La Niacinamide, il fluido degli dei a cui ci rivolgiamo per contrastare la pelle grassa. Funziona? Sì. Anche perché le controindicazioni sono pochissime e la sua funzione non si limita al regolamento del sebo cutaneo.
Conosci tutti i benefici della Niacinamide? Ecco tutto ciò che devi sapere su questa vitamina preziosa per la pelle, a cui ormai nessuno può più rinunciare.
La Niacinamide fa parte delle vitamine del gruppo B, ed è chiamata anche vitamina B3. Si tratta di una vitamina molto antiossidante che supporta i processi cellulari e che il nostro corpo non produce naturalmente. Una dieta equilibrata che contenga vitamine del gruppo B, quindi, è la prima buona scelta quando si tratta di salute della pelle. Ma allo stesso tempo è possibile applicare la Niacinamide direttamente sulla pelle, beneficiando delle sue proprietà in maniera mirata.

La niacinamide, infatti, è davvero benefica per la pelle: non regola solo il sebo, ma la stimola e la nutre prevenendo le rughe e riparando dai danni e dalle macchie.
Inizialmente ad utilizzare la Niacinamide erano solo le persone con una pelle grassa, dal momento che la vitamina B3 sulla cute è conosciuta proprio per la sua funzione sebo-regolatrice. Ma le pelli grasse, unte e soggette a brufoli non sono le uniche a poter beneficiare della Niacinamide.
Essendo un antiossidante molto potente, la Niacinamide è ottima anche per contrastare e prevenire le rughe e i segni del tempo, supportando la pelle e mantenendola più polposa.
È anche fotoprotettiva e antinfiammatoria, ed è quindi ideale per molti tipi di cute e per ridurre i danni dovuti ai raggi ultravioletti sulla pelle.
Chi ha sofferto di acne, poi, può sfruttare la sua funzione riparatrice, schiarente ed illuminante per attenuare le cicatrici sul viso e sul corpo.
Infine, il film lipidico che la Niacinamide ristabilisce permette di mantenere l'idratazione adeguata in maniera naturale.
Il siero Niacinamide più conosciuto è certamente la Niacinamide The Ordinary, ma non è la sola. Anche BioEarth, ad esempio, la commercializza, così come altri diversi marchi. L'importante è sceglierla di qualità, che abbia un prezzo adeguato (intorno ai 10-20 euro, di solito).
Per quanto riguarda la percentuale, dipende dalla propria pelle. Ma è bene sapere che concentrazioni più elevate potrebbero avere qualche controindicazione nel caso della pelle più sensibile, causando una leggera irritazione. Se l'epidermide è quindi sensibile, meglio orientarsi su una Niacinamide all''1 o 2%. Le pelli più forti e sebacee, invece, possono arrivare anche al 10-11% (la Niacinamide Bioearth, ad esempio, è all'11%). Non ha, infatti, particolari controindicazioni conosciute, al di là della leggera irritazione di cui parlavamo.
La Niacinamide si presenta in piccole ampolle con contagocce: ne bastano un paio di gocce alla mattina e alla sera sul viso pulito, prima di passare gli altri sieri e la crema idratante, tenendola quindi come base della skin care routine.

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Quest’anno saranno moltissime le famiglie che decideranno di passare le vacanze a casa (la pandemia non è ancora terminata! Non abbassiamo la guardia!); e in generale scegliere di passare le ferie a casa (o essere obbligati a farlo: non tutti riescono e non ci si deve vergognare) è sempre più diffuso.
Certo, staccare la spina e cambiare orizzonte fa sempre bene, mentalmente, ma anche stare a casa ha i suoi benefici. Soprattutto se proviamo a rendere le vacanze a casa divertenti e stimolanti. Anche perché ormai le ferie domestiche hanno un nome: staycation! E per far sì che la staycation sia piacevole e bellissima, ecco qualche ispirazione.
Il campeggio al mare, in montagna o al lago può spostarsi in città o in paese: con i bambini possiamo infatti costruire tende e cassotti in casa (ricordate le istruzioni Ikea per costruire fortini?!) oppure piantare la tenda in giardino o nel prato dietro casa, per un’avventura vicina ma estremamente stimolante.
Se vivete in una zona montana, potrebbe darsi che a pochi chilometri da casa vostra ci siano sentieri e percorsi sconfinati e davvero interessanti. Cercate le mappe e ideate delle gite in famiglia a due passi di distanza!

Magari non avete il mare vicino, quindi che si fa? Si scelgono laghetti, fiumi tranquilli, ma anche piccole piscine in giardino, parchi comunali, terme… Provate a Googlare queste attività associando la vostra zona di residenza: vi stupirete di quante attività esistono!
Bastano un piccolo quadernetto bianco e delle matite colorate, uno zaino e una borraccia. Dopodiché, uscite così attrezzati insieme ai bambini come foste degli esploratori che documentano ciò che trovano sulla loro strada: sassi, fiori, adesivi, piante…

Un’idea per rendere le vacanze a casa più divertenti è organizzare una discoteca serale all’aperto in famiglia. Qualche lucina, della buona musica e tanta voglia di ballare sono le uniche cose che serviranno.
Come per i sentieri e i corsi d’acqua, cercando in Internet delle informazioni sulla vostra città scoprirete moltissime buone attività da svolgere, luoghi sconosciuti, ambienti storici interessantissimi… Mettetevi quindi nell’ottica di essere turisti nella vostra stessa città ed esploratela con un nuovo punto di vista.
Quando tutta la famiglia è a casa per le ferie, una cosa divertente e coinvolgente da fare tutti insieme è andare al mercato rionale: lo fanno in tutti i paesi e in tutte le città! E oltre alla frutta e alla verdura per la settimana si può comprare anche il pranzo al sacco, perfetto per…

Non serve andare lontano: il picnic è un modo di mangiare diverso e divertente che piace moltissimo ai bambini! Fatelo in giardino, o in casa: bastano una coperta a terra e tanti cibi gustosi.
Nove mesi senza ciclo mestruale; altri mesi senza mestruazioni (durante l'allattamento!); ma quando arriva, quindi, il ciclo dopo che abbiamo partorito? E come cambiano le mestruazioni in base al tipo di allattamento? Come fare a capire quando arriveranno di nuovo o se si trattava di una falsa avvisaglia? Ecco tutto ciò che c'è da sapere sulle mestruazioni dopo il parto.
Le prime mestruazioni dopo che i bambini sono nati si chiamano innazitutto capoparto. Il capoparto è la prima mestruazione dopo il parto, ovvero superati i nove mesi di gravidanza e, nel caso dell'allattamento al seno, i mesi pre-svezzamento del bambino, quando gli estrogeni e il progesterone, ormoni a livelli molto alti in gravidanza, mettono in pausa il ciclo, bloccando le mestruazioni.
Dopo il parto, chi non allatta potrebbe vedersi tornare il ciclo circa 8-10 settimane dopo; chi invece allatta al seno, potrebbe vedere tornare le prime mestruazioni anche 18 mesi dopo il parto.
I primi tempi si tratterà di cicli irregolari, più o meno abbondanti (e più o meno riconoscibili: a volte si tratta di semplice spotting), ed è per questo importante tenerne traccia. Dopodiché, piano piano si regolarizzeranno. Se così non fosse, è bene rivolgersi al ginecologo.
Il capoparto, quindi, ritarda se c'è in corso l'allattamento al seno. Questo avviene perché nei mesi di allattamento il corpo della mamma produce prolattina, l'ormone responsabile della lattazione che, allo stesso tempo, ha il compito di bloccare il ciclo mestruale.
Più frequentemente si allatta e più sono abbonanti le poppate, meno probabilità ci saranno che il ciclo torni; cominciando invece con lo svezzamento e riducendo frequenza e intervallo tra le poppate, la prolattina scende e, viceversa, potrebbero tornare le mestruazioni.
Una volta arrivato e stabilizzato, il ciclo potrebbe tuttavia non essere uguale a prima. Nella vita di una persona le mestruazioni, infatti, variano, si modificano, si allungano o si accorciano, così come il ciclo stesso, ed è normale che il ciclo post parto sia diverso dal ciclo pre parto.
Se dopo il parto hai indossato assorbenti grandi e grossi o mutande assorbenti fatte apposta per i giorni successivi, per le mestruazioni dopo il parto (quelle che arrivano qualche settimana o mese dopo) non serve ricorrere ad essi. Si tratta, infatti, di un nuovo ciclo mestruale "normale" (anche se sappiamo che un ciclo mestruale non è mai uguale ad un altro, varia da persona a persona!) e quindi è possibile utilizzare tranquillamente assorbenti, tamponi, coppette o dischi mestruali.
Se hai avuto un parto vaginale (ma anche se il tuo bebè è nato con il cesareo arrivando a termine) è molto probabile che dovrai cambiare la taglia della coppetta che usavi prima di rimanere incinta (se è il tuo primo figlio biologico!). Il canale vaginale, infatti, con il parto si modifica. Alla prima mestruazione, quindi, puoi provare con la vecchia coppetta, passando ad una un po' più grande al ciclo successivo se questa risulta scomoda.
Soprattutto in estate, e in generale durante le giornate senza scuola, è normale che i bambini incappino in momenti di noia, che puntualmente riempiono con la tivù, i videogiochi o i tablet. È normale e non sta a noi demonizzare la cosa! Sappiamo che a volte è un male necessario (basta utilizzare la tecnologia in maniera positiva!), ma l'eccesso è sempre rischioso.
Gli anni della crescita sono infatti fondamentali: sono le basi su cui si fonderanno i pilastri della vita adulta. E per far sì che queste basi siano solide, è bene puntare su attività benefiche e stimolanti.
Allo stesso tempo lo sappiamo: a volte staccare dallo schermo i bambini è impossibile. Ipnotizzati, fanno qualche capriccio e quando spengono restano comunque imbronciati. Avete mai provato a proporre, in alternativa, una di queste attività? Si tratta di proposte semplici e quotidiane, ma spesso sono davvero utili ed efficaci!
Ai bambini spesso basta dire che un compito è particolarmente importante per far sì che ascoltino e si impegnino, perché sentire di avere una responsabilità li rende più attenti. Non serve puntare sulle faccende domestiche: provate a chiedere di fare un disegno per la sorella, di inventare una canzone per la nonna, di raccogliere i fiori per il papà... Dicendo, però, che è importantissimo farlo! Immediatamente, ci metteranno molto più impegno.
Se stanno guardando un cartone, chiedete loro di disegnarne e inventarne uno tutto loro con pastelli, pennarelli e gessetti. E se stanno giocando a un videogioco, cambiate soggetto: perché non provare ad inventare un videogioco con un personaggio e la sua storia?
E non solo nelle faccende scomode, ma anche in quelle più divertenti o che richiedono responsabilità. Cucinare, ad esempio, ma anche fare le commissioni (dando qualche compito specifico ai bambini)...

Avete già realizzato il vostro barattolo della noia di famiglia? Basta pochissimo e può essere perfetto per distogliere l'attenzione dalla televisione per cominciare a dedicarsi ad attività più divertenti e stimolanti!
Le giornate con gli amici, fateci caso, i bambini non le passano quasi mai davanti alla tele: a volte, quindi, basta questo trucchetto per incoraggiarli a giocare.
Spesso i bambini optano per i cartoni animati perché sono soli e perché si annoiano. Proviamo invece a coinvolgerli anche se stiamo facendo altro, magari con un gioco ad alta voce che devono seguire con attenzione. Uno semplicissimo è quello degli animali o dei nomi: si parte dalla lettera A e si elencano tutti i nomi o gli animali che cominciano con quella lettera. Perde chi molla per primo!
I podcast sono delle specie di audiolibri e sono quindi una narrazione alternativa. Rispetto alla tv, i bambini ascoltano e possono quindi nel frattempo costruire con i mattoncini, muoversi, cucinare con noi... Qui trovate i nostri podcast per bambini preferiti.

Se lavorate da casa, o se avete l'attività sotto casa, potete approfittarne e, mentre lavorate, mostrate nel dettaglio ai bambini cosa state facendo. Li intratterrete, stimolerete la loro curiosità e la loro intelligenza e potrete allo stesso tempo continuare a lavorare (con dei piccoli aiutanti!).
Prendete una scatola o una cesta di vimini e riempitela di giocattoli interessanti ed educativi: puzzle, costruzioni, strumenti musicali... Proponetela, quindi, ogni volta che si spegne la tv. I bambini troveranno sicuramente qualche gioco che li incuriosirà e che li terrà occupati per ore!
Se i bambini sono piccoli, preparatela voi e proponetegliela; se i bimbi sono grandicelli, possono invece inventarne una loro durante la giornata, per giocare insieme a tutta la famiglia non appena tutti sono a casa la sera!
Un elenco di regole semplici e di buon senso da condividere con tutti: quando si fa visita ad un neonato e a dei nuovi genitori è sempre bene avere qualche attenzione in più! Perché la nuova famiglia si sta formando, le routine si stanno assestando, la stanchezza la fa da padrona e bimbi e genitori hanno bisogno di spazio.
Invece di improvvisare, cerchiamo di avvisare i neogenitori del nostro arrivo e di chiedere il permesso. Con un neonato i ritmi cambiano, tutto si stravolge, e gestire una nuova routine è difficile. Soprattutto quando per casa arrivano pure gli ospiti, per quanto graditi.
Che i genitori siano iper apprensivi o più tranquilli, il senso non cambia: non si tratta di un figlio tuo, i germi esistono ed è sempre meglio evitare baci. Idem toccare il bebè senza essersi lavati le mani o fare visita con raffreddore o influenza.
Un consiglio, quindi, è quello di lavarsi le mani prima ancora che i genitori lo chiedano. Prima di tutto perché è un sano gesto e poi per evitare che siano loro a dirlo, sentendosi in colpa o fuoriluogo.
Che sia del riso freddo, un gelato, della zuppa da congelare, il bucato stirato… Un bel gesto a cui puoi pensare è sgravare i genitori da qualche compito, come il dover cucinare o stirare. Molto meglio dei fiori!
A volte non ci si pensa perché sono discorsi comuni, ma anche i discorsi abituali possono essere scortesi o poco delicati. Ad esempio, non è molto educato chiedere se la mamma allatta al seno, oppure se il bebè “è bravo”, com’è andato il parto, se “ti senti già una mamma/papà?”… Sono domande intime, delicate, a cui ci si aspetta una risposta standard che in realtà non esiste, perché ogni famiglia e ogni persona è a sé.
Una tendenza comune è quella di raccontare come la zia Ignazia abbia tolto il pannolino al suo bambino prestissimo, come esista quel trucco per farli dormire tutta notte, come ormai il cosleeping sia gettonato… Un conto è parlarne, tuttavia, e un conto è dispensare consigli non richiesti.
Soprattutto i primi tempi, stare tutti insieme per molto tempo non sarà sostenibile. I genitori hanno bisogno dei loro spazi e dei loro momenti. Una volta salutati e chiacchierato, quindi, è bene non rilassarsi e accomodarsi, rubando troppo tempo. Soprattutto se il bebè dorme: lascia che i neogenitori ne approfittino per rilassarsi da soli!
E se la tua amica, tua figlia o tuo figlio ti dicono che preferiscono che non passi? Beh, non prendertela. Il momento è delicato e stressante e non significa che non ti vogliono bene o non ci tengono a te, ma che hanno una confidenza tale da essere sinceri: ci sono momenti buoni e momenti “no”, ed è giusto rispettarli.
Il cosleeping, ovvero la scelta di fare dormire i propri bambini nel lettone insieme ai genitori, è sempre più praticato. Ma è bene sapere che non è scevro da rischi: i pericoli del cosleeping esistono e qui troverete qualche semplice regola per ridurli.
Diffusissimo in tutto il mondo (la cultura occidentale è tra le poche che non lo prevede come standard!), il co-sleeping permette di tenere vicini i bimbi durante l'allattamento (evitando alle madri che allattano al seno di alzarsi continuamente), di coccolarli e tenerli confortevolmente al sicuro, di stimolare il bonding fisico... Sono, insomma, diversi i benefici. E non c'è una regola precisa: i bambini possono dormire nel lettone fin quando se lo sentono e fin quando le mamme e i papà pensano sia opportuno.
Le famiglie, quindi, possono scegliere in base alle proprie esigenze, alle proprie abitudini e al proprio sentire quale tipologia di nanna scegliere, con la consapevolezza che anche il cosleeping ha diversi pro.
Una domanda che i genitori si pongono prima di scegliere il cosleeping, tuttavia, è la seguente: ma il cosleeping è sicuro? Non c'è il rischio di "schiacciare" il bambino? Sopratutto quando i bimbi hanno meno di un anno di vita, non rischiamo di fargli male e di aumentare il rischio di soffocamento? E a livello educativo è consigliato?
La risposta è sì, il cosleeping è sicuro, è naturale ed è addirittura consigliato sul piano educativo. Ma per renderlo sicuro fino in fondo (dal momento che i pericoli esistono, e non è giusto minimizzarli o non calcolarli) è bene prendere qualche accorgimento.
Uno dei pericoli del cosleeping riguarda la possibilità di girarsi e di schiacciare accidentalmente il bambino. Un altro riguarda l'eccessivo calore. Purtroppo sono una realtà, ma è possibile ridurre i rischi della SIDS, che non accade solo in culla ma anche nel lettone.
Innanzitutto, è bene cominciare a praticare il vero cosleeping da quando i bebè hanno almeno quattro mesi (e solo nel caso in cui siano bimbi nati in salute e con un peso adeguato alla loro età). Prima, possiamo puntare sulla semplice culla del passeggino o sui lettini fatti apposta per il cosleeping (ne parliamo tra poco).
La superficie del materasso dovrebbe poi essere piuttosto dura, e non soffice, evitando quindi cuscini o coperte troppo morbidi ed evitando anche vecchi materassi troppo molli, poltrone soffici e sprofondanti e tutto ciò che potrebbe avvolgere inavvertitamente i bambini.
Infine, il cosleeping sarebbe da evitare quando uno dei due genitori è un fumatore, quando si sono assunti medicinali che provocano sonnolenza (non ci si potrebbe accorgere di schiacciare il bebè), quando si è bevuto alcool.
Come accennato, esistono culle per il cosleeping pensate apposta per ridurre i rischi, con la comodità di tenere il bebè sempre vicino, adagiato esattamente accanto a noi. Ecco un articolo in cui ne parliamo e in cui vi spieghiamo quali sono le migliori.
I gessi: odi et amo. Odio, perché quello bianco, classico, ricorda le vecchie lavagne di scuola, con la polvere e il cancellino! Amo perché, beh, colorare con i gessi colorati su una lavagna è bellissimo. E avete mai provato ad utilizzarli sul marciapiede o in cortile? Disegnare a terra è davvero divertente, entusiasmante, liberatorio e creativamente stimolante!
Se non avete i gessi colorati per marciapiede a casa, potete provare a prepararli fai da te, sfruttando questi ingredienti: del gesso di Bologna in polvere (come ad esempio questo) e delle tempere colorate. Serviranno poi dell'acqua, degli stampi in silicone (come quelli dei biscotti, dei muffin o del ghiaccio), dei bicchieri da riciclare (uno per ogni colore) e delle bacchette da sushi (da buttare).
Per cominciare, versiamo nei bicchieri una tazza di acqua e un quarto di tazza di tempera. Aggiungiamo poi una tazza di gesso di Bologna e mischiamo molto bene con una bacchetta di legno.
Versiamo il composto negli stampi di silicone: possiamo fare dei gessi di colore singolo oppure arcobaleno, mischiando i preparati. Attenzione: quest'operazione è particolarmente disordinata!

Per ottenere i gessi, dovremo lasciare asciugarli per circa 24 ore negli stampi, rimuoverli, appoggiarli su una griglia e lasciare che asciughino e si solidifichino del tutto per 24 ore, preferibilmente all'aperto.
Trascorso questo tempo potremo utilizzare i nostri gessi sulla lavagna, sulle pareti (anche se non sono cancellabili, sulle pareti interne, possiamo decorare casa!), sui marciapiedi... Esternamente non sono infatti invasivi, poiché basteranno un po' di acqua o un po' di pioggia per lavare via i colori.
E poi i giochi con i gessetti, sia a casa sia fuori casa, sono moltissimi: ecco cosa possiamo fare con i nostri nuovi gessi fai da te.

Prendersi cura di sé in gravidanza passa da tutti quei piccoli gesti che una futura mamma compiva anche prima. Se tra questi c'era l'abituale manicure, è normale chiedersi se lo smalto sia tossico o no per il feto. Mettersi lo smalto (che sia "normale", semipermanente o permanente) diventa quindi pericoloso per il nascituro?
Ecco tutto ciò che devi sapere sullo smalto in gravidanza, quale scegliere e quando rinunciare.
Tendenzialmente lo smalto in gravidanza, con qualche accorgimento, si può mettere. Sono però diversi gli esperti che consigliano di evitarlo per i primi tre mesi e durante l'ultimo mese di gestazione. Perché? Nel caso dei primi mesi la futura mamma dovrebbe cercare di tutelare l'embrione e il feto da tutto ciò che potrebbe risultare tossico, dal momento che si tratta della fase più delicata della sua formazione.
Negli ultimi giorni di gravidanza, invece, il motivo è un altro: lo smalto, infatti, è sempre vietato in sala operatoria, perché le unghie sono un indicatore di diverse complicazioni. Se si dovesse andare incontro ad un cesareo d'urgenza, quindi, senza lo smalto si sarebbe già pronte.
Se è vero che è possibile mettere lo smalto in gravidanza, altrettanto vero è che è necessario scegliere un prodotto che sia adatto alla gravidanza. Lo smalto in gravidanza non dovrebbe infatti contenere formaldeide, toulene e DBP, canfora e parabeni.
Tra i marchi più sicuri troviamo Manucurist (per il semi permanente), Orly e Avril.
Molto importante (in generale per la salute) è cercare di stendere lo smalto dentro ai bordi dell'unghia, senza arrivare sulla pelle (che è un organo e che assorbe tutto ciò che incontra). Per evitare di mettere in circolo le sostanze, è raccomandato anche non mangiarsi le unghie quando si indossa lo smalto.
Un altro consiglio utile e fondamentale è quello di mettere lo smalto con la finestra aperta: l'areazione della zona è importantissima per evitare di respirare i fumi dello smalto.
Essere una neomamma significa passare molto tempo a casa. Essere una neomamma a tempo pieno idem. Essere un papà a tempo pieno? Lo stesso. Essere genitori, insomma, spesso rende difficile fare sport, muoversi, tenersi in forma... Eppure muoversi è importante, non tanto per la forma fisica o per dimagrire, ma per la salute, anche quando il nostro lavoro è sedentario e quando i figli ci prendono così tanto tempo da annullarci tutte le piccole possibilità di esercizio.
Ritagliarsi un'oretta o due è sempre consigliato per il proprio benessere fisico e mentale, ma quando non ci si riesce proprio (lo sappiamo, è difficile!) ci sono piccoli trucchetti che possono aiutare a tenersi in movimento.
Eccone sette.
È vero: perché un'attività aerobica sia efficace bisogna stare in movimento per almeno 20-30 minuti (a seconda dell'attività). Ma ogni movimento del corpo è importante: ecco perché anche cinque o dieci minuti possono fare la differenza. Cammina per casa mentre aspetti che la lavatrice finisca, solleva due bottigliette di acqua (come dei pesi!) mentre aspetti che bolla l'acqua, fai un quarto d'ora di yoga leggero mentre il bebè dorme... Approfittane, insomma.
Invece di sederti, durante una telefonata alzati in piedi e cammina. È incredibile la distanza che si percorre!
Quando puoi, evita gli ascensori e scegli le scale. Un consiglio banale? No, perché nonostante lo abbiamo in testa, continuiamo semrpe a scegliere l'ascensore.
Invece di usare l'automobile per andare al lavoro o agli appuntamenti, scegli di andare a piedi (se puoi) o in bicicletta, o in alternativa scegli i mezzi pubblici: non sono solo ecologici, ma ti permetteranno di fare movimento dal momento che un po' di camminata è sempre presente.
Ritagliarti un attimo solo per te è impossibile? Porta con te il bambino, nel marsupio o nel passeggino.
Ogni tanto, durante il giorno, invece di lavorare alla scrivania solita sposta il pc su una mensola o su una libreria bassa, cercando di averlo ad altezza braccia: potrai così lavorare in piedi (fa molto bene!).
Se i bambini sono già grandicelli (e stanno in piedi da soli!) proponi come attività in casa un po' di ballo scatenato, con musica alta e movimenti liberi. Naturalmente, unisciti a loro!
Tuo figlio non mangia. Tua figlia non mangia. Non amano niente. In qualche caso hanno un piatto preferito e mangerebbero solo quello: latte con i cereali (cola-cena ogni giorno!), spaghetti in bianco, pizza, pastina in brodo... Ogni bimbo ha il suo piatto preferito e da quello non si sposta.
Altro fatto: davanti al piatto, non vogliono proprio mangiare, e più insistiamo, più si ritraggono. Piuttosto non mangiano, vanno a letto senza cena.
Sono i cosiddetti "picky eaters", i bambini schizzinosi che non mangiano. Che non vogliono mangiare. Che ci fanno disperare!
Ma ecco alcuni trucchetti che la Mayo Clinic, uno degli ospedali più importanti degli Stati Uniti, ha svelato, per far sì che i bambini che non mangiano siano meno schizzinosi e per assicurare loro tutti gli elementi nutrizionali di cui hanno bisogno.
Come sempre, le routine sono fondamentali per i bambini (come ad esempio quella della buonanotte o quella dei compiti). Avere punti fissi lungo la giornata è per loro davvero benefico a livello fisico e mentale. Anche sul cibo, quindi, cerchiamo di trovare una routine, che può essere diversa per tutti. Magari certi bambini saltano il pranzo sostanzioso ma poi mangiano due snack nel pomeriggio; oppure altri bambini è meglio che evitino gli snack altrimenti non mangiano a cena. L'importante è trovare la routine adatta e soprattutto offrire sempre snack o pasti sani e nutrienti.
Lo sappiamo: a volte è più semplice cedere e preparare un pasto apposta per il bambino schizzinoso, altrimenti non mangia. Ma sarebbe meglio resistere! Insegniamo ai bambini a mangiare ciò che hanno davanti (o almeno ad assaggiare). Piano piano, eviteranno di chiedere sempre qualcosa di diverso (soprattutto quando ci siamo già seduti tutti a tavola).
I bambini sono bambini e a volte puntare sul gioco è una buona idea. Quando un cibo non gli piace, proviamo a renderlo più giocoso: aggiungiamo la salsa che adorano, ritagliamolo in forme strane...
Se il bambino proprio non ha fame, non forziamolo. Viceversa, se ha fame evitiamo di negargli il cibo. Nei bambini schizzinosi e con meno appetito questo renderebbe i pasti un momento ansioso. Troviamo quindi una soluzione, come ad esempio servire porzioni più piccole, o spezzare la giornata, oppure evitare snack se questi causano poi inappetenza... Conosciamo, insomma, l'appetito dei nostri figli e rispettiamolo (per quanto possibile).
I nuovi sapori non sono mai semplici, nemmeno per noi adulti. Proponiamo quindi nuovi piatti piano piano, accanto a cibi che già sappiamo piacere, e proviamo a descriverli, a disegnarli, a prendere confidenza con essi...
Al mercato o al supermercato, chiedere ai bambini di aiutarci (soprattutto sui cibi sani e non sugli snack!) è molto utile: chiediamo loro di scegliere la frutta più bella, quella che gradirebbero mangiare; parliamo dei bellissimi colori... A casa, poi, facciamo lo stesso: chiediamo aiuto nel lavare la verdura (magari con la centrifuga per asciugarla!), nell'impiattamento...
Come sempre, l'esempio è sempre la prima educazione. Mostriamo quindi ai bambini che noi per primi mangiamo variegato, che assaggiamo, che mangiamo sano... Non è una regola granitica o standard, ma i bambini con genitori che mangiano sano hanno più probabilità di farlo a loro volta.