…Ed è un concetto che dobbiamo tenere bene a mente in questo periodo difficile. Difficile per tantissimi motivi, molto seri, e che coinvolge anche i bambini. Le nostre preoccupazioni, in questo senso, sono due: come fare quando ricominceremo a lavorare, senza scuola, senza nonni e senza centri estivi. E quali siano i risvolti dello stare senza scuola.
Se, purtroppo, per il primo problema ognuno di noi dovrà trovare una soluzione adeguata alla propria situazione, per il secondo problema abbiamo una notizia che ci alleggerirà un poco da un peso: scuola o non scuola, infatti, i nostri bambini continuano ad imparare. Perché sono resilienti, sono forti, sono spugne. E non sono luoghi comuni, ma la verità.
Fare i compiti, scaricare le schede, preparare per la lezione online, controllare che i compiti siano fatti, controllare che tutto fili liscio… Il carico mentale di una mamma in questo periodo si è davvero quadruplicato, e spesso rischiamo di lasciarci sopraffare da questo isolamento da Covid19. È normale, non preoccupatevi: non siamo supereroi.
Detto questo, possiamo cominciare a preoccuparci un po’ meno, almeno per quanto riguarda la routine quotidiana dedicata all’apprendimento: in questi giorni, infatti, cerchiamo giustamente di riempire le giornate dei nostri bambini con attività intelligenti ed educative, in modo da riempire i tempi in maniera producente e benefica. Ciò che vogliamo fare, anche senza accorgercene, è dare la possibilità ai nostri bambini di non rimanere indietro. Perché il pensiero comune è: non stanno andando a scuola, quindi andranno incontro a molte lacune. E non importa quante ore di lezione online e quanti compiti facciano: la sensazione rimane.
Tuttavia, è solo una sensazione, perché i nostri bambini, in realtà, imparano da tutto. Non solo dai compiti e dalle schede, ma anche dal fare. Dal fare semplice. Dal fare nudo e crudo. Dal vivere. Di conseguenze, lasciate pure per un attimo le redini: i nostri bambini quando lasciati liberi di fare imparano tanto quanto imparano andando a scuola.
Perché le abilità quotidiane e il gioco libero crescendo sono importanti tanto quanto le ore di lezione. E in questo periodo, quindi, possiamo approfittarne.
Cercare gli insetti in giardino, guardare il tempo atmosferico e ragionare su esso, aiutare noi genitori in cucina, dipingere un ritratto, giocare ad un gioco inventato, costruire con i mattoncini, leggere un libro solo per il piacere di farlo, guardare un documentario, aiutare mamma a costruire il pollaio, aiutare papà a dipingere la staccionata o la parete,
I bambini imparano da tutto questo. Imparano dal mondo. E i mattoncini diventano quindi la loro geometria, il disegno libero diviene la lezione di arte, giocare di ruolo implementa le abilità sociali, cercare gli insetti aumenta l’amore per la scienza e la natura…
Se proprio vogliamo guidarli, possiamo, ma sempre lasciandoli liberi di fare e di provare. Basta fare loro domande che li facciano riflettere e ragionare su ciò che stanno facendo: “Cosa ti ha colpito di questa cosa?”, “Quanti insetti c’erano in giardino?”, “Come puoi usare, poi, questa cosa?”, “Hai notato quest’altra cosa?”.
Lasciamo quindi che facciano esperienza, che si lascino guidare dal loro istinto, che scelgano le attività da svolgere. Ci stupiranno e si stupiranno, e impareranno moltissimo.
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Quando vogliamo disegnare insieme ai bambini non sappiamo mai da dove cominciare, vero? Ci chiedono di disegnare una mucca, e noi siamo peggio di loro. Per non parlare dell’elefante… Da dove cominciare? Come insegnargli? In realtà disegnare gli animali non deve essere per forza difficile. Anzi! Basta sapere da dove cominciare, quali forme sfruttare e come sistemarle sul foglio.
Ecco quindi qualche spunto per insegnare ai bambini a disegnare i loro animali preferiti, dandogli delle regole base molto, molto semplici che potranno poi elaborare a piacimento!
Questi disegni altro non sono che semplicissimi consigli per tracciare il profilo degli animali preferiti dei bambini in cinque mosse. In ogni immagine scaricabile troverete cinque disegni, ognuno ad indicare le varie fasi del disegno. Ad esempio, per l’elefante si parte con un facilissimo cerchio, al quale si aggiungono via via un altro cerchio, le orecchie, le zampine e le zanne e gli ultimi dettagli.

Ci sono poi la papera, il topo, la mucca e la pecora. Tutti possono essere disegnati partendo da forme semplici e conosciute, più o meno precise, da integrare pian piano con tanti dettagli e da colorare poi come preferiamo.
Per scaricarle, basta cliccare sui link .png qui sotto, salvarle e stamparle direttamente con la stampante di casa!
Solitamente, con le erbe e le loro proprietà benefiche assistiamo a mode e periodi d’oro. Non è così per l’aloe: l’aloe è sempre una superstar, perché i suoi benefici sono certi, comprovati da studi scientifici. Ma lo conosciamo davvero bene, fino in fondo?
Ecco quindi una guida all’aloe e alle sue proprietà benefiche, ai modi per assumere questa pianta al meglio e quali prodotti scegliere.
Innanzitutto, cos’è l’aloe vera? L’aloe vera è una pianta succulenta che fa parte della famiglia delle aloeaceae, che cresce nelle zone del mondo più calde e secche. È caratterizzata da lunghe foglie verdi, succulente e piene, che al loro interno contengono il gel, protagonista assoluto dei benefici dell’aloe.
Da millenni questa pianta è sfruttata per le sue proprietà depurative, cicatrizzanti e lenitive, e in effetti gli elementi che la compongono la rendono davvero miracolosa in questo senso (su scottature, irritazioni, pruriti…). È inoltre ricchissima di vitamine e di elementi nutritivi come il selenio e il manganese, ed è conosciuta per il potere antiossidante, oltre che per quello antinfiammatorio, grazie agi steroidi presenti in grande quantità.
Ecco perché l’aloe la troviamo principalmente in due forme, ovvero i gel topici e i succhi.
I gel topici sono pensati per l’uso cutaneo, e mirano all’azione antinfiammatoria (rafforzano e proteggono la pelle dalle infezioni e dall’inquinamento atmosferico) rallentando l’invecchiamento cellulare.
Assumere l’aloe vera in forma di bevanda invece, serve per depurare l’organismo dall’interno, andando ad agire direttamente sulla mucosa gastrica e intestinale. L’Aloe vera gel da bere, infatti, è preziosa perché contiene l’acemannano, un mucopolisaccaride naturale che protegge le mucose, rendendo - insieme agli altri elementi contenuti - il succo di aloe vera gastroprotettivo, antibatterico e detossinante, oltre che indicato per assimilare meglio i nutrienti dei cibi.
Il succo di aloe vera, quindi, è indicatissimo per chi cerca regolarità intestinale, ma anche per chi vuole depurare l’organismo e per chi vuole combattere le più comuni forme di irritazioni gastrointestinali, come le coliti e le gastriti. Ma solo se la bevanda non contiene antrachinoni. Questi infatti sono sostanze dannose presenti nell'aloina che si trova nella foglia della pianta; l'aloina è una sostanza che la pianta usa per difendersi dagli insetti ed è fortemente lassativa a tal punto da creare se usata in maniera smodata problematiche croniche. La posologia in etichetta dell'aloe fogliare deve essere specificata per un utilizzo di 10 giorni e poi sospensione per evitarne i danni.
Ma quale bevanda a base di Aloe Vera scegliere? Meglio puntare sempre su prodotti certificati, come Forever Aloe Vera Gel, che per primo ha ricevuto la certificazione dall’International Aloe Science Council (IASC), oltre a quelle Kosher e Halal, per la sua purezza ed efficacia. È composto al 99.7% dal gel puro estratto dalle foglie di Aloe, senza zucchero, glutine e conservanti, con aggiunta di vitamina C per supportare la normale funzione del sistema immunitario e per ridurre stanchezza e affaticamento.

Forever Aloe Vera Gel, inoltre, esiste anche in più versioni e più gusti, come mela e mirtilli, pesca e nelle pratiche confezioni da 330 ml.
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Per uscire di casa (SE PROPRIO DOBBIAMO USCIRE!) è necessario indossare la mascherina antivirus contro il Covid19. Ma queste mascherine sono un po' introvabili dappertutto. Che fare, quindi? Come da decreto, per andare al supermercato, a lavorare o per la passeggiata da soli a 200 metri da casa basta coprirsi naso e bocca. In questo senso possiamo quindi fare in casa le mascherine, utilizzando ciò che abbiamo e senza bisogno di cucire, né a mano né con la macchina da cucire.
Per la nostra mascherina fai da te bastano infatti un fazzoletto o una bandana e due vecchi elastici per capelli.
Innanzitutto, i materiali: un fazzoletto o una bandana colorata e due vecchi elastici per capelli, meglio se allentati e larghi, in modo che non tirino troppo sulle orecchie.
Prendiamo il nostro fazzoletto aperto e pieghiamolo in tre, ottenendo un rettangolo molto largo.
Dopodiché, infiliamo alle due estremità gli elastici, infilandoli per un terzo della lunghezza.
Pieghiamo ora il primo lembo verso l'interno.
E ora il secondo, cercando di infilarlo nel primo.
Sistemiamo bene i lembi, piegandoli all'interno in modo da ridurne la superficie.
Et voilà, la nostra mascherina è pronta: basta indossarla tenendo i due lembi all'interno, quindi contro la bocca.
Il bello è che in questo modo possiamo realizzarla anche per i bambini, utilizzando fazzoletti più piccoli e regolando noi la dimensione (dal momento che le mascherine per bambini sembrano introvabili).
Non serve praticamente nulla, se non la voglia di giocare, esplorare, scoprire e creare: scendiamo in giardino o in cortile con i nostri bambini e cominciamo a giocare! Giardino e cortile offrono infatti infinite potenzialità di gioco, a costo quasi zero e che non richiedono particolare preparazione. L’importante è avere voglia di entrare a contatto con la natura!
Ecco dunque tantissime attività per bambini da fare in cortile e in giardino, tutto l’anno, tutti i giorni, quando c’è il sole e quando piove, quando il prato è coperto di foglie e quando la neve cade soffice. Perché non esiste cattivo tempo, ma solo cattivo abbigliamento, e scendere a giocare è un dono immenso che facciamo ai nostri figli!
Sul porfido i gessi sono perfetti: si lavano con l’acqua o con la pioggia e i bambini possono realizzare bellissimi disegni temporanei, grandi e fantasiosi, senza limiti.

Prendete delle vecchie scatole di cartone e ritagliate delle tavolette. Su ogni tavoletta infilate tre elastici, in modo da ottenere tre righe orizzontali. In queste “righe” potremo infilare rami, fiori e foglie, che si incastreranno sul foglio, formando così dei bellissimi quadretti naturali!
La semplicità, il gioco più semplice, economico, ecologico e verde del mondo: sdraiamoci sul prato, sull’erba o su una coperta, con gli occhiali da sole, e cerchiamo con i bambini le forme nelle nuvole che ci passano sopra le teste.
Con i bimbi in età prescolare possiamo approfittare dei nomi degli elementi naturali per imparare l’alfabeto, identificando ogni cosa con il suo nome e scrivendo tutto su un diario. A sta per albero, B per bombo, E per erba, O per orto, S per sasso, T per tronco…
Con un foglio e una matita possiamo realizzare bellissimi quadri e studiare i tronchi degli alberi, notandone la ruvidità e la texture sempre diversa. Qui l'articolo dedicato all'attività.
Una sorta di “bird watching” casalingo: prendiamo dei binocoli e usciamo a fare i piccoli esploratori, disegnando gli uccellini che scoviamo o cercandoli su un libro dedicato proprio alle specie di volatili che esistono sulla Terra. Ed è anche bellissimo semplicemente osservarli e spiare cosa fanno, come si muovono, come mangiano, come cantano…
Con della pasta modellabile i bambini possono creare delle palline su cui schiacciare le foglie che trovano in giardino: la pasta si schiaccerà e una volta tolta la foglia ne rimarranno impresse la forma e le venature, proprio come un fossile.
In autunno aspettiamo a buttare le foglie gialle cadute dagli alberi: rastrelliamole e accumuliamole in un punto, formando delle montagnette perfette per i tuffi!
Come piccole esploratori, identifichiamo con i bambini le piante e gli insetti, usando dei libri sulla natura, dei fogli e delle matite.

Prendiamo 10 foglie di dimensioni diverse e numeriamole con un pennarello bianco da 1 a 10, dalla più piccola alla più grande: un modo semplice per imparare le diverse grandezze dei numeri.
Con ciò che troviamo in giardino e in cortile possiamo fare un sacco di arte. Ad esempio, possiamo raccogliere dei rametti di sempreverde e utilizzarli come pennelli, oppure possiamo raccogliere i sassi piatti e dipingerli con tanti soggetti, creando piccole opere d’arte oppure realizzando i sassi per raccontare storie.
Una bella lente d’ingrandimento e via: questo gioco non richiede altro. Gli uccellini lasciano le zampette, le lumache la scia, i coniglietti le impronte… Quante riusciamo a trovarne?
È una delle attività più ancestrali, divertenti ed emozionanti per un bambino: arrampicarsi sugli alberi! Con il nostro aiuto (possiamo guardarli per assicurarci che non si facciano male!) possono salire sui tronchi degli alberi in giardino, mettendosi così a contatto diretto con la natura a livello sensoriale (e allenando la loro motricità!).

Prendiamo delle foglie e appoggiamole su un foglio bianco, ricalcandone il contorno, quindi mischiamo le foglie usate in una ciotola. I bimbi di uno/due potranno cercare la forma corrispondente sul foglio, appoggiando le foglie sulle sagome corrispondenti.
Con tantissimi rametti i bambini possono ricreare lo scheletro umano, imparando così tutte le ossa.
Non è solo romantico, ma anche bellissimo: osservare il tramonto, soprattutto in estate, è estasiante. E lo è anche per i bambini, che possono semplicemente osservarlo oppure studiarne i colori e riprodurlo in un disegno.
Saltare nelle pozzanghere è un’esperienza ludica che i bambini devono necessariamente fare, sapete? Sporcarsi, saltare, correre… Sono esperienze sì caotiche e sporche, ma anche fondamentali per raggiungere l’indipendenza e per scoprire appieno il mondo! Quando piove, quindi, mettiamo dei begli stivaletti da pioggia e saltiamo in tutte le pozzanghere che troviamo!

In inverno, quando nevica, bastano della neve e delle piccole candeline per realizzare delle lanterne naturali che la sera daranno vita ad una atmosfera meravigliosa. Qui le istruzioni per realizzarle.
Quando piove giocare con il fango è un must. Vestiamoci a strati, con impermeabile e stivaletti, quindi giochiamo con la terra bagnata diventando degli chef del fango!

Bastano dei sassi abbastanza grandi (con una superficie comoda), dell’acqua e dei pennelli. I bimbi potranno disegnare con l’acqua sui sassi: l’acqua lascerà un segno sui sassi, scomparendo dopo un po’ come una magia!
Bastano uno spiazzo di terra bagnata dopo una bella piovuta e dei ramoscelli: i ramoscelli saranno le nostre matite e il fango la nostra tela!
Di nuovo il fango, perché è davvero prezioso: aiutandoci con dei rametti oppure con la paletta e il rastrello che usiamo al mare possiamo creare una pista per macchinine o per biglie proprio sulla terra bagnata, arricchendola ai lati con rami e foglie, imitando così una vera pista da rally nel bosco.
Possiamo acquistarlo o realizzarlo in casa: in ogni caso l’aquilone piacerà un sacco ai bambini, che potranno provare a farlo volare in una giornata ventosa.

Un gioco semplice ma di concentrazione, che darà anche a noi genitori un po’ di respiro! Perché impilare i ramoscelli non è così semplice. I bambini devono cercare una loro tecnica, trovare gli equilibri… E una volta che cominceranno realizzeranno strutture sempre più complicate, spendendo così un sacco di tempo!
Sempre con i ramoscelli, possiamo realizzare omini e sculture, legando tra loro i legnentti con dello spago.
Un gioco da fare assolutamente all’aperto, in giardino o in cortile, semplice ma bellissimo per stare in compagnia e in famiglia.
Non è un’attività solo per adulti, ma anche e soprattutto per bambini, che possono piantare insieme a noi i bulbi e i semi curando così ciò che hanno piantato e vedendo crescere qualcosa da zero.
Allo stesso modo è importante fare l’orto, in modo da educare i bambini ai prodotti della natura, che mangeranno ancora più volentieri!
Sono piccoli mondi incantati in miniatura da realizzare in un angolo del giardino o del cortile con ciò che abbiamo a portata di mano. Possiamo farli sia in estate che in inverno, ottenendo sempre un ambiente super affascinante.
Non c’è solo il disegno, tra le forme d’arte. Lasciamo che i bambini prendano confidenza con la macchina fotografica (magari con le vecchie usa e getta!), fotografando la natura da punti di vista insoliti.

Cosa c’è di più bello di rilassarsi in giardino o in cortile, all’ombra, con un libro che ci acchiappa e ci tiene lì? Facciamolo con i bambini, mostrandogli uno dei piaceri della vita!
Lasciamo che i bimbi preparino una scenetta, che si travestano e che ci invitino a “teatro”: basteranno infatti delle sedie sull’erba o in cortile per trasformare il luogo in un palcoscenico.

Senza tappetino, scegliamo una routine di yoga adatta ai bambini e facciamola sul prato: sarà bellissimo connettere in questa maniera con la terra sotto di noi!
Un vecchio attrezzo da ginnastica e da giocoleria che i bambini amano sempre tantissimo. Se stanno imparando ad usarlo, passeranno moltissimo tempo concentrati, e se sanno già utilizzarlo potranno inventare moltissime modalità di gioco muovendosi e facendo attività fisica.
Rollerblade o tradizionali (qui trovate i migliori), i pattini sono un must per i bambini, che possono utilizzarli in cortile su una superficie dura.
Comprate o fatte in casa, sono sempre divertentissime, di varie dimensioni!
Semplicemente, lasciamo i bambini liberi di FARE.
In estate, via libera ai palloncini d'acqua per rinfrescarci e divertirci allo stesso tempo!

Appoggiamo un foglio sul prato, vicino a dei fiori, in modo che sul foglio si staglino le ombre delle piante e dei fiori. I bambini potranno ricalcare queste ombre realizzando disegni bellissimi.
In autunno, raccogliamo le foglie in giardino, quindi prendiamo un foglio e della colla e arrangiamole nella maniera più creativa possibile.
Con le margherite, le rose (accuratamente private delle spine!), le peonie... Ma anche con i rametti, per una corona in stile Game of Thrones!
Prendiamo un gomitolo di lana, quindi cerchiamo in giardino uno spazio tra due alberi. Tra i rami e attorno ai tronchi facciamo quindi passare il filo di lana, in maniera disordinata, creando una sorta di ragnatela geometrica tra i tronchi. I bimbi dovrennao superare i "laser" provando a non toccarli mai! E per non barare, possiamo appendere dei piccoli campanellini ai fili.
Prendiamo le Lego e inventiamo degli animali delle grandezze che vogliamo. Si divertiranno molto di più a scorrazzare sull'erba, rispetto al tappeto della camera!
Di sera, in estate, possiamo assistere ad una delle meraviglie più fantastiche della natura: le lucciole! Cerchiamole, prendiamole nel palmo della mano e poi liberiamole.
In primavera uno dei fiori più affascinanti è il soffione. I bambini ci perdono ore, a soffiarli! E come dargli torto? Sono sempre una meraviglia.

Servono vecchi cartoni, vecchie lenzuola e tutto ciò che potrebbe trasformarsi in un rifugio! I bambini sapranno costruire architetture sorprendenti.
Anche se lo spazio non è enorme, andare in bicicletta è sempre un'attività bellissima, importante anche per allenare forza, equilibrio e precisione. Che sia triciclo, bici senza pedali o bicicletta normale, l'importante è usarla!
Il vecchio gioco con i gessi, i numeri e i sassi è tra i giochi antichi da cortile che andrebbero rivalutati!
Tovaglia, cestino, riso freddo, giocattoli, libri... Per fare un pic nic non serve andare lontano! Possiamo farlo anche in cortile o in giardino tra di noi, e sarà sempre bellissimo.
Soprattutto nei giardini, prima che si tagli l'erba solitamente ci sono moltissimi fiori spontanei. Prima di passare con il tosaerba, creiamo dei bei mazzi di fiori e portiamoli in casa. Possiamo metterli in acqua o farli seccare e in ogni caso diventeranno dei bellissimi ornamenti per la casa.

Una corda è tutto ciò che serve per un divertimento assicurato (che fa pure stancare tantissimo!).
Se abbiamo un prato è perfetto, ma possiamo provare anche in cortile. L'importante è creare un campeggio confortevole e sicuro, nel quale giocare o addirittura dormire per una notte diversa dal solito.

Se abbiamo anche solo un alberello da frutto (come un fico, o un ciliegio) prendiamoci un pomeriggio per raccogliere con i bambini la frutta che crescerà.
Ok in casa, ma avete mai provato a fare volare l'elicotterino in giardino o a fare correre la jeep telecomandata su terreni dissestati come quelli del cortile e del prato?
Prendiamo un grande foglio e dei pennelli, quindi mettiamoci al sole. Mamma o papà staranno in piedi accanto al foglio e i bambini potranno seguire i contorni delle ombre per creare dei quadri bellissimi. Possiamo farlo anche con i gessi, in cortile: in questo caso le opere saranno temporanee.
Portiamo la lente di ingrandimento in giardino o in cortile e osserviamo da questo nuovo punto di vista ciò che ci capita a tiro: l'erba, i sassi, gli insetti, gli alberi...
Gli impressionisti dipingevano en plain air per cogliere la luce e l'attimo. Facciamolo anche con i bambini, portando i fogli, i pennelli e le matite all'aperto per disegnare ciò che vedono attorno a loro in diretta.
Se abbiamo una staccionata o un muro spoglio possiamo creare una parete d'arrampicata per bambini!

Come dei veri acrobati, sul morbido dell'erba del giardino possiamo imparare capriole, verticali e ruote (insieme a noi adulti! Anche se i bimbi saranno moooolto più flessibili di noi).
In cortile, scriviamo i numeri da 1 a 10 con un gesso, a terra e belli grandi. I bambini dovranno appoggiare sotto ad ogni numero la giusta quantità di cose che trovano in giardino o in cortile: 1 tronco, 2 trifogli, 3 pigne, 4 foglie e così via.
Photo credit copertina:
Piccoli scatti degli occhi, piccoli scatti della bocca, movimenti ripetuti continuamente, dita che tamburellano ripetutamente… Di tic non ce n’è solo un tipo, e soprattutto i tic non colpiscono solo gli adulti. Al contrario: sono moltissimi i bambini che presentano questi scatti involontari del corpo o della voce, che nascondono disturbi passeggeri oppure più duraturi.
Vediamo insieme i tipi di tic nei bambini, perché insorgono e come comportarsi.
La prima grande divisione vede i tic raggruppati essenzialmente in due gruppi. Esistono infatti i tic motori (lo schiacciare le palpebre, il tamburellare le dita, le spalle che si alzano, i movimenti improvvisi e ripetuti della testa…) e quelli vocali. In questo caso i bambini solitamente raschiano spesso la gola, tossiscono leggermente ma con costanza, tirano su con il naso… E oltre a queste due grandi tipologie, ne esistono poi altre, che le combinano, come ad esempio la Sindrome di Tourette, che associa i tic vocali a quelli motori.
In ogni caso, possiamo trovarci di fronte a forme di tic lievi o a forme più marcate e durature nel tempo. Nel secondo caso è sempre meglio optare per una visita dal medico di famiglia e da un neuropsichiatra infantile, che saprà capire a fondo la genesi di questi tic involontari.
Solitamente i tic in età infantile insorgono intorno ai cinque o sei anni, in concomitanza con l’inizio della scuola, e sono più frequenti se in famiglia ci sono giù stati casi analoghi. In prevalenza sono i maschi a soffrirne, ma anche le femmine non ne sono esenti.
Quando si tratta di tic passeggeri, potrebbe darsi che siano situazioni esterne di tensione a scatenarli. I grandi cambiamenti, le situazioni di disagio, i traslochi, la sensazione di aspettative esagerate sulle proprie spalle… Questi episodi influiscono moltissimo sulle emozioni dei bambini, che se non riescono ad esprimerle le sfogano in questa maniera.
In generale, i tic potrebbero protrarsi e durare più a lungo per lo stesso motivo e per la stessa predisposizione a non esprimere esternamente i sentimenti: i bambini tendenzialmente più controllati e precisi, infatti, tendono a non esternare il loro sentire e le loro emozioni, non piangendo, non urlando e non parlandone, sfogandoli così attraverso i tic. In generale, anche questi tic non si allungano al di là dell’adolescenza, ma è bene non sottovalutarli.
In generale, che si tratti di tic transitori o più duraturi, l’importante è non sottolinearli troppo al bambino. Spesso loro nemmeno se ne accorgono, e fare notare i tic o cercare di correggerli potrebbe essere controproducente. Meglio cercare di capire quali siano i trigger, ovvero le situazioni scatenanti, individuandole e cercando soluzioni più generali.
Spesso, infatti, a causare i tic è lo stress, legato a vari aspetti della vita a seconda della situazione. Da genitori, ciò che possiamo fare è capire da dove si generi questo stress e cercare di tranquillizzare il bambino, facendolo sfogare attraverso uno sport che ama, scegliendo attività che stimolino il relax (come la musica o lo yoga) e cercando di non sottoporlo alle situazioni che gli generano disagio.
Se c’è bisogno, possiamo anche parlarne con gli insegnanti, chiedendo di non mettere il bambino in situazioni di stress estremo, che gli causano vergogna o ansia.
Attenuare lo stress dovrebbe dare già i primi frutti, con i tic che potrebbero sparire nel giro di qualche mese. Se la situazione, invece, si protraesse oltre l’anno, allora sarebbe bene rivolgersi ad un medico specializzato. In ogni caso, per i primi tempi cerchiamo di osservare, annotare e capire la natura di questi tic, in modo da avere la situazione sott’occhio e così da agire di conseguenza.
Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.
L’estate si avvicina, le giornate iniziano ad allungarsi e la temperatura sale; la voglia di bella stagione è dietro l’angolo e si porta con sé anche un approccio più fresco all’alimentazione. In primavera e in estate, infatti, è molto comune preferire cibi freschi e più salutari proprio come la frutta esotica. In particolare, uno tra i frutti più apprezzati nel nostro territorio è il cocco, ormai molto conosciuto. Oltre a essere un frutto fresco e dolce, che è impossibile non associare alle calde giornate in spiaggia, si tratta però anche di un alimento ricco di proprietà. Vediamo quindi qualche curiosità sul cocco e quali sono le ragioni per cui ogni mamma dovrebbe introdurlo nella propria dieta.
La palma da cocco ha origine nella lontana Indonesia e viene considerata una pianta molto comune nei paesi tropicali, oltre che longeva, in quanto può superare i 100 anni di vita. Sebbene abbia origini lontane, oggi è comunque molto facile da trovare anche nel nostro paese grazie alle grandi compagnie che lo esportano anche qui in Italia e, come avviene per esempio con il cocco Fratelli Orsero, si assicurano che sia sempre controllato e maturo al punto giusto. Si tratta di un frutto molto versatile, e infatti non molti sanno che se ne possono utilizzare tutte le componenti, anche le parti non commestibili. Con le foglie, infatti, si fabbricano cesti e stuoie, dal guscio si possono ricavare scodelle e ciotole, mentre il fiore serve per ottenere una bevanda alcolica consumata nei paesi tropicali. Ma vediamo quindi quali sono le sue particolarità nutrizionali che lo rendono un frutto così prezioso.
Sebbene a un primo sguardo possa sembrare leggero, in realtà il cocco è particolarmente nutriente, ragion per cui è necessario dosarlo bene soprattutto se si sta seguendo una dieta dimagrante. 100 grammi di polpa di cocco corrispondono a circa 360 calorie, meglio quindi non abusarne e dosarlo sempre all’interno del proprio regime alimentare.
Una delle caratteristiche del frutto è che, alla sua apertura, si può subito gustare l’acqua, ricca di sali minerali e dissetante. Dal cocco, poi, si ricavano anche il latte e l’olio, motivo per cui è considerata una pianta molto nutriente. Si tratta infatti di un frutto che contiene alti livelli di potassio, magnesio, rame, fosforo, zinco e ferro. Per quanto riguarda le vitamine, invece, sono presenti quelle del gruppo B, C, E e K.
Sono tanti i benefici di questo frutto e tra questi troviamo anche il supporto nello sviluppo di denti e ossa, proprio perché aiuta il nostro organismo ad assimilare meglio il calcio e il magnesio. Il cocco viene spesso consigliato anche per prevenire l’osteoporosi, che colpisce la densità delle ossa ed è una malattia particolarmente pericolosa soprattutto nel corso della vecchiaia.
Infine, il cocco è un frutto molto apprezzato da chi ha necessità di regolare il livello di zuccheri nel sangue e tenere sotto controllo il colesterolo. Infatti, nonostante il suo apporto calorico non sia da sottovalutare, è tra i frutti con il più basso contenuto di zuccheri, circa 5,9 grammi ogni 100.
Ecco quindi tutti i motivi per portare in tavola il cocco, un frutto esotico dalle molteplici proprietà utili al nostro organismo.
Kengah e il suo uovo salvato dal petrolio, Zorba che deve mantenere le tre promesse, il branco di gatti dai nomi altisonanti che si prendono cura della piccola gabbiana che è rimasta in tutti i nostri cuori… Sono moltissimi i bambini che si sono appassionati alla lettura grazie a Luis Sepúlveda. Sepúlveda che, purtroppo, ci ha lasciato proprio a causa del Coronavirus.
La notizia della scomparsa è arrivata oggi, 16 aprile 2020, dopo che il mondo già sapeva del suo contagio: Luis Sepúlveda, di ritorno da una cerimonia in Portogallo per ritirare un premio, aveva contratto il Coronavirus. Ed è stato proprio il virus a portarlo in terapia intensiva e poi a portarcelo via. Lui, scrittore per tutti, scrittore di tutti, che nel 1996 uscì con “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare”, parlando a tutti di temi ambientali (era molto ecologista!), di responsabilità, di amicizia, di differenze…
Il libro, letto da adulti e bambini in tutto il mondo, divenne anche un film d’animazione, “La gabbianella e il gatto”, diretto da Enzo D’Alò. Da allora la storia è tra le più conosciute e apprezzate, e ha saputo davvero avvicinare moltissimi ragazzi alla lettura e ai temi dell’ecologia e del rispetto dell’altro.
Nato a Ovalle, Cile, il 4 ottobre 1949, lo scrittore cileno aveva compiuto 70 anni lo scorso ottobre e la sua vita è tra le più piene e vitali: arrestato due volte e esiliato durante la dittatura di Pinochet, si stabilì in Europa, prima ad Amburgo e poi in Francia, riottenendo la cittadinanza cilena solo nel 2017. Dal 1996 viveva a Gijon, in Spagna, con la moglie Carmen Yáñez.
Il romanzo d’esordio, “Il vecchio che leggeva romanzi d’amore”, parlava proprio parzialmente della sua vita e dei sette mesi passati nella foresta amazzonica insieme agli Indios, quando nel 1977, espulso appunto dal Cile, si unì a una missione dell’Unesco.
L’ultimo pubblicato in Italia, invece, è “La fine della storia”, dal titolo quasi premonitore, e di nuovo ripercorre alcuni dei momenti della sua esistenza, come quelli passati a fianco del presidente Salvador Allende, attraversando tuttavia la storia di tutto il Novecento.
Per bambini, invece, non scrisse solo “la gabbianella”. Ci sono anche “Storia di una lumaca che scoprì l’importanza della lentezza”, “Storia di un gatto e del topo che diventò suo amico”, “Storia di un cane che insegnò a un bambino la fedeltà” (raccolte in “Tutte le favole”), “Storia di una balena bianca raccontata da lei stessa”,
A dare la notizia della scomparsa è stata in Italia la casa editrice Guanda, che ha pubblicato tutti i suoi romanzi sin dagli esordi: “La sua opera di narratore, che ha conquistato milioni di lettori italiani, ha comunque anche avuto, va detto, un carattere fortemente innovativo”, scrive Luigi Brioschi, presidente di Guanda. “Rispettoso com'era verso la tradizione del boom latinoamericano, Sepúlveda ha però saputo dar forma, limpidamente, a uno stile proprio, inconfondibile, lo stile di una nuova generazione, com'è evidente fin dalla pubblicazione del suo libro più classico, Il vecchio che leggeva romanzi d'amore. Vi è poi l'amicizia, con tutti noi: tutti. Il rapporto con Sepúlveda, mi vien da dire, o era d'amicizia o non era. E l'amicizia, sentimento forte e certamente antico, entrava in ogni discorso, in ogni progetto, in ogni ricordo”.
Addio, quindi, Luis, e grazie per tutte le parole. "Vola solo chi osa farlo".
Solitamente le donne, che hanno i piedi più freddi, si infilano a letto con le calze. Con i compagni uomini che se ne lamentano e che non riescono a capire il perché di una cosa apparentemente così scomoda. “Ma come fai a dormire con i calzini?”. Ma chi ama dormire al calduccio non capisce il perché di questa domanda e risponderebbe: “Ma come fai tu a dormire a piedi nudi?!”.
Insomma: ci sono davvero due fronti opposti.
La buona notizia, però, è solo per chi ama andare a dormire con le calze: pare, infatti, che questa abitudine sia davvero benefica!
Dormire con i piedi freddi è davvero difficile. Anzi: rende quasi impossibile dormire. Perché avere i piedi e le mani fredde dà la sensazione di freddo al corpo nella sua interezza. I piedi freddi, infatti, costringono i vasi sanguigni, e in questo modo il sangue fatica a circolare. Ecco perché scaldarli prima di coricarsi è uno dei modi migliori per assicurarsi un sonno ristoratore. A dirlo è sleep.org, il sito dell’americana "National Sleep Foundation”, la Fondazione Nazionale del Sonno, specializzata proprio sul benessere del sonno.
“Può sembrare normale o poco normale, ma indossare calze può essere una soluzione intelligente se hai problemi ad addormentarti. C’è qualcosa di vero nei vecchi consigli che dicevano di scaldare i piedi per accelerare il viaggio verso sognolandia”, dicono sul sito.
Scaldando i piedi i nostri vasi sanguigni, infatti, si dilatano, e quando questo avviene nelle mani e nei piedi, il sangue si ridistribuisce più velocemente in tutto il corpo, preparandolo meglio al sonno.
“Di fatto, alcune ricerche hanno mostrato che più vasodilatazione abbiamo nelle mani e nei piedi e più velocemente ci addormentiamo. La relazione tra mani e piedi caldi e l’addormentamento potrebbe essere la ragione dei vecchi detti secondo i quali tenere una borsa di acqua calda ai piedi del letto sia una buona cosa per il sonno. Il verdetto? Le calze nel letto non saranno sexy, ma nemmeno i piedi freddi lo sono!”, dicono dalla National Sleep Foundation.
La soluzione per dormire bene, quindi, non sta tanto nelle calze (che sono tuttavia una buonissima idea!), ma nel calore sui piedi. Chi non ama le calze perché le trova fastidiose ma vuole comunque beneficiare del tepore che fa addormentare meglio, è possibile ricorrere ad altri metodi.
Una soluzione è appoggiare una coperta aggiuntiva ai piedi del letto, sopra il piumone o sopra il copriletto, in modo da coprire i piedi.
Anche la vecchia borsa dell’acqua calda (che oggi esiste in versione elettrica) è una buona idea, e anche in questo caso piuttosto che sulla pancia possiamo tenerla ai piedi del letto.
Infine, possiamo tenere i piedi al caldo proprio prima di dormire, lasciandoli poi nudi (ma già caldi) sotto le coperte. In questo caso, la sera cerchiamo di utilizzare calze calde o pantofole pelose, o addirittura facciamo un pediluvio caldo prima di entrare nel letto.
Tornando invece ai benefici delle calze, non sono finiti qui. Indossare le calze quando dormiamo, infatti, aiuta a prevenire i talloni screpolati (possiamo addirittura combatterli spalmando i piedi di crema e indossando le calze tutta notte!); aiuta le donne che soffrono di vampate di calore (sembra un paradosso, ma regolarizza la temperatura!); aiuta a raggiungere l’orgasmo; e, infine, aiuta la circolazione in chi soffre di mani e piedi freddi che si gonfiano.
Certo che cucinare i muffin, colorare con le tempere, costruire una casa con i rotoli di carta e la colla vinilica, giocare con lo slime (magari fatto in casa!), disegnare con le mani e tutte queste stupende attività ci fanno storcere il naso. Non siamo robot! Il disordine, essendo noi adulti, ci fa leggermente venire la pelle d’oca. Perché poi saremo noi a pulire! E perché poi CHISSÀ se tutto tornerà lindo!
Allo stesso tempo però sappiamo che il gioco disordinato e libero è molto importante per i bambini. E se in questo momento non vi vengono in mente dei motivi validi, ve li ricordiamo noi! Per farvi sorridere e per dare un senso a quel casino che i vostri figli stanno combinando sul bancone della cucina.
È normale: spesso ci viene naturale avvicinarci e guidare le manine dei nostri figli. In modo che non sporchino eccessivamente. Lo facciamo quando mangiano da piccoli e lo facciamo soprattutto quando crescendo cominciano a giocare disordinatamente con materiali che sembrano fatti apposta per macchiare. Ma è sbagliato, e lo sappiamo: stiamo limitando i nostri figli.
Il gioco disordinato non ci piace, ma dovremmo abbracciarlo e accettarlo. Perché è alla base della crescita dei nostri figli, che acquisiranno, grazie a queste attività caotiche, abilità di problem solving e sicurezza in se stessi. E poi pensiamo a quanto sono felici i nostri bambini quando, in mezzo al casino che hanno creato, ci tirano fuori la loro creazione: sono momenti che rimarranno indelebili nella loro mente.

A livello di crescita, come dicevamo il gioco caotico (come il disegnare con le tempere su fogli molto grandi, i lavoretti con glitter, il cucinare qualche pastrocchio…) è molto utile e benefico, e lo sviluppo dei bambini passa anche da lì. Attraverso esso, infatti, i nostri figli esprimono loro stessi in moltissimi modi, cercando sempre nuove vie per fare esplodere la loro creatività e - di conseguenza - il loro essere.
Esplrano il mondo, poi, con tutti i sensi, e non solo attraverso una penna o una matita, ma con tutto il corpo, perché spesso creare in maniera disordinata significa usare le mani, i piedi, il naso, annusare, guardare, toccare, ascoltare…
Anche la motricità fine si rafforza, nonostante pensiamo il contrario. Certo, i nostri figli non stanno creando con precisione qualcosa, ma stanno comunque usando le mani e gli occhi coordinandoli in maniera diversa dal solito, e aumentando così le loro capacità.
A livello mentale, poi, il gioco caotico aiuta molti bambini addirittura a superare le ansie e le arrabbiature, ed è quindi terapeutico e utile per esplorare l’emotività.
Qualche esempio di gioco disordinato? L’action art ispirata a Jackson Pollock, ad esempio, ma anche i dipinti con le spezie, i giochi sensoriali, la pasta di sale profumata...