"Avventuroso" non significa spericolato. Significa "curioso", "coraggioso", "intraprendente". Significa, a livello ambientale, essere amante della natura. Significa avere voglia di sperimentare per scoprire.
La nostra epoca, tuttavia, punta molto sulla prudenza. Che è giusto, sia chiaro: la sicurezza è fondamentale! Ma allo stesso tempo essere troppo prudenti fa perdere un sacco di occasioni. Non solo di divertimento, ma anche di crescita, sia fisica sia psicologica. Anche perché frenandoli troppo, rischiamo di trasmettere loro il nostro senso di pericolo, la nostra ansia.
Non dobbiamo quindi smettere di urlare i nostri classici "Fai attenzione!", "Sii prudente!", "Stai attenta!". Ma possiamo imparare a dosarli e, soprattutto, possiamo instillare nei nostri figli e nelle nostre figlie il senso dell'avventura in tanti modi diversi, insegnando allo stesso tempo la prudenza. Come possono convivere le due cose? Pensiamo, ad esempio, alle forbici: imparare a ritagliare è una skill fondamentale che tuttavia fa paura, perché lo strumento che si tiene in mano è pericoloso. Eppure farlo è necessario e imparando i gesti si imparano al contempo il senso del pericolo e della precisione, l'attenzione e la prudenza.
Ecco quindi come crescere figli e figlie avventurosi, che sappiano cogliere le opportunità che la vita e la natura offrono senza per questo rinunciare alla sicurezza.
A noi genitori certe attività fanno paura, come arrampicarsi sugli alberi o gli scivoli particolarmente ripidi, ma è anche facendo questo che i nostri figli e figlie imparano a gestire i rischi. Soprattutto, imparano ad affrontare le loro paure, che è una skill necessaria per la vita. Quando queste attività fanno paura anche a loro, quindi, cerchiamo di rassicurarli o rassicurarle: certo, fa paura, ma facendo attenzione i rischi sono bassissimi e mamma e papà non metterebbero mai in pericolo i loro bambini!
Lasciamo quindi che ci parlino delle loro paure e spieghiamo loro perché è normale avere paura, ma che questa si può superare, soprattutto quando ci siamo noi a supervisionare.
Un tempo era normale andare in bicicletta (o in moto, se è per questo!) senza casco. Se ci pensiamo oggi è impensabile! Sfruttiamo quindi tutti gli strumenti di sicurezza che abbiamo a disposizione (caschi, gomitiere, polsiere, ginocchiere...) e facciamoli indossare, abituando i nostri figli e le nostre figlie sin da piccoli. In questo modo si godranno le attività più serenamente e saranno allo stesso tempo sicuri.
Ci sono anche molti libri che mostrano la bellezza delle avventure. Non solo i classici (prendiamo "Il giro del mondo in 80 giorni", "Harry Potter"...), ma anche le nuove letture accattivanti, coinvolgenti e belle da sfogliare, come ad esempio Il libro delle avventure perdute, una sorta di manuale per vivere al meglio le avventure all'aperto.
No, non sarai un genitore sconsiderato se incoraggerai tuo figlio o tua figlia a fare quella cosa che fa paura, come ad esempio la carrucola al parco avventura. Puoi spiegare che la paura è sensata ma che, se non hai mai fatto quella cosa, è solo svolgendola che scoprirai davvero il grado di paurosità! Non bisogna quindi negare la paura (esiste, c'è ed è sensata!), ma accompagnarla e accoglierla. Soprattutto quando l'attività è sicura e testata, in un ambiente protetto.
Anche perché solitamente poi i bimbi e le bimbe vogliono riprovarci e farlo e rifarlo all'infinito, una volta che provano l'attività!
Detto questo, quando la paura è effettivamente troppa e provoca una forte ansia nei bambini o nelle bambine, è giusto frenare, calmarsi, parlarne ed evitare di insistere. C'è un tempo per tutto!
Dare l'esempio eseguendo noi per primi l'attività è sempre un'ottima idea. Per due ragioni: per prima cosa, si mostra ai bimbi e alle bimbe più timorosi che non c'è pericolo e che la paura è superabile; in secondo luogo si mostra loro (e anche ai bimbi e bimbe più avventurosi!) come fare quella cosa in sicurezza, mettendo le mani così o lanciandosi cosà...
Portare i bambini fin da piccoli a teatro (proponendogli spettacoli adatti alla loro età oppure il balletto, che piace sempre moltissimo!) è un'ottima idea. E se i bambini mostrano interesse per questo ambiente, o se semplicemente hanno la tendenza a fare delle piccole scenette e a organizzare recite in casa, potresti prendere la palla al balzo: esistono corsi di teatro per tutte le età, sia a scuola che extrascolastici!
Fare teatro è per i bambini un'attività estremamente stimolante e benefica, sia che si tratti di bimbe e bimbe introversi e timidi, sia che ci si trovi davanti a piccoli esuberanti. Il teatro, come un po' tutte le arti performative, porta con sé diversi benefici e qui ti spieghiamo i principali.
Ecco, quindi, perché dovresti iscrivere tuo figlio o tua figlia ad un corso di teatro!
La skill più palese che il teatro porta con sé è la capacità di parlare in pubblico. Che non è fine a se stessa: rende i bimbi e le bimbe più sicuri di sé, gli dà gli strumenti giusti per organizzare le parole e la comunicazione e rende i loro pensieri più ordinati. Competenze, queste, che fanno bene non solo a livello personale, ma anche sociale.
Il teatro parrebbe aumentare la capacità di comunicazione dei bambini e delle bambine, migliorando il loro vocabolario e dando loro la possibilità di parlare con precisione, con self-confidence e con giudizio. Non a caso, esitono programmi di dramatizzazione e teatro proprio per aiutare i bambini ad espandere il proprio vocabolario. E questo beneficio non riguarda solo chi fa teatro, ma anche chi ci va.
Il teatro non è solo imparare a memoria le battute e recitarle di fronte ad un pubblico. Il teatro è fatto di immaginazione, creatività, flessibilità, prove... Non solo per calarsi nei ruoli o quando si improvvisa, ma anche per rendere il più verosimili le scene. E questo riguarda scenografia, costumi, movimenti...

Dire "bravi a scuola" è un po' riduttivo, lo sappiamo (le intelligenze sono moltissime!), ma in questo contesto è giusto segnalare che sono diversi gli studi che hanno mostrato come i ragazzi e le ragazze che fanno teatro a scuola o in orario extrascolastico performano meglio nei test standardizzati, che servono proprio a "misurare" gli obiettivi raggiunti a livello scolastico. Oltre a questo, gli stessi studi mettono il luce come chi segue un corso di teatro abbia migliore concentarzione in classe e sia più bravo negli esercizi di lettura.
Impegno e motivazione sono strettamente collegati e fare teatro lo mostra bene, mettendo in luce come la combinazione di questi due valori porti ad un risultato soddisfacente che emoziona e rende felici. Perché uno spettacolo riesca bene, infatti, c'è bisogno di impegnarsi davvero a fondo, con costanza e motivazione profonda.
Fare teatro richiede collaborazione, ma non solo tra gli attori sul palco. La cooperazione che si mette in atto per preparare uno spettacolo mette in relazione diversi dipartimenti: c'è chi si occupa delle luci, chi della scenografia, chi dei costumi, chi della promozione... E ognuno ha il suo compito, la sua abilità e la sua responsabilità. Una bella simulazione di come sarà il lavoro, una volta diventati adulti.
Giocare all'aperto non è solo educativo ed essenziale per la crescita armoniosa e completa dal punto di vista psicologico e fisico, ma è anche divertente e permette di creare tradizioni di famiglia davvero stupende. Soprattutto in autunno: la stagione non ancora freddissima e non più caldissima, con i suoi pazzeschi colori, è confortevole non solo tra le mura domestiche (molto Hygge!), ma anche all'aperto.
Tea castagnate e giochi con le foglie, ecco le attività d'autunno da fare con i bambini e le bambine, giochi tradizionali e naturali da non perdere in questa meravigliosa e coccolosa stagione.
In Italia sono molti i boschi in cui si può andare a fare una semplice castagnata in compagnia: portate con voi dei guanti protettivi (occhio a non pungersi con i ricci!) e un cestino di vimini e raccogliete le castagne. Dopodiché, una volta a casa si possono arrostire in padella o in forno e mangiarle davanti a un bel film sul divano!
Vi piace leggere? Piace farlo anche ai vostri figli? Bastano una coperta su un prato pieno di foglie e un bel maglione caldo: uscendo nelle ore di luce si può leggere all'aperto, un'esperienza tutta nuova super piacevole.

In inverno fa davvero molto molto freddo, mentre l'autunno è meno rigido: perché non provare a campeggiare in giardino? Basta coprirsi molto bene con sacchi a peli fatti apposta e piumoni e respirare l'aria frizzantina.
Anche i picnic, come il campeggio, non sono un'attività esclusivamente estiva o primaverile: coprendosi bene con maglioni caldi e calzature adatte si possono organizzare dei pranzi all'aperto davvero confortevoli e d'effetto. Ai bambini e alle bambine piaceranno un sacco. Menu? Tutte cose di stagione: zucca, castagne, cavolo nero...

Niente di più semplice e imperdibile, nella stagione autunnale: i prati si riempiono delle foglie cadute dai rami degli alberi e, con la nostra famiglia, possiamo giocarci in mille modi! Ad esempio lanciandole, oppure facendo dei grandissimi montoni di foglie su cui lanciarsi.

Alcune aziende agricole organizzano la raccolta delle mele: è un'attività divertente, sana e utile anche per fare amare la frutta ai bambini e alle bambine!
Invece di giocarci, si può anche scegliere di raccogliere le foglie secche che si sono staccate dagli alberi, portandole poi in casa e trovando loro un nuovo ruolo. Ad esempio? Possiamo creare una ghirlanda con dello spago, oppure semplicemente usarle come segnalibro naturale e alternativo.

Perché è importante l'educazione sessuale e perché non deve spaventare? Perché, prima di tutto, avere consapevolezza sullo sviluppo psicologico, relazionale e sessuale di se stessi e degli altri permette di crescere più armoniosamente e serenamente, nella sicurezza di se stessi e degli altri. In Italia, però, purtroppo l'educazione sessuale a scuola non è prevista: un bel guaio, dal momento che educare sessualmente i ragazzi e le ragazze è di vitale importanza. Per evitare gravidanze indesiderate, certo, ma anche e soprattutto per conoscere meglio se stessi, per approcciarsi ad un aspetto naturale della vita con più consapevolezza e attenzione e per proteggersi dalle malattie sessualmente trasmissibili.
Come fanno sapere dal Post, l'Italia è tra i pochissimi paesi europei ad escludere l'educazione sessuale dai programmi scolastici (insieme a noi solo Cipro, Bulgaria, Lituania, Polonia e Romania). La decisione se farla o no è quindi demandata ai singoli poli scolastici e ai singoli insegnanti. I nostri ragazzi e ragazze, quindi, rischiano di arrivare all'adolescenza senza conoscere nulla del proprio corpo, della propria identità di genere, dei propri sentimenti, delle relazioni fisiche e affettive...
Che fare? First of all, dovremmo togliere i pericolosi tabù legati alla sessualità fin da quando bambini e bambine sono piccoli, chiamando i genitali con i loro nomi (vagina o vulva e pene) e parlando apertamente del corpo, delle relazioni e della sessualità con il giusto tono a seconda dell'età. In questo, come sempre, possono venire in aiuto alcuni libri di educazione sessuale, adatti a tutte le età.
Questo libro è ideale per introdurre l'argomento corpo e sessualità ai bambini e bambine dai 3 ai 6 anni: parla del fisico, delle emozioni, dei sentimenti... Per cominciare a togliere il tabù del "come nascono i bambini", parlando loro con un linguaggio semplice, consono ed efficace.
Fa parte della stessa serie del libro precedente ma si rivolge ai bambini e bambine un po' più grandi, in età da scuola elementare, per rispondere a tutte le loro domande, che si fanno un po' più pressanti, più precise e più personali: sono più consapevoli del loro corpo e degli altri, ed è giusto che li guidiamo.
Negli scorsi mesi era uscito per Il Castoro "Sex Education - Il viaggio", romanzo basato sulle avventure di Otis, Maeve e compagnia bella (dell'omonima serie tv targata Netflix). Ora c'è anche il manuale di educazione sessuale: si intitola "Sex education - Il sesso, l'amore e le relazioni spiegati bene", un compendio finalmente serio ma scritto con le parole e il tono giusto per gli adolescenti e i ragazzi, che possono trovare qui consigli, nozioni e spiegazioni alla loro portata. Senza tabù e con il massimo rispetto. Proprio come Jean Milburn fa nella serie (o come Otis, d'altra parte!). Si tratta quindi di un manuale scritto da esperti ma proposto ai ragazzi e alle ragazze con il giusto tono, senza paternalismo e senza censura, per scoprire davvero fino in fondo se stessi e gli altri.

Non ci sono solo l'anatomia e i consigli per prevenire gravidanze e malattie sessualmente trasmissibili. Ci sono anche consigli sulle relazioni e sul proprio stile: un manuale davvero completo per sopravvivere agli anni in cui il giudizio degli altri pesa come un macigno.

Libri fondamentali, a parere nostro: conoscere la propria sessualità significa mettere in pratica più facilmente il rispetto per se stessi e per gli altri, vivendo la propria vita affettiva e sessuale più serenamente, più consapevolmente e in maniera più equilibrata. In maniera più sana. Tanto a livello fisico quanto psicologico.
Il governo ha messo in atto diverse agevolazioni per supportare le famiglie a livello economico, grazie all’attivazione di alcuni bonus rivolti alle mamme per la nascita o per l’adozione dei propri figli e anche delle nuove misure riguardo il congedo di paternità. Misure che vanno analizzate nel dettaglio per poterne usufruire, e che possono essere affiancate anche da altre iniziative, come quelle dell’ecobonus e del superbonus al 100%.
A partire dal settimo mese di gravidanza, la futura mamma può inoltrare la richiesta per il bonus “mamme domani”, erogato direttamente dall’INPS, valido anche per le coppie che decidono di adottare un bambino. Questo bonus prevede l’erogazione di una somma pari a 800 euro senza particolari requisiti da rispettare, visto che neanche l’ISEE rappresenta un indicatore utile per il rilascio del sussidio. Va detto che il suddetto bonus è valido fino al 31 dicembre 2021, dunque copre le nascite dal primo gennaio al termine di quest’anno.
Il bonus bebè è molto simile al bonus mamme domani, poiché condividono alcuni elementi fondamentali, come la validità per i bimbi nati o adottati durante il 2021. Di contro, il bonus bebè prevede delle restrizioni in base al reddito familiare e quindi dall’ISEE: in media viene erogata una cifra di 160 euro al mese per le famiglie con un ISEE fino a 7 mila euro; l’importo scende a 120 euro per i redditi da 7.000,01 euro a 40.000 euro, mentre spettano 80 euro al mese alle famiglie con ISEE superiore a 40 mila euro.
Il bonus paternità, noto anche come congedo di paternità, dura 10 giorni ma la richiesta deve essere presentata entro 5 mesi dalla data di nascita o di adozione del bimbo. Durante il congedo è bene sottolineare che il papà ha diritto al 100% della propria retribuzione, e può avvenire seguendo due modalità: ovvero tramite indennizzo INPS o tramite indennizzo pagato dall’azienda o dal datore di lavoro. Sia per questo bonus, sia per i precedenti, si consiglia comunque di approfondire tutte le informazioni più importanti consultando i documenti ufficiali degli enti che li erogano, per avere una panoramica più precisa per poter inviare la richiesta.
Oltre ai bonus elencati poco sopra si aggiungono alla lista anche una serie di facilitazioni particolarmente utili, come nel caso del bonus bollette, che prevede una riduzione sulle spese dei consumi di luce e gas; il bonus mobili per l’acquisto dei complementi di arredo per la casa, o ancora le detrazioni dell’ecobonus, come quella della caldaia, un incentivo molto utile specialmente in inverno, e che si può approfondire sulle dedicate alle offerte sulla caldaia di VIVI energia, ad esempio, che trattano anche gli aspetti legati a questa agevolazione, oltre a fornire delle indicazioni utili per la scelta della propria caldaia. La lista non si esaurisce qui, dato che prevede la presenza di ulteriori bonus, come nel caso del bonus facciate e ristrutturazioni, insieme al bonus verde e al bonus elettrodomestici. Non potremmo poi non citare il superbonus al 110%, in assoluto uno dei più convenienti, il bonus zanzariere, il bonus idrico, il bonus acqua potabile e il bonus prima casa under 36.
Nessuno dice sia facile, lungi da noi. Sappiamo che essere genitori mette a dura prova la pazienza e urlare non è spesso controllabile. Ma d'altra parte rimproverare i figli e le figlie urlando ha risvolti negativi che non possiamo sottovalutare.
Riuscire a non perdere la pazienza modulando le proprie reazioni non è però così difficile (anche se in quei momenti sembra impossibile!). Per farlo, bisogna tenere a mente alcune cose, provando gradualmente a mettere in pratica un altro tipo di risposta.
Ecco quindi qualche consiglio che aiuterà le mamme e i papà che vogliono farlo a smettere di urlare sistematicamente ai propri figli e alle proprie figlie, impostando un dialogo diverso ma comunque efficace (e più positivo).
Prima di passare ai consigli è bene considerare i motivi che spingono i genitori a cambiare atteggiamento. Perdere la pazienza urlando (una conseguenza naturale e normalissima che accade quando le emozioni ci sopraffanno!) è infatti un metodo educativo non solo deleterio, ma anche controproducente. Ci vuole costanza e pazienza, ma cambiarlo è necessario e possibile.
Alcuni studi, come quello pubblicato qui, hanno dimostrato che le urla quotidiane rendono i bambini più aggressivi sia verbalmente che fisicamente. Questo perché a livello naturale e umano urlare esprime rabbia, e la rabbia è proprio ciò che i bambini e le bambine percepiscono quando le urla sono rivolte loro. La conseguenza diretta (anche se inconscia) è che i bambini si sentono meno sicuri e impauriti, soprattutto quando fanno qualcosa di sbagliato. Usare dialogo e calma, invece, gli fa percepire di essere comunque accettati nonostante gli errori (ed è questo un atteggiamento che porta ad imparare le lezioni, più che il rimprovero aggressivo).
A lungo termine, inoltre, le urla ai propri figli possono causare bassa autostima, ansia e aggressività in età adulta.
Non dimentichiamo, infine, che le urla sono un circolo vizioso, per due motivi: perché quando si comincia è difficile smettere; e perché, prendendo esempio da noi, anche i bambini e le bambine cominceranno a farlo, rischiando così di impostare la relazione su basi aggressive e poco efficaci a livello comunicativo.
Soprattutto fino agli 8-9 anni, i bambini non hanno piena consapevolezza dei loro comportamenti, soprattutto socialmente. E se è vero che da piccoli "testano i nostri limiti" (è una fase necessaria allo sviluppo!), quando crescono non sono così furbi e meschini. Anche la gestione delle emozioni è qualcosa che a loro non riesce immediato. Pensare quindi che non ci stiano mettendo alla prova è già un primo passo.
Spesso, infatti, si perdono le staffe quando ci si sente presi in giro o sfidati. Anche se parrebbe così, loro non lo stanno facendo.
Meglio, quindi, intendere le urla, la rabbia e i capricci come un comportamento che può essere indirizzato in un altro modo. Se gridiamo, il circolo vizioso si attiva. Se, invece, respiriamo, proviamo a capire, spieghiamo bene ciò che vogliamo e agiamo con più calma, questo potrebbe spezzarsi.
Reagire significa urlare o discutere animatamente, spesso di fronte a comportamenti irrazionali e a richieste che non hanno senso. Il problema è che reagendo ci arrabbiamo, ma l'arrabbiatura e le urla non portano da nessuna parte. Da genitori possiamo quindi provare a pensare per un attimo: "Dove mi porterà, arrabbiarmi e urlare? Da nessuna parte".
Diciamolo quindi chiaro e tondo: "Non mi arrabbierò perché non ha senso e perché peggiorerà le cose. In questa famiglia non si urla per questi motivi". Anche semplicemente andandote la rabbia si stempererà. Oppure, come sempre, a questo punto possiamo ricorrere al dialogo calmo.
Capiterà di certo di urlare, anche quando vorremmo non farlo. L'arrabbiatura può però diventare un'occasione di insegnamento. I bambini e le bambine stanno infatti imparando come gestire le loro emozioni e i loro sentimenti, e capiscono come farlo anche guardando noi. Possiamo quindi diventare un esempio.
Dopo avere urlato, quindi, lasciamo sbollire e calmiamoci, e chiediamo scusa spiegando bene cosa accade quando perdiamo le staffe. L'importante è fare capire che c'è modo e modo di relazionarsi con gli altri, e che la gentilezza e la calma sono sempre da preferire. Per mostrare concretamente come funziona, basta indicare le sensazioni del momento: non è molto meglio parlare, invece di urlare?
"Non esiste cattivo tempo, solo cattivo abbigliamento": per spronare i nostri bambini a giocare sempre di più all'aperto (è importantissimo!) è necessario equipaggiarli al meglio, per godere dei benefici e non rischiare incidenti. In inverno soprattutto: pioggia, freddo e tempo avverso possono dissuadere, ma basta vestirsi bene per uscire a divertirsi!
Quando nevica oltre alla tuta, al cappellino e ai guanti sono importantissimi gli stivaletti da neve per bambini e bambine, che tengono i loro piedini al caldo e all'asciutto senza limitare troppo i loro movimenti.
Ecco dunque una selezione di stivali da neve per bambini, i migliori secondo noi, per uscire a giocare nella neve spensierati e sicuri.
Sono bizzarri e bellissimi: i classici Moon Boot non passeranno mai di moda e sui nostri bambini fanno sempre un figurone. Non sono estremamente comodi (non sono adatti alle camminate!) ma sono ideali per tenere i piedini al caldo, per le giornate sulla slitta e sul bob e come semplici doposci.

Sono tradizionali e molto comodi per i giochi sulla neve perché proteggono il piede dall'acqua grazie al piede in gomma, tenendo poi calde le gambe man mano salgono verso il polpaccio.

Stesso concetto per le Crocs da neve per bambini e bambine: piede in gomma e gamba imbottita per proteggere dalla neve e assicurare caldo per i giochi esterni.

Per i piedini più frettolosi, un po' di pelo può aiutare: questi stivaletti da neve sono ideali per il freddo più estremo.

Se oltre ai giochi avete in mente qualche piccola escursione o passeggiata, al posto degli stivaletti è meglio optare per le scarpe da montagna per bambini con copertura in gore-tex, in modo che i piedi stiano all'asciutto con la giusta vestibilità e senza impedimento ai movimenti. Rispetto agli stivali da neve le scarpe hanno una suola con un grip più forte e sicuro e un collo del piede più flessibile.

"Cosa farò da grande?". Chissà. Di certo, è sempre bene puntare su lavori che piacciono e che fanno sentire bene, che realizzano il proprio essere. Ma è bene incrociare questo aspetto anche con altro: con la richiesta. Ci sono, infatti, lavori più richiesti di altri, posizioni che più di altre garantiscono un posto sicuro nel mondo.
Ma quali sono, dunque, i lavori del futuro? Quelli a cui i nostri bambini e le nostre bambine potranno puntare per stare al passo con i tempi, inseguendo i loro sogni e modellandoli in base ai cambiamenti della società? Dopo aver analizzato i lavori green su cui puntare, vediamo qui quelli più richiesti, più in generale. Si tratta, soprattutto, di lavori digitali e informatici, come si intuisce, e sono dunque adatti ai ragazzi e alle ragazze che prevedono una carriera ingegneristica, nella comunicazione o informatica.
Eccoli!
Con i dati che stanno praticamente solo online, in futuro ogni azienda (o quasi) dovrà prevedere un responsabile o una responsabile della sicurezza informatica! Ecco perché i ragazzi e le ragazze con la passione per il digital e l'informatica dovrebbero puntare a questa posizione strategica.
La sostenibilità ormai non è solo ambientale, ma anche sociale. Ogni azienda in futuro dovrà rispettare i canoni sia green che etici, di rispetto dei propri collaboratori, e una persona in grado di gestire tutti gli aspetti sociali del business sarà molto richiesta. In questo caso, il lavoro è adatto a chi pensa già alle ingiustizie sociali e punta, magari, a giurisprudenza.
Accanto all'etica sta, però, anche la sostenibilità ambientale, centrale e necessaria di questi tempi, soprattutto nelle aziende industriali e manifatturiere che devono ora pensare alla transizione ecologica. Gli ingegneri e le ingegnere del futuro potranno quindi portare le aziende alla trasformazione identificando i problemi e proponendo nuove soluzioni tecnologiche più green.
L'automazione e la robotica sono il presente e il futuro delle aziende, e gli addette e le addette all'interazione saranno sempre più richiesti. E, attenzione! Più robot non significa meno posti di lavoro, ma più posti di lavoro e più sicurezza.
L'utilizzatore finale di un prodotto (ma anche di un sito o di un device) è ciò che le aziende devono avere in mente. Chi progetta l'utilizzabilità di questi prodotti, ovvero chi disegna le interfacce e le strutture per rendere l'utilizzo semplice, bello e intuitivo, è l'UX designer. Che sarà sempre più richiesto!
La televisione non è più come una volta e i canali non possono limitarsi a realizzare programmi destinati alla tv tradizionale. I servizi di streaming, la web tv, i programmi web... Il broadcast architect sarà la figura che consiglierà le emittenti su come fare per restare al passo con i tempi ideando nuovi prodotti e nuove fruizioni.
Questa figura si occupa della costruzione di cloud online per la gestione digitale dell'azienda, creando spazi virtuali e piattaforme su cui l'azienda e i collaboratori possano lavorare, archiviare e comunicare.
L'Hacker della Crescita: è proprio ciò che suggerisce il nome, ovvero la figura che si occupa di analizzare lo stato dell'azienda proponendo e sviluppando strategie per farla crescere, utilizzando i nuovi imprescindibili strumenti come il marketing, l'ingegneria informatica e i social network.
La fase post parto è molto importante per una donna, sia per quanto riguarda l’aspetto mentale che per quanto concerne il lato fisico. Non sempre risulta semplice accettare i cambiamenti del proprio corpo e guardarsi con occhi nuovi. Ecco spiegato perché oggi approfondiremo alcune informazioni riguardanti le principali evoluzioni del corpo femminile durante la gravidanza e dopo l’arrivo di un bebè. L’obiettivo principale? Lavorare su sé stesse per tornare a vedersi belle, e per accettare la propria nuova condizione fisica.
Si comincia analizzando i cambiamenti fisici che si presentano durante la gravidanza.
Per prima cosa, aumentano ovviamente le dimensioni della pancia e del seno, mentre la pelle appare luminosa e in grande salute. In secondo luogo, potrebbero comparire delle piccole smagliature su tutto il corpo, o, in alcuni casi, solo in alcune zone specifiche, come ad esempio in prossimità dei fianchi. Va detto che i cambiamenti fisici potrebbero essere diversi da donna a donna; la cute, ad esempio, potrebbe reagire alla gravidanza in modo diverso in base al soggetto. Spesso potrebbe risultare spenta e poco luminosa, a causa della sua disidratazione e della sua secchezza, o, ancora, potrebbe apparire troppo lucida, per via di un aumento del sebo.
Una volta nato il piccolo, però, si tende a perdere qualche chilo e a ritornare gradualmente alla normalità, anche se serve un pizzico di impegno in termini di attività fisica. Per le mamme che decidono di allattare, poi, ulteriori cambiamenti del corpo avvengono nella fase post allattamento; il seno, generalmente, tende a diventare meno tonico rispetto a prima. Esistono, per fortuna, alcune soluzioni per rassodarlo e donargli nuovamente volume: tra le varie opzioni, le neomamme possono considerare l’idea di utilizzare dei reggiseni capaci di sostenere e di risaltare adeguatamente il proprio décolleté. Si fa ad esempio riferimento al reggiseno pushup di Cotonella che, oltre al comfort necessario, dona alla scollatura femminile sensualità ed eleganza.
Inoltre, ci si può aiutare con degli esercizi appositi da eseguire in palestra, così da tonificare i muscoli del petto.
I cambiamenti post parto possono destabilizzare una neo mamma, che sentirà la necessità di riconquistare la sua sensualità e tornare a sentirsi bella. A questo proposito, si consiglia innanzitutto di dedicarsi all’attività fisica: questa serve, come detto, per tonificare i muscoli e per perdere quei chili che alle volte si prendono durante la dolce attesa, quando questi non fanno sentire a proprio agio la neomamma.
In secondo luogo, è opportuno regalarsi dei momenti per coccolarsi, ad esempio con delle sedute di massaggi, o semplicemente con una beauty routine ideale per il post parto. Fra le varie strategie per tornare a piacersi c’è anche la seguente: dedicarsi allo shopping, che rappresenta sempre un momento per premiarsi e per distrarsi. Il tempo farà il suo corso, è bene non avere fretta di cambiare radicalmente la propria condizione fisica, per non aggiungere ulteriore stress a questo momento della vita piuttosto intenso e delicato. Infine, è importantissimo imparare a non dar peso al giudizio altrui; con un po’ di impegno e qualche “trucchetto” è possibile tornare a vedersi belle proprio come prima.
L'orientamento? Solitamente parte dalle scuole medie, quando i ragazzi e le ragazze si trovano a dover fare la scelta della scuola superiore. Liceo? Istituto tecnico? Istituto professionale? In quel momento, c'è chi ha già le idee molto chiare (pochissimi, a ben vedere!) e chi invece non ha la minima idea di cosa vorrà fare da grande. Semplicemente, ci si concentra sulle proprie attitudini e sulle materie preferite. Ma se i ragazzi e le ragazze sapessero quali lavori li aspettano, farebbero una scelta più mirata?
Chissà. L'importante è conoscere le proprie opzioni, in modo da fare scelte precise (quando si conosce già la carriera da inseguire!) o più malleabili (quando restano molti dubbi). In particolare, è bene conoscere i lavori e le professioni a cui si può aspirare in base alle proprie passioni e ai propri interessi.
Ad esempio: quali saranno i lavori green del futuro? Quali sono le posizioni professionali che permettono di dare un contributo positivo al pianeta? Ecco i lavori green più richiesti e gettonati (oggi e in futuro) e le competenze da acquisire per cominciare fin da subito a costruirsi una carriera.
In generale, ingegneria è una materia innovativa che punta all'aggiornamento costante. E dato che le materie si aggiornano di pari passo con ciò che accade nel mondo, è molto probabile che gli ingegneri e le ingegnere del futuro si concentreranno sulle nuove tecnologie green, sui materiali sostenibili e sulle costruzioni e applicazioni con meno impatto ambientale, così come sulla nuova mobilità elettrica o verde in generale (ovvero: progettano auto che non inquinano!).

Non un semplice architetto o una semplice architetta: il lavoro del green architect si concentra proprio sulle costruzioni e sugli ambienti disegnati per avere un basso impatto ambientale, come spazi con giardini interni e verticali che compensano le emissioni, impianti sostenibili e materiali rinnovabili.
Per diventare architetto o architetta è necessario laurearsi in architettura. Le scuole superiori più indicate? Un istituto tecnico per geometri oppure il liceo scientifico o quello artistico.
Importante figura per il settore agroalimentare, l'argonomo è la figura esperta di agricoltura e agronomia, un professionista che viene richiesto in moltissimi ambiti e che può consigliare le tecniche più innovative e green per rendere i consumi alimentari e di materie prime molto più sostenibili. In questo caso, è consigliato scegliere un liceo con indirizzo agrario, per poi orientarsi su università di settore.

Cosa c'entra l'organizzazione di eventi con l'ecologia? A quanto pare molto, perché una figura sempre più richiesta, soprattutto per i grandi eventi, è l'event-planner specializzato in green-economy, ovvero il professionista o la professionista che può aiutare ad organizzare feste, concerti ed eventi in generale tenendo un basso impatto ambientale, grazie a scelte sostenibili a partire dall'energia utilizzata fino agli oggetti dati in dotazione al pubblico, come piatti, bicchieri e strumenti vari.
In questo caso non c'è un percorso di studi preciso, ma è consigliato formarsi tanto sull'organizzazione di eventi, quanto sull'ecosostenibilità, con corsi dedicati o master appositi.
Chi studia gli oceani e i mari è l'oceanografo, che mappando i fondali e indagando la vita marina può tenere monitorato lo stato di salute dell'acqua e, di conseguenza, della Terra tutta.
Le industrie sono tra le prime cause dell'inquinamento mondiale. Saranno dunque loro a doversi modificare e adattare alla nuova green economy, e per farlo si dovranno affidare a personale qualificato che le guidi nella transizione green. In questo senso, chi studia chimica può diventare il professionista ideale a cui rivolgersi: saprà valutare lo stato operativo delle fabbriche indicando cosa fare in termini di smaltimento dei rifiuti, utilizzo di materie prime più sostenibili e rinnovabili e individuando tutti gli altri passi per trasformarsi in azienda verde. I chimici e le chimiche saranno quindi figure professionali davvero fondamentali in futuro, soprattutto quando le norme saranno più stringenti e precise.
In generale, chi si occupa di portare l'azienda verso lidi più verdi è il green manager, figura che studia a fondo le imprese e idea un piano strategico per renderle più ecologiche e sostenibili. Anche in questo caso non vi è una laurea o una carriera educativa specifica, ma è bene prepararsi al meglio sugli aspetti più importanti. Ingegneria, quindi, è una buona base, ma anche giurisprudenza (per studiare a fondo le normative). Sarà poi necessario mantenersi sempre aggiornati sulle novità, le regole, i materiali, le statistiche... Diventando, così, una figura fondamentale e insostituibile per le aziende.

Fotovoltaici, ma non solo: l'energia domestica si sta facendo sempre più verde e sostenibile e saranno sempre di più le richieste di installazioni di nuovi impianti a basso impatto ambientale. Frequentando un buon istituto tecnico o professionale, i ragazzi e le ragazze potranno apprendere le nozioni base, per poi specializzarsi una volta entrati nel mondo del lavoro.