NON SARO’ MAI “LIEVITO MADRE”

Altro mio difetto, a sto punto qualcuno si chiederà che razza di persona sono, come fa mio marito a sopportarmi, senza mezze misure, con uno spropositato senso del dovere, psicopatica, maniacale, psicotica e, pure senza pazienza… 

Io sono dichiaratamente senza pazienza, ma proprio manco una briciola, probabilmente quando l’hanno distribuita io ero in vacanza, forse quando l’hanno insegnata io ero assente… comunque ne sono priva, sono così impaziente che a volte mi innervosisco con me stessa perché mi spazientisco da sola.

A volte sono così in fissa di fare di fretta qualcosa per poter passare a quella successiva che se potessi mi prenderei da sola a calci in culo.

La pazienza è vero che si impara, ma a mio parere o ce l’hai o no e fino ad un certo punto la insegni, ma alla fine ognuno ha la sua dose, chi più, chi meno, chi (a mio parere) troppa.

Da me quelli pazienti hanno la massima stima, quelli troppo pazienti invece li prenderei a sassate sulle gengive, cioè il troppo stroppia, quelli che vivono in uno stato di totale abbandono zen dove tutto passa e sarà il karma a farti capire prima o poi i tuoi torti, perché la vita è una ruota che gira e devi aspettare il cadavere del tuo nemico sulla riva e bla bla bla…. A me sta gente mi infastidisce più delle zanzare alle tre di notte.  Perché se è vero che avere pazienza è probabilmente una gran virtù, tutto sto aspettare non mi pare pazienza ma al limite dell’apatia, stare in balia degli eventi, attendere che le cose accadono solo perché si spera che accadano, io non ce la faccio, già aspettare la cottura al dente degli spaghetti per me a volte è farmi violenza, figuriamoci aspettare che giri la ruota della vita!

Ma ammetto anche che a furia di voler rincorrere le cose per non avere pazienza di aspettare ad un certo punto ti alzi la mattina ed allo specchio non trovi più una ragazza ma na’ vecchia. Eh già! Perché se a febbraio non vedi l’ora che sia pasqua, se ad aprile non fai altro che sfrugugliarti in attesa delle ferie estive, se a settembre friggi impaziente guardando al natale, tutto sto aspettare con ansia un qualcosa che verrà, ti ritrovi che a correre dietro agli eventi hai accumulato un tot di primavere sulle spalle e questo non è bello.

Godere dell’oggi, quantomeno in una sfera abbastanza normale e non troppo mistica, dovrebbe voler dire non per forza vivere solo l’oggi e il presente ma almeno non farsi le pippi mentali cosmiche al venerdì sera perché già mi preoccupo di quello che mi aspetta il lunedì al lavoro… è così cara mia che passano gli anni.

Sta qui la differenza tra saper attendere e fottersi la vita, dopotutto il vero bello non è il giorno di natale, ma l’antivigilia e la vigilia, cioè quel momento che i bambini nella loro beata impazienza sanno però assaporare in maniera molto più produttiva di me, che vivo la vigilia solo come il giorno che precede il Natale (cioè il giorno che aspetto) ma una giornata fatta di magica attesa e piena di aspettative misteriose.

E così rincorro, rincorro sempre qualche momento che ancora non è arrivato, logicamente sia in positivo che in negativo… non vedo l’ora di partire per il mare il mese prossimo, non vedo l’ora di vedere le mie amiche la prossima settimana per l’aperitivo oppure… non vedo l’ora che arrivi il giorno del dentista così mi tolgo il pensiero, ho soltanto quindici giorni per presentare quel lavoro così poi non ci penso più… e via discorrendo, trovandoti così avanti, così in “pressa”, così agitata nell’attesa da fare contemporaneamente le decorazioni di natale e quelle per halloween, tanto poi quanto arriva… arriva.

E così sono impaziente, sempre ansiosa e frettolosa che quello accada, che quello venga fatto, che quella persona arrivi, ed è così che la poca pazienza, anche nell’aspettare i ritmi degli altri, ti porta ad odiare il dover delegare certe cose, perché non vengono fatte subito, con i ritmi impazienti del tuo bassissimo livello di non-pazienza.

Io sono quella del tutto E SUBITO. Devo dimagrire e vorrei subito dei risultati, devo imparare un nuovo lavoro e vorrei capire alla prima spiegazione, devo cucinare un piatto e devo riuscirci alla prima infornata, insomma io non sono una donna “lievito madre”, sono decisamente donna “lievi istantaneo”, non so se mi spiego.

Ma alla fine quante cose perdo, perché ci lasciamo scivolare le attese e, a volte, la parte bella è proprio quella, non tanto il momento di per sé stesso, ma proprio la magia dell’attesa, quelle farfalle che ti sfregugliano dentro, quell’aspettativa che ti fa un po' sognare e un po' paura, ti rende vivo, ti incuriosisce.

Ma insomma tant’è, imparerò? Dubito, perché io sono nata impaziente e, come ho letto una volta… se volevo essere “paziente” mi facevo ricoverare.

Sara

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Cecilia

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