Ogni genitore ha un suo rapporto con il proprio figlio, e sa quando usare certe parole, quando essere fermo, quando essere dolce e quando impuntarsi. A volte, però, sembra che nessun approccio sia quello giusto, e certe nostre parole e toni, anche impercettibili o per noi minimi, possono dare l’effetto opposto a quello sperato, facendo sì che i bambini si intestardiscano di più, si arrabbino, si intristiscano o non ascoltino.

Ecco quindi alcune frasi in sostituzione delle più comuni espressioni per far sì che la conversazione con i nostri figli sia più proficua ed efficace, sempre nel rispetto dei bambini.

Le frasi per parlare più facilmente con i bambini: come porsi per trasmettere meglio la sicurezza, le regole, l’autorità e la dolcezza nei momenti in cui ce n’è bisogno, rispettando sempre i nostri figli

“Vedo che…”

Iniziare le frasi con “Vedo che…” (“Vedo che sei arrabbiato”, “Vedo che non hai voglia di mangiare”, “Vedo che sei entusiasta”) infonde nel bambino un senso di sicurezza, consapevolezza e autostima, poiché sente di essere osservato dai genitori e considerato da loro. Lo spronerà a parlare di ciò che sta passando, esprimendo le sue sensazioni, un esercizio utile per tutta la vita.

“Parlamene…”

Allo stesso modo, il “Parlamene” aiuterà il bambino a prendere l’abitudine di esprimere le sue emozioni, in tutti i casi: quando è triste, quando è arrabbiato, quando è felice, quando è euforico. E dare il nome alle emozioni è utilissimo, poiché rende i bambini più consapevoli e più in grado quindi di gestire le situazioni.

“Ho bisogno che tu faccia questo”

A volte, giustamente, cerchiamo di utilizzare con i bambini frasi che li spronino a fare le cose secondo la loro volontà, incitandoli, invogliandoli e facendo sembrare che siano loro idee. Ad esempio? “Che ne dici di mangiare questo piatto di pasta?”. “Io mi sto preparando per uscire. Tu cosa fai”?. Talvolta però i bambini non sembrano proprio nel mood di fare ciò che devono fare in quel momento, e se siamo di fretta o esasperati il nervosismo sale inesorabile (in noi). Ma potrebbe bastare cambiare forma della frase, rendendola più autorevole e più ferma mantenendo il rispetto, senza arrabbiarsi. “Ho bisogno che tu mangi questo piatto di pasta, perché non puoi stare senza cibo”. “Ho bisogno che ti prepari insieme a me, perché papà ci sta aspettando in macchina”. Dire loro che abbiamo bisogno che facciano qualcosa (argomentando anche con il perché, in modo da fare capire loro che c’è sempre un motivo e noi genitori non imponiamo solo per il gusto di farlo) li farà sentire importanti e responsabili, grandi.

“Allo stesso tempo” al posto di “ma”

I “ma”, come “no”, sono utili e importanti, ma troppi stroppiano e rischiano di dare l’effetto opposto a quello sperato. Al posto del “ma”, quindi, possiamo usare “allo stesso tempo”. Qualche esempio? “Sei un bravo bambino ma oggi ti sei comportato male” può diventare “Sei un bravo bambino ma allo stesso tempo capita che ti comporti male”. “Ti voglio bene, ma non devi mordere gli altri bambini” diventa “Ti voglio bene, ma allo stesso tempo ho bisogno che tu capisca che fare del male agli altri è sbagliato”. Perché il “ma” è un avversativo che implica qualcosa di male a prescindere da tutto, mentre “allo stesso tempo” fa capire che il nostro bene nei loro confronti (quello che esprimiamo nella prima frase) è la cosa più importante e che i giudizi che stiamo esprimendo sono regole importanti che gli stiamo insegnando.

“Mi piace guardarti fare queste cose positive”

È importante che i bambini capiscano che noi apprezziamo ciò che fanno e che li consideriamo importanti e non “dei bambini”. Soprattutto quando fanno cose che ci rendono orgogliosi di loro: esprimiamo sempre il nostro piacere e il nostro orgoglio quando si comportano bene, quando si appassionano di qualche attività o quando in generale siamo contenti di ciò che sono, in modo che si sentano voluti bene, considerati e apprezzati.

“Posso aiutarti?”

Soprattutto nei momenti di difficoltà i bambini a volte non sanno come comportarsi, o come dare un nome alle emozioni che stanno provando. Aiutarli ad esprimersi e a capire come muoversi è un piccolo passo nel dargli gli strumenti per la vita. Si sentiranno sicuri, guidati da noi, e pian piano acquisiranno ciò che servirà loro in futuro, per affrontare da soli i problemi.

“Come faresti per risolvere la cosa?”

Un’altra frase che diventa strumento utile per il futuro, perché semplicemente dicendola cominciamo a instillare nei bambini un senso di problem-solving importantissimo. Standogli accanto e aiutandoli, diamogli comunque la possibilità di provare a fare a modo loro, di parlare con le proprie parole e di capire come muoversi con le loro gambe.

“Aiutami a capire”

Una frase che sembra utile a noi genitori ma che è utile per entrambi, perché come le altre è un modo per far sì che i bambini imparino ad esprimersi e a capire cosa passa nel loro cuore. A volte dare un nome all’emozione negativa o destabilizzante che provano è un primo passo per calmarsi e per risolvere la situazione! Dicendolo a noi lo diranno anche a se stessi.

“Ciò che pensi è per me importante, quindi spiegamelo”

Sentirsi importanti e ascoltati è fondamentale per i bambini: siamo genitori, e quindi abbiamo il compito di guidare e dare regole, ma è nostro dovere anche ascoltare i bambini sul serio, considerando le loro opinioni importanti quanto le nostre. Se i bambini sentiranno di essere considerati acquisiranno anche un senso di responsabilità (poiché li ascolteremo quando dovremo prendere decisioni) e svilupperanno l’autostima, preziosa per la vita adulta.

“Ti voglio bene”

Il “ti voglio bene” fa sempre bene: quando siamo felici e gioiosi e quando ci sentiamo orgogliosi dei nostri bambini, ma soprattutto nei momenti “no”, quando siamo tristi, quando sono arrabbiati con noi, quando li sgridiamo. Facciamo uno sforzo e ripetiamolo sempre (magari aggiungendo quel famoso “allo stesso tempo”, per spiegare le situazioni), in modo da fare capire che in ogni caso sono il tesoro della nostra vita e che, nonostante tutto, li amiamo moltissimo e tutto ciò che facciamo, anche attraverso le regole, lo stiamo facendo per loro.

Giulia Mandrino 

Siamo tutti creativi, ma la scuola ci cambia

Mercoledì, 03 Gennaio 2018 13:29

“È un bambino molto creativo”. “Gli piace tantissimo inventare storie”. “Nel disegno è davvero dotato”. E poi, da grandi: “È sempre stato più creativo degli altri, per questo è diventato architetto”. Frasi comuni, luoghi comuni che sentiamo spessissimo, no? È normale pensare che ci sia qualcuno più creativo di altri. Ma in realtà, a quanto pare, non è così: tutti nasciamo creativi. Ma la nostra società e il sistema in cui viviamo spesso ci tarpano le ali e ci indirizzano su diverse strade facendoci perdere quella naturale creatività con cui nasciamo.

A dirlo sono nientepopodimeno che gli scienziati della NASA. Ma vediamo meglio di cosa si tratta.

Siamo tutti creativi, ma la scuola ci cambia: la ricerca degli scienziati della NASA che svela come tutti nasciamo creativi

Nel 2011 alla famosa conferenza TEDxTucson salì sul palco il dottor George Land. Lo scienziato è esperto in creatività, crescita e cambiamento. Per tutta la vita ha studiato questi fenomeni umani, e sul palco di Tucson ha quindi parlato di una sua esperienza con la NASA che ebbe qualche anno prima.

L’agenzia governativa responsabile del programma spaziale statunitense lo chiamò, insieme alla collega Beth Jarman, perché misurasse il potenziale creativo dei loro scienziati e ingegneri (dal momento che la creatività è uno strumento indispensabile in ogni settore, anche nell’ingegneria, nell’economia e in tutti i campi generalmente non considerati “creativi”). Il test fu molto proficuo, ma lasciò in testa ai responsabili della NASA una domanda: “da dove viene la nostra creatività?”. Una domanda che implica altre due questioni: la creatività è innata o la impariamo? Oppure deriva dalle esperienze che facciamo?

Con queste domande in mente, gli scienziati della NASA hanno quindi preso in considerazione 1600 bambini di età compresa tra i 4 e i 5 anni, per provare a darsi delle risposte veritiere, scientifiche e comprovate.

Il test che hanno proposto ai bambini gli scienziati della NASA doveva fare capire quanti di loro potessero essere considerati dei “geni della creatività”. La percentuali dei “geni creativi” fa riflettere: il 98% dei bambini, infatti, è rientrato in quella categoria. Tradotto: il 98% dei bambini sono da considerarsi “creativi”.

Dopo cinque anni, quindi, gli scienziati hanno richiamato i 1600 bambini, per vedere lo sviluppo della loro creatività a 10 anni. Il risultato? Solo il 30% dei bambini poteva essere ancora considerato un genio nel settore creatività e immaginazione. Dopo altri cinque anni la percentuale è precipitata ancora, fino al 12%. E in età adulta le persone “rimaste” creative erano solo il 2%.

I dati fanno riflettere, e la prima cosa che viene in mente è che effettivamente possa essere proprio la scuola ad essere ritenuta responsabile della perdita di creatività. Se ci pensiamo, la scuola (che storicamente nasce come istituzione per formare le menti dei futuri leader, e non della gente comune) ci dà strumenti per incanalare le nozioni, per sistematizzarle, per accettarle nonostante i dubbi. Certo, la scuola con gli anni sta cambiando (speriamo in meglio), e il bambino è fortunatamente sempre più considerato il centro del suo apprendimento.

Ma non si può non pensare che effettivamente la scuola tappi un po’ il canale creativo, per sua natura.

La soluzione per non perdere questa creatività, fondamentale per la crescita e per il lavoro futuro, è semplicemente non tappare più questo canale, non relegandolo alle semplici ore di arte in classe, ma integrandolo in tutte le materie, sfruttando il potenziale del pensiero divergente più che di quello convergente.

Giulia Mandrino 

Tra le ricette etniche che più amiamo c'è il dal di lenticchie (scritto anche "dahl"), piatto indiano con lenticchie e curcuma da gustare come primo oppure come contorno, accompagnato con del profumato riso basmati. Un modo delizioso per gustare i legumi, importantissimi per fare incetta di proteine vegetali. La ricetta è sempre deliziosa, ma risulta ancora più gustosa e buona se preparata in una pentola in ceramica (noi utilizziamo le ceramiche Zisha di Siqur Salute): la cottura lenta ed uniforme è l'ideale per questi piatti!

Dal di lenticchie: la ricetta del piatto indiano a base di legumi e spezie

 

Li si porta in grembo per nove mesi. Li si partorisce con dolore. Li si ama fino al midollo, e poi li si lascia andare. A volte è doloroso vederli crescere, per quanto meravigliioso, perché sappiamo che il nostro compito di genitori è quello di accompagnarli finché avranno bisogno della nostra mano, non più in là. E se vi dicessimo che in realtà i nostri figli rimangono con noi mamme praticamente per sempre? Non solo nel cuore, ma anche nel corpo.

Tuo figlio resta sempre con te, e a dirlo è la scienza: una ricerca sul microchimerismo mostra come le cellule fetali rimangano nell’organismo della mamma per decenni

“Microchimerismo fetale e salute materna: una revisione e un’analisi della cooperazione e del conflitto oltre l’utero”: un titolo lunghissimo, quello dell’articolo pubblicato sulla rivista Bio Essays un paio di anni fa, ma che in sostanza tratta il legame tra le cellule del feto e quelle del corpo materno. Le conclusioni sono varie, ma ciò che interessa a noi è molto semplice: le cellule del bambino rimangono nell’organismo della madre per molto, moltissimo tempo, e per noi questo è qualcosa di davvero emozionante, commuovente e significativo, per quanto bizzarro possa sembrare.

Lo studio è stato condotto dai ricercatori Amy M. Boddy, Angelo Fortunato, Melissa Wilson Sayres ed Athena Aktipis. La ricerca partiva da un presupposto: le cellule materne e quelle fetali si influenzano, positivamente e negativamente, ed è un dato di fatto. Come possono quindi essere sfruttate per aiutare allattamento, guarigione dell’utero, la salute mentale post parto e mille altre situazioni comuni dopo il parto?

I ricercatori sono arrivati alla loro conclusione, ma facendolo hanno sottolineato anche questo fatto, che a noi pare interessantissimo: il materiale genetico dei bambini rimane nell’organismo delle loro madri per anni dopo la nascita.

Il microchimerismo è proprio questo trasferimento di cellule, e secondo la dottoressa Boddy avviene in ogni singola gravidanza (anche quelle che poi terminano purtroppo con un aborto). Si parla di anni, addirittura decenni.

Queste cellule, quindi, possiamo ipotizzare (come hanno fatto i ricercatori) che subiscano il trasferimento per motivi ben precisi. Ad esempio, passando dal feto alla placenta fino al corpo della madre, le cellule del bambino si intrufolerebbero nel suo corpo per aiutare poi la madre a legare meglio con il bambino una volta nato.

Queste cellule, tuttavia, agiscono, secondo i ricercatori, sia in maniera positiva (per il legame, l’allattamento, il sistema immunitario…) sia in maniera negativa e pericolosa. In alcuni casi sembra che il microchimerismo contribuisca a sviluppare l’artrite reumatoide; in altri (quelli più incoraggianti), invece, pare che abbia protetto dall’Alzheimer, o che abbia aiutato nel risolvere problemi di allattamento e disordini psicologici associati alla gravidanza (anche grazie al legame che le cellule creano, come dicevamo).

Giulia Mandrino

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

 

Storie della buonanotte per bambine ribelli

Venerdì, 29 Dicembre 2017 15:25

(Photo credit: http://www.storiedellabuonanotteperbambineribelli.it)

Il titolo forse sbaglia: non dovrebbero essere storie della buonanotte solo per bimbe ribelli. Dovrebbero essere storie della buonanotte per tutti: bambine ribelli e bambine meno ribelli; mamme e papà; adulti; e soprattutto bambini, maschi. Insomma, delle storie della buonanotte per tutti, che in ogni caso ci piacciono moltissimo, nonostante le critiche da parte di alcuni noti giornalisti. Il progetto è ammirevole, e trovare il pelo nell’uovo non ci interessa!

Storie della buonanotte per bambine ribelli: il successo della letteratura per l’infanzia che ci piace, e che regaleremo a tutti i nostri figli, femmine e maschi

Esatto, lo regaleremo a tutti, perché è interessante assolutamente per chiunque. Anche per noi che lo leggiamo insieme ai bambini, ma che in realtà ci lasciamo trasportare dalle storie proprio come se le stessimo leggendo solo per noi stesse!

“Storie della buonanotte per bambine ribelli - 100 vite di donne straordinarie” (che potete comprare qui) è un libro illustrato per bambini e ragazzi edito da Mondadori che ha dietro una bella, bellissima storia. Elena Favilli e Francesca Cavallo, le autrici (che prima del best seller avevano già avviato un progetto per bambini molto interessante, la prima rivista per loro su tablet, Timbuktu Magazine), sono riuscite a pubblicare il libro negli Stati Uniti grazie ad una campagna su KickStarter che ha raccolto più di un milione di dollari.

Il successo del libro, che negli States ha venduto subito oltre 90.000 copie, ha fatto sì che anche in Italia ci si accorgesse del prodotto, e così lo scorso anno (in occasione dell’8 marzo) Mondadori pubblicò il volume.

Il libro nasce da un’idea semplice, sviluppata poi benissimo: raccontare alle bambine (ma anche ai bambini e agli adulti) le storie di 100 donne della storia che “ce l’hanno fatta”, che hanno lasciato un segno, che in qualche modo hanno cambiato il mondo.

Due, a nostro avviso, gli obiettivi: il primo è ispirare le donne di domani; il secondo è sensibilizzare sul tema del sessismo, mostrando agli occhi di tutti la grandezza di un sesso che fino al secolo scorso era considerato minore, più debole e meno importante, nascondendosi dietro all’aggettivo “gentil”.

Ma chi sono le 100 donne presenti (disegnate da altrettante illustratrici di tutto il mondo, che fanno la ricchezza del libro tanto quanto gli scritti)? Sono donne che hanno cambiato la scienza, la storia, la letteratura, la moda, l’arte, lo sport.

Sono Rita Levi Montalcini. Frida Kahlo. Astrid Lindgren. Margaret Tatcher (sì, qualche giudizio è stato dato, ma non si può negare che fosse una forte personalità femminile). E poi Maria Callas, Marie Curie, Alfonsina Strada, Manal Al-Sharif, Nina Simone, le sorelle Williams, Yusra Mardini, Maya Gaberal, Xian Zhang. Non vi diciamo chi sono, se già non le conoscete: il bello è proprio scoprire le loro storie, leggendole o raccontandole ai bambini di sera in sera, ammirandole, stupendoci, restandone affascinati e imparando ogni volta una bellissima lezione.

 

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Il ghiacciaio di Hintertux

Giovedì, 28 Dicembre 2017 14:11

(Photo Credit: tirolo.com)

Vacanza invernale? Un consiglio spassionato: prendete i bambini e andate a Hintertux, in Austria. Il ghiacciaio che troverete è meraviglioso: una grotta di ghiaccio naturale che farà sognare tutta la famiglia. In inverno, ma anche in estate.

Il ghiacciaio di Hintertux: una meta familiare perfetta sia in inverno che in estate per esplorare le meraviglie della natura

Il ghiacciaio di Hintertux si trova nella Zillertal, nella regione del Tirolo austriaco. Una vacanza qui offre la possibilità di sciare sia in inverno sia in estate, ma soprattutto possiamo andare con i bambini a visitare la famosa grotta di ghiaccio naturale, con guide esperte che ci faranno scoprire tutti i segreti di questa meraviglia. Anche la grotta è aperta tutto l’anno, quindi è la meta perfetta sia per le vacanze invernali in famiglia sia per quelle nei mesi estivi.

Da valle si sale al ghiacciaio di Hintertux attraverso la funivia orbitale più alta del mondo, la Gletscherbus 3 (già questa è un’esperienza unica per i bambini!). In cima, dalla terrazza panoramica (che si trova ad un’altezza di 3250 metri), è possibile ammirare le cime di tremila metri della zona (le Dolomiti, il Großglockner e lo Zugspitze).

Al ghiacciaio è possibile visitare la grotta di ghiaccio con una guida (accessibile a tutti, anche alle persone diversamente abili): dopo aver dotato i visitatori di casco e cintura, si comincia ad esplorare la caverna. Si parte con la sala d’ingresso, di un blu estasiante (quello del ghiaccio naturale), che porterà, appunto, nel palazzo di ghiaccio, che è alto 15 metri.

Si prosegue dunque verso la Camera dei Cristalli: come dice il nome, in questa sala è possibile ammirare i cristalli di ghiaccio in tutte le loro forme e dimensioni. Da qui la camminata porta al laghetto ghiacciato, un laghetto naturale che fa anche da ingresso alla Camera Blu e ala Cappella di Ghiaccio, avvolta in una luce rossa.

Da qui ecco la meraviglia: l’immenso Palazzo di Ghiaccio interno alla caverna, che si trova esattamente a venticinque metri di profondità rispetto alle piste sciistiche (che sono tra le migliori al mondo) e il cui soffitto arriva ad una altezza di quindici metri.

Uscendo, possiamo scegliere di fermarci nei rifugi che offrono i piatti tipici oppure sciare o scendere con bob e slittini. In estate, tuttavia, possiamo scegliere anche di intraprendere bellissime escursioni a piedi in tutta l’area del ghiacciaio, nella quale ci sono moltissime caverne tra le quali fare trekking. A Tux, a valle, possiamo anche trovare un programma estivo con 230 escursioni guidate e tematiche, per esplorare e scoprire il Parco Naturale Zillertaler Alpen.

Da luglio a settembre, poi, i bambini possono fare anche un’altra esperienza: è aperto infatti, sul ghiacciaio, il Parco delle Pulci, sulla malga Sommerberg: si tratta di un’area dedicata ai bambini con una pista di Tubing (una sorta di ciambella-gommone sulla neve) e tanti giochi sulla neve (che qui sul ghiacciaio è presente praticamente tutto l’anno).

C’è anche una parete d’arrampicata (che immersa così nella bellezza delle montagne innevate è ancora più entusiasmante del solito!), oltre ad un castello e ad una pista di go-kart a pedali.

Giulia Mandrino

Oltre ad essere un elemento fondamentale per la crescita fisica dei nostri bambini (dal momento che è importantissima per lo sviluppo osseo), la vitamina D svolge un prezioso compito anche a livello immunitario. È anche grazie ad essa se il nostro sistema immunitario si forma e si rafforza.

Addirittura, uno studio pubblicato sul British Medical Journal sottolinea come questa vitamina possa diminuire drasticamente l’influenza e il raffreddore, e in particolare le malattie stagionali legate all’apparato respiratorio.

Prevenire l’influenza e il raffreddore con la vitamina D: come un giusto apporto di vitamina D può diminuire drasticamente l’incidenza delle malattie stagionali

Per capire immediatamente il ruolo fondamentale che la vitamina D svolge per il nostro sistema immunitario basta ragionare su quanto sappiamo già molto bene: i malanni e le influenze ci colpiscono soprattutto durante l’inverno. In inverno le nostre difese immunitarie si abbassano, e questo abbassamento è strettamente collegato con un’altra diminuzione, e cioè quella della vitamina D nel nostro organismo, dal momento che in inverno è più difficile reperirla.

Questo reperimento difficoltoso è dovuto a due motivi: il primo è il freddo, che ci costringe a coprirci molto di più (e quindi le zone scoperte al sole - principale fonte di vitamina D - sono molte meno); il secondo è l’inclinazione dei raggi ultravioletti, che non riescono a penetrare a fondo nel nostro corpo.

Diminuisce la vitamina D, diminuiscono le difese immunitarie, insomma. Semplicissimo ed elementare.

L’organismo, non producendo la vitamina D a causa dei raggi solari più deboli, si trova così indebolito e vulnerabile. I ricercatori dello studio pubblicato sul British Medical Journal hanno quindi provato a capire se l’integrazione di vitamina D in inverno (attraverso gli integratori, come quelli di Haliborange) possa essere effettivamente un aiuto. “Obiettivi: valutare l’effetto complessivo di un supplemento di vitamina D sul rischio di infezione acuta del tratto respiratorio, e identificare i fattori che modificano questo effetto”, si legge nell’introduzione.

I risultati parlano chiaro: sì, l’integrazione di vitamina D è in grado di ridurre il rischio di infezioni dei tratti respiratori fino al 12%, soprattutto in coloro che ne sono maggiormente carenti (ovvero chi sta poco esposto ai raggi solari; una condizione, questa, che purtroppo coinvolge la maggior parte delle persone, dal momento che oggigiorno spendiamo molto più tempo al chiuso che all’aperto).

“Conclusione: il supplemento di vitamina D (nei pazienti) è stato totalmente sicuro e li ha protetti contro le infezioni acute del tratto respiratorio”, dicono nello studio. “I pazienti che erano maggiormente carenti di vitamina D e coloro che non hanno ricevuto il placebo hanno sperimentato i maggiori benefici”.

Il motivo di questa riduzione del rischio è dovuto all’azione della vitamina D, che, quando presente nell’organismo, stimola la produzione di antimicrobici nei polmoni.

Assumendo quindi giornalmente o settimanalmente un supplemento di vitamina D (attraverso integratori sicuri per tutta la famiglia, come quelli prodotti da Haliborange, leader nel settore integratori di vitamina D) nel mondo potrebbero quindi esserci ogni inverno 3.25 milioni di casi in meno di influenze respiratorie.

 Giulia Mandrino

Di dolci ne hanno ricevuti anche troppi. Di giocattoli non ne parliamo. Anche maglioni, sciarpe e guanti (che servono sempre, è vero) ne sono pieni, dato che le zie e le prozie gliene hanno regalati a bizzeffe. Ma manca ancora la Befana, e a quanto pare dovremo riempire altre calze...

E se questa volta regalassimo ai nostri bambini qualcosa di speciale, che in fondo in fondo vogliono davvero, e che non sia così materiale e futile? Noi abbiamo qualche consiglio per voi, per rendere l'Epifania molto più bella, magica e sentita.

Regali diversi e più carini da fare trovare nella calza della Befana: 10 regali alternativi da mettere nella calza della Befana, per fare felici i bambini non con i soliti giocattoli, dolcetti o indumenti

Un corso

Ai bimbi piace cucinare? Regalategli un corso di cucina per bambini. Pensate che gli farebbe piacere imparare a cucire? Infilate nella calza un buono per un corso di cucito, o in una scuola o dalla nonna! Di corsi per bambini ce ne sono una miriade, e non parliamo di quelli che li terranno impegnati per tutto l'anno. Parliamo di qualcosa di più leggero e semplice, ma che li entusiasmerà. Un corso che potrebbero amare, che magari duri qualche pomeriggio o un weekend. Ce ne sono moltissimi: cucina, cucito, arte, falegnameria, yoga, rilassamento, un danza particolare...

Dei coupon affettuosi

Ma non dei coupon per gli sconti al supermercato. Dei coupon che potranno sfruttare durante l'anno in famiglia! Un coupon per un abbraccio di dieci minuti, un coupon per una serata in famiglia sotto le coperte, un coupon per un bacio in fronte, un coupon per una fiaba della buonanotte...

Dei coupon furbissimi

Sempre coupon, ma che piaceranno ancora di più ai bambini (che sono più furbetti di noi): dei coupon, ad esempio, per scegliere quale film guardare durante la serata in famiglia, per saltare il turno in cui c'è da lavare i piatti, per smettere di fare tutto ciò che si sta facendo e organizzare una festa improvvisata, un coupon per invitare chi vogliono a cena... Dei coupon strappo alla regola, insomma!

Un diario

Sembra che come tradizione stia scomparendo, ma ricordate quanto era affascinante tenere un diario segreto? Facciamolo trovare nella calza e spieghiamo la meraviglia di questo oggetto che custodirà tutti i loro segreti (e che diventerà un preziosissimo alleato per allenarsi con la scrittura in maniera divertente e coinvolgente!).

Una notte in campeggio

Esatto, organizziamo una notte in un campeggio (anche vicino a casa, non serve andare lontani), anche estemporanea! Se i bimbi non ci sono mai stati sarà un'esperienza favolosa; se già conoscono la meraviglia del campeggio, piacerà loro questo sapore "estemporaneo", a sorpresa! In campeggio ci si può infatti andare sempre, non solo durante le vacanze.

Uno spettacolo o un concerto

Se c'è un cantante che piace loro oppure qualche spettacolo che potrebbe affascinarli, bellissimo è fare trovare nella calza i biglietti. Può essere un concerto, appunto, ma anche uno spettacolo di danza, di circo contemporaneo, di musica da camera in un teatro (per assaporare la magia!)... Qualunque cosa! L'esperienza, se non l'hanno mai provata, sarà comunque fantastica.

Una caccia al tesoro

Nella calza troveranno il primo indizio, e il resto dei biglietti sarà sparso per casa: alla fine il premio potrà comunque essere uno degli altri regali che vi stiamo suggerendo, ma il bello è che se lo suderanno in maniera super divertente!

Un biglietto per un museo

Di musei per bambini ce ne sono parecchi, ma soprattutto ci sono moltissime mostre che organizzano visite su misura per i ragazzi, oppure addirittura musei "da grandi" che ospitano temporaneamente esposizioni dedicate all'arte per bambini (e rendere le visite interessanti è semplicissimo). I nostri preferiti? Il MuBa e il Mudec di Milano.

Un abbonamento ad una rivista

Focus Junior, ma anche riviste di fumetti, riviste specializzate "da grandi" che però sembrano catturare sempre la loro attenzione... Ricevere nella calza della Befana un abbonamento intestato a loro li farà sentire importantissimi!

Un rossetto o uno smalto, una palla da baseball o una canna da pesca

Qualcosa, insomma, che ricorda un'attività che possiamo vivere insieme: fare la manicure, andare a pesca, imparare il baseball, truccarci... Con un semplice biglietto: "Ecco un regalo che puoi utilizzare con mamma o papà, per una giornata solo per voi!".

Giulia Mandrino

(Photo credit)

Chi sono i nostri scrittori e illustratori per bambini preferiti? Sicuramente Leo Lionni. E poi Mario Ramos, Xavier Deneux con i suoi libri tattili, Roald Dahl... Ma non vi abbiamo ancora parlato di Hervé Tullet, che si ispira a Leo Lionni ma il cui tratto e i cui libri sono ormai altrettanto iconici.

Hervé Tullet e i suoi libri creativi che ci piacciono tanto: i bellissimi libri per bambini che permettono di sviluppare la creatività e la fantasia

I libri di Hervé Tullet sono tantissimi, quindi è inutile elencarli tutti. A questo link potete trovarli tutti, quindi sbizzarritevi! Ciò di cui vogliamo parlarvi è la genialità di questo autore, i cui libri sono coloratissimi ma semplicissimi, caotici ma rilassanti. Ci sono battaglie di colori, cataloghi di buchi, libri sui colori, sulle combinazioni, sui giochi di magia, sulle ombre, sul buio… E tutti sono interattivi, nel senso che stimolano i bambini ad inseguire la propria creatività.

Hervé Tullet ha iniziato a ideare i suoi libri per bambini (ce ne sono più di sessanta nati dalla sua penna) negli anni Novanta, periodo nel quale l’editoria per bambini era fiacca. Non voleva proporre i soliti libri per ragazzi, quindi sviluppò un suo personale percorso: non ha regole, in sostanza, ma cerca di inserire nei libri elementi sui quali i bambini possano sviluppare le proprie storie, inventandole e arricchendo ciò che c’è già sulle pagine. Perché sulle pagine c’è poco, ma in questo poco sta moltissimo.

Hervé si mette sempre al livello dei bambini, al loro servizio. E non lo fa solo con i suoi libri, ma anche attraverso le esibizioni che porta in tutto il mondo. Le sue esibizioni sono spettacoli durante i quali pone ai bambini una sola domanda: “Allora, che facciamo?”. Dopodiché si mette a creare con loro, come in un grande laboratorio creativo.

I suoi laboratori sono quindi diventati cult, e sono stati raccolti in un libro speciale, adatto ia ai genitori sia agli insegnanti: ne “La fabbrica dei colori - I laboratori di Hervé Tullet” (edizioni Ippocampo) si possono così trovare tantissimi consigli per realizzare workshop e laboratori con i bambini, a casa, a scuola o dove si vuole.

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Non c’è una regola precisa, né una tecnica prediletta: si parla di collage, colori che sgocciolano, ritagli, macchie, schizzi… Tutto è finalizzato alla realizzazione di un capolavoro, che diventa capolavoro perché realizzato insieme, oppure perché semplicemente ideato da qualcuno che ha saputo mettere in circolo la propria creatività.

Il libro mette a disposizione quindi per ogni laboratorio la lista del materiale necessario e i conigli pratici; le regole per lo svolgimento, scritte in maniera chiara e semplice; delle utili e belle fotografie che spiegano i passaggi e gli eventuali risultati; e dei consigli preziosissimi per infondere fiducia nei partecipanti, che come sempre potrebbe capitare che siano un po’ restii a mettersi in gioco.

Sara Polotti

 

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