Con la bella stagione (ora che possiamo uscire a fare sport in famiglia) si apre anche la possibilità di fare del piacevole trekking. Se abbiamo bambini piccoli, tuttavia, ci sentiamo sempre un po’ frenati. Come sarà? Sarà scomodo? Dovremo usare il marsupio? O è meglio uno zaino trekking porta bebè?
In realtà, la soluzione è semplice, ed è proprio l'ultima a cui abbiamo accennato: si chiama zaino porta-bambino e si tratta di uno zaino da trekking nel quale inserire il bambino, fatto apposta per distribuire il peso in modo da non fare eccessiva fatica. In questo modo i bambini potranno godersi la natura e il panorama con noi, addormentandosi anche (cullati dal ritmo della camminata!).
È diverso dal marsupio, naturalmente, e fatto apposta per la camminata, poiché il bambino non appoggia completamente il corpo al nostro, evitando così il sudore e lo sfregamento. E in generale, tengono pesi fino a 25 chili.
Il consiglio è quello di scegliere sempre sentieri segnati e semplici, non eccessivamente ripidi, in modo da camminare sempre e comunque in sicurezza.
Ed ecco quindi una selezione dei migliori zaini porta-bebè per il trekking, convenienti per qualità prezzo e assolutamente comodi e sicuri.
Questo zaino di LilBoss è basico e comodo, ma ha anche una protezione per il sole e per la pioggia, perfetta per gli imprevisti. La vestibilità, poi, è molto personalizzata, grazie alle cinghie imbottite regolabili.
Anche questo, della marca Montis, è simile, con parasole e parapioggia, e una comoda struttura per appoggiare in piano lo zaino, in modo da fare salire e scendere il bambino con facilità.
Da Ferrino ecco uno zaino da trekking più snello (che tiene bambini fino ai 25 chili), con una tasca posteriore molto comoda e la seduta del bambino regolabile in altezza.

Marca per l’outdoor che adoriamo è Thule: in questo caso, lo zaino da hiking porta bambino è davvero top, con uno zaino aggiuntivo agganciabile sul retro, varie tasche (anche per la borraccia e la cannuccia per bere senza mani) e due tasche extra sulla cintura.
Piccolo e snello è invece il Finder di Chicco, con la seduta regolabile in altezza e senza tasche aggiuntive, per passeggiate più brevi, anche in città.
Da Decathlon, infine, uno zaino leggero, con schienale aerato e ingresso del bambino laterale, con seduta regolabile e rinforzata e imbrago con cinque punti di aggancio.

Inizialmente lo faremo ad alta voce, con i bimbi che toccheranno il libro ogniqualvolta potranno. Poi cominceranno a sfogliare loro, i loro libri, spesso illustrati e cartonati, imparando da noi a memoria le parole e “fingendo” di leggerli. Poi sarà la volta del leggere le fiabe e i romanzi a letto, ad alta voce, fino a che non impareranno a leggere da soli e sarà il loro turno di leggere a mente o ad alta voce i loro libri preferiti.
Insomma: leggere ai bambini è un processo lungo, piacevole, coinvolgente e importante. Già, perché i benefici del leggere ai bambini sono comprovati e fondamentali (e i bambini a cui vengono letti molti libri da bambini avranno una posizione lavorativa più solida da adulti. Ma quando cominciare?
Alcuni genitori potrebbero pensare: “Ma è ancora troppo piccolo!”. E invece no. Non è mai troppo presto!
Paradossalmente, possiamo cominciare a leggere ai nostri bambini già da quando sono nella pancia della mamma. In questo caso, è un esercizio molto utile per legare fin da subito, con la nostra voce (o quella del papà) che diviene un suono coccolante per il bambino, che la riconoscerà poi una volta nel mondo. Se continueremo poi a leggere loro ad alta voce anche nei primi mesi, questo sarà un conforto molto piacevole per i bambini, che riconosceranno il tono e la cantilena di quella lettura ad alta voce che già percepivano nella sicurezza dell’utero.
In ogni caso, già dai sei mesi di età vi accorgerete che i bambini saranno più reattivi nei confronti dei libri. Inizialmente, lo saranno di certo a livello tattile, come con tutti gli altri oggetti, ed è per questo che è importante scegliere libri cartonati o in tessuto, o comunque fatti apposta per non distruggersi con la saliva e con la forza maldestra delle manine dei bambini. Dopodiché cominceranno ad interessarsene anche a livello uditivo: sta a noi leggere più volte, ogni volta che prendiamo il libro, la storiella o la filastrocca contenuta.
L’attenzione magari calerà subito, ma non è un problema, ma un processo, poiché il focus è un’abilità che i bambini acquisiscono nel tempo. Dare loro i libri è però fondamentale, perché se ne interesseranno gradualmente, a livello tattile, con la bocca, guardando i colori, ascoltando i suoni…
In questi mesi, ovvero dai 6 ai 10, possiamo sfruttare anche l’interesse dei bambino nei nostri confronti. In questo caso, leggendo sarà bene fare voci, espressioni e gesti curiosi, che attirino il bambino e la sua attenzione, corredando anche le parole con dei gesti o dei simboli (per allenare anche il linguaggio).
Piano piano, e a seconda dell’interesse e del grado di crescita del bambino, potremo passare a libri più classici e meno “tattili”. Quando il bambino comincia a dire le prime parole, ad esempio, possiamo sfruttare i libri con figure e poche parole per leggere, ripetere e imparare a memoria, associando i suoni alle immagini.
Dopodiché, dai 2-3 anni i bambini ascolteranno da noi le storie contenute nei libri, da quelle più semplici a quelle sempre più complesse, facendocele rileggere innumerevoli volte e imparandole quasi a memoria.
L’importante, in tutto questo, è seguire sempre l’interesse del bambino, non imponendogli libri che non gli interessano ma seguendo la sua curiosità. E una buona pratica è quella di circondarlo sempre di libri, in cameretta, nella stanza dei giochi, in salotto… Proprio come se fossero giocattoli. Perché inizialmente i bambini li vedono proprio come tutti gli altri oggetti. E lasciare che li studino, che li tocchino e che ci giochino è un buonissimo metodo per far sì che sviluppino un loro personale rapporto con questo oggetto meraviglioso che potrà poi tenergli compagnia tutta la vita.
Photo by Andrea Piacquadio from Pexels
Quest’estate probabilmente passeremo molto più tempo a casa con i bambini. Se abbiamo la fortuna di avere un giardino o un balcone molto ampio, potremo però puntare sulle piscine gonfiabili per bambini: saranno davvero preziose, perché sono un bellissimo sfogo per giocare all’aperto, con l’acqua, rinfrescandosi e divertendosi.
Ecco quindi una selezione di piscine per bambini tra le più belle ed economiche, per giocare con l’acqua con i nostri figli senza per forza andare alla piscina pubblica!
Partiamo con la classica piscinetta piccola gonfiabile per bambini a partire dai 12 mesi (per arrivare ad un massimo di due-tre anni), piccola e comoda, da gonfiare all’occorrenza e riempire con acqua per rinfrescarsi e fare qualche gioco d’acqua. Costa meno di dieci euro!
Per bambini più grandi, a partire dai tre anni, una piscina che cresce con loro. Anche questa ha un prezzo accessibilissimo ed è comoda e facile da lavare e riporre nella scatola una volta utilizzata.
Molto simile è questa, ma super simpatica: è infatti colorata come un’anguria! Vi immaginate come starebbe bene in giardino o in terrazzo?
Se vogliamo strafare e abbiamo spazio, c’è poi questa che sembra un piccolo parco acquatico!
Questa non è una piscina, ma un gioco d’acqua che piace da matti ai bambini: una sorta di fontana che spruzza piccoli getti d’acqua nei quali rinfrescarsi, come quelle grandi fontane nei centri delle città!
Questa, infine, è per tutti, anche per noi genitori che vogliamo rilassarci semplicemente sedendoci e leggendo una rivista o un buon libro!
E se non abbiamo il giardino? Beh, in casa è perfetta la piscina di palline!
Immagine copertina: target.com
I nascondigli, una certezza della nostra infanzia! La tana, il casotto, il castello con i cuscini, la tenda… Sono tutti luoghi magici e intimi necessari alla crescita, dove il bambino può sentirsi sicuro, avventuroso, coccolato e nascosto dal mondo.
Ikea Russia, insieme all’agenzia di comunicazione Instinct, ha così realizzato delle favolose istruzioni per costruire in casa, con ciò che abbiamo, bellissimi fortini, castelli e tende, nascondigli e casotti, ricalcando le famosissime istruzioni per costruire i mobili Ikea, per tenerci attivi e per fare qualcosa di diverso durante questo lockdown.
Ci sono la tenda indiana (“Wigwam”), che è da costruire con un appendiabiti da terra, delle lenzuola, dei libri e delle lucine. Un ambiente PERFETTO per leggere la sera!

La “Campingtent” è invece la classica tenda da campeggio, da realizzare con lo stand appendiabiti orizzontale, dei cuscini, delle mollette, dei libri e un lenzuolo. Top è l’idea di appendere le lucine allo stendibiancheria da campeggio per fare il lampadario!

Ecco poi il “Castle”, il castello…

Il classico fortino “Fortress”…

E la “House”, la simil-casetta!

Quello che ci piace è tutto l’insieme: l’idea di dare uno spunto ai bambini per divertirsi in maniera genuina durante questo lockdown; la possibilità di dare loro indipendenza (possiamo stamparle e darle ai bambini proprio come fossero vere istruzioni, vedendo che combinano senza il nostro aiuto!); e poi lo stile, perché quelle istruzioni sono favolose!
Una tip? Possiamo stamparle e incorniciarle, appendendole poi in cameretta come una serie di piccoli quadretti di design!
Sì, avete letto bene: gratuito. Di questi tempi non è così scontato, ed è davvero prezioso! Perché come sappiamo la mindfulness è una pratica per il raggiungimento dell’autoconsapevolezza che fa davvero benissimo, tanto agli adulti quanto ai bambini.
Approfittiamo quindi di questa offerta interessantissima di Manuela Limonta, una mentor che si occupa di consapevolezza attraverso la meditazione, la filosofia e la musica.
Il corso è gratuito, si svolge in tre lezioni e comincia il 25 maggio. E ora vi spieghiamo tutto ciò che c’è da sapere!
Innanzitutto, cosa significa mindfulness? Perché è importante per i bambini? E perché è davvero interessante un corso dedicato a loro?
La mindfulness è la pratica della meditazione per raggiungere una maggiore consapevolezza di se stessi. Osservandosi, osservando i problemi, ascoltandosi e stimolandosi, ogni essere umano può raggiungere una coscienza maggiore di se stesso, vivendo meglio le proprie emozioni e auto-guidandosi verso una vita più consapevole. E la consapevolezza è fondamentale! Ci permette infatti di ascoltare tanto noi, quanto gli altri, quanto il mondo, raggiungendo così una serenità e un’armonia maggiori.
Manuela Limonta è una mentor che si occupa proprio di questo, attraverso filosofia, meditazione e musica. In questo periodo così strano, unico e particolare ha deciso quindi di regalare a chi ne volesse usufruire un corso di tre lezioni per introdurre i bambini e le bambine a questo mondo, a questa pratica per raggiungere la consapevolezza, attraverso la meditazione e la filosofia.
A chi è rivolto? A tutti, in realtà. Ai genitori, prima di tutto, ma anche agli insegnanti che vogliano sfruttare la mindfullness con la loro classe, agli educatori, a chiunque pensi di poterne trarre beneficio.
Il corso è poi proprio specifico sui bambini (dai 6 ai 10 anni, ma con esercizi adatti anche ai più piccoli), che naturalmente potranno raggiungere la consapevolezza attraverso pratiche pensate ad hoc per loro, diverse da quelle che useremmo noi adulti. E attraverso queste pratiche di mindfulness, potranno davvero crescere umanamente ed emozionalmente. La meditazione per il raggiungimento della consapevolezza, infatti, è davvero benefica per i bambini: aiuta a ridurre lo stress, a migliorare la concentrazione e l’attenzione, l’empatia, la propriocezione e la sensazione dei cinque sensi, l’osservazione interna ed esterna, la comprensione dei propri pensieri, l’espressione delle emozioni positive e negative, la fiducia in sé e negli altri, la gentilezza e la compassione…
Il corso è gratuito. Partirà il 25 maggio e per iscriversi basta visitare il sito internet di Manuela Limonta e iscriversi con la propria mail. Dal 25 maggio si riceveranno quindi nella casella di posta elettronica le lezioni, a distanza di qualche giorno l’una dall’altra, e in ogni lezione saranno presenti dei video, degli esercizi, delle attività e degli strumenti da sfruttare con i bambini per introdurli a questa pratica.
Dopodiché, tutto questo materiale resterà accessibile in qualsiasi momento, in modo da poter rispolverare il corso ogniqualvolta servirà.
Pongo, didò, pasta modellabile… Si chiama in molti modi ma il divertimento è sempre lo stesso (più per i bambini che per noi che ci ritroviamo con pezzetti di pasta ovunque in casa, ma tant’è!). Ma avete mai provato a trovare dei giochi alternativi con la pasta modellabile? Vi presento oggi i miei preferiti, quelli a cui mi unisco anch’io volentieri quando i miei bambini sfoderano il pongo!
Alla fine, poi, c’è sempre la sfilata e la votazione dell’outfit più bello. Ed è carinissimo creare i piccoli abiti che si appiccicano al corpo delle bambole! Si usano colori diversi e forme diverse, e possiamo anche provare a ricreare gli abiti delle principesse del grande schermo.

Basta disegnare qualcosa su un foglio di carta spessa e riempire poi gli spazi e le linee usando proprio la pasta modellabile. L’effetto sono disegni materici che balzano fuori dal foglio!
Torte, tartine, spaghetti, muffin, sandwich… Ogni cibo può essere ricreato con il didò! E se utilizziamo i veri strumenti da cucina, come i coppapasta, le formine per i biscotti o i pirottini, il risultato è ancora più professionale.

Prendiamo dei vasetti di terracotta, con la pasta modellabile creiamo delle piante grasse (che hanno migliaia di forme diverse!) e completiamo l’opera con dei pezzetti di stuzzicadenti infilati uno accanto all’altro. Stanno anche bene come piante finte!

https://frugalfun4boys.com/wp-content/uploads/2018/04/Play-Dough-Cactus-Pin.jpg
Per cambiare un po’ medium, possiamo lasciare che i bambini imparino a scrivere stampando le parole sul pongo. Come? Come se fosse della pasta stesa su una spianatoia facciamo un “foglio” di pasta modellabile, quindi “timbriamo” le parole sulla superficie, utilizzando lettere-timbro come queste.
Usciamo in giardino, prendiamo qualche pietra, quindi costruiamo la nostra casa: basta usare il pongo come “cemento” tra le pietre, diventando così piccoli architetti alternativi!

http://www.pinkstripeysocks.com/2014/08/building-play-dough-and-rock-houses.html?m=1#more
C’è chi in questi due mesi di isolamento ha riscoperto una serenità di coppia, chi l’ha confermata e chi, invece, ha trovato molte più difficoltà di prima nello stare insieme alla persona amata. Sono in molti, e non c’è nulla di male. Non è una vergogna né una colpa. È solo un dato di fatto.
Ma lavorarci sopra è possibile, ed è possibile anche ritrovare armonia anche in una situazione apparentemente insormontabile. Perché come è possibile sopportare i difetti dell’altro quando siamo rinchiusi tra quattro mura?! Eppure si può.
In questa quarantena il rischio è di lasciarsi andare al caos, alla pigrizia o alla frenesia, a seconda della famiglia. E il nervosismo aumenta, e aumenta, e scoppia. Certe piccole abitudini, invece, permettono sia di alleviarlo sia di ritrovare armonia di coppia.
Un caffè insieme al pomeriggio, staccando per cinque minuti da TUTTO. Fare una piccola coccola prima di svegliarsi (anche se non sentiamo il bisogno: diventa una routine). Cercare dieci minuti almeno al giorno per non pensare ai figli ma per stare solo insieme, domandandosi come si sta. Non rinunciare al sesso (che è fondamentale per stare bene in coppia)…
Essendo cambiate le giornate, non possiamo pretendere che i ruoli rimangano quelli di prima. Ed è normale che cresca la frustrazione, se ci ostiniamo a mantenerli. Insieme, bisogna capire quali sono i bisogni adesso, e quali sono le disponibilità, ridividendosi i compiti e venendosi incontro ancora più di prima, vicendevolmente.
Ci si arrabbierà, si sbaglierà, si sbotterà. L’importante è che quando uno dei due è nervoso, l’altro abbia la prontezza di sfoderare pazienza, perdono ed empatia, facendo capire all’altro che siamo in questa cosa insieme, che capiamo la frustrazione, il nervosismo e i problemi del momento.
Bello stare ventiquattr’ore su ventiquattro insieme, è il sogno di ogni innamorato, no? Beh, nel momento in cui ci troviamo costretti (e non in vacanza!) le cose cambiano. Perché è bellissimo, e molti se lo godono, ma solo se in grado di prendersi i propri spazi.
La coppia è formata da due individui, ognuno con il proprio bisogno di spazio e solitudine. È bello e costruttivo, quindi, dirselo e cercare di aiutarsi. Mezz’ora al giorno possiamo tenerla per noi, con il partner che curerà casa e figli, per poi prendersi mezz’ora lui per sé e lasciare i compiti a noi. O uno spazio dedicato, che sia diverso per l’uno e per l’altro. Insomma: è giusto e doveroso staccarsi per un attimo.
Che sia una serie tv, una serie di libri che avevate sul comodino da condividere, una costruzione Lego enorme che vi guarda tempo, un corso che volevate fare entrambi, del workout insieme, delle camminate un giorno sì e uno no, studiare una lingua… Qualunque cosa, ma fatta insieme: servirà a rendere la quarantena propositiva. E quando ci guarderemo indietro, potremo così associare il momento anche a qualcosa di positivo. E poi fa benissimo alla coppia, avere un progetto comune.
Infine, un consiglio che sembra banale ma che nei momenti di nervosismo si lascia prontamente accantonato. Parlare. Il dialogo è fondamentale per stare bene. E per farlo, dobbiamo essere sinceri, dicendo al partner ciò che ci fa stare male e ciò che ci fa stare bene, ogni giorno, per costruire insieme una quotidianità armoniosa e piena di significato.
A merenda non amo proporre a mio figlio le merendine confezionate, quindi punto spesso sulla frutta fresca, oppure sul pane farcito con qualcosa di buono, sostanzioso e sano (come ad esempio il burro d’arachidi senza zucchero o la crema 100% nocciole, così come la marmellata fatta in casa). A volte, però, quando ho più tempo ci tengo a cucinare qualcosa per noi, per goderci appieno il momento della merenda e per coccolarlo.
In quel caso, una cosa che adoro sono le cream tart! Sono piccole, belle e versatili, e possono essere conservate in frigorifero in un recipiente ermetico per qualche giorno (quindi sono anche comode!).
Ecco quindi la selezione delle mie tortine per merenda, da preparare nel weekend per averle pronte durante la settimana.
Innanzitutto, avete provato la cream tart a base di biscotti Pan di Stelle? È deliziosa, gustosa, sostanziosa… Certo, uno strappo alla regola! Ma che goduria.
Per preparare le nostre cream tart, la regola è sostanzialmente una: preparare due basi con biscotti e burro (o margarina) e della crema per farcire.
Un esempio? Una mini cream tart alle fragole, da preparare in questo modo: frulliamo 250 grammi di biscotti digestive integrali, quindi mescoliamoli bene con 80 grammi di burro. Prendiamo dei coppapasta e mettiamoli su un piatto, coprendo l’interno con della carta forno, quindi facciamo uno strato di un centimetro con il composto di biscotti, compattandolo bene. Prendiamo i dischi così ottenuti e mettiamoli in frigorifero per un’ora.
Nel frattempo, prepariamo la crema, facendo sciogliere 1 cucchiaino di agar agar in polvere in tre cucchiai di latte di mandorla in un pentolino, da mescolare poi con 250 grammi di formaggio spalmabile e due cucchiai di zucchero di canna integrale. Aggiungiamo alla fine anche una vaschetta di fragole tagliate a pezzetti.
Prendiamo i dischi e componiamo le tartine: disco, crema, disco, crema. Mettiamo nuovamente in frigorifero per tre ore e gustiamo!

Altra versione simile è quella al cioccolato. Basta usare dei biscotti al cacao come base e aggiungere un cucchiaino di cacao amaro all’impasto della crema. In questo caso possiamo scegliere se mettere o meno le fragole (a me piacciono!), e decorare poi con del cioccolato fondente grattugiato.
Per i più grandi possiamo poi preparare la cream tart in versione tiramisù. In questo caso, la base dei dischi la prepareremo con dei biscotti digestive mescolati con 50 grammi di burro fuso e 20 grammi di caffè freddo, e tra i due dischi spalmeremo la crema al mascarpone tipica del tiramisù (qui trovate la ricetta). Spalmeremo la crema anche sopra il secondo disco, quindi spolvereremo con un po’ di cacao amaro.
Infine, una cream tart dell’ultimo minuto: se non abbiamo tempo per preparare i dischi e per farli raffreddare, così come per fare rassodare le tortine in frigorifero, possiamo assemblare delle fake-cream tart davvero buonissime. Basta usare dei savoiardi che abbiamo in casa, o dei pavesini, e assemblarli come base (basta disporne tre uno accanto all’altro per creare il primo strato). Su questi, spalmiamo del formaggio cremoso mescolato con del miele e della frutta in pezzi, quindi copriamo con un altro strato di savoiardi o pavesini, completando poi l’opera con della frutta a pezzetti in superficie.
Durante il Coronavirus, c’è una piccolissima categoria alla quale abbiamo pensato poco, ma che tuttavia ha bisogno di noi. Si tratta dei piccoli nati prematuri ospiti dei reparti di Terapia Intensiva Neonatale, che hanno un bisogno vitale della presenza dei propri genitori. Anche durante questa emergenza.
Il 15 maggio ricorre la Giornata Mondiale della Kangaroo Mother Care. Di cosa di tratta? Della marsupioterapia che prevede il contatto pelle a pelle dalle prime ore di vita di questi bimbi nati prematuri, che contribuisce all’adattamento dei neonati alla vita fuori dall’utero, con numerosissimi benefici.
Il Covid-19 ha fatto sì che non in tutti gli ospedali fosse più possibile effettuare questa terapia. Ma è importantissimo parlarne e ricominciare al più presto ad attuarla.
“La presenza dei genitori nei reparti di Terapia Intensiva Neonatale (TIN) è vitale per i neonati prematuri e deve essere garantita anche durante questa emergenza”. Ad affermarlo è Fabio Mosca, Presidente della Società Italiana di Neonatologia (SIN) in occasione della Giornata Mondiale della Kangaroo Mother Care che ricorre il 15 maggio. “Da subito la SIN, insieme a Vivere Onlus Coordinamento delle Associazioni dei Genitori, si è attivata affinchè, con le dovute precauzioni necessarie per prevenire la diffusione del Covid-19, fosse garantita comunque la partecipazione dei genitori alla cura dei loro piccoli ricoverati in TIN ed in particolare non si interrompesse la Kangaroo Mother Care (KMC), il contatto pelle a pelle che, già dalle prime ore di vita, contribuisce all’adattamento del neonato alla vita extrauterina e apporta numerosi benefici, in particolare ai neonati prematuri”.
Marsupioterapia: si chiama anche così la KMC di cui parla la Società Italiana di Neonatologia, e che ha numerosissimi benefici per i piccoli prematuri. Molti studi hanno dimostrato che è estremamente terapeutica, tanto per il neonato quanto per i genitori. E uno di questi benefici è la riduzione dei danni cerebrali. “La connessione fisica ed emozionale che si attua attraverso gli sguardi, i sorrisi, la voce, il contatto fisico”, continua Mosca “svolge una funzione di modulazione dello stress, di protezione neurobiologica e di promozione delle competenze di regolazione del bambino. Il contatto pelle a pelle e l’allattamento al seno sono momenti essenziali per promuovere un sano sviluppo neuro-comportamentale. Per questo ogni bambino ha il diritto di beneficiare della presenza dei propri genitori in TIN”.
Separarsi dai genitori in un momento così delicato è infatti per i bambini prematuri un grande stress, con effetti negativi a breve e lungo termine. Il problema, in questo periodo, è dato naturalmente dall’emergenza coronavirus. Le disposizioni sanitarie necessarie a contenere la diffusione del virus, infatti, vanno contro - giustamente - alla pratica della KMC, che tuttavia, da parte sua, è fondamentale per il benessere dei nati prematuri.
La SIN ha quindi voluto svolgere all’inizio della pandemia un’indagine, andando in 27 TIN del Centro-Nord. La ricerca ha fatto emergere come inizialmente “si era ridotta drasticamente la possibilità di ingresso ai genitori in reparto, con alcuni centri che avevano vietato totalmente l’accesso e, in particolare, 12/27 centri avevano sospeso la KMC. Con le nuove indicazioni emanate dalla SIN molte TIN hanno modificato le iniziali limitazioni, consentendo una maggiore presenza dei genitori e la loro partecipazione alle attività di cura”. Una buona notizia, quindi, che arriva proprio a ridosso della Giornata Mondiale della KMC.
Grazie quindi alla Società Italiana di Neonatologia, che durante questa pandemia tremenda ha continuato a supportare le TIN per far sì che riuscissero a mantenere aperte 24 ore su 24 i reparti, in sicurezza ma senza rinunciare così al contatto pelle a pelle tra genitori e bambini. Il tutto seguendo regole ben precise, dall’ingresso uno alla volta fino alle mascherine, alla misurazione della temperatura e alla corretta igiene delle mani.
Non c’è stagione che tenga. È vero, i raffreddori in inverno sono più numerosi, ma non è solo il raffreddore a tappare il naso, e ogni stagione ha il suo motivo. Chi soffre di allergia alla polvere, chi di rinite a causa dei pollini primaverili, chi di ipertrofia dei turbinati… Le soluzioni fortunatamente sono davvero tantissime: dall’aspiratore nasale, ai rimedi naturali ai decongestionanti, la prima cosa da fare è quindi capire insieme al proprio medico quale sia la causa del fastidio. Dopodiché, possiamo cominciare a liberarlo, respirando di nuovo apertamente e con piacere!
Anche i nostri bambini ne soffrono spesso. Ecco dunque qualche rimedio per liberare il naso chiuso, dal più classico al più meccanico, fino all’alimentazione.
Soffiare, soffiare, soffiare (cambiando sempre il fazzoletto!). A volte non basta. A volte i bimbi sono troppo piccoli. E comunque un naso davvero tappato richiede più del semplice fazzoletto… Ricordiamo infatti che liberare il naso il più possibile dal muco è fondamentale: è qui, infatti, che si annidano germi e batteri che potrebbero portare a fastidi più importanti. E quando il muco si accumula, i bambini potrebbero ingerirlo, trasportando questi elementi nella gola e nelle altre vie respiratorie.
Innanzitutto, dobbiamo bere molti liquidi. In questo modo il muco si ammorbidirà, favorendo l’espulsione.
Dopodiché, è bene dormire con un cuscino leggermente più alto del solito, per favorire la respirazione, che a causa del naso chiuso risulterà molto più difficoltosa, facendo ritrovare a respirare dalla bocca.
Accendiamo quindi in casa degli umidificatori elettrici, oppure riempiamo dei recipienti di acqua, appoggiandoli ai caloriferi. L’acqua che evaporerà renderà l’aria attorno meno secca, liberando più facilmente il naso.
Nei casi più persistenti e duri c’è poi l’aspiratore, che con i bambini è il metodo più gettonato, perché davvero efficace e duraturo. A differenza dei lavaggi nasali (attraverso i quali si inserisce nel naso, con una pompetta, della soluzione salina, termale o fisiologica), questo asporta il muco in maniera meccanica, liberando velocemente il naso.
I decongestionanti, invece, sono assolutamente vietati nei bambini sotto i 12 anni. Si tratta degli spray o delle gocce inserite direttamente nel naso per ridurre la congestione, ma sono veri e propri medicinali, e vanno quindi tassativamente evitati.
Infine, sempre sotto consiglio del medico, possiamo ricorrere all’aerosol, nel quale possiamo inserire solo della g oppure dei medicinali prescritti dal medico.
E per quanto riguarda l’alimentazione? Anche quella gioca un ruolo fondamentale nella lotta al naso chiuso, anche nei bambini. Oltre a bere tanta acqua, dobbiamo infatti puntare su brodo caldo, tisane e infusi (che ammorbidiscono il muco), oltre che su frutta e verdura fresche, ricche di vitamine e di sali minerali che aumentano la forza delle difese immunitarie dell’organismo, aiutando i bambini a guarire più in fretta dal naso chiuso.