala attraverso il suo servizio in abbonamento permette invece di avere un armadio sempre aggiornato a partire da soli 30 euro al mese. Terminato il periodo, i vestiti che non stanno più vengono rispediti a YouKoala, che ne invia a casa un altro pacco, di una misura maggiore sulla base dell'esigenza del bimbo in quel momento.
Non “indumenti” qualunque però. Ciò che YouKoala invia a casa è una selezione di capi di altissima qualità in cotone organico certificato GOTS proveniente da fornitori del Nord Europa selezionati.
I genitori possono quindi ricevere a casa periodicamente un Kit che, nel caso di abbonamento da 24 capi, al dettaglio costerebbero più di 250 euro. Questo è possibile grazie al riutilizzo: i bimbi utilizzano per pochissimo tempo gli abiti in fase di crescita e gettarli via è davvero impensabile. YouKoala li riprende con sé, li fa sterilizzare in una lavanderia professionale e li reintroduce nel sistema per il prossimo piccolino che parteciperà a questo armadio condiviso.

Possiamo scegliere tre diversi Kit per i nostri bambini. Il primo è il base, da 30 euro al mese, con 12 capi in cotone organico al 100% (che copre il 20% delle necessità), che permette di risparmiare al pianeta lo spreco di 10.000 litri d’acqua. Con 45 euro al mese (la metà di quello che spenderemmo per i capi nuovi) riceveremo un Kit completo con 24 capi in cotone organico (il risparmio ambientale è di 30.000 litri di acqua). Infine il Kit da 80 euro mensili, con ben 48 capi e un risparmio di circa 60.000 litri di acqua.
A seconda della tipologia di Kit troveremo quindi una diversa quantità di tutine, body, leggins, cappellini e bavaglini, davvero belli e, come non ci stancheremo di ripetere, organici e certificati.
E per chi dice “Bello, il progetto, ma io vestiti usati per mio figlio non li voglio!”, anche qui c’è una soluzione. YouKoala ha infatti pensato ad un’opzione proprio per loro: basta indicare al checkout l’opzione per ricevere solo capi nuovi, con un leggero sovrapprezzo.
Per tutte le nostre lettrici YouKoala ha riservato un’offerta davvero speciale: inserendo il codice MAMMAPRET10 al momento del pagamento, riceverete uno sconto di 10 € per i Kit da 24 o 48 capi, da utilizzare entro il 31 dicembre 2018!
Giulia Mandrino
Il raffreddore cronico colpisce un gran numero di persone. Se di per sé è considerato solo un fastidio, in realtà influisce in maniera pesante sulla vita di una persona, a causa delle sue conseguenze. Naso chiuso, pizzicore alla gola, mal di testa, disturbi del sonno… Tutto questo contribuisce a rendere difficile e poco sopportabile la situazione.
Tra le cause più frequenti del raffreddore troviamo soprattutto l’ingrossamento delle adenoidi (in particolare nei bambini) o le allergie, ma solo uno specialista (l’otorinolaringoiatra) saprà dirci effettivamente quale sia il problema che stiamo affrontando. Vediamo però insieme quali sono le cause del raffreddore cronico e cosa possiamo fare per evitarlo o almeno renderlo meno pesante.
Il raffreddore cronico si manifesta essenzialmente con gli stessi sintomi del raffreddore, ma ha la particolarità di non passare nel giro di qualche giorno. Il naso chiuso, gli starnuti, il muco, il mal di gola, il mal di testa e il malessere generale non accennano quindi a placarsi, ma si mantengono più o meno stabili per molto più tempo (più di due settimane).
Quando il naso resta quindi sempre chiuso, come accennato, le cause sono da ricercare altrove e non solo nel classico malanno stagionale. Nel caso dei bambini la causa sono spesso le adenoidi ingrossate, mentre gli adulti che soffrono di raffreddore cronico spesso sono vittima di allergie. Altre cause possono quindi essere la sinusite cronica, dei polipi nasali, dei disturbi del metabolismo o una deviazione del setto nasale. Anche i nervi della mucosa nasale possono essere la causa del raffreddore cronico, così come un’alterazione dei livelli ormonali (come in gravidanza o menopausa).
Il raffreddore cronico, quindi, può diventare molto pesante e non solo per la sensazione dei vari fastidi ma anche per le conseguenze sul sistema respiratorio generale o su quello cardiovascolare, o per il fatto di essere accompagnato da otite o da bronchiti croniche.
Se una visita dall’otorinolaringoiatra è quindi d’obbligo per risalire alle cause di questo raffreddore cronico e per individuare quindi la giusta terapia, ci sono comunque alcuni accorgimenti e metodi che possiamo utilizzare per alleviare i fastidi del raffreddore e per prevenirlo.
Innanzitutto, il raffreddore (cronico o meno) colpisce soprattutto gli individui con basse difese immunitarie. Per assicurarle, l’organismo deve prima di tutto trovarsi in un buono stato di salute e uno stile di vita benefico è quindi il primo passo: attività fisica e una buona alimentazione (soprattutto quando appaiono i sintomi è bene mangiare molta frutta e verdura) sono fondamentali. Il riposo, poi, è un altro toccasana, soprattutto alla comparsa dei primi sintomi: evitare lo stress e concedersi del relax nei momenti più “down” è doveroso nei confronti del nostro corpo.
Fondamentale è anche la temperatura dell’ambiente in cui si vive e lavora, così come il livello di umidità dello stesso. No al caldo eccessivo e secco: meglio mantenere una temperatura costante e non eccessiva (intorno ai 20 gradi) umidificando bene le stanze con una vaschetta di acqua sui caloriferi, cambiando anche l’aria tutti i giorni in modo da evitare la proliferazione dei batteri (aprendo quindi le finestre per dieci minuti).
Altre regole sono soffiare spesso il naso per evitare il ristagno del muco, bere molti liquidi per idratare bene il corpo, fare suffumigi con sostanze balsamiche naturali, evitare il fumo, assumere del miele e fare gargarismi per tamponare l’irritazione alla gola che spesso accompagna il raffreddore.
Nel caso in cui il raffreddore cronico sia causato da allergie e riniti, un valido aiuto arriva dall’acqua salata in spray o attraverso sistemi di irrigazione nasale (come i lavaggi con pipetta), per mantenere la mucosa umida e idratata.
Attenzione, però: a volte è possibile che i sintomi del raffreddore cronico siano in realtà quelli di un altro disturbo, ovvero il reflusso gastroesofageo. Le sensazioni e i fastidi, infatti, a volte sono gli stessi: sensazione di bruciore alla gola, laringite cronica, raucedine, asma, otite, insonnia... In questo caso il rimedio sarà naturalmente diverso poiché diversa è la natura del disturbo. Ecco perché una visita dal medico è fortemente raccomandata: saprà innanzitutto indicarci se si tratta di raffreddore cronico oppure di reflusso gastroesofageo e potremo agire di conseguenza.
Giulia Mandrino
Essere una mamma è bellissimo, è emozionante, è arricchente, è meraviglioso. Non troveremmo mai tutti gli aggettivi che possono descrivere la maternità senza rischiare di dimenticarne qualcuno, perché essere mamma è effettivamente indescrivibile.
Ma essere mamma è anche difficile. È stancante, è faticoso, è delicatissimo, è pieno di dubbi. La maternità è tanto meravigliosa quanto faticosa e ciò che dobbiamo mettere in luce è proprio questa fatica: una mamma fa fatica, e non deve vergognarsi nel mostrarlo. Soprattutto, non deve vergognarsi o sentirsi in colpa nel chiedere aiuto.
Ecco perché quando abbiamo letto questa lettera di una mamma esausta che chiede aiuto al marito ci siamo subito messe nei suoi panni, abbiamo sfoderato tutta la nostra empatia e l’abbiamo amata. L’abbiamo amata anche per il fatto di essere diventata virale: in migliaia l’hanno condivisa e se questo è anche solo un piccolissimo passo nella sensibilizzazione su questo argomento noi lo supportiamo in pieno.
Celeste Erlach è una mamma come tante. Ha due bambini, un marito, una casa, un lavoro. È anche blogger e quindi sa come fare sentire la sua voce. Qualche tempo fa ha scritto questo post, diventato poi virale. Perché è pieno di verità, per quanto forte. Sì, è molto forte, è fortissimo rispetto ai post e alle lettere che siamo soliti leggere, nei quali c’è denuncia, ma velata e condita con molta tenerezza.
Qui Celeste sviscera tutto, come tutte ci siamo trovate almeno una volta nella vita, litigando, sfogandoci o semplicemente riflettendo tra noi.
“Caro Marito.
Ho bisogno che mi aiuti di più. Ieri sera è stata difficile per te. Ti ho chiesto di guardare il bambino in modo che io potessi andare a letto presto. Il bimbo piangeva. Lo sentivo dal piano di sopra e il mio stomaco si annodava, mentre mi chiedevo se dovessi scendere per aiutarti o chiudere la porta per riuscire a trovare quel disperato sonno di cui ho bisogno. Ho scelto la seconda.
Sei arrivato in camera venti minuti dopo, con il bimbo che ancora piangeva. L’hai messo nella culla e hai spostato piano la culla a qualche centimetro dalla mia parte di letto, un chiaro gesto per dirmi che avevi finito di guardarlo.
Volevo urlare. Volevo cominciare una litigata epica. Ho guardato il bambino per tutto il santo giorno. Avrei dovuto svegliarmi per allattarlo tutta la santa notte. Il minimo che potevi fare era stringerlo un po’ a te per un paio d’ore la sera in modo da lasciarmi dormire un po’. Solo qualche ora di prezioso sonno: è troppo da chiedere?”
Un esordio molto forte che tuttavia riflette il sentire di moltissime neomamme, sopraffatte dalla fatica.
“So che siamo cresciuti entrambi vedendo i nostri genitori nel tipico ruolo di madre-padre. Erano genitori eccellenti. (…) Ci ho visto cadere in questa dinamica familiare ogni giorno di più. La mia responsabilità è nutrire la famiglia, tenere la casa pulita e prendermi cura dei figli, anche quando tornerò al lavoro. (…) Vedo anche i miei amici e altre mamme che fanno tutto, e lo fanno bene. So che lo vedi anche tu. Se ce la fanno loro, e se anche le nostre mamme hanno fatto tutto bene con noi, perché io non riesco? Non lo so. Magari i nostri amici recitano una parte in pubblico e in segreto si disperano. Forse le nostre mamme per anni hanno sofferto in silenzio ma dopo trent’anni semplicemente non ricordano”.
Tutto questo per dire, velatamente: “Perché non sono capace?”. Ma soprattutto: “Mi vergogno a chiedere aiuto. Mi sento in colpa”.
“Una parte di me si sente un fallimento se chiedo aiuto. Voglio dire: certo che tu aiuti. Sei un padre fantastico. E poi mi dovrebbe riuscire tutto facilmente, non credi? Istinto materno, no? Ma sono umana e dormo cinque ore a notte e sono stanchissima. Ho bisogno di te”. (…) So che non è ciò che facevano i nostri genitori e odio chiedere. Vorrei poter fare tutto e farlo sembrare semplicissimo. Ma sto sventolando bandiera bianca e ammettendo che sono solo umana. Ti sto dicendo quanto ho bisogno di te perché se continuo di questo passo mi spezzerò. E questo ti ferirebbe, ferirebbe te, i bambini e la nostra famiglia.
Perché, guardiamo la realtà: anche tu hai bisogno di me”.
Sì, il bisogno di aiuto è sempre reciproco. Una famiglia non è fatta di ruoli prestabiliti ma soprattutto non è fatta di un solo genitore. Non ci sono regole: l’unica regola dovrebbe essere l’onestà. Il rispetto.
E questo rispetto deve essere prima di tutto verso noi stesse: sì, se abbiamo bisogno di aiuto è giusto, è lecito, è doveroso chiederlo!
Giulia Mandrino
Un baby shower tutte insieme, ma non come i soliti! Un baby shower naturale, alternativo, creativo e curioso, incentrato sulla natura, sul biologico, sullo svezzamento naturale e su tutto ciò che ci sta a cuore: si terrà il prossimo sabato 1 dicembre a Milano dalle 11 alle 17, presso il Centro Culturale Shaolin in via Teglio 11, e noi ci saremo!
Un baby shower tradizionalmente è una festa dedicata al nascituro. Si tiene qualche settimana prima della data prevista del parto e si festeggia insieme ad amici e parenti con un piccolo party e tanti regali dedicati al bimbo e alla mamma. Anche il Baby Showeg Party vuole essere una festa dedicata alla mamme e ai bambini, ma stavolta il focus della festa saranno la filosofia del bio e naturale!
Il Baby Showeg Party è pensato per tutte le donne in dolce attesa e per le neomamme con neonati fino a sei mesi (ma sono benvenuti tutti, anche i bimbi fino ai 3 anni e i neopapà!) e per parteciparvi è necessario registrarsi (a questa pagina). È organizzato da Grawidanza ( Raw Food, Natural Beauty & Fashion, Healthy Lifestyle) (qui il sito internet), un progetto per divulgare la gravidanza naturale e la genitorialità responsabile ed etica, in collaborazione con Shifu Shi Heng Chan 釋恒禅 (Shaolin Temple Italy), Centro Culturale Shaolin di Milano e Shaolin State of Harmony - Raw Vegan 少林歡喜地
Al Baby Showeg Party le mamme potranno così incontrarsi e conoscersi tra loro, confrontandosi e partecipando ad attività pensate apposta per loro, incontrando anche tante realtà e tanti professionisti del mondo biologico e dell’educazione naturale, conoscendo anche tantissimi marchi che propongono prodotti 100% biologici, naturali e vegani per le mamme e i bambini.
Tra i professionisti che si potranno incontrare ci sono la Dott.ssa Michela de Petris, il Prof.Leonardo Pinelli , e la Dott.ssa Erika Congiu, medici e pediatri vegan, e l’ospite d’onore sarà la famosissima tata di “4 mamme” su FoxLife Roberta Cavallo.
Sono previsti, durante la giornata, degli incontri sui rimedi naturali in gravidanza, per la maternità e la prima infanzia, ma anche laboratori di aromaterapia, bricolage e pittura, di belly painting (o bump art, ovvero i disegni sul pancione), un photoshooting premaman, uno spazio relax di coccole e allattamento, delle letture per la prima infanzia, degli incontri sul metodo Montessori, le proposte di menù vegan e raw per le mamme e per bambini… Insomma, ce n’è per tutti.
Questa sarà la prima edizione del Baby Shower Party, che d’ora in avanti vedrà poi un’edizione invernale in dicembre e una primaverile in maggio. La partecipazione è completamente gratuita, ma sarà possibile fare un’offerta libera per raccogliere fondi a favore di Ibu Robin Lim, un’ostetrica, scrittrice e poetessa vincitrice del premio Alexander Langer 2006 e nominata nel 2011 con Hero per il suo lavoro a favore delle donne e dei bambini indonesiani e delle zone colpite da catastrofi.
Il ricavato sarà quindi devoluto all’associazione “Yayasan Bumi Sehat”, fondata proprio da Ibu Robin Lim, per aiutare la popolazione di Sulawesi colpita dal terremoto e dallo tsunami.
Giulia Mandrino
Cosa dire ad un bambino che ha paura del buio? Di certo non “Ma di cosa hai paura!”. Minimizzare o scherzare è sbagliatissimo, perché per un bambino la paura del buio è qualcosa di reale, una sensazione davvero orribile.
La paura del buio è una delle fobie più diffuse, e non solo tra i bambini. Anche da adulti stare al buio non è propriamente confortevole, a causa dell’ignoto che l’oscurità porta con sé. Non ci si sente sicuri, insomma. Ma se da adulti riusciamo in qualche modo a superare questa paura o a tenerla sotto controllo (grazie alla nostra razionalità), durante l’infanzia il buio spaventa.
Quando i nostri bimbi hanno paura del buio, quindi, dobbiamo utilizzare delicatezza e assecondare questa fobia tranquillizzandoli con tatto e aiutandoli più che possiamo (sì, anche con le piccole lucine che stanno accese durante la notte).
Ma quali frasi utilizzare con un bambino che ha paura del buio? Ecco i nostri consigli.
La prima frase da utilizzare è questa, poiché fa percepire al bambino la nostra voglia di aiutarlo ascoltando prima di tutto il suo punto di vista. E poi in questo modo al bambino viene data la possibilità di pensare più in profondità alla paura, per capire cosa potrebbe farlo sentire più tranquillo. Potrebbe essere un abbraccio, una piccola luce costante durante la notte, il guardare sotto al letto prima di dormire… In ogni caso noi possiamo aiutarlo seguendo il suo consiglio e dandogli così in mano la situazione (standogli comunque accanto).
È la realtà, no? A quasi tutti gli esseri umani, come dicevamo, il buio mette un po’ di strizza. Ecco, facciamogli sentire che non è solo!
Piano piano il bambino razionalizzerà questa sua paura, crescendo, e il primo passo per farlo è indagarla. Concretamente! Guardando sotto il letto, nell’armadio, provando magari a muoversi insieme nel buio. In alcuni casi il bimbo si divertirà anche, e ad un certo punto scapperà da ridere quando non si troverà nulla o si inciamperà nel buio tutti insieme, e piano piano si sdrammatizzerà la cosa, ma senza denigrare nulla (anzi: controllare insieme significa dare importanza alla cosa in maniera costruttiva).
I bimbi sanno che il nostro compito di genitori è di tenerli al sicuro, lo percepiscono, ma in alcuni casi, come quando una paura li assale, lo dimenticano. Ripetiamolo, quindi, per ricordargli che noi ci siamo sempre per ogni cosa di cui hanno bisogno.
Magari è stato un film, un libro, una situazione vista nel quotidiano che li ha spaventati e che ripercorrono la sera quando c’è buio. Facciamocelo raccontare e poi proviamo a trovare insieme un finale alternativo o divertente, per togliere importanza alla situazione spaventosa.
Una delle paure dei bambini è di essere i soli a percepire il pericolo. Diciamogli la verità: i genitori hanno un sonno più leggero di quello dei bambini, e quindi il “super potere” è quello di svegliarsi ad ogni piccolo rumore. Possono quindi dormire tranquilli: se ci sono mostri, ladri o qualunque altra creatura mamma o papà sentiranno, si sveglieranno e lo porteranno subito al sicuro!
Giulia Mandrino
Sani, veloci e irresistibili: questi cookies sono semplicissimi da preparare perché verso il composto su una teglia e poi lo taglio a cubetti. Sono deliziosi, davvero deliziosi, e i miei figli non resistono! Ecco perché sono una colazione perfetta o una merenda sfiziosa. Sono a base di farina e zucchero di cocco (migliore di quello bianco raffinato) e le gocce di cioccolato rendono come sempre tutto più sfizioso.
Preparare un frosting o una crema a base di cream cheese quando si è intolleranti al lattosio o quando si vogliono evitare i latticini è davvero molto difficile. Ecco perché ho pensato a questa alternativa più sana e più light per guarnire in maniera altrettanto gustosa e bella i nostri dolci senza rinunciare a nulla!
Frosting sano per cupcake e torte: come preparare la copertura perfetta dicendo "no" al lattosio