L’olfatto è un senso potentissimo: sa risvegliare molto più degli altri ricordi ed emozioni, anche le più nascoste, ed è quindi importantissimo per creare legami e tradizioni. Sotto Natale i profumi che danno felicità sono abbastanza specifici: l’arancia, i chiodi di garofano, la vanillina dei biscotti in forno… Ecco perché profumare casa con questi aromi è consigliatissimo: in questo modo in famiglia assoceremo a questi profumi un senso di benessere e confortevolezza che ci accompagnerà per tutta la vita.

Viva il profumo di Natale, dunque! Che possiamo ricreare in maniera molto naturale.

Profumo di Natale: come creare l’atmosfera natalizia in casa

Cucinare

Come dicevamo, il profumo di biscotti che escono dal forno è un profumo che è sì buono tutto l’anno, ma che in particolare in inverno risveglia sensazioni di benessere. Prendiamoci dunque del tempo per cucinare con i bambini dei biscotti o delle torte (mettendo la vanillina nell’impasto!) oppure prepariamo del vin brûlé (magari analcolico, così che possano berlo anche i bambini) o il Glogg, una calda bevanda nordica a base di spezie.

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Prepariamo le decorazioni

Anche le decorazioni possono portare del profumo in casa. Come? Essiccando le arance, che diventano palline per l’albero di Natale o per la ghirlanda! Tagliamole a spicchi di mezzo centimetro e mettiamole in forno a 40 gradi per qualche ora con un chiodo di garofano nel centro e delle stelle di anice tutto attorno, finché non saranno secche. La casa si profumerà di Natale e potremo poi appendere le fette di arancia per il buchino interno.

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L’aromaterapia

Nei diffusori possiamo in questo periodo utilizzare i profumi balsamici come quello dell’eucalipto o quello del pino, ma anche quello di cannella.

I pomander

Si chiamano pomander e sono semplicemente delle arance belle mature decorate tutto attorno con piccoli chiodi di garofano. Mettendole poi vicino a un calorifero caldo sprigioneranno tutto il profumo di Natale.

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Il potpourri

Possiamo creare un potpurri personalizzato: mettiamo in una ciotola dei chiodi di garofano, dei boccioli di rosa essiccati, dei rametti di pino e dei pezzetti di arancia essiccata, quindi cospargiamo con gocce di olio essenziale dalle note legnose o balsamiche.

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Stampare con le foglie, un lavoretto autunnale

Martedì, 01 Dicembre 2020 14:48

V'è rimasta qualche foglia autunnale in casa? Non buttatele! In questi giorni di grigio lockdown e in questi weekend a casa con i bambini possiamo realizzare delle bellissime stampe proprio a partire dal riciclo delle foglie cadute dagli alberi durante questo autunno.

L'occorrente? Del tessuto, le foglie e dell'inchiostro!

Stampare con le foglie, un lavoretto autunnale: come realizzare delle bellissime stampe con le foglie autunnali cadute dagli alberi

La prima cosa che possiamo fare è molto semplice: prendiamo le foglie autunnali, le dipingiamo astrattamente e le premiamo contro un foglio bianco. I bambini realizzeranno così delle foglie da contatto

Se vogliamo portare il lavoretto al livello successivo, invece, possiamo addirittura stampare dei tessuti. Il procedimento è essenzialmente lo stesso (ovvero la stampa da contatto), ma un po' più lungo, elaborato e definito.

Innanzitutto recuperiamo dell'inchiostro da tessuto (fatto apposta per non essere lavato via). Utilizziamolo per coprire un lato di una foglia in maniera uniforme, aiutandoci con un pennello o un piccolo rullo.

Dopodiché, appoggiamo la foglia sulla parte di tessuto che vogliamo stampare (ad esempio possiamo creare dei tovaglioli su del cotone bianco), con la faccia colorata rivolta all'ingiù. Appoggiamo sopra un foglio di carta e premiamo molto bene, aiutandoci anche con una spatola per appiattire la foglia al meglio.

Lasciamo quindi asciugare molto bene e il gioco è fatto!

Today on The Artful Parent blog, learn how to make these GORGEOUS leaf printed...

Pubblicato da The Artful Parent su Mercoledì 18 novembre 2020

Elf on the Shelf, la tradizione natalizia

Lunedì, 30 Novembre 2020 15:54

Come Halloween e come altre tradizioni anglosassoni, negli ultimi tempi sta prendendo piede “Elf on the Shelf”, ovvero l’elfo sulla mensola. Si tratta però di una tradizione recente: ha solo una quindicina d’anni e tutto nasce da un bellissimo libro che appassiona i bambini raccontandogli in rima la storia dei piccoli elfi aiutanti di Babbo Natale.

Che non stanno solo al Polo Nord, ma anche nelle nostre case!

Elf on the Shelf, la tradizione natalizia: dal libro al pupazzo, tutto ciò che c’è da sapere su Elf on the Shelf

Elf on the Shelf è un libro bellissimo scritto da Carol Aebersold e da sua figlia Chanda Bell e illustrato da Coë Steinwar. Si tratta di una storia natalizia per bambini in rima che svela i metodi di Babbo Natale (Santa Claus) per scoprire i bambini che si sono comportati bene e quelli che hanno fatto i monelli.

Come fa? Manda i suoi piccoli Elfi, che dal giorno del ringraziamento a fine novembre fino alla vigilia di Natale spiano i bambini, tornando poi la notte al Polo Nord (comunicando a Babbo Natale le impressioni!) per farsi rivedere solo nelle vacanze successive.

Questi elfi, però, si nascondono, naturalmente! Mica stanno in bella vista. Anzi: giocano un po’ a nascondino con la famiglia che osservano.

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Il libro, peraltro, viene venduto con un pupazzetto-elfo identico a quello illustrato tra le pagine, che le mamme o i papà possono nascondere qua e là durante le vacanze di Natale. Negli armadi, sulle mensole, tra i rami dell'albero di Natale, in cucina, nella doccia... E no, i bambini non possono spostarlo o toccarlo, quando lo vedono! Anzi, devono fare finta di niente!
 Lui li sta osservando, quindi "ssshh!".

Già, perché la regola è: mai toccare l’elfo! “Please, don’t touch me”, chiede l’elfo ai bambini. Lui si sposta e osserva, si nasconde, si rivela, e i bambini ogni volta potranno stupirsi! Ma MAI TOCCARLO MI RACCOMANDO!

Una piccola tradizione, insomma, molto divertente e coinvolgente. Il libro è sì in inglese, ma può essere un’occasione per imparare una filastrocca in questa lingua, mettendo poi in pratica tutto ciò che viene illustrato nel libro! E tutto arriva in un piccolo cofanetto contenente il libro e l’elfo. Davvero bellissimo!

 

Have a lovely weekend

Come stimolare l'empatia dei bambini

Venerdì, 27 Novembre 2020 16:09

L'empatia è una skill che va curata, allenata e stimolata, perché fondamentale per crescere adulti consapevoli e gentili e perché è alla base di un mondo pacifico e armonioso. Tutti i giorni possiamo quindi stimolarla, sia con esercizi specifici sia con abitudini di vita importanti e piacevoli. Ecco quindi una lista di attività da intraprendere con i bambini per far sì che crescano empatici e capaci di ascoltare l'altro mettendosi nei suoi panni.

Come stimolare l'empatia dei bambini: le attività e i giochi per allenare il senso empatico fin dall'infanzia

I "preferiti"

Sembra un gioco stupido e banale, e non è nemmeno un gioco, ma nominare le proprie cose preferite è il primo esercizio d'empatia. Perché? Perché quando sveliamo ai bambini il nostro colore preferito, il nostro gioco preferito o il nostro gusto preferito (per dirne alcuni) apriamo loro un mondo. Inizialmente, infatti, i bambini pensano che i gusti siano tutti uguali, o che comunque i loro siano quelli standard. Fare vedere che, invece, ci sono moltissime preferenze è super benefico!

Aprirsi

Spesso da genitori tendiamo a non mostrarci giù. Ma è giusto che i bambini vedano che le emozioni sono molte, che sono legittime e che tutti le provano. Vederci tristi o felici, arrabbiati o entusiasti per qualcosa fa molto bene, non solo perché permette loro di vivere le emozioni in libertà, ma perché gli fa capire che tutti possiamo provare cose diverse in momenti diversi.

Leggere

Ci sono moltissimi libri che aiutano i bambini a capire l'empatia (come questi). In generale, tuttavia, leggere è il primo esercizio empatico, perché permette di mettersi nei panni degli altri in maniera molto immersiva e coinvolgente.

Giocare

Il gioco di ruolo è fondamentale per la crescita, perché fa sì che i bambini esplorino il mondo e le situazioni e perché in questo modo si possono mettere nei panni degli altri. Si tratta del classico gioco "facciamo che io ero...", oppure del gioco delle bambole e delle figurine lego.

Esistono poi esercizi specifici, come questo gioco per stimolare il senso empatico del bambino, che è innato ma che deve essere allenato.

Allargare la propria cerchia

Crescere con persone che abbiano avuto background ed esperienze diverse è fondamentale per sviluppare empatia e gentilezza. Facciamolo fin da quando i nostri figli sono bambini!

Dare l'esempio

Chi predica bene e razzola male non va da nessuna parte, no? Ecco perché noi genitori per primi dobbiamo dare l'esempio. Prima di tutto evitando di esprimere pregiudizi e di sputare sentenze senza conoscere le situazioni di cui parliamo; e in secondo luogo ascoltando sempre, anche quando ci fanno arrabbiare, i bambini e le loro ragioni, chiedendogliele sempre.

La notizia di ieri ha già fatto il giro del mondo: la Scozia è diventato il primo Paese a rendere gratuiti i prodotti per il ciclo mestruale. Tamponi e assorbenti, dunque, saranno gratis per tutte le persone che ne avranno bisogno. Una notizia, questa, che non è positiva solo per la Scozia, ma per tutto il mondo.

Perché la notizia degli assorbenti gratuiti in Scozia è una buona notizia per tutti: se in Italia l’IVA è ancora al 22%, nel resto d’Europa qualcosa si sta muovendo

Le rivoluzioni da qualche parte devono pur partire. E se in Italia ci sono deputati e senatori che ancora ridacchiano quando sentono che qualcuno vuole eliminare la “tampon tax”, nel resto del mondo qualcosa si muove. In particolare in Scozia, dove dai giorni scorsi i prodotti igienici per il ciclo mestruale saranno gratuiti. GRATUITI, esatto.

Il Parlamento ha infatti votato all’unanimità la legge sui prodotti mestruali, mettendoli a disposizione in tutti i luoghi pubblici come ad esempio le scuole e le università, in modo da contrastare la “period poverty”, la povertà mestruale che rende difficilissimo a moltissime persone l’accesso agli strumenti sanitari.

Ogni persona con mestruazioni sa quanto siano costosi assorbenti, tamponi e salvaslip. Sa quanti ne servano ogni mese. E se molte di queste persone sono passate alla coppetta mestruale (un’ottima soluzione salva tasche e salva ambiente) purtroppo non è un prodotto adatto a tutti.

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Ecco perché è giusto e doveroso rivedere le leggi attorno a questi prodotti, in tutti i paesi. In Italia l’IVA sugli assorbenti è ancora del 22%. Come i beni di lusso. Nel resto d’Europa non è così. Certo, la Scozia è l’unico Paese ad avere resto questi prodotti gratuiti, ma quantomeno negli altri stati la tassa su assorbenti, tamponi, coppette e compagnia bella è solo al 5%, essendo bene necessario e primario.

Un’ottima notizia, dunque, per tutte le persone con un ciclo mestruale, quella della legge scozzese, che anche se pare non toccare l’Italia, in realtà si spera avrà un forte impatto. Perché?

Perché assorbenti e tamponi non sono economici, ma oggi come oggi sono beni di lusso per troppe persone. TASSATI, come beni di lusso.

Perché non tutte le persone sono a proprio agio o possono usare una coppetta mestruale.

Perché con questa legge si cominciano a demolire muri e tabù relativi al ciclo mestruale.

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Se avete la fortuna di avere in famiglia grandi mangiatori di radicchio rosso, queste sono le lasagne per voi: l'amarognolo della verdura unito al sapore deciso del salmone affumicato è davvero un'abbinata pazzesca. E sono lasagne super semplici da preparare: si compongono in quindici minuti e in trenta minuti in forno sono pronte!

Questi ingredienti sono per una teglia per quattro persone.

Lasagne al salmone e radicchio rosso: come preparare le lasagne di pesce e verdura

 

Meghan Markle, l’aborto spontaneo e tutte noi

Mercoledì, 25 Novembre 2020 13:59

Meghan Markle, duchessa del Sussex, s’è aperta al mondo e ha raccontato in un emozionante editoriale per il New York Times di aver perso il suo secondo bambino. Svelando il suo dolore, la moglie di Harry Windsor ed ex royal sta contribuendo a squarciare il velo silenzioso che copre un argomento delicato, comune e straziante come quello dell’aborto spontaneo.

Meghan Markle, l’aborto spontaneo e tutte noi: perché la notizia dell’aborto di Meghan Markle è importante per tutti

Perché la notizia dell’aborto spontaneo di Meghan Markle dovrebbe fare notizia? Una gravidanza su tre finisce così, no? Beh, proprio per questo fa notizia e dovrebbe fare parlare: perché per quanto comune, l’aborto spontaneo è ancora un argomento tabù che troppe volte viene lasciato sulle spalle delle donne, che si sentono sole, spaventate e incapaci di elaborare questo lutto.

La Duchessa del Sussex, dicevamo, ha parlato della sua esperienza sul New York Times e l’ha raccontato con minuzia di dettagli e profondità di sentimenti.

Era una mattina di luglio cominciata in maniera ordinaria come ogni altro giorno: faccio colazione, do da mangiare al cane, cerco il calzino scomparso, raccolgo il pastello caduto sotto il tavolo, mi faccio una coda prima di andare a prendere mio figlio nel lettino. Dopo averlo cambiato, sento un crampo forte. Mi lascio cadere a terra con lui tra le braccia, canticchiando una canzone per calmare entrambi, il suo dolce ritmo in contrasto con la mia sensazione che qualcosa non stia andando come dovrebbe andare. Ho sentito, mentre prendevo il mio primogenito, che stavo perdendo il mio secondo figlio”.

Un racconto semplice, senza fronzoli. Perché così è l’aborto spontaneo. Racconta poi delle ore passate in ospedale con la mano di Harry a sostenerla, di come ha osservato il suo cuore e quello del marito spezzarsi in quel letto di ospedale. Il tutto parlando di questo 2020 segnato da lutti e dolore.

Il suo è stato un “lutto insopportabile”, come quello di moltissimi altri genitori che hanno perso un bambino prima del parto. E il fatto che a metterlo nero su bianco sia un membro (seppure “ex”) della famiglia reale serve per fare capire quanto non si sia soli.

In particolare, Meghan racconta di come, in quel momento, le sia tornato in mente quel giornalista che in Sud Africa le chiese, a poche settimane dal parto, “Come stai?”. Nessuno glielo aveva ancora chiesto e fu grata a quel giornalista che finalmente la faceva sentire ascoltata in quanto madre esausta. Quel “come stai?” diventa per Meghan una delle risposte alla vita, quindi. Perché a volte basta un “come stai?” a far crollare muri e a fare sentire amati e ascoltati, anche nel caso di un aborto spontaneo.

 

Un articolo utile:

I libri per superare l'aborto spontaneo

Dove sei, piccolo giallo?

Martedì, 24 Novembre 2020 14:13

"Dove sei, piccolo giallo?": dal mondo di Leo Lionni (un autore di libri per bambini che ha fatto la storia della letteratura per l'infanzia) arriva un favoloso gioco da tavolo ispirato al libro per bambini "Piccolo blu e piccolo giallo", una sorta di gioco dell'oca inclusivo e molto coinvolgente, per i bambini (e gli adulti!) a partire dai 3 anni di età.

Dove sei, piccolo giallo? Il Babagioco ispirato a "Piccolo blu e piccolo giallo"

"Piccolo blu e piccolo giallo" di Leo Lionni non ha bisogno di presentazioni: è ormai un libro cult che non deve mancare nelle librerie dei bambini, perché parla di diversità e inclusione in maniera veloce e intuitiva, con il linguaggio dei colori che tanto piace ai bambini e una semplicità che disarma. Un classico, insomma, che ora è diventato anche Babagioco, ovvero un gioco da tavolo ideato dalla casa editrice di Leo Lionni in Italia, Babalibri. 

"Dove sei, piccolo giallo?" è un piccolo gioco dell'oca per due giocatori, che parte ancora prima di iniziare la partita: il tabellone, infatti, è da comporre proprio come un puzzle (e nemmeno molto semplice, perché le scritte non hanno un'unic direzione!) stimolando così i bambini ad utilizzare le loro capacità logiche. Dopodiché, si sceglie la pedina (una gialla e una blu, trasparenti, che si fondono per diventare verdi proprio come insegna il libro!), si tirano i dadi e si procede come nel classico gioco dell'oca.

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Ogni casella ha un'istruzione in base all'illustrazione: il girotondo di colori permette di tirare di nuovo il dado, il tunnel fa avanzare, la classe fa stare fermi un turno... Ci sono quindici diverse illustrazioni, che giocando e giocando i bambini impareranno probabilmente a memoria!

Un gioco divertente e semplice che permette di ripassare i principi del classico libro per bambini che racconta le vicende di piccolo blu e piccolo giallo, che un giorno si abbracciano così forte da diventare verdi, insegnando ai loro genitori la bellezza della diversità!

È vero, non si dovrebbe parlare di “capricci” perché la maggior parte delle volte ci sono motivi ben più profondi di un semplice “capriccio” dietro a quelli accessi di rabbia e di pianto che ci fanno impazzire. È vero, e dovremmo quindi indagare più a fondo e non etichettare come superficiale un disagio profondo del bambino. Ma detto questo, i capricci sono una parte normale della crescita, il 90% dei bambini fa i capricci, e ogni volta per un genitore è difficilissimo gestirli!

Fino a questo momento. Perché ora dei ricercatori di Yale hanno trovato (forse!) una soluzione, ovvero un metodo che sulla carta potrebbe ridurre drasticamente l’irritabilità dei bambini e i loro scoppi di ira.

Capricci, come sconfiggerli una volta per tutte: lo studio di Yale che mostra la soluzione ai capricci dei bambini

Per un genitore un capriccio è sempre tremendo. Per due motivi: perché spesso non si sa come gestirlo e quindi finisce peggio; e perché vedere i bambini che si lasciano andare alla propria rabbia e alla propria frustrazione può sì fare arrabbiare, ma anche pensare che ci sia qualcosa che non li faccia stare bene.

Un team di ricercatori di Yale ha pensato quindi di studiare i capricci per trovare una soluzione che riducesse l’irritabilità dei bambini e allo stesso tempo limitasse i loro comportamenti distruttivi e provocatori, aiutandoli a trovare serenità e a gestire meglio la propria emotività (che non è da annullare, anzi!), in modo da dare loro strumenti in più per una crescita armonica anche a livello di salute mentale.

I genitori dei bambini presi in considerazione, tutti tra i 3 e i 9 anni e con tendenze “capricciose” e abituati a lasciarsi andare a questi comportamenti di cui parlavamo, hanno quindi avuto accesso ad un programma virtuale di video e proiezioni con metodi e consigli per trattare meglio questi capricci, "Tantrum Tool". Si trattava di video che riportavano consigli ed esperienze varie e conosciute a livello pedagogico e genitoriale, che possono tuttavia tornare davvero utili.

Il primo passo per questi genitori era riconoscere quando i capricci erano “normali” (perché appunto fanno parte dell’infanzia!) e quando erano eccessivi. In generale, quando un capriccio dura poco e quando il bambino sembra riuscire a passare ad attività successive senza particolari problemi, si tratta di capricci normali e addirittura sani. Quando invece questi durano più di quindici minuti senza interruzione, quando il bambino non sembra passare mai oltre e quando durano molto nel tempo, allora la situazione si fa più critica.

Tra i consigli, il primo era quello di mantenere la calma, in modo da mostrare al bambino come lo stress possa essere gestito tranquillamente. È difficile, ma a volte basta fermarsi e fare un respiro profondo.

Anche fare i complimenti durante la giornata aiuta, perché un bambino che si sente gratificato e apprezzato saprà gestire meglio le sue emozioni. Anche dopo i capricci, quindi, è bene sottolineare ciò che di buono sta facendo.

Infine, è bene prendere la situazione e spalmarla sul lungo termine, con pazienza, insegnando con l’esempio ai bambini che la frustrazione esiste, ma che possiamo sviluppare una certa tolleranza, umana e necessaria alla crescita.

Alla fine dello studio, i genitori soddisfatti di questo strumento offerto dagli studiosi di Yale sono stati l’80% di quelli presi in considerazione, con una riduzione dei capricci e dell’irritabilità dei bambini. La conclusione dei ricercatori, quindi, è che un programma digitale per genitori come quello da loro sviluppato può essere davvero uno strumento molto utile per i genitori.

Questo suggerisce anche che un aiuto esterno e professionale possa essere davvero d’aiuto. Se i capricci sono normali possiamo quindi affidarci all’esempio (un bel respiro e gestiamo con tranquillità la situazione) e alla gratificazione dei bambini; quando invece risultano eccessivi e difficili da gestire, cerchiamo aiuto e affidiamoci ad esperti che ci sappiano guidare.

Quanto dura la depressione post partum?

Venerdì, 20 Novembre 2020 14:09

Negli ultimi anni, finalmente e fortunatamente, la depressione post parto ha un nome e una spiegazione. Non è “tristezza”, non è “stanchezza estrema”, non è futile e non è uno sfizio di una madre che non riesce a fare la madre. È una condizione clinica che purtroppo può colpire tutte le madri (e i padri, anche se è meno conosciuta).

Ma quando insorge? Quanto dura? E come accorgersene? Ecco qualche risposta alle domande più comuni.

Quanto dura la depressione post partum: quando insorge e quando passa - tendenzialmente - la depressione post parto

Tristezza estrema, ma anche mancanza di emozioni; sensazione di vuoto interno; sbalzi d’umore eccessivi. La depressione post parto si presenta in molti e diversi modi e, anche se a rischio sono maggiormente le donne che hanno in passato sofferto di depressione, purtroppo non risparmia sulla base di dati certi. E colpisce molte più madri di quanto si creda.

La credenza più diffusa attorno a questo tema, tuttavia, è data proprio dal nome del disturbo, depressione “post parto”, indicando uno stato depressivo che insorge successivamente alla nascita del bambino. In realtà la depressione post parto potrebbe scatenarsi anche prima, durante la gravidanza, così come molto dopo il parto (anche ad un anno dalla data), anche se in effetti compare tendenzialmente intorno alle tre settimane dopo il parto.

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Come dicevamo, le cause non sono esattamente note e possono essere diverse, ma sono molti gli esperti a ritenere che un certo peso lo possano avere gli ormoni della gravidanza e della maternità, che dopo il parto diminuiscono drasticamente (estrogeno e progesterone), scatenando probabilmente dei cambiamenti fisici e mentali notevoli, simili (ma ingigantiti) a quelli della sindrome pre-mestruale. Che, ricordiamo, non è un “fastidio” preciclo, ma una vera e propria alterazione biologica e fisiologica.

E quanto dura, poi, questa depressione post parto? Non c’è purtroppo una data certa. Per questo, innanzitutto, è bene non prenderla alla leggera ma cercare di riconoscerla e di rivolgersi ad uno specialista per far fronte alla situazione. La depressione post parto non “passa” infatti da sola, ma, anzi, c’è bisogno di trattarla per far sì che non diventi una condizione duratura e definitiva. Le madri che soffrono per troppo tempo di depressione post parto, infatti, hanno un rischio maggiore di soffrire di depressione anche più avanti negli anni, trasformandola in depressione cronica.

Prima viene diagnosticata, quindi, meglio è.

Sara

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Cecilia

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