Emmi Pikler, pediatra ungherese del secolo scorso, lo ideò negli anni Trenta: la sua idea era che i bambini avessero bisogno di autonomia per sviluppare la propria motricità. I genitori, insomma, secondo la dottoressa Pikler dovrebbero favorire l’indipendenza motoria dei bambini in modo da favorire un corretto e armonico sviluppo.

Per farlo, creò addirittura una struttura-gioco davvero unica, che fortunatamente sta tornando di moda: si tratta del triangolo di Pikler, che prende il nome proprio da lei e che asseconda la crescita in maniera naturale, autonoma e stimolante.

Il triangolo di Pikler: cos’è e dove acquistare la struttura per arrampicata per bambini

Il triangolo di Pikler è una struttura in legno di forma piramidale su cui il bambino si può arrampicare, grazie ai pioli sui lati. Non è molto alta e ricorda una scala per l’arrampicata, dal momento che il bambino può appunto arrampicarsi su di essa arrivando fino alla cima. Arrivato al culmine, può scendere dallo stesso o dall’altro lato.

Alcuni triangoli di Pikler presentano poi una sorta di “scivolo” da agganciare ai pioli, una rampa che permette ai bambini di sperimentare anche le scivolate, le strisciate e la discesa alternativa.

L’intento della struttura è proprio il movimento autonomo: i bambini (sotto la supervisione di un adulto, soprattutto le prime volte) non appena in grado di camminare e reggersi autonomamente possono sperimentare il loro moto sul triangolo di Pikler, agganciandosi, appoggiandosi, arrampicandosi e salendoci gradualmente.

Base pedagogica è la sperimentazione autonoma del movimento, fondamentale secondo tante scuole di pensiero, come ad esempio quella di Maria Montessori. Ed è per questo che il triangolo di Pikler è ritenuto dai più un accessorio montessoriano.

Il bambino o la bambina giocando con questa struttura scopriranno movimenti nuovi, alleneranno la presa delle dita, l’equilibrio, la creatività (inventando nuovi movimenti), ascolteranno il proprio corpo, il proprio peso, la propria coordinazione…

Il consiglio è quello di acquistare il triangolo di Pikler fin da subito, nei primi mesi di vita, posizionandolo nella zona gioco. Inizialmente potrà diventare anche una palestrina per neonati (appendendo degli elementi ai pioli), dopodiché, piano piano, i bambini prenderanno confidenza con esso gradualmente, utilizzandolo come meglio ritengono in base alla loro capacità del momento. In alternativa, può essere un regalo perfetto al compimento di un anno d’età, poiché è proprio quando i bambini cominciano a camminare e a muoversi autonomamente che diviene prezioso.

Di triangoli di Pikler molto carini se ne trovano su Etsy, ma certamente i prezzi migliori sono su Amazon.

Questo ad esempio è un triangolo di Pikler semplice e pulito, base, e costa 119 euro.

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Questo invece è già dotato di rampa-scivolo, agganciabile in diverse posizioni e utilizzabile per attività differenti.

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La pasta con le cime di rapa è tradizionalmente pugliese, ma in generale tutt'Italia la ama moltissimo. Si tratta della pasta (la ricetta originale prevede le orecchiette) con le erbette che spuntano dai broccoli, cimette amarognole e molto, molto saporite che si sposano bene con le acciughe (ma che, nel caso siate vegani o vegetariani, potete togliere). Ecco dunque una ricetta classica ma intramontabile, buonissima, che spesso (incredibilmente!) piace anche ai bambini (se li abituiamo ai diversi sapori fin da piccoli).

La ricetta della pasta con le cime di rapa: un piatto della tradizione pugliese

 

Aerosol, allergie, raffreddori, vie respiratorie… Un mondo che è bene conoscere per offrire ai nostri bambini - asmatici o allergici - le terapie migliori. Per farlo, FederAsma e Allergie Onlus con le società scientifiche IAR, SIAIP e SIMRI hanno deciso di impegnarsi nella campagna “Un respiro di salute - Aerosolterapia - I benefici per i pazienti”, per farci scoprire meglio l’aerosolterapia e i suoi benefici, il suo uso corretto e le malattie respiratorie più comuni, da quelle stagionali a quelle croniche.

Perché a volte basta davvero poco per combattere e gestire i disturbi tra i più diffusi al mondo, ovvero quelli respiratori come l’asma e le allergie croniche, i disturbi di stagione e le malattie di origine infettiva o infiammatoria (anche cronica) che colpiscono gola, bronchi, polmoni, orecchie, tonsille…

Un respiro di salute, per conoscere meglio l’aerosolterapia: la campagna di FederAsma e Allergie Onlus insieme alle società scientifiche IAR, SIAIP e SIMRI per conoscere meglio le malattie respiratorie

L’aerosolterapia bisogna conoscerla. Bisogna sapere quando è necessaria per combattere i problemi delle prime vie respiratorie e bisogna essere consapevoli di quando può essere uno strumento efficace e insostituibile. L’aiuto di FederAsma e Allegie Onlus, insieme alle società scientifiche IAR, SIAIP e SIMRI, è per questo molto prezioso.

FederAsma e Allergie Onlus - Federazione Italiana Pazienti è un’associazione nata nel 1994 per riunire le associazioni italiane che sostengono la lotta alle malattie atopiche e respiratorie. Queste ultime sono più frequenti di quanto pensiamo: basti sapere che solo in Europa sono 300 milioni le persone che soffrono di asma, una malattia cronaca che richiede denaro e impegno da parte del paziente per raggiungere un buon controllo e una buona gestione della sua patologia.
Essendo così tanti i pazienti, sono moltissimi anche i bambini asmatici o allergici.

“Un respiro di salute” è un progetto che da due anni a questa parte ha come obiettivo la divulgazione corretta sull’aerosolterapia, un metodo per gestire le malattie respiratorie in maniera semplice e sicura. E non si parla solo di nebulizzatori: l’aerosolterapia comprende tutte quelle modalità di somministrazione dei farmaci attraverso particelle di aerosol, per arrivare nel naso, nella gola o nei bronchi più velocemente e in maniera più mirata. Parliamo, quindi, di lavaggi e spray nasali, di inalatori a polvere secca o di nebulizzatori, strumenti che permettono di sciogliere nell’aria le particelle della terapia, rendendola più semplice e più efficace.

Il progetto “Un respiro di salute” lo si trova anche su Facebook e tutti coloro che vogliano approfondire il tema dell’aerosol troveranno contenuti davvero interessanti e completi, come la panoramica sulle malattie respiratorie in età pediatrica, ma anche gli approfondimenti sulle malattie e le cure relative, le interviste ai professionisti del settore e, non ultimo, un focus sul Coronavirus.

L’indice di Apgar , il test che i medici eseguono a cinque minuti dalla nascita, è estremamente importante. A quanto pare non solo per stabilire lo stato di salute del bambino appena nato, ma anche — forse — per prevedere la sua “bravura” nella vita. Un recente studio australiano, infatti, mette in relazione l’indice di Apgar con il rendimento scolastico futuro. Un buon indice, insomma, corrisponde a voti più alti?

Indice di Apgar e rendimento scolastico sono collegati: perché l’indice dello stato di salute alla nascita potrebbe prendere i voti futuri dei bambini

Anche se i voti e le valutazioni scolastiche non sono più ritenute un metodo così valido per misurare la bravura dei bambini (dato che un bambino non è “bravo” o “meno bravo” solo in base a questi numeri!), questo studio ci pare interessante, perché in generale parla di rendimento scolastico, e in qualche modo, quindi, mette in evidenza i risultati scolastici con il momento della nascita.

Il primo studio a cui ci riferiamo è del 2015, si intitola “Five-minute Apgar score and educational outcomes: Retrospective cohort study of 751 369 children” ed è stato pubblicato sulla rivista “Archives of Desease in Childhood”. “L’indice di Apgar è utilizzato in tutto il mondo per individuare la condizione clinica e la prognosi a breve termine dei bambini appena nati”, si legge nell’introduzione. “Evidenze di una correlazione tra esso e l’istruzione a lungo termine sono tuttavia in contrasto. Abbiamo quindi studiato se l’Apgar si associ ai bisogni aggiuntivi di bambini speciali e al rendimento scolastico”.

I dati raccolti hanno riguardato la gravidanza, il parto e l’istruzione di bambini scozzesi nati tra il 2006 e il 2011 e hanno evidenziato che effettivamente un basso indice di Apgar spesso si associa a voti scolastici più bassi; tuttavia, le varianti sono molte e gli studiosi non si sono sentiti di stabilire l’effettiva correlazione.

Una correlazione che, invece, altri ricercatori hanno messo in evidenza con forza. Lo studio più recente, infatti, è quello condotto dagli studiosi dell’University di Adelaide (nel 2020) su 60mila bambini delle scuole elementari (tra il 2008 e il 2015). In questo caso, i bambini con un indice di Apgar alla nascita di sei o meno hanno registrato voti uguali o più bassi dello standard minimo, mentre quelli con un indice più alto si sono piazzati più in alto.

Engida Yisma, docente della School of Public Health dell'University of Adelaide e responsabile dello studio. la nuova ricerca — come scrivono su Ansa mostra come la correlazione sia “consistentemente evidente nei campi della scrittura e del calcolo Questi risultati potrebbero giustificare la necessità di un monitoraggio immediato e intensivo di neonati con punti Apgar meno di sei, e in seguito di supporto educativo in età scolare”.

Ok, la noia è uno stato d’animo da provare, positivo per i bambini (soprattutto in quest’epoca iperconnessa e ipertecnologica che non lascia spazio alla creatività che scaturisce dall’essere annoiati); ma l’obesità è assolutamente negativa senza se e senza ma. E sono proprio queste due le principali conseguenze della pandemia da Covid 19 sui bambini. A rivelarlo è la Società Italiana di Pediatria.

Covid e bambini, la conseguenza sono noia e obesità: gli studi che mettono in guardia sul sovrappeso causato dalla pandemia

Tra le fasce meno colpite direttamente dal Covid, i bambini hanno comunque accusato il colpo della pandemia, soprattutto a livello sociale ed educativo, con la distanza dai propri amici e compagni e con la chiusura delle scuole e la conseguente didattica a distanza. A questi aspetti negativi del periodo che stiamo vivendo, tuttavia, se ne aggiungono altri due: la noia e l’obesità.

Durante l’ultimo congresso straordinario “La Pediatria italiana e la pandemia da Sars-CoV-2” i pediatri italiani l’hanno spiegato bene: “L’epidemia da Sars-Cov-2 e l'epidemia di obesità sono strettamente connesse”, ha dichiarato Annamaria Staiano (Ansa), vicepresidente della SIP (Società Italiana di Pediatria). “L’isolamento, la noia e la sedentarietà spingono a un maggior consumo di alimenti calorici, favorendo il sovrappeso e l'obesità, che a sua volta è un fattore di rischio per il Covid-19”.

Non sono però solo le sue parole a dirlo. La conferma è arrivata da uno studio pubblicato sulla rivista Obesity, svolto a Verona per testare l’ipotesi che i bambini e ragazzini con obesità, se tolti dall’ambiente scolastico proprio come sta accadendo, tendano a lasciarsi andare ad uno scorretto stile di vita (Effects of COVID‐19 Lockdown on Lifestyle Behaviors in Children with Obesity Living in Verona, Italy: A Longitudinal Study).


Lo “studio condotto a Verona su quarantuno bambini obesi”, ha precisato Staiano, “ha evidenziato, durante il lockdown, un incremento significativo del numero di pasti giornalieri e dell'assunzione di patatine fritte, bevande zuccherate, rispetto al periodo pre pandemia, oltre a un forte aumento del tempo trascorso davanti allo schermo e una riduzione dell'attività fisica”.

Su Ansa fanno sapere che a risultati simili è arrivato anche un altro studio, stavolta pubblicato su Pediatric Obesity. Il test ha riguardato 298 bambini spagnoli normopeso.

Insomma, a causa della noia data dalla pandemia e dall’assenza di attività fisica e sociale, i bambini tendono ad adagiarsi e ad acquisire abitudini alimentari deleterie, che portano al sovrappeso e all’obesità.

L’ideale? Che questa pandemia termini e che i nostri bambini tornino a scuola e ad interagire con i propri coetanei. Ma questo, ancora per un po’, sarà difficile. E anche se sarà altrettanto difficile, sta a noi provare ad arginare questa tendenza, lasciando che i bambini imparino ad incanalare positivamente la noia, puntando su cibi sani e attività diverse dal solito, anche se in casa. Puntando sulla realtà, piuttosto che sulla virtualità. E puntando sulla compagnia in famiglia: approfittiamone, insomma, e cerchiamo di vedere il positivo della pandemia. Altrimenti sarà (ancor di più) una tragedia.

Japandi, la nuova tendenza del design 2021

Lunedì, 18 Gennaio 2021 15:01

Lo stile scandi (quello che arriva dal Nord) è già qualche anno che impazza in tutto il mondo; il rigore giapponese è una certezza. Unendoli, otteniamo il Japandi, lo stile d’arredamento che fa sposare le geometrie e la naturalezza dei materiali scandinavi con il minimalismo giapponese.

Vediamo insieme come portare questo stile anche in casa nostra, dal salotto alla cameretta dei bambini.

Japandi, la nuova tendenza del design 2021: come arredare casa seguendo le linee giapponesi e quelle nordiche

Nel Japandi, come dice la parola si fondono lo stile nipponico e quello nordico e scandinavo. Simili sotto tanti punti di vista ma ognuno con la sua particolarità, questi design si uniscono dando vita ad un design essenziale e funzionale, dalle linee semplici e dai colori tenui, che rilassi l’occhio e la mente e che renda la vita più pragmatica e semplice. Il tutto portando tanta felicità, perché sia al Nord (con la filosofia Hygge) che in Giappone (tra kintsugi e wabi-sabi, che ricercano il bello nelle imperfezioni), gli ambienti contribuiscono alla serenità e all’armonia.

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Come fare, dunque, per unire i due stili? Innanzitutto, puntare sul legno chiaro, che da sempre caratterizza sia i mobili e gli arredi scandi che quelli giapponesi. Questi mobili in legno dovrebbero realizzati artigianalmente: entrambe le culture, infatti, puntano alla qualità degli oggetti d’arredo, che devono essere funzionali e durare nel tempo (anche in ottica ecologica).

I colori? I verdi, blu, rosa e grigi del Giappone, insieme al giallo senape, all'ocra, al bianco e ai colori pastello del Nord Europa.

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Dopodiché, è bene puntare sulla luminosità delle stanze e sul decluttering (come insegna bene Marie Kondo, che dice di eliminare ciò che non sprizza gioia), insieme al minimalismo delle linee, ai tessuti grezzi e alla praticità dei mobili.

Anche mischiare i due stili va benissimo: l’eleganza giapponese si fonde infatti armoniosamente con il tocco più casalingo e caldo degli arredi scandinavi.

Infine, accostiamo gli oggetti vintage e recuperati dello stile nordico a quelli più ricercati ed essenziali della tradizione giapponese.

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Ciò che deve sempre emergere è l’eternità dello stile, che non punta alla moda ma alla tradizione e all’eleganza senza tempo: gli spigoli netti, i colori pacati, il legno naturale e la classicità dei disegni sono importantissimi per ottenere un’abitazione sempreverde, di stile e non “di moda”.

I genitori di oggi sono probabilmente cresciuti tra gli anni Ottanta e Novanta. L’età D’ORO della genitorialità! Ancora ignari di commettere errori, gli spensierati figli di genitori hippy e del Baby Boom si sono ritrovati a fare da mamme a papà con molta più libertà rispetto ai loro stessi genitori, con l’aiuto aggiuntivo della tecnologia. Una spensieratezza che, sì, ha dato vita a molti sbagli, ma nessuno si sognerebbe di condannarli: questi sbagli erano in buona fede e, a volte, un po’ di spensieratezza in più in questi anni Dieci e Venti del Duemila non farebbe male!

Ecco quindi le 10 cose che hanno caratterizzato i genitori degli anni Novanta, che le mamme e i papà di oggi guardano con occhi sgranati!

10 cose che facevano i nostri genitori negli anni Novanta (e che noi MAI faremmo!)

Nessuna germofobia

Spesso i genitori negli anni Novanta non si curavano granché dell’igiene delle superfici di gioco, soprattutto fuori. Certo, si stava attenti ai pericoli, ma non si sentiva il bisogno di sanificare e disinfettare tutto! Una tendenza (in tempi NON di pandemia!) che sarebbe utile tornasse: è così, infatti, che i bambini sviluppano gli anticorpi!

Nessun senso del pericolo

Altalene rotte, scivoli in metallo che ad agosto provocavano ustioni di terzo grado, forchette da adulti, giocattoli non esattamente sicuri… Non solo sui germi: anche sulla sicurezza il metro di giudizio era leggermente più leggero!

Seggiolini? What?

Ecco, su questo punto oggi PER FORTUNA si è più attenti. Negli anni Ottanta e Novanta esistevano i seggiolini (ed erano regolamentati), ma, così come per le cinture di sicurezza, non era abitudine usarli con rigore. Meglio oggi, da questo punto di vista! Per non parlare dei bambini portati a scuola sul sedile davanti. Orrore!

In bicicletta per il paese

Oggi si vedono solo ragazzini delle medie o delle superiori in bici o in skateboard, ma quando eravamo piccoli noi anche i bambini delle elementari giravano con la loro bicicletta: i genitori insegnavano loro a pedalare in strada seguendo le regole, soprattutto nei paesi più piccoli, e questo portava i bambini a conoscere bene il senso del pericolo e della sicurezza.

A piedi a scuola

Stesso discorso: oggi i bambini non possono più tornare a casa a piedi da soli, un po’ perché i genitori hanno paura delle automobili, un po’ perché le scuole per tutelarsi non permettono di lasciare i bambini dopo scuola senza supervisione. Questo, tuttavia, è un male: i bambini non imparano più la responsabilità, la sicurezza, il pericolo e l’autonomia, se non quando sono già grandi. E non è neppure ecologico, perché, diciamolo, alla fine optiamo sempre per la macchina!

I cartoni? Pochi (e chissà se erano buoni!)

Non essendoci così tanti canali tv dedicati ai cartoni animati, si guardava quello che passava il convento. Niente cartoni “educativi” o “didattici”: si guardava quel che c’era!

Babysitter? I fratelli maggiori

Spesso e volentieri per risparmiare i genitori degli anni Ottanta e Novanta lasciavano i bambini più piccoli ai ragazzi più grandicelli. Fratelli, cugini, amici… Nessuna tata specializzata o babysitter qualificati, insomma.

I programmi TV

Non so i vostri genitori, ma a chi scrive è capitato spesso di guardare “X-Files” o “ER - Medici in prima linea” (così come film non esattamente per bambini!) senza grandi preoccupazioni: l’importante era la presenza di un adulto, poi si poteva guardare TUTTO.

Lasciare i bambini in macchina

Negli anni Ottanta e Novanta non era considerato maltrattamento o negligenza lasciare i bambini in macchina per qualche minuto (naturalmente NON DI PIÙ), senza supervisione: le mamme e i papà che dovevano andare in tintoria o a prendere il pane abbassavano il finestrino e tornavano dopo poco senza sensi di colpa. Discutibile? Forse, ma funzionava così e non possiamo negarlo.

Le merendine a scuola

No, non erano per niente healthy. E più confezionate erano, meglio era.

Le chips di verdure sono un ottimo modo sia per far mangiare le verdure ai bambini, sia per eliminare le patatine confezionate. E se pensate che siano di difficile preparazione, beh, non è così: essendo al forno, basta prepararle e poi lasciarle cuocere, sfornandole una volta croccanti.

Ecco, ad esempio, la ricetta delle chips di batata rossa, o di patata dolce, la patata americana che si trova sui banchi del mercato nel periodo invernale. Più dolce rispetto alla classica patata, ha anche più proprietà benefiche!

Chips di batata rossa (o di patata dolce!): le veggie chips a base di patata dolce americana

 

I pannolini Lillydoo sono anche ecologici

Venerdì, 15 Gennaio 2021 11:00

Si chiamano Lillydoo Green e sono i primi pannolini dell’azienda Lillydoo certificati a basso impatto ambientale: alla classica qualità Lillydoo si unisce quindi la coscienza ecologica, per tutti i genitori che puntano sulla qualità, sul risparmio, sulla comodità e sull’ambiente.

Perché l’abbonamento Lillydoo non è solo comodo (e anti-spreco! Le confezioni non aperte, quando i bimbi crescono, si rimandano indietro tranquillamente), ma anche consapevole ed ecosostenibile (sia per quanto riguarda la produzione, sia per la spedizione).

I pannolini Lillydoo sono anche ecologici: la nuova linea Lillydoo Green per le mamme e i papà che vogliono una vita ecosostenibile

Se già conoscete Lillydoo, saprete che si tratta di un marchio di pannolini innovativo e di qualità: nato in Germania, permette di ricevere ogni mese la giusta quantità di pannolini necessari per i nostri bambini, senza così sprecare e risparmiando allo stesso tempo sul prezzo della confezione. La comodità smart è quindi al primo posto insieme alla qualità dei pannolini (e dei prodotti complementari come l’olio di mandorle e le salviette igieniche), pannolini che sono studiati per evitare le irritazioni perché privi di lozioni o di profumi.

La buona notizia, però, è un’altra: la novità del 2021 sono infatti i pannolini Lillydoo Green, una linea a basso impatto ambientale che segna il primo passo di Lillydoo verso un futuro ecosostenibile.

I pannolini Lillydoo Green (sempre acquistabili in abbonamento sul sito di Lillydoo sono innanzitutto confezionati nella carta, riducendo così il consumo di plastica, e, per quanto riguarda i pannolini in sé, anche lì la plastica viene ridotta il più possibile, utilizzando, invece, della cellulosa grezza non sbiancata altrettanto assorbente (ed ecco da dove arriva il colore beige naturale).

Per quanto riguarda la restante plastica inevitabilmente usata, Lillydoo la rimuove dall’ambiente grazie alla collaborazione con Plastic Bank® e compensandone così l’utilizzo.

Anche la spedizione è green: i pannolini Lillydoo Green in abbonamento, infatti, vengono spediti a casa attraverso spedizioni carbon-free (grazie alla collaborazione con ClimatePartner ,che compensa le emissioni).

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Come sempre, i genitori che sceglieranno Lillydoo Green sapranno poi che la qualità è altissima: i pannolini, oltre che ecologici, sono altamente assorbenti e pensati per tutti i tipi di pelle, anche le più sensibili. Essendo privi di sostanze aggiuntive (e in questo caso essendo anche non sbiancati), sono molto più delicati (e certificati MADE IN GREEN, OEKO-TEX® e Dermatest).

E non dimentichiamo la bellezza (che ci permette di usare i pannolini anche senza copripannolino, tanto sono belli!): i Lillydoo Green sono disponibili in due nuove fantasie deliziose (“Watch me grow” e “Up, up and away”), che ricordano la natura a cui si ispira la linea.

E il prezzo? Acquistando la confezione singola i genitori pagheranno 14,40 euro, mentre abbonandosi la stessa confezione costerà 10,80 euro (dalla taglia 1 alla 7), con abbonamenti mensili (comodissimi!) a partire da 54 euro.

Solitamente i personaggi famosi arrivano in prima pagina per la stramberia dei nomi che scelgono per i loro figli:: a volte sono bizzarri, altri unici. Ma di certo non sono noiosi. E, tra chi sceglie nomi semplici e tradizionali e chi preferisce nomi per bambini unici e stravaganti, possiamo trovare un sacco di spunti.

Ecco quindi i nomi per bambini e bambine scelti dai VIP, da cui prendere ispirazione per il nome del nostro bebè nel 2021.

Nomi per bambini e bambine, l’ispirazione dai personaggi famosi: i nomi che i VIP hanno dato ai loro figli, da cui prendere spunto

Mia

È il nome scelto qualche anno fa sia da Bianca Baldi, sia da Alessia Marcuzzi e Francesco Facchinetti per la loro figlia, e da allora è molto amato dai genitori.

Isabel

Meno gettonato di “Chanel”, è il nome della terza figlia di Ilary Blasi e Francesco Totti.

Rosita

È il nome di una delle figlie di Adriano Celentano e Claudia Mori, è tradizionale e sempre molto dolce.

Olimpia

Aldo Montano ha chiamato così la sua bimba, omaggiando tanto l’Olimpo degli dei quanto le Olimpiadi.

Coco

Courtney Cox ha scelto il nomignolo della stilista Gabrielle Chanel per la sua prima figlia, ispirandosi al mondo della moda.

Deva

Un nome semplice e breve, ma molto particolare: si tratta di quello della figlia di Vincent Cassel e Monica Bellucci.

Lyra

Lyra Belacqua è un personaggio di “Queste oscure materie”, trilogia di Philipp Pullman che inizia con “La bussola d’oro”. È il nome di una bambina determinata, forte e intelligente ed Ed Sheeran e la moglie Cherry Seaborn hanno chiamato così la loro figlia. Un nome che unito al secondo nome e ai cognomi dei genitori suona benissimo: Lyra Antarctica Sheeran Seaborn, ovvero Lyra Antartica Sheeran Nata dal Mare.

Aurora, Sole e Celeste

Michelle Hunziker ha scelto un tema, per i nomi delle sue figlie. Una curiosità che potrebbe ispirare i nomi dei tuoi bambini: puoi scegliere dei nomi mitologici, oppure presi dalla Bibbia, dei nomi che contengono un colore (come le figlie di Fabio Novembre, Verde e Celeste), dei nomi di cantanti, oppure di fiori…

Paloma

È il nome della figlia di Pablo Picasso, significa “Colomba” ed è dolcissimo.

Saint

Se dovessimo tradurlo in italiano, è un nome tradizionale e molto bello, caduto in disuso: Santo. Ma Kim Kardashian e Kanye West l’hanno scelto per il loro secondo figlio e potrebbe tornare alla ribalta (speriamo!).

Romeo

Altro nome scelto da una coppia straniera (Victoria e David Beckham), che tuttavia suona parecchio italiano (e che è molto, molto bello).

Falco

È il secondo nome di Nathan Falco, figlio di Elisabetta Gregoraci e Flavio Briatore.

Oceano

Si tratta del nome di uno dei figli dati da John Elkann e Lavinia Borromeo ai loro figli. L’altro bambino? Si chiama Leone, proprio come Leone Lucia Ferragni.

Brando

Ormai è famoso quanto il padre e il nonno. Basti sapere che il cognome è De Sica.

Marcel

In italiano è un classico e bellissimo “Marcello”: si tratta del figlio di Marion Cotillard.

Edoardo

È l’erede della dinastia Angela: è infatti figlio di Alberto (a sua volta figlio del grande Piero).

Noah

Il nome del figlio di Sarah Felberbaum e Daniele De Rossi ha un’origine ebraica e oltre ad essere tradotto in “Noè” significa “riposo” e “quiete”.

Enea

Ecco il nome del primo figlio di Laura Chiatti e Marco Bocci!

Sara

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Cecilia

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