Tuo figlio resta sempre con te: a dirlo è la scienza

Li si porta in grembo per nove mesi. Li si partorisce con dolore. Li si ama fino al midollo, e poi li si lascia andare. A volte è doloroso vederli crescere, per quanto meravigliioso, perché sappiamo che il nostro compito di genitori è quello di accompagnarli finché avranno bisogno della nostra mano, non più in là. E se vi dicessimo che in realtà i nostri figli rimangono con noi mamme praticamente per sempre? Non solo nel cuore, ma anche nel corpo.

Tuo figlio resta sempre con te, e a dirlo è la scienza: una ricerca sul microchimerismo mostra come le cellule fetali rimangano nell’organismo della mamma per decenni

“Microchimerismo fetale e salute materna: una revisione e un’analisi della cooperazione e del conflitto oltre l’utero”: un titolo lunghissimo, quello dell’articolo pubblicato sulla rivista Bio Essays un paio di anni fa, ma che in sostanza tratta il legame tra le cellule del feto e quelle del corpo materno. Le conclusioni sono varie, ma ciò che interessa a noi è molto semplice: le cellule del bambino rimangono nell’organismo della madre per molto, moltissimo tempo, e per noi questo è qualcosa di davvero emozionante, commuovente e significativo, per quanto bizzarro possa sembrare.

Lo studio è stato condotto dai ricercatori Amy M. Boddy, Angelo Fortunato, Melissa Wilson Sayres ed Athena Aktipis. La ricerca partiva da un presupposto: le cellule materne e quelle fetali si influenzano, positivamente e negativamente, ed è un dato di fatto. Come possono quindi essere sfruttate per aiutare allattamento, guarigione dell’utero, la salute mentale post parto e mille altre situazioni comuni dopo il parto?

I ricercatori sono arrivati alla loro conclusione, ma facendolo hanno sottolineato anche questo fatto, che a noi pare interessantissimo: il materiale genetico dei bambini rimane nell’organismo delle loro madri per anni dopo la nascita.

Il microchimerismo è proprio questo trasferimento di cellule, e secondo la dottoressa Boddy avviene in ogni singola gravidanza (anche quelle che poi terminano purtroppo con un aborto). Si parla di anni, addirittura decenni.

Queste cellule, quindi, possiamo ipotizzare (come hanno fatto i ricercatori) che subiscano il trasferimento per motivi ben precisi. Ad esempio, passando dal feto alla placenta fino al corpo della madre, le cellule del bambino si intrufolerebbero nel suo corpo per aiutare poi la madre a legare meglio con il bambino una volta nato.

Queste cellule, tuttavia, agiscono, secondo i ricercatori, sia in maniera positiva (per il legame, l’allattamento, il sistema immunitario…) sia in maniera negativa e pericolosa. In alcuni casi sembra che il microchimerismo contribuisca a sviluppare l’artrite reumatoide; in altri (quelli più incoraggianti), invece, pare che abbia protetto dall’Alzheimer, o che abbia aiutato nel risolvere problemi di allattamento e disordini psicologici associati alla gravidanza (anche grazie al legame che le cellule creano, come dicevamo).

Giulia Mandrino

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