L’orecchio è una parte del corpo molto delicata e va trattata con cura e attenzione per preservarne lo stato di salute. I bambini sotto i due anni di età, inoltre, sono molto più soggetti degli adulti a sviluppare infiammazioni e disturbi dell’orecchio; allo stesso tempo, però, è difficile diagnosticare questi problemi, perché non ci sono segni evidenti del mal d’orecchio se non un generico dolore, che il bambino non è in grado di descrivere.
La prima cosa da fare, quindi, è tenere l’orecchio sempre pulito e in salute, lavando spesso il padiglione esterno e ricorrendo all’uso di gocce emollienti come quelle proposte da Cerulisina, perché prevenire è sempre meglio che curare! Ma ci sono altri trucchi e molti rimedi per riconoscere e debellare il mal d’orecchi: vediamo insieme quali.

Come si è detto, bisogna innanzitutto considerare che i bambini soffrono di disturbi alle orecchie molto più spesso di quanto non succeda agli adulti (alcuni esperti ritengono che il mal d’orecchie sia per i bambini sotto l’anno di età il disturbo più comune dopo il raffreddore). Questo accade per una serie di semplici ragioni: per prima cosa il sistema immunitario non è ancora pienamente sviluppato, quindi i più piccoli sono naturalmente predisposti a “soccombere” agli agenti patogeni; anche le trombe di Eustachio non sono pienamente sviluppate e quindi, essendo più corte e meno inclinati, sono più facilmente raggiungibili da agenti esterni, e quindi da germi e batteri.

Per questo è bene tenere le orecchie dei più piccoli al riparo dal freddo, una delle prime cause di infezione nei bambini: le correnti d’aria fredda, infatti, creano dei rigonfiamenti nell’orecchio medio che a loro volta sono causa di ristagno di fluidi e secrezioni nell’orecchio medio. Anche la sinusite può generare un rigonfiamento nelle trombe di Eustachio, con simili conseguenze. Allergie a uno o più determinati alimenti oppure a pollini presenti nell’aria, così come l’infezione delle adenoidi, che sono posizionate proprio sopra l’estremità posteriore della cavità nasale, possono essere la causa originaria di pressione sulle trombe di Eustachio e della conseguente infezione dell’orecchio medio.

Ma, come si è detto, i bambini non possono comunicarci i propri disturbi, non possono dirci cosa fa male, quanto e perché. Certo, un pianto ininterrotto può essere una spia di qualcosa che non va: la vera difficoltà è identificare il problema. Come riconoscere i sintomi dell’infezione all’orecchio?

Innanzitutto, il primo segno tangibile di un’infezione all’orecchio è dato dalla fuoriuscita di liquidi o secrezioni. Di solito i fluidi sono di colore giallo o rosso chiaro: in questo caso si tratta di pus misto a tracce di sangue ed è necessario prestare molta attenzione affinché l’infezione sia curata al più presto. Gli stessi componenti possono essere all’origine di un odore sgradevole: annusare con delicatezza il padiglione esterno può quindi costituire un ulteriore metodo di valutazione per capire se ci sono infezioni in corso.

È vero che i nostri bimbi non parlano, ma spesso sanno farsi capire anche senza parole: è il caso del bambino che si tira le orecchie mentre piange, segno inequivocabile che il disturbo è localizzato proprio in quel punto. Il caso opposto è rappresentato dalla mancanza di feedback agli stimoli uditivi che il bambino riceve: se notate che non reagisce a suoni e rumori, potrebbe essere il segno che qualcosa non va, forse qualcosa di molto grave. Se il bimbo è sufficientemente grande da stare dritto in piedi, anche la perdita di equilibrio è sintomo di un disagio alle orecchie perché quest’ultime sono l’organo predisposto proprio alla regolazione dell’equilibrio.

Infine, la febbre rappresenta sempre un campanello di allarme di un malessere generalizzato o specifico. Sebbene non sia direttamente collegata alle infezioni auricolari, la febbre può essere un sintomo di infezione quando supera la temperatura di 37,5°C; alla febbre si associa spesso la mancanza di appetito e la sonnolenza.

Arriviamo quindi alla questione più delicata: una volta che abbiamo riconosciuto la presenza di un’infezione all’orecchio, come curarla? Le valutazioni da fare cambiano di caso in caso e soprattutto, proprio perché si parla della salute di bambini, è necessario consultare il parere di un medico o di uno specialista, gli unici in grado di fare una diagnosi sicura.

Il medico, in primo luogo, potrà prescrivere un ciclo di antibiotici, che va effettuato in modo completo (anche quando i sintomi si affievoliscono o scompaiono) e secondo la posologia indicata. Gli antibiotici agiscono direttamente sull’infezione, debellandola generalmente in pochi giorni. Qualora la terapia antibiotica non fosse sufficiente, il medico potrà consigliare una timpanocentesi, che consiste nel drenaggio dei fluidi dell’orecchio medio attraverso un piccolo foro nel timpano. Il bambino avrà un immediato sollievo dal dolore; allo stesso tempo, sarà possibile far analizzare le componenti dei fluidi in laboratorio, in modo da ottenere una diagnosi sicura che faccia chiarezza sulle origini dell’infezione.

Sebbene non sia consigliato tentare di curare l’infezione delle orecchie autonomamente, senza il supporto di un medico, esistono alcuni semplici consigli che si possono seguire per alleviare temporaneamente il dolore e non aggravare l’infiammazione. Innanzitutto sconsigliamo l’uso di cotton-fioc o altri strumenti rigidi da inserire all’interno delle orecchie: il rischio è di compattare ancora di più secrezioni e cerume all’interno del condotto uditivo, con gravi ripercussioni sul processo infiammatorio. Piuttosto, si possono effettuare impacchi caldi da tenere sull’orecchio, per agevolare lo scioglimento del cerume e alleviare l’irritazione causata dall’infiammazione. Infine, esistono alcuni piccoli trucchi per cercare di far defluire i fluidi che causano irritazione: si possono ad esempio muovere delicatamente le orecchie del bambino, con una sorta di leggero massaggio attorno al padiglione auricolare; oppure si può cercare di far dormire il bambino con l’orecchio rivolto verso l’alto, in modo che la gravità spinga il fluido verso il basso, ovvero verso la cavità nasale da cui può uscir attraverso le narici. Per questo motivo, quindi, si consiglia di tenere il nasino del bimbo ben pulito e lubrificato.

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Arriva dal circo e dall’arte acrobatica, ma è anche uno strumento quasi quotidiano che spesso troviamo in casa: parliamo dell’hula hoop, il famoso “cerchio” da fare roteare attorno alla vita, alle braccia o alle gambe, un attrezzo di giocoleria che piace moltissimo ai bambini. E che ha moltissimi risvolti positivi a livello fisico e di coordinazione.

Hula Hoop per bambini, un gioco educativo e stimolante: perché scegliere questo attrezzo di giocoleria per fare esercizio fisico e per giocare insieme agli altri

Come accennato, l’hula hoop è un giocattolo che deriva dalla giocoleria, un “semplice” cerchio che semplice non è, e che permette di provare innumerevoli esercizi con il corpo, divertendosi e allenando la coordinazione e i muscoli.

Lo scopo principale dell’hula hoop è quello di calzarlo e di farlo ruotare continuamente e in maniera lineare attorno al bacino, muovendo il busto in maniera da non farlo cadere a terra. I bambini possono però provare a fare roteare l’hula hoop anche su altre parti del corpo, una volta imparato a farlo con il bacino, ad esempio sulle braccia o sulle gambe, aumentando di intensità e di difficoltà, magari roteandone diversi nello stesso momento.

Essendo un esercizio solo apparentemente semplice, ma che per essere imparato richiede concentrazione, costanza e coordinazione, l’hula hoop è un attrezzo molto consigliato ai bambini, perché diviene strumento versatile per muovere tutto il corpo in maniera diversa dal solito, favorendo così l’intelligenza corporea, la coordinazione e l’equilibrio.

I benefici dell’hula hoop per bambini sono dunque molteplici. Il primo è il fatto di fare sport divertendosi, facendo sì che i bambini rimangano così in forma e si muovano facendo il giusto e necessario esercizio fisico. In secondo luogo, l’hula hoop è utilissimo per migliorare la psicomotricità. Terzo: l’hula hoop stimola anche l’interazione con gli altri bambini, diventando un attrezzo molto utile per i giochi in gruppo e per le piccole competizioni divertenti.

Come giocare? Semplicemente, inizialmente imparando il movimento: già questo sarà un gioco coinvolgente e stimolante! Prima con l’hula hoop al bacino, poi alle braccia, poi alle gambe…

In seguito, possiamo fare gare di hoops, ovvero gare di giri dell’hula hoop: uno alla volta eseguiamo il movimento e contiamo quanti giri farà il cerchio prima di cadere a terra! Vince, naturalmente, chi esegue più giri.

Possiamo farlo in casa, certo, ma soprattutto all’aperto, dove abbiamo più possibilità di movimenti ampi e dove possiamo respirare l’aria fresca.

E dove comprarlo? Qui troviamo gli hula hoop tradizionali, del colore che preferiamo. Per i bimbi più esigenti, tuttavia, ci sono anche quelli dedicati ai propri eroi (come l’hula hoop di Frozen) o quelli sbrilluccicosi.

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Proporre fin dallo svezzamento colori e consistenze diverse; cucinare insieme; fare un piccolo orto, in giardino o sul terrazzo. E poi, a quanto pare, guardare insieme i programmi di cucina!

Una buon notizia che riguarda la televisione, insomma, c’è, perché a quanto pare guardare i programmi di cucina spingerebbe i bambini a mangiare meglio.

I programmi di cucina salutare spingono i bambini a mangiare meglio: come la televisione può influenzare positivamente la dieta

La notizia è apparsa recentemente su Ansa e ci ha subito incuriosito, perché come sapete da sempre proponiamo metodi semplici ed efficaci per far sì che i nostri bambini mangino sano fin da piccoli, gustando ciò che hanno nel piatto e apprezzando un po’ di tutto.

La notizia, quindi, ci pare interessante perché evidenzia come i programmi di cucina, che spopolano in televisione (su tutte le piattaforme), siano uno strumento molto utile per avvicinare i bambini e i ragazzi al mangiare sano.

A dirlo è uno studio condotto in un’Università olandese, l’Università di Tilburg nei Paesi Bassi, pubblicata sul Journal of Nutrition Education and Behavior. Questo studio ha preso in considerazione 125 bambini tra i 10 e i 12 anni, che hanno guardato dieci minuti di un programma di cucina, dopodiché hanno accettato uno spuntino.

Dopo aver seguito il programma di cucina salutare che gli era stato proposto, quasi tutti i ragazzini hanno scelto, di fronte ad una alta gamma di prodotti proposti loro (tra cui junk food), un cibo salutare, come un frutto, al posto delle classiche patatine o dei mini salatini.

Lo studio è semplice e ridotto, forse, ma ciò non toglie che sia molto significativo e che possa diventare uno spunto per quei genitori che non sanno come fare mangiare ai loro figli delle pietanze sane, soprattutto nel caso di bambini abituati al cibo spazzatura o di bambini con una dieta molto limitata, che difficilmente si spostano dalle loro abitudini.

L’autore principale dello studio, Frans Folkvord, evidenzia come i risultati “indicano che i programmi di cucina possono essere uno strumento promettente per promuovere cambiamenti positivi nelle preferenze, negli atteggiamenti e nei comportamenti legati all'alimentazione dei bambini”.

Insieme ai bambini possiamo dunque scegliere i programmi di cucina salutare che più ci piacciono, e dedicare una mezz’oretta ogni due giorni a seguirli, cercando poi di riproporre insieme le ricette. Una buona idea tanto per mangiare meglio quanto per organizzare delle attività di qualità insieme!

Personalmente, le festicciole a casa sono quelle che preferiamo: i bambini si sentono a loro agio in un ambiente familiare, possiamo risparmiare, possiamo farci aiutare da partenti, amici e genitori degli amichetti dei bambini e, alla fine, esce sempre una giornata indimenticabile!

E non è vero che una festa di compleanno a casa è meno divertente, bella o coinvolgente, anzi! Ecco dunque qualche suggerimento per rendere la festa di compleanno pazzesca, con accessori e articoli per le feste che renderanno la giornata indimenticabile. L’unica regola è scegliere se seguire un determinato stile (scegliendo ogni accessorio in linea con gli altri, a livello di colore), oppure se realizzare una festa super colorata e sfavillante, con mille accessori e dettagli che urlino “party!”.

Gli accessori per una festa di compleanno pazzesca: cosa comprare per rendere la festa di compleanno dei bambini stilosa e indimenticabile

Naturalmente, come prima cosa non possono mancare le candeline per la torta, che ad un certo punto farà il suo ingresso nella stanza celebrando il festeggiato con tutti i crismi! Al posto delle classiche candeline, possiamo scegliere quelle a forma di lettera per augurare “buon compleanno” in grande stile, oppure le tradizionali candele con il numero.

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Anche i festoni sono i protagonisti della festa perfetta. Bellissimi sono quelli a bandierina che augurano Happy Birthday, ma anche le semplici bandierine con motivo geometrico.

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Per rendere la casa ancora più festosa, un trucco economico ma super efficace è sfruttare le stelle filanti. Sì, proprio quelle di carnevale! Basta soffiarle e appenderle con dello scotch al soffitto, creando un’atmosfera da discoteca anni Settanta davvero favolosa.

Accanto alle stelle filanti e alle bandierine, immancabili sono i palloncini. Bellissimi sono quelli pieni di coriandoli, ma i migliori e più d’effetto sono certamente quelli a forma di numero, che indicano l’età del festeggiato, argentati e davvero favolosi, da appendere o da lanciare qua e là.

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Infine, non dimentichiamo la corona per il festeggiato e i cappellini per gli invitati (bellissimi quelli dedicati ai cartoni animati più amati, come Cars o le LOL) che immergono i bambini subito nella giusta atmosfera di divertimento e festeggiamenti.

Noi abbiamo acquistato le decorazioni per la festa sullo shop online di Festemix, un negozio dove è possibile trovare tutto il necessario per creare una festa a tema, per bambini e adulti, a prezzi vantaggiosi.

Puntare sull’usato per bambini non è una scelta che fa sorridere solo il portafogli, ma è un’abitudine che fa moltissimo bene al nostro pianeta. Insomma: che non si dica che comprare abiti e accessori usati per bambini è semplicemente “conveniente”. No: è cool, è sostenibile, è responsabile ed è una scelta che tutti dovremmo fare. Soprattutto perché i bambini crescono così in fretta che tanto gli abiti quando gli accessori e gli strumenti vengono usati pochissimo.

Comprare e vendere è quindi una buonissima idea. Ma dove farlo? Su La Soffitta di Gi, il negozio di usato più amato dalle mamme, creato da Andrée Pedotti Koen, una mamma digital che ha fatto della sostenibilità e della comodità un servizio per genitori consapevoli che vogliono risparmiare comprando dell’usato garantito e di qualità o vendere comodamente da casa.

La Soffitta di Gi, il marketplace di usato per bambini: acquistare e vendere usato per bambini è semplice, veloce e sicuro

La Soffitta di Gi è un negozio online di usato per bambini davvero speciale, perché semplicissimo da usare e perché davvero molto, molto fornito e di qualità. Sul sito è possibile non sono acquistare l’usato per bambini, ma anche vendere. Ma come funziona?

Le mamme e i papà che vogliono vendere abbigliamento e attrezzature per bambini usati (passeggini, trio, carrozzine, giocattoli, lettini…) creando un account venditore, una pagina sulla quale caricare, gestire e vendere i prodotti che il proprio bimbo non utilizza più.

Ogni prodotto e ogni scheda verranno quindi controllati meticolosamente dallo Staff de La Soffitta di Gi, in modo che tutto sia in regola e in perfette condizioni. Il prodotto comparirà quindi sullo shop, e una volta venduto lo staff si occuperà del ritiro e della spedizione (ma solo se i venditori sono residenti in Lombardia), con consegne in tutta Italia.

E chi vuole acquistare? Semplicemente, proprio come in un normalissimo negozio online, è possibile sfogliare le categorie in base a ciò che cerchiamo (abbigliamento, passeggini, seggiolini, accessori per il bagnetto, per la nanna, per la pappa, giocattoli…). Dopodiché passiamo all’acquisto, mettendo nel carrello il prodotto e pagando in maniera molto sicura. Le consegne arrivano in tutta Italia!

Su La Soffitta di Gi ci sono abitini bellissimi di marchi d’alta moda, abbigliamento da tutti i giorni, body ancora perfettamente nuovi, gonne, scarpine, cappelli, sciarpe…

E poi, soprattutto, gli accessori imprescindibili, quelli a volte troppo costosi, ma a cui non possiamo rinunciare. E che qui, invece, troviamo a prezzi super convenienti! Come i passeggini più comodi, quelli più performanti, i seggiolini auto di ultima generazione, i seggioloni più belli…

E non dimentichiamo i baby monitor, i peluche, le altalene, gli accessori per la piscina, i giocattoli, gli sterilizzatori…

E in più, acquistare e vendere attraverso La Soffitta di Gi significa metterci anche un po’ di cuore: mettendo in vendita i prodotti, infatti, le mamme e i papà possono scegliere di destinare tutto o parte del guadagno alla realizzazione del progetto "La vita è un viaggio..." dell’OBM Onlus Ospedale dei Bambini Milano - Buzzi!

Caratteristica imprescindibile? Deve avere le orecchie! Perché uno zainetto a forma di animale senza orecchie, che zainetto è?

Gli zaino animale sono bellissimi, comodi e utili, e sono un regalo perfetto per i bambini dai due ai cinque anni, ovvero i bimbi che frequentano la scuola materna. Ma non si tratta di zaini per l’asilo, semplicemente. Gli zaini a forma di animale sono comodi dappertutto, anche quando usciamo a cena (per infilarci giocattoli e pastelli!), quando facciamo le gite, quando andiamo a fare la spesa… Sempre, insomma. E ai bambini piacciono tantissimo, perché possono racchiudere il loro piccolo mondo e farli sentire indipendenti.

I migliori zainetti a forma di animale per bambini: i bellissimi zaini-animale per portare i giocattoli e i pastelli sempre con sé

LÄSSIG

Gli zainetti di Lässig sono davvero bellissimi: ci sono la volpe, il procione, il leone, il koala… Il prezzo è contenuto, ma la qualità molto alta. E ai bambini piacciono da matti!

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UEB

Questo zainetto è piccino piccino, ma davvero molto bello e stiloso, in finta pelle e a forma di volpe (e può essere acquistato nella versione color cuoio o color rosa pallido).

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Bibib

La testa di tigre peluche di Bibib è davvero favolosa, ruggente e piena di personalità!

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Skip Hop

Gli zainetti Skip Hop sono a forma di scimmia, giraffa, farfalla, ape… E sono tutti deliziosi! All’interno della confezione c’è anche una cinghia per non perdere i bambini nelle situazioni affollate (che, tuttavia, può essere tolta e non utilizzata del tutto).

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Kögler

Per i bimbi e le bimbe che amano i dinosauri questo zainetto a forma di T-Rex è davvero unico e incredibile!

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Sammies

Samsonite, infine, ha creato una linea davvero bellissima, con zainetti per bambini a forma di animale, dal koala alla volpe, dal dinosauro al riccio, fino al simpaticissimo alpaca!

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Sammies cartella

E della stessa linea, Samsonite ha creato le cartelle a forma di animale, proprio come quelle di una volta! Ci sono la volpe, l’orsetto e il coniglio!

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Durante i primi mesi di vita, il bambino spesso dorme o nel lettone oppure in una culla piazzata nella camera dei genitori (una posizione comoda, dal momento che in questo modo ci si può muovere più comodamente e più in fretta nel momento in cui i bambini si svegliano). Meno frequentemente, la culla sta già in cameretta, anche se sarebbe consigliabile tenerla vicino ai genitori (la culla in camera è uno dei modi per prevenire la SIDS). Ma quando arriva, quindi, il momento di passare dalla culla al lettino?

Dalla culla al lettino, qual è il momento giusto: a quanti mesi è meglio passare dalla culla al lettino

La culla, che sia in vimini, che sia quella del trio, che sia una culla per il co-sleeping o che sia una semplice scatola di cartone, è molto comoda per i genitori - perché permette di tenere i bambini vicini, in camera, e perché è mobile, e quindi movibile durante il giorno quando il bambino sonnecchia e noi stiamo facendo altro - e per i bambini, che in un ambiente stretto si sentono molto a loro agio.

Ad un certo punto, tuttavia, i bimbi raggiungeranno un’età e una dimensione che non permetterà più di dormire nella culla, e a quel punto sarà già il momento del lettino, che potremo scegliere di mettere già in cameretta oppure di tenere in camera matrimoniale ancora per un po’.

Solitamente, le culle sono pensate e disegnate per bambini fino agli 8 chilogrammi, ma oltre al peso un altro fattore che ci indica che è giunto il momento di andare nel lettino è la capacità del bambino di stare seduto da solo, oltre che di rotolarsi (e di essere più “attivo” in generale). Anche l’altezza, tuttavia, può essere un indicatore, e in questo caso vedremo semplicemente con i nostri occhi che il bambino starà un po’ stretto, con i piedini troppo vicini al bordo della culla.

Per quanto riguarda i mesi, la cosa più sicura da fare sarebbe, indicativamente, quella di cominciare ad usare il lettino intorno ai due mesi di vita, piazzandolo tranquillamente nella camera dei genitori, se pensiamo sia troppo presto per le notti in cameretta da soli.

Per rendere il lettino sicuro, ecco qualche consiglio: meglio evitare i peluche, soprattutto nei primi mesi, durante i quali i bambini si cominciano a muovere e rotolare, perché, per quanto confortevoli, possono risultare pericolosi per il rischio di soffocamento.

Utilizziamo, poi, dei cuscini appositi per i neonati, antisoffocamento, oppure non usiamo direttamente nessun cuscino.

Evitiamo, infine, di utilizzare più materassi: se i materassi per bambini sono così sottili c’è un motivo, e provare ad “alzarli” sovrapponendone diversi può essere davvero pericoloso.

L’argomento scatenerà certo un bel dibattito. Parliamo delle nanny notturne, ovvero delle tate che, ormai, spopolano nei paesi anglosassoni e in Francia e che si stanno diffondendo anche da noi. Si tratta di tate specializzate nella nanna. O meglio: di tate che permettono ai genitori di dormire, quando la situazione si fa insostenibile.

Le tate di notte, che permettono ai genitori di dormire sonni ristoratori: la tendenza oltralpe delle nanny che vengono di notte per lasciare qualche ora di sonno alle mamme e ai papà

Fa storcere il naso, è vero. Soprattutto perché ad averle portate alla ribalta sono state notizie come quelle riguardanti Kim Kardashian, che ne ha assunta una perché stanca di non riuscire a dormire. Ma le tate notturne, quando servono, sono davvero preziose, se non ne abusiamo.

In Francia e nel Regno Unito questa figura è già molto diffusa. Si tratta delle tate di nottebabysitter e tate specializzate che vengono a casa e si occupano del bebè durante la notte, dando la possibilità ai genitori di dormire otto ore filate quando proprio non riescono più a reggere i ritmi di un bambino che la notte non dorme.

In Italia queste figure esistono, ma esistono soprattutto le tate che coniugano questo servizio con la rieducazione al sonno del bebè, attraverso consigli ai genitori, che possono poi metterli in pratica gradualmente nei giorni successivi.

Franca e i bebè”, ad esempio, offre un servizio notturno completo, che non è un semplice “lasciare dormire i genitori”: “oltre ad affiancare i neo genitori per il bagnetto, medicazione del moncone ombelicale, dimostrazione del lavaggio nasale e controllo della poppata, verrà gestita direttamente la notte dei bebè”. I genitori, dunque, richiedono il servizio innanzitutto per dormire e riprendere le forze, che sono fondamentali, ma anche per regolarizzare le notti dei piccoli con i consigli delle tate e avere un sostegno completo.

Lo stesso fanno “Le tate della nanna”, specializzate proprio sull’educazione alla mamma, attraverso un metodo che si ispira al “Linguaggio segreto dei neonati” di Tracy Hogg, “convinta sostenitrice dell’importanza dell’autonomia dei bambini ma, nello stesso tempo, anche della necessaria funzione consolatoria dei genitori rispetto ai loro momenti di difficoltà”.

Ma analizziamo il perché di questa tendenza.

Uno: le donne sono più sole di un tempo. I genitori single sono moltissimi. Spesso i nonni sono lontani, e non c’è più quella rete di aiuto e assistenza affettiva che c’era una volta. E per quanto bravi, organizzati e sistematici, se un bambino non dorme, non dorme. E di conseguenza non dormono nemmeno loro. 

Due: anche quando si è in due, spesso non si dorme entrambi, perché i bambini tengono alzati tutti, e la conseguenza è la deprivazione del sonno.

Non dormire fa malissimo. Non solo alla mente, ma anche al fisico. È un circolo vizioso che porta con sé fatica, sonnolenza, dolori, irritabilità estrema, difficoltà a concentrarsi, pericolo di errori… Non dormire fa impazzire, e lo sanno i genitori che hanno passato periodi praticamente in bianco, dormendo una o due ore a notte quando va bene. E tutto questo si riversa poi, inevitabilmente, sul bambino, anche a livello di sicurezza e non solo di armonia.

Quindi, senza scadere nella comodità fine a se stessa, nel momento in cui la situazione si fa troppo pesante, è giusto e doveroso chiedere aiuto. Che sia ai nonni, alle tate di notte, alle coach della nanna che ci indirizzino verso una soluzione naturale e duratura o a qualche amico che tende la mano, ben venga. Senza sensi di colpa.

I segnali dell’autismo

Mercoledì, 15 Gennaio 2020 09:34

L’autismo è, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, un gruppo di disordini complessi dello sviluppo cerebrale. Sotto alla sigla ASD (Autism spectrum disorders) si raggruppano condizioni quali l’autismo e la Sindrome di Asperger, che sono caratterizzati dalle difficoltà nelle interazioni sociali, nella comunicazione, nelle attività e negli interessi, e da movimenti ripetuti. 

Questo disordine dello sviluppo cerebrale (che colpisce un bambino ogni 160, sempre secondo i dati dell’OMS) può variare da soggetto a soggetto, e comporta una compromissione delle abilità sociali, del linguaggio e del comportamento, e dunque il modo di parlare, di agire, di rapportarsi agli altri…

I segnali dell’autismo: quali sono i sintomi dell’autismo e cosa fare per effettuare una preziosa diagnosi precoce

Capire presto di essere di fronte ad una forma di autismo è davvero importante: permette infatti di intervenire subito, individuando gli eventuali deficit e i problemi, monitorandoli e, soprattutto, cambiando il decorso clinico per riacquisire molte capacità.

Il problema è che, ad oggi, le diagnosi vengono spesso fatte tra i due e i quattro anni, età nella quale i bambini sono già rimasti indietro rispetto ai loro coetanei, per quanto riguarda linguaggio, comunicazione e abilità sociali. Capire prima e intervenire precocemente potrebbe quindi aiutare a colmare questo divario, aiutando i bambini affetti da autismo a riabilitarsi meglio e con meno fatica. 

Ma quali sono i segnali dell'autismo da cogliere?

Solitamente, i sintomi dell’autismo compaiono tra i 18 e i 36 mesi di età del bambino, ma ci sono alcuni aspetti che possono essere colti prima, permettendo ai genitori e ai medici di individuare precocemente la situazione, intervenendo e provando a stoppare sul nascere eventuali deficit. 

Questi segnali sono per la maggior parte riferiti alla sfera della socialità e del comportamento del bambino, che si manifestano anomali rispetto a quelli dei coetanei. 

Innanzitutto, sin da quando è piccolo, il mancato contatto visivo del bambino con i genitori può essere un campanello di allarme. Anche la mancanza di sorrisi entro i sei mesi dovrebbe fare preoccupare, così come la mancanza di espressioni facciali.

Quando un bambino non scambia espressioni e suoni con chi gli sta attorno entro i nove mesi; quando il bambino non risponde al suo nome entro i 12 mesi di vita; quando non “fa ciao con la manina” a 14 mesi; quando non parla ancora a 16 mesi; quando non gioca con gli altri a 18 mesi; quando non mette in fila due parole a 24 mesi; quando regredisce e disimpara parole precedentemente acquisite.

Tutti questi sono sintomi e campanelli di allarme dell’autismo. Se un genitore li nota, è bene rivolgersi subito al medico pediatra, appunto per effettuare una diagnosi precoce.

A quel punto, il pediatra potrà prescrivere le visite necessarie per arrivare a capire di cosa si tratta. Se dovesse trattarsi di autismo, a quel punto una diagnosi precoce sarebbe davvero una speranza, poiché permetterebbe di intervenire sul disturbo autistico in un momento cruciale dello sviluppo del bambino, quando il suo cervello è ancora molto plastico e ricettivo.

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Se state cercando il nome per il vostro bambino o la vostra bambina, starete certamente indugiando su delle scelte che per voi siano piene di significato. Spesso, quindi, cerchiamo nomi che siano per noi importanti (e che, a volte, non siano così comuni o diffusi). E quando non si tratta dei nomi di famiglia, molte volte si scelgono nomi di personaggi della letteratura che in qualche modo, anche se non fisicamente, hanno fatto parte della nostra vita.

Proprio come i nomi ispirati dalle grandi personalità o i nomi per bambine ispirate alle moderne eroine della storia, i nomi ispirati ai libri che hanno fatto parte della nostra vita sono belli e significativi, importanti e speciali.

I nomi per bambini e bambine ispirati alla letteratura: i più bei nomi ispirati ai personaggi dei libri più amati 

Jacopo

Un nome preso dalle “Ultime lettere di Jacopo Ortis” di Ugo Foscolo.

Anna

Come Anna Karenina, eroina tragica di Lev Tolstoj, che ricorda atmosfere algide e rigide, ma anche lo sfarzo della nobiltà russa.

Enrico

Un nome importante e antico, tradizionale, che tuttavia ameranno gli amanti di “Harry Potter” di JK Rowling, dato che è la trasposizione in italiano del nome del mago più amato di sempre. E sì, è letteratura, non “una saga per bambini”.

Alice

Sì, proprio come “Alice nel Paese delle Meraviglie” di Lewis Carroll, un nome che non passa mai di moda, semplice, corto e bellissimo.

Zeno

Un nome molto diffuso nel veronese, bello, semplice e incisivo, ispirato ad uno dei capolavori della letteratura italiana, “La coscienza di Zeno” di Italo Svevo.

Lucia

Come Lucia Mondella, dei “Promessi Sposi” di Alessandro Manzoni. Che se per molti è stato semplicemente il “romanzo da leggere al liceo”, per tantissimi è uno dei libri più belli, densi e significativi della propria storia di lettori.

Tommaso

Non è solo il Discepolo, ma è anche la trasposizione di “Tom”, protagonista delle “Avventure di Tom Sawyer” di Mark Twain, capolavoro e caposaldo della letteratura per l’infanzia.

Micol

Micol è la protagonista de “Il giardino dei Finzi Contini” di Giorgio Bassani, la ragazza di cui si innamora Alberto, donna moderna nel suo vivere in un tempo passato, sfuggente e non inquadrabile in un ruolo prestabilito.

Ercole

Per gli amanti del giallo, idea carinissima è dedicare il nome del proprio bambino alla creatura di Agatha Christie Hercule Poirot, il piccolo belga vanitoso ma favoloso (o, chiaramente, all'eroe della mitologia).

Elena

Per gli amanti della letteratura più nuova e moderna, Elena può ispirarsi a Elena Greco di Elena Ferrante, protagonista insieme a Lila de “L’amica geniale”.

Orlando

Si ispira a due protagonisti: l’”Orlando Furioso” di Ludovico Ariosto o all’”Orlando” di Virginia Woolf, giovane aristocratico che un giorno si sveglia nei panni di una fanciulla.

Adelaide

Si chiamava così la ballerina della Scala di cui Antonio Dorigo, architetto, si innamorò negli anni Sessanta, nel bellissimo libro “Un amore” di Dino Buzzati.

Sara

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Cecilia

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