L’Hemp-fu, cos’è e come prepararlo

Venerdì, 26 Maggio 2017 09:37

La parola sembra super orientale, ma in realtà l’hemp-fu è stato inventato in Italia. Esatto, nel nostro paese, e non troppi anni fa: era il 2009 quando dal latte di canapa si è riusciti ad ottenere un nuovo tofu (e infatti “hemp” significa canapa, mentre “fu” richiama la parola tofu): il tofu di canapa.

Il tofu di canapa è un ottimo sostituto del formaggio nelle diete vegane. Ma vediamo insieme di cosa si tratta nel dettaglio e come prepararlo in casa partendo dal latte di semi di canapa.

L’Hemp-fu, cos’è e come prepararlo: cos’è il tofu di canapa, come prepararlo e quali sono le sue proprietà

Se il tofu tradizionale viene prodotto a partire dai semi di soia, l’hemp-fu segue lo stesso procedimento, variando però l’ingrediente base, che stavolta sono i semi di canapa. La canapa è un seme molto importante per l’organismo, poiché è ricchissimo di fibre e di proteine. Quindi, pur non essendo un legume, è facilmente paragonabile a questa classe di alimenti.

Nello specifico, l’hemp-fu possiede, ogni 100 grammi, 16 grammi di proteine vegetali, 6 grammi di grassi, 10 grammi di fibre e 170 calorie.

Oltre ad integrare nella nostra dieta la canapa attraverso l’olio, i semi o la farina, ora lo si può quindi fare con l’hemp-fu, che si presta bene a molte preparazioni.

Il classico esempio è quello dello spezzatino di hemp-fu, che prevede la cottura dei dadini di tofu di canapa esattamente come uno stufato di carne. Lo si mangia però anche fritto, al forno, in padella, per la preparazione di sughi (come ad esempio il ragù, alternativo a quello di seitan), nelle insalate... Questo perché il suo sapore neutro lo rende praticamente accostabile a tutti gli altri alimenti.

Come prepararlo, quindi, in casa? L’ingrediente base è il latte di semi di canapa, che, in caso fatichiate a trovarlo al supermercato o al vostro negozio bio di fiducia, potete trovare anche su Amazon.

In alternativa, potete prepararlo direttamente voi partendo dai semi: ammollate 100 grammi di semi di canapa sativa in 200 ml di acqua per due ore, quindi frullateli insieme all’acqua di ammollo e a un pizzico di sale. Aggiungete quindi gradualmente 800 ml di acqua tiepida, frullando, e infine filtrate il liquido.

Preparate quindi il vostro litro di latte di canapa, 2 cucchiai di succo di limone (oppure 4 grammi di nigari, un caglio naturale composto da cloruro di magnesio ed altri oligoelementi del sale marino), 100 ml di acqua e del sale.

Versate il latte in un pentolino e portatelo a 85 gradi, quindi scaldate in un altro pentolino i 100 ml di acqua con due cucchiai di limone (oppure con il nigari). Versate il latte caldo in una ciotola di vetro e mescolate insieme l’acqua e limone. Lasciate riposare per dieci minuti, in modo che inizi a cagliare.

Foderate poi un colino (o una fuscella apposta per il formaggio) con un canovaccio e appoggiatelo sopra ad un contenitore aperto.Versate il latte cagliato e lasciatelo sgocciolare per un paio d’ore. Togliete quindi il vostro hemp-fu dal colino e gustatelo o cucinatelo come preferite. Si manterrà per tre giorni in frigorifero, riposto in una scatola chiusa ermeticamente.

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale. 

Le polpette, che invenzione. I bambini ne vanno matti e noi possiamo sbizzarrirci inserendo ingredienti che magari normalmente non mangerebbero, ma a cui così non riescono a resistere. Come le polpette di lenticchie alla siciliana, che combinano il sapore di questo legume con i profumi dell'isola.

Polpette di lenticchie alla siciliana: la ricetta perfetta delle polpette per proporre i legumi ai bambini

 

Una ricetta laboriosa ma dal risultato impeccabile e davvero, davvero gustoso: per la nostra dose settimanale di pesce stavolta abbiamo scelto i calamari, il mollusco preferito dai bambini. Ma stavolta evitiamo di farli fritti e proviamo una preparazione della tradizione amalfitana!

Calamari all'amalfitana: la ricetta dei calamari ripieni di tradizione amalfitana che piacerà moltissimo anche ai bambini

 

La Giornata dei Bambini Scomparsi

Giovedì, 25 Maggio 2017 08:26

Una delle paure più grandi di noi mamme: un buco nero. Qualcosa a cui personalmente non penso mai, perché anche il solo pensiero mi tramortisce. Parlo dei bambini scomparsi. Un tema vero, reale, purtroppo più che attuale. E in effetti, a ben vedere, se ne parla molto poco, rispetto a quello che di dovrebbe. Perché solo in Italia ogni anno scompaiono più di 100 bambini. In Europa 270 mila. E nel mondo 8 milioni.

La Giornata dei Bambini Scomparsi: una giornata per parlare e sensibilizzare su un tema delicato, doloroso e purtroppo attuale

 

Dal 1983 ogni 25 maggio (data che ricorda la scomparsa del piccolo Ethan Patz, rapito a New York nel 1979) si celebra la Giornata mondiale dei Bambini Scomparsi. Un modo efficace, se trattato con le giuste misure, per tornare ad informare su un tema di cui purtroppo non si sente molto parlare, se non nei momenti in cui un caso più mediatico degli altri desta le attenzioni della gente.

In realtà non sono solo i casi famosi ad esistere. I numeri parlano chiaro: sono più di cento i bambini che scompaiono ogni anno, e parliamo solo dell’Italia.

A rivelare le statistiche e i numeri del nostro paese è il Telefono Azzurro, che coordina la linea telefonica europea dedicata ai bambini scomparsi (l’116-000 : è questo il numero da chiamare in caso di emergenza - la linea è internazionale, europea, per favorire la cooperazione tra i paesi): tra il 2009 e il 2015 ha preso in carico 695 casi di scomparsa di minori. Altro dato: tra il 1974 e il 2014, quindi in quarant’anni, in Italia ci sono stati circa 15000 bambini scomparsi, di cui 13.000 sono rappresentati da bambini stranieri.

I dati sono allarmanti e fanno davvero spaventare. E a questo problema si aggiunge quello più recente delle migrazioni: sono moltissimi infatti i minori che arrivano non accompagnati in Italia e di cui si perdono le tracce poco dopo. Seguono la via che credono li porti verso la libertà e la vita, ma spesso si ritrovano soli e sfruttati da criminali, in giri di delinquenza e prostituzione.

L’Europol in questo senso ha dichiarato che in Europa almeno diecimila bambini emigrati da soli sono scomparsi nel nulla. Questi bambini hanno addirittura fatto raddoppiare la media nel 2016: dal solito centinaio di minori scomparsi, infatti, l’anno scorso in Italia siamo arrivati a 256 (numero che comprende solo quelli presi in carico dall’116-000, quindi non veritiero ma considerabile come una punta di iceberg).

Altro motivo di scomparsa è quello della sottrazione del minore da parte di uno dei due genitori, spesso in situazioni di separazione conflittuale. In questi casi, purtroppo, i minori spesso vengono allontanati dal Paese ed è difficilissimo che vengano poi ritrovati o che tornino volontariamente in Italia dall’altro genitore.

La Polizia di Stato, in ogni caso, è impegnata a dare la massima importanza ai casi di scomparsa di minori. Ecco perché il primo passo è rivolgersi a loro (tramite il 112 o l’116-000), e avere fiducia nelle loro ricerche. Spesso i casi si risolvono felicemente, con il ritrovamento del bambino o con il suo ritorno a casa entro poche ore dalla denuncia.

I loro consigli sono comunque molto preziosi: ve li riportiamo qui.

Per gli adulti:
- ­Assicurati che i tuoi figli conoscano il proprio nome e cognome, l’indirizzo di casa e il numero di telefono di una persona di fiducia.
-Incoraggia i tuoi figli a stabilire una rete di persone di fiducia a cui possono rivolgersi per chiedere aiuto.
-Insegna ai tuoi figli che, quando si sentono in pericolo, possono fermare e chiedere aiuto ai rappresentanti delle Istituzioni che incontrano per strada, Forze dell’ordine, Vigili del Fuoco, sanitari delle ambulanze.
-Imparate voi stessi quali rischi si possono trovare su Internet e gli accorgimenti per rendere sicura la navigazione sia per voi che per i vostri figli.
-Fate in modo che ci sia sempre un dialogo aperto con i vostri figli affinché si sentano liberi di confidarsi se hanno avuto esperienze che li hanno fatti sentire a disagio.
-Dite ai vostri figli di non camminare mai da soli, ma sempre in compagnia di un amico o di un adulto di fiducia.
-Insegnate ai vostri figli come e dove chiedere aiuto se necessario.
-Chiedete ai vostri figli di informarvi se cambiano i programmi già stabiliti.
-Incoraggiate i vostri figli a fare attenzione a ciò che li circonda e a memorizzare i dettagli di persone sospette in cui potrebbero imbattersi (ad esempio l’aspetto o abbigliamento).

Per i bambini:
- ­Ricorda che non sei mai solo: c’è sempre qualcuno disposto ad ascoltarti e ad aiutarti.
-Se cambi i tuoi programmi comunicalo a qualcuno.
- ­Puoi dire sempre “NO” a qualsiasi cosa ti faccia sentire a disagio o ti spaventi.
- Se sei in pericolo o ti senti insicuro, mettiti subito in contatto con la Polizia o con una persona di cui ti fidi.
-Fatti insegnare come e quando chiamare un numero di emergenza.
- Se vai abitualmente a fare sport o al centro estivo a piedi, fallo in sicurezza: individua i luoghi dove puoi trovare aiuto se necessario (ad esempio un ufficio di Polizia).
- Cammina sempre in gruppo con gli amici.
- Se qualcuno in auto si avvicina o si ferma a chiederti informazioni, tu non avvicinarti e non entrare mai nell’auto.
- Se sei solo in casa, non aprire la porta e non dire a nessuno che sei da solo in casa.
- Impara ad usare Internet in maniera sicura.

E se volete stare sicuri al 100%, i braccialetti Infoband o quelli GPS possono essere un valido aiuto, per sentirci più protetti anche nei momenti più caotici.

 

8 salse per insalate

Giovedì, 25 Maggio 2017 07:53

Che noia, il solito olio+aceto+sale... Non credete? Certo, a volte la semplicità è la migliore scelta, ma quando siamo stufi rischiamo di abbandonare i pasti salutari proprio perché ci appaiono noiosi. In realtà basta cambiare qualche carta in tavola per rendere il tutto nuovamente interessante e gustoso. L’esempio perfetto sono le insalate: perché condirle ogni santo giorno con il mix basic che mangiamo da quando siamo piccoli? A noi piace sperimentare, mischiare i sapori e creare salse dalle consistenze perfette per condire insalate e insalatone, sempre con gusto, semplicità, naturalezza e leggerezza!

Ecco le nostre 8 salse per insalate: le ricette per i mix vincenti per creare salse per insalate gustose, salutari e leggere

- Il primo mix è semplicissimo ed è molto simile a quello tradizionale, ma con una punta di senape che rende il tutto molto più intrigante. Se vi piace il sapore, quindi, questo dressing alla senape è per voi: basta mischiare in una ciotola un cucchiaino di senape con dell’olio e del sale, mescolando molto molto bene fino a che otteniamo una salsa cremosa. Condiamo poi la nostra insalata (a noi piace, in questo caso, quella di patate, con patate lesse - con la buccia -, sedano e rucola!) con la salsa di senape.

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(photo credits: The lemon bowl)

- La seconda salsa che vi proponiamo è un mix tra la tradizione greca e quella italiana: la salsa allo yogurt greco e aceto balsamico è infatti un connubio perfetto che gioca con sapori di culture differenti. Mischiamo, sempre in una ciotola o in un barattolo, mezza tazza di yogurt greco con tre cucchiai di aceto balsamico, due di olio di oliva extravergine e un pizzico di sale, condendo poi un’insalata mista corredata da alcune olive.

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(photo credits: cupcakesandkalechips)

- Anche questa tendente al greco è una salsa davvero buona: quella alla feta cremosa. Frullate in un mixer una tazza di yogurt greco con una di feta a cubetti, un cucchiaio di aceto, uno di salsa Worchester, mezzo spicchio di aglio, sale, olio e pepe. Per aggiustare la consistenza e renderla più cremosa aggiungete, sempre frullando, del latte di mandorla.

 

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(photo credits: Five Heart Home)

- Avete presente quando al ristorante giapponese, soprattutto a pranzo, vi portano dell’insalata condita con quella salsa saporita pazzesca? Bene, ora potete creare a casa il vostro condimento giapponese. Basta frullare una carota con una cipolla, un pezzetto di zenzero grattugiato, un cucchiaio di zucchero di canna integrale, tre cucchiai di salsa di soia, quattro di aceto di vino, quattro di olio e un po’ di sale.

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(photo credits: Pickled Plum)

- A noi piace moltissimo perché ha un sapore acidulo ma interessantissimo: è la salsa di limone e semi di papavero. Frullate un bicchiere di olio di oliva evo con il succo di un limone, un cucchiaio di senape, uno di miele e uno di semi di papavero e condite tutte le vostre insalate, anche quelle di pollo!

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(photo credits: The View from Great Island)

- Avete mai pensato, poi, di creare una salsa per insalata a partire dalla frutta? Per esempio quella di fragole e aceto balsamico (già di per loro un’accoppiata vincente), alle quali possiamo sostituire anche i kiwi. Frullate dieci fragole con due cucchiai di aceto balsamico, due di olio evo, uno di zucchero di canna e un pizzico di sale: ne otterrete una salsa rossa bellissima e deliziosa.

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(photo credits: Cupcake Diaries)

- Di sapore stravagante è il condimento che combina cipolla e aneto. Frullate mezza cipolla rossa con mezzo spicchio d’aglio, un cucchiaio di aneto essiccato, quattro cucchiai di olio di oliva e due di aceto, regolando di sale e pepe.

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(photo credits: The honour system)

- Infine, la salsa per eccellenza, la salsa Caesar. Versate in una ciotola un uovo con tre cucchiai di parmigiano (o in alternativa del pecorino), 5 acciughe sott’olio, due cucchiai di olio evo, due di aceto di vino bianco, il succo di mezzo limone e sale e pepe quanto basta. Frullate tutto con un frullatore ad immersione e condite la vostra insalata (non necessariamente quella di pollo, anche se sappiamo che è la morte sua!).

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(photo credits: Honest Cooking)

 

(photo credit: Yezi Xue)

Via, si apre il video, e la storia parte. Un creatore di nuvole e il suo nipotino apprendista sono in cima ad un’impalcatura. Il nonno mostra al bimbo come si fa una nuvola: basta soffiare all’interno dello strumento circolare. Ma serve un soffio molto forte, e il bambino non ce la fa.

 

Da lì parte la storiella. Che dura solo poco più di un minuto, ma che abbraccia tutta una vita. L’insegnamento è profondo, e anche se alla prima visione forse vi è sfuggito, può aiutarci moltissimo a riflettere sull’educazione dei nostri figli.

“A cloudy lesson”, per capire che anche gli adulti imparano dai bambini: in un cortometraggio divertente e leggero posso starci tantissime lezioni di vita e di educazione

Il cortometraggio a cui facciamo riferimento è stato realizzato da Yezi Xue, creatrice di animazioni che ora lavora presso i Walt Disney Animation Studios ma che ha ideato questo video durante i suoi studi presso il Ringling College of Art and Design, in Florida.

La storia è semplicissima, come potete capire dall’introduzione, ed è anche molto breve. Tuttavia nella sua brevità presenta una profondità notevole, e la semplicità della storia contribuisce a renderla ancora più interessante.

La lezione di fondo che si può trarre riguarda l’insegnamento. O meglio: l’insegnamento e l’apprendimento, e di come questi due dovrebbero sempre andare a braccetto in un rapporto di scambio reciproco. Se infatti il nostro tempo è caratterizzato da un insegnamento adulto-bambino che spesso tende all’univocità, questo video mostra come in realtà dovremmo tentare di pensare all’insegnamento come ad un momento di scambio, e non di passaggio verticale mero e chiuso.

In altre parole, se l’insegnamento oggigiorno è concepito semplicemente come passaggio di informazioni dall’adulto al bambino, in realtà dovremmo iniziare ad intenderlo come scambio reciproco, un momento nel quale ad imparare sono tanto l’adulto quanto il bambino, che ha idee e pensieri altrettanto importanti.

Nel video, infatti, si vede come inizialmente sia il nonno (o l’anziano) a insegnare al piccolo. Nel momento in cui si trovano di fronte ad una difficoltà, tuttavia, questo nonno si trova a chiudere istintivamente la sua visione, considerando l’insegnamento terminato, poiché non ci sono più i requisiti per andare avanti. In realtà sarà il piccolo apprendista a trovare un’altra soluzione e a proporla, in modo da continuare a imparare ma soprattutto in maniera tale che non sarà solo lui a imparare una cosa nuova, ma anche l’adulto, che non ci aveva mai pensato e che ora si trova di fronte un nuovo mondo.

L’altro aspetto molto interessante riguarda le possibilità che precludiamo ai bambini. Spesso, quando insegniamo loro qualcosa, nel momento in cui “sbagliano” li sgridiamo, o comunque tentiamo di riportarli sulla nostra strada attraverso le nostre indicazioni esclusive. Il video però ci mostra che non sempre serve stoppare sul nascere l’errore: seguendo la sua mente e la sua creatività, infatti, il bambino riesce a trovare una nuova maniera per fare le cose.

Questo, però, è possibile solo grazie al fatto che il nonno non lo sgrida troppo, soprattutto nel momento in cui il bimbo prende l’iniziativa. Se l’avesse sgridato, probabilmente il bambino non si sarebbe sentito in diritto di provare a fare le cose a modo suo, e tutti e due si sarebbero trovati impantanati in una situazione non ideale.

Ciò che quindi infine emerge sono tre aspetti importanti dell’insegnamento: innanzitutto, gli adulti devono sostenere i bambini, il loro modo di pensare e la loro creatività; in secondo luogo, devono capire che l’insegnamento è uno scambio reciproco e non una consegna univoca; infine, ma non per importanza, possiamo capire che dagli errori possono nascere nuove, bellissime cose, nuove scoperte e nuovi modi di fare che magari fino a quel momento non pensavamo nemmeno esistessero.

Mostriamo quindi questo video ai nostri bimbi: si divertiranno e ne comprenderanno la bellezza. Ma, soprattutto, guardiamolo noi, con occhi attenti, orecchie aperte e cuore disponibile!

 

“4 Mamme”, nuovo programma tutto per noi

Mercoledì, 24 Maggio 2017 11:56

A volte i sogni diventano realtà e nel 2017 devo ammettere che di sogni ne sto realizzando molti... L’ultimo? Sono stata scelta per commentare il programma Quattro Mamme del canale tv FoxLife, canale 114 di su Sky

Vi spiego in breve di cosa si tratta, perché ne sono davvero entusiasta! 

“4 Mamme”, nuovo programma tutto per noi: Mamma Pret a Porter è stato scelto tra i blog commentatori del nuovo format di Fox Life dedicato alle mamme, e non stiamo nella pelle!

Certamente conoscerete il programma Quatto Matrimoni in Italia: quattro spose, quattro differenti matrimoni (ognuno più particolare dell’altro) e quattro giudizi (da parte delle altre spose). Alla fine, un premio: la luna di miele dei sogni.

Dal 31 maggio, tra qualche giorno, comparirà sui nostri teleschermi Sky un nuovo format molto simile, ma che ci interessa molto, molto di più! Già, infatti al posto di quattro matrimoni ad essere protagoniste saranno quattro mamme, ognuna con la sua filosofia educativa, le sue regole e le sue abitudini.

In “4 mamme”, quindi, quattro madri italiane si spieranno, si guarderanno, si commenteranno tra loro e commenteranno l’operato delle altre contendenti. Contendenti, sì, perché proprio come gli altri programmi anche qui ci sarà un premio finale, dolcissimo e che ci piace assai: la realizzazione di un sogno dei figli delle quattro donne.

Durante le puntate, che andranno in onda a partire dal 31 maggio ogni mercoledì alle 21.10 in esclusiva su Fox Life (sulla piattaforma Sky), le quattro mamme selezionate mostreranno alle altre, reciprocamente, la loro vita quotidiana, a partire dall’ora della colazione fino ad arrivare al momento in cui bisogna rimboccare le coperte ai bimbi. Le altre, quindi, commenteranno con i loro pensieri.

A condurre il programma, ci saranno due volti noti dello spettacolo che a loro volta sono genitori. Parliamo di Flavio Montrucchio, attore e papà di Mya e Orlando, e Georgia Luzi, attrice e mamma di Isabel e la tata Roberta Cavallo.

Alla fine di ogni puntata, quindi, commenterò con un articolo l’episodio del programma andato in onda la sera precedente. Sarà bellissimo prendermi una serata tutta al femminile e parlare di temi come empatia, sorellanza, differenze di genere, educazione e alimentazione partendo da esperienze concrete. Non vedo l'ora!

Perché se è vero che ogni mamma ha le sue idee educative, le sue regole, i suoi tempi e le sue opinioni (certamente ne vedremo delle belle: ormai non c’è più un’educazione univoca e di scontri, anche costruttivi, ce ne saranno molti!), tutte hanno sicuramente qualcosa da dare, spunti per confrontarsi e crescere non solo come genitori ma anche come donne. Ecco ciò che cercheremo di capire: quali sono le tendenze in Italia riguardo all’educazione dei più piccoli, sempre tenendo conto del nostro punto di vista che guarda al naturale come scelta di vita.

 

 

 

Con l'arrivo dell'estate torna sui banchi del mercato anche il basilico fresco, con le sue belle foglie larghe e verdissime. Noi ne approfittiamo sempre anche per provare ricette che siano diverse dal solito pesto ma che contemplino comunque il basilico. Come questo pesto a base di nocciole: la frutta secca, fonte di proteine naturali, dà la giusta energia per affrontare la giornata, quindi questa pasta è perfetta a mezzogiorno.

Fusilli integrali con pesto di nocciole e basilico: la ricetta per la pasta a base di nocciole, pomodori e basilico

 

NON SARO’ MAI “LIEVITO MADRE”

Martedì, 23 Maggio 2017 09:51

Altro mio difetto, a sto punto qualcuno si chiederà che razza di persona sono, come fa mio marito a sopportarmi, senza mezze misure, con uno spropositato senso del dovere, psicopatica, maniacale, psicotica e, pure senza pazienza… 

Io sono dichiaratamente senza pazienza, ma proprio manco una briciola, probabilmente quando l’hanno distribuita io ero in vacanza, forse quando l’hanno insegnata io ero assente… comunque ne sono priva, sono così impaziente che a volte mi innervosisco con me stessa perché mi spazientisco da sola.

A volte sono così in fissa di fare di fretta qualcosa per poter passare a quella successiva che se potessi mi prenderei da sola a calci in culo.

La pazienza è vero che si impara, ma a mio parere o ce l’hai o no e fino ad un certo punto la insegni, ma alla fine ognuno ha la sua dose, chi più, chi meno, chi (a mio parere) troppa.

Da me quelli pazienti hanno la massima stima, quelli troppo pazienti invece li prenderei a sassate sulle gengive, cioè il troppo stroppia, quelli che vivono in uno stato di totale abbandono zen dove tutto passa e sarà il karma a farti capire prima o poi i tuoi torti, perché la vita è una ruota che gira e devi aspettare il cadavere del tuo nemico sulla riva e bla bla bla…. A me sta gente mi infastidisce più delle zanzare alle tre di notte.  Perché se è vero che avere pazienza è probabilmente una gran virtù, tutto sto aspettare non mi pare pazienza ma al limite dell’apatia, stare in balia degli eventi, attendere che le cose accadono solo perché si spera che accadano, io non ce la faccio, già aspettare la cottura al dente degli spaghetti per me a volte è farmi violenza, figuriamoci aspettare che giri la ruota della vita!

Ma ammetto anche che a furia di voler rincorrere le cose per non avere pazienza di aspettare ad un certo punto ti alzi la mattina ed allo specchio non trovi più una ragazza ma na’ vecchia. Eh già! Perché se a febbraio non vedi l’ora che sia pasqua, se ad aprile non fai altro che sfrugugliarti in attesa delle ferie estive, se a settembre friggi impaziente guardando al natale, tutto sto aspettare con ansia un qualcosa che verrà, ti ritrovi che a correre dietro agli eventi hai accumulato un tot di primavere sulle spalle e questo non è bello.

Godere dell’oggi, quantomeno in una sfera abbastanza normale e non troppo mistica, dovrebbe voler dire non per forza vivere solo l’oggi e il presente ma almeno non farsi le pippi mentali cosmiche al venerdì sera perché già mi preoccupo di quello che mi aspetta il lunedì al lavoro… è così cara mia che passano gli anni.

Sta qui la differenza tra saper attendere e fottersi la vita, dopotutto il vero bello non è il giorno di natale, ma l’antivigilia e la vigilia, cioè quel momento che i bambini nella loro beata impazienza sanno però assaporare in maniera molto più produttiva di me, che vivo la vigilia solo come il giorno che precede il Natale (cioè il giorno che aspetto) ma una giornata fatta di magica attesa e piena di aspettative misteriose.

E così rincorro, rincorro sempre qualche momento che ancora non è arrivato, logicamente sia in positivo che in negativo… non vedo l’ora di partire per il mare il mese prossimo, non vedo l’ora di vedere le mie amiche la prossima settimana per l’aperitivo oppure… non vedo l’ora che arrivi il giorno del dentista così mi tolgo il pensiero, ho soltanto quindici giorni per presentare quel lavoro così poi non ci penso più… e via discorrendo, trovandoti così avanti, così in “pressa”, così agitata nell’attesa da fare contemporaneamente le decorazioni di natale e quelle per halloween, tanto poi quanto arriva… arriva.

E così sono impaziente, sempre ansiosa e frettolosa che quello accada, che quello venga fatto, che quella persona arrivi, ed è così che la poca pazienza, anche nell’aspettare i ritmi degli altri, ti porta ad odiare il dover delegare certe cose, perché non vengono fatte subito, con i ritmi impazienti del tuo bassissimo livello di non-pazienza.

Io sono quella del tutto E SUBITO. Devo dimagrire e vorrei subito dei risultati, devo imparare un nuovo lavoro e vorrei capire alla prima spiegazione, devo cucinare un piatto e devo riuscirci alla prima infornata, insomma io non sono una donna “lievito madre”, sono decisamente donna “lievi istantaneo”, non so se mi spiego.

Ma alla fine quante cose perdo, perché ci lasciamo scivolare le attese e, a volte, la parte bella è proprio quella, non tanto il momento di per sé stesso, ma proprio la magia dell’attesa, quelle farfalle che ti sfregugliano dentro, quell’aspettativa che ti fa un po' sognare e un po' paura, ti rende vivo, ti incuriosisce.

Ma insomma tant’è, imparerò? Dubito, perché io sono nata impaziente e, come ho letto una volta… se volevo essere “paziente” mi facevo ricoverare.

L’ S.D.D. (L’INFAMISSIMO SENSO DEL DOVERE)

Martedì, 23 Maggio 2017 09:46

Tra le varie cose che le nostre mamme ci hanno insegnato c’è sicuramente il senso del dovere, a volte pare che ai figli maschi il senso del dovere venga insegnato, alle femmine venga inculcato e che nel corso della vita mentre i maschi dimenticano le femmine acutizzano, tanto gli uomini in età adulta imparano a dare una scala di valori e di priorità (tutta loro) a ciò che va fatto ed a ciò che può aspettare, quanto le donne non trovano la pace interiore finché il loro lungo elenco di priorità non si è esaurito o quasi, a quel punto però non hanno più né la forza fisica né il tempo materiale per infilarci una vera priorità: se stesse.

L’S.D.D. ovvero il senso del dovere ci è stato insegnato che comprende tutte quelle cose che vanno fatte, è un po' una scala di valori e di priorità, è l’ago della bilancia che ti dovrebbe far capire cosa può attendere e cosa invece non va rimandato.

Mia madre in questo ha fatto un ottimo lavoro, eh sì, fate attenzione, perché se avete alte aspettative poi potreste trovarvi ad aver creato un mostro e, a quel punto, come dire…. sono cazzi amari.

Ora mia mamma con l’età si è ammorbidita molto, ma ormai la frittata è fatte ed ora è lei che rimprovera a me di essere troppo rigida, di non sapermi godere la vita, di essere esagerata: perché? Perché faccio letteralmente (ed in modo maniacale) tutto quello che lei mi ha insegnato a parole e coi fatti.

Ripetetevi come un mantra: prima il dovere poi il piacere… ripetetelo agli altri, ripetetevelo nella mente per voi stesse, passate anni di vita a sentirvelo ripete da bambini e in men che non si dica vi ritroverete a rinunciare alla gita domenicale perché non avete adeguatamente spolverato la libreria.

Si, lo ammetto, io sono così. Anzi peggio, ma ci sto lavorando, il mio S.D.D. è sfociato (complice anche altri fattori esterni) in una vera e propria mania, in un atteggiamento davvero ossessivo/compulsivo che ti porta ad innescare un meccanismo di difesa su tutto quello che non va nella vita, quello che ti sfugge di mano e non puoi controllare ti agita o ti angoscia e quindi sfoghi tutto su quello che puoi controllare, che riesci ad organizzare, a mettere in fila ordinatamente, a pulire compulsivamente e riordinare ossessivamente. Ci sto lavorando, questa è un’altra storia. Comunque.

Nella “normalità” però l’S.D.D. che ti viene insegnato, specialmente alla mia generazione, imporrebbe che non si esce di casa la mattina se: non hai fatto il letto, messo le tazze della colazione in lavastoviglie, raccolto le briciole dei biscotti e mentalmente organizzato almeno il pranzo. Se hai un ritaglio di tempo, se lo hai, vorrai mica sederti a vedere Beautiful o sfogliare una rivista? Se hai pranzato abbastanza velocemente riuscirai certamente a fare “un giro di aspirapolvere o una veloce spolverata”, potrai stendere la lavatrice che hai fatto partire la mattina prima di uscire di casa, così che quando torni la sera la roba è bella asciutta e pronta per essere stirata mentre sul fornello bolle la cena, e poi rassetti la cucina, riempi la lavastoviglie in modo che prima di andare a letto abbia finito il lavaggio e tu possa riporre tutto nella credenza lavato ed asciugato, e poi intanto prepari i vestiti per il giorno dopo, ti organizzi per i pasti successivi.

In un batter d’occhio ti ritrovi ad avere una propria tabella di marcia che, se da una parte ti aiuta ad organizzarti e non perderti in vaneggiamenti su cosa fare per prima cosa, alla fine può diventare un’ossessione così forte da darti il tormento fino a che non l’hai esaurita voce per voce.

Ed è così che da “prima i compiti poi vai a giocare” oppure da “prima ti lavi e poi leggiamo una fiaba” ti ritrovi a pensare seriamente se è davvero necessario uscire con le amiche visto che non hai ancora sprimacciato il divano, steso la biancheria e smacchiato il leopardo.

Ed ancora sì, io sono così, lo riammetto, e la cosa peggiore è che odio delegare, mi lamento, sbarbotto, brontolo, ma in fondo è una corsa contro me stessa, voglio farlo io, perché voglio farlo subito, presto e bene. E diciamocelo, ammettiamolo, se lo delegate ad un uomo, qualunque cosa sia, qualunque uomo sia, in qualunque fascia di età lui si trovi sarà fatto dopo e arraffazzonato.

Ecco, l’uomo vive così, arraffazzonato, alla speraindio, allasputamiinculo.

Tu gli chiedi se può stendere i panni e lui matematicamente ti risponde “si tra un secondo” oppure “un attimo e lo faccio” o ancora “aspetta lo faccio dopo”, certo perché la loro scala di priorità è inversamente proporzionale alla nostra.

DONNA: figli (vestiti, pranzi e merende, compiti, …) marito (vestiti, pranzi e merende, comunque vedasi la voce figlia …) casa (lavare, stirare, pulire, spesa, …) parenti ed amici (favori vari, compleanni e ricorrenze, …) lavoro e … e…. ????? … ahh noi stesse?!.... beh non c’è più tempo.

UOMO: partita alla tv, calcetto, birretta con gli amici, lavoro e… e… ??!! cazzo abbiamo dei figli??

Ma quelle sbagliate siamo noi (generalizzo ma parlo di me in primissimissima persona) io, lo ri-riammetto non uscirei di casa mai e poi mai se non avessi rifatto il letto e riassettato la cucina, non parto per le vacanze se non ho fatto le pulizie di fino, nemmeno per un week end, non mi concedo una gita la domenica se prima non ho riassettato casa come dico io, non vado a farmi un giro in centro e se non ho lavato, steso e stirato quello che mi ero prefissata di lavare, stendere e stirare, morirei di angoscia se andassi a fare shopping senza prima aver fatto la polvere e se devo decidere tra un ritrovo con le amiche e lavare i vetri, se mi sono fissata che devo farlo, rinuncio alle amiche, lo ammetto.

Come ho detto ci sto lavorando è che il mio S.D.D. non mi dà tregua, mi fa sentire in colpa come il grillo parlante, fino a non godermi quello che sto facendo fuori casa. 

Cioè, non sia mai che mi stravacco in poltrona a leggere un libro senza aver esaurito tutte quelle che per me sono le normali priorità della giornata. Che palle! Che palle io, me stessa, me medesima e sto strafanculissimo S.D.D. del piffero!

Ora mia madre mi rimbrotta… “guarda che ho già sbagliato io, goditi un po' di più la vita, fai le tue cose ma cerca di dare un diverso senso alle tue giornate”… certo, facile ora, col senno di poi, adesso che guardandoti indietro ti accorgi di quante cose hai perso per spolverare e lavare, ma io sono quarant’anni che mi sento fare il pippone e non è che si cambia così, dall’oggi al domani. Non è che mi puoi inculcare una roba nella testa e poi dirmi opsss sai, forse mi sono un po' sbagliata, forse ho un po' esagerato, forse anche se una mattina andavi a scuola senza aver tirato le lenzuola non sarebbe morto nessuno, forse se ti facevo uscire con le tue amiche quindicenni invece di dirti che non potevi finché non avevi pulito a fondo la tua cameretta già pulita… forse, certo, forse ora un cazzo.

E badate bene, io non ce l’ho con lei, ce l’ho con me stessa, che da ragazza cazzara con la testa tra le nuvole mi sono trasformata mio malgrado e fino ad oggi quasi inconsapevolmente in una donna-swiffer.

Sta a noi, sta alle donne mamme amiche comunque genere femminile, sta a me (!!) capire che se mi siedo a smaltarmi le unghie una volta a bimestre e non ho lustrato l’argenteria posso pensare di non fare un torto a nessuno, né a chi in quel momento sta lavorando mentre io mi sto rilassando, né a mia madre, né all’argenteria, né al mio stramaledetto S.D.D. .

E un po' ce l’ho anche con i “lui” che, diciamocelo, buon dio, se ci vedere sfrecciare per casa sul monopattino mescolando il sugo, stendendo i panni, correggendo compiti, inviando gli auguri di natale ad amici e parenti e abbiamo una scopa nel culo per pulire intanto il parquet, non fate quelli che dal divano, con una mano in tasca per grattarvi le balle ed una birra nell’altra, non diteci “ma dai rilassati un attimo, siediti un secondo, non sei stanca, vuoi una mano?”, datecela sta mano, senza chiederlo… e possibilmente dateci la mano con cui teneva la birra, non quella che grattava le balle.

Sara

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Cecilia

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