Il tofu, alimento vegetale a base di semi di soia ricchissimo di proteine, è detto anche formaggio vegano, ma possiamo utilizzarlo in moltissimi modi! Ad esempio, come sostituto della carne durante le grigliate, per essere eticamente ed ecologicamente più sostenibili senza rinunciare al gusto.
Spoiler alert: non potrete più farne a meno! Sono così semplici e così gustosi che non ci crederete.
La grigliata veg, quindi, non sarà più la stessa senza gli spiedini vegetariani di tofu ai semi: ecco la ricetta!
In estate un must have sono le piccole piscine gonfiabili per bambini: ideali quando si hanno un piccolo giardino, un cortile o un terrazzo particolarmente spazioso, queste piscinette sono davvero manna dal cielo nei giorni più caldi e afosi dell'anno.
Sono piccole, non ingombrano, fanno felici i bambini e permettono di rinfrescarsi giocando: niente di più bello!
Ma siamo sicuri di utilizzarle come si deve? Se non usate correttamente le piscine gonfiabili per bambini possono diventare davvero pericolose. Ecco perché è bene conoscere i pericoli e soprattutto capire quali siano le attenzioni da adottare quando i nostri bambini giocano nelle piscinette.
Purtroppo, l'annegamento è una causa di morte davvero diffusa: a dirlo è l'IIS, Istituto Superiore di Sanità, che fa sapere che ogni anno sono circa 400 le persone che muoiono per annegamento (in piscina ma anche al mare, nei fiumi o nei laghi). "Gli annegamenti e le lesioni alla colonna vertebrale conseguenti ad attività ricreative in aree di balneazione rappresentano eventi molto gravi che interessano spesso la fascia di popolazione più giovane", fanno sapere sul Bollettino Epidemiologico Nazionale, sottolineando proprio l'incidenza di queste tragedie.
Il pericolo è davvero subdolo perché, a differenza di altri incidenti, silenzioso: quando il bambino o l'adulto si trovano in pericolo sott'acqua, infatti, non riescono a gridare per chiamare aiuto. E non vale solo dove l'acqua è alta: bastano pochi centimetri e l'annegamento può avvenire in poche manciate di secondi.

"Anche in mancanza di dati più precisi", si legge sempre sul Bollettino, "possono essere prese una serie di misure di carattere generale volte alla riduzione del fenomeno. Queste includono una diffusa informazione sui rischi associati al consumo dell'alcol, una maggiore sorveglianza dei bambini da parte degli adulti, un miglioramento delle capacità natatorie e un miglioramento delle conoscenze di primo e pronto soccorso in particolare fra gli addetti alla sorveglianza".
Per prevenire questi incidenti, lo stesso Istituto Superiore di Sanità ci fornisce qualche consiglio.
Prima di tutto, è sempre raccomandato controllare a vista i bambini, vigilandoli visivamente e uditivamente e cercando di stare vicino per essere svelti nel caso in cui dovesse accadere qualcosa.
Fino ai 5 anni, è bene stare in piscina (o appena fuori) con il bambino, evitando di affidare la responsabilità ad un altro bambino, seppur più grande.
Quando ci allontaniamo ed usciamo dall'acqua con i bimbi, assicuriamoci di togliere tutti i giocattoli o gli oggetti che potrebbero attirarli di nuovo in acqua.
Infine, svuotiamo sempre e puliamo la piscina dopo l'uso, per evitare il proliferarsi dei batteri, che si depositano sul fondo rendendolo scivoloso e quindi molto rischioso.
Molto utile è poi iscrivere fin da piccoli i bambini e le bambine ad un corso di nuoto: prenderanno confidenza con l'acqua, impareranno a trattenere il fiato sott'acqua e altri trucchi importantissimi.
Infine, se la piscina presenta filtraggio o pompe, è bene proteggere questi elementi con apposite grate, in modo da evitare risucchi pericolosi o che i bambini si impiglino pericolosamente con il costume o i capelli.
Dici "polpette" e non ti viene in mente un piatto estivo. Anzi! Eppure anche le polpette estive esistono. Una buona notizia, se i tuoi figli o le tue figlie mangiano le verdure e i legumi solo in questa forma!
Ecco quindi una ricetta semplice e veloce per preparare polpette che profumano di agrumi e di Mar Mediterraneo, per una cena divertente anche quando fa caldo.
Prendersi cura di noi stessi non può prescindere dall'attenzione verso il pianeta. Curare la Terra facendo scelte ecosostenibili significa infatti curare il nostro organismo, che beneficia direttamente della salute dell'ambiente in cui vive. Se tutti compissimo scelte consapevoli, dunque, il Pianeta starebbe meglio, e noi con lui.
Un argomento che concilia le due cose è la scelta della crema solare per bambini: proteggere i bambini dai raggi UV è infatti importantissimo, ma allo stesso tempo è necessario scegilere creme e protezioni che non facciano del male al pianeta. Le creme solari classiche, infatti, sono pericolose per la biodiversità e intaccano la sopravvivenza delle barriere coralline.
Ecco quindi tutto ciò che c'è da sapere su come proteggere davvero i bambini dal sole e quali creme e protezioni scegliere per preservare la salute della Terra.
Proteggere i bambini dai raggi UV è importantissimo, soprattutto quando si parla di bambini. Non importa quale sia il fototipo: la loro pelle è più delicata e scottarsi è facilissimo. E se è vero che in estate è bene passare molto tempo all'aria aperta e al sole per fare incetta di vitamina D, è altrettanto vero che la protezione dai raggi del sole è imprescindibile.
Non bastano, però, le creme solari (che vanno sempre scelte con un SPF di 50+ o maggiore). Quelle sono l'ultimo schermo protettivo.
Prima di tutto, bisogna cercare di tenere i bambini il più possibile all'ombra, soprattutto nei primi anni di vita.
Secondo: mai dimenticarsi occhiali da sole con lenti protettive e cappelli a tesa larga.
Sì, poi, a magliette leggere in cotone e a indumenti che proteggano la pelle lasciandola comunque fresca.
Il tutto proteggendo sempre la pelle con la crema solare, che andrà spalmata frequentemente e non solo all'arrivo in spiaggia o nel prato. Soprattutto dopo i bagni o quando i bambini sudano particolarmente.
Il problema delle creme solari è che inquinano moltissimo. Per anni abbiamo utilizzato schermi protettivi per niente sostenibili: la maggior parte di quelli in commercio sono infatti chimici, e hanno la funzione di assorbire le radiazioni convertendole in calore. I filtri chimici, però, si disciolgono in mare ogni volta che facciamo il bagno, provocando la morte dei coralli e destabilizzando così l'ecosistema e la biodiversità, fondamentali per la vita sul pianeta.
Esistono invece dei filtri minerali: in questo caso, si tratta di diverse sostanze presenti in natura che svolgono una funzione di schermo, riflettendo le radiazioni e proteggendo la pelle. Che, pealtro, rimane più fresca (proprio perché i filtri riflettono la luce). Ad esempio, esistono filtri minerali a base di zinco e biossido di titanio (che troviamo anche in altri cosmetici come i fondotinta).
Importante è quindi scegliere creme solari dichiaratamente eco-compatibili, senza octinoxate e oxibenzone. Essendo minerali e quindi schermanti, queste creme risulteranno leggermente più cremose e difficili da spalmare rispetto alle creme scorrevoli e di facile assorbimento, ma è un inconveniente minimo rispetto ai benefici.
La crema solare 50+ MyKay, il latte solare Omia 50+, lo Spray solare Eco Cosmetic 50+ per bambini o la Kids Mineral Sunscreen di Suntribe sono tutte creme con filtro minerale certificate, rispettose della barriera corallina e (come nel caso di MyKay, senza microplastiche).
Ci sono però anche alternative plastic-free. Ad esempio, la crema a base di zinco per surfisti Surfyogis, che crea una barriera fisica contro i raggi ultravioletti e che è ecocompatibile con la barriera corallina e biodegradabile (ed è confezionata nel metallo riciclabile). Oppure lo stick per viso e zone sensibili 50+ di Aloha Care, la cui formula è priva di filtri chimici e nanoparticelle ed è sicura per la vita acquatica, oltre che essere confezionata in un tubetto di carta riciclabile.
Monitorare la propria fertilità è utile sia per evitare una gravidanza indesiderata, sia quando si è in cerca di un bebè. In generale, conoscersi e conoscere il proprio ciclo mestruale è una buona pratica: attraverso l'ascolto e l'osservazione del proprio corpo si prevengono fastidi, si tiene monitorata la propria salute e ci si conosce meglio, vivendo anche la sessualità in maniera più serena e consapevole.
Una delle prime cose da conoscere? I giorni fertili. Ecco quindi come sapere quali siano i giorni del ciclo più fertili e adatti al concepimento, ovvero quelli in cui (teoricamente) avviene l'ovulazione.
L'ovulazione, innanzitutto: l'ovulazione è l'espulsione da parte di una delle ovaie dell'ovocita (la cellula uovo, detta anche ovulo). Quest'ovulo, che ha raggiunto la sua maturazione grazie agli ormoni femminili (estrogeni) esce quindi dall'ovaio e si immette nella tuba di Falloppio. È qui, lungo questo tragitto, che l'ovocita potrà essere fecondato dagli eventuali spermatozoi e dando avvio al concepimento di un bambino o di una bambina.
L'ovulazione avviene proprio a metà ciclo, 14 giorni dopo l'ultima mestruazione e 14 giorni prima della successiva. I giorni più fertili sono quindi quelli a metà del ciclo mestruale, da un giorno prima dell'ovulazione a quattro giorni dopo circa. Anche se l'ovulazione dura solo 24 ore, infatti, gli spermatozoi possono vivere fino a 72-96 ore all'interno dell'utero e di conseguenza la finestra si apre leggermente.
Se il ciclo è irregolare, purtroppo, sarà difficile capire e calcolare quando avviene l'ovulazione. Più che al calendario, quindi, ci si può affidare all'ascolto del prorpio corpo. Il muco vaginale, infatti, si fa più fertile, ovvero più abbondante e denso. Toccandolo e prendendolo tra due dita, produrrà filamenti lunghi. Può capitare, poi, che il seno cominci a dolere, facendo male fino alla mestruazione successiva.
Per quanto riguarda i giorni, invece, l'unico tentativo può essere quello di monitorare i cicli precedenti: quanto sono durati? L'ovulazione avviene sempre 14 giorni prima del mestruo, e di conseguenza puoi fare una stima. Ad esempio, se i cicli ti durano in media 40 giorni, l'ovulazione potrebbe avvenire intorno al ventiseiesimo giorno dopo che ti sono venute le mestriazioni l'ultima volta.
Un altro metodo è quello di tenere sotto controllo la prorpia temperatura basale (con un termometro si misura la "febbre" ogni giorno: i gradi aumentano leggermente quando avviene l'ovulazione) oppure affidarsi ad alcune App per il monitoraggio del ciclo mestruale.
Infine, esistono dei test d'ovulazione: sono simili a quelli di gravidanza, ma invece di indicare se è in corso una gestazione, dicono se l'ovulazione è avvenuta o meno.
Bollire rientra tra i metodi di cottura più tradizionali, e non solo quando parliamo di bollito (ovvero della carne cotta in acqua bollente, tipica in molte zone d’Italia). Bollire le verdure e altri cibi in acqua bollente (ovvero attorno ai 100 gradi centigradi) è un modo di cuocere tra i più sani, che permette di utilizzare meno grassi, di rendere più digeribili gli alimenti e di conservare più a lungo i cibi.
Ecco quindi tutti i vantaggi e i benefici della bollitura, insieme agli svantaggi e ai contro.
Probabilmente, tutti sanno come bollire la carne. Ma sapete qual è la differenza tra carne bollita e carne lessa? La carne bollita la si prepara cuocendo il pezzo di carne in acqua bollente, quando l’acqua è già calda, mentre la carne a lesso la si ottiene immergendo il pezzo quando l’acqua è ancora fredda, e quindi a inizio cottura.
Il tempo di cottura varierà a seconda del taglio, del tipo di carne e della ricetta.
Anche le verdure possono essere cotte tramite bollitura: basta immergerle in acqua bollente e lasciare che il calore le cuocia e le ammorbidisca.
L’acqua che bolle può essere usata tuttavia anche solo per sbollentare le verdure (sia surgelate, sia fresche), per ammorbidirle solo un attimo prima di procedere con la cottura prevista.
Quando lessiamo un alimento, questo, nel momento in cui viene immerso nell’acqua fredda, rilascia nell’acqua il sapore e i nutrienti. Ecco perché la carne o le verdure risultano più saporite, così come il brodo che si ottiene.
Bollire quando l’acqua è già a 100 gradi, invece, permette di mantenere maggiormente le sostanze nutritive.
Bollire i cibi è ritenuto benefico per diversi motivi, e su tutti per la leggerezza della cottura, che non prevede burro né olio e che risulta quindi meno grassa. Anche il sale può essere ridotto, grazie allo scambio di sapore tra i cibi e l’acqua di cottura. Bollire gli alimenti li rende, inoltre, più digeribili (soprattutto nel caso di amidi e proteine, come quando cuociamo la pasta o le patate).
Vengono, inoltre, uccisi tutti i microorganismi che potrebbero trovarsi nel cibo, che diventa quindi molto più sicuro (pensiamo alle verdure in gravidanza).
La bollitura aumenta, infine, la biodisponibilità di ferro e di carotenoidi.
A causa della temperatura così alta, soprattutto nel caso dei cibi vegetali le vitamine (soprattutto quelle idrosolubili come la C e quelle del gruppo B) si dissolvono e si dispendono. Lo stesso vale per certi composti e certi nutrienti (come antocianine e glucosinolati), che si riducono di moltissimo durante la bollitura.
Avete mai provato gli agrumi in un primo piatto? Questo cous cous è davvero intrigante: abbina i sapori della cucina mediterranea in maniera perfetta, per un piatto leggero e fresco che possiamo anche mangiare il giorno dopo (una perfetta schiscetta, insomma!).
Se amate i primi piatti che non appesantiscono ma che inebriano con il loro profumo e il loro sapore, questo cous cous agli agrumi fa decisamente per voi.
Da quando ho scoperto come fare il gelato alla banana senza zucchero né latte (basta solo un ingrediente!), ho scoperto il mondo dei gelati fatti con la frutta congelata. Che meraviglia! In questo modo posso preparare degli spuntini perfetti per merenda, proponendo del gelato che rispetto al classico gelato artigianale o confezionato ha molto meno zucchero. L'unico ingrediente, infatti, è la frutta, che diventa tuttavia cremosissima e gustosissima.
Ecco quindi la ricetta dell'insospettabile gelato all'anguria e banana, estivo, fresco e saporito.
Se ci pensiamo, dare il cognome del padre ai propri figli e alle proprie figlie perché così si fa non ha senso. Anzi, un senso ce l’ha, ma è un senso esclusivamente patriarcale. Una consuetudine maschilista (perché così è, e non possiamo negarlo!) che andrebbe superata e guardata per quello che è: sessismo. Disparità di genere. E a dirlo non siamo noi, ma la Consulta e la Corte Costituzionale.
Anche se una vera legge non c’è, le recenti dichiarazioni delle istituzioni fanno ben sperare. Perché, vien da chiedersi, per quale motivo una famiglia non potrebbe decidere diversamente? Perché non si può dare il solo cognome della madre anche quando il padre riconosce i figli e le figlie?
La risposta è semplice, per quanto sbagliata. Perché il cognome del padre è ritenuto superiore. Perché il cognome paterno pesa di più. È giusto? Secondo noi (e secondo gli organi che ci rappresentano) no.
In Italia, in realtà, il cognome della madre ai figli e alle figlie può essere dato (grazie ad una sentenza della Corte Costituzionale di qualche anno fa). Ma solo in alcuni casi: quando il padre non riconosce i figli o le figlie, quando non è presente nella situazione familiare o quando diamo il doppio cognome. In quest’ultimo caso, tuttavia, il cognome materno è sempre inserito come secondo. Il primo, insomma, quello di default è sempre quello paterno.
Così come nel caso del cognome unico. Quando si tratta di figli e figlie riconosciuti, il cognome che viene attribuito è quello patronimico, ovvero quello della famiglia paterna.
A dirlo non è una legge specifica, ma una serie di consuetudini attuate in seguito alla lettura e all’interpretazione di alcune disposizioni legislative del codice civile. Come spiegano da diritto.it: “Il Codice civile (art. 262 c.c.) sul cognome del figlio nato fuori del matrimonio, dice che assume il cognome del genitore che per primo lo ha riconosciuto. Se il riconoscimento viene effettuato nello stesso istante da entrambi i genitori il figlio assume il cognome del padre. Da un lato sociale, il cognome è la parte del nome che indica quale sia la famiglia di appartenenza. Siccome la maternità è sempre sicura, l’attribuzione del cognome paterno rappresenta il riconoscimento formale della paternità. Secondo la legge, siccome per i figli nati in costanza di matrimonio c’è la presunzione di paternità a favore del marito della madre, il bambino nato da coppia sposata porterà il cognome del padre”.
A ben vedere, il sessismo è presente anche nella possibilità di dare il doppio cognome (così com’è prevista oggi dalla legge italiana). I genitori, infatti, possono aggiungere il cognome della madre solo dopo quello del padre, e solo con una dichiarazione scritta del padre che deve dirsi d’accordo. Deve, insomma, “dare il permesso”.
La questione, che è già stata discussa più volte, è tornata alla luce recentemente quando una coppia di Bolzano ha chiesto di poter dare al figlio solo il cognome della madre. Per legge, questo non è possibile. Ma i giudici del Tribunale di Bolzano hanno ripreso in mano una sentenza del 2016 in cui si erano già espressi a questo proposito, sottolineando nuovamente come l’articolo 262 (quello che regola l’assegnazione del cognome ai figli, intendendo quello paterno come regola primaria) sia “retaggio di una concezione patriarcale della famiglia” di “una tramontata potestà maritale, non più coerente con i principi dell’ordinamento e con il valore costituzionale dell’uguaglianza tra uomo e donna”. Addirittura, la Consulta dubita della legittimità di tale legge riguardo al patronimico, sollevando questioni di parità, dignità ed equilibrio.
La legge, in altre parole, contiene disparità e squilibri, in quanto ritiene di regola il cognome maritale come quello più importante.
Anche la ministra alle Pari Opportunità Elena Bonetti è d’accordo: “Penso sia venuto il momento che il legislatore si faccia pienamente carico e porti a compimento il percorso necessario sul tema del cognome materno, e quindi della possibilità della scelta di consegnare alla storia in qualche modo il nome delle donne”. In una recente dichiarazione ha continuato: “A febbraio 2021 la Corte Costituzionale aveva sottolineato come ormai il cognome del padre fosse un retaggio patriarcale”. Non solo: la ministra ha ricordato come siano stati già effettivamente depositati alcuni DDL (Disegni di Legge) su questo tema, DDL che si impegnerà a sostenere, accelerandone anche la discussione in Parlamento.
Un piccolo passo, che fa sperare in una direzione davvero paritaria. Che non tenga in conto i desideri e i bisogni delle sole coppie eterosessuali, ma anche di tutte le famiglie arcobaleno i cui figli e figlie, mamme e papà, putroppo, non si vedono riconosciuti gli stessi diritti di tutte le altre famiglie. A partire dal cognome e dal riconoscimento della genitorialità.
Ad aprile 2022, finalmente la Corte Costituzionale si è espressa ancor più a favore del cognome materno. Dal momento che il Parlamento non si sbilanciava e non arrivava a nessuna legge in merito (nonostante le interrogazioni di numerosi gruppi parlamentari), la Corte ha dichiarato illegittimo l'automatismo del cognome paterno, dichiarando le norme incostituzionali. Quella nuova, approvata dalla Corte, prevederebbe invece la possibilità di attribuire ai figli il solo cognome materno, il solo cognome paterno o entrambi i cognomi (nell'ordine preferito).
Ora il Parlamento dovrà legiferare (si spera in fretta) per far sì che questa sentenza diventi legge effettiva, ma è già un primo passo.
Come hanno dichiarato gli avvocati Giampaolo Brienza e Domenico Pittella, che hanno rappresentato la famiglia lucana che ha portato la richiesta riguardante il cognome materno davanti alla Corte Costituzionale, "è uno storico risultato. La pronuncia della Corte Costituzionale sul cognome del nato rappresenta una piccola rivoluzione. Da oggi i genitori potranno scegliere il cognome della madre o del padre o di entrambi e, in mancanza di accordo, il nato avrà il cognome di entrambi".
La scuola non è importante solo per le nozioni che si acquisiscono. La scuola è fondamentale anche per la salute mentale. La routine scolastica, infatti, è un confortevole appiglio quotidiano (al di là di "come si va a scuola") che, quando manca, può avere effetti davvero negativi. Di conseguenza, si capisce quanto la chiusura delle scuole e la didattica a distanza possano avere arrecato danni ai nostri bambini.
La pandemia da Covid-19 ha stravolto le routine quotidiane, che sappiamo essere di vitale importanza per il benessere psicologico dei bambini, che grazie ai punti fissi lungo la giornata beneficiano dell'armonia e dell'ordine. Dalla primavera del 2020, tuttavia, queste routine si sono viste ribaltarsi completamente, sia in casa sia fuori casa. Anche la scuola ha subìto questo stravolgimento (che era purtroppo necessario), e si stima che circa un miliardo e mezzo di studenti più o meno giovani si sono trovati senza istruzione o con un'istruzione completamente stravolta, lontani dalle aule scolastiche.
La direttrice generale dell'UNESCO Audrey Azoulay aveva dichiarato che lo stravolgimento educativo in corso non aveva precedenti, in fatto di velocità di diffusione su scala globale.
Aveva ragione. E gli effetti si faranno sentire.
Per i bambini e gli adolescenti con disagio psicologico la scuola è un ambiente importante, molto più che per i ragazzi che non hanno disturbi mentali. A livello mentale, infatti, la scuola è percepita come un luogo sicuro (nella maggior parte dei casi), uno spazio-àncora fisso e stabile. Quando questo manca, il sostegno crolla e la sensazione potrebbe essere quella di ricadere nei meccanismi mentali deleteri e pesanti da affrontare.
Non a caso, una ricerca condotta dall'associazione YoungMinds ha portato alla luce come per l'83% dei ragazzi inglesi con una storia di disagio mentale alle spalle la pandemia abbia, secondo loro, aggravato la loro situazione. Non solo per l'importanza dell'ambiente e delle routine, ma anche per il fatto di non poter più accedere come prima a sportelli di supporto e all'aiuto professionale che si trovava a scuola, così come ai gruppi di sostegno.
A livello immediato, le conseguenze si sono potute vedere direttamente. In alcuni casi, i bambini e gli adolescenti si sono trovati ad affrontare disagio e depressione senza i soliti pilastri solidi, ricadendo in circoli viziosi come l'isolamento, gli scoppi di rabbia, l'alimentazione disordinata e compulsiva... In altri casi, sono stati addirittura costretti a stare chiusi in casa con le famiglie abusive e violente, che erano esattamente la causa dei disturbi mentali, aumentando di moltissimo lo stress, la paura e l'ansia.
Purtroppo, gli esperti non si sbilanciano ancora: gli effetti a lungo termine dell'isolamento da Covid-19 e della chiusura delle scuole, con conseguenti mesi di didattica a distanza, potrebbero essere diversi e potranno riguardare non solo la popolazione scolastica affetta da disturbi psicologici, ma tutti i ragazzi. Ciò che è certo è che quasi sicuramente l'impatto psicologico si farà sentire, soprattutto perché la pandemia ha riguardato un numero di bambini e adolescenti senza precedenti e su una scala larghissima, mondiale, senza confini geografici. La chiusura delle scuole, il distanziamento sociale e gli effetti del Covid-19 di per sé saranno quindi quasi certamente importanti e infliranno sul benessere psicologico degli adulti di domani, come riferisce uno studio pubblicato su The Lancet, rivista specializzata nella salute di bambini e adolescenti.