Con l'arrivo dell'estate torna sui banchi del mercato anche il basilico fresco, con le sue belle foglie larghe e verdissime. Noi ne approfittiamo sempre anche per provare ricette che siano diverse dal solito pesto ma che contemplino comunque il basilico. Come questo pesto a base di nocciole: la frutta secca, fonte di proteine naturali, dà la giusta energia per affrontare la giornata, quindi questa pasta è perfetta a mezzogiorno.

Fusilli integrali con pesto di nocciole e basilico: la ricetta per la pasta a base di nocciole, pomodori e basilico

 

NON SARO’ MAI “LIEVITO MADRE”

Martedì, 23 Maggio 2017 09:51

Altro mio difetto, a sto punto qualcuno si chiederà che razza di persona sono, come fa mio marito a sopportarmi, senza mezze misure, con uno spropositato senso del dovere, psicopatica, maniacale, psicotica e, pure senza pazienza… 

Io sono dichiaratamente senza pazienza, ma proprio manco una briciola, probabilmente quando l’hanno distribuita io ero in vacanza, forse quando l’hanno insegnata io ero assente… comunque ne sono priva, sono così impaziente che a volte mi innervosisco con me stessa perché mi spazientisco da sola.

A volte sono così in fissa di fare di fretta qualcosa per poter passare a quella successiva che se potessi mi prenderei da sola a calci in culo.

La pazienza è vero che si impara, ma a mio parere o ce l’hai o no e fino ad un certo punto la insegni, ma alla fine ognuno ha la sua dose, chi più, chi meno, chi (a mio parere) troppa.

Da me quelli pazienti hanno la massima stima, quelli troppo pazienti invece li prenderei a sassate sulle gengive, cioè il troppo stroppia, quelli che vivono in uno stato di totale abbandono zen dove tutto passa e sarà il karma a farti capire prima o poi i tuoi torti, perché la vita è una ruota che gira e devi aspettare il cadavere del tuo nemico sulla riva e bla bla bla…. A me sta gente mi infastidisce più delle zanzare alle tre di notte.  Perché se è vero che avere pazienza è probabilmente una gran virtù, tutto sto aspettare non mi pare pazienza ma al limite dell’apatia, stare in balia degli eventi, attendere che le cose accadono solo perché si spera che accadano, io non ce la faccio, già aspettare la cottura al dente degli spaghetti per me a volte è farmi violenza, figuriamoci aspettare che giri la ruota della vita!

Ma ammetto anche che a furia di voler rincorrere le cose per non avere pazienza di aspettare ad un certo punto ti alzi la mattina ed allo specchio non trovi più una ragazza ma na’ vecchia. Eh già! Perché se a febbraio non vedi l’ora che sia pasqua, se ad aprile non fai altro che sfrugugliarti in attesa delle ferie estive, se a settembre friggi impaziente guardando al natale, tutto sto aspettare con ansia un qualcosa che verrà, ti ritrovi che a correre dietro agli eventi hai accumulato un tot di primavere sulle spalle e questo non è bello.

Godere dell’oggi, quantomeno in una sfera abbastanza normale e non troppo mistica, dovrebbe voler dire non per forza vivere solo l’oggi e il presente ma almeno non farsi le pippi mentali cosmiche al venerdì sera perché già mi preoccupo di quello che mi aspetta il lunedì al lavoro… è così cara mia che passano gli anni.

Sta qui la differenza tra saper attendere e fottersi la vita, dopotutto il vero bello non è il giorno di natale, ma l’antivigilia e la vigilia, cioè quel momento che i bambini nella loro beata impazienza sanno però assaporare in maniera molto più produttiva di me, che vivo la vigilia solo come il giorno che precede il Natale (cioè il giorno che aspetto) ma una giornata fatta di magica attesa e piena di aspettative misteriose.

E così rincorro, rincorro sempre qualche momento che ancora non è arrivato, logicamente sia in positivo che in negativo… non vedo l’ora di partire per il mare il mese prossimo, non vedo l’ora di vedere le mie amiche la prossima settimana per l’aperitivo oppure… non vedo l’ora che arrivi il giorno del dentista così mi tolgo il pensiero, ho soltanto quindici giorni per presentare quel lavoro così poi non ci penso più… e via discorrendo, trovandoti così avanti, così in “pressa”, così agitata nell’attesa da fare contemporaneamente le decorazioni di natale e quelle per halloween, tanto poi quanto arriva… arriva.

E così sono impaziente, sempre ansiosa e frettolosa che quello accada, che quello venga fatto, che quella persona arrivi, ed è così che la poca pazienza, anche nell’aspettare i ritmi degli altri, ti porta ad odiare il dover delegare certe cose, perché non vengono fatte subito, con i ritmi impazienti del tuo bassissimo livello di non-pazienza.

Io sono quella del tutto E SUBITO. Devo dimagrire e vorrei subito dei risultati, devo imparare un nuovo lavoro e vorrei capire alla prima spiegazione, devo cucinare un piatto e devo riuscirci alla prima infornata, insomma io non sono una donna “lievito madre”, sono decisamente donna “lievi istantaneo”, non so se mi spiego.

Ma alla fine quante cose perdo, perché ci lasciamo scivolare le attese e, a volte, la parte bella è proprio quella, non tanto il momento di per sé stesso, ma proprio la magia dell’attesa, quelle farfalle che ti sfregugliano dentro, quell’aspettativa che ti fa un po' sognare e un po' paura, ti rende vivo, ti incuriosisce.

Ma insomma tant’è, imparerò? Dubito, perché io sono nata impaziente e, come ho letto una volta… se volevo essere “paziente” mi facevo ricoverare.

L’ S.D.D. (L’INFAMISSIMO SENSO DEL DOVERE)

Martedì, 23 Maggio 2017 09:46

Tra le varie cose che le nostre mamme ci hanno insegnato c’è sicuramente il senso del dovere, a volte pare che ai figli maschi il senso del dovere venga insegnato, alle femmine venga inculcato e che nel corso della vita mentre i maschi dimenticano le femmine acutizzano, tanto gli uomini in età adulta imparano a dare una scala di valori e di priorità (tutta loro) a ciò che va fatto ed a ciò che può aspettare, quanto le donne non trovano la pace interiore finché il loro lungo elenco di priorità non si è esaurito o quasi, a quel punto però non hanno più né la forza fisica né il tempo materiale per infilarci una vera priorità: se stesse.

L’S.D.D. ovvero il senso del dovere ci è stato insegnato che comprende tutte quelle cose che vanno fatte, è un po' una scala di valori e di priorità, è l’ago della bilancia che ti dovrebbe far capire cosa può attendere e cosa invece non va rimandato.

Mia madre in questo ha fatto un ottimo lavoro, eh sì, fate attenzione, perché se avete alte aspettative poi potreste trovarvi ad aver creato un mostro e, a quel punto, come dire…. sono cazzi amari.

Ora mia mamma con l’età si è ammorbidita molto, ma ormai la frittata è fatte ed ora è lei che rimprovera a me di essere troppo rigida, di non sapermi godere la vita, di essere esagerata: perché? Perché faccio letteralmente (ed in modo maniacale) tutto quello che lei mi ha insegnato a parole e coi fatti.

Ripetetevi come un mantra: prima il dovere poi il piacere… ripetetelo agli altri, ripetetevelo nella mente per voi stesse, passate anni di vita a sentirvelo ripete da bambini e in men che non si dica vi ritroverete a rinunciare alla gita domenicale perché non avete adeguatamente spolverato la libreria.

Si, lo ammetto, io sono così. Anzi peggio, ma ci sto lavorando, il mio S.D.D. è sfociato (complice anche altri fattori esterni) in una vera e propria mania, in un atteggiamento davvero ossessivo/compulsivo che ti porta ad innescare un meccanismo di difesa su tutto quello che non va nella vita, quello che ti sfugge di mano e non puoi controllare ti agita o ti angoscia e quindi sfoghi tutto su quello che puoi controllare, che riesci ad organizzare, a mettere in fila ordinatamente, a pulire compulsivamente e riordinare ossessivamente. Ci sto lavorando, questa è un’altra storia. Comunque.

Nella “normalità” però l’S.D.D. che ti viene insegnato, specialmente alla mia generazione, imporrebbe che non si esce di casa la mattina se: non hai fatto il letto, messo le tazze della colazione in lavastoviglie, raccolto le briciole dei biscotti e mentalmente organizzato almeno il pranzo. Se hai un ritaglio di tempo, se lo hai, vorrai mica sederti a vedere Beautiful o sfogliare una rivista? Se hai pranzato abbastanza velocemente riuscirai certamente a fare “un giro di aspirapolvere o una veloce spolverata”, potrai stendere la lavatrice che hai fatto partire la mattina prima di uscire di casa, così che quando torni la sera la roba è bella asciutta e pronta per essere stirata mentre sul fornello bolle la cena, e poi rassetti la cucina, riempi la lavastoviglie in modo che prima di andare a letto abbia finito il lavaggio e tu possa riporre tutto nella credenza lavato ed asciugato, e poi intanto prepari i vestiti per il giorno dopo, ti organizzi per i pasti successivi.

In un batter d’occhio ti ritrovi ad avere una propria tabella di marcia che, se da una parte ti aiuta ad organizzarti e non perderti in vaneggiamenti su cosa fare per prima cosa, alla fine può diventare un’ossessione così forte da darti il tormento fino a che non l’hai esaurita voce per voce.

Ed è così che da “prima i compiti poi vai a giocare” oppure da “prima ti lavi e poi leggiamo una fiaba” ti ritrovi a pensare seriamente se è davvero necessario uscire con le amiche visto che non hai ancora sprimacciato il divano, steso la biancheria e smacchiato il leopardo.

Ed ancora sì, io sono così, lo riammetto, e la cosa peggiore è che odio delegare, mi lamento, sbarbotto, brontolo, ma in fondo è una corsa contro me stessa, voglio farlo io, perché voglio farlo subito, presto e bene. E diciamocelo, ammettiamolo, se lo delegate ad un uomo, qualunque cosa sia, qualunque uomo sia, in qualunque fascia di età lui si trovi sarà fatto dopo e arraffazzonato.

Ecco, l’uomo vive così, arraffazzonato, alla speraindio, allasputamiinculo.

Tu gli chiedi se può stendere i panni e lui matematicamente ti risponde “si tra un secondo” oppure “un attimo e lo faccio” o ancora “aspetta lo faccio dopo”, certo perché la loro scala di priorità è inversamente proporzionale alla nostra.

DONNA: figli (vestiti, pranzi e merende, compiti, …) marito (vestiti, pranzi e merende, comunque vedasi la voce figlia …) casa (lavare, stirare, pulire, spesa, …) parenti ed amici (favori vari, compleanni e ricorrenze, …) lavoro e … e…. ????? … ahh noi stesse?!.... beh non c’è più tempo.

UOMO: partita alla tv, calcetto, birretta con gli amici, lavoro e… e… ??!! cazzo abbiamo dei figli??

Ma quelle sbagliate siamo noi (generalizzo ma parlo di me in primissimissima persona) io, lo ri-riammetto non uscirei di casa mai e poi mai se non avessi rifatto il letto e riassettato la cucina, non parto per le vacanze se non ho fatto le pulizie di fino, nemmeno per un week end, non mi concedo una gita la domenica se prima non ho riassettato casa come dico io, non vado a farmi un giro in centro e se non ho lavato, steso e stirato quello che mi ero prefissata di lavare, stendere e stirare, morirei di angoscia se andassi a fare shopping senza prima aver fatto la polvere e se devo decidere tra un ritrovo con le amiche e lavare i vetri, se mi sono fissata che devo farlo, rinuncio alle amiche, lo ammetto.

Come ho detto ci sto lavorando è che il mio S.D.D. non mi dà tregua, mi fa sentire in colpa come il grillo parlante, fino a non godermi quello che sto facendo fuori casa. 

Cioè, non sia mai che mi stravacco in poltrona a leggere un libro senza aver esaurito tutte quelle che per me sono le normali priorità della giornata. Che palle! Che palle io, me stessa, me medesima e sto strafanculissimo S.D.D. del piffero!

Ora mia madre mi rimbrotta… “guarda che ho già sbagliato io, goditi un po' di più la vita, fai le tue cose ma cerca di dare un diverso senso alle tue giornate”… certo, facile ora, col senno di poi, adesso che guardandoti indietro ti accorgi di quante cose hai perso per spolverare e lavare, ma io sono quarant’anni che mi sento fare il pippone e non è che si cambia così, dall’oggi al domani. Non è che mi puoi inculcare una roba nella testa e poi dirmi opsss sai, forse mi sono un po' sbagliata, forse ho un po' esagerato, forse anche se una mattina andavi a scuola senza aver tirato le lenzuola non sarebbe morto nessuno, forse se ti facevo uscire con le tue amiche quindicenni invece di dirti che non potevi finché non avevi pulito a fondo la tua cameretta già pulita… forse, certo, forse ora un cazzo.

E badate bene, io non ce l’ho con lei, ce l’ho con me stessa, che da ragazza cazzara con la testa tra le nuvole mi sono trasformata mio malgrado e fino ad oggi quasi inconsapevolmente in una donna-swiffer.

Sta a noi, sta alle donne mamme amiche comunque genere femminile, sta a me (!!) capire che se mi siedo a smaltarmi le unghie una volta a bimestre e non ho lustrato l’argenteria posso pensare di non fare un torto a nessuno, né a chi in quel momento sta lavorando mentre io mi sto rilassando, né a mia madre, né all’argenteria, né al mio stramaledetto S.D.D. .

E un po' ce l’ho anche con i “lui” che, diciamocelo, buon dio, se ci vedere sfrecciare per casa sul monopattino mescolando il sugo, stendendo i panni, correggendo compiti, inviando gli auguri di natale ad amici e parenti e abbiamo una scopa nel culo per pulire intanto il parquet, non fate quelli che dal divano, con una mano in tasca per grattarvi le balle ed una birra nell’altra, non diteci “ma dai rilassati un attimo, siediti un secondo, non sei stanca, vuoi una mano?”, datecela sta mano, senza chiederlo… e possibilmente dateci la mano con cui teneva la birra, non quella che grattava le balle.

La borsa del cambio per i papà

Martedì, 23 Maggio 2017 08:11

Perché, in quest’epoca nella quale professiamo la volontà di raggiungere finalmente la parità vera dei sessi, certe cose rimangono invariate? Ad esempio la borsa del cambio. Che è solo della mamma. Ma non deve essere per forza così!

Anche i padri, ormai sempre più coinvolti nella vita dei figli (anche da soli, e non solo con la mamma appresso), hanno bisogno di essere pronti a tutto! Ecco perché hanno bisogno anche loro di una borsa del cambio personale. Non ci avete mai pensato? Noi sì, e abbiamo trovato alcune ragioni da cui non torniamo indietro.

 

La borsa del cambio per i papà: perché anche i padri dovrebbero avere la loro borsa per il cambio del pannolino

La borsa del cambio pannolino è uno strumento se non indispensabile davvero molto comodo per una mamma. Padron! Per un genitore. Abbiamo già parlato più volte delle borse del cambio, parlando di quelle più belle e utili e consigliandovi come riempirle per l’estate, in caso di bebè 0-2 o in caso di esposizione al sole. Ma non ci siamo mai soffermate sulle borse del cambio per i papà!

Innanzitutto, se un papà inizia a pensare alla sua personale borsa per il cambio (che non sarà semplicemente un prendere in prestito quella della mamma) questo lo aiuta a concretizzare ancora di più il suo sentirsi papà, soprattutto se inizia a pensarla durante la gravidanza della partner. Spesso fino al momento della nascita i maschietti faticano a sentirsi fino in fondo papà (è normale, non sentendo fisicamente il bambino!); così, il fare la borsa del cambio li aiuta a connettersi e a rendere reale qualcosa che ancora sentono come astratto.

Una volta che il bambino nasce, il papà passerà poi dei momenti solo con lui. Avendo la sua borsa per i pannolini già pronta (e, avendola fatta personalmente, non farà così paura! “Dove trovo questo, dove trovo quello?”) sarà così molto più semplice e veloce decidere di uscire con il bimbo, godendosi poi una giornata insieme anche lontano da casa. Perché a volte i papà si trovano a stare in casa perché si trovano spiazzati non sapendo cosa gli potrà servire una volta usciti. Così, invece, sarà tutto più semplice e veloce (non ci sarà l’inconveniente di perdere mezz’ora a cercare pannolino, biberon, salviettine, cremine...) e il tempo speso insieme sarà molto più di qualità (anche perché senza stress)!

Avere una borsa personale che non sia quella della mamma è poi molto più confortevole. Non ci saranno da sistemare tutte le volte le bretelle, e la scelta potrà cadere su misure un po’ più grandi o comunque più adatte al fisico del papà.

Allo stesso modo, sarà utile scegliere lo stile preferito, in modo da non sentirsi poi a disagio con tinte rosa fluo, giallo pastello, con fiori, stelle e pois. Ci sono davvero moltissime opzioni, anche online: come questa, grigia e capiente; questa, beige e super spaziosa, che si trasforma anche in culla. E, perché no?, si può scegliere anche uno zaino, altrettanto comodo e magari dalla forma più apparentemente mascolina. E non pensiamo che sia solo uno sfizio: anche la paternità, come la maternità, è un momento di vulnerabilità, quindi sentirsi bene con se stessi, anche solo esternamente, è raccomandatissimo.

Infine, pensateci: non è un regalo bellissimo da fare ai futuri papà? Non si sa mai che prendere, perché ormai le mamme comprano tutto prima. E allora pensiamo al papà! Non essendo abituati a pensarlo come un oggetto usuale, vedrete che lo apprezzeranno ancora di più, perché gli farà sentire di essere importanti e farà venire loro ancora più voglia di passare il tempo con i bimbi, anche da soli, facendo i “mammi”!

 

8 pappe con i legumi per lo svezzamento

Martedì, 23 Maggio 2017 07:49

 

Una pappa equilibrata deve sempre avere una verdura, un cereale e una proteina. Queste proteine, però, è sempre meglio non prenderle da derivati animali, soprattutto prima dell’anno di età. Che fare allora?

I legumi ci vengono in aiuto: fagioli, fave, piselli, ceci… Questi alimenti, infatti, contengono moltissime proteine vegetali che aiuteranno il bambino nella sua crescita.

Ecco 8 pappe con i legumi per lo svezzamento: 8 ricette per lo svezzamento a base di legumi, semplici e gustose

Iniziamo con i piselli, con una pappa piselli. Mettiamo a bollire nel cuocipappa o in una casseruola un po’ d’acqua, e quando bolle uniamo 40 grammi di piselli e un pezzetto piccolo di cipolla. Dopo una decina di minuti o poco più i piselli dovrebbero essere cotti: a quel punto omogeneizzateli direttamente nel cuocipappa oppure passateli in un passaverdura e aggiungete un cucchiaio di fiocchi di riso. Condite con un leggerissimo filo d’olio evo.

Il secondo legume perfetto per dare proteine ai bimbi sono i ceci. La pappa quinoa e ceci è ottima, soprattutto con l’aggiunta di una zucchina. Mettete a bollire un pentolino di acqua, quindi, quando bolle, buttateci un pugnetto di quinoa, 50 grammi di ceci precotti e mezza zucchina a pezzetti. Lasciate cuocere per circa venti minuti, quindi scolate e frullate o omogeneizzate la pappa per una consistenza omogenea.

Buonissima anche la crema di lenticchie. Lessate in acqua senza sale un cucchiaio di lenticchie rosse decorticate, quindi frullatele. Cuocete quindi in un po’ di brodo vegetale fatto in casa 2 cucchiai di crema di riso, alla quale unirete poi le lenticchie. Servite con un filo d’oli e un cucchiaio di pecorino grattugiato.

Con le lenticchie potete preparare anche la crema di miglio, verdure e lenticchie rosse. Fate cuocere in acqua bollente (oppure al vapore in un cuocipappa che cuoce al vapore e omogeneizza nello stesso boccale) una carota, mezza zucchina e un gambo di sedano, quindi aggiungete 80 grammi di miglio decorticato e due cucchiai di lenticchie rosse decorticate. Lasciate cuocere per circa mezz’oretta, omogeneizzate tutto e servite con un filo d’olio evo.

Un legume poco conosciuto ma molto buono e versatile sono i piattoni, un fagiolo un po’ diverso dal solito. Questa è la nostra ricetta del passato di piattoni: lavate 10 piattoni verdi e mezza zucchina (tagliata a dadini), quindi cuoceteli al vapore nel boccale del cuocipappa per circa 20 minuti, omogeneizzandoli subito dopo. Otterrete una purea liscia, che trasferirete nel piattino e completerete con un po’ d’acqua di cottura, un filo d’olio evo e della farina di cereali.

Ai bambini piace molto e noi spesso ci ritroviamo a proporgliela: parliamo della pastina ai fagioli. Mettete in ammollo la sera prima i fagioli con 5 foglie di alloro: la mattina scolateli, lavateli, poi fateli cuocere per 45 minuti in pentola a pressione. Prendete quest’acqua e in un pentolino cuoceteci 30 grammi di pastina. Nel frattempo prendete i fagioli cotti e omogeneizzateli o frullateli. Unite la pastina alla purea di fagioli (oppure frullate anche quella, se i bimbi sono molto piccoli) e servite con un goccio d’olio.

Perfetta dai 9-10 mesi è la pappa con siete e ceci: mettete in ammollo in ceci la sera precedente con  5 foglie di alloro. La mattina successiva scolateli, lavateli e fateli cuocere in pentola a pressione per 45 minuti. Cuocete al vapore mezza zucchina o zucca e 2 foglie di biete, e una volta cotti aggiungete un mestolo o due di brodo vegetale caldo e un cucchiaio di crema di riso. Frullate tutto con i ceci e servite.

Nei mesi autunnali, a noi piace preparare la pappa di zucca e fagioli. Mettete in ammollo la sera prima i fagioli con 5 foglie di alloro: la mattina scolateli, lavateli, poi fateli cuocere per 45 minuti in pentola a pressione. Lessate una fetta di zucca tagliata a dadi, aggiungete i fagioli e frullateli, quindi fate bollire 150 ml di brodo vegetale e gettateci dentro la purea e qualche cucchiaio di crema di riso precotta, mescolando bene fino ad ottenere una consistenza densa e omogenea.

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale. 

 

Perché integrazione? Perché anche se non ci pensiamo, i solari topici (per intenderci, le creme solari che siamo soliti utilizzare) proteggono sì la cute dai raggi UV, ma non fanno lo stesso con gli occhi, la mucosa labiale e il cuoio capelluto. Non solo, per essere davvero protetti dal sole dovremmo usare circa un tubetto di crema ogni due ore, una cosa abbastanza assurda no? Non solo, sappiamo che il sole è importantissimo nel processo che porta all’assorbimento della vitamina D. Qual è il giusto equilibrio quindi?

L’integratore per bocca da usare per proteggere i bambini dai danni del sole: perché i solari topici non bastano a proteggere tutto il corpo dai raggi UV e come fare per esporre i nostri bambini al sole in sicurezza.

Fino al compimento dei vent’anni il corpo umano è in fase di sviluppo. I primi anni di vita sono quindi fondamentali per quanto riguarda la crescita, ma è anche fondamentale capire che in questo periodo i pericoli esterni si acutizzano. I bambini, in generale, sono più soggetti ai pericoli, appunto perché il loro corpo è in fase di sviluppo.

Questo discorso lo si può applicare anche quando si parla di protezione solare. Fino allo sviluppo completo, infatti, è importantissimo proteggere la pelle dei bambini, in quanto i danni provocati dal sole e accumulati negli anni (se snobbati) possono emergere molti anni dopo. Prevenire è meglio che curare, si dice, e anche in questo caso nessun detto calza meglio.

Siamo quindi abituati a proteggere la pelle dei nostri bimbi, quando stiamo al sole. Compriamo le creme migliori, e facciamo benissimo, e cerchiamo di far sì che siano costantemente protetti, riapplicando ogni 2 ore la crema, assicurandoci che l’acqua del mare o della piscina non la cancelli e premurandoci di applicarla almeno mezz’ora prima dell’esposizione. Tutte queste sono buonissime abitudini da mantenere! 

Tuttavia spesso la quantità di crema che utilizziamo è davvero poca rispetto a quanto avremmo bisogno, poiché dovremmo usarne circa 25 ml alla volta per tutto il corpo (2 mg per centimetro quadrato di pelle), e cioè mezza bottiglietta, mentre in media ne usiamo 0,5 mg per centimetro quadrato. La protezione 50, in questo modo, si abbassa in modo esponenziale.

Inoltre, anche se non ci pensiamo ci sono certe zone del corpo scoperte, che non beneficiano della protezione dei solari topici. Parliamo, appunto, del cuoio capelluto, della mucosa labiale e degli occhi.

Per gli occhi una buona regola è quella di indossare dei buoni occhiali da sole. Ma anche questi spesso non sono amati dai bambini, che li tolgono spesso, e gli occhi rimangono comunque scoperti. Per i capelli e le labbra, invece, non c’è molto che possiamo fare. Almeno esternamente. Già! Perché invece internamente possiamo correre ai ripari, fornendo ai bambini la giusta integrazione per proteggerli dal sole proprio dall’interno.

L’elemento che dobbiamo integrare è il Polypodium Leucotomos, protettore della pelle derivato dalla felce che la rende più forte impedendone il danno ossidativo, stimolandone le difese e prevenendone le alterazioni. Questo elemento è stato studiato da Difa Cooper IFC insieme all’Università di Harvard in seno a ricerche volte a capire come combattere i radicali liberi causati dall’esposizione al sole. Il risultato è stato Heliocare Pediatrics Oral, un prodotto in bustine che contiene la tecnologia Fernblock, un estratto di Polypodium Leucotomos, di origine naturale, che aiuta la pelle a resistere alle scottature e a ridurre l’invecchiamento della cute grazie al giusto mix di antiossidanti.

Il Polypodium Leucotomos, come accennato, è una felce, in origine acquatica, che è evoluta nel corso dei secoli a pianta terrestre sviluppando all’interno delle sue cellule un sistema di protezione naturale contro le radiazioni UV. 

Per aiutare i nostri bambini a proteggersi dal sole in maniera completa basterà quindi affidarsi, un paio di settimane prima dell’esposizione al sole, a Heliocare Pediatrics Oral. Si scioglie una bustina in bocca, in acqua o in succo, una volta al dì, e nei giorni dell’esposizione basta continuare a prenderla al mattino, prima dell’esposizione. Dopodiché ci si affida comunque alla protezione solare (utilizzando, ancora meglio, i prodotti topici della linea Heliocare della stessa azienda, che contengono anch’essi la stessa tecnologia), mantenendo l’ottima abitudine dell’applicazione costante della crema solare.

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale. 

Non sono le solite regole redatte da madri, educatori o “esperti sul campo” (altrettanto valide, in ogni caso). Queste regole sono state tratte dai vari studi della Harvard Graduate School of Education, che attraverso ricerche scientifiche valide condotte da professionisti hanno capito quali sono le semplici buone abitudini da adottare per far sì che i genitori crescano figli “bravi”, non solo felici ma anche buoni, empatici, etici e corretti, rispettosi di loro stessi e di chi gli sta intorno.

 

Tra curiosità e consigli pratici, ecco dunque le regole per crescere “good kids”, “bravi ragazzi”, seguendo le preziose linee guida di chi ha concentrato il suo lavoro sulla ricerca educativa. Perché anche se non esiste la perfezione, possiamo certamente provare a fare il meglio di noi stessi!

Le 5 regole per crescere figli sereni: da Harvard ecco i semplici consigli per educare al meglio i nostri bambini

- La prima regola, che sembra scontata, è quella di cercare sempre di spendere del tempo di qualità insieme ai propri figli. Non basta il tempo insieme: questo tempo dovrebbe infatti essere impiegato al meglio, stando davvero insieme, e non semplicemente nello stesso luogo!

I nostri consigli sono quindi quelli di dedicarsi più spesso a giocare insieme ai bambini al loro gioco preferito; leggere insieme un libro, magari ogni sera, instillando in loro anche il piacere della lettura; create ogni giorno un momento di ascolto nel quale vi mettete a loro disposizione: chiedetegli della giornata, se hanno avuto difficoltà, cosa li ha resi felici, cosa hanno imparato. Conversate davvero, insomma, facendogli capire che, come le vostre cose sono importanti, così lo sono anche le loro.

- La seconda regola è quella di insegnare loro la gratitudine, la gentilezza e l’aiuto reciproco. È giusto crescere bambini che abbiano la consapevolezza che la loro felicità è importante, ma è altrettanto corretto fare capire loro fin da subito che bisogna essere grati per ciò che si ha, e che la gratitudine si traduce in gentilezza e rispetto. I bambini grati, poi, saranno adulti che amano gli altri, generosi, compassionevoli e grati, ma soprattutto saranno più felici.

Per farlo, insegnate loro la storia e la geografia, facendogli capire quanto sono fortunati a vivere in un momento di pace e in un luogo sicuro; leggete insieme dei libri che ne parlano, in modo da immergervi e capire davvero. Dopodiché insegnate a dire “grazie” sempre, non solo in maniera quotidiana e automatica: più che il “grazie”, è il riconoscere quando essere grati di qualcosa che li aiuterà poi nella vita. Insegnategli a fare i complimenti, a dire quando sono grati di qualcosa, ad apprezzare le persone che gli stanno attorno.

- In questo senso si arriva alla terza regola, perché il rispetto e la gratitudine si insegnano anche attraverso l’esempio concreto da parte nostra, così come tutti i valori. Essere un modello per loro significa mostrare concretamente come vivere bene. State quindi attenti ai vostri gesti e calibrateli in modo che se i bambini vi vedono capiscono qual è il comportamento da seguire.

Ad esempio? Quando sbagliate non arrabbiatevi, ma scusatevi e fate capire che avete compreso cosa dovrete fare la prossima volta; oppure, sempre sbagliando, non abbattetevi, ma mostrate ai bambini che lo sbaglio fa parte della crescita, che non siete dei buoni a nulla se qualcosa non vi riesce! Parlate poi sempre apertamente dei problemi, cercando insieme una soluzione.

- La quarta regola è ampia, e prevede l’insegnamento dei valori importanti sin dall’inizio della vita dei nostri bambini. Lo studio di Harvard ha mostrato come l’empatia e il rispetto dell’altro, insieme al prendersi cura degli altri, sia una base per la felicità personale. Quindi: la felicità personale arriva quando l’altro è felice. Quindi, insegnando il rispetto, l’impegno e l’importanza della responsabilità (che coinvolge sempre l’altro) si potranno crescere bambini bravi e più felici, meno self-involved.

I consigli per seguire questa regola sono semplici: basta ricordare sempre loro quanto l’altro sia importante e quanto l’altro sia esattamente al nostro stesso livello, spronando ad essere sempre gentili e ad ascoltare tutti. Dopodiché insegnate anche il senso della responsabilità: quando ci si prende un impegno, anche altri sono coinvolti, e quindi anche se è scomodo è sempre giusto portare a termine qualcosa senza mollare.

- Infine, la quinta regola per crescere bravi ragazzi è mostrare loro il mondo intero, il quadro completo. Spesso tendiamo a chiudere i bambini nel nostro cerchio familiare, o a pensare che si sentano a loro agio solo in famiglia e con gli amici più stretti. In realtà non è così, e basta abituarli a fare nuove esperienze, soprattutto umane. Solo così capiranno di fare parte di una comunità di persone che hanno pensieri diversi e che agiscono diversamente, e che ogni pensiero ed ogni azione hanno importanza e conseguenze sulla totalità.

Incoraggiate quindi i bambini a fare nuove amicizie, e fate capire loro che è sempre buona cosa cercare di immedesimarsi nell’altro, anche aiutandolo se è in difficoltà (come ad esempio consolandolo se si fa male o dando una mano quando non riesce a fare qualcosa). Parlate poi insieme delle diverse religioni, etnie, famiglie, culture, in modo che capiscano da subito che non esiste la normalità, e che dall’esterno un altro bambino potrebbe pensare che magari è proprio la sua, la famiglia, la religione o la pelle strana! Solo così impareranno a non lasciarsi influenzare dai pregiudizi, conoscendo sempre prima ciò che si trovano di fronte.

 

(Photo credits: Soosh)

Se siete figlie, saprete che il rapporto con la mamma è un rapporto insostituibile. Ma non potrete nascondere che quello con il padre ha in sé qualcosa di ancora più magico. Il rapporto tra i padri e le figlie femmine è unico, fatto di tenerezza nascosta dietro alle loro barbe, di complicità divertente, di piccoli segreti, di protezione infinita e di commozione strappata ai modi burberi tipici del sesso maschile.

Quando vedrete quindi questa serie di illustrazioni non potrete non sorridere, emozionarvi e re-immergervi nei ricordi d’infanzia. Perché la matita indagatrice di Snezhana Soosh è riuscita a mettere colori su bianco tutta la tenerezza di questo rapporto figlia femmina-papà.

La magia del rapporto padre-figlia in una serie illustrata meravigliosa: le illustrazioni di Snezhana Soosh che raccontano la bellezza del legame tra padri e figlie femmine

Snezhana Soosh, giovane artista ucraina, ha un tratto riconoscibile, delicato, quasi infantile, semplice e morbido. Tra acquerelli e pastelli, il suo Instagram s’è riempito con le sue opere d’arte, piccole illustrazioni di vita quotidiana che sanno mettere il luce tutta la bellezza della vita, che sta nelle piccole cose. La gravidanza, l’andare a trovare i genitori anziani, i giochi tra bambini, le tenerezza tra innamorati...

E poi ci sono loro, le illustrazioni, sparse qua e là ma appartenenti ad una sola serie (“Father-Daughter”), che mostrano il rapporto unico, magico e tenero tra un padre gigante e una piccola bambina. Il padre è davvero un gigante: ma è proprio così che le bimbe vedono i loro papà, non è vero?

Con la sua solita delicatezza, Snezhana è riuscita (e continua a riuscire: ogni giorno, o quasi, compaiono nuovi lavori! Seguitela per restare aggiornati) a catturare la vera essenza di questo legame unico, che si mostra nelle piccole cose.

Nel cucinare insieme, ad esempio, nonostante non sia esattamente “un lavoro da uomini duri”!

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(Photo credits: Soosh)

Oppure, nel provare a giocare con l’hula hop, attività impossibile per un papà poco snodato, ma che deve assolutamente provare, per fare felice la sua principessa!

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(Photo credits: Soosh)

Lo stesso vale per le trecce ai capelli: quando la mamma non c’è, chi pettina le bimbe? Esatto, loro, i papà, che magari non sapranno acconciare alla perfezione i capelli fluenti delle loro figlie, ma che saranno da loro amatissimi nonostante il risultato. Perché, dai, quanto fa ridere vedere un maschio alfa che diventa esperto di intreccio di ciocche, code di cavallo e chignon?

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(Photo credits: Soosh)

Meravigliose, poi, anche le illustrazioni più quotidiane, quelle dei gesti che i papà compiono ogni giorno. Come la bimba che si arrampica sulla valigia (che è un po’ metafora di tutte le altre attività: il papà è la roccia su cui trovare protezione!), o quella che salta nel lettone accaparrandosi tutto lo spazio disponibile. E il papà? Zitto zitto, si fa piccolo piccolo!

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(Photo credits: Soosh)

Piccolo piccolo, certo, ma grande grande: perché il papà è unico, e ogni bambina lo sa. Lo sa che sarà lui che cercherà anche quando crescerà, mantenendo per sempre un legame indissolubile e diverso da tutto il resto. Perché la mamma è la mamma, ovvio. Ma, se sei femmina, il papà è il papà!

 

(foto credits: Ivette Ivens)

Mimi Stevenson aveva solo due anni quando la caldaia della casa in cui viveva esplose. L’incendio fu devastante, ma fortunatamente si salvò, cavandosela con estreme bruciature su tutto il corpo.

Ha lottato molto, da quel 1985, ma è riuscita a rimettersi in piedi e a vivere la sua meravigliosa vita che le ha portato anche due bellissimi figli. Ed ora, grazie ad un incredibile scatto, la sua storia sta diventando un esempio virtuoso e coraggioso per tutte le donne che soffrono e combattono contro le insidie della vita e per l’allattamento.

Mimi Stevenson, mamma sopravvissuta e paladina dell’allattamento: lo scatto della fotografa Ivette Ivens che sta facendo il giro del mondo mostra una mamma coraggiosa che lotta per l’allattamento al seno in pubblico

Forse conoscete già Ivette Ivens: le sue fotografie si concentrano sulle donne, sulle madri, sull’allattamento, e il suo portfolio online (così come il suo libro "Breastfeeding Goddesses") è una vetrina favolosa sulla bellezza e sulla naturalezza dell’allattamento al seno. Davanti al suo obiettivo sono passati così tanti tipi di madri da fare capire, ormai, come la normalità non esista, ma, anzi, come l’unicità di ogni essere umano sia un dono prezioso, un gioiello da conservare.

In realtà il suo scatto a Mimi Stevenson arriva solo in un secondo momento. Già, perché la prima a decidere di immortalare la bellezza della vita e dell’allattamento è stata proprio la protagonista di questa storia, Mimi, che ha postato su Facebook, sulla pagina “Black Women Do Breasfeed”, un selfie con suo figlio Josiah.

Lo scatto fa ancora più tenerezza se pensiamo che la donna all’allattamento ci è arrivata dopo un lungo percorso: la sua prima figlia, Paris, nacque quando lei aveva vent’anni, circa quattordici anni fa, e oltre alla paura per i cambiamenti del suo corpo già martoriato (che magari potevano inficiare anche la salute della bambina - cosa che invece non è accaduta!) l’allattamento era difficoltoso, doloroso e quindi irraggiungibile. Paris quindi non fu allattata, ma ora Josiah sì!

Sono rimasta ustionata in un incendio quando avevo solo due anni, nel 1985. Il 4 marzo è nato mio figlio e mi sento così fortunata per il fatto che il mio seno non abbia subito alcun danneggiamento e io possa così nutrire il mio piccolo principe!”: queste le parole di Mimi, che sono arrivate, insieme allo scatto, a Ivette. Che non ha potuto non contattarla.

“Quando ho visto per la prima volta il selfie di Mimi mentre allattava ho pensato: questa donna merita di avere un’opera d’arte che urli FORTE. DEVOTA. GUERRIERA. E l’abbiamo fatto. Ma questa superdonna non ha voluto fermarsi e ha voluto condividere con il mondo la sua storia, con la speranza che giunga a chi davvero ne ha bisogno.

Gli umani tendono a fermarsi dal raggiungere i loro obiettivi a causa delle loro insicurezze, tragedie, malattie... Mimi non ha avuto una vita semplice, eppure brilla si sicurezza, amore per se stessa e coraggio. Sono tutte caratteristiche con le quali nasciamo, ma quando la vita prende il sopravvento alcune di loro sembrano scomparire. Mimi è un grande esempio di come si possa combattere per esse. Una guerriera vera e umile”.

Ivette Ivens, sulla sua pagina Facebook, ha sottolineato il coraggio di questa madre, ma anche la sua generosità: non si è fermata alla semplice fotografia da appendere in casa, infatti, Mimi, ma ha voluto urlare al mondo che le difficoltà possono essere superate. E sappiamo tutte quanto ci sia bisogno di condividere le esperienze, per far sì che chi sta male là fuori non si senta solo.

 

Cosa sono la massa magra e la massa grassa? E la percentuale d’acqua? Sembrano concetti difficili e specifici, che dovrebbero interessare solo al nostro medico di base e al nostro dietologo. In realtà, conoscere a fondo il proprio corpo è molto importante per la nostra salute: ci permette di calibrare la nostra alimentazione, ascoltando il nostro organismo e dandoci così una spinta concreta quando ne abbiamo bisogno. Ma come fare?

Massa magra, massa grassa e percentuale d’acqua: perché è importante conoscere i valori

Innanzitutto, la massa grassa è la totalità dei grassi (o lipidi) presenti nell’organismo, ed è espressa in relazione alla massa corporea totale. Per gli uomini la massa grassa non dovrebbe superare il 25%, per le donne il 31% (anche se l’ideale è stare rispettivamente tra il 14% e il 17% - i maschi - e tra il 21% e il 24% - le femmine).

Di conseguenza, la massa magra è tutto ciò che resta quando si sottrae tutto il tessuto adiposo (e che comprende quindi anche tutti quei tessuti come denti, ossa, muscoli, pelle, ecc).

La percentuale di acqua mostra invece quanta acqua è presente nel nostro corpo. Il nostro organismo è composto per la maggior parte da questo liquido: per gli uomini il valore si aggira attorno al 60% del totale del corpo, mentre per le donne intorno al 50%, dal momento che hanno una maggiore riserva di lipidi.

Conoscere i valori significa sapere interpretare se il nostro corpo è in buona salute o meno. La massa grassa non dovrebbe superare i livelli di cui parlavamo, ma nemmeno scendere al di sotto di una soglia (che è il 4% per gli uomini e il 12% per le donne). Mentre la percentuale di acqua è molto importante conoscerla dal momento che ci aiuta a comprendere quanto siamo gonfi: se ci sono ristagni d’acqua in eccesso arriva infatti il momento di eseguire un bel drenaggio linfatico (diminuendo anche, nell’alimentazione, i sali e certi alimenti che favoriscono questo stato).

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Per monitorare al meglio lo stato di forma fisica è necessario avere uno strumento efficace. In commercio esistono alcune bilance pensate apposta per avere il controllo totale dei valori, e tra le più complete troviamo sicuramente Qardiobase di Hinnovation (azienda leader quando si parla di strumenti hi-tech, digitali e smart), una bilancia intelligente che oltre a monitorare il peso (anche via smartphone, con QardioMD, una app dedicata, disponibile sia per Android che per iOS, che dialoga con l’oggetto attraverso la connettività Bluetooth o wifi, sincronizzandosi anche con l’app “Salute” di Apple) permette di impostare obiettivi e di tenere sotto controllo l’andamento della situazione. Il bello è che anche in caso di gravidanza, periodo molto delicato per le donne quando si parla di controllo del peso, con Qardiobase è possibile monitorare i cambiamenti di peso in maniera sicura, tenendoli sott’occhio anche in base alle raccomandazioni del ginecologo.

Anche dopo la gravidanza, tuttavia, ricordiamoci che è molto importante monitorare e controllare il peso, collegandolo ad un’alimentazione sana e ad un’integrazione di tutti gli elementi fondamentali per la salute. L’alimentazione, in questo caso, dovrà essere sana e variegata, con un apporto maggiore di proteine vegetali (legumi e frutta secca) e di vitamine, necessari al mantenimento dei tessuti.

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Non dimentichiamo, però, l’attività fisica, che deve essere sempre associata alla buona alimentazione sia in caso di mantenimento di un buono stato di salute sia in caso di azione mirata, proprio come nel caso del post-gravidanza: anche senza strafare, camminare è la migliore attività, poiché in maniera leggera e costante, se fatta tutti i giorni, aiuta a riprendere il peso forma e a rinforzare nuovamente tutti i muscoli.

L’altra regola, quando la massa grassa sta superando i limiti (sia dopo la gravidanza, quando questa si concentra sull’addome, sia in periodi particolarmente fiacchi), è riprendere l’attività fisica e concentrarsi su un’alimentazione pro-addome, che limiti i carboidrati raffinati ma che prediliga quelli buoni, ricche di fibre come i cereali integrali, limitando anche il glutine; la dieta dovrebbe inoltre essere priva di zuccheri, facendo attenzione agli alimenti che lo contengono, e ricca di proteine, soprattutto vegetali: un consiglio è quello di integrarle con frullati proteici di frulla e latti vegetali di mandorle o soia, e con spuntini di frutta secca. Le noci, per esempio, sono deliziose, ricche di proteine, aiutano a raggiungere prima il senso di sazietà e apportano le giuste quantità di grassi buoni!

Anche optare per una colazione salata è una buona scelta: le uova, lo yogurt greco, quello di soia, una farinata di ceci... Le alternative sono molte e basta abituarsi per non tornare più indietro! Già, perché in questo modo si evitano i picchi glicemici, un altro aspetto da considerare quando si vuole recuperare la forma. Meglio sempre quindi scegliere alimenti a basso indice glicemico.

Solo in questo modo la vostra bilancia Qardiobase tornerà a sorridere! Già, perché non è solo tecnologica, ma anche super carina: sono anche gli smile, infatti, a dirci se siamo sulla giusta strada o se è meglio rimetterci in carreggiata.

Simpatica, di design (non è bellissima, così tonda, diversa dalle solite bilance che troviamo in bagno?) e tecnologica, dunque: sta bene ovunque, permette di monitorare lo stato di salute di tutta la famiglia (essendo multiutente: è bello anche motivarsi a vicenda, a nostro parere!), è di lettura semplicissima grazie a dei grafici intuitivi e ci dà la possibilità di condividere facilmente i dati con il nostro medico. Sarà in promo a 109,99€ (prezzo originale 149,99€) fino al 15 Giugno acquistando su Hinnovation. Da approfittarne, no?

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Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

 

Sara

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Cecilia

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