“È proprio un bambino intelligente”. “Chissà se sarà intelligente…”. “L’importante è che sia intelligente”. Ok, siamo d’accordo. Ma intelligente in che senso? Non esiste, infatti, un’intelligenza univoca, ed è lampante: c’è chi è bravo con le lingue, chi con la matematica, chi con la grammatica, chi è un genio della matita e chi della scultura, e, ancora, chi riesce bene in tutti gli sport.

E no, non è una supposizione, ma una vera e propria teoria portata avanti da Howard Gardner, psicologo americano secondo cui la differenziazione delle intelligenze è il primo passo per valorizzare i bambini. Perché non c’è una sola intelligenza, ma esistono intelligenze multiple, divise per categorie e valorizzabili in maniera diversa.

Perché ci piace questa teoria? Perché non parla meramente di intelligenza, ma abbraccia anche l’idea che ogni bambino è diverso, che ogni essere umano è diverso, e che è bene riconoscere, valorizzare e stimolare le tendenze naturali di ogni bambino.

Le intelligenze multiple secondo Howard Gardner: perché ogni bambino ha un proprio metodo di apprendimento prediletto

Howard Gardner è uno psicologo statunitense che ha teorizzato le intelligenze multiple, ovvero il concetto secondo cui l’intelligenza non sia un valore misurabile in senso assoluto, ma che esistano diverse intelligenze, multiple appunto, in cui ognuno si può riconoscere. In altre parole, ogni bambino e ogni adulto impara attraverso canali diversi, e non solo attraverso quelli consueti, in base all’approccio che più gli si confà.

Inizialmente, Gardner ha individuato sette tipi di intelligenza:

l’intelligenza logica: quella a cui solitamente ci si riferisce parlando di “intelligenza”, ovvero quella attraverso cui viene misurato il Q.I., che prevede una forte capacità a ragionare per deduzioni, per logica e per immaginazione.
l’intelligenza linguistico/verbale: quella che caratterizza le persone brave a scrivere, parlare, giocare con le parole, comunicare…
l’intelligenza visiva e spaziale: l’essere abili ad immaginare spazi e concetti anche senza averli davanti, e che riesce semplice a coloro che sanno muoversi tra forme, linee e colori.
l’intelligenza musicale: tipica delle persone a cui riesce facile leggere la musica, i timbri, le pause, i suoni, il modo di parlare degli altri…
l’intelligenza intrapersonale: tipica di coloro che sanno riconoscere a fondo le proprie emozioni e la propria persona e che sanno ragionare su di esse inserendole nel contesto.
l’intelligenza interpersonale: quella di coloro che sanno capire benissimo gli altri, e che quindi hanno anche capacità da leader.
l’intelligenza cinestetica: grazie alla quale si capisce e percepisce perfettamente il proprio corpo, e grazie alla quale si sviluppa una forte coordinazione.

Successivamente, dagli anni Novanta Gardner ha individuato ancora altri tipi di intelligenza:

L’intelligenza naturalistica: chi riconosce benissimo e sa classificare gli oggetti naturali.
L’intelligenza filosofico-esistenziale: tipica di chi abbraccia le questioni riguardo all’esistenza.

Infine, Gardner nel 2007 ha stilato una nuova lista di intelligenze multiple, che non completa le precedenti ma piuttosto le sostituisce, riassumendole:
intelligenza disciplinare
intelligenza sintetica
intelligenza creativa
intelligenza rispettosa
intelligenza etica

Un bambino, o un adulto, può in teoria rientrare in tutti e nove i profili. Tendenzialmente, tuttavia, si è caratterizzati da una propria intelligenza specifica o da un mix di intelligenze.

Questo significa soprattutto che ognuno ha un proprio metodo per imparare, e che a volte non servono le classiche lezioni frontali, l’imparare a leggere attraverso l’alfabeto o il seguire un concetto su un libro.

Ogni intelligenza, infatti, ha propri strumenti prediletti per imparare. Chi è cinestetico impara attraverso il corpo, la memoria muscolare e l’esperienza diretta, così come attraverso la sensorialità tattile; chi è linguistico/verbale non fa per niente fatica sui libri; chi possiede intelligenza musicale troverà la sua mente stimolata attraverso la musica, le canzoni, le lezioni con uno strumento; e così via…

In altre parole? Seguendo Gardner, dovremmo cominciare a puntare su una scuola che sia maggiormente attenta ai bisogni del singolo e che sappia costruire in maniera sartoriale i piani di studio in maniera empatica e - conseguentemente - più efficace.

Se volete approfondire, qui trovate il suo libro “Formae Mentis. Saggio sulla pluralità dell’intelligenza”.

 

Conoscete Headu? Headu è un’azienda italiana che produce giochi da tavolo, carte, giocattoli e libri per bambini divertenti e allo stesso tempo educativi. Sì, davvero divertenti e davvero educativi (un connubio possibile, credetemi!). Negli ultimi giorni è uscito un nuovo gioco di società davvero particolare, che ci piace perché unisce il divertimento e l’educazione all’insegnamento delle buone pratiche anti-virus, che tornano buone tanto durante questa pandemia mondiale quanto ogni altro giorno! I virus mica vanno in vacanza, dopotutto.

“Scaccia il Virus!”, il gioco da tavolo per imparare le buone pratiche anti-contagio: da Headu il gioco di società sui virus, i contagi e le buone regole

“Scaccia il virus” è un gioco di cooperazione per bambini dai cinque ai dieci anni, nel quale vengono coinvolte osservazione, memoria e strategia. Un gioco molto divertente, quindi, che coinvolge i bambini, ma che non li mette uno contro l’altro. Non si tratta, infatti, di un gioco da tavolo classico nel quale ognuno è contro gli altri: qui l’obiettivo è proteggere la comunità dalle carte virus!

Headu ha quindi ideato questo gioco che stimola i bambini al bene comune (bisogna tenere alla propria e alla altrui sicurezza) e a cooperare per un obiettivo comune. Allo stesso tempo, il gioco stimola la memoria visiva e il problem solving e sprona i giocatori a rispettare le regole. Sono quindi coinvolte (e quindi stimolate) diverse competenze, da quella personale a quella spaziale, da quella logico-matematica a quelle linguistica, cinestetica e naturalistica. Questa casa editrice, infatti, sviluppa tutti i suoi giochi basandosi sulla teoria delle intelligenze multiple di Howard Gardner.

Come si gioca? I giocatori vanno da uno a quattro e suppergiù l’attività dura una trentina di minuti. Si comincia ricomponendo il puzzle da dodici pezzi che si trova nella scatola e che rappresenta i comportamenti corretti per evitare il contagio. Prima regola, quindi, è ricordare questi comportamenti!

Si prendono quindi le carte gioco su cui sono riportati gli stessi comportamenti (per due volte ognuno) e di cominciano a muovere i pedoni. Per vincere la sfida contro il virus bisognerà scoprire le dieci coppie di carte uguali, evitando le carte virus che insidiano la partita! Se infatti ne vengono scoperte tre, la partita termina e i giocatori dovranno andare in quarantena. Per evitarlo, basterà ricordare la posizione delle coppie evitando i virus, collaborando e suggerendo agli altri i buoni comportamenti.

Un gioco semplice ma efficace, che diverte i bambini e che allo stesso tempo inculca dolcemente in loro le buone pratiche contro il contagio, da ricordare tanto in partita quanto fuori casa. E dove si compra? Qui, ad esempio, oppure nei migliori negozi di giocattoli.

Su Ansa è proprio il dg e socio fondatore di Headu Franco Lisciani a spiegare com’è nato questo gioco di società contro il covid: “L'idea è nata durante il lockdown, quando tutti lamentavano l'assenza di una comunicazione mirata per i bambini sul covid. Per questo insieme al team di ricerca e sviluppo, abbiamo ideato questo gioco cooperativo di osservazione, memoria e strategia, dedicato alle buone pratiche per limitare i contagi. L'obiettivo è insegnare in modo divertente a cooperare e a rispettare le regole, argomenti essenziali per sviluppare le intelligenze personali e il concetto di cittadinanza”.

Pancera post parto, sì o no?

Mercoledì, 15 Luglio 2020 14:19

Il dibattito è aperto solo da qualche anno, perché se ultimamente molte neo mamme preferiscono non usarla, un tempo era la prassi. Parliamo della pancera post-gravidanza, una fascia contenitiva da utilizzare dopo il parto per qualche tempo.

Ma a cosa serve? Ed è davvero utile? Oppure è meglio lasciare che i muscoli riprendano la loro forma più naturalmente?

Pancera post parto, sì o no: i pro e i contro della pancera post gravidanza secondo gli esperti

Innanzitutto, è bene chiarire una cosa: non c’è niente di male nella pancia dopo il parto! Non c’è niente di male nella pancia in generale, certo, ma dopo il parto ancora di più. Perché è normale e naturale. Detto questo, è altrettanto normale ed è un diritto di tutte non sentirsi completamente a proprio agio. Soprattutto quando la gente non si fa gli affaracci propri e ad ogni uscita ci si sente rivolgere la fatidica domanda. Esatto, proprio quella: “Ah, ma sei già in attesa del secondo?!”.

Molte donne, quindi, preferiscono usare la pancera proprio in questo caso, ovvero per uscire di casa sentendosi maggiormente a proprio agio. E non c’è nulla di male.

Qui, tuttavia, parleremo della funzione pratica della pancera (o panciera), e non di quella prettamente estetica e di confort. In altre parole: la pancera serve? Fa male o fa bene?

La pancera post parto va utilizzata nei giorni e nelle settimane successive al parto, quando i muscoli addominali sono ancora distesi e l’addome è gonfio. È normale, è fisiologico, e dopo qualche tempo la pancia tornerà suppergiù quella di prima della gravidanza.

Se tuttavia ci troviamo di fronte ad un problema di diastasi addominale (ovvero al problema della pancia che non se ne va, con l’addome sempre più rilassato e gonfio), in quel caso il problema è maggiore e più serio, ed è meglio rivolgersi ad un medico (e di certo non ad una pancera). Qui un articolo dedicato alla diastasi addominale dopo il parto.

Tornando quindi alla pancera, questa è uno strumento che ricorda una fascia o una mutanda e che avvolge completamente l’addome e la schiena, fin sopra l’ombelico, svolgendo una funzione di contenimento e modellante. Spesso la troviamo a compressione mirata, elastica al punto giusto, in modo da svolgere la famosa azione rimodellante. E andrebbe usata solo per qualche ora durante la giornata, e mai durante la notte.

Se fino a qualche tempo fa le ostetriche la consigliavano senza battere ciglio, ora le scuole di pensiero sono due. La prima è quella classica, che consiglia ancora la pancera come strumento utilissimo nella transizione verso la pancia di prima. La seconda, invece, ne sminuisce i benefici.

Me vediamo nel dettaglio i pro e i contro. 

I benefici della pantera sono di certo la capacità di aiutare la mamma a tenere una postura corretta nel dopo parto; sostenere i muscoli addominali e lombari che in gravidanza si sono rilassati; togliere un po’ di fatica; e, come dicevamo, dare sicurezza alla mamma in senso estetico.

Gli svantaggi, invece, sono i seguenti: la pancera da portare dopo la gravidanza aumenterebbe per alcuni il rischio di prolasso uterino e rettale e l’incontinenza, a causa della pressione; ostacolerebbe, poi, il ritorno dei muscoli addominali alla loro forma precedente, poiché non lascerebbe loro la possibilità di lavorare; e infine aumenterebbe il problema della ritenzione idrica.

Visti i pro e i contro, quindi, sta ad ogni mamma decidere se utilizzare o meno la pancera-fascia addominale nel post parto. Il consiglio è quello di utilizzarla solo in caso di necessità, come ad esempio per alleviare i dolori del cesareo o per togliere un po’ di fatica quando eccessiva, oppure per uscire senza pensieri estetici se non ci sentiamo di mostrare l’addome rilassato. In ogni caso, meglio non utilizzarla per troppo tempo durante la giornata né per troppe settimane dopo il parto!

Questi consigli non servono a fare guarire le fastidiose irritazioni che colpiscono spessissimo il sedere dei bambini. Servono, piuttosto, ad evitarle del tutto, prevenendole ed eliminandole alla radice.

La cura della pelle dei bambini e l’igiene intima infantile sono infatti importanti e delicate: meglio metterci un po’ di attenzione in più se vogliamo evitare dolorosi rossori, bolle e dermatiti che non se ne vanno. Come? Seguendo queste regole, che vanno dai gesti che compiamo durante il cambio e i lavaggi fino alla scelta dei pannolini.

6 consigli per evitare le irritazioni da pannolino: come prevenire i rossori e le dermatiti dovute ai pannolini

Prima regola: non utilizzare detergenti troppo aggressivi durante il cambio e durante il lavaggio delle parti intime dei bambini. Meglio puntare su qualcosa di naturale e delicato, che rispetti la naturale fisiologia della pelle dei bambini, che è già programmata naturalmente per difendersi da sola! Aggressività significa infatti eliminazione delle naturali difese immunitarie, cosa che è meglio evitare.

Seconda regola: evitare di utilizzare la pasta protettiva se non sono in corso irritazioni. La pasta protettiva, infatti, è utilissima nel caso di rossore e dermatiti, ma diventa controproducente se il sederino sta bene, poiché crea una barriera umida non molto salutare.

La terza regola riguarda i pannolini. La scelta deve ricadere su quelli più comodi per noi, ma soprattutto su quelli meno irritanti, e cioè quelli privi di lozioni e profumi (come ad esempio i pannolini Lillydoo - che in questo periodo troviamo anche con le nuove fantasie in edizione limitata Out of This World - che oltre ad essere privi di profumazioni e creme sono comodissimi perché acquistabili in un conveniente abbonamento). Le lozioni e i profumi aggiunti nel tessuto, infatti, sono piacevoli, certo, ma possono provocare inutili irritazioni, soprattutto sui sederini con la pelle più sensibile.

Quarta regola? La regola del MENO. Ovvero MENO lavaggi (lavare troppo le parti intime dei bambini toglie il naturale film lipidico protettivo!), MENO detergenti (solo in caso di pupù: con la pipì basta l’acqua corrente) e MENO asciugamani. Se possibile, lasciamo asciugare il sedere del bambino all’aria aperta; in inverno, invece, scegliamo panni in cotone non ruvidi, per evitare di provocare micro-taglietti fastidiosi e difficili.

Quinta regola è assicurarsi che il sedere sia molto ben asciutto prima di rimettere il pannolino, anche tra le pieghe. Se rimane, infatti, dell’umidità - anche minima! - il rischio è quello di creare un ambiente perfetto per i batteri, che ci sguazzeranno e si moltiplicheranno con piacere, provocando così i problemi cutanei tipici dei sederi dei bambini.

Infine, via libera al bagnetto con amido di riso puro, che sciolto nell’acqua lenisce, dà sollievo e ristabilisce la funzionalità della pelle e contrasta le irritazioni, i taglietti e tutte le fastidiose situazioni che potrebbero verificarsi.

I giochi sicuri a prova di coronavirus

Martedì, 14 Luglio 2020 14:55

Si può uscire, ci si può incontrare, ma il distanziamento sociale rimane ancora (e rimarrà per un po’) il primo strumento di prevenzione. Ecco perché dobbiamo cercare di fare attenzione. E se proprio non vogliamo vietare ai bambini di vedere i loro amichetti, possiamo far sì che i giochi in cui si impegnano siano almeno a prova di distanziamento sociale.

Ecco quindi alcune idee di gioco sicuro a prova di distanziamento sociale, per prevenire il coronavirus senza per questo chiudersi in casa. La regola principale? Che siano giochi e attività che consentano di stare ad un metro di distanza! Proprio come nei centri estivi che stanno via via riaprendo.

I giochi sicuri a prova di coronavirus: i giochi per bambini e le attività che consentono la distanza interpersonale di un metro

Nascondino

Il classico dei classici, non ha età e non passa mai di moda. Basta che i bambini si nascondano da soli e non in gruppo e il gioco (anti-covid!) è fatto.

Un, due, tre, Stella!

Si chiama così, oppure “L’orologio di Pierino fa tic tac”, o ancora “Belle statuine”. Il concetto è lo stesso: un bambino “conta” e gli altri, distanziati, si avvicinano, congelandosi come statue quando il bambino che conta si gira verso di loro. Vince chi non si fa beccare a muoversi.

Campana

Tra i giochi da cortile che stanno scomparendo (qui il nostro articolo) c’è campana, da svolgere insieme ma uno alla volta, ognuno con il suo sassolino!

La corsa con i sacchi

Tradizionale e forse dimenticata, ma sempre super divertente, è la corsa con i sacchi di iuta, da fare su un prato morbido!

Le corse ad ostacoli e i percorsi

Possiamo preparare prima delle corse ad ostacoli, con buche, piscinette, tronchi, pneumatici… I bambini dovranno correre uno alla volta, facendo il tempo migliore.

La caccia al tesoro

In questo caso, non a squadre ma individualmente.

Bowling

Con ciò che abbiamo in casa possiamo organizzare un bowling: i birilli potranno essere delle bottiglie di plastica vuote (così le ricicliamo anche!), oppure delle scatole appoggiate verticalmente, e la palla potrà essere una qualsiasi palla leggera.

L’impiccato

Una lavagna e tanta fantasia per scovare le parole più difficili da fare indovinare agli altri! Un esempio? A------------O. Cos’è? “Australopiteco”!

Tombola

Un gioco in scatola dove ognuno tocca solo le sue pedine!

Racchettoni

Perché solo in spiaggia? I racchettoni sono divertenti anche in giardino!

Nell’ultimo periodo, complice anche l’esperienza traumatica del covid-19, si legge e si sente palare molto di Outdoor Education.
Si tratta di un approccio educativo basato su una metodologia attiva che prevede la centralità dei bambini, in natura.
Si fa riferimento ad un processo di apprendimento libero e spontaneo, partendo dall’esplorazione, dalla libera scoperta dell’ambiente.
Il pensiero filosofico e pedagogico è quello di John Dewey e del suo principio del “Learning by Doing”, cioè “imparare facendo”.
La natura dona libertà, accetta i tempi di tutti e ci invita al rispetto.
Quante cose si possono fare e scoprire all’aperto?
Possiamo toccare, guadare, conoscere con l’olfatto, l’udito ed il gusto, vi sembra poco?
Avete provato mai a vivere queste esperienze insieme ai vostri figli?
I nostri sensi stimolati di continuo, ci permettono di vivere un’esperienza fortemente arricchente ed educativa.
L’outdoor education si pone nella direzione di portarci a riscoprire il valore del tempo e della lentezza con uno sguardo sereno e non giudicante.
Il bambino entra in contatto con la natura, si sofferma, osserva, sperimenta spontaneamente e così facendo esprime il proprio potenziale ed apprende.
Le attività outdoor possono essere più o meno strutturate, si va dalla danza sotto la pioggia all’orto in cassetta, dal gioco libero nel bosco alla creazione di mangiatoie per uccelli.
L’adulto, genitore o educatore, dove si colloca in questa esperienza?
Accanto.
È presente, ma non necessariamente interviene.
Mette a disposizione materiali, ma non necessariamente ne obbliga o mostra l’utilizzo.
Possiamo fidarci dei bambini e delle potenzialità della natura.

Outdoor education: ecco 5 esempi di attività outdoor che ho selezionato per voi

CUCINE NATURALI

Allestite in giardino un angolo con cucina e tavolo in legno, che potete realizzare o far realizzare con pallet.
Mettete a disposizione mestoli e pentolame vero.
Siete pronti ad assaggiare tisane alle erbe, zuppe di fiori e torte di fango? 

torta-fango

ORTO IN CASSETTA

Attività molto amata dai bambini e di facile realizzazione.
Occorrente:
Una cassetta in plastica o legno
Un telo di contenimento
Una paletta
Annaffiatoio
Terriccio
Semi o bulbi
Facoltativo: pennarelli e cartellini per scrivere il tipo di seme o bulbo

Procedura:
Inserite il telo scelto, all’interno della cassetta, poi la terra e infine create lo spazio perpiantare i semi che ricoprirete con un sottile strato di terriccio.
Suggerimento: in base all’età dei bambini, proponete anche la lettura di semplici libri a tema e la creazione di un calendario per la cura delle piantine.

orto-cassetta

 

PITTURA SU GROSSI FOGLI APPESI AGLI ALBERI

Procuratevi dei grossi fogli resistenti, forateli, applicate dei salvabuchi se necessario e appendeteli con dello spago ai rami degli alberi.
Fate attenzione a collocare i fogli in modo che siano ad altezza bambino.
Mettete a disposizione pennelli, tempere o colori naturali in vasetti di vetro o tavolozze (potete realizzare i colori naturali con lo yogurt e del colorante alimentare e le spezie).
Possibile aggunta: potete appendere ai rami anche foto di elementi naturali per proporre riproduzioni dal vero.

COSTRUIRE UN ERBARIO

Raccogliete campioni di foglie, erbe e fiori.
Confrontate il materiale raccolto, osservando immagini precedentemente stampate o sfogliando dei libri.
Se i bambini sono in età scolare potete fare una ricerca più dettagliata e realizzare delle schede di classificazione.
E’ possibile realizzare il vostro erbario su un pannello di legno, fissando il materiale raccolto con dello spago e delle mollette oppure su un cartoncino resistente utilizzando dei fili di lana da intrecciare come un telaio.
Se preferite creare un libricino, fate seccare il vostro campione, tenendolo sotto dei pesi per almeno dieci giorni.

erbario

GIOCO LIBERO CON LOOSE PARTS

Mettete a disposizione dei bambini, materiale naturale di diverso tipo, le cosiddette “parti sciolte”: legnetti, trucioli, folgie, fiori, sassi e sassolini.
Vi consiglio di allestire lo spazio, disponendo i materiali su un grosso telo monocromatico sull’erba o su un tavolo.
Suggerimento: proponete i materiali suddivisi in categorie, magari in contenitori separate.

Buon divertimento!

Acanfora Giuseppina
Dott.ssa in scienze dell’educazione e della formazione, educatrice perinatale

 

 

Come mantenere le routine anche in viaggio

Lunedì, 13 Luglio 2020 14:12

Le routine sono fondamentali per i bambini (qui l’articolo “Perché la routine è fondamentale per una famiglia felice”), e per questo molti genitori entrano nel panico quando qualcosa sballa le abitudini. Che sia durante una sola giornata, in una serata particolare o per tutto un viaggio o una vacanza non importa: l’idea di stravolgere, anche solo per poco, le abitudini dei bambini è motivo di forte stress.

Non c’è niente di male a preoccuparsi per la routine, come non c’è niente di male, al contrario, a non preoccuparsene troppo. Ogni famiglia è a sé e ogni decisione riflette i bisogni di quella stessa famiglia.

Se fate parte del gruppo “meglio non stravolgere le abitudini”, ho una buona notizia per voi. Anche in vacanza possiamo continuare con la nostra routine! Basta avere il giusto atteggiamento e, soprattutto, i giusti strumenti.

Come mantenere le routine anche in viaggio: i trucchi per far sì che i bambini non stravolgano le abitudini durante le vacanze

Quando si dice “partenza programmata”, innanzitutto, è bene pensare anche alla routine dei bambini! Già, non solo per evitare il traffico: la partenza programmata in famiglia è quella che tiene conto - soprattutto - delle abitudini di sonno dei nostri figli.

Se sono soliti dormire fino alle 8, cerchiamo di partire alle 9 senza svegliarli alle 5 di mattina. Se fanno il pisolino pomeridiano, lasciamo che lo facciano in macchina. In ogni caso, cerchiamo di seguire i nostri orari di famiglia, con la consapevolezza che, in realtà, alla sera crolleranno comunque, data la stanchezza del viaggio in macchina, aereo, nave o treno!

In generale, mantenere gli orari delle abitudini casalinghe è la soluzione migliore per chi vuole mantenere le routine. Non solo quello della nanna, ma anche e soprattutto quelli dei pasti e delle attività. E seguire ogni giorno la stessa routine (anche se “stravolta” perché siamo al mare o in montagna e di conseguenza inevitabilmente diversa) è la chiave per non destabilizzare troppo i bambini. Possiamo quindi dividere le giornate: la mattina spiaggia, il pomeriggio passeggiate. La mattina musei, il pomeriggio camminata in montagna… E così via.

Per quanto riguarda la nanna, un’ottima soluzione sono le culle portatili o i lettini portatili. Per i neonati, c’è la culla da viaggio (ad esempio questa), mentre per i bambini un po’ più grandi c’è il lettino. E per quelli ancora più grandi c’è il letto-box. Una soluzione top è poi il lettino-fasciatoio, ovvero uno strumento che all’occorrenza si trasforma in lettino e in fasciatoio portatile, piegandosi e diventando grande come una borsa). In questo modo potremo posizionare i bambini dove vogliamo, ricreando l’ambiente nanna che abbiamo a casa (soprattutto se non utilizziamo già il co-sleeping: in quel caso basterà tenere nel letto il bimbo proprio come in camera nostra).

Per la nanna in spiaggia, invece, molto comoda è la tenda da appoggiare sotto l’ombrellone, per un pisolino pomeridiano davvero invidiabile.

Per i neonati che ancora prendono il biberon, consigliatissimo è lo scaldabiberon portatile, che troviamo sia collegabile all’accendisigari dell’auto e quindi ottimo per i viaggi in macchina (in modo da non doversi fermare), sia ricaricabile tramite powerbank USB, perfetto per quando siamo in giro.

In generale, tuttavia, il consiglio spassionato è quello di non vivere con troppo stress le vacanze, che i nostri bimbi abbiano tre o dieci anni. Seguire i propri ritmi, adeguarsi e godersi le ferie è il primo passo verso la serenità. Ed è bello e giusto seguire le routine, ma solo se queste non ci intralciano il divertimento e il relax! In quel caso, qualche strappo alla regola è ben accetto. Ricordiamo che stiamo andando in un posto che ci fa stare bene, e che farà stare bene anche i nostri bambini!

La pazienza non è infinita, e a saperlo sono soprattutto i genitori. Perché se nelle nostre intenzioni di pazienza ne abbiamo tantissima, nella realtà sbottiamo più spesso di quanto vorremmo. Perché siamo umani.

Detto questo, spesso la perdita di pazienza si manifesta nei confronti di qualcuno che non c’entra nulla. A volte i nostri bambini assistono a delle nostre sfuriate quando in realtà non stanno facendo nulla di male. Semplicemente in quel momento il nostro vaso era così pieno che bastava una sola goccia per farlo rovesciare. E quella goccia, magari, è stata un semplice “Mi aiutiiiii?”, una ciotola di cereali caduta per sbaglio o un pianto a dirotto che non voleva calmarsi con niente.

Altre volte, invece, ci hanno davvero portato all’esasperazione. Ma anche in questo caso, una volta calmati avremmo voluto gestire la situazione con più calma, non è vero?

Ecco quindi come provare a cercare alla radice i motivi della nostra perdita di pazienza, trovando i metodi perfetti per averne sempre di più, gestendo così meglio tutti gli aspetti della nostra vita.

I metodi per avere più pazienza con i bambini: come trovare la pazienza partendo dalla cura di noi stessi

Il segreto? È davvero molto semplice, anche se dobbiamo impegnarci per seguirlo a fondo: dobbiamo prima di tutto prenderci cura di noi stessi. Non esteriormente. Ma interiormente, beh, sì! Spesso e volentieri, infatti, se ci ritroviamo a perdere la pazienza più del dovuto è perché essenzialmente c’è qualcosa fuori posto dentro di noi. Un qualcosa a cui non sappiamo dare un nome, e che non individuiamo appieno, ma che è come un prurito fastidioso. Insomma: molte volte perdiamo la pazienza con i nostri figli e urliamo quando in realtà a farci arrabbiare è altro.

Ad esempio: provate a fare caso a come rispondiamo ai bambini nelle giornate in cui litighiamo con il nostro partner o la nostra partner. Nella maggior parte dei casi, i nostri figli si beccano delle rispostacce quando avremmo potuto benissimo rispondere con più calma.

Questo è solo un esempio, ma serve per capire che la pazienza la si esercita, ma che, soprattutto, la perdiamo quando abbiamo altri pensieri per la testa che non ci fanno stare bene.

Il primo passo per esercitarla, quindi, è prenderci cura di noi stessi mentalmente, conoscendoci più a fondo. Per farlo, possiamo sfruttare la meditazione e tutto ciò che ci fa rilassare, pensando al contempo a noi stessi in maniera profonda.

Possiamo, ad esempio, meditare o pregare tutti i giorni, sempre alla stessa ora, oppure prenderci del tempo per noi ogni giorno, per camminare, fare yoga, fare le faccende di casa senza nessuno. Ognuno ha i suoi modi per rilassarsi e fare vagare la mente.

Quando sentiamo di essere sul filo del rasoio o quando perdiamo la pazienza, cerchiamo poi la tranquillità. Andiamo in camera, leggiamo, rilassiamoci e respiriamo, e chiediamo anche ai bambini di farlo. Dopodiché una volta calmati ci si potrà chiedere scusa a vicenda, parlando di ciò che abbiamo dentro.

Allo stesso modo, per trovare della pazienza in più nei momenti in cui la stiamo perdendo, sforziamoci di non urlare. Sì, sforziamoci e parliamo a bassa voce, anche in un sussurro. Urlare porterà infatti ad un circolo vizioso di rispostacce.

Cerchiamo di mantenere la calma, in ogni caso. È difficile, ma per farlo possiamo pensare che i nostri bambini ci stanno osservando e che stanno imparando da noi. Che adulti vogliamo diventino? Adulti che sbottano o adulti che ragionano? Spesso questo pensiero basta per farci tornare ad essere pazienti e dialoganti.

Infine, scusiamoci quando ci rendiamo conto di aver perso le staffe ingiustamente, o quando ci accorgiamo che la nostra reazione è stata eccessiva. Non serve a nulla l’orgoglio, così come non serve a nulla l’autorità fine a se stessa. I nostri figli imparano molto di più da genitori rispettosi che sanno quando chiedere scusa, rispetto a genitori che si chiudono nel loro orgoglio! La gentilezza ripaga sempre.

I giochi in legno non sono solo belli da vedere e da toccare. Sono anche molto benefici per i nostri figli! Ecco perché, nonostante i giocattoli in plastica siano effettivamente più “attraenti” per l’occhio (soprattutto quello dei più piccoli!), è sempre meglio puntare su quelli di legno.

Lasciamo quindi la corsia principale del negozio di giocattoli, spostiamoci verso i giochi più snobbati, recuperiamo i nostri vecchi giochi e lasciamo che i nostri bambini sviluppino creatività, fantasia e manualità attraverso la versatilità e la naturalezza del legno!

Perché i giocattoli in legno sono il meglio per i nostri bambini: i motivi per cui è meglio scegliere i giochi in legno per bambini al posto di quelli in plastica

Innanzitutto, abbiamo un’idea sbagliata riguardo ai giocattoli in legno, quando pensiamo che siano più costosi di quelli di plastica. È vero, sono di qualità maggiore e questo porterebbe a pensare che siano più cari, ma basta andare nei grandi negozi di giocattoli per accorgerci che i giochi di legno spesso sono snobbati.

Al centro delle corsie troviamo i giocattoli di ultima generazione, quelli super colorati e spesso tecnologici, mentre quelli di legno vengono relegati negli angoli meno seducenti. E questo significa che anche il loro costo è ridotto! Basta concentrarci sulla qualità-prezzo. Sì, CERTI giocattoli in plastica costano meno, ma tendenzialmente a parità di bellezza e attrattiva quelli di legno costano leggermente meno.

E poi, pensiamoci, è un investimento: i giocattoli di legno non passano mai di moda, spesso non si rompono, e possono quindi durare molto di più, venendo anche passati di mano in mano tra fratellini, amichetti o cuginetti. E per lo stesso motivo spesso troviamo i giocattoli di legno (oltre che da Tiger a prezzi contenutissimi!) nei negozi dell’usato, vintage o di beneficienza. E come sappiamo, questa è una forma di commercio che ci piace molto, perché green ed ecologica, oltre che economica. Come green ed ecologici sono gli stessi giocattoli di legno!

Ma perché scegliere i giochi in legno per bambini al posto di quelli di plastica? Innanzitutto, per far sì che la creatività dei bambini scorra e si sviluppi in maniera armonica e naturale. Meno dettagli e meno colori, infatti, permettono di lasciare spazio alla fantasia dei bambini, che nella loro mente devono inventare dettagli, colori e situazioni. E poi non vengono iper-stimolati dai colori troppo accesi e dalle lucine intermittenti, e allo stesso tempo possono essere lasciati liberi di allenare la concentrazione, dato che con i giocattoli di legno i bambini si focalizzano per più tempo sull’attività che stanno svolgendo, senza saltellare da un gioco all’altro come fanno, invece, quando giocano con quelli di plastica.

In questo senso, i giocattoli di legno possono trasformarsi molto di più rispetto a quelli di plastica. In altre parole: i giocattoli di legno sono più versatili e permettono ai bambini di mettere in campo creatività e fantasia molto di più rispetto a quando utilizzano giocattoli in plastica colorata che non lasciano spazio all’interpretazione. Ricordiamo che il gioco per i bambini è un lavoro, è uno strumento per crescere e per comprendere il mondo!

Pensiamo poi alla salute dei bambini. Non preferireste che con la loro bocca, nella quale passa TUTTO, assaggiassero il legno, piuttosto della plastica colorata con chissà cosa? Tra le colle tossiche, la formaldeide e tutti i materiali chimici che ci sono nella plastica, chissà cosa mettono in bocca i nostri figli… Soprattutto nei primi anni di età, quando il gusto è uno dei sensi principali per scoprire il mondo.

Quali giocattol in legnoi scegliere, dunque? Ce ne sono moltissimi, per tutte le età. La classica colonna con anelli impilabili, la pista per macchinine o il bellissimo cibo di legno, ad esempio!

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Non sono ancora adolescenti, non sono più bambini. Sono in un limbo. E questo significa che anche noi lo siamo! Perché i preadolescenti non hanno ancora la propensione all’indipendenza dei loro colleghi più grandicelli, ma non hanno nemmeno più l’esigenza di stare con noi ad ogni minuto. Questo si traduce in uno stato di eterna insoddisfazione, di incertezza sul da farsi e di voglia di fare che anche loro non sanno identificare al meglio.

In altre parole? L’estate dei preadolescenti solitamente sta in bilico tra la noia assoluta e la voglia di fare. Soprattutto quest’anno, il 2020, mentre fuori impazza una pandemia e non c’è moltissimo da fare.

Ecco quindi qualche idea per combattere la noia, alleandoci con i nostri figli preadolescenti per trasformare quest’estate in un momento da ricordare.

Come rendere l’estate dei preadolescenti meno noiosa: la noia può diventare stimolo per la creatività e per inventare attività di famiglia

Innanzitutto, mettiamoci nei panni dei nostri figli. Essere preadolescenti, ovvero avere tra i 10 e i 12 anni suppergiù, è un momento strano. È un’età bizzarra, fatta di incertezza e cambiamenti. E provare noia è normale. Perché la noia non è semplicemente un “non sapere cosa fare”, ma è una combinazione di emozioni e di voglie che si sovrappongono e si accumulano, facendo sentire i nostri figli bloccati in un limbo nel quale non possono esprimere le loro passioni e i loro interessi.

La prima cosa da fare, quindi, è parlare, chiedendo esplicitamente ai nostri figli, con un po’ di entusiasmo, cosa andrebbe loro di fare. Esatto: a volte basta chiedere: “Cosa avresti voglia di fare in questo momento?”. La prima reazione? Certo, è la faccia sofferente alla quale segue un classico “Non lo sooooo”. Aiutiamo quindi i nostri ragazzi: “Qual è la prima cosa che ti viene in mente senza pensare?”.

Potrebbe essere giocare ai videogiochi o guardare la tv. Che non è esattamente educativo, ma è un primo passo. E per renderlo educativo possiamo giocare insieme a loro o guardare il film insieme.

La seconda volta scegliamo qualcosa noi e coinvolgiamo i nostri figli. La terza, dovranno scegliere qualcosa loro, evitando ciò che si è fatto la prima volta (ed evitando, in generale, il guardare la tv o YouTube passivamente: andava bene la prima volta per creare il mood di complicità, ma è meglio puntare su altro!).

Volete qualche idea? Si potrebbe guardare e sistemare le fotografie di famiglia negli album; si potrebbe uscire a fare una passeggiata in un posto interessante nel quale non si è mai andati; si potrebbe scegliere un prato per prendere il sole e leggere; si potrebbe invitare gli amici per un pigiama party; si potrebbe giocare ad un gioco in scatola, fare una caccia al tesoro, provare a costruire un robot, sistemare il giardino, fare l’orto, tenere un diario…

Altra regola, tuttavia, è abbracciare la noia, perché è proprio attraverso la noia che i nostri figli sviluppano creatività e capacità importanti come il problem-solving. Lasciamo quindi che i nostri figli, almeno una volta al giorno, si annoino. È proprio durante le attività di noia, quelle meccaniche in cui la mente vaga, che le idee nascono, che i pensieri si rincorrono e che le menti riflettono. Quando camminiamo da soli, ad esempio, oppure quando stiriamo, quando laviamo i piatti, quando leggiamo svogliatamente una rivista…

E cosa fare quando (INEVITABILMENTE!) si lamentano della noia? In quel caso, evitiamo di obbligarli a fare qualcosa. Condividiamo invece la nostra esperienza, svelando ciò che fa stare bene noi quando ci annoiamo. Un libro? Fare le faccende? E loro cosa farebbero? In questo modo gli occhi di certo si alzeranno al cielo nella loro tipica espressione infastidita, ma non si arrabbieranno e non alzeranno la voce sfidandoci come al solito, perché stavolta non avremo imposto qualche regola né li avremo obbligati a fare qualcosa! Insomma: non possono arrabbiarsi con noi, no?

E per rendere il tutto più interessante e allo stesso tempo educativo e healthy, facciamo sì che anche l’ambiente attorno suggerisca loro attività sane e stimolanti. Togliamo per un paio di mesi Netflix, spegniamo i tablet, togliamo il junk food dalla dispensa. Mettiamo bene in vista, invece, della frutta, rispolveriamo il vecchio giradischi, disseminiamo la casa con giochi in scatola e scacchi, gonfiamo le ruote delle bici in garage in modo che siano sempre pronte, lasciamo i libri più appassionanti in giro per casa pronti per essere acciuffati dai ragazzi in un momento di noia… Insomma: teniamoci pronti a tutto, stimoliamo i nostri ragazzi anche indirettamente e godiamoci un’estate fatta sì di noia, ma anche di bellezza.

Sara

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Cecilia

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