Questa malattia può sembrare spaventosa, ma conoscere i suoi sintomi, le cause e i trattamenti disponibili può aiutare a gestire la situazione in modo più efficace.

Ecco tutto ciò che c'è da sapere sulla quinta malattia.

Cos'è la quinta malattia dei bambini

La quinta malattia, conosciuta anche come eritema infettivo, è una malattia virale comune nell'infanzia. È causata dal parvovirus B19 ed è caratterizzata da un'eruzione cutanea rossa sul viso, che può poi diffondersi al corpo.

Come spiegano dall'Istituto Superiore di Sanità:

La quinta malattia, o megaloeritema infettivo, è un'infezione virale benigna dell’età infantile, caratterizzata da febbre e dalla comparsa di tipiche macchie rossastre sul viso (esantema facciale) che conferiscono un aspetto a “guance schiaffeggiate”.

È detta quinta malattia perché, in ordine cronologico, è la quinta malattia esantematica ad essere stata identificata.

Sintomi della quinta malattia

La quinta malattia inizia con sintomi simili a quelli di un raffreddore comune:

  • febbre lieve
  • mal di gola
  • malessere generale.

Dopo qualche giorno, appare un'eruzione cutanea rossa caratteristica sulle guance, come se fossero state schiaffeggiate.

Successivamente, l'eruzione può diffondersi al tronco e agli arti, assumendo un aspetto maculopapulare.

Trasmissione

La quinta malattia tra i bambini si diffonde principalmente attraverso le goccioline di saliva emesse quando si starnutisce o tossisce.

È altamente contagiosa nella fase iniziale, prima dell'eruzione cutanea. Una volta che l'eruzione appare, il bambino non è più contagioso e può frequentare la scuola o il nido.

Per confermare che si tratti di quinta malattia, pediatri e pediatre possono affidarsi all'osservazione oppure chiedere dei test. Sempre dall'ISS specificano quali: "l'esame del sangue, il dosaggio degli anticorpi sierici IgM e IgG specifici per il Parvovirus B19 oppure la dimostrazione del DNA virale con tecniche di PCR".

Gestione e Trattamento

Nella maggior parte dei casi, la quinta malattia è una malattia benigna che scompare da sola senza trattamenti specifici. Tuttavia, è importante consultare il medico o la medica per una diagnosi accurata e per monitorare l'andamento della malattia.

I professionisti sanitari possono infatti consigliare di prendere paracetamolo o ibuprofene per alleviare la febbre e il dolore, ma è sempre opportuno consultarli e seguire le loro direttive.

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale. 

Imparare a scrivere è una pietra miliare nel percorso di apprendimento di ogni bambino e bambina. Durante questa fase cruciale dello sviluppo, i bimbi e le bimbe (tra la scuola dell'infanzia e quella elementare) acquisiscono le competenze linguistiche che formeranno le basi per la loro comunicazione futura, ma anche quelle tecniche relative alla scrittura di per sé.

Imparare a scrivere: la sfida "cqu"

Un aspetto particolarmente interessante dell'apprendimento della scrittura è la scoperta di come le diverse combinazioni di lettere possano creare suoni e parole diverse, e di come nella lingua italiana ci siano moltissime eccezioni. L'esempio per eccellenza? La combinazione di lettere "cqu", che spesso può rappresentare una sfida per i giovani lettori e lettrici (a cui verrebbe più naturale usare semplicemente la "c" o la "q", singolarmente), ma soprattutto per chi comincia a scrivere, e che può essere trovata all'inizio, al centro o alla fine di molte parole comuni. Imparare a riconoscere e utilizzare correttamente le parole con la "cqu" è un passo importante nel processo di alfabetizzazione.

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Ecco dunque una lista di parole con cqu per bambini e bambine per esercitarsi nella scrittura in italiano.

Le parole con "cqu"

  • Acqua
  • Acquaio
  • Acquitrino
  • Acquisto
  • Acquisire
  • Acquario
  • Acquattarsi
  • Acquerugiola
  • Acquietarsi
  • Acquerelli
  • Acquazzone
  • Acquedotto
  • Sciacquare
  • Scialacquare
  • Giacqui
  • Piacque
  • Nacqui
  • Scuacquerone
  • Tacqui
  • Subacqueo

Come proporle

Queste sono solo alcune delle parole con la combinazione di lettere "cqu" che i bambini e le bambine possono imparare e su cui possono esercitarsi. Gli educatori, le educatrici e i genitori possono utilizzare giochi interattivi, attività di scrittura e letture per aiutarli a familiarizzare con queste parole e ad acquisire confidenza nel loro utilizzo.

La prima Comunione e la Cresima sono due importanti eventi nella vita di un bambino di religione cattolica.

Sono momenti di grande significato spirituale e simbolizzano l'impegno religioso e la crescita nella fede. Tuttavia, per chi è invitato a partecipare a queste celebrazioni speciali può essere difficile decidere quale regalo scegliere per rendere indimenticabile questa occasione. Insomma: cosa regalare a un bambino per la comunione e cresima?

Ecco una serie di idee per regali per la comunione e regali per la cresima da cui lasciarsi ispirare.

Gioielli religiosi (ma evergreen)

I gioielli religiosi sono regali tradizionali e significativi per la prima Comunione e la Cresima. Puoi optare per una semplicissima croce, una medaglietta o un braccialetto con simboli religiosi come il crocifisso. Questi oggetti possono essere personalizzati con incisioni o dettagli unici per renderli ancora più speciali, ma in generale se scegli qualcosa di semplice ed evergreen sai che durerà per tutta la vita.

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La Bibbia o un libro di preghiere

Un'altra idea meravigliosa è regalare una Bibbia o un libro di preghiere. Puoi scegliere una versione adatta all'età del bambino, con illustrazioni accattivanti e testi comprensibili. Questo regalo aiuterà il bambino a sviluppare una connessione personale con la Parola di Dio e ad approfondire la sua comprensione spirituale.

Un'esperienza

Soprattutto madrine e padrini sono soliti regalare gioielli, ma essendo quella della madrina e del padrino una figura speciale, la prima comunione e la cresima possono diventare un'occasione per regalare del tempo insieme, come un viaggio, un concerto o una mostra, senza genitori, per rafforzare ancora di più questo legame.

Un buono

Se sai che il bambino o il ragazzo ha una passione, puoi regalargli un buono da spendere come vuole. Per esempio, se è appassionato di moda, un buono in uno dei suoi negozi preferiti; se si cimenta in cucina, un buono per un corso speciale; e così via.

Un abbonamento

La prima comunione e la cresima, che in Italia ora si fanno più o meno a cavallo tra la scuola elementare e la scuola media, rappresenta un passaggio importante per la crescita, non solo spirituale ma generale. I bambini stanno diventando grandi e regalare loro un abbonamento a un giornale o a una rivista di loro scelta può essere stimolante.

Uno strumento musicale

Se il bambino è interessato alla musica, un piccolo strumento musicale potrebbe essere un'idea ottimale. Puoi scegliere una chitarra, una tastiera o un flauto dolce. In questo modo, il bambino può iniziare a sperimentare con la musica e imparare a suonare le prime note, in questo periodo di passaggio fondamentale nella vita.

Delle costruzioni da collezione

La Lego non è solo per bambini, ma per appassionati di tutte le età: ci sono set davvero incredibili, da montare e tenere in esposizione in cameretta. Quelli di Harry Potter per esempio, oppure di Star Wars, gli edifici delle città più iconiche, i set delle serie tv e dei film più amati... C'è l'imbarazzo della scelta.

Ne parlano tutti, e non solo perché una nota politica italiana si è affidata a una stylist che si occupa esattamente di questo, mostrando come la valorizzazione per colori sia diffusa davvero a tutti i livelli.

Ma cos'è l'armocromia? È davvero efficace? E com'è possibile applicarla al proprio guardaroba per rendere più semplice la valorizzazione ogni giorno?

Cos'è l'armocromia

L'armocromia è una disciplina che studia come il tono della pelle, la sfumatura dei capelli e il colore degli occhi di una persona interagiscano con i colori dell'abbigliamento, del trucco e degli accessori per creare un aspetto armonioso e bilanciato.

È un metodo utilizzato per determinare quali colori valorizzino maggiormente una persona in base alle proprie tonalità e c'è chi si affida esclusivamente a esso per decidere cosa indossare e come truccarsi.

La teoria

La teoria dell'armocromia si basa sulla ruota dei colori, che suddivide i colori in tre categorie: caldi, freddi e neutri.

  • I colori caldi sono quelli che contengono tonalità di giallo, arancione e rosso.
  • I colori freddi sono quelli che contengono tonalità di blu, verde e viola.
  • I colori neutri sono quelli che contengono tonalità di grigio, beige e marrone.

La scelta dei colori giusti in base all'armocromia può avere un impatto significativo sulla percezione dell'immagine di una persona. Ad esempio, se una persona con tonalità della pelle e dei capelli calde indossa un colore freddo, potrebbe sembrare sbiadita e poco appariscente. Al contrario, se indossa un colore caldo, la sua pelle sembrerà luminosa e radiosa.

Le stagioni

Esistono quattro tipologie di armocromia: la primavera, l'estate, l'autunno e l'inverno. Ogni stagione ha una gamma di colori che la valorizzano maggiormente. Ad esempio, le persone con una tonalità della pelle calda e dei capelli dorati sono generalmente considerate "primavere". Queste persone dovrebbero indossare colori caldi come il giallo, l'arancione e il verde brillante.

Le persone con tonalità della pelle e dei capelli freddi sono generalmente considerate "inverno" e dovrebbero indossare colori freddi come il blu, il viola e il rosa.

Le persone con una tonalità della pelle neutra sono generalmente considerate "estate" o "autunno". In questo caso la gamma di colori è più ampia, ma si fonda su beige e marrone.

Esistono poi dei sottotoni, per identificare in maniera ancora più precisa i colori per valorizzare la persona. Per esempio, "soft" o "warm".

Come sfruttare l'armocromia

Una volta identificata la propria stagione (anche attraverso l'aiuto dei tanti esperti e delle tante esperte di armocromia che stanno spuntando nel mondo professionale) è importante applicare la teoria dell'armocromia a ogni aspetto dell'abbigliamento e dell'immagine personale, indossando abiti dei colori valorizzanti, scegliendo tonalità di tinta per capelli adatte al viso e truccandosi di conseguenza.

L'immagine, in questo modo, ne uscirà rafforzata, valorizzata e armonizzata, per un colpo d'occhio che promette di essere oggettivamente e scientificamente appagante.

Una volta messo a punto un guardaroma in armocromia, anche le persone più frettolose e impegnate, come per esempio le mamme, possono vestirsi e agghindarsi con più facilità, contando su abbinamenti sempre precisi e pronti.

Molte persone (in gravidanza, ma non necessariamente: è una curiosità che riguarda tutti) si sono chieste a cosa serva quella fascia che viene posizionata sulla pancia durante il travaglio e durante il parto, su cui è presente un piccolo disco.

Si tratta dello strumento necessario alla cardiotocografia, un esame non invasivo (ma anche non del tutto preciso) necessario per monitorare il benessere del bebè durante il parto.

Cos'è la cardiotocografia

La cardiotocografia (CTG) è un esame non invasivo che viene utilizzato durante la gravidanza per monitorare la frequenza cardiaca fetale e le contrazioni uterine.

Questo esame è spesso eseguito non solo durante il parto, ma a più riprese durante l'ultimo trimestre di gravidanza per valutare la salute del feto e per rilevare eventuali segni di stress o di sofferenza fetale.

Come si fa?

Durante una CTG, la partoriente viene fatta sdraiare su un lettino e viene posizionato un dispositivo di registrazione sulla sua pancia. Questo dispositivo, chiamato trasduttore, registra la frequenza cardiaca fetale e le contrazioni uterine. La madre viene in genere monitorata per un periodo di 20-30 minuti, durante il quale le informazioni vengono registrate su un grafico.

Perché è importante

La frequenza cardiaca fetale viene monitorata perché è un importante indicatore della salute del feto. La normale frequenza cardiaca fetale oscilla tra i 120 e i 160 battiti al minuto, ma può variare in base alle attività del feto e alla fase del lavoro di parto. Le contrazioni uterine sono anche registrate per determinare se ci sono eventuali anomalie o irregolarità che possono essere indicative di un potenziale rischio per la madre o per il feto.

La CTG può essere utilizzata per monitorare la salute fetale in una serie di situazioni. Ad esempio, può essere eseguita durante il travaglio per assicurarsi che il feto stia bene e che non ci siano problemi durante il processo di nascita. Inoltre, può essere utilizzata durante la gravidanza per monitorare eventuali problemi di salute del feto o della madre, come la preeclampsia o il diabete gestazionale.

Ci sono due tipi di CTG: la CTG esterna e la CTG interna.

  • La CTG esterna viene eseguita posizionando il trasduttore sulla pancia della madre.
  • La CTG interna viene eseguita posizionando un elettrodo direttamente sul cuoio capelluto del feto durante il lavoro di parto. La CTG interna è più accurata della CTG esterna, ma comporta un rischio leggermente maggiore di infezione e lesioni al cuoio capelluto del feto.

In generale, la CTG è un esame molto sicuro e non invasivo (anche se non del tutto preciso, non essendo a contatto diretto con il torace del feto), che viene utilizzato per monitorare la salute fetale durante la gravidanza. Se il risultato della CTG indica che il feto è in difficoltà o che ci sono eventuali anomalie, possono essere necessari ulteriori esami e trattamenti per garantire la sicurezza del feto e della madre.

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

L'emangioma infantile (o hemangioma) è un tumore vascolare benigno della pelle che si sviluppa in moltissimi bambini nei primi mesi di vita. Può manifestarsi in diverse forme e dimensioni e si sviluppa generalmente sulla cute o sulla mucosa.

Nella maggior parte dei casi si presenta come un puntino rosso e sporgente sulla pelle del neonato, diverso dai nei (anche se in inglese lo chiamano anche "strawberry nevus", "neo fragola"): ma di cosa si tratta, nello specifico?

Molti genitori si preoccupano quando scoprono che il loro bambino ha un emangioma infantile, ma in genere non rappresenta un rischio per la salute (anche se è sempre bene rivolgersi a un dermatologo o a una dermatologa).

Cos'è l'emangioma infantile

L'emangioma infantile è un tumore vascolare benigno che si sviluppa dalle cellule endoteliali dei vasi sanguigni. Si presenta come un nodulo rosso, liscio e sporgente sulla pelle o sulla mucosa e può crescere rapidamente nei primi mesi di vita per poi rallentare la sua crescita e scomparire gradualmente nel corso degli anni.

La maggior parte degli emangiomi infantili scompare completamente entro i 5-10 anni, ma alcuni possono persistere per tutta la vita e comparire anche in età adulta (anche se in quel caso non si parla più di "infantile").

Cause dell'emangioma infantile

Le cause precise dell'emangioma infantile non sono ancora completamente comprese. Tuttavia, si tratta probabilmente di fattori genetici e ambientali che possono contribuire al suo sviluppo.

L'emangioma infantile può essere più comune nelle bambine, nei bambini nati prematuramente e nei bambini con basso peso alla nascita. Inoltre, l'emangioma infantile può essere associato ad altre malattie congenite.

Rischi associati a questo tumore della pelle

In genere, l'emangioma infantile non rappresenta un rischio per la salute del bambino e scompare gradualmente nel corso degli anni.

Tuttavia, in alcuni casi questi puntini più o meno grandi (che si presentano anche come grandi macchie) possono causare complicanze, per esempio quando si sviluppano in prossimità di un'area delicata come l'occhio o il naso, oppure se sono molto grandi. In questi casi, il medico o la medica possono valutare l'opportunità di un trattamento farmacologico o chirurgico.

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Una delle prime cose da sapere una volta eseguito un test di gravidanza risultato positivo (magari in seguito a sintomi e segnali precisi) sono le settimane di effettiva gestazione (sia per sapere la data del parto, sia per calcolare l'età della gravidanza per ogni altra eventualità). A che settimana è la gravidanza? Quanto tempo rimane prima della data presunta del parto? Quanto è grande il feto?

Per farlo, è necessario conoscere come calcolare le settimane di gravidanza. All'inizio questo calcolo può sembrare complicato (per esempio, di parla di "26+3", e non è immediato capire a cosa ci si riferisca), ma con alcune semplici regole di calcolo e qualche aiuto è tutto più semplice.

Conoscere la data dell'ultima mestruazione

Il primo passo per calcolare le settimane di gravidanza è recuperare la data dell'ultima mestruazione. Il medico o la medica curante ne terranno conto utilizzando questa data come punto di partenza per calcolare la data presunta del parto e le settimane di gestazione.

In Italia si usa la regola delle 40 settimane a partire dal primo giorno dell'ultima mestruazione.

Quindi, se la data dell'ultima mestruazione è nota, è possibile sfruttarla per risalire alla data del concepimento (che però non coincide con la "prima settimana" di gravidanza) e quindi alle settimane e al parto.

Ultrasuoni

In alcuni casi, la data dell'ultima mestruazione non è nota o non è sicura (soprattutto nel caso di cicli mestruali irregolari).

In questi casi, la medica o il medico può utilizzare un'ecografia per determinare con maggiore precisione la data presunta del parto. Durante l'ecografia, è infatti possibile misurare la lunghezza del feto e utilizzare questa misura per calcolare le settimane.

Questo metodo di calcolo delle settimane di gravidanza è molto più esatto e viene utilizzato non solo quando la data dell'ultima mestruazione non è disponibile o non è sicura, ma anche semplicemente per essere più precisi.

Calcolare le settimane di gravidanza

Tornando quindi alla data dell'ultima mestruazione: una volta che la si conosce è possibile calcolare facilmente le settimane di gravidanza.

Basta contare il numero di settimane che sono passate dalla data dell'ultima mestruazione.

Ad esempio, se l'ultima mestruazione è iniziata il 28 aprile e oggi è 2 maggio, allora si è a 5 settimane esatte.

Se l'ultima mestruazione risale all'1 febbraio e oggi è il 2 maggio, si calcola di essere a 12+6, ovvero dodici settimane più 6 giorni.

È importante tenere presente che la durata esatta della gravidanza può variare leggermente da donna a donna e che la data presunta del parto può essere solo un'indicazione approssimativa.

 

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Il primo maggio è una festa molto importante in Italia, così come in molti altri Paesi del mondo: si celebrano il lavoro e soprattutto i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici.

Ma come è nata questa festa? E perché è così importante?

Eccola spiegata in parole semplici, per raccontarla a bambini e bambine e trasmettere loro il valore dell'1 maggio sin da piccoli.

La storia dell'1 maggio

Tutto ha inizio alla fine dell'Ottocento, quando i lavoratori di molte parti del mondo cominciano a lottare per avere migliori condizioni di lavoro. In quegli anni, infatti, le fabbriche erano luoghi molto pericolosi e insalubri, dove gli operai erano costretti a lavorare anche quattrordici ore al giorno, senza alcuna protezione e con salari molto bassi.

Per difendere i propri diritti, i lavoratori si organizzarono quindi in sindacati e cominciarono a protestare. In molti Paesi, le manifestazioni dei lavoratori e delle lavoratrici diventarono sempre più frequenti e intense, fino a che nel 1886 a Chicago, nell'Illinois, istituirono una legge che istituiva le otto ore lavorative giornaliere. Non entrò in vigore subito, ma l'1 maggio dell'anno successivo. Il primo maggio non fu scelto a caso, nemmeno negli anni successivi, quando diventò la giornata internazionale del lavoro: nel 1886, infatti, quando ancora si stava discutendo la legge, a Chicago fu organizzata una manifestazione che si trasformò in tragedia quando la polizia aprì il fuoco sui manifestanti, uccidendo e ferendo molte persone. La lotta dei lavoratori, però, non si fermò.

Negli anni successivi, l'1 maggio diventò sempre più importante, fino a diventare una festa nazionale e internazionale, anche in Italia.

Cosa si celebra

Oggi, l'1 maggio è una giornata in cui si celebra il lavoro, ricordando la lotta dei lavoratori per ottenere migliori condizioni e rivendicando i diritti che ancora mancano.

Per i bambini e le bambine la Festa del Lavoro può essere un'occasione per imparare l'importanza del lavoro nella vita delle persone, la preziosità di ogni professione e quella dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici.

Può essere inoltre un'occasione per parlare di solidarietà e di giustizia sociale, valori che sono alla base della festa del primo maggio, così come delle disuguaglianze sul lavoro che ancora persistono (come il gender pay gap o le discriminazioni diffuse).

Tre attività

Ecco quindi alcune attività da proporre alle bambine e ai bambini in occasione della festa del lavoro, per imparare divertendosi e riflettendo su questa giornata:

  • Stilare una lista di tutte le professioni che vengono in mente, come in un brainstorming, realizzando poi un grande cartellone per celebrarle tutte.
  • Organizzare un'attività manuale legata al lavoro. Ad esempio, costruendo un'opera d'arte che rappresenti il lavoro o una professione a cui aspirare, oppure la professione che più di tutte si associa al lavoro.
  • Fare dei lavoretti a tema, come ad esempio la creazione di un portachiavi personalizzato con il nome e il logo della professione che vorrebbero svolgere in futuro.
  • Organizzare una gita con i bambini in un luogo di lavoro o in una fabbrica in miniatura, in un'azienda agricola o in una qualsiasi altra attività che sia accessibile e interessante.

Negli anni Novanta se ne parlava moltissimo. Oggi molto meno, ma la scoliosi rimane una patologia che colpisce numerosi bambini e bambine (anche se in numero maggiore i maschi).

Conoscere questa condizione che interessa la colonna vertebrale, riconoscendola per tempo, è fondamentale per correggerla.

Cos'è la scoliosi

La scoliosi è una deformità laterale della colonna vertebrale che può insorgere durante l'infanzia e l'adolescenza.

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Questa condizione può portare a un'alterazione della postura, del movimento e, in casi estremi, a problemi respiratori.

A seconda del periodo in cui insorge si può distinguere in:

  • Scoliosi idiopatica (diagnosticata tra la nascita e i primi tre anni di età);
  • Scoliosi giovanile (fra i tre e i nove anni);
  • Scoliosi adolescenziale (tra i dieci e i diciotto anni d'età).

I sintomi

Uno dei segni più evidenti di scoliosi nei bambini è la curvatura laterale della colonna vertebrale. Questa curva può essere osservata anche a occhio nudo, specialmente quando il bambino è in piedi o in posizione eretta.

Altro segnale sono le spalle: quando una è più alta dell'altra, potrebbe essere un segnale di scoliosi.

Altri sintomi della scoliosi infantile sono una scapola sporgente o una differenza nella lunghezza delle gambe.

Il dolore alla schiena non è sempre un sintomo della scoliosi, ma in alcuni casi può essere presente.

In ognuno di questi casi è opportuno rivolgersi subito al pediatra o alla pediatra curante, che saprà indirizzare verso la struttura sanitaria più adatta per trattare la scoliosi (attraverso l'osservazione, il corsetto o la chirurgia a seconda della gravità).

Prevenzione della scoliosi infantile

La prevenzione della scoliosi nei bambini e nelle bambine può essere ottenuta attraverso alcune abitudini sane e comuni.

In primo luogo, è importante incoraggiare i bambini a mantenere una postura corretta quando si siedono o si stanno in piedi. In secondo luogo, si dovrebbe stimolare l'attività fisica regolare, partecipando a lezioni di danza, ginnastica o nuoto, che aiutano a mantenere la colonna vertebrale flessibile e forte. In terzo luogo, si dovrebbe limitare il tempo trascorso seduti davanti ai videogiochi o alla televisione, poiché la sedentarietà può contribuire alla scoliosi.

Infine, è importante che i bambini portino zaini leggeri ed ergonomici e che li indossino correttamente sulla schiena, per evitare di sovraccaricare la spina dorsale.

 

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Coliche nel neonato: i sintomi e i segnali

Mercoledì, 26 Aprile 2023 14:45

Il pianto del neonato può indicare davvero tante cose. Fame, bisogno di contatto, freddo, caldo, insofferenza... E poi le famose coliche.

Ma come si fa a capire che si tratta davvero di coliche? Quali sono i sinomi delle coliche nei neonati? Quali i segnali a cui prestare attenzione per capire che si tratta di quel particolare mal di pancia che tanto fa soffrire i bebè?

Le coliche: cosa sono

Le coliche neonatali, chiamate "coliche del neonato", sono una condizione comune nei neonati che si manifesta con pianto inconsolabile, spesso accompagnato da una sensazione di disagio addominale. Le coliche si verificano solitamente tra la seconda e la quarta settimana di vita del neonato e possono persistere fino ai 3-4 mesi.

Nonostante il termine "coliche" venga spesso associato al sistema digestivo, non è chiaro se le coliche neonatali siano effettivamente causate da problemi intestinali o di digestione. Alcuni esperti suggeriscono che le coliche possano essere dovute a un'immaturità del sistema nervoso del neonato, mentre altri ritengono che possano essere legate a una combinazione di fattori, come l'intolleranza al lattosio, la sensibilità ai cambiamenti nell'alimentazione, l'ansia dei genitori e il modo in cui il neonato viene nutrito e tenuto.

Queste coliche sono generalmente considerate una condizione benigna e non rappresentano un rischio per la salute del neonato. Tuttavia, possono essere stressanti per i genitori e interferire con la qualità del sonno del neonato e della famiglia. Ci sono diverse strategie che possono aiutare a gestire le coliche, come l'adozione di un regime alimentare adeguato, l'uso di tecniche di rilassamento per bebè, il massaggio e le coccole pelle a pelle. Se i sintomi persistono o sono particolarmente gravi, è importante consultare un pediatra o una pediatra per escludere altre possibili cause.

Quali sono i sintomi delle coliche neonatali

Tra i sintomi delle coliche infantili (che possono però riguardare anche altre situazioni, e in caso di dubbio è opportuno contattare la pediatra o il pediatra) troviamo:

  • Pianto che inizia improvvisamente, spesso alla stessa ora ogni giorno, solitamente nel tardo pomeriggio o in serata.

  • Pianto che sembra indicare un disagio o un dolore addominale. Il neonato può agitarsi, arrotolarsi, diventare rosso in viso e stringere i pugni.

  • Il neonato può assumere una posizione in cui le ginocchia sono piegate sul petto e il mento è premuto contro il petto, oppure può estendere le gambe e arrotondare la schiena.

  • Il neonato può avere difficoltà ad addormentarsi o a rimanere addormentato.

  • Il neonato può avere una maggiore sensibilità ai rumori e alla luce.

  • Possono manifestarsi ripetuti episodi di meteorismo.

La regola delle "3 tre"

Secondo i pediatri e le pediatre, le coliche si possono riconoscere anche seguendo la regola dei tre segnali (nel caso di bambini in salute e, per il resto, ben nutriti).

  • Quando il bambino piange per più di tre ore al giorno.
  • Quando questo pianto avviene per più di tre giorni a settimana. 
  • Quando tutto ciò continua per più di tre settimane.

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

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Cecilia

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