Una poesia bellissima di una mamma

Lunedì, 07 Agosto 2017 13:39

Pubblicata sul sito Moments a Day, questa bellissima e delicata poesia è stata scritta da Chelsea Lea Smith. Di cosa parla? Di ciò che è importante.

Una poesia bellissima di una mamma: le parole stupende di Chelsea Lea Smith per i figli

Cos'è che è quindi importante? Di certo non i piatti da lavare. Non la lista della spesa. Non le faccende di casa, il lavoro, i compiti, le cose da fare... L'importante sono sempre loro, i nostri figli, che non staranno per sempre con noi, e che crescono davvero, davvero in fretta. E questa poesia (che nella lingua originale è in rima; noi ne traduciamo il succo) è dedicata a loro:

 

La cucina può aspettare, mio caro figlio,

so che sono stata impegnata, ma ora ho fatto.

Il pane è nel forno, la zuppa è stata fatta,

due delle cose che c'erano oggi sulla mia lista.

Ora la cucina può aspettare, e i piatti pure,

perché tu sei più importante, e ti giuro che è vero.

C'è molto da fare, lo capirai quando sei più grande

quanto sia pesante il peso del mondo sulle tue spalle.

Ma la cucina può aspettare, mio piccolo tesoro,

nell'ultimo periodo mi sono preoccupata, ma in modo che possiamo mangiare.

Preferirei spendere il mio tempo con te,

guardarti negli occhi mentre tu guardi nei miei.

Quindi la cucina può aspettare, mio caro ragazzo,

sei stato paziente, quindi troviamo un giocattolo per te.

Amo come nell'ultimo periodo tu abbia iniziato a giocare,

il tuo sorriso e le tue chiacchiere illuminano la mia giornata.

Sì, la cucina può aspettare, e anche la stufa,

il disordine ci sarà sempre, ma tu no, e lo so.

I giorni e i mesi stanno volando così velocemente,

voglio godermeli mentre durano.

La cucina può aspettare, mio piccolo uomo,

stai crescendo più veloce che puoi.

Lasciamo le pentole, i piatti e la padella

per abbracciare questo momento finché ancora possiamo.

Portare i bambini al museo è un’abitudine buonissima: se infatti sin da piccoli gli si fa prendere confidenza con questo ambiente, da grandi la considereranno un’attività normale, stimolante e preziosa. Il museo è quindi un luogo importantissimo nel quale portare i bambini: che sia d’arte, di scienza, di storia, di storia naturale o interattivo, esso è un potente stimolo all’imparare.

Il nostro consiglio è quindi quello di trovare sempre del tempo per portare nei musei! L’importante è, soprattutto all’inizio, rendere stimolante l’attività, pensando sempre a noi stessi ma anche e soprattutto ai bambini. Come? Ecco i nostri spunti.

Portare i bambini nei musei, rendiamolo divertente: come far sì che le visite a gallerie e musei risultino stimolanti anche per i nostri figli

1) Innanzitutto, scegliamo, almeno inizialmente, musei dedicati ai più piccoli. Ce ne sono tantissimi in Italia (ad esempio il Muba a Milano, Explora a Roma, il Bimpa a Palermo...), e una visita è sempre una buona idea, perché organizzano sempre mostre interessantissime per i bambini ma soprattutto laboratori dedicati a creatività o scienza. Ci sono poi mostre dedicate proprio a loro, anche nei musei classici, come quelle sui giocattoli oppure su determinati argomenti di loro gradimento. Dopodiché sarà molto più semplice passare ai musei “per grandi”, in quanto i bambini avranno preso confidenza con il luogo.

2) Andando per musei, è sempre bene fare attenzione ai bisogni del bambino, e non ai nostri. Certo che noi staremmo anche 3 ore in un museo o in una galleria, ma almeno i primi tempi è probabile che i bambini si stufino. Programmiamo quindi visite più brevi del solito (che man mano allungheremo, ogni volta di più). In questo modo i bambini avranno il tempo di interessarsi alla mostra e usciranno soddisfatti e ancora incuriositi, piuttosto che stanchi, sfibrati e non più interessati.

3) Scegliamo mostre temporanee, ma anche permanenti, di artisti emergenti ma anche di opere d’arte-capolavoro, e cerchiamo sempre di interessare i bambini attraverso storie cucite su di loro. In questo senso ci vengono in aiuto anche molti libri, da leggere prima della mostra oppure durante, insieme a loro. Ad esempio? La linea “Guarda che artista” di Patricia Geis (con Van Gogh, Picasso, Matisse, Calder ...), oppure “Monna Lisa”, “Magritte, questo non è un libro”, “Bambini nel quadro", “La cameretta di Van Gogh”...

4) Possiamo anche decidere di trasformare la visita in un’avventura giocosa: prepariamo una sorta di caccia al tesoro: stiliamo insieme ai bambini una lista di oggetti ed elementi, stampiamola (o scriviamola) e portiamola con noi al museo. I bambini osserveranno i quadri e spunteranno sulla lista quanti più elementi troveranno raffigurati, e vincerà chi ne troverà di più! La cosa si farà ancora più divertente se la mostra sarà dedicata ad un artista astratto: lì la creatività partirà a mille!

5) Facciamogli portare con loro degli album e delle matite: potranno ricreare a loro modo i quadri visti, oppure gli esperimenti a cui hanno assistito, oppure gli animali e i dinosauri che hanno visto ricreati, sentendosi ancora più coinvolti e traendo i benefici cognitivi della copia dal vero (in maniera super impressionista!). Oppure potranno descrivere con brevi testi ciò che le opere suscitano nella loro mente e le sensazioni che provano di fronte ai quadri, alle sculture o alle installazioni.

6) Informiamoci insieme prima sulla mostra che visiteremo. Una volta al museo, incoraggiamo quindi i bambini a spiegare con loro parole agli altri ciò che stiamo vedendo: la vita dell’artista, il quadro che c’è di fronte agli occhi (in questo caso anche descrivendolo al momento, incoraggiando così l’espressività), il significato delle opere, le caratteristiche degli animali... Lasciamo insomma che ci facciano da guide!

7) Non disdegniamo le attività proposte per i bambini: quasi tutti i musei organizzano giochi, visite o esplorazioni apposta per loro, e sono davvero carine!

8) Facciamo attenzione al loro interesse: fermiamoci dove loro si soffermano, cercando di approfondire; seguiamo il loro percorso; e lasciamo che si “perdano” e che si lasciano affascinare da tutto ciò che acchiappa la loro attenzione, anche dai luoghi meno “culturali”, come ad esempio il gift-shop del museo!

 

Con un estrattore come Estraggo in casa possiamo prepararci il gelato quando vogliamo. Soprattutto, il gelato che otterremo sarà assolutamente e completamente naturale.
Quando sono di stagione, le more sono un ingrediente perfetto per un gusto stravagante!

Gelato alle more: la ricetta per realizzare in casa con l'estrattore un gelato al gusto mora

 

 

Cocco, cocco, cocco! Estate chiama cocco, e noi rispondiamo con questa torta coccosa dal sapore avvolgente e dalle sfumature esotiche. Semplicissima, è ottima sia a colazione che per merenda.

Torta coccosa: una ricetta veloce per una torta saporita, nutriente e davvero, davvero estiva

 

Un dolce estivo semplicissimo da realizzare, che verrà divorato in un attimo! Ecco le nostre palline di cocco, piccoli dolcetti per merenda o per dessert che combinano la freschezza del cocco con il sapore della ricotta e la sfiziosità dei pistacchi.

Palline dolci di cocco: la ricetta per le palline dolci a base di cocco e pistacchi, perfette per l'estate

 

 

Queste polpette? Strepitose! Sono buonissime, leggere, e ci permettono di fare mangiare ai bambini (e a tutta la famiglia!) le melanzane. La forma-polpetta è sempre comoda per le mamme e gradita dai bambini!

Polpette di melanzane strepitose: la ricetta delle nostre polpette di melanzane leggere e gustose

 

 

I bambini e l’apprendimento delle lingue

Giovedì, 03 Agosto 2017 09:15

In una società come la nostra è ormai impossibile conoscere solo una lingua. Per vivere al meglio nel mondo, conoscere almeno l’inglese, oltre alla propria lingua madre, è un requisito fondamentale. Ma non solo a livello sociale: conoscere un’altra lingua fin da piccoli fa sì che i bambini sviluppino competenze uniche, importantissime, date proprio dallo sforzo che compiono durante i primi anni di vita per imparare ad esprimersi in due modi differenti. Insomma: ci sono solo benefici, e non è un falso mito!

I bambini e l’apprendimento delle lingue: i benefici, le difficoltà e i modi migliori per insegnare ai bambini una seconda lingua sin dall’infanzia

Partiamo da un fatto: imparare per i bambini significa vivere qualcosa sulla propria pelle. Significa farne esperienza concretamente. Significa immergersi nell’argomento. Lasciamo quindi da parte il vecchio metodo di insegnamento, quello che appioppavano a noi e che probabilmente alcune scuole ancora mantengono, e cioè quello delle schede da riempire, della grammatica pura sui quaderni e del ripetere paroline singole.

I bambini, almeno fino agli otto anni (ma anche un pochino dopo), imparano prevalentemente dall’esperienza, dalle sensazioni, e non attraverso le astrazioni (perché, sì, i compitini scritti sono astrazioni). L’esperienza con i sensi è fondamentale quando imparano qualcosa, ancor più se parliamo di una seconda lingua.

Chiedete a chiunque abbia fatto un’esperienza all’estero: in pochissime settimane si impara molto di più di tutto quello che si è imparato in 10 anni a scuola. Ecco perché le esperienze studio all’estero, come quelle proposte da vari tour operator specializzati nel settore ragazzi, sono una buonissima cosa. Ce ne sono alcuni, come ad esempio MLA - Move Language Ahead che non si concentrano unicamente sui ragazzi adolescenti, ma che propongono viaggi già da “bambini”, dai 7 ai 14 anni, , un’età perfetta per rafforzare le competenze linguistiche vivendo sulla propria pelle il nuovo idioma, parlandolo con persone madrelingua che rendono l’esperienza divertente e costruttiva.

Prima si comincia, insomma, meglio è. Soprattutto con l’esperienza diretta. Chi sceglie di parlare in casa sin da subito due lingue, o chi opta per i suoi bambini per delle vacanze studio sin da piccoli (ce ne sono anche in Italia, sempre in lingua inglese ma più vicini a casa!), quindi, non si lasci scoraggiare dalle false credenze o dai consigli non richiesti: ci sarà sempre qualcuno che criticherà la scelta.

Perché? Perché qualcuno crede che imparare due lingue confonda il bambino, che si troverà così a parlare un mix errato di idiomi. In realtà è falsissimo: la confusione, se c’è, scompare verso i quattro anni. Ma questa confusione è la stessa che ha anche un bambino mono-lingua, che per rafforzare i concetti utilizza parole inventate. Nel momento in cui i bambini hanno tutti gli strumenti per comunicare, anche le loro frasi divengono corrette. Inoltre oltre alla confusione che in realtà non c’è, il bambino acquisirà addirittura una competenza in più: il saper distinguere i suoni definendoli e raggruppandoli in gruppi comuni, competenza che potrà sfruttare per imparare eventualmente un’altra lingua da grande.

Qualcun altro crede poi che non abbia senso, oppure sia difficile, parlare in casa due lingue o insegnarne una nuova al bambino se i genitori non sono madrelingua di quell’idioma. Certo, sarà un po’ più faticoso (per i genitori!) ma non lo sarà per il bambino, che la lingua la acquisirà alla stessa maniera. Basterà qualche supporto in più, come dei programmi TV dedicati oppure le vacanze studio di cui parlavamo, per rafforzare i concetti. Ma non è mai una cattiva idea!

E non sarà nemmeno mai troppo tardi: come dicevamo i bambini almeno fino agli 8 o 9 anni sono spugne (un luogo comune finalmente vero!), e imparano attraverso l’esperienza concreta. Ecco perché non dovreste rinunciare all’idea di cominciare a insegnare una lingua anche se non l’avete fatto nei loro primissimi anni di vita!

Scegliete delle valide vacanze studio in Italia o all’Estero, parlate una seconda lingua in casa, imparate insieme a guardare i film in lingua originale... Ma non lasciatevi frenare, e fatelo! Sarà un regalo per voi ma soprattutto per i bambini, che oltre alla seconda lingua acquisiranno competenze uniche: riconoscere i suoni, imparare direttamente, immergersi in nuove e diverse culture.

 

Una merenda alternativa? Le gelatine! Ma non pensate subito a quelle super chimiche, che di frutta non hanno nemmeno l'ombra (solo un colore - e pure troppo sgargiante!). Quelle che vi proponiamo oggi sono semplicissime e soprattutto super naturali, a base di frutta e agar agar al posto della classica gelatina. Una delizia, ve lo assicuriamo!

Gelatine di frutta con l'estrattore Estraggo Pro: la ricetta per gustose gelatine in bicchiere perfette per mangiare frutta a merenda in maniera differente

 

Proteine? Sì, grazie! Ma in maniera gustosa: lo smoothie a base di yogurt, banana, latte di mandorla e semi di chia è ciò che fa al caso nostro. Semplicissimo da preparare, delizioso da bere.

Smoothie proteico con semi di chia: come preparare il delizioso frullato dalla consistenza unica che unisce il gusto della banana alla salute dei semi di chia

 

Le varietà dei pomodori

Mercoledì, 02 Agosto 2017 13:55

Diciamo “pomodori”. Ma quali intendiamo? Eh sì, ne esistono davvero moltissimi. Ognuno con le sue proprietà, ognuno con le sue caratteristiche che lo rendono appetibile per l’una o per l’altra ricetta. Quali scegliere? Quelli che più ci piacciono! Ma qui ecco comunque una lista delle varietà di pomodori per capire una volta per tutte quali sono le differenze di forma, sapore e proprietà di ognuna. Ce ne sono centinaia, naturalmente: qui tratteremo le principali.

Le varietà dei pomodori: quali sono le diverse specie di pomodori e quali sono adatte alle varie ricette

Il cuore di bue

È molto comune e si riconosce per la sua grossa dimensione e per gli spicchi numerosi, oltre che per la forma che ricorda un cuore. Dolce e poco acido, è molto succoso ma allo stesso tempo farinoso. Viene coltivato soprattutto al Sud e in Abruzzo ed è perfetto per le insalate.

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San Marzano

Lungo e cilindrico, prende il nome dalla località italiana nella quale cresce. È molto ricco in licopene (carotenoide in grado di combattere l’invecchiamento della pelle e di proteggere il sistema cardiovascolare), questo pomodoro è polposo e gustoso ed è utilizzato soprattutto per le salse, proprio perché succoso e perché la sua buccia la si elimina facilmente. Anche crudo però è molto buono (e in questo modo si assimila meglio il licopene!) ed è quindi ottimo in insalata, su bruschette o per fresche capresi.

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Costoluto genovese

Simile al cuore di bue, da esso si differenzia per la forma, sì costoluta (quindi ricca di spicchi), ma più tondeggiante. Saporitissimo, anche lui è buonissimo a crudo, per insalate o bruschette.

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Ciliegino

Li troviamo a grappolo e sono riconoscibili per la loro piccola dimensione (sono più piccoli di una pallina da ping pong) e per la forma perfettamente rotonda. Il Pachino, coltivato in Sicilia, è una varietà di questa specie. Sono buonissimi crudi, ma anche schiacciati e cotti in padella per fare sughi leggeri ma saporiti, dolci e pungenti allo stesso tempo.

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Datterino

Piccoli quanto i ciliegino, i datterini hanno una forma più allungata. Sono particolarmente dolci, ancora più dei ciliegino, e si prestano un po’ a tutte le preparazioni, soprattutto a crudo. Buonissimo sono ad esempio sulle bruschette. Tuttavia anche i sughi di datterini sono ottimi e inconfondibili, spesso più saporiti di quelli realizzati con i pomodori “grandi”.

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Insalataro

Abbastanza grande (più dei ciliegino ma meno dei cuori di bue), il pomodoro insalataro prende il suo nome dal suo impiego più comune, e cioè quello di accompagnamento all’insalata. È un pomodoro “classico”, tondo, con un torsolo pronunciato e un sapore meno deciso degli altri.

Piennolo del Vesuvio

Di dimensione piccola, si piazza tra il ciliegino e il datterino, poiché è tra l’allungato e il tondo e ha una parte peduncolare pronunciata. Ha un colore rosso vivo e un sapore molto intenso. Sono molto zuccherini, e questa caratteristica (insieme alla presenza di acidi e solidi solubili) fa sì che sia a lunga conservazione naturalmente, senza che le sue proprietà benefiche subiscano alterazioni. Come i suoi piccoli simili, è ottimo sia a crudo sia in padella per sughi non corposi ma saporitissimi.

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Sara

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Cecilia

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