Stimolare la creatività dei bambini è una delle abitudini più belle che potremmo prendere nei confronti dei nostri figli. Incoraggiarli a sperimentare la loro fantasia e le loro capacità (a prescindere dal risultato) è un dono prezioso, con moltissimi benefici.

Ecco perché in casa nostra non mancano mai tutti i materiali possibili e immaginabili, sistemati nel loro spazio dedicato, in modo che i nostri figli possano avere la possibilità di creare ogni volta che ne sentono il richiamo.

L’unico risvolto “negativo” (che poi negativo non è; diciamo che è solo un impiccio) è lo sporco. Non quello in casa, che si pulisce in un attimo. Piuttosto quello sul corpo dei bambini. Le mani, il volto, a volte anche gambe, braccia e pancia! Tutto si riempie di scarabocchi e per pulirli spesso rischiamo di arrossare la cute, sfregando e sfregando come non ci fosse un domani. Tuttavia esistono metodi molto più delicati, e ora ve li sveliamo.

Come pulire la pelle dei bambini da pennarelli, colori &co: i modi delicati per rimuovere le macchie di colore dalla pelle dei nostri figli

La regola generale è quella di non utilizzare spugnette abrasive e di idratare sempre la pelle dopo aver pulito. Spesso, infatti, sfregando molto la cute rischia di seccarsi, oltre che irritarsi; utilizzare un olio specifico per la pelle dei bambini o una crema emolliente è quindi molto indicato per il dopo-pulizia.

Detto questo, il primo strumento che possiamo utilizzare è il classico sapone di Marsiglia. La sua composizione lo rende efficace ma delicato, anche con le macchie più difficili. Tuttavia, piuttosto che sfregare forsennatamente solo in una volta, sarebbe meglio pulire in un primo momento, dopodiché idratare, lasciare riposare un paio d’ore e ricominciare a sfregare, in modo da non irritare troppo.

Potete provare anche con il latte freddo: passatelo sulla pelle macchiata con un dischetto di cotone e strofinate delicatamente finché la macchia non svanirà. Delicato e nutriente per la pelle!

Anche strofinare un limone sulla zona sporca è utile; ma in questo caso bisogna fare molta attenzione che non vi siano ferite o micro-tagli, poiché il limone brucia e rischierebbe di irritare ancora di più la piaga.

Quando però queste macchie non sembrano volere andare via, è necessario ricorrere ad altri metodi. Come ad esempio il peeling con il bicarbonato, da utilizzare soprattutto sulle zone meno delicate, come le mani, le braccia o le gambe. Basta prendere una ciotola e mischiare un po’ di bicarbonato con un goccio di acqua e di olio, creando una pasta da stendere e sfregare poi sulle macchie. Risciacquiamo poi con acqua.

Per le zone più delicate, invece, possiamo utilizzare lo yogurt. In questo caso parliamo di viso, piedi, pancia, schiena, collo... Di nuovo, mescoliamolo con un pochino di bicarbonato: lo yogurt renderà il peeling più delicato ma altrettanto efficace.

I pastelli a cera meritano poi un discorso a parte, perché hanno una consistenza differente da tutti gli altri materiali. Sono, appunto, a cera, e quindi molto oleosi e grassi. Non sembra, ma anche questi possono macchiare la pelle! In questo caso sarà sufficiente imbevere un batuffolo di cotone con un goccio di olio di oliva e strofinarlo sulla zona. In questo, caso, poi, non sarà così necessario idratare la pelle con l’emolliente o l’olio, poiché l’olio di oliva utilizzato farà già il suo dovere.

Detto questo, la raccomandazione è sempre quella di puntare sulla sicurezza, prevenendo al posto di curare. Quando scegliete i pennarelli, i pastelli, le tempere, eccetera, leggete sempre le etichette e assicuratevi che i prodotti siano a marchio CE e atossici e per i bimbi piccoli preferite sempre i pastelli a cera d’api o a olio, più delicati.

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

La strada per l’uguaglianza di genere? È ancora molto, molto lunga. Perché se è vero che finalmente il nostro secolo sta rivoluzionando lo standard dei ruoli in famiglia, è altrettanto vero che certi stereotipi faticano a cancellarsi.

Come quello del papà, visto da sempre e per sempre come l’aiutante della mamma, come il babysitter, come colui che aiuta ma che ha un ruolo secondario. Non è così, o perlomeno non dovrebbe essere così.

Un papà non è un babysitter, un genitore: perché ai padri dovrebbe essere riconosciuto un ruolo maggiore rispetto a quanto siamo abituati a pensare

“Il papà aiuta la mamma con i figli”. Una frase che sembra normale, o innocua, ma che nasconde moltissimo. In primis, nasconde l’abitudinaria considerazione che un padre sia semplicemente colui che aiuta la mamma, in secondo piano, con un ruolo secondario.

Ragioniamo: certo, è vero che la mamma ha per forza, fisiologicamente (soprattutto nei primi mesi), una funzione primaria, poiché, soprattutto durante l’allattamento, il bimbo dipende da lei. Ma non appena l’allattamento termina, o non appena si creano i presupposti perché questa dipendenza non sia più così forte (pensiamo a quando i bimbi crescono, o all’adozione, ad esempio), perché rimane la convinzione che il papà sia sempre e comunque un aiuto secondario?

Soprattutto, questo “aiuto” è ancora troppo spesso considerato eccezionale. I papà devono lavorare, tornare a casa tardi, sedersi sul divano. Sono le mamme a fare tutto. È ancora questa l’immagine che abbiamo. Tuttavia, è anche vero che i ruoli si stanno amalgamando, e anche se stiamo effettivamente combattendo per la parità di genere forse è arrivato il momento di accelerare il processo. Perché a pensarci è assurdo, che i padri vengano considerati ancora così poco importanti nella vita di tutti giorni dei nostri bambini.

Lavorare insieme, equamente: dovrebbe essere questa la situazione ideale, no? Oggi l’aiuto che i papà danno alle mamme sembra essere eccezionale, da babysitter, appunto; nel senso che entrano in gioco solo quando la mamma non può.

In realtà bisognerebbe calibrare le cose, anche in base al tempo che mamma e papà passano a casa o al lavoro. È logico che se uno dei due ha un lavoro più flessibile o che copre meno ore (e, sì, spesso sono le mamme) allora sarà lui/lei ad occuparsi di più dei bambini. Ma dato che viviamo in un’epoca nella quale le mamme lavoratrici sono ormai normali (e per fortuna!), perché tocca sempre a loro il ruolo di casalinghe?

Dividersi i compiti e gli orari: ecco, basterebbe questo. La mamma la mattina, il papà la sera. O viceversa. Ma comunque, sarebbe bello che entrambi fossero equamente presenti. E senza eroismo: non è che se un papà si dedica a lavare i piatti, i bambini e a preparare lo zaino è un supereroe. Per caso, una mamma lo è? No. È una mamma. È un genitore. Così come lo è il papà.

L’avevamo visto bene nel video recentemente lanciato da Indesit, riguardante il dividersi le faccende domestiche. E ora lo ribadiamo: non è che un papà è un babysitter, non è che debba occuparsi solo eccezionalmente dei bambini.

Lasciate che si prendano i loro spazi domestici, le loro faccende, aiutandovi e alleggerendo così a vicenda il “peso” genitoriale. Lasciateli essere papà e non babysitter. Né supereroi. Solo genitori. Proprio come lo siamo noi mamme! E riconoscetegli ciò che sono: non sono un aiuto. Sono un genitore. Che è ancora più importante e gratificante!

 

 

Variare è la parola d’ordine quando si parla di alimentazione sana. Lo stesso vale durante lo svezzamento, periodo delicato e bellissimo durante il quale è fondamentale proporre ai bambini piatti e sapori differenti, in modo che si abituino alla varietà e mantengano questa buona abitudine anche crescendo.

A volte però è difficile pensare sempre a qualcosa di nuovo, soprattutto quando si tratta di spuntini e di merenda nello svezzamento. Ma la natura ci offre tantissimi frutti! Sfruttiamoli tutti!

 

Ecco 8 idee di merende di frutta per lo svezzamento: i piatti a base di frutta per preparare deliziose merende e spuntini ai nostri bambini durante lo slattamento

1) Partiamo con uno smoothie, dalla consistenza perfetta e dal sapore intrigante per i bambini: frulliamo, tutti insieme, mezzo bicchiere di latte di mandorla, una banana a rondelle e una pesca a fette. Se la consistenza sarà troppo liquida aggiungiamo un’altra banana (quindi, se sarà troppo, potremo metterlo in freezer per proporlo un altro giorno), e proponiamolo ai bambini con il cucchiaino.

2) Buonissimo, soprattutto in estate, il gelato alla banana. Che non è per nulla difficile da preparare! Basta mettere in freezer la sera prima due banane tagliate a rondelle (in un sacchetto di plastica per il congelamento) e al momento della merenda sarà sufficiente frullarle, ottenendo un gelato molto cremoso.

3) Una purea di frutta diversa dalle altre è quella banana, ciliegia e burro di mandorle. Tagliate a fette la banana e togliete il nocciolo alle ciliegie, quindi aggiungete un cucchiaio di burro di mandorle (che potete fare anche in casa) e frullate tutto, oppure omogeneizzate utilizzando un cuocipappa.

4) Al posto del burro di mandorle potete poi provare anche il burro di arachidi, ancora più saporito, che piace molto ai bambini.

5) Proponete poi il budino vegetale alla frutta, ad esempio con lamponi. Frullate 100 grammi di lamponi, quindi aggiungete al frullato 200 grammi di latte di mandorla, frullando di nuovo. Unite quindi 1 cucchiaio di amido di mais (o maizena) e uno di agar agar in polvere (una gelatina vegetale). Mettete il composto in un pentolino e scaldatelo fino a portarlo a ebollizione, lasciando poi bollire per tre minuti, quindi versatelo in alcuni stampini e fate riposare in frigorifero per due o tre ore.

6) Come sesta proposta, una preparazione tradizionale, classica e nostalgica (noi la mangiavamo sempre!): la banana schiacciata con biscotti vegetali. Come dice il nome, basta schiacciare una banana insieme a due biscotti vegetali sbriciolati, creando una pappetta deliziosa!

7) Con il cuocipappa, potete poi realizzare una purea dolce di zucca, mela e cannella. Basta cuocere mezza fetta di zucca a tocchetti insieme a una mela a cubetti al vapore per circa venti minuti, frullando poi tutto con un cucchiaino di cannella.

8) Infine, ottimo è lo yogurt vegetale fatto in casa con frutti di bosco. Per farlo, utilizziamo la nostra ricetta dello yogurt di cocco, utilizzando però al posto del latte di cocco quello di mandorle, per un sapore più delicato. A questo, aggiungeremo circa 100 grammi di frutti rossi appena scottati al vapore e frullati, da mescolare o da versare sopra!

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

 

Una ricetta davvero completa, quella che vi proponiamo, perché prevede, oltre al cous cous, un abbinamento di legumi e verdure delizioso, in modo da apportare energia, carboidrati e proteine vegetali!

Cous cous con verdure e legumi: la ricetta del primo piatto completo a base di ceci, zucchine, carote e melanzane

 

Chi pensa che fare dolci vegani sia difficile si sbaglia di grosso. Basta sostituire le uova e il latte con ingredienti vegetali, infatti, per ottenere praticamente lo stesso risultato. Come questa torta mimosa vegana, che riprende la tradizione variando gli elementi!

Torta mimosa vegana: la ricetta tradizionale della torta mimosa rivisitata per un risultato completamente veg

 

Raccontare la Storia dell’Arte ai bambini fin da piccoli è una buonissima abitudine. Non solo perché è stimolante e divertente, ma perché in questo modo possiamo infondere in loro il piacere dell’arte, un piacere che poi potranno portarsi dietro fino all’età adulta, apprezzando la bellezza, la creatività e la profondità di pensiero che tutta l’arte si porta dietro.

 

Non importa che sia l’arte classica, antica, moderna o contemporanea: tutta l’arte è degna di nota! Avvicinare i bambini a questo mondo è sempre bellissimo. Lo si può fare attraverso il gioco, attraverso libri apposta per loro, oppure visitando insieme le più belle mostre didattiche, come questa che sarà aperta fino al 2 luglio presso la Villa Reale di Monza!

A Monza la Storia dell’Arte raccontata ai bambini: con ArtKids la storia dell’arte diventa un bellissimo percorso per i più piccoli

Lo scorso 31 marzo ha inaugurato presso la bellissima Villa Reale di Monza (riaperta solo recentemente dopo un attento restauro) l’esposizione didattica “La storia dell’arte raccontata ai bambini”: Martina Fuga e Lidia Labianca di ArtKids, insieme a Nuova Villa Reale, hanno ideato un meraviglioso percorso pensato per i più piccoli, proprio per avvicinarli all’affascinante mondo dell’arte in tutte le sue forme, in un percorso storico e cronologico che li porterà a conoscere da vicino gli stili, gli artisti e i soggetti più importanti della storia artistica dell’uomo.

Si parte dalla preistoria per giungere ai giorni nostri: un percorso didattico che più completo non si può, che riesce a immergere i bambini nella bellezza della creatività, nella sua profondità e nelle sfaccettature della fantasia, intesa come capacità di creare meraviglia, di stupire, di fare riflettere e di lasciare un segno della propria storia.

Come ogni esposizione didattica che si rispetti, “La storia dell’arte raccontata ai bambini” presenta un percorso multisensoriale e immersivo che coinvolge concretamente i bambini, avvolgendoli di sensazioni e di pensieri.

Nelle stanze lungo il percorso i piccoli visitatori della Villa Reale (al cui piano superiore si svolge un’altra mostra molto importante, “Da Monet a Bacon. Capolavori della Johannesburg Art Gallery”) troveranno filmati nei quali gli artisti, disegnati dalla penna (e raccontati dalla voce) di Sabrina Ferrero (in arte Burabacio, bravissima illustratrice piemontese specializzata in disegni per l’infanzia e graphic novelist il cui tratto piace tanto ai bambini quanto a noi adulti amanti degli scarabocchi - i “burabacio” piemontesi, appunto!), spiegheranno loro la loro vita e le loro opere in maniera semplice, esaustiva e interessantissima.

Da questi racconti i bambini potranno iniziare il loro ragionamento, pensando e chiacchierando su ciò che hanno visto e mettendo in pratica i concetti attraverso attività ludiche e creative per sperimentare direttamente i linguaggi e le tecniche artistiche che si sono susseguite nel corso dei secoli.

La mostra, che resterà aperta fino al prossimo 2 luglio, è gratuita per i bambini fino ai sei anni. Per tutti gli altri, il biglietto (che è possibile comprare anche in precedenza, collegandosi al sito TicketOne) costa 8 euro, con riduzione a 6 euro per i gruppi di almeno 15 persone e i minori di 25 anni. Le scuole pagheranno invece 5 euro a bambino, così come i minori di 18 anni.

Ps. Avete già letto gli e-book di Burabacio? “008 e la Nuvola di Picasso” e “008 mistero fiorentino” sono i primi due episodi della serie dedicata al cane investigatore 008, che portano i bambini, attraverso illustrazioni bellissime e testi divertenti, alla scoperta della storia dell’arte!

 

Se già il discorso sull’allattamento è un argomento importante e sensibile, pensate a quello sul tiralatte: altrettanto fondamentale, eppure bistrattato e scansato via come la peste. Due attività, queste, naturali e vitali per le mamme allattanti, che per nutrire i loro bambini devono o attaccarli al seno o ricorrere al tiralatte in maniera costante. Ma dove si ritrovano a farlo? Naturalmente nei posti più strani e squallidi, perché i luoghi pubblici o i posti di lavoro troppo spesso non dispongono di spazi organizzati adeguatamente.

#IPumpedHere, ovvero i posti più disgustosi dove ci troviamo a tirare il latte: la campagna americana per sensibilizzare sulla mancanza di luoghi adatti all’allattamento e all’uso del tiralatte

Bagni, sgabuzzini della manutenzione, stanze delle scope, atrii di palazzi affollati, autobus, automobili... La lista è praticamente infinita e si riferisce ai luoghi nei quali le mamme di tutto il mondo si ritrovano, sole e scomode, a tirare il loro latte, un’attività lecita, naturale e fondamentale per le madri che ancora allattano i loro bambini, ma che non possono stare chiuse in casa tutto il giorno!

Un tema tuttavia considerato poco e trattato praticamente mai. Che fare allora? A volte il potere dei social e dell’internet è così forte da poter essere sfruttato in maniera positiva. Esattamente come hanno fatto le ragazze di MomsRising con il loro progetto “I Pumped Here”, ovvero “Ho tirato il latte qui”.

Il tutto parte da un video (quello che trovate qui sotto) e continua con adesivi e fotografie: le mamme hanno chiesto alle loro colleghe “allattatrici” di condividere con un’immagine, corredata o meno da un adesivo da loro regalato (con la frase, appunto, “#IPumpedHere” - lo trovate qui), raffigurante i luoghi più strani, schifosi e angusti nei quali si sono ritrovate costrette a tirare il loro latte. Esatto, “costrette”: perché non è una scelta quella di chiudersi nel bagno al quinto piano per estrarre il proprio latte, ma una forzatura indotta spesso da lavori (o da esercizi pubblici) che non hanno al loro interno uno spazio adeguato (e dignitoso) dove le mamme possano accomodarsi per allattare o per utilizzare il tiralatte.

“Il 60% delle donne non ha accesso ad appropriate strutture dove estrarre il latte. Anche queste donne”. E qui, nel video, segue un divertente (ma amaro) elenco nel quale le donne che hanno raccolto l’appello condividono la loro esperienza. “Abbiamo chiesto alle mamme di raccontare le loro esperienze più terribili, avvilenti, ridicole e antigieniche”.

Hanno risposto mamme famose, come Chelsea Clinton (“Ero nel bagno di un backstage, grata a mio marito che mi teneva la porta chiusa”) e Julie Bowen (“Eccomi là, nel sedile passeggero della mia macchina, quando un poliziotto si è avvicinato”). Ma anche mamme “normali”, nei cui panni potremmo calarci tutte.

“Oggi ero in un archivio, in equilibrio su una scatola di documenti e reggendomi con il piede contro alla porta”. “In un bagno pubblico di un aeroporto affollato”. “In un guardaroba. E, sì, passavo alla gente i loro cappotti mentre estraevo il latte”. “Nella sala-pausa della mia compagnia, senza un assoluto briciolo di privacy”.

Tutte le mamme dovrebbero quindi rispondere all’appello delle Moms Rising, taggando le loro immagini dei luoghi peggiori nei quali si ritrovano a tirare il latte (o ad allattare) con l’hashtag #IPumpedHere. Facebook, Twitter, Instagram: non importa dove, importa farlo. “Facciamo uscire le mamme che estraggono il latte dai bagni pubblici, per farle entrare nelle stanze dedicate che si meritano!”.

Il gioco sensoriale del giardiniere

Lunedì, 29 Maggio 2017 07:25

 

Tra i giochi corporei più divertenti, rilassanti e coinvolgenti, il nostro preferito è sicuramente quello del giardiniere. Che non è il tradizionale fare giardinaggio a cui siamo abituati! No. Quello lo si fa all’aperto, sporcandosi, stancandosi e muovendosi nella natura. Il gioco del giardiniere che vi proponiamo è molto più rilassante, e per noi sta ormai diventando un rituale della sera.

Il gioco sensoriale del giardiniere: con un po’ di crema e le nostre mani, ecco il gioco corporeo perfetto prima della nanna

Il gioco consiste semplicemente nel massaggiare la schiena del nostro bambino facendo finta che sia un piccolo orto. Su questo piccolo orto, quindi, con le nostre mani prepariamo la terra, la innaffiamo, piantiamo i semi e ci occupiamo in tutto e per tutto di fare crescere le piante.

Si tratta di un gioco di imitazione attraverso le mani che oltre a insegnare ai bimbi l’importanza del giardinaggio, rendendoli consapevoli di tutti i passaggi che bisogna compiere per prendersi cura fino in fondo della natura, è utile perché rafforza ancora di più il legame corporeo tra mamma (o papà) e bambino, facendolo rilassare e facendogli sentire la sensazione di movimenti tra loro diversissimi sulla sua pelle e sulla sua schiena.

Per prima cosa, scegliete un ambiente tranquillo e confortevole, come la camera da letto, e fate stendere il bambino su qualcosa di morbido (il letto andrà benissimo, ma anche un tappeto peloso in terra!). La sua schiena dovrà essere nuda e dovrà mettersi a pancia in giù. 

Prendete quindi la vostra crema preferita. Noi ne abbiamo sperimentate un po’, e dobbiamo ammettere che la migliore, quando si tratta di giochi corporei, è certamente l’Emulatte di Fiocchi di Riso, per la sua consistenza, i suoi nutrienti (non dimentichiamo che questa è una buona occasione per prendersi cura - indirettamente - della cute dei bimbi!) e il suo profumo delicato che suscita in noi bellissime emozioni.

Appoggiate una bella noce di crema sulla schiena del bambino e iniziate ora il gioco del giardinaggio! L’importante, ricordate, non sono solo i movimenti, ma anche la spiegazione degli stessi. Ripetete quindi ad alta voce cosa state facendo, in modo che i bimbi capiscano la relazione con il giardinaggio.

  • Iniziate preparando la terra: con movimenti verticali che vanno dalle spalle alle natiche (e viceversa) stendete la crema in strisce, come fosse l’aratro che passa sulle zolle.
  • Continuate poi con la zappa. La zappa saranno le vostre mani, che con movimenti decisi picchietteranno la schiena imitando l’azione della zappa che alza le zolle per ravvivarle. Insistete sulla zona delle spalle e del collo, quella “collinare”, la più difficile da zappare perché la terra è più dura.
  • Una volta che la terra è stata ben smossa, dobbiamo far sì che non vi siano grumi troppo grossi. Con le mani che imitano il movimento dell’”impastare” rendiamo omogenea la terra, quindi spianiamola bene, tornando a versare un pochino di crema sulla schiena riformando le linee verticali dalle natiche alle spalle. Durante questa fase trascinate le vostre braccia pesantemente, senza delicatezza, sulla schiena del bambino, in modo da fargli sentire una differente sensazione, più decisa.
  • Arriva quindi il momento della semina: con il dito indice picchiettate in maniera omogenea e uniforme tutta la schiena del bambino, procedendo orizzontalmente e riga per riga. Cosa state seminando? Chiedete al vostro bimbo!
  • Per far sì che i semi fioriscano, è necessaria un po’ di pioggia. Di nuovo picchiettate la schiena, ma stavolta molto più delicatamente e in maniera disordinata. 
  • La terra, tuttavia, ha bisogno anche di essere spianata. Ecco il bel massaggio finale, rilassante ed eseguito con massaggi sinuosi.

Giulia Mandrino

 

 

L’Hemp-fu, cos’è e come prepararlo

Venerdì, 26 Maggio 2017 09:37

La parola sembra super orientale, ma in realtà l’hemp-fu è stato inventato in Italia. Esatto, nel nostro paese, e non troppi anni fa: era il 2009 quando dal latte di canapa si è riusciti ad ottenere un nuovo tofu (e infatti “hemp” significa canapa, mentre “fu” richiama la parola tofu): il tofu di canapa.

Il tofu di canapa è un ottimo sostituto del formaggio nelle diete vegane. Ma vediamo insieme di cosa si tratta nel dettaglio e come prepararlo in casa partendo dal latte di semi di canapa.

L’Hemp-fu, cos’è e come prepararlo: cos’è il tofu di canapa, come prepararlo e quali sono le sue proprietà

Se il tofu tradizionale viene prodotto a partire dai semi di soia, l’hemp-fu segue lo stesso procedimento, variando però l’ingrediente base, che stavolta sono i semi di canapa. La canapa è un seme molto importante per l’organismo, poiché è ricchissimo di fibre e di proteine. Quindi, pur non essendo un legume, è facilmente paragonabile a questa classe di alimenti.

Nello specifico, l’hemp-fu possiede, ogni 100 grammi, 16 grammi di proteine vegetali, 6 grammi di grassi, 10 grammi di fibre e 170 calorie.

Oltre ad integrare nella nostra dieta la canapa attraverso l’olio, i semi o la farina, ora lo si può quindi fare con l’hemp-fu, che si presta bene a molte preparazioni.

Il classico esempio è quello dello spezzatino di hemp-fu, che prevede la cottura dei dadini di tofu di canapa esattamente come uno stufato di carne. Lo si mangia però anche fritto, al forno, in padella, per la preparazione di sughi (come ad esempio il ragù, alternativo a quello di seitan), nelle insalate... Questo perché il suo sapore neutro lo rende praticamente accostabile a tutti gli altri alimenti.

Come prepararlo, quindi, in casa? L’ingrediente base è il latte di semi di canapa, che, in caso fatichiate a trovarlo al supermercato o al vostro negozio bio di fiducia, potete trovare anche su Amazon.

In alternativa, potete prepararlo direttamente voi partendo dai semi: ammollate 100 grammi di semi di canapa sativa in 200 ml di acqua per due ore, quindi frullateli insieme all’acqua di ammollo e a un pizzico di sale. Aggiungete quindi gradualmente 800 ml di acqua tiepida, frullando, e infine filtrate il liquido.

Preparate quindi il vostro litro di latte di canapa, 2 cucchiai di succo di limone (oppure 4 grammi di nigari, un caglio naturale composto da cloruro di magnesio ed altri oligoelementi del sale marino), 100 ml di acqua e del sale.

Versate il latte in un pentolino e portatelo a 85 gradi, quindi scaldate in un altro pentolino i 100 ml di acqua con due cucchiai di limone (oppure con il nigari). Versate il latte caldo in una ciotola di vetro e mescolate insieme l’acqua e limone. Lasciate riposare per dieci minuti, in modo che inizi a cagliare.

Foderate poi un colino (o una fuscella apposta per il formaggio) con un canovaccio e appoggiatelo sopra ad un contenitore aperto.Versate il latte cagliato e lasciatelo sgocciolare per un paio d’ore. Togliete quindi il vostro hemp-fu dal colino e gustatelo o cucinatelo come preferite. Si manterrà per tre giorni in frigorifero, riposto in una scatola chiusa ermeticamente.

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale. 

Le polpette, che invenzione. I bambini ne vanno matti e noi possiamo sbizzarrirci inserendo ingredienti che magari normalmente non mangerebbero, ma a cui così non riescono a resistere. Come le polpette di lenticchie alla siciliana, che combinano il sapore di questo legume con i profumi dell'isola.

Polpette di lenticchie alla siciliana: la ricetta perfetta delle polpette per proporre i legumi ai bambini

 

Sara

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Cecilia

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