Come la patata, la radice di Maca è di color giallognolo ed è un tubero. Tuttavia è molto più nutriente e sin dai tempi degli Inca se ne conoscono le proprietà energizzanti, afrodisiache, anti invecchiamento e pro-fertilità. Ecco perché possiamo annoverarla tra i super alimenti, ed ecco perché è utile conoscerne la storia, le proprietà nutrizionali, i benefici che apporta all’organismo e come assumerla.

 

I benefici della radice di Maca su ormoni e fertilità: le proprietà del tubero peruviano e la sua capacità di aiutare in caso di problemi di infertilità

Detta anche “Ginseng peruviano”, la Maca è un alimento originario del Perù, una pianta che cresce addirittura ad un’altitudine di più di 3500 metri sul livello del mare e la cui radice è conosciuta dai tempi più antichi. La sua coltivazione è abbastanza difficile, poiché l’albero della Maca indebolisce moltissimo il terreno che gli sta attorno, causando l’impossibilità di coltivare altre piante nella stessa zona per molti anni.

Da sempre dell’albero si consuma la radice, a partire dal tempo degli Inca, che ne riconobbero le proprietà nutrizionali e quelle energetiche, benefiche sia a livello fisico generale sia dal punto di vista riproduttivo, poiché oltre che afrodisiaca la radice di Maca agisce sugli ormoni.

Dal punto di vista nutrizionale, quindi, la Maca è ricchissima di amminoacidi essenziali, di fibre, di vitamine, di carboidrati, di acidi grassi, di sali minerali e di proteine (addirittura il 10% sul totale del peso). Essendo molto energetica è dunque utilizzata da chi fa sport (aiuta anche ad aumentare la massa muscolare) o da chi sente il bisogno di ricaricarsi a livello mentale. Anche senza caffeina, infatti, questa radice ha un effetto simile a quello del caffè, stimolando l’organismo e riequilibrando il sistema nervoso, aiutando a concentrarsi meglio e ad essere lucidi mentalmente.

Entrando però nello specifico dei suoi benefici sul sistema ormonale, scopriamo che la Maca è davvero potentissima quando si parla di fertilità. La sua reputazione è ormai nota: la si ritiene capace di bilanciare gli ormoni e di curare l’ipotiroidismo. Inoltre riequilibra il sistema endocrino, poiché non contiene ormoni in sé, ma è ricca di nutrienti che supportano la normale produzione di ormoni da parte del nostro corpo.

La radice di Maca, quando consumata regolarmente, nutre l’ipotalamo e l’ipofisi, le più importanti ghiandole del nostro organismo. Sono infatti loro a regolare le altre ghiandole, e bilanciare loro significa bilanciare il pancreas, le ovaie, i testicoli, la tiroide e le ghiandole surrenaliche. Ecco perché la radice di Maca agisce in maniera benefica sulla sindrome premestruale, sui disturbi della menopausa, sulle vampate di caldo e su una miriade di altri problemi la cui causa è ormonale.

Infine, la bella notizia è che non solo aumenta la libido grazie al suo effetto afrodisiaco, ma implementa le funzioni sessuali negli uomini e incrementa la fertilità, sia nelle donne che negli uomini. Attenzione, però: è sconsigliata in gravidanza!

Trovare la Maca in commercio è parecchio difficile, soprattutto sottoforma di radice. Ecco perché qui spesso la si consuma attraverso degli integratori specifici. In erboristeria la possiamo trovare come estratto secco, in compresse o in polvere. Oppure, ancora meglio, possiamo trovare la polvere di Maca biologica, essiccata al sole e macinata a mano.

Questa polvere può essere quindi assunta semplicemente come integratore, versandone le quantità raccomandate (solitamente tra i 5 e i 10 mg al giorno, ma chiedete sempre al vostro medico, farmacista o erborista) in un bicchiere di acqua, oppure in un frullato o in un succo. Ancora, c’è chi la utilizza come ingrediente per le preparazioni dolci (come la fecola di patate).

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

 

Meglio i microbi degli antibiotici

Lunedì, 12 Giugno 2017 09:17

I bambini sporchi sono più sani, giocare sotto la pioggia è salutare, non esiste cattivo tempo ma solo cattivo abbigliamento... Non ci stancheremo mai, mai, mai di dirlo e di promuovere l’educazione all’aperto! Perché l’eccessiva attenzione alla pulizia, la germofobia e il sanitarizzare qualunque cosa ci capiti sotto mano non fa benissimo. Soprattutto con i bambini, che hanno bisogno di sviluppare il loro sistema immunitario!

A questo proposito ci viene in aiuto anche una recente intervista uscita per il quotidiano online The Star, nella quale Marie Claire Arrieta, microbiologa autrice insieme al collega Brett Finlay del libro “Let them eat dirt”, spiega come i microbi della terra siano di gran lunga meglio degli antibiotici con i quali bombardiamo i nostri figli.

Meglio i microbi degli antibiotici: l’autrice di “Let them eat dirt” spiega perché fare giocare i bambini all’aria aperta sia di gran lunga meglio di riempirli di antibiotici e medicine

Il libro “Let them eat dirt” (tradotto: “lasciate che mangino la terra”) dovrebbe essere una Bibbia per noi genitori. In maniera molto semplice spiega come gli ultimi 150 anni della storia dell’uomo abbiano portato a considerare i microbi totali nemici dell’uomo, poiché si è scoperto che causano malattie. Dall’altro lato della barricata, però, questa lotta ai microbi ha portato un altro risvolto, e cioè che i nostri figli stanno diventando sempre più deboli, a causa dell’eccesso di igiene.

Il libro spiega quindi come i milioni di microbi che vivono nel nostro corpo abbiano in realtà un ruolo decisivo sulla nostra salute, e in particolare su quella dei bambini, che senza di essi hanno più probabilità di sviluppare malattie come obesità, diabete o asma (tra le altre). Gli autori, inoltre, cercano di dare risposte chiare e univoche alle domande più gettonate dai genitori. Alcuni esempi? “Ma se il suo amichetto è malato, posso lasciarli giocare insieme?”; “È una buona idea prendere un animale domestico?”; oppure “Dovrei dargli un antibiotico e un probiotico?”.

Insomma, i due microbiologi vogliono aiutare i genitori attraverso la scienza a capire che in realtà i microbi sono amici dei bambini!

Dialogando con The Star, Marie Claire Arrieta ha quindi spiegato il concetto di resistenza agli antibiotici che potrebbe portare l’eccessivo uso di questi e del fatto che i microbi abbiano davvero un ruolo fondamentale nello sviluppo del sistema immunitario dei bambini:

“Quando nasciamo, non abbiamo in corpo nessun microbo. Il nostro sistema immunitario non è ancora sviluppato. Ma non appena i microbi iniziano a fare la loro comparsa, lo aiutano a lavorare bene. Senza i microbi il nostro sistema immunitario non sarebbe in grado di combattere le infezioni. E non è solo la presenza di questi microbi, ma ciò che questi producono, e cioè molecole e sostanze che interagiscono direttamente con le cellule nella fodera del nostro intestino e con le cellule che stanno appena fuori questa fodera. Le allenano, le aiutano. Ed è solo grazie all’incontro con queste sostanze microbiche che le cellule immunitarie ottengono le informazioni di cui hanno bisogno per fare tutto questo. Dopodiché queste cellule intestinali acquisiscono la capacità di trasportarsi nelle altre parti dell’organismo, in modo da continuare l’allenamento”.

Infine, alla domanda “Cosa possono fare i genitori per sviluppare un buon sistema immunitario nei bambini e per abbassare le possibilità di fargli sviluppare malattie come asma, allergie o altre patologie?” la Arrieta ha risposto:

“Gli studi epidemiologici mostrano che i bambini che crescono in una fattoria hanno minori probabilità di sviluppare l’asma. È chiaro che non possiamo obbligarci a mollare tutto e a diventare contadini, ma questo fatto suggerisce che vivere in un ambiente meno pulito è in realtà meglio. Lo stesso vale per il possedere un animale, specialmente un cane. Lasciate pure che i bambini ci giochino tranquillamente!

Gli studi hanno poi evidenziato come pulire ossessivamente tutto ciò che il bambino si infila in bocca in realtà aumenti le probabilità di sviluppare l’asma. I numeri parlano di minori probabilità se invece il ciuccio è, ad esempio, semplicemente pulito nella bocca dei genitori.

Tutto questo dice solo una cosa, e cioè che viviamo in ambienti troppo puliti a tal punto che non ne beneficiamo più. L’igiene è fondamentale per la nostra salute, questo è chiaro, e non dobbiamo smettere di lavarci le mani. Dovremmo però farlo solo quando questo è benefico, e cioè quando questo aiuta a prevenire o a non diffondere malattie, e cioè prima di mangiare e dopo essere stati in bagno. Tutte le altre volte non è necessario.

Quindi, quando i vostri bambini stanno fuori a giocare con la terra, non puliteli. Non c’è beneficio nel farlo. Deve esserci dunque il giusto equilibrio tra il prevenire le infezioni e il promuovere la salutare esposizione ai microbi!”.

 

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I rituali della pulizia e della cura di sé

Lunedì, 12 Giugno 2017 08:55

Dopo avervi parlato di come insegnare ai bambini come tenersi puliti, capiamo ora come creare rituali e postazioni perfetti per spronare il bambino a lavarsi, vestirsi, curarsi e tenersi in ordine in generale sia un’idea davvero speciale. Già, perché creare abitudini e spazi organizzati è uno dei modi più indicati per stimolare il bambino a mantenere le buoni abitudini della cura di sé!

 

I rituali della pulizia e della cura di sé: i riti, le abitudini e gli spazi che stimolano il bambino a curarsi, lavarsi, pulirsi e amarsi

Ciò di cui vi stiamo parlando è molto montessoriano: il curarsi e lavarsi, infatti, è già di per sé in linea con i precetti di Maria Montessori, poiché farlo da soli significa imparare a diventare indipendenti, requisito fondamentale per la crescita sana del bambino. Se poi ci concentriamo anche sugli spazi organizzati e sui rituali, capiamo che anche questo ha molto a che fare con la didattica montessoriana, poiché la stessa Maria Montessori spiegava come tenere un ambiente ordinato, con tutto l’occorrente per una determinata attività a disposizione e a portata del bambino, sia propedeutico alla riuscita dell’attività, poiché il bambino viene attratto da quest’ordine, non viene distratto ed è stimolato a svolgere quel determinato compito.

Dopo aver quindi insegnato al bambino le basi del tenersi pulito (lavarsi le mani, lavarsi i denti, pulirsi dopo il vasino, l’igiene intima...) dobbiamo fare sì che non sia un insegnamento fine a se stesso, utile solo in quel momento, ma rendere l’attività quotidiana, insegnando al bambino che è importante farlo ogni giorno e rendendo tutto più semplice puntando sul fatto che in poco tempo può diventare un’abitudine. Ripetere infatti quei gesti ogni giorno significa far sì che poi appaiano naturali.

Per prima cosa, quindi, dobbiamo far sì che in bagno tutto l’occorrente sia ordinato e a portata di bambino. Innanzitutto, teniamo sempre una scaletta per bambini sotto al lavello, in modo che i bimbi possano sempre arrivarci senza problemi. In alternativa, possiamo sempre puntare sul bidet, che spesso ai bambini piace perché alla loro altezza e poiché sembra una “vasca in miniatura”. Quindi, accanto al lavabo o accanto al bidet, dobbiamo sistemare una piccola postazione lavaggio mani e denti, che potrà essere organizzata dentro ad un piccolo vassoio o sopra ad un tavolino.

Su questa postazione basterà mettere tutto ciò di cui il bambino ha bisogno, e che potrà e dovrà usare solo lui: il suo spazzolino e il suo dentifricio per bambini; un sapone delicato per il viso e per il corpo (come Sa di Me di Fiocchi di Riso, pensato apposta per i più piccoli); una crema idratante che potrà spalmarsi da solo (l’Emulatte è perfetto); una salvietta; un piccolo specchio infrangibile dai bordi in plastica; una spazzola per capelli o un pettinino.

Puntiamo poi su quelle attività quotidiane che possiamo rendere prima divertenti e poi abitudinarie, come ad esempio l’asciugatura dei capelli. A noi piace giocare al “salone di bellezza”, durante il quale ci si asciuga i capelli vicendevolmente, pettinandoli, massaggiandoli e asciugandoli! Ed essendo un salone di bellezza spesso cogliamo l’occasione per insegnare ai bimbi a tagliarsi le unghie (supervisionando, quando la loro manualità lo permette), a pulirsi le orecchie, a fare le trecce (anche questa un’attività utile all’indipendenza e alla cura di sé, ma anche perfetta per stimolare la coordinazione occhio mano!), a mettere la crema sul viso e sulle mani, ad utilizzare le forcine e così via.

L’importante, come sempre, è non obbligare i bambini a fare ciò che detestano, ma rendere sempre tutto piacevole. Se ad esempio odiano fare il bagno, proviamo a trovare qualche gioco da fare durante il bagnetto per renderlo più appetibile; se non sopportano ancora il lavarsi i denti, forse è perché lo sentono come un obbligo, mentre basterebbe inventare una canzoncina dei denti o un gioco di imitazione o di velocità per far sì che la voglia torni; se ancora non hanno l’abitudine di lavarsi sempre le mani, forse è perché manca loro lo stimolo, e le semplici postazioni di cui parlavamo spesso fanno la metà del lavoro. Insomma: non obbligateli o fategli sentire con pesantezza l’importanza della cosa, ma rendetela molto naturale e, perché no?, divertente!

 

Le sculacciate sono deleterie, non solo a livello emotivo ma anche cognitivo, e vi avevamo già spiegato il perché. Ma qual è il motivo delle sculacciate? Solo la perdita di pazienza per i comportamenti eccessivi dei bambini? In realtà no. A quanto pare alla base ci sta il dolore del genitore, e non il cattivo agire del figlio. Perché come sappiamo la sculacciata è un circolo vizioso, e in qualche modo bisogna spezzare questa disagevole catena.

Sculacci tuo figlio? Sta tutto nel tuo dolore e non nel suo comportamento: le sculacciate sono causate dal disagio dei genitori e non dal cattivo comportamento dei bambini

Il concetto è semplice: sculacciare è un riflesso del proprio disagio, del proprio dolore. È una manifestazione del non sentirsi bene fino in fondo, del provare qualcosa di brutto. E il 90% delle volte se un genitore sculaccia è perché durante l’infanzia a sua volta ha ricevuto lo stesso trattamento.

Ecco perché picchiare i bambini (esatto, sculacciare è picchiare, anche se il secondo termine parrebbe molto più negativo. Sono praticamente sinonimi) è una risposta davvero immatura (emozionalmente) ai loro comportamenti. Significa che il genitore che sculaccia non ha ancora elaborato coscientemente la sua esperienza, e di conseguenza riutilizza lo stesso comportamento che i suoi genitori utilizzavano con lui, in maniera infantile ed immatura.

Non lo diciamo in senso meramente negativo, ma perché sia costruttivo: proprio perché l’esperienza non è ancora stata elaborata, la sculacciata diventa una risposta immatura in questo senso, proprio perché non maturata completamente.

Il circolo vizioso è difficile da spezzare, se ragioniamo in questi termini, ossia se continuiamo ad utilizzare questa soluzione senza riflettere e senza pensare che il disagio possa essere profondo. Perché spesso le sculacciate partono al minimo pianto, al minimo “disastro” fatto dai figli, al minimo fatto che non rientri in quello che i genitori ritengono comportamento “perfetto” dei bambini. Quanto c’è di maturo in questo? E quanto di più profondo?

Se perdiamo la pazienza con poco e sculacciamo i bambini, quindi, significa che c’è qualcosa di più nascosto che ci fa scattare, che ci fa perdere le staffe e ci fa partire le mani. C’è insofferenza verso qualcosa che magari non capiamo nemmeno noi, coscientemente. Ma dovremmo davvero riflettere, fare un esame di coscienza, pensare, fare riaffiorare i ricordi, capendo così veramente qual è il disagio alla base.

Solo in questo modo, infatti, potremo spezzare il circolo vizioso trasformandolo in un circolo virtuoso. Capire quali sono le sofferenze che ci portiamo dentro farà infatti sì che le prossime volte invece di scattare si potrà ragionare per qualche secondo, fermando le mani e utilizzando piuttosto le parole, o elaborando un approccio più ragionato e più pensato in base ad ogni situazione.

Perché, sì, ogni situazione necessita la sua reazione, la sua correzione. Se ci pensiamo la sculacciata diventa una risposta per tutto, senza distinzione. I bambini, in questo modo, vedranno l’avere rovesciato l’acqua nel piatto e l’aver picchiato il loro compagno di classe (sì: i bambini che vengono sculacciati e picchiati spesso sviluppano comportamenti violenti, è inevitabile) sullo stesso livello, e sentiranno di essere sempre nel torto, senza spiegazione o senza capire che non sono “cattivi” in generale, ma che stanno sbagliando il comportamento in base alla situazione.

Così come potete pensare alla vostra situazione, comunque, capendo che la vostra perdita di pazienza e le vostre sculacciate partono dal disagio profondo, dovete tuttavia pensare al comportamento “cattivo” dei bambini non come ad un comportamento davvero cattivo, ma come ad una situazione di loro disagio, di loro tristezza, di loro irrequietezza verso qualcosa di profondo.

Rispondendo quindi a questo disagio (reciproco) con una sculacciata, anche i bambini impareranno che a questo si risponde con la violenza. Ecco il circolo vizioso.

E il circolo virtuoso è però molto semplice: basta sostituire le mani che picchiano con le parole, con un rimprovero fermo ma costruttivo, con il dialogo. Sarà difficile, certo, soprattutto se i bambini si sono già abituati alle sgridate e alle sculacciate fini a se stesse. Ma pian piano, cominciando da subito, la situazione potrà essere ribaltata. Soprattutto se ci crediamo davvero, e se elaboriamo noi stessi le nostre frustrazioni e le nostre rabbie, in modo che anche i bambini non sentano l’impazienza, ma solo la voglia di dialogo e di insegnamento vero, concreto.

Quando sono di stagione, le fragole si prestano a tantissime preparazioni dolci, e noi ne approfittiamo sempre per provare ricette fresche per merende o dessert alternativi. Come questo semifreddo, che abbiamo reso veg grazie all'assenza di panna o di latte!

Semifreddo veg alle fragole: la ricetta del semifreddo semplice alle fragole senza derivati animali

 

Alzi la mano chi ama la piadina! Noi la adoriamo, e ci piace prepararla insieme ai nostri bambini. Non solo farcendola come più amiamo, ma preparandola dall'inizio, senza comprare quelle già fatte ma stendendola noi, con farina integrale e olio al posto dello strutto per un risultato più sano e leggero.

La piadina integrale fatta in casa: la ricetta per fare in casa una piadina più leggera e sana

 

Il pesce azzurro

Venerdì, 09 Giugno 2017 13:09

Nelle ricette lo vediamo citato molto spesso, e altrettanto spesso senza alcuna spiegazione o dettaglio per farcelo riconoscere. Parliamo del pesce azzurro, il tipo di pesce che è meglio preferire agli altri per le sue proprietà benefiche. Vediamo quindi insieme di cosa si tratta e quali possono essere definiti “pesci azzurri”.

Il pesce azzurro: cos’è, quali sono le sue proprietà e quali sono le specie che rientrano nella categoria del pesce azzurro

 

Innanzitutto, il pesce azzurro non è una specie o un determinato pesce scientificamente definito, ma la definizione arriva dal commercio, per differenziare quei pesci, di diverse specie, forme e dimensioni, che rientrano tuttavia in una categoria comune, caratterizzata dal ventre di colore argenteo e dal dorso con riflessi blu scuro o verdi-argentei.

Le altre caratteristiche del salmone azzurro comprendono il non avere squame e l’essere davvero molto ricchi di grassi saturi Omega 3, i grassi buoni per l’organismo, così come di oli molto digeribili per l’intestino umano.

L’unico inconveniente del pesce azzurro è l’essere soggetto all’Anisachis, e cioè il parassita che colpisce questo tipo di pesce. L’Anisachis è una sorta di verme che si annida nello stomaco del pesce e che diventa pericoloso per l’uomo se questi mangia pesce azzurro crudo (a meno che questo non sia stato abbattuto per almeno 24 ore a -25 gradi). Attenzione quindi a sardine, tono, merluzzo, acciughe, pesce sciabola, scombro e lampuga: sono infatti questi i pesci azzurri più soggetti al parassita.

Ciò che ha di bello il pesce azzurro, soprattutto nella zona in cui viviamo, è che di molta facile reperibilità nel Mar Mediterraneo, e per questo per il rapporto qualità-prezzo è sempre tra i migliori sul mercato.

Ecco quindi la lista del pesce azzurro:

- l’acciuga o alice

- la sardina (dalla carne tenera e gustosa)

- lo sgombro (con carne più scura e saporita, ottimo con le cipolle)

- l’aringa

- la palamita (simile allo sgombro)

- il pesce spada

- il tonno

- la lampuga

- il palombo

- l’alletterato

- la spatola (o pesce sciabola)

- l’aguglia

- lo spratto (o papalina)

- la costardella

- il suro

- il lanzardo

- l’alaccia

Tra questi possiamo però tranquillamente aggiungere il salmone: non avrà il colore tipico azzurro, ma la sua ricchezza di Omega 3 lo rende altrettanto appetibile.

 

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L’igiene orale dei bambini

Venerdì, 09 Giugno 2017 07:53

Come per gli adulti, una corretta igiene orale significa anche per i bambini prevenzione delle carie e dei problemi dei denti e della bocca che, se trascurati o trattati male, potrebbero trasformarsi in qualcosa di più serio. Non è quindi mai troppo presto per cominciare: già quando spuntano i primi dentini (anzi, già dal primissimo!) sarebbe bene cominciare con la pulizia del cavo orale, seguendo regole adatte anche ai più piccoli.

Perché non bisogna pensare che, dal momento che i denti dei bambini sono da latte e provvisori, non siano importanti come i denti definitivi: lo sono altrettanto, e se i batteri non vengono eliminati sin dai primi anni questi si depositeranno nel cavo orale diventando un pericolo anche per i denti permanenti. Non solo: le carie dei denti da latte possono portare alla loro caduta, e questa caduta può causare modificazione degli spazi tra i denti che inficeranno anche la crescita dei denti “da grandi”.

Ma scopriamo insieme tutto ciò che c’è da sapere sull’igiene orale dei bambini, per conoscerla a fondo e assicurare ai nostri figli le giuste cure preventive quotidiane.

L’igiene orale dei bambini: tutto ciò che c’è da sapere sull’igiene orale dei più piccoli, primo passo della prevenzione delle carie per il benessere dei denti

Si parla sempre di carie, quando si parla di ciò che l’igiene orale previene, e un motivo c’è. Le carie sono infatti alla base della maggior parte dei problemi orali, e prevenirle significa quindi prendere la strada giusta verso il benessere dei denti.

Questo benessere dei denti è spesso causato, in ogni caso, anche dalla scorretta alimentazione del bambino. Troppi zuccheri (quelli delle merendine, delle bibite, dei succhi e dei biscotti nel latte); troppi dolci e spuntini durante la giornata (che impediscono alla saliva di ripristinare il suo pH naturale; la giusta quantità di cibo durante il giorno dovrebbe essere di tre pasti principali e due spuntini, lontani tra loro); cattiva alimentazione in generale (bisognerebbe puntare, invece, su tanta frutta e verdura, cereali integrai senza glutine, pochissimi latticini e pochissima carne rossa, molto pesce, legumi e frutta secca; e, soprattutto, la regola è variare, non fossilizzandosi sui soliti cibi)... Tutto questo provoca placca, e la placca provoca carie.

La placca è infatti molto corrosiva, si deposita sui denti e i batteri presenti in essa producono acidi che erodono i denti. Quindi la cosa importante è sempre eliminare questa placca, e bisogna iniziare a farlo sin da subito, spazzolando noi i denti dei bambini quando sono molto piccoli (fino ai 24 mesi, con spazzolini appositi, molto morbidi, che massaggiano anche le gengive; noi utilizziamo questo, ad esempio, che contiene anche uno spazzolino da dito perfetto per chi fa fatica) e educandoli poi ad una corretta igiene orale in maniera naturale e quotidiana (gli stessi spazzolini di prima vanno bene, per i primi tempi). Rendetelo un po’ un gioco, inizialmente, e trasformatelo quindi in un rito (da eseguire la mattina, la sera e dopo ogni pasto) che unisce tutta la famiglia!

Anche gli strumenti sono molto importanti. Per incentivare il bambino ad “appassionarsi” al lavaggio dei denti lasciate che sia lui a scegliere il suo spazzolino, guidandolo comunque verso uno che sia fatto apposta per la sua età. Non è possibile, infatti, utilizzare gli strumenti dei grandi, poiché non sono adattati alla forma della loro bocca, più piccola e naturalmente diversa dalla nostra. Sceglietene quindi uno indicato per la giusta età. La testina sarà più piccola delle nostre, le setole saranno super soft e arrotondate e il manico sarà ergonomico per far sì che non facciano fatica.

Meglio evitare, quando i bimbi sono piccoli, gli spazzolini elettrici: prima è necessario che acquisiscano una manualità più precisa, altrimenti rischiano di graffiarsi o di rovinare lo smalto dei denti perché non sono ancora specializzati nei movimenti corretti.

Anche per il dentifricio affidatevi ai dentifrici specificamente indicati per bambini (questo di Weleda è assolutamente ottimo!). Fino ai sei anni sceglietene quindi uno con un contenuto di fluoro pari o inferiore a 500 ppm; superata quell’età, invece, potete utilizzare lo stesso che usate voi. Guardate poi gli ingredienti e preferite sempre prodotti con un solo conservante e senza coloranti, e che non abbiano gusti troppo “attraenti” (per evitare il pericolo di ingestione).

Una volta che siete a posto con gli strumenti del mestiere, è ora di insegnare ai bambini come spazzolarsi i denti nella maniera corretta (già verso i tre o quattro anni). La tecnica? Eccola!

Tenete lo spazzolino inclinato di circa 45 gradi rispetto al dente, verso la gengiva; muovetelo sempre dalla gengiva verso il dente con movimenti vibratori e leggera pressione (mai dal dente verso la gengiva); tenete lo spazzolino in posizione verticale quando pulite la superficie interna dei denti anteriori; e infine spazzolate avanti e indietro la superficie masticatoria dei denti più posteriori.

E mi raccomando, spazzolate per il giusto tempo: due minuti sono perfetti. E per rendere la cosa più interessante, tenete una clessidra a portata di mano!

Se avete bisogno di altre informazioni, vi consigliamo un sito davvero utile, semplice e affidabile: Il dentista dei bambini, il sito ufficiale della rete nazionale di odontoiatria pediatrica. 

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Recentemente abbiamo letto un articolo sul blog Sacra Parental: si parlava del fatto che una recente ricerca abbia messo al primo posto tra i valori per i genitori queste tre cose: dire sempre per favore e grazie; rispettare i più anziani; avere delle buone maniere a tavola.

Ma come? Veramente? Se lo è chiesto l’autrice del blog e ce lo chiediamo anche noi. Sono davvero questi i valori delle famiglie di oggi? Non che siano cattivi valori, anzi. Ma dove sono finiti quelli più veri e profondi?

Una lista di valori imprescindibili in famiglia: perché creare una lista delle cose importanti per la nostra famiglia fa bene al cuore e alla crescita dei nostri figli

Che le buone maniere a tavola, il rispetto verso i più grandi e il “per favore” e il “grazie” siano importanti è verità assoluta. Ma definirli valori di una famiglia, beh, non è propriamente giusto. Perché più che valori sono buone abitudini.

Secondo noi i valori sono altro. Sono il rispetto verso l’altro (non solo “il più grande”), sono la gratitudine, l’amore, l’affetto, la gentilezza, l’amore per la natura, l’espressione delle emozioni, la verità...

Ogni famiglia naturalmente è differente, e ogni genitore basa l’educazione sui valori che più lo rispecchiano e lo rappresentano. Vi siete mai chiesti, quindi, quali siano i vostri, di valori?

Un esercizio molto utile da fare in questo senso è provare a pensare, anche tutti insieme, a questi valori, restringendo poi il campo ai tre più importanti (utilizzando quindi quella ricerca come spunto per qualcosa di un pochino più profondo).

Potrebbero saltare fuori la compassione, l’empatia, il rispetto per l’altro, la gentilezza, la sostenibilità, l’amore per la natura, l’amore per le altre culture, l’amore per la lettura, il non avere mai pregiudizi, l’educazione, il senso profondo di famiglia, l’indipendenza, il prendersi cura dell’altro, il prendersi cura di se stessi, il prendersi le proprie responsabilità, il non essere troppo attaccati alle cose materiali, il rispetto degli errori propri ed altrui, la gioia di vivere, la saggezza...

I valori che ci spingono sono infatti moltissimi. Ma la domanda che dobbiamo farci è: quali sono i tre più importanti per noi? Quali sono quelli che potremmo ritenere i “tesori” della nostra famiglia, della nostra vita? Quali sono le tre cose che voglio insegnare ai miei figli, le tre cose che voglio che imparino anche attraverso il nostro esempio di genitori?

Dopo avere quindi scelto i tre valori più importanti, cerchiamo di nominarli sempre in casa. Scriviamoli. Facciamo un quadretto. E soprattutto seguiamoli.

Insegniamo quindi con il buon esempio ai nostri figli cosa significa essere generosi, empatici, rispettosi, grati e tutte quelle cose che rispecchiano e seguono i valori che abbiamo scelto per la nostra famiglia.

Come? Dicendolo sempre, complimentandoci quando agiamo o agiscono secondo uno di questi valori, inserendo le parole nelle nostre preghiere (“fa’ che siamo sempre generosi, compassionevoli, empatici, amorevoli....”), ricordando nel momento della buonanotte i momenti che hanno caratterizzato la giornata e che sono stati in linea con i nostri valori... Insomma, rendiamoli quotidiani, normali, in maniera astratta (parlandone) ma anche in maniera concreta, rendendoci conto tutti insieme di cosa significa vivere secondo dati valori.

Abituiamoci, e abituiamo i nostri figli a questi valori. In modo che crescendo li considerino davvero un'abitudine. E cioè qualcosa che è giusto che ci sia, perché è così. Perché è "normale"!

 

Non ci stancheremo mai di dirlo: il gioco all’aria aperta, in estate o in inverno, con il sole, con la pioggia o con la neve, è quanto di più sano possiamo regalare ai nostri bambini. Lo dice sir Kenneth Robinson, ma lo ribadisce anche il buonsenso: i nostri bambini passano troppo tempo seduti e chiusi in ambienti con quattro pareti, quando per loro natura dovrebbero stare il più possibile fuori a giocare, esplorare e fare esperienze dirette.

Detto questo, a ribadire l’importanza del concetto ci ha pensato una recente ricerca britannica, che ha sottolineato la relazione tra aria aperta e intelligenza. In poche parole: più i bambini si arrampicano sugli alberi e si sporcano nelle pozzanghere, più la loro mente è stimolata e quindi l’intelligenza sviluppata; più passano il tempo davanti ai loro device tecnologici, più questa intelligenza si assopisce.

L’intelligenza passa dalle pozzanghere di fango: una ricerca sottolinea come i bambini che passano più tempo all’aria aperta siano più intelligenti di quelli che passano le ore davanti al tablet

Il pericolo di smartphone e tablet è davvero reale: l’abbiamo detto e lo ribadiamo. Il consiglio è sempre quello di utilizzare quindi tutto con moderazione, senza stigmatizzare nulla ma senza nemmeno fare della tecnologia il punto fermo della nostra vita (né di quella dei nostri figli). Detto questo, a confermare il pericolo (o quantomeno a confermare la non propriamente salubrità dell’abitudine a dare in mano tutti i giorni e per troppe ore i telefonini ai nostri bambini) ci pensa una ricerca, che ha messo in relazione le ore passate al chiuso e quelle passate all’aperto con l’intelligenza.

Gli studiosi hanno preso in considerazione 12000 famiglie con bambini tra i 5 e i 12 anni. Il risultato? I bambini presi ad esempio passano in media mezz’ora al giorno a giocare all’aperto. Questa è una media: significa che c’è chi passa molte più ore fuori e chi invece quasi tutta la giornata la passa al chiuso.

Negli Stati Uniti, ad esempio, il 50% dei bambini in età prescolare esce fuori solo alcuni giorni a settimana. Nel Regno Unito addirittura il 64% dei bambini gioca all’aperto meno di una volta a settimana, e il 20% del totale non si è mai arrampicato su un albero.

Mai. Arrampicato. Su. Un. Albero.

Fa spavento, sì. Ma se ci pensiamo la nostra vita ci porta proprio a questo: a rinchiuderci in casa, a scuola e in ufficio senza renderci conto che non passiamo più un attimo all’aria aperta. Meglio però rendersi conto della cosa: bisogna cambiare rotta.

Anche perché passare del tempo all’aperto non significa solo giocare, ma crescere, ed è per questo che i bambini che spendono più tempo fuori sono più intelligenti. Perché? Basta guardare i fatti. Un bambino su dieci non sa andare in bicicletta. La maggior parte dei bambini non conosce palla avvelenata. Non sanno arrampicarsi sugli alberi. Non hanno mai saltato nelle pozzanghere senza la paura di venire sgridati, in maniera spensierata. Non hanno mai toccato un insetto.

Tutte queste sono però attività che portano all’indipendenza, alla scoperta concreta e personale del mondo, alla capacità di risolvere problemi, alla stimolazione della creatività. Allo sviluppo fisico ed emotivo completo, insomma. E uno sviluppo psicofisico completo (che non si acquisisce giocando sul tablet) porta ad essere più intelligenti. E ciò non significa secchioni o con buoni voti: significa essere esseri umani capaci di cavarsela nella vita.

Sara

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Cecilia

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