Un libro che all’apparenza può sembrare semplice, innocuo, banale o inutile. Ma che nella sua semplicità racchiude davvero un mondo. Di cosa stiamo parlando? Di “Dimmi da dove nasce”, il libro di Françoise de Guibert e Clémence Pollet per i bambini d’oggi, che, volenti o nolenti, passano molto meno tempo nella natura di quanto dovrebbero.

“Dimmi da dove nasce”, il libro perfetto per i bambini d’oggi: il libro di La Margherita per parlare di natura, frutta e verdura in maniera semplice ma educativa

Fun fact: moltissimi bambini non sanno da dove nascono frutta e verdura. O meglio: pensano che nasca sui banchi del supermercato. Perché? Perché noi genitori diamo per scontate molte cose, tra cui il ciclo della vita naturale. Ed ecco perché fino ai 4 o 5 anni (se non addirittura più in là!) i bambini pensano che le mele, le pere e i cavoli nascano direttamente nel supermercato, dove poi noi li prendiamo. Fa ridere, ma è così, e se ci riflettiamo non è poi così divertente.

Questo libro per bambini de La Margherita edizioni, scritto e illustrato da Françoise de Guibert e Clémence Pollet, è quindi geniale, ed è perfetto per iniziare a parlare ai bambini della frutta, della verdura e della natura, sin da piccolissimi, per affezionarli alla bellezza del mondo naturale. In maniera molto semplice: spiegando come si presentano e da dove nascono tutti gli alimenti vegetali. Sugli alberi, in terra, in guscio, su piante alte, su piante basse…

I frutti e le verdure presenti nel libro sono moltissimi: dalla mela alla ciliegia, dalle prugne alle arachidi, dalle castagne al fico, dalle castagne all’alchechengio peruviano. E poi, per quanto riguarda le verdure, le melanzane, i piselli, la rapa, la patata, le verdure esotiche come la manioca o il gombo (e in questo caso il libro torna utile anche a noi, no?).

Ogni pagina è doppia, e presenta su una facciata la descrizione dell’alimento vegetale, e sull’altra la spiegazione della pianta e dell’habitat in cui nasce.

Prendiamo i cavoli:

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In maniera semplice e coinvolgente, che cattura subito l’interesse dei bambini, i due autori riescono così a entusiasmare i bambini riguardo alla bellezza della natura e soprattutto li rendono consapevoli del prezioso legame tra gli alimenti e la terra, del miracolo della nascita e della crescita.

Questo libro illustrato per bambini può essere quindi un primo passo verso il coinvolgimento dei bambini nella vita naturale, o un’attività che integra e completa quelle all’aperto, ancora più importanti perché coinvolgono in toto la sensorialità e soprattutto perché impegnano i bambini in un’educazione diretta e concreta, dell’”imparare facendo”: dopo aver letto il libro una visita ad un’azienda agricola o ad un orto può diventare immediatamente più interessante, divertente e sentita, e i bambini applicheranno concretamente, toccando con mano, ciò che abbiamo letto insieme!

Una lettura che noi consigliamo già dai tre anni, leggendola insieme, perché non è mai troppo presto per appassionare i bambini alla vita all’aria aperta!

 

La truffa delle scuole di yoga

Venerdì, 03 Novembre 2017 10:19

Come sempre quando si parla di discipline olistiche, purtroppo l’Italia in fatto di regolamentazione non è molto sul pezzo. Tardano sempre ad arrivare leggi che regolino il settore, e a pagarne le conseguenze è anche lo yoga. Perché lo yoga? Perché c’è un vuoto legislativo davvero importante, che, come sempre quando ci si trova in una situazione del genere, crea parecchi disagi, perché (lo sappiamo, è un paradosso) chiunque, allo stato attuale, può decidere di praticare e insegnare lo yoga, diventando in 3 giorni maestro.

Ne abbiamo quindi parlato con Clemi Tedeschi, formatrice e insegnante di yoga.

La truffa delle scuole di yoga: perché dovremmo fare più attenzione quando ci affidiamo ai professionisti del settore yoga e olistico

Gli ultimi anni hanno visto un diffondersi sempre più importante delle scuole di yoga. Le principali associazioni si sono naturalmente impegnate per ottenere un riconoscimento, un riconoscimento che però in Italia tarda ad arrivare, come per tutte le discipline olistiche. Il clima che si è perciò creato si inserisce in un’incertezza giuridica e in una mancanza di controllo che purtroppo non può che destare preoccupazioni.

Recentemente (per fortuna) le principali associazioni italiane di yoga hanno quindi deciso di concordare una sorta di protocollo nel quale vengono definiti alcuni standard professionali a cui gli insegnanti di yoga dovrebbero attenersi in termini di conoscenze specifiche e competenze pedagogiche. “Grazie a questo protocollo”, ci ha raccontato Clemi, “chi fosse in possesso di un corso di studi di 700 ore e volesse sottoporsi ad una certificazione presso un ente supervisore (l’UNI) potrebbe farne richiesta. L’unica difficoltà è che per farlo bisogna necessariamente essere in possesso di partita IVA, e anche in questo senso, quindi, sembra che più che alla certificazione della competenza si punti ancora solo all’inquadramento fisico degli insegnanti”.

Detto questo, esistono molti corsi di formazione professionale dedicati allo yoga. Ma anche qui dovremmo accettarci che questi siano seri, e non organizzati alla bell’e meglio per ottenere certificazioni che oggettivamente, poi, non valgono nulla. Per essere certi che siano seri, quindi, dovremmo prendere in considerazione alcune caratteristiche: che abbiano un programma articolato e coerente; che ci sia una buona alternanza di teoria e pratica (poiché l’una non vive senza l’altra, e viceversa); che gli insegnanti abbiano un punto di vista equanime, e non “confessionale”, come specifica Clemi Tedeschi, dal momento che ci sono varie scuole di pensiero; che preveda esercitazioni frequenti per verificare in itinere l’apprendimento degli allievi; e infine che sostenga la promozione di un clima di rispetto e di cooperazione tra docenti e allievi, poiché troppo spesso “ho riscontrato un clima di sudditanza alimentato da alcuni docenti che ritengo poco rispettoso e poco produttivo, in quanto inibisce i rapporti tra allievi e una proficua circolazione di conoscenze”.

“In altre parole nella quasi totalità delle scuole di formazione mancano la competenza pedagogica e didattica. Fatto ancor più grave se si considera che lo Yoga è prassi, è esperienza e l’approccio intellettuale è bandito dalla trasmissione”: Clemi è perentoria, e le sue parole derivano direttamente dalla sua esperienza. “Insisto su quest’ultimo punto perché credo fermamente che in occidente anche in ambito yoga si debba mettere al centro del processo di trasmissione l’allievo e non i contenuti come avviene nelle classi indiane”

Ma allora quali sono le conseguenze per chi si affida a insegnanti non competenti (non sapendo, naturalmente, quali siano le loro competenze)? Premesso che è sempre meglio “fare qualcosa” che “non far niente sul divano” (in altre parole: meglio frequentare una classe qualsiasi di yoga che non farlo del tutto), “quando lo yoga proposto è una ripetizione di sequenze di asana esperite in modo fisico e superficiale tanto varrebbe andare ad un corso di buona ginnastica”. Ciò significa che esistono scuole che, erroneamente, puntano quasi esclusivamente sulla perfezione tecnica delle asana, quando in realtà la pratica dello yoga ha anche un’anima.

Non solo: “l’allievo andrebbe affiancato nella pratica, nella respirazione e nell’auto osservazione con gradualità, nel rispetto dei propri ritmi. Il rispetto di questi ritmi respiratori produce calma e chiarezza mentale, è uno dei principali obiettivi della pratica, e senza questa componente si rischia di alimentare solo frustrazione e competitività. Trovo le classi in cui tutti respirano insieme allo stesso ritmo molto belle da fotografare, ma piuttosto ansiogene da frequentare”.

E non sono solo le classi per adulti ad essere a rischio incompetenza. Anche quando scegliamo di fare praticare lo yoga ai nostri bambini dovremmo assicurarci che i corsi siano qualitativamente e professionalmente alti. Le regole da seguire per capire se un corso di formazione per insegnanti di yoga che vogliano concentrare il loro lavoro sui bambini sono le stesse di cui sopra, a cui dobbiamo aggiungerne certamente di altre pensate proprio nello specifico per la pedagogia dei più giovani.

Meglio quindi evitare le proposte di corsi di formazione concentrati in una sola settimana: “per acquisire e digerire le competenze essenziali servono alcuni requisiti iniziali e tempi di assorbimento, sperimentazione e verifica”. Quando si tratta di bambini e ragazzi, infatti, non si sta insegnando solo uno sport, ma si sta contribuendo alla loro crescita. Ecco perché l’insegnante dovrebbe essere in grado di conoscere a fondo le caratteristiche dell’allievo, del contesto educativo e di quello socio culturale in cui vive.

Allo stesso modo sarebbero da evitare i corsi di formazione gestiti solo da un paio di persone: “Un programma efficace richiede la cooperazione di un team di docenti, non di pochi prescelti”.

In questo senso Clemi suggerisce quindi il corso “Yoga per Crescere”, “di cui andiamo molto fieri: si sviluppa in otto incontri e vanta la presenza di un folto gruppo di insegnanti di altissimo profilo. La teoria si alterna alla pratica e le competenze vengono verificate con un questionario intermedio e una tesi di gruppo finale. Dall’anno prossimo saremo presenti anche in Toscana e in Veneto con una formula più concentrata (8 giorni + 2 week end), mantenendo le caratteristiche di serietà e ricchezza di offerta che ci contraddistinguono”.

 Giulia Mandrino 

6 ricette con le bacche di Goji

Giovedì, 02 Novembre 2017 15:05

Non sono solo gli adulti a trarne beneficio, perché le bacche di Goji sono super benefiche anche per i bambini: supportano la vista e il suo sviluppo, danno moltissima energia, forniscono vitamina C, omega3 e elementi antiossidanti che contrastano l’invecchiamento cellulare, e poi stimolano al punto giusto l’ormone della crescita.

Ecco perché dovremmo usarne sempre di più nei nostri piatti ed ecco perché oggi vi proponiamo 6 ricette per preparare deliziosi colazioni, pranzi e cene a base di questo super frutto nutriente, buono e sano.

6 ricette con le bacche di Goji: le nostre ricette per integrare al meglio nei piatti il super frutto della salute

Estratto antiossidante: la prima ricetta che vi proponiamo è un semplice estratto a base di carote viola e bacche di Goji che grazie alla presenza di carotenoidi è un ottimo antiossidante, perfetto da bere alla mattina per colazione o come spuntino pomeridiano al posto dei succhi. Qui trovate la nostra ricetta.

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Quinoa alle bacche di Goji: la quinoa è un cereale-non cereale perfetto per i primi piatti. Cuociamola bollendola secondo le istruzioni, quindi saltiamola in padella con delle patate rosse precedentemente fatte soffriggere con della cipolla tagliata fine (bisogna cuocerle una mezz’oretta, a cubetti piccoli), e, a freddo, delle foglie di spinaci e delle bacche di Goji.

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(http://tastefulventure.com/warm-quinoa-sweet-potato-kale-salad-goji-berries/)

Palline nutrienti: in un mixer frulliamo, uno alla volta, i seguenti ingredienti: una tazza di mandorle; una tazza di bacche di Goji; una tazza di datteri. Mischiamoli insieme, aggiungendo anche dei semi misti e della cannella (a seconda del gusto), quindi formiamo delle palline e conserviamole in un recipiente chiuso per mangiarle come snack!

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(http://sujaskitchen.blogspot.it/2017/04/goji-berry-almond-date-power-balls-no.html)

Aglio, olio e bacche di Goji: questa ricetta è semplicissima e oltre a inserire le bacche di Goji nella nostra dieta ci permette di rivisitare la classica pasta aglio, olio e peperoncino rendendola perfetta anche per i bambini, dato che il peperoncino viene messo da parte in favore delle bacche, che daranno però il tradizionale tocco rosso che non dovrebbe mai mancare. Prepariamo la nostra pasta come al solito, bollendo gli spaghetti e preparando nel frattempo il sugo: mettiamo a rosolare in una padella dell’olio con due spicchi d’aglio, e a metà cottura aggiungiamo le bacche di Goji (una manciata ne basterà). Una volta cotta la pasta, scoliamola e facciamola saltare in padella nel sughetto.

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(http://piuntiquinto.weebly.com/ricette-bacche-di-goji.html)

Frittata alle cipolle con bacche di Goji: in una padella antiaderente, facciamo appassire con un filo d’olio una cipolla tagliata a pezzetti. Nel frattempo sbattiamo tre uova in un recipiente e condiamole con un pizzico di sale, uno di pepe, una manciata di bacche di Goji, una di pangrattato e una di pecorino grattugiato. Versiamo nel composto anche le cipolle e mescoliamo, quindi versiamo nella stessa padella (che già è unta per l’olio delle cipolle) il nostro mix. Facciamo cuocere per cinque minuti a fuoco moderato, quindi giriamo la frittata e lasciamola cuocere per mezz’oretta a fiamma bassa, girandola ancora di tanto in tanto.

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(https://it.pinterest.com/pin/412642384593941857/?lp=true)

Brownies alle bacche di Goji: dopo aver preriscaldato il forno a 180 gradi, in una ciotola mischiamo mezza tazza di olio di cocco sciolto, una tazza di zucchero di canna integrale, un terzo di tazza di cioccolato fondente sciolto e mezza tazza di cacao amaro in polvere, mescolando molto bene. Aggiungiamo quindi due uova e mezza tazza di farina integrale e mischiamo fino ad ottenere una crema omogenea. Mettiamo quindi nel mix due belle manciate di bacche di Goji. Prepariamo una teglia coperta da carta forno e distribuiamoci sopra il nostro composto. Inforniamo per circa 30-35 minuti, quindi estraiamo la teglia e distribuiamo in superficie un’altra manciata di bacche. Inforniamo di nuovo e lasciamo cuocere per altri 5/7 minuti, fino a che non è tutto cotto molto bene. Sforniamo, lasciamo raffreddare e tagliamo a pezzettoni, ottenendo così i nostri brownies.

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(https://www.runningtothekitchen.com/superfood-brownies/)

Giulia Mandrino  

L’importanza di un corretto sviluppo motorio

Giovedì, 02 Novembre 2017 09:31

Rispetto alla nostra infanzia sono cambiate un bel po’ di cose: ci sono gli smartphone, i giochi elettronici, la realtà virtuale… tutte innovazioni incredibili rispetto ai nostri tempi ma forse si è anche perso parte del contatto con l’esterno. I nostri bimbi sono meno abituati a trascorrere del tempo all’aperto e il rischio che corrono è di cadere in quello che viene chiamato analfabetismo motorio. 

Analfabetismo motorio, di cosa si tratta?

In passato, un bambino trascorreva parecchio tempo all’aperto: giocava in strada dopo la scuola e i giochi erano tutti di corsa, salti e arrampicate, ogni giorno anche per due o tre ore di seguito. Nel contesto in cui si viveva era molto più facile uscire a piedi e rimanere fuori a giocare, oggi le distanze si sono allungate e sono anche cambiati i ritmi di vita: molti bambini non hanno la possibilità di andare a piedi a scuola o in bicicletta, pochi sono abituati a stare fuori al parco tutto il pomeriggio, ancora meno quelli che passano il weekend a passeggiare o a esplorare

Oggi il movimento che i bambini fanno è sempre più spesso limitato alle poche ore di educazione fisica a scuola e alle due orette di sport settimanali. Questo sbilanciamento sta creando dei veri e propri “ignoranti” del movimento, da qui il termine analfabetismo motorio: viene, in pratica, a mancare tutta quella quota di esperimenti, rincorse e cadute che rappresentano il patrimonio dello sviluppo motorio di ogni bambino, il suo “alfabeto”. Questa mancanza di esperienze motorie rischia di rendere il bambino meno consapevole del proprio corpo, con una relativa maggiore fatica a sviluppare la coordinazione e, di conseguenza, i muscoli. Questa difficoltà da bambini si traduce in problemi posturali anche da adulto e non solo. Lo sviluppo motorio è strettamente connesso a quello sociale, per questo è importante dedicare del tempo e la dovuta attenzione non solo all’educazione scolastica dei propri figli ma anche a quella motoria.

Cambiamo rotta: perché dovremmo ripensare a quanto movimento fanno i nostri bambini per farli crescere al meglio a livello motorio

Cosa possiamo fare per abituare i nostri bimbi ad un maggiore movimento?

Potremmo prima di tutto sforzarci di trascorrere sempre più tempo all’aria aperta con loro, anche in inverno. Puntare sulla natura, sul correre liberi, sul camminare ma anche solo sul camminare e sull’uscire insieme.
E’ importante far fare anche dell’attività fisica: non importa quale sport, vanno bene tutti! Far sperimentare più sport, senza focalizzarsi su uno in particolare (almeno fino ai 12 anni), permette di sviluppare più capacità a favore di un completo e armonico sviluppo.

E se ci accorgessimo che qualcosa non va? Una visita dal podologo o dal fisiatra è consigliata, su suggerimento del pediatra. Verso i 4 anni è il momento “giusto” per chiedere un primo consulto. Non prima perchè il piedino dei bambini è ancora fisiologicamente piatto.

Attenzione anche alle scarpine.

A volte non ci pensiamo, crediamo che siano tutte uguali, In realtà dobbiamo fare subito attenzione alle caratteristiche delle scarpe che scegliamo per i nostri bambini, fin dai primi anni di vita. Addirittura, i primi due sono fondamentali, perché è il periodo nel quale i bambini imparano a camminare, impostando la loro andatura,.

Il piede presiede all'equilibrio, alla stabilità e alla locomozione: è un elemento essenziale nell’educazione motoria. Per questo è essenziale che le scarpe abbiano suole leggere e flessibili per facilitare il passo, senza affaticare la muscolatura, con una punta ampia, in modo da permettere la completa articolazione delle dita. Meglio scegliere scarpe leggermente alte posteriormente, per aiutare il bambino nella fase dei primi passi, e rivestite internamente con materiali naturali che lascino traspirare il piede. Se poi la scarpina aiutasse anche il piede nel corretto movimento del passo sarebbe un plus importante.

La linea Imparo di Chicco, è stata studiata in collaborazione con il Biomeccanico dott. Mauro Testa, e l’Osservatorio Chicco. La suola delle scarpine Imparo è stata progettata con spessori differenziati per guidare i movimenti del piedino durante il passo e aiutare, così, il bambino ad apprendere il corretto movimento della camminata, ossia la capacità di appoggiare il piede dal tallone, passando sul lato esterno fino all’alluce. Le scarpine della Linea Imparo partono dal numero 18 e arrivano al numero 23.

Una volta imparato a camminare, l’attenzione non deve calare, anche perché è uno dei periodi di maggiore movimento per i bimbi, che corrono, saltano e camminano a più non posso. Ecco quindi, che Chicco ha studiato la nuova Linea In Progress, per i bambini dai 2 anni (con numeri che vanno dal 24 al 32). La linea lavora sempre per spessori differenziati: i punti in rilievo sono stati realizzati per dare al piede gli stimoli giusti anche durante le attività motorie di un bambino più grandicello.

Nelle scarpine In Progress è stata, poi, data particolare attenzione al controllo della zona astragalica, cioè della zona corrispondente al tallone, con un rinforzo sulla parte posteriore della scarpina che evita scivolamenti laterali interni o esterni responsabili di possibili atteggiamenti posturali errati.

 Giulia Mandrino 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

C’è chi legge un buon libro, chi si fa un bagno rilassante e profumato, chi esce per una passeggiata, chi per un po’ di shopping, chi per un gelato, chi si mette a spolverare casa. Ognuno si rilassa a modo suo. E poi c’è chi ascolta musica. E chi ascolta musica mentre si concede tutti questi gesti rilassanti.

Noi, per esempio, ce l’abbiamo sempre in sottofondo. Perché ci calma, ci dà energia, ci intriga, ci emoziona, ci completa. Insomma, la musica ha sempre risvolti perfetti per ogni momento della giornata, e quando un servizio ce la offre illimitata noi non sappiamo dire di no!

La musica illimitata, per vivere momenti di relax solo per noi: con Amazon Music l’occasione perfetta per iniziare ad ascoltare la nostra musica ogni volta che vogliamo, per prenderci dei momenti perfetti e rilassanti

Prendersi un momento per se stessi è fondamentale per mantenere la pace interiore, esteriore e della famiglia. Stare bene con se stessi è il primo passo verso il benessere generale, e per farlo i modi sono moltissimi: prendersi 10 minuti solo per noi, fare ciò che ci fa stare bene, decidere di fare quella cosa che rimandavamo da troppo tempo… E poi c’è la musica, che, è scientificamente provato, contribuisce più di mille altre cose al nostro benessere emotivo.

Come? Influendo prima di tutto sugli ormoni (dal momento che aumenta le endorfine e abbassa l’ormone dello stress) e poi per il fatto di regolarizzare il battito cardiaco, la pressione sanguigna e la respirazione, che diviene più performante e in questo modo la quantità di ossigeno nell’organismo aumenta significativamente e in maniera benefica.

Anche la medicina tradizionale cinese riconosce appieno il ruolo della musica: per loro è uno strumento di guarigione, e uno studio dell’università del Missouri in qualche modo lo conferma, dato che i ricercatori hanno provato ascoltare la musica migliora l’umore e la felicità; idem una ricerca dell’Università McGill in Canada, che ha addirittura paragonato l’ascolto della musica al sesso, per le endorfine che si sprigionano.

Ecco perché decidersi di prendersi del tempo per noi per ascoltare della buona musica (e per “buona” intendiamo la nostra preferita!) è sempre un’ottima idea.

Il bello della musica è, oltre a tutto il resto, il fatto di poterla fruire quando vogliamo, mentre svogliamo altre attività, che così ne guadagnano in relax o in benessere psicologico: mentre portiamo a spasso il cane, mentre ci concediamo da sole quella passeggiata senza bambini (ogni tanto ci sta!), mentre sguazziamo tra le bolle del nostro bagno caldo, mentre spolveriamo con calma, mentre cuciniamo… C’è chi addirittura ascolta musica mentre lavora, in sottofondo, e in effetti abituandosi ci accorgeremo che è davvero piacevole (soprattutto quella classica, ad un basso volume).

Qualche giorno fa, uscendo il servizio di musica streaming Amazon Music Unlimited, noi ne abbiamo quindi approfittato. Essendoci due mesi di prova gratuita, non abbiamo saputo resistere, perché è un servizio perfetto sia per chi la musica la consuma e non può viverci senza, sia per chi ama concedersi quei momenti rilassanti o energizzanti sporadici (iniziando così ad ascoltarla davvero con costanza!).

Ma cos’è Amazon Music Unlimited? Amazon Music Unlimited è un servizio di musica digitale diverso da tutti gli altri. Noi, che siamo solite ascoltare la nostra musica su YouTube, lo troviamo davvero più figo. Innanzitutto per l’assenza di pubblicità, e poi per la possibilità di ascoltare solo la musica che scegliamo, senza i video suggerirti che partono a casaccio.

il servizio include la possibilità di ascoltare più di 50 milioni di brani, tra la musica del momento e quella del passato, dalla pop alla classica, dal folk al rock, senza praticamente limiti. Possiamo creare playlist, ascoltare le radio degli esperti Amazon Music, lasciarci guidare dai suggerimenti finalmente sensati, e soprattutto fruire del servizio sempre e in ogni momento, dato che possiamo ascoltare la nostra musica sul computer, sul cellulare, in cuffia o in stereo, senza pubblicità e con la possibilità di scaricare i brani per metterli in play offline quando siamo fuori casa (quando usciamo a camminare, ma anche in macchina collegando lo smartphone al bluetooth!).

I primi due mesi, dicevamo, sono gratuiti, dopodiché potremo scegliere se continuare con l’abbonamento, che è molto conveniente, dato che costa mensilmente 9,99 euro (con la possibilità di scegliere già l’abbonamento annuale a 99 euro, per risparmiare moltissimo!).

Insomma, c’è davvero da approfittarne, e noi che lo stiamo già facendo ne siamo già più che entusiaste: cuffie nelle orecchie mentre portiamo il cane a passeggiare; cellulare sul bancone della cucina mentre prepariamo la cena; viaggi in macchina cantando (da sole!) a squarciagola. Staccare la spina per un attimo è diventato per noi mamme molto più piacevole!

Giulia Mandrino 

È frutta secca; contiene moltissimi sali minerali; se consumata nelle giuste quantità (una decina al giorno, sempre meglio non esagerare perché sono molto caloriche!) stimola la regolarità intestinale; è praticamente sempre bio grazie allo spesso e forte guscio che la protegge; dà una bella botta di acido folico... Insomma, le proprietà delle castagne sono davvero molte, e per questo ottobre e novembre sono uno dei nostri mesi preferiti.

Una delle caratteristiche delle castagne è però l'esigenza di essere consumata cotta e mai cruda. Detto questo, una volta cotte si conservano per qualche giorno, quindi noi amiamo cucinarle in padella o al forno, preparando le caldarroste, le sbucciamo e le diamo ai nostri bambini per merenda (a casa o a scuola, mettendole in comodi sacchettini): le castagne sono infatti uno snack perfetto per loro, che hanno bisogno di energia e che giustamente vorrebbero sempre qualcosa di gustoso!

Caldarroste, la merenda perfetta per i bambini: la ricetta delle caldarroste - le castagne cotte - per una merenda alternativa per i bambini, sana e gustosa

 

Non è solo stiloso, è anche benefico. Qualche anno fa andava tantissimo di moda (un po' come i pattini a rotelle, che sono tornati alla ribalta quest'anno!), e ancora ci sono ragazzini irriducibili che lo praticano. E sono da stimare, non solo perché è uno sport bello da vedere: lo skateboard è un’attività outdoor benefica per corpo e spirito, e sceglierlo come sport da fare praticare ai nostri bambini (anche accanto alle scelte più tradizionali, dato che poi lo possono sfruttare sempre, anche quando semplicemente si esce per una passeggiata) è un’ottima idea.

Lo skateboard, sport benefico per corpo e spirito: perché scegliere lo skate come sport da fare praticare ai bambini è un’idea bellissima

La premessa è semplice: tutti gli sport outdoor sono un’ottima scelta. I bambini hanno bisogno di vivere quanto più tempo possibile nella natura e all’aperto, un po’ per stimolarli a fare esperienze, un po’ perché fisicamente ed emotivamente hanno bisogno, per la loro crescita, di spazi ampi e di largo respiro.

Ma ecco i benefici dello skate, la tavola con le rotelle che piace ai bambini e che dovrebbe piacere ancora di più a noi genitori:

Lo skateboard migliora coordinazione e precisione

È uno sport che ha bisogno di molto allenamento e di molta pratica, e che si impara soprattutto attraverso gli errori. Ecco perché migliorano la coordinazione e la precisione: perché privando i trick e i movimenti e sbagliandoli di volta in volta i bambini imparano a riprovare, ad aggiustare il tiro, ad ascoltare il loro corpo, i loro legamenti e i loro movimenti fino a trovare la giusta coordinazione.

Lo skateboard migliora l’equilibrio

Allo stesso modo del punto precedente, la pratica dello skate migliora l’equilibrio, e non c’è nemmeno bisogno di dirlo. Come la bicicletta (soprattutto quella senza pedali nei primi anni di apprendimento), lo skateboard è uno sport che si basa essenzialmente sull’equilibrio e sul bilanciamento, e dunque non c’è modo migliore per allenare questa capacità fondamentale per un corretto sviluppo motorio.

Insegna la pazienza

Come dicevamo, lo skate si impara sbagliando e riprovando i movimenti, i trick e i salti, e per questo i bambini piano piano imparano cosa significa concretamente la pazienza, virtù che gli permetterà da adulti di non mollare davanti agli ostacoli ma di vedersi sempre di fronte l’obiettivo finale.

Riduce lo stress

Implicando molta concentrazione, imparare a skateare aiuta i bambini a staccarsi dai problemi che li affliggono (perché ricordiamoci che anche se li consideriamo dotati di un’armatura antistress e antinervosismo i bambini risentono delle situazioni difficili della vita quanto noi; possono essere i problemi a scuola, il cambio di stagione, la separazione dei genitori… Piccoli o grandi, sono comunque problemi che li influenzano), focalizzandosi sulla bellezza dell’imparare cose nuove (anche perché con lo skate non si finisce mai di imparare: ci sono sempre numeri fantasiosi da provare!). E una volta imparato, una volta che i bambini hanno confidenza con il mezzo, anche solo fare un giro sulla tavola è un modo davvero utile per staccare la spina e stare senza pensieri all’aria aperta.

Insegna a stare in allerta, a conoscere i pericoli, sperimentandoli sulla propria pelle

Sì, si cade moltissimo. Ecco perché serve sempre l’attrezzatura giusta, con ginocchiere, gomitiere e caschetto a norma. Ma è anche il motivo per cui lo skateboard è uno sport davvero benefico. Il principio è lo stesso delle forbici: impegnarsi in attività che comportano pericolo (supervisionati) aiuta i bambini ad essere consapevoli dei rischi, calibrando così i movimenti senza essere protetti nella bambagia (un atteggiamento genitoriale protettivo che in realtà più che proteggerli li espone a maggiori rischi).

È economico

Le tavole non costano molto (se non ci lanciamo su quelle super lusso o super alla moda) e dopo le prime lezioni (che spesso si svolgono negli skatepark da parte di ragazzi giovani che arrotondano lo stipendio) i bambini sanno andare da soli e possono continuare a girovagare senza spendere nemmeno un quattrino.

Insegna l’autonomia

Ricollegandoci al punto sopra, essendo uno sport perfetto per imparare anche da soli (dopo le prime lezioni), i bambini possono provare a sperimentarlo anche da soli, sentendosi autonomi e indipendenti e incrementando così anche l’autostima.

Si crea una comunità

Essendo praticato all’aperto, negli skatepark e nei parchi comunali, lo skateboard è uno sport di appassionati che si trovano a qualsiasi ora del giorno e in qualsiasi giorno della settimana, anche nel weekend, creando piccole comunità costruttive e divertenti.

Combatte l’obesità ed è tra gli sport più completi

Sembra scontato, ma come tutti gli altri sport lo skate è un’attività che in età pediatrica è tra le più consigliate. L’ha detto in un’intervista il pediatra Alberto Colombini, che ha spiegato come lo skate evita le malattie del nostro secolo come l’obesità e insegna uno stile di vita sano ed equilibrato. Non solo: è considerato uno degli sport più completi dal punto di vista armonico. E già questo dovrebbe chiarire ogni nostro dubbio.

Giulia Mandrino  

Il bambino, non ci stancheremo mai di dirlo, negli ultimi tempi passa troppo tempo in casa, davanti a schermi di ogni tipo, rinunciando al naturale bisogno di spendere più tempo possibile all’aria aperta, nella natura, a fare giochi di movimento che dovrebbero essere il pane quotidiano e che invece, per cultura, non ci sembrano più necessari. Soprattutto, a pagarne le conseguenze sono i bambini che consideriamo “motori”, quelli che più necessitano di movimento libero.

Un tempo il gioco nei cortili in città, nei campi e nelle strade era consueto e quotidiano. I bambini si muovevano. Ora stanno per lo più tra le mura di casa e il rischio è che bimbi perfettamente normali vengano etichettati come iperattivi o problematici. Questo meccanismo è un gatto che si morde la coda: il bambino si autoconvince di essere sbagliato, e i genitori, convinti dello stesso, tentano di calmarlo, quando dovrebbe semplicemente vivere più tempo all’aperto, fare sport e dedicarsi al gioco destrutturato di movimento.

Conseguenza è quindi il nervosismo: il bambino si sente costretto, chiuso, e a pagare è non solo il suo fisico ma anche la sua autostima.

Il nervosismo nei bambini: consigli educativi e integratori naturali per affrontarlo in maniera consapevole

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Per ovviare al problema, prima di tutto dovremmo cambiare rotta e puntare proprio sul movimento e sul gioco outdoor; insomma, sull’educazione all’aperto, e sui giochi esterni in ogni stagione. “Non esiste cattivo tempo, solo cattivo abbigliamento”, dicono in Scandinavia, e questa filosofia l’abbiamo ormai fatta nostra.

Secondo uno studio di Stephen Moss, un naturalista inglese che scrive per il Guardian, dagli anni Settanta il “raggio di attività” dei bambini è diminuito del 90%. Se infatti nel 1971 l’80% dei bambini di sette e otto anni andava a scuola (camminando) da solo (o con gli amichetti), già negli anni Novanta era solo il 10% a farlo (erano tutti accompagnati dai genitori). Un dato che sta accanto al “movimento” ma che indica il senso che ha preso l’educazione.

“Se i nostri bambini di oggi non hanno il permesso di uscire in strada da soli, le possibilità di esplorare il mondo naturale sono molto remote”, continua Stephen Moss. “I bambini passano così tempo fuori da non conoscere i più comuni animali, come la differenza tra una vespa e un’ape”.

La vita al chiuso ha però conseguenze importanti, anche per la salute, perché i nostri bambini sono troppo sedentari e rischiano l’obesità.

Accanto a questa tendenza a stare troppo al chiuso e a non fare movimento libero nella natura, lo stress attacca i bambini anche da altri punti. Tutti, nella nostra vita, passiamo momenti di particolare tensione dovuti a grandi e piccoli cambiamenti. Per un bambino possono essere l’inizio della scuola, il cambiamento della stessa, il bullismo, la separazione dei genitori, la morte di un parente, la tensione scolastica, uno sport troppo pesante per loro. Potremmo elencarne all’infinito. Spesso non ci pensiamo, perché diamo per scontato che loro essendo piccoli non provano ciò che proviamo noi, o che gli scivoli tutto addosso.

In realtà i sintomi di questo stress possono essere svariati, e su tutti un campanello d’allarme sono gli incubi notturni e la difficoltà ad addormentarsi. La cosa che prima di tutto noi genitori dobbiamo impegnarci a fare è stare vicini al piccolo, sostenendolo, ASCOLTANDOLO, cercando di fargli verbalizzare i vissuti, e cioè stimolandolo ad esprimere a parole ciò che prova. Questo modo di approcciarsi è qualcosa di molto vicino all’educazione empatica, e cioè quell’educazione che i genitori offrono sin da piccoli per stimolarli a conoscere le emozioni a fondo, per sfruttarle in tutta la loro potenza.

Insegnare ad esprimere le emozioni è quindi molto importante, e può passare prima di tutto dal dialogo e poi da alcuni strumenti utili, come possono esserlo i libri per bambini.

Solo dopo aver sondato questi terreni che prevedono interventi educativi in primis, quindi tempo trascorso all’aperto oltre al classico contenimento, ci sono alcuni periodi dell’anno come i cambi di stagione o eventi particolarmente significativi come l’inizio della scuola che possono richiedere un piccolo sostegno attraverso rimedi naturali.

Iniziamo dal cambio di stagione. Anche qui può manifestarsi la difficoltà ad addormentarsi (come capita anche a noi adulti, d’altronde: in questi periodi il bambino è spesso più nervoso e debole perché la qualità del sonno è intaccata, quindi in parole povere non riposa bene).

Il sonno è un’esigenza fisiologica per l’essere umano, e la difficoltà a dormire si ripercuote su tutto l’organismo. Che sia quindi una difficoltà dovuta da situazioni stressanti, da poco movimento o da cambio di stagione, dobbiamo sempre fare attenzione ai nostri bambini, che hanno bisogno di dormire molto più di noi adulti: è proprio durante il sonno, infatti, che il loro corpo produce somatropina, l’ormone della crescita, fondamentale per il corretto sviluppo. Io per prima ho sottovalutato questo fattore: poi mi sono resa conto di quanto fossero più irascibili i bambini quando andavano a dormire tardi la sera precedente (mi sembrava brutto impedire loro di andare a dormire più tardi nel week end). In realtà da un anno anche il sabato e domenica (a meno che non ci siano eventi particolari) facciamo in modo che i bambini facciano la nanna sempre e comunque entro le 9,30 e devo dire che questo ha portato enormi benefici a tutta la famiglia, non solo a loro: il giorno dopo sono riposati, collaborativi e i capricci si dimezzano perché hanno l’energia mentale e fisica per risolvere piccoli conflitti e situazioni che richiedono un po’ di impegno.

Quindi quando ci accorgiamo che il nostro bambino sta passando un periodo particolarmente stressante che si ripercuote sul suo sonno, pensiamo quindi subito a ristabilire l’igiene del dormire. Cerchiamo di stabilire orari regolari, accompagnandoli da piccoli rituali rilassanti e confortanti, come il leggere la favola della buonanotte, fare le coccole o un piccolo massaggio.

Un altro consiglio è quello di non avere paura di affidarsi a integratori specifici e naturali, sotto controllo del pediatra.

Ne esistono vari, uno che apprezzo particolarmente è Dormil di Humana, a base di Escolizia, Passiflora, vitamina B6 e niacina, piante antiche conosciute da sempre per le proprietà rilassanti che assicurano la buona qualità del sonno, ma soprattutto per l’azione benefica che svolgono sul sistema nervoso e sul suo buon funzionamento (alla base di una buona qualità del sonno anche nei bambini).

La passiflora, in particolare, è una pianta preziosa per la qualità del sonno: combatte la tachicardia, la dispnea e lo stress, e riduce l’ansia che produce irrequietezza e insonnia, anche nei bambini e in maniera più che naturale.

L’Escolizia è invece una pianta contenente alcaloidi, le sostanze che agiscono direttamente sul sistema nervoso centrale. Grazie ad essi l’escolizia contenuta in Dormil è ottima per indurre il sonno e domare l’ansia, soprattutto sui brevi periodi e non nel lungo termine (e quindi nei cambi di stagione, situazioni temporanee da regolarizzare).

La niacina è infine una vitamina, conosciuta come PP o B3, che, presa in dosi controllate come in quella contenuta in Dormil, aiuta le regolari funzioni del sistema nervoso, contrastando allo stesso tempo lo stress e il nervosismo.

 Giulia Mandrino 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale. 

L’orgasmo dopo il parto

Lunedì, 30 Ottobre 2017 08:32

Tante neomamme concordano: avere un orgasmo dopo il parto pare più difficile. È davvero così? Qual è la spiegazione scientifica? E si può trovare una soluzione per eludere questo problema tornando senza stress ad avere una vita sessuale soddisfacente e sana? A queste domande proveremo a rispondere, perché, sì, sono molte le mamme che fanno fatica, ed è giusto parlarne, senza tabù e senza vergogna.

L’orgasmo dopo il parto: perché molte mamme faticano a tornare ad avere una vita sessuale soddisfacente anche a livello di orgasmo e come fare per ristabilire l’armonia sotto le coperte

Dopo aver avuto un bambino, il corpo cambia. E anche il sesso cambia, naturale. Dubbi, tempi da rispettare per non rischiare, difficoltà a ritrovare l’intimità di prima: tutto questo è normale. Ed è anche normale, a volte, che una volta ritrovata quell’intimità ci rendiamo conto che qualcosa non torna. Che non abbiamo più gli orgasmi di prima. O che non ne abbiamo proprio, addirittura. Premettendo che prima o poi la situazione tornerà alla normalità (quindi non aggiungiamo stress ad una situazione già stressante, per il nostro bene!), a causare questa situazione sono fatti fisici.

La ragione è semplice: l’organo che regola la nostra vita sessuale risiede nel cervello, ed è l’amigdala, che controlla le paure, l’ansia, i sentimenti e i pensieri. Quando facciamo sesso, l’amigdala stacca per un attimo la spina, consentendoci di concentrarci solo su quel momento e non sui pensieri che ci invadono la giornata. Dopo la gravidanza e con la nascita di un figlio, tuttavia, l’amigdala vive uno dei suoi più intensi periodi, con lo stress, le paure, le ansie e la stanchezza (sensazioni normalissime e sane).

Non “staccando la spina” (perché troppo impegnata), l’amigdala quindi si frappone tra noi e l’orgasmo. Lo stesso fanno però anche gli ormoni: avendo dopo il parto livelli bassi di testosterone, a pagarne le conseguenze è proprio la nostra vita sessuale.

Altra ragione che si aggiunge alle prime due: la debolezza dei muscoli pelvici, che hanno svolto il loro dovere durante la gravidanza e nel momento del parto ma che ora hanno bisogno di ristabilirsi, riacquistando tono e forza.

Raggiungere l’orgasmo può risultare quindi difficile, è vero. Ma ciò non vuol dire che non torneremo ad averne (anzi), e soprattutto non significa che non possiamo farci niente e che dobbiamo per forza adagiarci sugli allori della stanchezza e lasciare che il nostro corpo faccia tutto da solo. In altre parole: se vogliamo un bell’orgasmo, non attendiamo che arrivi come per magia. Mettiamoci un po’ d’impegno e facciamo qualcosa per aiutare il nostro corpo!

Innanzitutto, possiamo cominciare a renderci consapevoli dello stress. Siamo stressate, è normale, ma lo stress non deve essere per forza destinato a sopraffarci, e con un po’ di consapevolezza e meditazione possiamo abbracciarlo, farlo nostro e rilassarci un attimo. Consapevoli quindi che lo stress fa parte di questo momento della nostra vita, con coscienza proviamo a bypassarlo: proviamo a concederci un po’ di intimità con il nostro partner nei momenti più rilassati, e cioè quando il bimbo è bell’e che addormentato o quando è dai nonni per qualche ora.

Ma soprattutto, sforziamoci (per noi stesse) di rientrare nel mood sexy, curandoci (anche solo per dieci minuti: una doccia rilassante e una maschera facciale sono l’ideale) e risfoderando l’intimo carino, non quello da gravidanza. Non avremo più il corpo di prima, ma certamente quelle curve in più non guastano! La mente fa moltissimo sul corpo, e piano piano rientrando nell’atmosfera intima che mancava anche i nostri organi genitali risponderanno allo stimolo positivo della mente.

Altro esercizio utile è il rafforzamento del pavimento pelvico, che, come dicevamo, in effetti può essere debole dopo il parto. Dopo qualche tempo, quindi (chiediamo quando al nostro ginecologo: non è giusto nemmeno iniziare troppo presto a stimolare il pavimento pelvico!), possiamo affidarci ai semplici esercizi di Kegel, che consistono nel contrarre (a vescica vuota) i muscoli del pavimento pelvico (“stringendo”) per 5-10 secondi, rilasciandoli e rilassandoli per altrettanti secondi e ripetendo la serie per una decina di volte 2 o 3 volte durante la giornata.

Ultimo ma non per importanza, se ancora fatichiamo a raggiungere l’orgasmo cerchiamo di pensare fuori dagli schemi e di ravvivare la solita vita sessuale che avevamo prima: il sesso orale, le stimolazioni alternative del clitoride e gli strusciamenti, così come qualche sex toy o posizioni mai provate possono aiutare e stimolare la nostra vagina, aiutandoci a rilassarci e a trovare un nuovo tipo di orgasmo che, magari, prima non pensavamo nemmeno di poter provare!

In ogni caso la regola deve essere sempre una: rilassarci, non aggiungendo stress allo stress, perché sarebbe controproducente (e in quel caso ritrovare l’orgasmo sarebbe davvero, davvero difficoltoso). Abbiamo fiducia nel nostro corpo e nella natura: a volte serve un po’ più di pazienza, ma in men che non si dica tornerà tutto alla piacevolissima intimità di un tempo!

 Giulia Mandrino 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

 (Credit: The artful parent)

 La creatività passa da ogni strumento e da ogni tecnica. E di strumenti e tecniche ce ne sono davvero moltissimi: l'acquerello, la tempera, i brillantini, la pasta di sale... Ah! Il sale! Proprio con questo semplcie ingrediente che abbiamo sempre in casa, unendolo ad altri materiali facili da trovare, possiamo creare un bellissimo strumento di lavoro, un colore unico per opere d'arte strane e inusuali.

Una tempera, quindi, a base di sale, colorata e spessa, che permetterà di disegnare su supporti rigidi tutte le figure che vogliamo. E una volta asciutta sembrerà un colorato altorilievo!

Disegnare con il sale, una pittura spessa e divertente: a partire dal sale e dalla farina una pittura semplice che piacerà ai bambini per la tecnica utilizzata e per il risultato finale

Prima di tutto, assicuriamoci di avere in casa almeno due o tre barattoli per l'olio di quelli che si trovano nelle cucine dei ristoranti (quelle con il beccuccio stretto, come quelle della maionese e del ketchup che vediamo nei film americani). In ognuna andrà un colore, quindi più ne abbiamo e più colori potremo utilizzare.

Dopodiché raduniamo tutti gli ingredienti:

- Farina

- Sale

- Acqua

- Tempere

Ed ecco invece il procedimento:

La regola per creare i nostri colori è semplicemente utilizzare per ogni colore la stessa quantità di farina, sale e acqua. Quindi, una volta mescolati questi tre ingredienti bene in una ciotola, aggiungiamo la tempera, fino a che non otteniamo la tonalità di colore desiderata.

Procediamo così per ogni colore, versandoli alla fine uno ad uno nelle bottigliette per l'olio, aiutandoci con un imbuto.

Iniziamo quindi a creare e a sbizzarrirci: basta utilizzare le bottigliette così come sono, spruzzando delicatamente fuori i colori (un esercizio per la manualità fine mica male!), creando disegni su supporti abbastanza rigidi e porosi, come il cartone, i piattini di carta, i fogli spessi e ruvidi, la tela...

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(Credit: The artful parent)

Il bello di questa pittura, noterete, non sarà solo l'effetto spesso, ma anche il colore, dato che le diverse sfumature non tendono a mischiarsi, ma a restare separate! Ecco perché possiamo realizzare disegni astratti o disegnare soggetti precisi e concreti con la certezza che in ogni caso il colore farà il suo dovere.

Bene, dopo aver realizzato i nostri disegni, armiamoci di pazienza (una dote che i bambini devono imparare a sviluppare in questo mondo troppo veloce, quindi chapeaux a questa attività!): la pittura ci impiegherà circa 2 o 3 giorni per asciugare completamente, quindi cerchiamo un luogo riparato, orizzontale (come delle mensole libere) e fresco (ma non al buio) sul quale appoggiare le nostre opere d'arte. Passato il tempo necessario (tocchiamo leggermente per capire se in effetti la pittura s'è asciugata), possiamo finalmente alzare i nostri disegni, per vedere l'effetto stupendo di questa pittura di sale: sarà rigida, spessa e cristallina, quasi come una scultura, grazie al sale e alla farina che abbiamo utilizzato.

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(Credit: The artful parent)

Giulia Mandrino 

Sara

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Cecilia

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