I giusti limiti da dare ai bambini

Negli ultimi 50 anni la famiglia ha attraversato delle trasformazioni importanti sia nel suo assetto sia nelle modalità di crescita dei figli. Il passaggio dalla famiglia allargata a quella nucleare ed i cambiamenti sociali ed economici che si sono susseguiti hanno cambiato profondamente il modo di allevare i propri figli, possiamo riscontrare infatti un passaggio da uno stile educativo definito “autoritario”, dove i genitori sono la legge, e definiscono regole severe e perentorie sono l’autorità indiscussa ad uno stile “democratico” dove i rapporti famigliari si sono ammorbiditi e sono diventati orizzontali, simmetrici, i genitori non si riconoscono più nel ruolo dell’autorità ed il bambino spesso è il centro indiscusso dell’equilibrio famigliare. Questo cambiamento sociale e di modalità relazionali porta al suo interno dei mutamenti evidentemente positivi ma in questa evoluzione c’è un lato d’ombra che è necessario evidenziare.

Ci si trova sempre più spesso ad affrontare un fenomeno sociale di assenza dei limiti che trova la sua radice anche in questa modalità educativa. Da circa un decennio sentiamo parlare di piccoli tiranni che crescono, bambini despoti che manipolano i genitori e che diventano i registi della vita famigliare e ritengo che le radici di questo problema si possano ritrovare nella modalità con la quale i genitori contemporanei affrontano il proprio ruolo educativo e nella loro difficoltà a mettere dei limiti non solo al comportamento dei propri figli ma anche ai loro desideri. La difficoltà a mantenere delle regole salde e coerenti è largamente diffusa ed il denominatore comune che ritroviamo nelle famiglie moderne è la paura di dire “no”ai bambini. La maggior parte dei genitori vorrebbe dire sempre si ai propri figli, il sì assume infatti il significato di amore incondizionato, dice implicitamente che tutto va bene, ma purtroppo non è così semplice.

Se analizziamo profondamente la reticenza a dire no ritroviamo spesso il timore di affrontare dei conflitti ed il si spesso permette di evitarli, almeno apparentemente ma in realtà troppi si pochi convinti, spesso estorti possono nuocere alla relazione genitore figlio. Utilizzando una visione più allargata sul funzionamento della famiglia rintracciamo nel no la vera risposta amorevole, è proprio attraverso il no che i confini vengono definiti e ricordati, infatti una delle prime parole che il bambino impara è proprio il no ed attraverso di esso impara a riconoscersi e a definire l’altro. La definizione dei limiti tra sé è altro è alla base dello sviluppo dell’identità personale e proprio su di essi si basa la relazione. Il genitore dicendo no non sta solo negando qualcosa al proprio figlio ma gli sta dicendo che esiste come persona e che deve tener contro delle proprie esigenze (senza dimenticare il figlio), questa è la base di una relazione paritaria, cioè che riconosce pari dignità a entrambe le parti senza considerarle però equivalenti. Una relazione di questo tipo è quella che caratterizza positivamente il ruolo di guida che il genitore è tenuto ad assumere.

La capacità di dire no e la costanza nel farlo è complicata dal compito primario di un genitore, soddisfare i bisogni fondamentali dei propri figli, vicinanza, sicurezza, cure alimentazione, vestiario e riposo, spesso però è difficile distinguere tra un bisogno ed un desiderio, i bambini all’inizio non distinguono ancora tra ciò di cui hanno realmente bisogno e ciò di cui hanno semplicemente voglia, proprio per questo è il genitore che deve avere ben presente questa distinzione e decidere quali desideri soddisfare in base ai propri valori profondi ed ideologie. E’ importante però ricordare che i bambini viziati o tiranni non sono quelli che “hanno troppo” ma quelli che non riescono ad accettare un no e la naturale frustrazione che ne deriva, quelli convinti che i loro desideri debbano essere soddisfatti all’istante e sempre. Come per le regole è fondamentale che il genitori si interroghi su quali competenze vuole aiutare il proprio figlio in funzione della naturale crescita che dovrà affrontare, la frustrazione è parte integrante del lungo percorso per diventare adulti e ritengo che il genitore debba aiutare il bambino a capire come affrontarla e ad aver fiducia nella sua capacità naturale di tollerare la frustrazione (intendo una frustrazione dettata dal non soddisfacimento di un desiderio momentaneo non di un bisogno primario). Dare al figlio ciò che desidera in quel momento non è di per sé dannoso, ma lo diventa quando il genitore ricorre a questo comportamento per evitare il conflitto, per la paura infondata di perdere l’amore del figlio o se facendolo ignora i bisogni e confini individuali di tutti i membri della famiglia.

Le modalità per svolgere il difficile compito educativo che il genitore si trova ad affrontare sono infinite, non c’è un modo giusto o sbagliato, quello che è necessario fare è chiedersi profondamente che cosa si sta facendo e come, se si è o meno consapevoli del ruolo di guida che si ricopre ed in che modo lo si sta portando avanti, accettando i propri limiti e le proprie difficoltà. Non esistono genitori perfetti e nemmeno bambini perfetti ma entrambi possono affinare la propria competenza, il genitore può essere il più grande alleato del figlio in questo ma per fare questo è necessario che i confini tra i componenti della famiglia siano chiari, lo stile di comunicazione è importante e come per le regole quello personale è il più indicato (no, perche io.....).Ricordiamo inoltre che il no è sempre negoziabile, non ha molto senso in una relazione asimmetrica ma paritaria (come descritto prima) che il dialogo sia escluso. La negoziazione non è il tira e molla del bambino e del genitore fino allo sfinimento, ma un dialogo costruttivo con le modalità idonee all’età del bambino.

Definire i limiti attraverso il no è quindi molto importante per aiutare i propri figli a crescere, il genitore devo trovare il modo a lui più congeniale per farlo, ricordandosi profondamente che in questo modo non nega il proprio amore al bambino ma lo aiuta a distinguere tra bisogno e desiderio ed a capire che ogni persona ha dei bisogni e dei desideri cha vanno rispettati e che per farlo è necessario imparare a riconoscerli e capirli.

Associazione Eupsichia

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