Ma il seitan cos’è? Semplicemente, si tratta di un ingrediente davvero versatile a base di glutine del grano di tipo tenero o farro o khorasan. È una sorta di impasto altamente proteico, e proprio per quest’alto contenuto di proteine è utilizzato nella cucina vegana e vegetariana per sostituire la carne.
Ma non solo per le sue proprietà: essendo appunto versatile, il seitan prende spesso il sapore della carne e degli affettati, e per questo permette di cucinare ricette della tradizione trasformandole in piatti vegetariani o vegani.
Il seitan è, come dicevamo, un impasto con moltissime proteine che deriva dalla lavorazione del glutine del grano tenero, del farro o khorasan. La sua origine è orientale: nasce in Giappone ed è conosciuto dai tempi più antichi, quando venne preparato per la prima volta dai monaci buddisti.
Lo si può preparare in casa, ma ormai lo si trova anche nei negozi più o meno specializzati. Lo si ottiene lavorando la farina di frumento con dell’acqua, per estrarre il glutine. Il glutine viene poi bollito in una pentola di acqua con salsa di soia, aromi e alga kombu, diventando un impasto per preparare hamburger, panetti, salsicce, bistecche…
Come accennato, per sapore e per contenuto di proteine il seitan viene utilizzato come alternativa alla carne, anche se ha delle differenze da quest’ultima. Innanzitutto, è più morbido e gommoso, e il suo sapore è leggermente più dedicato rispetto alla carne e agli insaccati. Ma è simile anche per le calorie, dal momento che ne contiene 120 ogni 100 grammi circa. Il contenuto di grassi, tuttavia, è molto ridotto rispetto a quello della carne.
Se compriamo il seitan precotto, possiamo addirittura mangiarlo così, senza grandi preparazioni, un po’ come un carpaccio, condendolo con sale e olio.
Altrimenti, ci sono moltissime ricette per tutti i gusti. La più semplice è il seitan alla piastra, che ricorda il petto di pollo scottato sulla griglia. Basta tagliare il seitan a fette e grigliate con un filo di olio in una padella antiaderente o su una griglia, condendolo poi come preferiamo.
Buonissimo e “della tradizione” è il ragù di seitan, un ragù vegetariano che possiamo preparare a casa e che è davvero molto saporito e gustoso, ma a differenza di quello di carne ha molti meno grassi. Qui trovate la ricetta. E con lo stesso ragù possiamo preparare anche le lasagne.
Molto buono è anche il seitan con zenzero e mandarino (questa la ricetta), un piatto fresco ma sostanzioso per spezzare la routine.
Di nuovo dal sapore tradizionale, ecco la ricetta dello spezzatino di seitan, che ricorda la classica carne in umido delle nonne, dalla cottura, però, non troppo lunga.
Infine, ecco le cotolette di seitan: come le milanesi tradizionali, impaniamo delle fettine di seitan con dell’uovo e del pan grattato e facciamole dorare in padella con abbondante olio di semi di arachide caldo.
Si chiama menarca, e segna una tappa importante nella vita di una donna: la prima mestruazione fa paura, eccita, spaventa, instilla dubbi, fa tenerezza… Non c’è un sentimento univoco, ma è fuori dubbio che questo evento sia davvero importante, e come tale deve andare trattato.
Ma come affrontare l’argomento? Quando cominciare a parlarne? E come trovare l’equilibrio tra delicatezza e serietà?
Rispetto al passato l’età in cui appare il menarca sta scendendo: si stima che solitamente il primo ciclo mestruale appaia tra i 10 e i 15 anni, suppergiù. In ogni caso, l’argomento dovrebbe essere introdotto prima, in modo da non farle trovare impreparate. In quel caso, infatti, lo spavento è normale: trovare del sangue sugli slip fa paura, se non sappiamo che sta succedendo.
Detto questo, la prima regola da seguire è: non facciamo diventare le mestruazioni un tabù. Quindi, prendiamo la palla al balzo e, quando le nostre bimbe vedono che ci cambiamo l’assorbente, lasciamo che ci facciano le domande che ritengono più opportune, rispondendo sinceramente.
Seconda regola: è superato il tempo in cui le mamme insegnavano alle figlie a chiamare le mestruazioni “le rosse”, “le mie cose”, “il barone rosso”, “lo zio d’America” e chi più ne ha più ne metta. Evitiamo i nomignoli e chiamiamo le mestruazioni con il loro nome! Non c’è niente di cui vergognarsi e il primo passo per togliere quest’aura “vergognosa” è chiamare le cose come stanno, senza renderle ridicole.
Il ciclo mestruale non dovrebbe creare imbarazzo o vergogna, e per raggiungere questo scopo trattare l’argomento con la serietà che merita è fondamentale. Anche perché le mestruazioni sono un passo importantissimo nella vita di ogni donna: volenti o nolenti, fanno percepire quel passo dall’infanzia all’età adulta.
Come dicevamo, dobbiamo però affrontare l’argomento con anticipo, in modo da preparare le nostre figlie. Come per tutto, la conoscenza e l’educazione sono fondamentali, per essere preparati, per evitare i pregiudizi e per non credere ai falsi miti (che, purtroppo, le nostre figlie sentiranno in continuazione, nonostante viviamo nel 2019). Parlarne in maniera tranquilla, sincera e serena è semplice: basta spiegare alle bimbe perché accade, come avvenga ciclicamente e come sia un sintomo del buon funzionamento del nostro corpo.
Prima che arrivi il menarca potremmo accorgerci di qualche cambiamento: i seni delle nostre bimbe cominciano a svilupparsi, così come i peli pubici e sotto le ascelle. È questo, dunque, il momento di tirare fuori l’argomento (se non lo si è già fatto), prendendo l’occasione per parlare dello sviluppo in generale.
Arrivato il menarca, il ciclo potrebbe arrivare già regolare, oppure irregolare per qualche mese, regolarizzandosi con il tempo (se ciò non avviene dopo due anni, è bene parlarne con il medico). Questo è dovuto agli ormoni, ancora ballerini, e a vari fattori come l’alimentazione e l’ambiente in cui si vive.
Importantissimo è spiegare che le mestruazioni non intralciano la vita di tutti i giorni (a discapito delle vecchie credenze): può fare male la pancia, possiamo sentirci strane (di umore ballerino) e possono esserci segnali pre-ciclo molto fastidiosi (non bisogna avere paura o vergogna!), ma in generale il ciclo mestruale non ci impedisce di fare ciò che vogliamo.
Tutto questo per un semplice motivo: non dipingere le mestruazioni come una seccatura, una vergogna o un tabù le rende più normali, più naturali e più accettate! Ed è fondamentale, soprattutto in una fase delicata come quella della preadolescenza.
Molto utili e interessanti in questo senso sono due libri per le nostre figlie: il primo si intitola “Solo per ragazze”, ed è un libro con tutte le risposte alle domande che frullano in testa ad una ragazza preadolescente, con un bel capitolo sulle mestruazioni e un utilissimo glossario finale.
Il secondo è “Girl to Girl”, ed è un libro “A tu per tu con te stessa e il tuo corpo che cambia”.
Non importa il mestiere che svolgiamo, che siamo casalinghi o lavoratori, che lavoriamo in ufficio o da casa. Essere genitori è sempre un gioco di incastri, e spesso ci ritroviamo a cercare soluzioni e a mettere in atto piccoli trucchetti per risparmiare tempo, organizzare le giornate al meglio e passare così più tempo di qualità con i bambini.
Ma quali sono gli stratagemmi quotidiani che possono permetterci di risparmiare davvero tempo, evitando le classiche corse e guadagnando così del vero tempo da passare in famiglia?
Fare la spesa il meno possibile può essere la prima soluzione. Invece di tante piccole spese, meglio farne una grande, con tutti i prodotti che possono essere conservati in dispensa, uscendo poi durante la settimana solo per le verdure fresche, la frutta e i prodotti freschi, meglio vicino a casa (scegliendo quindi il km zero, quando possibile). Altro trucco è scegliere un supermercato che conosciamo: si risparmia la metà del tempo rispetto ad uno in cui non abbiamo riferimenti.
Si risparmia, ci si toglie il pensiero, ci si rilassa: sottoscrivere un abbonamento pannolini come quello di Lillydoo è davvero un’ottima idea, perché facile, flessibile, intuitivo e intelligente. Si tratta di un abbonamento che permette, una volta iscritti, di ricevere ogni mese la quantità giusta di pannolini per il mese corrente, personalizzata per misura (i pannolini crescono insieme al bambino, basta un clic!), in modo da non dover fare le corse all’ultimo minuto quando ci accorgiamo che sono finiti i pannolini sul fasciatoio ed evitando il peso delle scatole di pannolini quando facciamo la spesa. Si risparmia davvero tempo, oltre che denaro (si risparmia sempre il 25% rispetto al prezzo di mercato), e soprattutto ci si toglie un pensiero spesso fastidioso.
Per chi volesse, è possibile ordinare un pacchetto prova al solo costo delle spese di spedizione, provando così la comodità del ricevere i pannolini direttamente a casa e testando sulla propria pelle l’altissima qualità dei pannolini Lillydoo, bellissimi da vedere e senza lozioni né profumi, in modo da evitare ogni problema di dermatite da pannolino.
Lavare i capi dei bambini a volte diventa uno stress, perché perdiamo tutto, dai calzini alle mutande. Per evitarlo, utilizzare i sacchetti per il bucato diventa molto comodo e utile, e permette di dividere i panni “per persona”.
Fare rete con gli altri genitori è sempre una buona idea, un po’ a livello di socializzazione ed empatia, un po’ perché ci si viene in aiuto vicendevolmente. E avere qualcuno che ci aiuta (soprattutto quando, magari, non abbiamo i nonni vicini) è manna dal cielo.
Appendere un calendario all’ingresso è molto utile: tutti possono inserire le proprie attività e gli impegni, e in questo modo si avrà sott’occhio la disponibilità di tutti, in modo da ottimizzare tempi e spostamenti.
Il lettino Montessori è uno strumento che possiamo utilizzare a partire suppergiù dall’anno di età del bambino, ovvero da quando si regge in piedi da solo e, meglio ancora, da quando cammina senza aiuto. Permette di lasciare il bambino nella sua cameretta senza le restrizioni del classico lettino con le sbarre, lasciando libertà al bambino di salire e scendere senza farsi male (dal momento che il letto è praticamente ad altezza pavimento), implementando così la sua indipendenza.
Ma quale scegliere? Ecco i migliori lettini montessoriani per bambini di un anno per la cameretta dei bimbi.
Ottimo per il rapporto qualità-prezzo (costa 190 euro), questo lettino Montessori è acquistabile su Amazon ed è davvero molto bello, oltre che montessoriano. Bianco, in legno, è a forma di casetta, una forma molto nordica e scandi che rende la cameretta anche stilosissima, e non solo Montessori.
Costa solo 10 euro in più, ma stavolta è in legno grezzo: anche questo lettino acquistabile su Amazon è a forma di casetta ed è davvero amatissimo dai bambini, che si sentono protetti in uno spazio magico.
Questo, invece, costa 175 euro ed è a forma di tenda indiana.

Per chi ama le forme più classiche e meno giocose, ecco dunque il lettino montessoriano classico, acquistabile a questo link, una sorta di scatola in materiale naturale che coccola il bimbo. È un letto piccolo, che con la crescita andrà sostituito, ma molto consigliato durante la prima infanzia, perché sicuro e accogliente.
Per quanto riguarda le soluzioni Ikea, molti genitori scelgono il lettino Sniglar, segando poi le gambe e lasciando la struttura praticamente appoggiata per terra.

Ultimamente, però, Ikea ha messo in commercio anche il letto impilabile Utåker: si tratta di due lettini impilabili in legno di pino grezzo (materiale naturale e sostenibile), utili per i fratelli o per chi in cameretta vuole un letto in più per gli amici dei bambini, e nei primi anni di vita (dai 12 mesi ai 4 anni) presi singolarmente questi lettini diventano perfetti giacigli montessoriani, perché, appunto, molto bassi. Quando il bimbo cresce possiamo impilare nuovamente i lettini, creando così un letto singolo un po’ più alto, che possiamo smembrare nel momento in cui abbiamo bisogno di un letto in più in camera.
Infine, una soluzione giapponese, ovvero il futon: semplicemente, per creare un lettino montessoriano possiamo appoggiare a terra un materasso come questo, appoggiandolo sopra un semplice tatami.
Le malattie esantematiche sono quelle che si manifestano principalmente sulla pelle, accompagnate più o meno dalla febbre (e in effetti “esantema” deriva dal greco e significa proprio “fiorire”, a indicare la pelle che “fiorisce” con pustole, vescicole o eritemi). Oggi esiste l’eventuale vaccino per la maggior parte di esse, ed essenzialmente vengono infettati, quando non vaccinati, i bambini, e non la popolazione adulta, ma questo non significa che gli adulti non ne siano immuni e che, per quanto meno diffuse, siano malattie da prendere alla leggera. Anzi.
Alla prima comparsa dei sintomi, quindi, è assolutamente necessario recarsi dal medico, che saprà indicare quale sia la terapia adeguata alla situazione. Ecco, in ogni caso, un breve elenco delle principali malattie esantematiche (quelle che un tempo erano chiamate “malattie infettive”) per riconoscerle immediatamente.
Causata dall’Herspes Zoster Virus, la si prende per via aerea (ovvero attraverso la tosse, gli starnuti…), per contatto diretto e a contatto con il liquido contenuto nelle vescicole. Queste vescicole sono il sintomo più visibile della varicella: si accompagna a poca febbre (non sempre), a malessere generale e a inappetenza. Le macchie sono inizialmente piccole e isolate, dopodiché si trasformano in bollicine, che diventeranno croste. Il periodo di incubazione varia tra i 14 e i 21 giorni.
Il virus responsabile del morbillo fa parte della famiglia dei Paramyxovirus e la malattia ha un tempo di incubazione di circa una decina di giorni. Lo si prende per via aerea e per contatto diretto e può causare anche laringite, otite, polmonite ed encefalite (anche per questo è così grave). I sintomi sono le classiche macchioline (più piccole rispetto a quelle della varicella), la tosse, il raffreddore, la febbre e la congiuntivite.
Un virus appartenente alla famiglia dei Rubivirus è responsabile della scarlattina, che si manifesta con macchie rosa chiaro (prima sul viso e poi sul corpo), linfonodi ingrossati (quelli dietro alla nuca) e poca febbre, e che può portare a dolori alle articolazioni. Il periodo di incubazione va dai 12 ai 23 giorni.
Il nome deriva proprio dalla zona in cui compaiono le bollicine, ovvero i palmi delle mani, la pianta dei piedi, la bocca e le labbra. È una malattia esantematica causata da un virus della famiglia degli Enterovirus e porta a mal di gola e fastidio del cavo orale, oltre che alle bollicine e a una (non sempre presente) febbre.
In questo caso la causa è un batterio, lo Streptococco Beta Emolitico di gruppo A, e la si prende per via aerea e contatto diretto. L’eruzione con cui si manifesta è fitta ma poco spessa e ad essa si uniscono la lingua infiammata, il mal di gola, le tonsille gonfie, i linfonodi del collo ingrossati, la febbre e il mal di testa.
I cosiddetti “Orecchioni” si prendono per via aerea e contatto diretto e si riconoscono perché si gonfiano le ghiandole salivari, oltre che avere febbre, malessere generale e difficoltà a mangiare.
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Ultimo aggiornamento 21/10/2019
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I lavoretti di carta ci piacciono molto per svariati motivi. Il primo è la manualità fine, che ne esce stimolatissima. Il secondo è la creatività: si seguono regole, ma in ogni caso ci si può allontanare dal tracciato aggiungendo particolari a seconda della fantasia di ogni bambino. Il terzo è il riciclo, perché la maggior parte delle volte si possono utilizzare pezzi di carta e ritagli che altrimenti finirebbero nel cestino della differenziata.
Ecco dunque 5 lavoretti di carta per bambini che stanno cominciando le scuole elementari, semplici e versatili.
Questa foglia è semplicissima da realizzare: ritagliamo da del cartoncino marrone la forma di una foglia autunnale, quindi prendiamo delle veline colorate e incolliamole tra loro, sovrapponendole in maniera casuale. Incolliamo poi le veline alla foglia e ritagliamo le eccedenze ai bordi. Possiamo appendere queste foglie alla finestra e vedere i diversi effetti a seconda della luce che entra!

https://www.mothermag.com/kids-books-about-dads/
Per realizzare questo unicorno (che può diventare, in realtà, qualsiasi animale a quattro zampe!) ci occorrono dei rotoli di carta igienica, del filo, due stecchi dei ghiaccioli, dei tappi di bottiglie e della pasta corta bucata. Ritagliamo il corpo e la testa dell’unicorno e decoriamoli come vogliamo, quindi infiliamo un filo nel corpo, facendolo passare dentro ad un po’ di pasta corta e infilandolo nella testa attraverso due buchini. Con dell’altro filo, della pasta e dei tappi creiamo le gambe. Dopodiché leghiamo il filo superiore agli stecchi dei ghiaccioli, come una marionetta. Si muoverà in maniera divertentissima!

https://picpcipcicpcpics.site/kreativa-karin-mer-pyssel-at-folket-at-fo/
A questo link troverete le istruzioni dettagliate per immagini per creare una bellissima corona origami, da realizzare con la carta che vogliamo, anche quella delle copertine delle riviste che abbiamo in casa!

http://www.paper-and-glue.com/2016/03/origami-crown-easy-paper-craft-for-kids.html
Bellissime, queste ballerine sono realizzate semplicemente con degli scovolini e dei tovaglioli di carta. Con gli scovolini creiamo il corpo stilizzato e la testa, e attorno al corpo possiamo realizzare come vogliamo gli abiti vaporosi, stretti, moderni, antichi…

https://www.bluebearwood.co.uk/pipe-cleaner-dancing-princesses
Un lavoretto perfetto per Halloween, perché possiamo realizzarlo sia in versione piccola che in versione gigantesca con della vecchia carta da pacchi. Le istruzioni sono tutte qui, e si crea semplicemente piegando e ritagliando la carta!


https://babbledabbledo.com/halloween-crafts-giant-kirigami-spider-webs/
Durante lo svezzamento possiamo inserire i legumi già a partire dai sette/otto mesi, in modo da dare ai nostri bambini il giusto apporto di proteine, evitando così di prenderle solo da carne e latticini.
Fagioli, piselli, ceci… Tutti i legumi sono ottimi durante lo svezzamento naturale e sono alla base della crescita del bambino. Ecco dunque 5 ricette di pappe per lo svezzamento con i legumi, da preparare alternandole con le altre pappe durante la settimana.
Lessiamo in acqua senza sale un cucchiaio di ceci lasciati una notte in ammollo, laviamoli, quindi frulliamoli. Cuociamo poi in un un pentolino del brodo vegetale fatto in casa, insieme a due cucchiai di crema di riso, e a fine cottura uniamo i ceci frullati. Condiamo,s servendo, con un filo di olio di oliva e un cucchiaino di pecorino grattugiato.
Dopo aver messo in ammollo i ceci la sera prima, scoliamoli, laviamoli e cuociamoli in pentola a pressione per 45 minuti con acqua non salata. In una vaporiera cuociamo intanto mezza zucchina tagliata a tocchetti e 2 gambi di costa a pezzetti. Togliamo dalla pentola, aggiungiamo due mestoli di brodo vegetale caldo, un cucchiaio di crema di riso e i ceci, mescoliamo e frulliamo.
Tagliamo 150 di zucca a cubetti e lessiamola in poca acqua (basterà coprire le verdure) con tre carote, tre patate e una cipolla (tutto a tocchetti), con un cucchiaio di dado vegetale fatto in casa. Quando le verdure saranno tenere, aggiungiamo in padella anche 100 grammi di fagioli o ceci precotti, cuociamo per altri cinque minuti (avendo cura che l’acqua copra sempre le verdure), togliamo dal fuoco e frulliamo.
In una pentola bolliamo un gambo di sedano e una carota in abbondante acqua, e in un pentolino lessiamo 20 grammi di lenticchie decorticate. Una volta che le lenticchie saranno pronte, scoliamole e frulliamole. Togliamo il sedano e la carota dal brodo, quindi cuociamo nel brodo 30 grammi di stelline. Scoliamola una volta cotta, quindi uniamola alla crema di lenticchie, a un cucchiaino di olio e a un cucchiaino di pecorino grattugiato. Mescoliamo bene e la pappa è pronta.
In un pentolino mettiamo a cuocere 200 grammi di fagioli cannellini o borlotti già cotti e frullati con 180 grammi di acqua. Quando bolle, aggiungiamo 30 grammi di pastina a nostra scelta e lasciamoli cuocere per il tempo di cottura indicato sulla confezione. Versiamo in un piatto e condiamo con un filo di olio.
Il pavimento pelvico e i suoi muscoli con la gravidanza e il parto subiscono un forte trauma. È normale, è così, ed è assurdo pensare che immediatamente dopo il parto tornino come prima. Si ritrovano infatti indeboliti, e la conseguenza sono piccole perdite di urina involontarie, oppure, al contrario, la difficoltà ad urinare.
Perché quindi vergognarsene? Questa piccola incontinenza è un fastidio comune a moltissime donne, e non deve essere motivo di stress. L’importante è conoscere bene il proprio pavimento pelvico, fare attenzione ai cambiamenti, rivolgersi eventualmente ad uno specialista e, non ultimo, cercare di rinforzarlo con esercizi mirati.
Il pavimento pelvico sono i muscoli e i legamenti che chiudono il bacino in basso, e che supportano gli organi pelvici, ovvero l’utero, l’ano, il retto e la vescica. Durante il parto, se il pavimento pelvico non è preparato, potrebbe capitare la lacerazione del perineo o il suo taglio chirurgico (l’episiotomia), un intervento per facilitare il passaggio del bambino durante il parto.
In ogni caso, il pavimento pelvico durante il parto subisce moltissimo stress e un forte trauma, e per questo molte donne potrebbero fare esperienza di diversi problemi successivamente. Questo accade, soprattutto, quando prima del parto non si è provveduto al rafforzamento del pavimento pelvico, attraverso degli esercizi specifici come quelli di Kegel.
Gli esercizi di Kegel sono molto semplici, e si eseguono attraverso una serie di contrazioni e rilassamenti dei muscoli del pavimento pelvico, a vescica vuota, con regolarità. Per eseguirli correttamente, però, è necessario che vengano insegnati alla partoriente da un professionista: le ASL e i consultori, solitamente, offrono corsi in questo senso, e sono caldamente consigliati.
Se gli esercizi aiutano a rafforzare il pavimento pelvico, c’è da dire che, in ogni caso, delle piccole perdite di urina nei periodi che succedono il parto sono assolutamente normali, proprio per i cambiamenti e per il trauma subiti da pube e vescica. I sintomi dell’indebolimento del pavimento pelvico, infatti, riguardano soprattuto la pipì, che la donna non riesce a trattenere quando ride, quando si muove bruscamente o quando fa dei piccoli sforzi. Potrebbe anche accadere di non riuscire a fermare il getto mentre si urina, oppure, semplicemente, di sentire una sorta di “peso” nella zona perianale. Lo stimolo della pipì, poi, diviene molto più urgente, in maniera simile a quando si ha la cistite.
Nella maggior parte dei casi l’indebolimento del pavimento pelvico post-parto, l’incontinenza e i fastidi legati alla situazione migliorano in pochi mesi, in maniera spontanea. Altre volte, invece, è necessario consultare il medico, se dopo qualche mese la situazione non sembra variare o se, peggio, pare acutizzarsi.
Per aiutarsi, in ogni caso, possiamo continuare ad eseguire (o cominciare a praticare, guidati da un’ostetrica o da uno specialista) i soliti esercizi di Kegel.
L’altro problema di cui parlavamo è la difficoltà ad urinare. Questo accade, subito dopo il parto, perché può capitare che la testa del bambino, passando dal canale del parto, schiacci l’uretra, stirandola e indolenzendola. Questo porta alla mancanza dello stimolo ad urinare, che si riflette, però, sulla vescica: questa, infatti, si riempie e aumenta di volume, intralciando anche l’utero (che deve tornare pian piano alla sua posizione e alle sue dimensioni normali).
Entro ventiquattro ore questo problema dovrebbe sparire, ma nel frattempo le ostetriche ci potranno consigliare qualche trucco per urinare (come ascoltare l’acqua del rubinetto o stare in ammollo nel bidet).
Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate
La società sta cambiando, è vero, ma certe cose rimangono ancora radicate: il pay gap, le molestie, il sessismo… Ma ciò non significa che questo non cambierà. Il primo passo è crescere figli consapevoli di tutto questo, rispettosi, attenti all’uguaglianza di genere, capaci di ascoltare gli altri. Il secondo? Dare alle nostre figlie femmine degli strumenti di vita che possano farle sentire forti, sicure, ascoltate e uniche.
Il primo passo educativo è certamente l’esempio che diamo noi genitori. Il secondo sono le parole: crescere figlie capaci di essere se stesse, di sentirsi forti e rispettate passa anche dalle frasi che scegliamo. Ogni tanto, quindi, ripetiamo queste frasi: con il tempo si radicheranno in loro, permettendo loro una crescita sana, equilibrata e consapevole e facendo sì che si amino per ciò che sono, che sappiano che essere vulnerabili è ok, che una persona è una persona e non “una femmina”, che siano rispettose di se stesse e degli altri e che seguano i loro sogni a prescindere da ciò che la società sembra ancora imporre.
Oggigiorno il concetto di bellezza è spesso fuorviante, e sono molti coloro che sostengono che non ci si debba focalizzare sul concetto di bello esteriore. È vero, ma è anche vero che è necessario che passi il concetto che tutti siamo belli, che tutti abbiamo pregi, che ognuno è diverso e unico. Fare sentire le nostre figlie belle deve essere però qualcosa di esteriore e interiore: perché la vera bellezza viene da dentro, e si riflette sull’esterno.
L’amore incondizionato è qualcosa che a volte diamo per scontato, ma che per le bambine non è così semplice. Anche quando ci arrabbiamo, dobbiamo fare capire loro che questo non intacca il nostro amore, e che, soprattutto, le amiamo anche se non sono come vorremmo che fossero. Perché le aspettative dei genitori sono un grande peso, e spesso ci ritroviamo, anche involontariamente e inconsciamente, a farlo capire. Ciò che dobbiamo fare è ripetere che il nostro amore è eterno, onnipresente, anche quando si fanno degli sbagli e degli errori.
L’empatia passa anche dall’ascolto, e quando in una famiglia c’è ascolto, allora c’è anche un’educazione alle emozioni positiva. Fare capire per primi noi che siamo interessati alle loro emozioni è importantissimo, e questo stimolerà un dialogo costante. Soprattutto, le bambine capiranno che non ci sono emozioni giuste o sbagliate, ma che ci si può sentire tristi, arrabbiati o felici a prescindere da quello che gli altri vogliono, e che è giusto così. L’importante è parlarne e capire insieme a fondo cosa succede.
Quando le bimbe si sentono frustrate, arrabbiate o tristi, invece si coccolarle e basta, proviamo ad andare fino in fondo alla questione, cercando di tirare fuori i loro sentimenti e il loro sentire di quel momento. Perché si sta provando quell’emozione? E cosa dovrebbe esserci di diverso per far sì che tutto sia più sereno? Rispondere alla domanda non significa solo ragionare, ma anche trovare una soluzione.
Le nostre figlie, volenti o nolenti, cresceranno in una società ancora ancorata ad un’idea di bellezza femminile stereotipata. Noi mamme per prime ci siamo passate, sentendoci in difetto per qualche nostra caratteristica. Fare sentire le nostre figlie più forti e più sicure di sé passa anche dall’autostima e dalla fiducia in se stesse.
Al posto di “Non farlo!”, “Basta!”, “Hai finito?”, cerchiamo frasi più chiare, che facciano capire che nei nostri “no” ci sono dei motivi e delle ragioni. In questo modo le nostre figlie capiranno cosa c’è di sbagliato in ciò che stanno facendo, e non si chiederanno perché non possono farlo semplicemente perché mamma e papà “hanno detto no e così è”. La capacità di ragionamento su ciò che è giusto e ciò che è sbagliato passa dall’esempio, ma anche dalle spiegazioni e dal dialogo, ed è una capacità che renderà le nostre figlie persone più forti, consapevoli, responsabili e ragionanti.
Sembra una frase scontata, ma non lo è, se pensiamo che fino a pochi anni fa (e in certe situazioni ancora adesso) se una bambina avesse detto “Voglio giocare a calcio” o “Fare l’astronauta” ci sarebbe stato chi le avrebbe risposto: “No, il calcio è da maschi, tu farai danza”, oppure “Le donne non fanno le astronaute, non te l’hanno detto?”. Ripetiamolo, quindi, ma soprattutto dimostriamolo con i fatti, non negando hobby e richieste solo perché “non sono da femmina”. Non c’è niente, che non è da femmina.