Il posto giusto

Giovedì, 05 Ottobre 2017 14:16

Cosa vuol dire "casa"? Qual è il posto giusto in cui stare? Cos'è che ci fa stare bene?

"Il posto giusto", il primo libro, edito da Carthusia, scritto in collaborazione con la Fondazione per l'Infanzia Ronald McDonald Italia (che si occupa di provvedere alle cure mediche e all'assistenza per bambini ospedalizzati e lontano da casa), parla proprio di questo: della nostra "casa", del luogo in cui ci sentiamo bene, mai soli. Ma questa casa è qualcosa di fisico? Forse no.

Il posto giusto: un libro per bambini per parlare dell'importanza degli affetti, nonostante la lontananza e nonostante le diversità

La storia, scritta da Beatrice Masini e illustrata da Simona Mulazzani, parla di Scoiattolo. Scoiattolo è un animaletto del bosco che si è appena risvegliato dopo il letargo, e si rende conto che la tana nell'albero che lo ha accolto per l'inverno non è affatto accogliente come credeva.

Decide quindi di intraprendere un viaggio nel bosco alla ricerca di una casa migliore, più bella, più calda e meno buia. Nella sua piccola avventura incontrerà Picchio, Tartaruga, Talpa e molti altri animaletti amici. Ognuno di loro ha la sua bella casetta, chi a terra chi in aria, chi al buio chi alla luce, chi al caldo chi al fresco. Ognuna di queste case, tuttavia, non sembra fare al caso di scoiattolo, che sta cercando proprio la perfezione.

Ma se la perfezione non esiste, e se nulla lo soddisfa, allora perché non costruire da zero una casa tutta per lui? Anzi, tutta per loro: già, perché scoiattolo alla fine non costruisce la sua casa solo per lui, ma per tutti i suoi amici, che andando a vivere con lui formano così una bellissima, grande famiglia. E qual è la casa? “Un grande albero con radici profonde e rami larghi e lunghi”: quale metafora migliore per parlare di famiglia?

Il messaggio è chiaro: la "casa" è dove stai bene, dove ci sono i tuoi affetti. Il posto giusto è il luogo in cui si possa stare tutti insieme. Non importano le differenze, non importa se prima si era lontani (e qui, forse, il libro può andare in aiuto alle famiglie adottive con bimbi di etnie differenti dalla loro! L'albero che accoglie tutti ha radici profonde, nonostante le differenze che ci sono tra gli animali).

La vocetta dentro di lui diceva a Scoiattolo che sarebbe stato meglio da solo. Che ogni casa andava bene. Che non c'era bisogno di sforzarsi tanto per trovare il posto giusto. Ma Scoiattolo non cede: si impegna (e questo è importantissimo), progetta, costruisce, e alla fine riunisce tutti, ognuno con le sue richieste e le sue differenze, e soprattutto si impegna ad aprirsi a cose nuove, non fossilizzandosi sul "vecchio".

Insomma: questo libro dà veramente mille spunti, perché parla di casa, di differenze, di sofferenza, di solitudine, di gioia, di amore, di famiglie allargate, di famiglie atipiche. Ognuno può trovarci un senso e una morale, e leggerlo con i bambini all'infinito ci darà infinite occasioni di riflessione!

Sara Polotti

Le neomamma spesso non chiedono aiuto. Oppure lo chiedono, ma si sentono (erroneamente) in colpa. Le loro giornate vengono stravolte, si sentono sopraffatte, ma sanno cavarsela e vuoi per la società, vuoi perché sono davvero forti, vuoi per orgoglio, vuoi perché si sentono in colpa o hanno timore, chiedere un aiutino può non rientrare nelle loro corde.

A volte non sappiamo che fare. Soprattutto i neopapà, anche loro stravolti ma volenterosi di dare una mano in più, anche quando le compagne sembrano non volerla. È giusto: è un atto d’amore, aiutare il proprio partner. Basta quindi mettere da parte per un attimo l’orgoglio o il fastidio del sentirsi “inutili” quando vorremmo fare per loro il mondo, rimboccarsi le maniche e fare lo stesso ciò di cui hanno bisogno le mamme! Anche senza che lo chiedano, in maniera dolce, delicata e per nulla invadente.

Come aiutare una neomamma (anche quando non chiede nulla): come dimostrare il proprio amore anche quando l’orgoglio della nuova mamma respingerebbe ogni aiuto

Iniziamo con il fare attenzione a lei, e non solo al nuovo bambino. È normale che i bebè prendano la nostra attenzione, sono bellissimi e perfetti e soprattutto sono la novità della famiglia. Ma esistono anche le mamme, che stanno facendo tutto, quindi prima di salutare il piccolo a volte basta un semplice “ciao! Come stai?” detto prima alla mamma per farla sentire di nuovo coccolata e considerata.

Allo stesso modo, facciamo in modo che sappiano quanto le stimiamo per quanto stanno facendo. Un post-it che dice “sei bravissima! Sei fortissima!” sullo specchio del bagno; un sms a metà giornata con le considerazioni più dolci; il parlarle apertamente di quanto siamo fieri della forza, dell’impegno e dell’amore che ci mette: tutti segni piccoli ma che a volte quando la stanchezza ti assale ti sanno salvare la giornata. Non solo da parte dei compagni: perché non mandare questo sms alla tua amica che ha appena avuto la sua prima figlia? Perché non mandarlo a tua nuora?

I partner, poi, conosceranno certamente benissimo le abitudini e gli sfizi delle loro compagne. Questi sfizi possono essere difficilissimi da togliersi quando una donna diventa mamma. Può essere la colazione lenta e coccolosa, un bagno la sera prima di dormire, quel dolcetto a metà pomeriggio, la passeggiata energizzante di venti minuti attorno a casa… Ognuna ha il suo rituale, più o meno proibito, più o meno sano. Papà, amici, preparate questo sfizio: loro non hanno più il tempo e l’energia per farlo, e farlo trovare loro pronto sarà un gesto d’amore davvero immenso!

Soprattutto gli amici e i familiari, più che il partner (dato che il papà è tanto coinvolto quanto la mamma nella crescita del bambino, e lo sappiamo - quindi a volte i complimenti dovrebbero essere reciproci!), hanno spesso la tendenza a fare domande-cliché alle mamme. È normale. Viene da chiedere, anche un po’ per fare conversazione: “è bravo?”; “è buono?”; “Dorme tutta la notte?”; “Ma piange molto?”; “Si sta già staccando dalla tetta?”. Tutte domande che implicano in qualche modo una risposta “giusta" o “sbagliata” secondo la società.

Un regalo da fare quindi alla neomamma (una delle “cose da fare per una neomamma” del titolo”) è quindi NON fare queste domande. Sembrano innocue, ma implicano un po’ di giudizio, anche se noi non lo facciamo con l’intento di giudicare: se piange “troppo”, se dorme “troppo poco”, se ancora “preferisce la tetta” molti giudicano negativamente, quando in realtà ogni mamma sa ciò che è più giusto per suo figlio. Sono le domande della famosa Zia Ignazia, e evitarle è davvero un bel gesto.

Infine, tra le cose da fare per una neomamma che non chiede mai nulla, c’è il fare. Esatto: il “fare”. Sappiamo che lei non chiederà ma che avrà bisogno di fare la spesa, buttare la spazzatura, comprare il regalo per la sua amica, ritirare la posta, comprare i pannolini, prenotare la vacanza? Facciamolo noi. Depennare anche solo una delle cose della lista la alleggerirà, e se la sua amica arriverà a trovarla con la posta ritirata sarà un regalone; se il partner deciderà di portarsi avanti e dare da mangiare al gatto al posto suo, sarà un regalone; se la suocera, sapendo che i pannolini stanno finendo, sale a trovare mamma e papà con un pacco di nuovi pannolini, sarà un regalone!

Giulia Mandrino

L’arrivo di un fratellino è sempre un momento davvero delicato in una famiglia. Gli equilibri cambiano, inevitabilmente, e oltre al fatto scontato che le abitudini dovranno aggiustarsi per accogliere un nuovo essere umano in casa, si aggiunge quasi sempre il timore che il fratellino più grande ne risenta, sentendosi geloso o, al contrario, troppo protettivo nei confronti del nuovo arrivato (anche se in questo caso accade più quando il bimbo è già un pochino cresciuto).

Mamma e papà si ritrovano così con un piccolo stress aggiuntivo: oltre alla fatica di occuparsi di un neonato, si aggiunge infatti quella del giostrarsi tra le due esigenze, quella del nuovo arrivato che ha bisogno di continue cure e quella del bimbo (o dei bimbi) più grandi, che aggiungono alle solite attenzioni quella più delicata del “non sentirsi messi da parte”. Dopo quindi avere preparato i fratelli maggiori all'arrivo del fratellino, ecco il momento concreto, che mette alla prova tutta la famiglia.

Per raggiungere sin da subito l’armonia vi proponiamo quindi questi semplici suggerimenti che faranno sì che i nuovi aggiustamenti e i nuovi equilibri possano essere più leggeri per tutti.

L'arrivo di un fratellino, qualche consiglio per viverlo in armonia: come gestire serenamente l’arrivo di un nuovo fratellino dando qualche semplice attenzione più ai bimbi più grandi

Per prima cosa, i fratelli maggiori dovranno subito capire che questa nuova creatura ha bisogno di attenzioni speciali, perché senza cure di mamma e papà non può sopravvivere. Allo stesso tempo però, attraverso un gesto molto semplice, possiamo fare capire loro che non li metteremo in secondo piano: mentre allattiamo il nuovo nato, quindi, prendiamo sulle gambe o affianchiamoci al bimbo più grande e leggiamo una storia insieme. È un’attività semplice, non impegnativa come il gioco, che rilassa noi e coinvolge loro in un momento che penserebbero riservato solo al fratellino.

Un altro suggerimento è quello di coinvolgere i bimbi grandi nelle faccende di casa: renderli partecipi significa fare loro capire che anche se in questo momento siamo presi dal nuovo nato, loro sono insostituibili e indispensabili per la famiglia, e che il loro aiuto è molto importante. Lasciamogli quindi piegare i panni stesi, lavare i piatti insieme a papà, aiutare a cucinare e fare tutte quelle piccole faccende di cui riescono ad occuparsi.

È scontato dirlo, ma anche passare del tempo insieme è fondamentale. Non solo in casa, ma anche fuori, che sia estate o inverno. Usciamo quindi con il passeggino, andiamo al parco o in un luogo tranquillo e mentre il piccolo fa un pisolino giochiamo un po’ con il grande.

Non sempre però è possibile dedicare tutto questo tempo ai bambini più grandi quando il piccolo è appena nato, e lo sappiamo bene. Può essere che sviluppi qualche malanno e che quindi ci prenda più attenzione di quanta già ne occorre, può essere che noi stesse non ci sentiamo proprio bene. Insomma, le variabili sono tante, e non dobbiamo sentirci in colpa. In questo caso, assicuriamoci però che i fratelli maggiori abbiano la compagnia di cui hanno bisogno: i nonni, gli amichetti, i cugini, gli zii… Avere qualcuno attorno che ci sgravi per un attimo non è peccato, e così assicureremo ai nostri figli grandi l’attenzione che noi in quel momento transitorio non siamo in grado di offrirgli.

Un altro consiglio semplice ma efficace è quello di creare in casa, in cameretta o in salotto, un angolo nel quale possiamo prenderci cura del neonato e allo stesso tempo giocare o fare compagnia ai fratellini più grandi. Basta una sedia a dondolo accanto all’angolo dei giochi, oppure una seggiolina un po’ più comoda al tavolino dei disegni, sulle quali possiamo accomodarci con il nuovo bimbo mentre disegniamo o giochiamo con i grandi.

Infine, non buttiamoci giù se la situazione è più stressata del solito. È normale, ed è normale provare molta negatività. Questa negatività spesso ricade sui figli più grandi, con i quali ce la prendiamo volenti o nolenti. Il trucco è quello di esserne consapevoli e di cercare di aggiustare il tiro attraverso piccoli ma significativi gesti: ogni giorno, nonostante i momenti “no”, impegniamoci a fare i complimenti ai fratelli maggiori per ciò che fanno di positivo, lodandoli e facendoli sentire appagati. È un esercizio che richiede un po’ di sforzo ma che ripaga molto, sia loro che noi: noi perché in questo modo prenderemo l’abitudine di guardare anche alle cose positive nelle giornate negative, e loro perché raccoglieranno queste frasi positive che li sproneranno a fare meglio, spingendoli alla positività piuttosto che all’aggressività, alla gelosia, al nervosismo e alla negatività.

Giulia Mandrino

Santa pazienza

Mercoledì, 04 Ottobre 2017 08:31

 

Chi di noi mamme non lo ha mai detto!?! Santa pazienza! La pazienza è arrivata al limite! Faresti perdere la pazienza ai Santi! Storie di vita vissuta…perché i bambini, si sa, nel farci perdere le staffe sono davvero maestri. Io me li immagino in fila in cielo, pronti per scendere dentro le nostre pance. Davanti a loro un omone con la barba bianca che gli fa una punturina e sulla fiala c’è scritto “attivatore rompicoglionite”.

I miei figli, lo dico senza peli sulla lingua, sono dei rompiballe da guinness. Hanno la capacità di far scendere i Cristi dalle croci che in confronto Marcellino Pane e Vino era un pivello. Certe volte mi chiedo se sono io ad avere realmente poca pazienza, forse non sono in grado di gestire alti livelli di stress, ma se poi ripenso alle cose che fanno, a come le fanno o a quando le fanno, mi dico che no, non sono io. Sono loro! Ma sono bambini suvvia, direte voi! Certo…sono bambini. Ma a volte mi viene il dubbio di stare dentro a un mio personale Truman Show…ripetitivo, strano e balordo. Un esempio. Torniamo a casa dopo averli ripresi da scuola.

Abitiamo a circa 2 minuti di macchina dalle scuole che frequentano, potrebbero fare merenda a casa. Ma loro no. Io devo farmi trovare fuori dal cancello con la merenda in mano, perché LORO HANNO FAMEEE!! E ci sta…pranzano presto, stanno nel periodo della crescita, cosa mi costerà mai portarmela appresso, ecc ecc. Volendo sorvolare sul fatto che la mia macchina è una specie di mondezzaio, ma ci sta, nei pochi metri che ci separano da casa i miei pargoli consumano la tanto desiderata merenda. E mentre io guido, mi chiedono l’acqua… “bimbi sto guidando, adesso arriviamo a casa su…un attimo di pazienza”…MA NOI ABBIAMO SETEEEEEE!!!! Ora, questa scena non si ripete una volta ogni tanto.

Questa scena si ripete ogni santo giorno che nostro Signore ha fatto. E voi direte…perché non lasci loro una bottiglietta di acqua? AHAHAAHAHAHAHAHHA! La sentite la mia risata isterica? Già fatto mie care mamme…e volete sapere cosa succede? La mia ottenne svita il tappo, io rallento, lei beve. Passa la bottiglia al treenne, già aperta, lui poggia la merenda sul sedile, la merenda cade, lui rosica, si abbassa per cercare di prenderla e svuota la bottiglia. Inizia a piangere, urlando che adesso non ha più né acqua né merenda, io inizio a sudare, pijo una buca, bestemmio e semo arrivati a casa. E allora scendo dalla macchina, faccio scendere loro, riacchiappo bottiglia mezza vuota e resti di merenda spiaccicata, prendo i millanta giacchetti, gli zaini, la mia borsa, le chiavi, i lavoretti fatti a scuola con chili di porporina, il telefono in bocca e loro correndo davanti a me gridano MAMMA SBRIGATI!!

Arriviamo al portone, io bofonchio “Ele m aiti d aprir (col telefono in bocca non si parla granchè bene) e lei, saccente, con in mano solo l’ultimo pezzetto di panino, mi fa SI PERO’ MAMMA DEVI TENERMI LA MERENDA, NON E’ CHE POSSO FARE TUTTO IO!... La guardo con occhi da cerbiatta, ingoio un vaffanculo e apro io. E appena entriamo, la prima cosa che fa mio figlio (ma mica da poco eh…da quando cammina!) si arrampica alla ringhiera rischiando la morte ogni santo pomeriggio. Io urlo, lui non scende. Urlo di nuovo, non scende. Faccio uscire Satana, e allora scende. Mi guarda sornione e mi dice MAMMA STAI CALMA, IO SONO GRANDE NON CADO... E una volta dentro casa, iniziano a correre come criceti sulla ruota.

E chiedono! MAMMA MI PRENDI! MAMMA MI FAI! MA QUANDO CENIAMO? MI SCARICHI UN GIOCO? POSSO AVERE UN CIOCCOLATO? Iniziano mille cose, ma la sensazione è che non si soffermino su niente. Ecco io, in una situazione del genere, dove veramente Il giorno della marmotta me fa na pippa al cubo, tendo leggerissimamente a perdere il controllo. Perché io a 8 anni caricavo la lavastoviglie e badavo a mia sorella, quindi quando vedo lei, la principessa sul pisello, che non chiude nemmeno lo sportello della macchina…il crimine si, un po’ mi sale. E ma è colpa tua, l’hai viziata…AHAHAHAHAHAHAAHAAHAH! La sentite di nuovo la risata isterica??? Non vi rispondo nemmeno. Il problema è che noi genitori siamo taaanto stanchi…ma i ragazzini di oggi (si, di oggi…perché non mi venite a raccontare che questa generazione è uguale alla nostra perché veramente mi parte la ciavatta) sono anche taaaanto furbi.

E nel loro essere multitasking, spesso perdono di vista le piccole cose importanti. Come cedere il passo, parlare aspettando il proprio turno, smorzare quell’egocentrismo che tanto li denota. E nel turbinio di nozioni, e cose da fare, vedere, sentire, scaricare, raccontare…perdono la rotta. E sono spesso loro, ahimè, a non avere pazienza. È la generazione del tutto e subito, della mancanza dell’attesa, una generazione che corre, incespica, si rialza e nel frattempo lo posta su facebook, twitter e instagram. E allora noi, generazione di bradipi, che siamo cresciuti nella lentezza infinita di giornate trascorse a fissare farfalle, a perderci incantati guardando le luci dell’albero di natale.

Noi. Così diversi da questi figli, e così terribilmente indietro rispetto a loro. A noi soli spetta il compito di insegnar loro ad avere pazienza. E la capacità di essere pazienti, di non pretendere le cose senza una giusta attesa, di saper aspettare per meglio gustare quel desiderio…che può essere una caramella, o un gioco, o un sogno immenso…quella capacità, si ottiene solo con la lentezza. Se noi per primi non smettiamo di correre (appresso a cosa poi chissà…ancora lo devo scoprire), nemmeno i nostri figli potranno impedirsi di vivere in una costante bramosia. Rallentare, respirare, fermarsi. Contare a dieci, cento, mille. Prendersi per mano, guardarsi negli occhi, abbracciarsi e baciarsi, come se fosse l’ultimo minuto da vivere. E poi ricominciare. Lentamente. Perché questa vita corre troppo, davvero troppo. E i nostri figli, hanno bisogno di scoprire la bellezza e la meraviglia dell’attesa. Nei piccoli gesti del quotidiano, come nei momenti di vita importanti e cruciali.

Saper aspettare, sognando il momento in cui otterranno ciò che tanto desiderano. Questo auguro ai miei figli. Una vita fatta di lunghi intensi momenti di meravigliosa e lentissima attesa. Nasini appiccati ai vetri aspettando che smetta di piovere, mentre piccole dita inseguono le gocce d’acqua che scivolano sui vetri. 

Cinzia Derosas

www.pazzamentemamma.com

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L’esperimento dell’oceano in bottiglia

Mercoledì, 04 Ottobre 2017 07:14

(Leap Frog)

Gli esperimenti che coniugano scienza, arte e divertimento ci piacciono sempre tantissimo. Ricordate, ad esempio, la lava lamp, il tornado in barattolo o i cristalli di neve?

Stavolta quello che vi proponiamo è un esperimento perfetto da provare in settembre, alla fine dell’estate, perché permette di ricreare un mare in bottiglia, in miniatura, affascinante e divertente. Tutto ciò che serve è la voglia di sperimentare e qualche ingrediente semplicissimo da trovare.

L’esperimento dell’oceano in bottiglia: come ricreare il mare in un contenitore per studiare le sfumature del blu e appassionarsi all’acqua

Il principio di realizzazione di questo oceano in bottiglia si fonda sul semplice fatto che acqua e olio non si mescolano: avendo pesi specifici diversi, l’uno galleggia sull’altra e si creano così effetti strabilianti. In primis possiamo quindi spiegare questo fatto scientifico ai bambini, che vedranno concretamente come accade.

Ecco gli ingredienti e gli strumenti di cui avremo bisogno per realizzare l’oceano in bottiglia:

- Una bottiglia di plastica di almeno 1 litro di capienza (perfette sono quelle del collutorio con la chiusura sicura per i bambini: ci sarà meno rischio che la aprano una volta pronto l’esperimento)

- Un imbuto

- Acqua

- Olio di semi

- Colorante alimentare blu

Procedimento:

- Riempiamo di acqua del rubinetto la nostra bottiglia, riempiendola per circa 1/3. Aggiungiamo quindi qualche goccia di colorante alimentare blu.

- Agitiamo molto bene la bottiglia, in modo che il colorante si disciolga alla perfezione, aggiungendone se necessario per raggiungere il colore desiderato. Questa è un’operazione che piace moltissimo ai bambini!

- Infine, lasciando che i bambini si aiutino con l’imbuto per non schizzare e non sbrodolare (un’azione che li aiuta anche a sviluppare una buona coordinazione occhio-mano, come tutti i travasi!), riempiamo il resto della bottiglia con l’olio vegetale.

- Chiudiamo molto bene il tappo, quindi capovolgiamo a testa in giù la bottiglia e guardiamo il nostro oceano che prende forma! Si creeranno bolle, onde e movimenti super affascinanti, e il giallo dell’olio e l’azzurro del colorante si mischieranno creando un colore che ricorda moltissimo l’oceano in un giorno di sole abbagliante.

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(Happy Hooligans)

E se vogliamo completare il nostro oceano, possiamo tranquillamente aggiungere, inserendoli prima dell’acqua e dell’olio, delle conchiglie e dei pesciolini giocattolo.

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(Little bins for little hands)

E, dopo aver terminato l'esperimento e avere ammirato per un po' le fantastiche onde e i meravigliosi effetti, perché non rimanere per un attimo nel mood-oceano per imparare qualcosa di più? Prendiamo un bel libro (come ad esempio i "Gamberetti dispettosi" di Anna Vivarelli, "Animali dell'oceano" di Anton Poitier e Sophia Touliatou, "Il mio albo della natura - le creature dell'oceano" di Olivia Cosneau o "Gli animali degli oceani") e ascoltiamo tutto ciò che di interessante gli oceani hanno da offrirci!

Giulia Mandrino

7 spunti per l’arrampicata in casa

Martedì, 03 Ottobre 2017 13:41

Sono sempre di più i genitori che scelgono tra gli sport da proporre ai bambini l’arrampicata. Ed è un’ottima scelta: non basta più limitarsi al primo pensiero, e cioè all’”Oddio è pericoloso”. Perché in realtà ormai le palestre e le associazioni che si occupano di arrampicata e climbing sono molte, e tutte hanno sempre più corsi dedicati ai bambini.

L’arrampicata è uno sport che ai bambini piace istintivamente, e che altrettanto istintivamente riesce loro quasi sempre bene, poiché è un riflesso assolutamente umano quello di cercare appigli per non cadere. Con la giusta attrezzatura, i giusti insegnanti e le giuste messe in sicurezza, l’arrampicata diventa quindi uno sport davvero bello, che insegna ai bambini l’importanza della sicurezza e dell’attenzione e l’amore per la montagna, oltre che dare loro la possibilità di sviluppare competenze motorie e di coordinazione davvero preziose.

Se anche i vostri bambini sono quindi appassionati di arrampicata e climbing, potreste pensare di allestire in cameretta, in casa o in giardino delle strutture divertenti (ma che siano sicure e progettate ad arte!) per allenarsi e svagarsi.

7 spunti per l’arrampicata in casa: qualche idea per rendere le pareti da climbing e le strutture da allenamento un elemento di decoro per la cameretta o il giardino

- Partiamo dalla “semplice” parete attrezzata. Un’idea è quella di realizzarla proprio sulla parete dietro al letto, di modo che ci sia sempre il materasso ad attenuare eventuali cadute.

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(Pinterest)

- Sempre sopra il letto, bellissima è la rete “da parco giochi”, quella che troviamo sulle casette nei parchi, che qui diventerà uno strumento per allenarsi all’arrampicata in maniera diversa rispetto alle solite pareti attrezzate.

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(Apartment Therapy)

- Facciamoci aiutare da un falegname e realizziamo la parete su una vecchia tavola in legno pressato di recupero: ha un sapore molto nordico e basta dipingerla con disegni geometrici per renderla ancora più super scandi.

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(Growing Spaces)

- Sempre con l’aiuto di un falegname, possiamo realizzare una classica parete da arrampicata verticale a cui possiamo fare seguire la classica spalliera da palestra, messa in orizzontale sul soffitto: ai bambini piace moltissimo penzolare come scimmiette! E in più è un allenamento davvero duro e stimolante per la coordinazione.

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(Pinterest)

- Questa è davvero bellissima: è realizzata con più tagli del legno, quindi ancora più di recupero (i falegnami hanno moltissimi di questi scarti). Basta poi comprare in un negozio specializzato negli sport alpini gli appigli per mani e piedi e fissare le tavole ben salde al muro.

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(The created home)

- Se avete spazio in giardino, stupenda è la casetta dell’arrampicata, che comprende la parete attrezzata, la rete, la spalliera, la scaletta e gli anelli.

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(Home-front)

- Sempre in giardino, infine, una struttura semplicissima e diversissima dalle solite attrezzature per arrampicata. Una sorta di “jenga” gigantesco, però ben saldo e fissato, dal quale spuntano gradini utili alla risalita verso la cima.

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(Home DZine)

 Giulia Mandrino

A Milano, in via Francesco Nava 31, c’è l’ospedale Humanitas San Pio X. Qui, ogni anno, si svolge l’HumanitasMAMA, un evento presso il Punto Nascita gratuito dedicato alla salute in gravidanza e durante il post parto. Il 14 ottobre 2017 sarà quindi di nuovo ora di immergerci nella puericultura con gli operatori del San Pio X, che si dedicheranno alle mamme con talk show, visite gratuite, desk informativi, lezioni sulla prevenzione e consigli nutrizionali (il programma completo è su SanPioX.net.

E dove lasciamo i papà? Anche loro sono protagonisti della gravidanza e della crescita dei figli, no? L’hanno pensata alla stessa maniera gli organizzatori di HumanitasMAMA, che all’interno dell’evento hanno inserito il Papà Camp, alla sua seconda edizione.

Papà Camp, un laboratorio di puericultura dedicato ai maschi di casa: a Milano il 14 ottobre l’evento targato Humanitas San Pio X per coinvolgere i papà informandoli su gravidanza e puericultura

Come si cambia un pannolilno? Ma il bambino come cresce nella pancia? Cosa devo fare quando il bambino piange e non capisco qual è il problema? I seggiolini per l’auto sono tutti uguali o ce n’è qualcuno meglio di altri?

Le domande dei papà sono tante quante quelle delle mamme. Eppure spesso questi quesiti vengono snobbati, perché le risposte paiono scontate o perché sembra ancora strano che a farle siano dei papà, i maschi di casa, quelli che non devono chiedere mai niente. Eppure è sbagliatissimo relegarli al vecchio ruolo di padre assente nelle questioni di puericoltura: i papà non sono babysitter da sfruttare solo quando la mamma non c’è; un papà dovrebbe avere il lusso di poter accudire i figli tanto quanto la mamma, senza sentirsi fuori luogo!

Ecco perché HumanitasMAMA ha pensato ad uno spazio solo per loro. Uno spazio nel quale potersi confrontare, nel quale reperire tutte le informazioni necessarie e nel quale i papà possano capire che accudire i bambini non è solo un dovere, ma è un atto di amore consapevole.

Accanto alle attività per le mamme ecco allora che all’Open Day saranno presenti esperti che si metteranno a disposizione esclusiva dei papà, per dare loro tutte le informazioni più utili, necessarie e interessanti: come gestire il pianto del neonato, come cambiare il pannolino, come assicurare una corretta igiene, come portare i bimbi in automobile in tutta sicurezza… Tutto questo con l’obiettivo di mettere i papà nella condizione di vivere il loro ruolo di padri con consapevolezza e in maniera attiva.

Gli incontri per i papà nello specifico sono tre, e sono tutti gratuiti (basta iscriversi cliccando sui vari link):

La palestra dei papà, dalle 11 alle 12 oppure dalle 12.30 alle 13.30, nella quale i padri impareranno l’arte del bagnetto, del cambio pannolino, del calmare il pianto e dell’igiene.

Sicurezza in auto, corso tenuto da un neonatologo insieme ai formatori di Salvagente Italia, con tutte le informazioni per trasportare i bambini in automobile (http://www.mammapretaporter.it/lista/i-seggiolini-in-auto-da-1-a-10-anni-come-sceglierli) in modo sicuro, secondo tutte le norme vigenti nel nostro paese (un corso molto utile, dati i cambiamenti che avvengono ogni anno!).

Corso di massaggio neonatale, utilissimo perché non sono solo le mamme a poter eseguire questo pratico e rilassante massaggio ai propri bambini. Un momento di intimità unico, che i papà potranno scoprire e apprendere facilmente, ottenendo così uno strumento ideale per creare una connessione unica con i propri figli sin dai primi giorni di vita.

Dalle 10 alle 17.30 di sabato 14 ottobre, presso l’Humanitas San Pio X ci saranno dunque ginecologi, neonatologi, ostetriche, anestesisti e specialisti di vari campi che si metteranno a disposizione delle mamme e dei papà.

Giulia Mandrino 

Sviluppare un’intelligenza emotiva è semplice: basta capire che i bambini hanno bisogno di entrare in contatto con le loro emozioni, per comprenderle e per saperle sfruttare al meglio nella vita.

Per farlo ci sono diverse attività, che passano però prima di tutto dal dialogo e da un approccio aperto all’emozionalità di ognuno: i bambini devono essere stimolati sin da subito ad abbracciare le proprie emozioni, senza soffocarle, ma soprattutto devono essere abituati a capirle. Quando sono felici, quando sono tristi, quando sono arrabbiati, quando si sentono in colpa, quando sono nervosi, quando si intristiscono per lo stato d’animo e per le situazioni di qualcun altro… Abbracciando le loro emozioni e sapendole gestire svilupperanno infatti un’intelligenza diversa, che vista accanto a quella “normale”, accademica, e che gli tornerà utile nella vita tanto quanto questa.

Spesso i bambini provano in particolare un sentimento, durante l’infanzia: la rabbia. Una rabbia semplice, pacata, che però a volte esplode. Questa rabbia è dovuta al fatto che i bambini stanno capendo il mondo e a volte non riescono a coglierne appieno le sfumature e le regole, sentendosi quindi frustrati.

Le attività e i giochi emozionali, accanto al dialogo, diventano quindi uno strumento importante per fare capire loro che le arrabbiature fanno parte della vita, così come la non comprensione totale di ciò che ci accade, e che questi momenti si possono gestire, controllare e abbracciare, trasformandoli in un’opportunità.

Noi, per fare le cose per bene (ma in maniera divertente!), abbiamo deciso di raccogliere in una vecchia valigia tutti gli strumenti utili per affrontare i momenti di rabbia: i nostri bambini, quando sono arrabbiati, hanno imparato ad andare a prendere dallo scaffale la loro “valigia della rabbia”, per trasformare questo sentimento in qualcosa di costruttivo.

Un gioco per l’intelligenza emotiva: la valigia della rabbia, per gestire il nervoso e le arrabbiature nel momento in cui compaiono

La “valigia della rabbia” semplicemente raccoglie tutti quegli oggetti che stimolano un’attività riflessiva, e tutti i giochi relativi all’intelligenza emotiva.

Partiamo scegliendo una vecchia valigia, magari una di quelle vecchie in cartone che i nostri nonni hanno ancora in cantina. Pensano poco, sono piccole e ai bambini piacciono moltissimo. Su uno dei lati appiccichiamoci quindi un cartoncino con una scritta colorata: “la valigia della rabbia di …”.

Questa valigia della rabbia raccoglierà oggetti e giochi perfetti per accompagnare il bambino nella comprensione della rabbia e nel "sentire" rabbia, un'emozione legittima e utile quanto tutte le altre, come la gioia e la tristezza. Utilizzando la valigia si troverà in una sorta di bolla, un ambiente dedicato a questa emozione, che potrà ascoltare e sfogare senza fare del male a se stesso o agli altri.

Ecco perché il primo oggetto da inserire nella valigia potrà essere un bel cuscino, utile da prendere a pugni o da mettere a terra per creare il proprio angolino della rabbia (o, ancora, per urlarci dentro per sfogare del tutto il sentimento).

Prendiamo quindi per prima cosa le carte della rabbia, i cartoncini disegnati con attività che i bambini amano fare per abbracciare l'arrabbiatura o alleviare lo stress. È un gioco semplice: da una scatola o da un anello raccoglitore i bambini pescano o scelgono una delle carte e decidono di intraprendere l’attività scritta. Queste attività sono tutte calmanti o sfoganti e scelte proprio dal bambino: disegnare, tirare i pugni ad una porta, giocare con la pasta modellabile, fare un bagnetto, correre in giardino… Raccogliamole in una scatola e infiliamole nella nostra valigia.

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Il secondo “gioco” da introdurre in valigia sono le bolle dell’autocontrollo. Altro non sono che delle bolle di sapone etichettate come “dell’autocontrollo”. I bambini non devono giocarci normalmente, ma devono vincere la sfida: sono capaci di lasciare che le bolle scoppino da sole senza toccarle e senza scoppiarle con le mani o con il corpo? Ecco spiegato, piano piano, l’autocontrollo: se riusciamo a vincere questa sfida, allora possiamo provare a controllare tutte le emozioni e i nostri impulsi nei momenti non opportuni, per continuare poi a sfogarci o a urlare.

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Passiamo quindi al gioco dell’empatia, messo in una scatola e riposto in valigia. È un’attività molto semplice che però distrae il bambino, lo concentra, lo diverte e allo stesso tempo gli insegna a riconoscere le emozioni, quelle degli altri e le sue.

Infine, ecco la calming jar, il barattolo della calma. Costruirla è molto semplice e ai bambini piace molto. Lasciategiela sempre nei momenti di rabbia, iperattività, di emozione, e ogni qualvolta ci sia la necessità di calmarsi. Diventerà un punto di riferimento per il bambino, che apprezzerà sempre il senso di sicurezza che gli dona.

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 Non reprimiamo quindi la rabbia, ma lasciamo che i bambini la ascoltino e la accolgano, affrontandola come meglio credono e facendo capire loro, sempre, che non è mai un sentimento sbagliato, che loro non sono sbagliati, e che noi genitori ci saremo sempre per abbracciarli quando il momento passa (e anche mentre lo stanno vivendo, se vogliono!).

Giulia Mandrino

Come fare in casa l’olio di magnesio spray

Lunedì, 02 Ottobre 2017 08:55

Preparare in casa i propri prodotti di bellezza, igiene e cura della casa e della persona è sempre una buona idea. Per due motivi, principalmente: perché spesso riusciamo a risparmiare utilizzando ingredienti semplici e che troviamo in casa, e, soprattutto, perché in questo modo si ottengono preparati molto più sani e naturali senza i composti chimici e potenzialmente tossici che troviamo nei prodotti preconfezionati.

Conoscete l’olio di magnesio? L’olio di magnesio è uno spray che possiamo utilizzare su viso e corpo per ristabilire i livelli di questo minerale nel nostro organismo partendo dall’epidermide. E con pochi passaggi possiamo prepararlo a casa.

Come fare in casa l’olio di magnesio spray: la ricetta per uno spray corpo a base di magnesio per rimineralizzare il nostro organismo

Il magnesio è un minerale fondamentale per il nostro corpo. Il nostro organismo lo utilizza per il benessere delle ossa, della pelle, dei denti, dei muscoli, del sangue… Essenzialmente fa bene un po’ a tutto: riduce lo stress e lo stress ossidativo, aiuta a ristabilire il ritmo di sonno, mantiene i livelli ideali di pressione sanguigna, aiuta contro il mal di testa e le emicranie, equilibra i livelli di zucchero nel sangue, aiuta ad assimilare la vitamina D, rende la pelle più sana, tonica e luminosa e ha davvero mille altre funzioni. Insomma: avere una carenza di magnesio non fa proprio bene.

Un metodo per ristabilire i livelli di magnesio è quello di assumerlo attraverso la nostra alimentazione. Ne sono ricchi gli spinaci, le mandorle, i semi di zucca, lo yogurt, i fichi, i fagioli (soprattutto quelli neri), il cioccolato fondente e le banane.

Oppure possiamo preparare un'acqua a base di questo minerale da usare quotidianamente sulla cute, che è l’organo attraverso il quale mettiamo in contatto l’esterno con l’interno del nostro corpo.

Dopo aver preparato il nostro olio di magnesio spray possiamo quindi procedere con l’applicazione quotidiana. Basta spruzzarlo su viso e corpo una volta al giorno, dopo la doccia o prima di andare a dormire. Possiamo poi risciacquarlo dopo 15 minuti (oppure passarci sopra una crema idratante). Se lo mettiamo prima di andare a dormire è meglio: essendo leggermente appiccicoso, lasciandolo agire la notte non ne sentiremo l’iniziale fastidio e al mattino non avremo più nulla.

 

Ecco gli ingredienti:

- Mezza tazza di sali da bagno al magnesio in fiocchi

- Mezza tazza di acqua distillata

Ed ecco la ricetta:

In una pentola, facciamo bollire la nostra acqua distillata. Prendiamo quindi una ciotola in vetro, mettiamoci dentro i nostri fiocchi di magnesio e versiamoci sopra l’acqua distillata bollita. Mescoliamo molto bene, in modo da fare sciogliere tutti i fiocchi di magnesio. Se vogliamo, possiamo anche aggiungere una decina di gocce di olio essenziale di lavanda.

Dopo aver lasciato raffreddare il nostro mix, prendiamo una bottiglietta in vetro con beccuccio spray e versiamoci dentro l’acqua al magnesio.

Possiamo conservare la nostra bottiglietta fino a sei mesi, tenendola in bagno in un armadietto chiuso.

 

Idee stilose per misurare i bambini

Venerdì, 29 Settembre 2017 16:10

(Make history)

Certo che la buona vecchia matita sullo stipite della porta funziona. E, certo, è tenerissima e molto bella! Perché, però, non trovare un altro metodo alternativo che possa diventare anche occasione d’arredamento in cameretta o in casa?

Con un po’ di fantasia e manualità possiamo realizzare infatti dei righelli e degli strumenti di misura per immortalare le fasi di crescita dei nostri bambini, in uno stile nordico e scandinavo davvero imbattibile.

Idee stilose per misurare i bambini: i righelli più belli che arredano la casa e la cameretta e che ci aiutano a mantenere la memoria della crescita dei nostri bimbi

Partiamo con il classico righello in legno: un super righellone da realizzare partendo da una vecchia asse da falegname o da muratore (oppure, perché no, da un listello di parquet avanzato durante i lavori a casa!). Basta segnare con un bel pennarello nero le tacchette corrispondenti ai metri e ai centimetri. Sull’altro lato, poi, in un altro colore, segneremo via via la crescita dei nostri figli (differenziando per colore i fratelli!).

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(Fancy)

Molto simile, ma stavolta sfruttiamo gli stipiti delle porte e lo spessore delle pareti cieche come una volta. Basta dipingere la costa di una parete in un color legno e segnare, come sull’asse precedente, i centimetri e i metri.

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(Photo credit)

La pittura-lavagna è sempre una buona idea. Sulle pareti della camera, della cucina, del salotto… Oppure, come qui, possiamo dipingere con il nero-lavagna una vecchia asse in legno, disegnando poi con il gesso bianco le tacche e la crescita.

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(Etsy)

Se non abbiamo voglia di lavorarci troppo o se non abbiamo troppa manualità, un’altra buona idea sono gli sticker pre-disegnati da incollare alla parete. Sono semplicissimi da applicare e li possiamo trovare, in internet, di qualunque forma e tema: animali, circo, principesse, spazio, avventura… In base all’arredamento della cameretta, ecco un complemento d’arredo che decora, ma che allo stesso tempo torna molto utile.

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(Ebay)

Vi ricordate i vecchi righelli da 15 centimetri che usavamo in classe? Quelli grigi, logori ma a cui eravamo super affezionati. Con l’aiuto del falegname possiamo realizzarne uno in maxi-scala, con le stesse angolature e la stessa cunetta centrale (quella che ci aiutava a tenerlo fermo). Coloriamolo in grigio, oppure facciamolo realizzare in plexiglas trasparente!

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(Not on the high street)

Infine, un semplicissimo righello che possiamo realizzare in poco tempo e con poco materiale. Basta stampare (o disegnare, perché no? Ad acquerello starebbe benissimo) su un lungo foglio le tacche di misurazione, corredandole con disegni e decori. Dopodiché appendiamolo alla parete infilandolo in un appendino porta-pantaloni.

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(Make history)

Giulia Mandrino

Sara

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Cecilia

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