Ricette di pan di zenzero per bambini

Venerdì, 28 Dicembre 2018 09:10

Gingerbread o pan di zenzero, in ogni caso questo cibo racchiude in sé un sacco di magia! Il suo profumo, il suo colore, il fatto di utilizzarlo per comporre piccole sculture, la bontà quando inzuppato nel tè caldo… Il pan di zenzero è super natalizio, è vero, ma noi lo adoriamo tutto l’anno.

Speziato e delizioso, il gingerbread è una ricetta perfetta per i bambini. E durante queste feste natalizie possiamo approfittarne e prepararlo in tantissime ricette diverse di pan di zenzero per bambini!

Ricette di pan di zenzero per bambini: i modi per preparare il gingerbread con i bambini e mangiarlo tutti insieme

I classici biscotti di pan di zenzero

A forma di classico omino di pan di zenzero o di alberello di Natale, i biscotti di pan di zenzero sono semplicissimi: mescoliamo in un mixer 350 grammi di farina integrale con 150 grammi di zucchero di cocco, 2 cucchiaini di zenzero in polvere, mezzo di noce moscata e mezzo di chiodi di garofano. Aggiungiamo quindi 150 grammi di margarina fredda, 150 grammi di mele e 1 uovo e continuiamo a mescolare. Stendiamo l’impasto ottenuto su un piano di lavoro infarinato e lavoriamolo con le mani formando una bella palla liscia. Avvolgiamolo, schiacciandolo leggermente, in un po’ di pellicola e lasciamolo riposare in frigo per due ore. Riprendiamolo, stendiamolo su un piano infarinato con un matterello (dovrà essere abbastanza fine, tre o quattro mm) e tagliamo dei biscotti con le formine. Appoggiamoli su una teglia coperta da carta forno e cuociamo a 180 gradi per 12 minuti. Una volta sfornati lasciamoli raffreddare prima di toglierli dalla teglia.

Possiamo poi decorare questi biscotti con il nostro frosting sano.

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Biscotti di pan di zenzero al cioccolato

Teniamo la stessa ricetta, ma una volta sfornati aggiungiamo il cioccolato. Facciamone sciogliere una tavoletta di fondente a bagnomaria, quindi infiliamo i biscotti (per metà) nel cioccolato sciolto e lasciamo raffreddare.

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La casetta di pan di zenzero

La ricetta sarà di nuovo la stessa, quella dei biscotti. Al posto di tagliare i biscotti con le formine, tuttavia, tagliamo la forma delle pareti di una casetta (quattro rettangoli - che saranno due pareti e il tetto) e due pareti con un triangolo in cima (quelle che si infileranno sotto il tetto). Una volta pronti comporremo la casetta, decorandola e incollando tra loro le pareti con il nostro frosting sano.

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Gingerbread muffin (muffin di pan di zenzero)

Mescoliamo tra loro 250 grammi di farina integrale, una bustina di lievito per dolci, 1 cucchiaino di zenzero in polvere, uno di chiodi di garofano e uno di noce moscata, quindi aggiungiamo 120 ml di latte di mandorla e 300 grammi di miele. Aggiungiamo anche un uovo grande sbattuto e continuiamo a mescolare. Versiamo l’impasto nei pirottini per muffin, quindi inforniamo per 20 minuti a 180 gradi.

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Hummus dolce di pan di zenzero

Delizioso, serve per intingere i biscotti, come fosse una cremina! Per farlo, basta frullare in un mixer una lattina di ceci precotti sgocciolati, tre cucchiai di miele, uno di burro di arachidi o mandorle, un cucchiaino di zenzero, uno di noce moscata e uno di cannella. Spolveriamo con spezie miste.

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Plumcake di pan di zenzero

In una ciotola sbattiamo due uova con 120 grammi di zucchero di cocco, quindi aggiungiamo 170 grammi di miele, un vasetto di yogurt di soia non zuccherato, 200 grammi di farina integrale, un cucchiaino di cannella, due di zenzero in polvere e uno di chiodi di garofano macinati. Aggiungiamo anche, sempre mescolando, 150 grammi di margarina. Prendiamo uno stampo per plumcake e oliamolo (aggiungendo anche un pizzico di farina), quindi versiamoci il composto. Mettiamo il nostro stampo nel forno a 180 gradi per circa 30-40 minuti (facendo a fine cottura la prova dello stecchino), togliamo dal forno, lasciamo raffreddare e togliamo dallo stampo.

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Giulia Mandrino

Respirare dal naso, i benefici per il cervello

Giovedì, 27 Dicembre 2018 09:35

“Respira profondamente”. “Fai un bel respiro”. “Respira dal naso ed espira dalla bocca”. “Inspira lentamente”. Una serie di frasi apparentemente semplici e banali, che si riferiscono però tutte ad una sola cosa: al benessere. Sono parole che pronunciamo quando qualcuno è agitato, quando c’è bisogno di concentrazione, quando vogliamo che qualcuno stia meglio. E non sono luoghi comuni: il respiro è da sempre legato a tradizioni e credenze spirituali che lo relazionano allo stato mentale. E queste credenze trovano conferma negli studi scientifici.

Respirare dal naso, ci dicono, chiarisce i pensieri, dona serenità, tranquillizza. Ed è verissimo.

Respirare dal naso, i benefici per il cervello: come il respiro profondo dal naso può aiutarci a stare meglio mentalmente, secondo gli studi scientifici

Come accennato, tutte le credenze relative al respirare dal naso (la tranquillità, la concentrazione, la serenità) sono vere, e a dirlo è proprio uno studio scientifico pubblicato recentemente sul “Journal of Neuroscience”, la rivista sulle neuroscienze.

Lo studio, condotto a Stoccolma (in Svezia), si riferisce alla correlazione tra il respiro dal naso e la memoria olfattiva, ma i risultati suggeriscono soprattutto i benefici che il respirare in maniera profonda dal naso donano a tutta la mente. L’articolo si intitola “La respirazione modula la consolidazione della memoria olfattiva negli esseri umani” e parte dal presupposto che l’olfatto sia uno degli strumenti umani di sopravvivenza.

Questa correlazione tra olfatto e sopravvivenza ha portato i ricercatori a pensare ad un collegamento diretto tra il respiro e la capacità di adattamento che è alla base dell’evoluzione umana e animale. Negli animali, in particolare, si è notato come respirare dal naso provochi una particolare attività cerebrale, stimolando il bulbo olfattivo, che a sua volta stimola l’ippocampo, la parte del cervello responsabile dell’archiviazione dei ricordi.

Gli studiosi hanno quindi cercato di capire se lo stesso accada quando si respira attraverso la bocca, coinvolgendo 24 volontari, che hanno respirato 12 diversi odori da piccole fiale collegate prima al loro naso. Lo scopo era memorizzare ogni essenza, in due diverse modalità. La prima prevedeva lo stare seduti tranquilli per un’ora dopo le “sniffate” con il naso completamente tappato; la seconda, al contrario, di stare per un’ora tranquilli con la bocca completamente chiusa, per evitare di respirare attraverso questa. In che modo il loro cervello consolidava i ricordi olfattivi? Per capirlo, dopo ogni ora i ricercatori hanno proposto nuovamente gli stessi odori, mescolati ad altri. I volontari dovevano ricordare quali avevano annusato in precedenza.

Il risultato ha mostrato come gli uomini e le donne riconoscessero meglio gli odori dopo aver respirato in maniera tranquilla dal naso durante l’ora di riposo. Dopo aver respirato con la bocca, invece, le risposte erano più confuse.

Lo studio mostra quindi come il respirare dal naso accresca la memoria olfattiva e la sua costruzione. Respirare dalla bocca blocca alcune funzioni neurali altrimenti impiegate con il naso, e questo porta alla differenza di risultato.

Contando quanto l’olfatto sia importante per la memoria, per le sensazioni e per le emozioni di una persona, capiamo allora che questo studio non aiuta semplicemente i ricercatori a capire i percorsi neurologici della mente, ma anche noi a confermare la nostra ipotesi, cioè quella dell’importanza del respirare dal naso: sì, i percorsi neurologici che i bulbi olfattivi innescano aiutano a capire meglio le nostre sensazioni, ci bilanciano, aiutano la nostra memoria, e il respiro dal naso è quindi direttamente collegato al nostro cervello, molto più di quello attraverso la bocca.

Facciamo quindi un respiro profondo (dal naso!) ogni volta che sentiamo di aver bisogno di un’infusione di benessere. Ci farà bene, lo dice la scienza.

Giulia Mandrino

Consigli per un Natale da genitori rispettosi

Venerdì, 21 Dicembre 2018 14:53

Il rispetto è essenzialmente il primo valore che insegniamo ai nostri figli, non credete? È fondamentale, in effetti, ed è nostro compito trasmettere un’educazione basata su esso. Detto questo, è altrettanto vero che un’educazione basata sul rispetto passa anche dal nostro esempio.

A Natale, quindi, proviamo a mettere da parte le frasi tradizionali (che, come vedrete, non sono molto rispettose), per porci nei confronti dei nostri bambini in maniera ancora più rispettosa e trasmettere questo valore nel periodo più educativo dell’anno, quello nel quale l’amore e le coccole regnano nella nostra casa.

Consigli per un Natale da genitori rispettosi: come rendere il Natale un momento nel quale diventare esempio di rispetto nei confronti dei nostri figli

Quali sono le frasi più gettonate dell’anno? “Fai il bravo, eh, che Babbo Natale ti sta controllando”. “Ma Babbo Natale ti porterà giocattoli o carbone? Hai fatto il bravo, insomma?”. Esatto, sono queste. E, ok, lo ammettiamo, sono frasi comodissime che a volte sistemano il cattivo umore e la cattiva attitudine dei nostri bimbi in qualche momento. Ma che, a lungo andare, non sono poi così utili o consigliate.

Perché? Perché sembra che a Natale ci sia un contratto tra noi (Babbo Natale) e i nostri bambini. Se fanno i bravi, caramelle e regali. Se non si comportano come ci aspettiamo, addio giocattoli.

Ma i bambini sono tutti buoni. Si comportano male, magari, devono ancora imparare qualche regola, ma perché farli sentire “cattivi” quando cattivi non lo sono? Soprattutto, usare parole come “buoni” e “cattivi” ci fa perdere di vista la vera essenza dei nostri figli, categorizzandoli in compartimenti stagni abbastanza superficiali. Le punizioni e le minacce (perché “Se non fai il bravo Babbo Natale non porta nulla” è proprio questo) non risolvono i problemi di fondo. E, anzi, possono anche rovinare un periodo straordinario come quello natalizio.

Il primo consiglio è quindi quello di evitare queste due parole. Piuttosto, parliamo come sempre dei problemi, guidiamo i nostri figli, arrabbiamoci, anche, ma evitiamo questi ricatti psicologici.

Il secondo consiglio per un Natale rispettoso è quello di evitare, come vi diciamo sempre, di obbligare i bambini ad abbracciare e baciare tutti i parenti. Non smetteremo mai di dirlo: “Dalle un bacio” è una frase irrispettosa e controproducente. Bacereste mai, voi, qualcuno che a malapena conoscete o che non avete proprio voglia di baciare?

Forzare i bimbi a baciare tutti i parenti li mette a disagio. Lasciamo quindi che siano loro a farlo, con trasporto e voglia, in modo che l’affetto sia sincero e che, soprattutto, non crescano con l’idea che non sbaciucchiare sia maleducazione. Perché non lo è. L’obbligo all’affetto lo è. E se vi interessa l'argomento, vi consigliamo questo articolo, "Dai un bacetto a zia tua".

Terzo consiglio è quello di dedicarsi alla famiglia, per godere appieno il Natale e per stare meglio fino in fondo. Le feste sono bellissime, ma spesso ci si ritrova in due situazioni: o troppe cene e feste alle quali non sappiamo dire di no, o troppo lavoro da cui non riusciamo a staccare nemmeno in questo periodo.

Nel primo caso, non sentiamoci in colpa a dire qualche no: anche stare soli in famiglia è assolutamente meraviglioso! Nel secondo caso, cerchiamo almeno mentalmente di rilassarci. I bambini in questo periodo sono a casa da scuola e sono quindi tutto il giorno con noi. Se siamo stressati, anche le più piccole e banali richieste possono renderci nervosi e svogliati, e il nostro stress si riversa su di loro. È normale sbottare, a volte. Ma pensiamo a quante siano le volte in cui effettivamente i bambini avevano bisogno di una regolata o quando invece l’arrabbiatura partiva semplicemente dal nostro malessere.

Infine, non confondiamo le nostre aspettative con il vero essere dei nostri bambini. Ciò che intendiamo è che, a livello emotivo, il Natale è qualcosa che attendiamo tutto l’anno per goderci la famiglia e fare scorrere un po’ di sane emozioni in casa. Per un bambino, che non ha il nostro bagaglio di vita, questo non è scontato. Per lui può essere un periodo come un altro.

Ecco perché a volte faranno o non faranno cose che noi ci aspettiamo (come gli auguri, le coccole, la voglia di stare a tavola tutti insieme…). Ma non facciamogliene una colpa e soprattutto non obblighiamoli a nulla. Semplicemente viviamo il Natale come desideriamo, mostrando loro la bellezza di questo periodo. Pian piano, di anno in anno, anche loro percepiranno le festività come il periodo nel quale lasciarsi andare emotivamente vivendosi la famiglia in maniera più profonda! Sta a noi farglielo vedere.

Giulia Mandrino

Dire no alle feste quando i bimbi non se la sentono è perfettamente normale. Sì, lo è, e non dobbiamo sentirci in colpa. Come non dobbiamo sentirci in colpa se, al contrario, i nostri bimbi magari sono come noi e amano fare festa fino a tardi.

Nel periodo natalizio tutto questo si accentua. È infatti il periodo delle feste, dei cenoni, delle lucine, dello stare in piedi fino a tardi. Il Natale è meraviglioso. È vero. Ma non sentitevi in colpa se per una volta non ve la sentite di viverlo fino in fondo facendo le ore piccole e saltellando di cena in cena. Soprattutto quando i bimbi sono piccoli, è normale rallentare, anche e soprattutto durante le feste!

Dire no alle feste quando i bimbi non se la sentono è perfettamente normale: perché non dobbiamo sentirci in colpa nell’evitare party e cenoni quando i bimbi sono piccoli

Natale e Capodanno, dicevamo, sono uno dei momenti più favolosi dell’anno. L’atmosfera, gli amici, le cene, le feste… Ma, diciamolo, quando si hanno i bimbi piccoli spesso non abbiamo voglia di darci appieno a tutto questo! Soprattutto quando stiamo allattando o quando stiamo vivendo il periodo di attaccamento più profondo con i nostri bimbi.

Quando i bambini sono piccoli, infatti, è perfettamente normale sentire il peso delle feste, oltre alla meraviglia del periodo. Un po’ siamo noi, che, appunto, siamo ancora in quella bolla di attaccamento con i nostri piccoli. Un po’ sono loro, che, naturalmente, sono ancora piccoli e hanno i loro ritmi. Se sono abituati ad andare a letto presto la sera, come possiamo aspettarci che siano eccitati di restare svegli fino a tardi, nel casino generale delle feste o delle cene con i parenti? O, altro scenario, come possiamo lasciarli a casa con i nonni o la babysitter per andare ai mille party tra amiche, colleghi o quant’altro?

Certo, nessuno lo vieta, anzi: c’è chi è abituato, e non c’è assolutamente nulla di male. Ma, allora, perché sentirci in colpa se, al contrario, non amiamo l’idea di lasciarli anche solo per una sera? Ogni mamma e ogni papà è a sé, e si sente a suo agio in situazioni differenti. Non ce n’è una giusta o una sbagliata. Ciò che vogliamo sottolineare è semplicemente la normalità e la legittimità del NON AVERE VOGLIA di tutte queste cene e feste quando a casa c’è un bimbo con noi.

La verità, spesso, è la miglior soluzione. Ditelo chiaramente: “scusate, ma questa volta preferiamo stare a casa con il nostro piccolo”. Un vero amico, un vero caro, saprà capire e supportare in questa scelta.

L’importante è non sentirsi in colpa e non far sì che gli altri ci facciano sentire in colpa, né per il lasciare i nostri figli a casa per andare ad una festa, né per il non andare alle feste per non lasciare a casa i bambini, né nel portare i bambini con noi se se la sentono (anche facendo le ore piccole). Perché mai dovremmo sentirci in colpa perché ogni tanto ci piace stare in mezzo agli adulti senza bimbi e fare un po’ di casino? E, allo stesso tempo, perché dovremmo sentirci in difetto perché preferiamo stare a casa con loro? O se amiamo fare festa INSIEME a loro?

La decisione e la scelta sono personali e familiari, e ciò che deve indirizzarci e guidarci è il nostro benessere, la nostra felicità. Perché quando un genitore è felice, anche i bambini lo sono. Non dobbiamo sacrificarci eccessivamente annullandoci. E non dobbiamo nemmeno ignorare il nostro bisogno di stare a casa tranquilli con i figli, se è questo ciò che ci rende felici.

In linea definitiva, ciò che dobbiamo chiederci prima di uscire per questi famosi party è: cos’è che mi fa sentire bene, connessa con gli altri, connessa con me stessa? È la vita sociale? Bene, non mi sento in colpa per questo. Sono i miei figli e le loro coccole? Altrettanto bene, non sono repressa o in difetto. E perché mai?

Ognuno vive la maternità a suo modo. E la maternità è anche decidere come passare le feste. Soprattutto in questa stagione così meravigliosa. Ma ricordiamoci che la meraviglia sta solo in una cosa: nella felicità e nella confortevolezza di questo periodo. E se la nostra felicità è stare a casa con i bimbi, o andare a fare festa con gli amici, ben venga! Non abbiamo bisogno del permesso di nessuno. Solo del nostro.

Giulia Mandrino

Come cambia il ciclo mestruale dopo il parto

Giovedì, 20 Dicembre 2018 15:13

Che il nostro corpo cambi dopo il parto non è una novità né un segreto. Anzi. Ma non parliamo solo a livello esteriore (quello, dopotutto, è molto soggettivo, e il “tornare in forma” è differente per tutte). Anche il nostro corpo cambia nei mesi in cui accoglie una vita e la mette al mondo.

A cambiare, soprattutto, sono il nostro utero e la nostra vagina, che sono le parti del corpo più coinvolte in questa fase della nostra vita. Ma anche se questo pare scontato, è anche normale per un po’ non pensarci più: il ciclo per un po’ scompare e noi, giustamente, siamo impegnate tanto a occuparci del nostro bambino quanto a tenere d’occhio la nostra pancia che scompare.

Dopo un po’ però torna, naturalmente. Ma chi ci mette in guardia? Chi ci spiega qualcosa? Soprattutto sul primo ciclo post-parto, quello che spessissimo ci coglie a sorpresa!

Come cambia il ciclo mestruale dopo il parto: dal primo ciclo post-parto ai successivi, come cambiano le mestruazioni dopo aver avuto un bambino

Ecco, la sorpresa: coglie la maggior parte di noi, perché spesso non ci aspettiamo arrivare quel ciclo che ormai diamo per lontanissimo. Certo, man mano che i mesi passano sappiamo che prima o poi arriverà, ma è assolutamente soggettivo e non c’è dunque una data per tutte. Dipende da molti fattori, in primo luogo l’allattamento (mentre si allatta tendenzialmente il ciclo si interrompe, mentre per le donne che non allattano il ciclo solitamente torna tra le sei settimane e i tre mesi dopo il parto, o comunque entro i sei). Ma anche se prendiamo in considerazione tutti i fattori, non sappiamo quando arriva.

Soprattutto, spesso non ci aspettiamo che arrivi così abbondante. Un po’ perché non siamo più abituate e un po’ perché effettivamente il ciclo dopo il parto si fa più forte. Mi raccomando: tenete in casa assorbenti ultra e mutandine apposta per il flusso abbondante, perché vi serviranno, ed essere preparate farà vivere con meno ansia questo momento!

Il ciclo post parto abbondante è dovuto tanto ai cambiamenti dell’utero quanto al parto stesso. Oltre alla sfaldatura delle pareti dell’endometrio, infatti, potrebbe portare con sé residui del parto stesso che non sono stati espulsi con il sanguinolento dei giorni successivi al parto. E pare che sia più doloroso e intenso quanto più ci allontaniamo dal parto.

Parlando poi della frequenza, anche questa cambierà, almeno per un po’ di tempo, quindi non c’è da preoccuparsi se dopo il primo ciclo mestruale il secondo arriva prima del previsto o tarda eccessivamente. Piano piano, poi, si regolarizzerà da solo.

Tuttavia, le donne che precedentemente soffrivano di ciclo irregolare potrebbero beneficiarne, perché spesso capita che a loro, dopo la prima mestruazione post parto, queste divengano più regolari di prima. E anche il dolore potrebbe diminuire, soprattutto nelle donne affette da endometriosi o da ovaio policistico.

Considerando tutti questi fattori, non dobbiamo comunque dimenticarci dell’ovulazione, soprattutto se stiamo attente alla contraccezione. Proprio per il fatto che il ciclo dopo il parto arriverà un po’ a sorpresa, non sappiamo quando avverrà la prima ovulazione, e potenzialmente possiamo essere sempre fertili. Certo, durante l’allattamento (soprattutto esclusivo, quindi prima dello svezzamento) è difficilissimo che il ciclo torni, quindi possiamo stare abbastanza tranquille (ma mai al 100%, come in tutte le cose). Ma, in ogni caso, se non stiamo cercando un altro bambino la contraccezione è sempre consigliata.

Giulia Mandrino

I più bei piattini per lo svezzamento

Giovedì, 20 Dicembre 2018 09:59

Devono essere pratici, sicuri, non tossici, naturali e, perché no?, belli da vedere. Parliamo dei piattini per lo svezzamento, che dopo la tovaglietta-piatto per bambini sono uno strumento indispensabile nel periodo nel quale i nostri bambini passano dal latte al cibo. Soprattutto verso i 12-24 mesi, l’età in cui i bambini cominciano a stare sul seggiolone sperimentando l’indipendenza per la prima volta e iniziando a mangiare da soli, con le mani o con le piccole posate per loro.

Ecco quindi la nostra selezione dei più bei piattini per lo svezzamento, perlopiù in bambù, un materiale naturale e sicuro che oltretutto è molto ecologico, dal momento che questa pianta è tra le più veloci a ricrescere (e la riforestazione, quindi, è semplicissima!). Ed è un materiale biodegradabile!

I più bei piattini per lo svezzamento: la nostra selezione di piatti per bambini sicuri, naturali e pratici, perfetti per lo svezzamento

Bamboo

Un piattino per lo svezzamento in bambù con una ventosa inferiore che permette di fissarlo al piano del seggiolone: è davvero comodissimo e sicuro! E il materiale in cui è composto, uno spesso bambù, è fatto apposta per non fare scottare le dita dei bambini.

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Ekoala

Un set prima pappa in bioplastica 100% made in Italy biodegradabile e senza BPA e ftalati, con un piatto piano, un piatto fondo, un bicchiere, forchetta e cucchiaio. Di Ekoala, è davvero bellissimo e colorato, caratteristica che invoglia anche i bambini più riluttanti a mangiare!

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Koko Kids

Non lontano dal concetto di tovaglietta piatto, questo set in bambù per lo svezzamento è davvero pratico e bello, poiché presenta la suddivisione in sezioni, in modo da dividere i pasti dei bambini a seconda dei nutrienti. E non si rompe, naturalmente, nemmeno se i bambini lo gettano a terra!

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In alternativa, c’è anche la versione con il circo, divertentissima!

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Bobo&Boo

Di Bobo&Boo, un set pappa in bambù pensato per le mani piccole dei bambini, con piatto, ciotola, bicchiere, cucchiaio e forchetta, senza BPS. E tutte queste stoviglie possono essere lavate in lavastoviglie (basta metterle nel cestello superiore, più delicato, evitando i lavaggi a temperature troppo alte).

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Biozoyg

Con le principesse, le balene, le stelle o le tigri, questo piattino per lo svezzamento (composto da due piatti, un bicchiere e due posate) è resistente e versatile, bellissimo da vedere e divertente per i bambini.

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Galileo Casa Kids

Composto da cinque elementi (due posate, una ciotola, un bicchiere e un piatto suddiviso in due), questo set per svezzamento è molto comodo, per il fatto di essere molto resistente e per la suddivisione del piatto principale, che permette di servire al bambino il cibo principale e il contorno insieme, ma comunque divisi.

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Ornami

Un piatto e due posate bellissime, in fibra di bambù, senza BPA e progettati per una presa sicura del bambino, che può così sperimentare la sua indipendenza in tutta sicurezza.

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Biozoyg

Per bimbi che amano gli animali, il piattino per lo svezzamento di Biozoyg dedicato ai ricci, con un piatto piano e uno fondo (come i grandi!), due posate per bambini e un bicchiere, in fibra di bambù, amido di mais, fibra di legno e resina melamminica.

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Giulia Mandrino

 

L’igiene orale in gravidanza

Giovedì, 20 Dicembre 2018 08:45

Sono molte le donne incinte che si chiedono, giustamente, se l’igiene orale in gravidanza debba seguire particolari regole. È una domanda legittima, dal momento che in gravidanza gli accorgimenti riguardanti le nostre abitudini quotidiane aumentano (i prodotti da usare dal parrucchiere, i cibi da evitare, i prodotti cosmetici meno aggressivi…).

Per quanto riguarda l’igiene orale, va subito detto che l’igiene orale è importante tanto quanto in periodi normali della vita, se non di più, a causa dei cambiamenti dell’organismo che si ripercuotono anche sul cavo orale.

Ma vediamo insieme meglio come curare l’igiene orale in gravidanza, come comportarsi nei confronti delle infezioni, come occuparsi dei propri apparecchi ortodontici (apparecchi fissi e mobili) con spazzolini per apparecchio fisso, dentifricio e integrazione di fluoro e come controllare le malattie orali.

L’igiene orale in gravidanza: quali accorgimenti adottare in gravidanza per curarsi della propria bocca e dei propri denti

L’igiene orale in gravidanza cambia essenzialmente per un motivo: il corpo di una mamma in attesa va incontro a cambiamenti fisiologici molto complessi che incidono anche sulla salute del cavo orale. Le abitudini alimentari cambiano, si soffre di nausee mattutine, c’è il reflusso esofageo… Per non parlare delle modificazioni ormonali (estradiolo e progesterone aumentano la proliferazione di alcuni batteri che alterano la salute di denti e gengive), dei vasi sanguigni e del sistema immunitario (che tende a rispondere un po’ meno del solito).

Tutto questo contribuisce negativamente sulla salute dei denti e della bocca e dei loro tessuti, ed ecco perché si potrebbe incorrere nell’erosione dello smalto o dell’aumento delle carie in bocca. Inoltre, spesso le risposte infiammatorie ai vari problemi e batteri risultano accentuate, e questo può portare a gengiviti (che colpiscono le gengive), parodontiti (che riguardano il rivestimento dei denti) o epulidi (iperplasie del tessuto connettivo della gengiva o del parodonto).

Tuttavia non bisogna preoccuparsi ed è giusto affidarsi al proprio medico dentista curante, programmando un controllo ogni tre mesi o ogni qualvolta si noti una modificazione o un problema: in gravidanza è bene andarci più spesso. Non c’è infatti alcun pericolo, come alcune credono, nel sottoporsi a visite ed interventi ortodontistici ed odontotecnici: i medici sapranno quali cure intraprendere e quali interventi invece evitare, non sottoponendo le gestanti alle radiografie o allo sbiancamento dentale con agenti chimici. L’importante è farlo presente.

Anche portare un apparecchio fisso non è sconsigliato, così come montarlo o rimuoverlo durante la gravidanza. Se la gestante porta un apparecchio ortodontico, l’unico problema a cui potrebbe andare incontro è un maggiore accumulo di placca batterica a causa delle placchette dell’apparecchio. La placca batterica, se trascurata, potrebbe poi portare a carie o malattie del cavo orale, e per questo è molto importante prestare più attenzione all’igiene orale quotidiana, utilizzando uno spazzolino per apparecchio fisso e un dentifricio al fluoro non eccessivamente abrasivo. Ai primi segni di fastidio o di alterazioni è consigliabile un controllo dal dentista di fiducia.

Un altro aspetto dell’apparecchio fisso durante la gravidanza potrebbe essere l’eccessiva sensibilità delle gengive, che possono causare appunto un fastidio nel tollerarlo nella propria cavità orale. In alcuni casi le gengive si possono gonfiare e possono diventare molto suscettibili, o anche sanguinare. Un’igiene orale più frequente e più delicata può essere una buona soluzione a questo, oltre a un collutorio specificatamente dedicato alla situazione, per esempio a base di clorexidina, è necessario usare uno spazzolino con delle setole molto fini e morbide, in modo da raggiungere delicatamente gli spazi intorno all’apparecchio.

Apparecchio o non apparecchio, sarà bene, inoltre, consultare il proprio ginecologo per farsi prescrivere, eventualmente, del fluoro aggiuntivo: se l’acqua della zona in cui si risiede ne è carente, infatti, è consigliato assumerne una integrazione. In gravidanza è possibile assumerne 1mg al giorno. Questo perché il fluoro è il primo alleato nella nostra lotta alle malattie del cavo orale, ma solo se effettivamente la nostra acqua ne è carente. Altrimenti un semplice dentifricio svolgerà benissimo il suo compito.

Il problema, tuttavia, non riguarda solo la bocca, perché questi problemi si ripercuotono poi negativamente su tutto l’organismo, portando anche a conseguenze importanti, come il parto prematuro e il basso peso alla nascita.

Prima di tutto, per prenderci cura del cavo orale durante la gravidanza dobbiamo fare attenzione alla dieta, includendo cibi naturali e freschi che diano il giusto apporto di vitamine, calcio, proteine e fosforo.

La cura quotidiana deve poi continuare come consueto, con spazzolino e dentifricio (a bassa abrasività ma contenente fluoro) mattina e sera e dopo ogni pasto, filo interdentale e collutorio (in questo caso è sempre meglio sceglierlo senza alcool). Tutto questo non solo per scongiurare le carie ma anche per evitare la proliferazione di batteri nel cavo orale, che potrebbero venire trasmessi al nascituro verticalmente. In altre parole: trascurare l’igiene orale significa aumentare le possibilità del proprio bimbo di soffrire di problemi di denti e bocca una volta nato.

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Nel caso della nausea mattutina prolungata (iperemesi gravidica) è opportuno consultare il proprio dentista e non solo il proprio ginecologo, perché, appunto, potrebbero esserci problemi associati al cavo orale. Solitamente è bene risciacquare la bocca con acqua e un cucchiaino di bicarbonato dopo ogni manifestazione emetica, abbattendo così l’acidità della bocca. E per quanto riguarda l’igiene quotidiana, è consigliato utilizzare uno spazzolino da denti con setole morbide (morbide per evitare che le lesioni provocate dall’acidità dei succhi gastrici peggiorino).

L’igiene dentale, poi, va assolutamente eseguita durante la gravidanza (anche e soprattutto a causa delle modificazioni fisiche e dell’iperacidità che fa malissimo ai denti), in particolare nell’ultimo trimestre. Basta che le visite siano poco prolungate, a causa della scomodità delle posizioni in gravidanza, e poco invasive.

Giulia Mandrino

La tovaglietta piatto per i bambini

Mercoledì, 19 Dicembre 2018 14:16

Che i bimbi sul seggiolone giochino e facciano andare cibo dappertutto è un must (e deve anche essere così! È anche attraverso il gioco, il tatto e il gusto che scoprono il mondo e sperimentano). Ma al di là della questione, noi genitori cerchiamo sempre soluzioni comode e pratiche che possano coniugare la natura dei bambini con l’ordine e la praticità, con anche qualche valenza di educazione alimentare.

Tra i nostri strumenti preferiti sta di certo la tovaglietta piatto per bambini, un piatto solitamente in silicone già preformato che permette di dividere i cibi e di lasciare che i bambini mangino da soli senza il rischio che il piatto cada. Durante lo svezzamento, quindi, è davvero comodissima!

La tovaglietta piatto per i bambini: le tovagliette piatto in silicone per bambini, per il seggiolone o per la tavola

La tovaglietta piatto per bambini è un piatto preformato formato da una base rettangolare o quadrata da cui sporgono dei bordi preformati a formare il piatto. In questo modo il piatto è ben fissato alla base e non si rischia che cada o che si rovesci, lasciando tuttavia la possibilità ai bambini di sperimentare. Sono piatti, insomma, impossibili da rovesciare, per la gioia di mamma e papà.

Il bello della tovaglietta piatto, tuttavia, è anche un altro, e ci sta molto a cuore. Essendo la tovaglietta piatto già preformata e divisa, presenta delle sezioni più o meno grandi, come se fosse un vassoio di portata nel quale tutti gli alimenti del pasto stanno in un solo luogo. Questo permette di educare i bambini al mangiare sano. Perché?

Semplicemente perché permette di dividere visivamente le porzioni. Le verdure e i cereali andranno quindi nello scompartimento più “abbondante”, mentre i grassi in quelli più piccoli, e cì via in base al pasto che proponiamo al bambino. E questa suddivisione sarà davvero molto utile, perché resterà loro in mente, proprio come una buona abitudine.

Di tovagliette piatto ne esistono molti modelli, differenti per forma, dimensione e divisione in scompartimenti. Ci sono anche quelle pensate per cibi solidi e cibi liquidi, come le minestre, Queste ultime avranno i bordi un po’ più alti, per far sì che non strabordi tutto.

Questa di Nooni Care, ad esempio, è ideale per minestre, pastasciutte e vellutate, poiché presenta un solo, profondo scomparto centrale.

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Altra caratteristica iper positiva di queste tovagliette piatto è il loro essere simpatiche e divertenti, aspetto da non sottovalutare quando si parla di alimentazione dei bambini, che, a volte, quando sono svogliati di fronte al piatto basta che vengano stimolati visivamente, variando dalle solite abitudini.

Questa tovaglietta piatto di Qshare è a forma di gufetto ed è davvero carinissima e utile: ha tre scomparti, uno per la portata principale e due per i contorni.

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Altra tovaglietta piatto per bambini che amiamo è questa blu che presenta un disegno del cielo, semplice e d’effetto per i bambini. Non è molto profonda per quanto riguarda i bordi, quindi è ideale per i piatti freddi e non fluidi.

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Infine, bellissima è questa a forma di elefante con ventosa incorporata per essere appiccicata al tavolo, con due scomparti principali e uno pensato per le minestre, quindi più profondo.

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Giulia Mandrino

Non solo da piccole, ma soprattutto da grandi: le figlie femmine solitamente sono legatissime alla loro mamma. Certo, c’è il periodo dell’adolescenza, ma poi tutto si appiana e migliora, rafforzandosi moltissimo (ricordate “Mama” delle Spice Girls? Parla proprio di questo). E via via che il tempo passa il rapporto si stringe ancora di più.

Le figlie femmine si sposano, escono di casa, vanno a vivere da sole, fanno carriera, fanno figli. Ma la telefonata quotidiana alla mamma resta spesso una costante. Così come i consigli nel momento del bisogno e le giornate di shopping.

Ma non è solo per affetto o similitudine. C’è anche una spiegazione scientifica che spiega perché il rapporto madri-figlie è così forte e indissolubile.

Il legame madre-figlia è qualcosa di unico e fortissimo, anche secondo la scienza: perché le figlie femmine sono così legate alle loro mamme

È vero: le figlie femmine amano i loro papà. Ma quello con la mamma è un rapporto diverso e altrettanto indissolubile, fortissimo e speciale. La spiegazione? L’empatia, certo, ma anche la chimica del cervello.

Ma vediamo meglio perché. Vari studi scientifici hanno mostrato come la parte del cervello che regola le emozioni è più simile tra madri e figlie che in ogni altra relazione parentale. Ecco perché le madri capiscono meglio i problemi delle figlie femmine rispetto a quelli dei figli maschi. Sanno meglio cosa provano, sanno mettersi meglio nei loro panni (e non solo perché magari sono passate per la stessa situazione, essendo donne e femmine, ma proprio per la struttura cerebrale).

Ma è anche questione di genetica. Spesso, infatti, la struttura mentale di una madre viene trasmessa alle figlie femmine (e questo implica anche ereditarietà dei problemi di salute mentale, ma questo è un altro discorso: se una madre soffre di qualche disturbo, è probabile che ne possano soffrire anche le sue figlie).

C’è poi uno studio che mostra benissimo come queste influenze genetiche (ma anche ambientali, ovvero di educazione) siano fondamentali per il rapporto madre-figlia. Lo studio si intitola “La trasmissione interegenerazionale femminile dei pattern del circuito cortico limbico”: i ricercatori hanno preso in analisi 35 famiglie con relazioni biologiche, trovando positive associazioni di volume di materia grigia nel sistema cortico limbico, nell’amigdala, nell’ippocampo, e nella corteccia prefontale tra madri e figlie femmine. Questa associazione (ovvero similitudine) era molto più significativa tra madri e figlie che tra madri e figli maschi o tra padri e figlie.

Il sistema cortico-limbico è responsabile dell’umore e gli studiosi hanno notato una somiglianza tra i sistemi delle madri e quelli delle figlie, come se ci fosse una specifica trasmissione matriarcale.

Un altro studio ha poi mostrato quanto il rapporto tra madri e figlie sia fondamentale per la crescita e per lo sviluppo della persona: la connessione relazionale, l’interdipendenza e la fiducia sono i tre fattori di questo rapporto che influenzano negativamente o positivamente le figlie femmine. Ovvero: una relazione fondata su questi fattori in maniera positiva influenza in maniera massiccia e positiva l’autostima delle figlie femmine, che ne beneficiano così per tutta la vita.

Giulia Mandrino

Hygge per bambini

Martedì, 18 Dicembre 2018 14:33

Vivere una vita Hygge è bellissimo. Significa rendere confortevole tutto ciò che ci sta intorno, dare valore alle persone che ci circondano e rifugiarsi in un luogo del cuore. L’Hygge è una filosofia danese che rende felici (ne avevamo parlato qui) e per questo l’abbiamo fatta nostra.

Per quanto riguarda il vivere in casa, essere Hygge significa rendere tutto coccoloso e confortevole, puntando su un arredamento semplice ma pieno di calore, su una casa piena di amici e di amore e su elementi che ci fanno stare bene.

Anche i bambini beneficiano di questa atmosfera in casa, perché l’Hygge significa prima di tutto stare bene insieme, lasciare le controversie fuori e darsi da fare, sempre con gratitudine e consapevolezza.

Ma come rendere la vita ai bambini Hygge?

Hygge per bambini: come rendere la vita dei bambini più felice utilizzando la filosofia danese dell’Hygge

Sicurezza, accoglienza, famiglia e comodità: si possono riassumere in queste quattro parole le caratteristiche dell’essere Hygge. È naturale quindi pensare che vivere in questo modo faccia bene ai bambini. Ed è effettivamente così, perché l’Hygge racchiude in sé molti insegnamenti di vita, dall’empatia alla gratitudine.

Al di là della confortevolezza della nostra casa, quindi, possiamo puntare su certi aspetti della vita familiare per rendere tutto Hygge e a misura di bambino.

Innanzitutto, i rituali in famiglia sono importantissimi e super Hygge. Non solo i compleanni e le tradizioni, ma i rituali quotidiani, siano essi il preparare insieme la colazione o la cena, la passeggiata quotidiana o la lettura di un libro la sera.

La gratitudine, poi, dicevamo essere fondamentale per lo stile di vita Hygge, e in generale per la vita di una persona. Allenandola la positività si sprigiona, ma soprattutto si crea nei bambini la consapevolezza di ciò che hanno in termini di famiglia e di materiali. Ogni giorno mostriamo ai bambini di cosa siamo grati e invogliamo loro a fare lo stesso, magari con un barattolo della gratitudine  o tenendo una lavagnetta in cucina su cui ogni giorno ognuno scrive qualcosa di amorevole nei confronti degli altri.

La natura non dovrà mai mancare nella vita dei bambini per essere Hygge, quindi cerchiamo di passeggiare nel verde più che possiamo, facendo giardinaggio in casa o organizzando vacanze nella natura.

Anche la creatività è fondamentale, poiché aiuta a sviluppare e indagare l’emotività personale. Disegni, libri, esperimenti sono sempre una buona idea e i bambini dovrebbero sempre sentirsi liberi di esprimersi creativamente.

Tra i rituali, non dimentichiamo il festeggiamento delle occasioni familiari (come dicevamo prima): i compleanni, la fine della scuola, il Natale, il capodanno, i traguardi sportivi… Ogni occasione può essere buona per organizzare una piccola serata di festa nella quale ognuno prepara qualcosa (i cartelloni, gli stuzzichini, i giochi…).

Infine, anche gli amici e l’accoglienza sono un pilastro Hygge. Abituiamo quindi i bambini all’”Aggiungi un posto a tavola”, invitando i nostri amici a cena o per serate in compagnia, e lasciamo che loro facciano lo stesso con i loro amichettoli, invitandoli spesso e mostrando come la nostra casa sia un ambiente sicuro nel quale tutti si trovano bene, coccolati, accolti e accettati.

Giulia Mandrino

Sara

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Cecilia

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