Nella pancia della mamma un bambino se la passa decisamente bene: amore, contenimento, calore, movimento e nutrimento. Che cosa si può volere di più dalla vita?  Una volta usciti nel "grande freddo", l'amore rimane; ma tutto il resto? Come possiamo sostenere attivamente questo cambiamento? Ce lo spiega Licia Negri, autrice del libro Lasciati Abbracciare, edito da Mental Fitness Publishing. 

"Normalmente, il primo mezzo di trasporto utilizzato, da un secolo e mezzo a questa parte, appena usciti dall'ospedale è la carrozzina. Tutti si sono dimenticati che ne esiste uno migliore: la mamma. Come possono solo una carrozzina e un lettino, anche se con i più teneri pupazzetti del mondo, far rivivere al neonato quelle condizioni che conosceva nel ventre materno e che così tanto lo rassicurano?
È inevitabile che quel tenero frugoletto inizi giustamente a imprecare, alla sua maniera.
Non ricordiamo chiaramente quei momenti, ma osservando la disperazione dei bebè in certe situazioni dovremmo forse farci delle domande.
Quando mi veniva suggerito di far piangere il mio bambino ("così si allar- gano i polmoni"), di dargli delle regole per mangiare ("avrà tempo per questo se vorrà fare il militare, no?") e di lasciarlo solo nella sua stanza a disperarsi ("altrimenti lo vizi!"), mi sono sempre chiesta: MA PERCHÉ?
Ai tempi, pur avendo studiato molto sulla maternità, avevo un'intima insicurezza e non sapevo che cosa fosse "giusto" o "sbagliato".
A un certo punto mi sono data una risposta: PERCHÉ NO! E ho iniziato ad ascoltare semplicemente il mio istinto. Consapevole che avrei commesso molti errori (chi non ne fa), ma almeno avrei sperimentato quello che il mio cuore mi portava a fare. Lo ammetto, fa molto Susanna Tamaro, ma rende l'idea.
Ho cercato, quindi, di non soffocare ciò che sentivo e di dare retta alle mie intime sensazioni: attraverso di me e il più possibile a contatto con il mio corpo — anziché solo —, il mio bambino avrebbe potuto scoprire il mondo sereno e sicuro.
E così ho iniziato a portare mio figlio pochi giorni dopo la sua nascita. Mi sembrava il modo più naturale per accompagnarlo dolcemente dalla pancia al mondo.

"È di fondamentale importanza per i genitori della specie uma- na comprendere appieno ciò che l'immaturità dei propri neonati significa: che il bambino continua il suo periodo gestazionale anche una volta nato. [...]
Attraverso il contatto corporeo con la madre, il bambino stabilisce i primi contatti con il mondo, e questi lo coinvolgono in una dimensione nuova di esperienza, l'esperienza del mondo degli altri. Questo contatto corporeo è fonte prima di benessere, sicurezza, calore e predispone sempre più a esperienze nuove" Ashley Montagu, antropologo.
Anche Maria Blois, autrice del libro Babywearing5 lo dice a chiare lettere: "Il babywearing permette di prolungare il periodo gestazionale, fornendo al bambino la possibilità di un ottimale sviluppo del cervello e del sistema nervoso".

Molti altri ricercatori definiscono il portare i bambini e altre abitudini atte a "richiamare" condizioni prenatali con un'espressione: "utero di transizione", cioè un luogo dove continuare quello sviluppo che alla nascita ci presenta al mondo tutti "prematuri".
Grazia De Fiore, autrice del libro Portare i bambini6, ci ricorda che l'essere umano "come specie è molto immaturo alla nascita. Il volume del suo cervello rappresenta il 25% del volume che raggiungerà nell'età adulta, contro, ad esempio, il 45% negli scimpanzé e la percentuale è maggiore negli altri mammiferi".
Insomma, alla nascita l'homo non è poi così "sapiens" come si pensa! E se è vero, come riportano autorevoli neuroscienziati, che il cervello di un neonato accresce di circa tre volte la sua dimensione nel primo anno, non possiamo negare che gli stimoli e le esperienze vissute proprio in questo primo periodo di vita siano di fondamentale importanza per lui."

Licia Negri, Il neonato e i suoi segreti, Mental Fitness Publishing

Linea Mandorla Weleda: una delizia

Mercoledì, 10 Giugno 2015 10:46

Con piacere ho ricevuto da Weleda, azienda di cosmesi naturale con standard di qualità altissimi, la crema corpo e il bagnoschiuma della nuova Linea Mandrola Bio Weleda. 

Sono prodotti davvero ottimi che hanno conquistato non solo me ma anche mio figlio Tommaso che tendenzialmente odia le creme: ha una pelle estremamente sensibile tendente all'atopico per cui la maggior parte delle creme in commercio non le vuole neanche vedere. Parla di questi prodotti come "delicati" e in effetti lo sono (ormai è diventato un tester professionista con una proprietà di linguaggio notevole). 

Ma iniziamo con ordine: perchè il mandorlo? Ce lo spiega Weleda nella sezione dedicata alla linea Mandorla Bio. 

"Il mandorlo è una pianta con un passato molto affascinante e caratterizzato da una storia veramente antica: la sua coltivazione, infatti, risale a più di 4000 anni fa.

Si può considerare il mandorlo come simbolo di nascita e rinascita: è il primo albero a sbocciare in primavera e a donare la prima manifestazione del risveglio della natura. In molte culture la mandorla simboleggia l'essenza della spiritualità nascosta, il segreto, il mistero che si conquista solo rompendo il guscio coriaceo.

Il suo guscio infatti da una parte è sufficientemente resistente agli stimoli esterni ed in questo modo riesce a preservare ed a non sovraccaricare il suo nucleo interno; dall'altra parte è abbastanza poroso consentendo così il perfetto adempimento dei processi metabolici che avvengono all'interno.
Sono proprio queste peculiarità a rendere la mandorla perfetta per le esigenze della pelle sensibile, ovvero uno strato esterno sano che la protegga dagli stimoli esterni e al contempo le permetta di svolgere internamente tutte le sue funzioni.

Ma cosa vuol dire avere la pelle sensibile?

Non esiste una chiara definizione di "pelle sensibile": in generale la pelle è lo specchio del nostro essere ed esamina e filtra l'ambiente che ci circonda, reagendo agli stimoli esterni ma anche quelli interni. Se questa reazione avviene però in modo smisurato allora ecco manifestarsi, anche in modo temporaneo, la pelle sensibile. Essa quindi non è altro che una manifestazione di un'emotività particolarmente consapevole e reattiva nei confronti di stimoli esterni. Gli strati superficiali della pelle sensibile sono porosi, quindi più facilmente penetrabili: proprio per questo l'olio di mandorle è ideale per il trattamento della pelle sensibile.

Di che cosa ha bisogno?
• Di un aiuto per capire quando è utile agire da barriera o quando, invece, è il momento di aprirsi liberamente, come un limpido canale di scambio.
• Di un sostegno delle sue funzioni barriera.
• Di una "guida" che la riporti al suo equilibrio naturale."

Ecco allora i due prodotti che ho personalmente testato e che non posso che consigliarvi (oltre ai benefici il profumino è stupendo!):

Mandorla doccia cremosa

La formula specifica per la pelle sensibile deterge in tutta dolcezza. Possiede un valore pH simile a quello della pelle, restituisce lipidi e aiuta a regolare l'idratazione cutanea. Delicato profumo di mandorle dolci. Efficacia e tollerabilità dermatologica testate clinicamente. Privo di conservanti, coloranti o profumazioni di sintesi. Non contiene oli minerali.

 

Mandorla crema fluida sensitive

La crema per il corpo dal delicato profumo di mandorle dolci si prende cura della pelle che tende a irritazioni, e aiuta ad attenuare arrossamenti. La formulazione a base di olio di mandorle bio ha un valore pH simile a quello della pelle. Di facile assorbimento, dona profonda idratazione, attenua irritazioni, rafforza la protezione cutanea e lascia la pelle piacevolmente setosa.

Giulia Mandrino

 

Relazioni di felicità quotidiana

Mercoledì, 10 Giugno 2015 09:43

Oggi voglio condividere con voi un pensiero e di conseguenza delle azioni che mi stanno portando tantissimi benefici e gioia. Ed è il non giudizio. E non è semplice, perchè come tutte le cose parte dal nostro interno, dal profondo e richiede un grande cambiamento. Significa non giudicare noi stessi prima di tutto, non giudicare gli altri, ma ancor prima significa ricercare attivamente la felicità e comprendere che il fine ultimo della nostra vita è essere felici, qui ed ora: questo vuol dire impegnarsi per costruire gioia, elemento che non sta nell'eccesso ma nell'equilibrio. Perchè essere felici vuol dire essere felici adesso, in questo momento mentre sto scrivendo questo articolo.

State pensando che se non si deve pensare al domani allora perchè lavorare, perchè non uscire e spendere tutti i soldi che abbiamo fino all'ultimo centesimo? Perchè nel qui e nell'ora sono felice di consumare il pezzettino del mio budget mensile a disposizione e sono altresì felice di lavorare costruendo il mio budget per me e la mia famiglia (oltre al fatto di essere estremamente fortunata nel poter fare questo lavoro!!!).

In questo percorso mi sto rendendo conto che ho eliminato dalla mia vita snob e presuntuosi perchè non voglio più avere in alcun modo a che fare con la categoria di persone che ha bisogno di rompere le palle al prossimo per dire cosa è giusto, vero, corretto. Sono persone che non stanno bene con se stesse e non ce la fanno proprio a non rompere le palle non solo al prossimo ma al mondo intero.

In compenso ho scoperto la gioia di avere a che fare con persone tendenzialmente ignoranti nel senso che ignorano un sacco di cose ma che sono sane e felici: mangiano in maniera assurda e hanno idee pedagogiche inesistenti ma stanno bene, sono solide, serene e i loro figli sono solidi, sereni, equilibrati. Passiamo grandi pomeriggi a parlare alla fine del nulla, non c'è un barlume di cultura neanche a pagare: ma a fine giornata sono felice, sto bene. Si sta bene spesso (non sempre di certo) a parlare del qui e dell'ora, di cosa si fa da mangiare la sera e di cosa si pensa di fare in estate quando i bambini sono a casa da scuola. Non c'è giudizio, non c'è performance: c'è solo accoglienza di pensiero e di anima.

Sempre più vedo intorno a me persone che vogliono cambiare il mondo con la rabbia, con lo snobbismo, con la voglia di insegnare agli altri le cose. E sopratutto lamentandosi continuamente delle azioni altrui. E anche io sono stata così: ma questa esigenza, almeno nel mio caso, nasceva dal disequilibrio e dalla rabbia, emozione che tantissimi di noi hanno e che nella stragrande maggioranza dei casi siamo inconsapevoli di portarci appresso. In realtà nessuno deve insegnare niente a nessun altro: ci sono persone che hanno il piacere di dare e di ricevere. Tutto qui. Ma per dare davvero bisogna prima non giudicare e stare bene con se stessi, accettando profondamente la vita in tutte le sue sfumature. Quindi davvero il mio consiglio è di eliminare dalla vostra vita il più possibile persone che volenti o nolenti vivono costantemente arrabbiati, giudicanti e che devono in ogni modo predicare. Perchè la felicità è qui, basta vederla. Basta proteggerla. 
Auguro questo a tutti voi. Io ho deciso di provarci e di costruire secondo per secondo la mia felicità e quella dei miei figli.

Giulia Mandrino

Il gusto dolce fa parte delle gioie della vita e non credo assolutamente sia giusto rinunciarci: è importante però comprenere che non tutti i dolcificanti sono benefici per il nostro organismo, anzi, alcuni sono davvero dannosi, in particolare per i bambini. Vediamo quindi insieme cosa possimo usare e cosa evitare in un articolo tratto dal mio libro The Family Food, edito da Mental Fitness Publishing. 

Zucchero di canna integrale

Mentre lo zucchero bianco è derivato dalla barbabietola da zucchero, quello di canna integrale (sottolineamo integrale perché quello classico che si trova nei bar ha subito comunque raffinazioni importanti e ha lo stesso impatto metabolico di quello bianco) è meno dannoso in quanto contiene una minor quantità di saccarosio e alcune vitamine e minerali.

Sciroppo d'acero

Deriva dalla bollitura della linfa dell'acero da zucchero, raccolto principalmente in Canada all'inizio della primavera. È un remineralizzante (contiene numerose vitamine e minerali) e un antiossidante. Ha elevati poteri emollienti per la mucosa intestinale, quindi è ottimo in caso di gastrite e colite. È possibile utilizzarlo sia per dolcificare le bevande sia per fare torte e biscotti.

Malto

Deriva dalla tradizione macrobiotica ma si sta diffondendo sempre più come sostituto del miele: ne troviamo di diversi tipi, a secondo del cereale da cui deriva (mais, grano, riso, orzo). È un tonificante del sistema nervoso e un alimento altamente nutriente per tutto l'organismo. Ottimo da spalmare la mattina sulle fette biscottate o sul pane in cassetta (integrale) tostato; può essere cotto e rende soffici biscotti e torte.

Succo d'agave

Viene utilizzato fin dall'epoca azteca, lo sciroppo d'acero è un liquido dolce estratto da una pianta grassa messicana. In realtà tra le nostre proposte è quella che deve essere utilizzata meno in quanto non sono ancora molto chiari i possibili effetti collaterali di questo dolcificante: quello che al momento viene messo in discussione è il processo di estrazione industriale e la quantità di fruttosio presente in esso.

Stevia

È una pianta che potete coltivare nel vostro balcone come altre erbe aromatiche. Ha un grande potere dolcificante ed è ricca di vitamine e minerali. La troviamo anche al supermercato sotto forma di cristalli: scegliete quella bio, che non è stata sottoposta a processi di raffinazione nocivi per il nostro organismo.

Amasake

Si ottiene dalla fermentazione di un tipo specifico di riso, chiamato "riso dolce" o "mochi rise", unito a fungo koji, sake e shochu (un distillato di orzo, riso e patate). Si presenta come un liquido denso e gelatinoso dal gusto dolce. È un dolcificante molto interessante perché è povero di grassi e ricco di vitamine del gruppo B, maltosio, destrine, sali minerali e fibre.

Melassa

È un liquido bruno che si estrae dal processo di centrifugazione dello zucchero. Ha un apporto calorico inferiore di circa il 30-40% rispetto allo zucchero bianco; contiene sali minerali e vitamine del gruppo B.

Succo di mela

È un dolcificante che potremmo preparare in casa, facendo bollire le mele e filtrando l'acqua della cottura. Utilizziamolo per torte e biscotti. In alternativa lo troviamo al supermercato: verifichiamo che nell'etichetta risulti totalmente privo di zuccheri, quindi tra gli ingredienti figuri solo un 100% di succo di mela.

 

DA EVITARE: 

Zucchero bianco

"Per capire perché dovremmo evitare lo zucchero bianco basta chiedersi 'come mai lo zucchero è così candidamente bianco?' Perché viene sbiancato e lavorato con calce, acido solforoso e carbone, infine viene colorato con coloranti spesso cancerogeni tra cui catrame. Questo dolcificante provoca iperfermentazione intestinale, carenze di vitamine del groppo B e agisce direttamente su alcuni ormoni del nostro corpo tra cui l'adrenalina". Quindi dimentichiamoci "con un poco di zucchero e la pillola va giù", o almeno utilizziamo un dolcificante naturale. Per approfondire leggi il nostro articolo sui danni dello zucchero bianco in adulti e bambini

Zucchero di canna

Come abbiamo specificato parlando dello zucchero di canna integrale lo zucchero di canna comune, quello in cristalli è nocivo tanto quanto quello bianco. Ad esso dobbiamo preferire lo zucchero integrale di canna.

Aspartame

Quasi tutti lo sappiamo ma è meglio ricordarlo: non utilizziamolo assolutamente. Anche la FDA, Food and Drug Administration, ha dichiarato che questo alimento è altamente neurotossico e probabilmente collegabile all'insorgenza di patologie come un tipo di tumore al cervello. Facciamo attenzione non solo a non assumerlo nelle classiche compressine, ma anche nelle gomme da masticare e in tutti i prodotti dietetici.

tratto da Mandrino-Alfieri, The family food, ricette naturali per famiglie incasinate, edito da Mental Fitness Publishing

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

 

Molto spesso si confonde il rispetto per il bambino con il "fai un po' quel che vuoi", con quello che i media definiscono il Bambino Tiranno: il termine fa sicuramente una grande audience ma lo ritengo un concetto molto generalista e come tale fuorviante e dannoso per noi mamme. 

Non sono una pedagogista ma in questi anni ho avuto modo di leggere e informarmi davvero tanto sulle tematiche pedagogiche, che ho toccato solo in parte durante gli studi universitari in sociologia. Premesse a parte vi racconto come io interpreto uno stile genitoriale consapevole: per genitorialità naturale io intendo un approccio all'educazione del proprio figlio basata sulla consapevolezza, consapevolezza dei bisogni fisiologici del bambino ma anche consapevolezza dei bisogni fisiologici di noi genitori.

Significa interrogarsi e spesso mettersi in discussione senza perdere mai fiducia nelle proprie risorse innate e istintuali di mamme e papà.

Significa guardare la propria infanzia e ritornare bambini per capire come possiamo migliorarci rispetto a nostri genitori (evitando situazioni che ci hanno ferito e magari destabilizzato) e cosa invece riteniamo utile riproporre.

Significa fare bene mente locale per non confondere il fine con il mezzo, quindi mettere al primo posto le relazioni che contano: per cui quando guardiamo la nostra casa in disordine perchè non siamo riuscite a terminare i lavori possiamo accogliere la sensazione di frustrazione e a volte di rabbia, perchè a noi giustamente farebbe tanto piacere vedere il nostro nido pulito e accogliente. Possiamo abbandonarci alla tristezza e magari sfogarci sui nostri figli: altrimenti possiamo sederci con loro sul divano e abbracciarli forte, perchè avremmo tutta la vita per pulire una casa senza di loro. 

Significa fermarsi, ascoltare e guardare i nostri figli negli occhi, non solo correre da una parte all'altra con una lista di obiettivi da raggiungere: cerco almeno 5 minuti ogni ora di fermarmi, svuotare la mente e dedicarmi a loro, ascoltandoli profondamente e guardandoli negli occhi. Con i miei figli questo accorgimento fa miracoli. E' però essenziale che svuoti davvero la mia mente per dedicarmi 100% a loro.  

Significa non pretendere che un bambino di un anno costruisca le torri e metta in ordine la stanza da solo, perchè in quella fase della sua vita lui tira fuori e distrugge, perchè in quella fase è giusto che faccia proprio quello. Così come è giusto che mangi con le mani.

Significa non lasciar piangere un neonato, perchè un neonato non ha vizi ma bisogni fisiologici, e il contatto è uno di questi. Accogliamo il nostro bisogno di avere qualche spazio per noi e cerchiamo con l'aiuto di nostro marito, parenti e amici di costruire attivamente momenti per noi senza lasciar piangere nostro figlio, ancor peggio di notte.

Significa evitare di dire "non hai voglia di studiare", "non sei bravo a disegnare", "sei capriccioso", perchè nell'infanzia un bambino crede davvero a ciò che dicono i suoi genitori, per cui se loro affermano che "non ha voglia di studiare" lui dirà a se stesso che non ha voglia di studiare. E magari basterebbe solo fermarsi un attimo e fare pace con le proprie esigenze di rivalsa nei confronti del mondo e rivalutare il tutto; basterebbe accettare un 6 anche se sappiamo che nostro figlio potrebbe arrivare al 10. Significa comprendere che è controproducente dire " tu sei", perchè il bambino in quella frase si rispecchia ed entra in quei vestiti, si appiccica addosso quell'etichetta. 

Significa chiedere scusa, perchè nella vita si sbaglia, e anche noi genitori lo facciamo. Ed è giusto chiedere scusa. 

Significa dare loro tempo per imparare a fare le cose, per cui si cerca di dare loro le chiavi per aprire la porta e attendere che loro la aprano. 

E a volte succede anche di piangere e di pensare di aver sbagliato tutto, si, perchè anche questo fa parte del gioco. Ed è in questi momenti che se ci si ferma con la voglia di comprendere il motivo di tale caos e di mettersi in discussione si fa un grande passo avanti e si acquistano nuove certezze e competenze. 

E a volte non si riesce a mettere in pratica tutto: ma anche questo fa parte del gioco. 

 

E ora vediamo cosa NON SIGNIFICA essere a mio modo dei genitori che abbracciano uno stile genitoriale consapevole: 

Non significa far fare ai bambini tutto quello che vogliono, quando e come lo vogliono, perchè i bambini hanno disperatamente bisogno di confini esattamente come hanno bisogno di essere presi in braccio quando piangono. 

Non significa lavarsi le mani delle loro azioni perchè questa è una gran comodità più che educazione attraverso la consapevolezza, ammettiamolo. 

Quindi se un bambino di due anni è nella fase in cui vuole lanciare tutto contro il muro non lo lasceremo scagliare il telecomando contro la tv dicendo "è solo un bambino" ma accoglieremo il suo bisogno e gli proporremo di giocare a lanciare la palla di spugna e altri oggetti morbidi contro l'armadio per esempio. 

Se un bambino di 3 anni ha il bisogno di giocare con l'acqua non lo lasceremo allagare il bagno come e quando vuole, ma magari lo metteremo in giardino o sul balcone a travasare acqua da una baccinella a un'altra, oppure in uno sgabello vicino al lavandino, magari con un po' di schiuma.

Significa che la tv si guarda solo in un determinato momento, non come babysitter; perchè si possono proporre giochi altrettanto stimolanti se possiamo accettare di vedere la nostra casa un po' sporca per qualche ora. 

Significa dire dei "no" spiegandone il motivo, perchè i "no" davvero sono utili per loro: in quei momenti loro impareranno a gestire la frustrazione dell'impedimento, e noi saremo con loro nell'accoglierla e nel dare dei confini a questa. Perchè non è accettabile che un bambino arrabbiato sfoghi fisicamente su cose o persone la propria rabbia come spesso vedo: questo succede a mio modo di vedere perchè ha intorno a sè genitori che lo permettono, che magari si fermano due minuti guardandolo negli occhi e dicendo "no amore non si fa" come hanno letto nel libro "x", utilizzando però il tono che io uso per chiedere a mio marito di portarmi il bagnoschiuma nella doccia se l'ho dimenticato, e poi dopo due minuti tutto è tornato come prima. 

Questo non vuol dire alzare le mani, perchè davvero basta dedicare tempo quando si verificano tensioni: possiamo far sedere il bambino su una sedia vicino a noi "per far riposare le mani" invece che dire "sei in punizione", significa comunicargli quanto si è arrabbiati e amareggiati per quel comportamento (non perchè lui è cattivo ma perchè il comportamento è stato negativo, c'è una gran differenza tra il primo e il secondo). Significa secondo me anche non aver voglia di giocare con lui perchè si è arrabbiati. Credo sia importante che i bambini apprendano da noi adulti tramite imitazione le modalità da utilizzare in caso di frustrazione e rabbia: cosa fanno mamma e papà quando sono arrabbiati? 

Vuol dire secondo me pretendere che il bambino stia a tavola finchè non ha finito di mangiare, poi quando ha terminato può scendere, consapevole che non mangerà poi alle 11 di sera però. Allo stesso tempo credo non sia giusto chiedere a bambini piccoli di stare seduti ore al ristorante, perchè davvero è qualcosa di insensato. 

In questi anni infatti mi sono resa conto che quando mi trovavo in situazioni in cui i bambini davano di matto e io con loro e provavo una grande sensazione di rabbia dovuta al senso di impotenza, il problema non erano i bambini, non ero io, ma era la situazione: quindi era la situazione che era sbagliata e non era adatta a noi. Ma una volta che acquisisco questa consapevolezza acetto più facilmente il momento di caos senza cercare presunte colpe, e se possibile cerco di evitare di ricacciarmi in quel guaio. 

Ma tutte queste sono solo mie idee di mamma. Scrivetemi le vostre qui sotto nei commenti: credo che lo scambio tra genitori sia qualcosa di fortemente potitivo. 

Giulia Mandrino

 

Le patatine fritte con il ketchup sono una cosa di cui non puoi privarti, insomma, va bene tutto, ma il ketchup non me lo togliete. Ho così iniziato a sperimentare diverse ricette con il mio Estraggo Pro così da creare una salsa che noi tutti adoriamo.

Ecco come preparare il ketchup: la ricetta per creare una deliziosa salsa di pomodoro sana e gustosa

Troviamo normalmente la curcuma sotto forma di spezia, quindi in polvere: in realtà la curcuma è una pianta dalla cui radice si ricava la polvere.

La curcuma ha proprietà:

- antitumorali

- antinfiammatorie

- antiossidanti

- antidolorifiche

- è ricca di potassio

- previene il diabete

Possiamo utilizzare la curcuma in numerose ricette come per esempio nei risotti, nella pasta, nei decotti, con le verdure e i legumi ma anche negli estratti: si perchè possiamo estrarre la curcuma con un estrattore, come faccio io con il mio Estraggo Pro. Ecco allora un ricetta per fare il pieno di antiossidanti con curcuma e rapa rossa, antinfiammatori con curcuma e zenzero e di vitamina C con il kiwi. Potete trovare la radice di curcuma nei negozi bio. 

Ecco allora la ricetta di mammapretaporter.it dell'estratto di curcuma e rapa rossa!

 

Il pensiero di mettermi a cucinare la sera in estate dopo 2 ore di giardinetti, bagnetto ai pupetti infangati da fare e 35 gradi di temperatura è davvero alienante. Ma da diversi anni ho un vasto repertorio di insalatine velocissime da sfoggiare che non richiedono l'accessione dei fuochi. Questa è stata la mia ultima scoperta e ne andiamo davvero pazzi! Vi propongo due varianti: la prima utilizza la feta, la seconda il tofu lasciato marinare del lime, a voi la scelta.

Ecco un'ottima ricetta facile e veloce da preparare: la ricetta dell'insalata di anguria, feta e menta di mammapretaporter.it

 

Giulia Mandrino

Quante volte abbiamo sentito dire: 'Mangia tutto, se no non ti do il giochino' oppure visto mamme cercare di far ingurgitare al proprio bimbo l'ennesimo cucchiaino di pappa avanzata, anche se il bimbo dimostra chiaramente di non volerne più! Si arriva addirittura ad inventarsi le strategie più innovative per far aprire la bocca al bimbo e coglierlo alla sprovvista riempiendogliela di pappa , che poi molto spesso il bimbo sputa ovunque mandando su tutte le furie la mamma che non è riuscita a raggiungere il suo scopo di far mangiare ancora il figlio e si ritrova tutto da pulire! Ma è proprio il caso di vivere così la nutrizione del nostro bambino? È veramente così importante per la sua crescita che mangi anche quando non ha più fame?

No, non lo è. I bambini sono in grado di avvertire lo stimolo della fame, sono in grado di autoregolarsi dal punto di vista fisiologico, non è messa in discussione la loro sopravvivenza e nemmeno la loro crescita sana ed equilibrata. Esistono bambini che mangiano veramente poco, ma comunque crescono regolarmente, anche se non raggiungono percentili alti.

'Ma mangerà abbastanza? Forse dovrei integrare la sua alimentazione con ricostituenti, integratori naturali, vitamine...'. Pur comprendendo la naturale preoccupazione materna di fronte ad un bambino che si alimenta poco, in ogni caso la forzatura ad assumere cibo che non si desidera può paradossalmente, portare al risultato opposto a quello voluto: si potrebbe creare nel bambino uno stato di malessere legato al cibo ed allontanarlo ulteriormente dalla piacevolezza legata al gusto. Cerchiamo di dominare le nostre ansie e di pensare che il nostro bambino crescerà comunque sano e forte... anche se mangia mezzo piatto di pappa. Fidiamoci della natura! Ha dato loro un istinto formidabile!

 

Dott.ssa Monica Contiero in The Family Food, Ricette naturali per famiglie incasinate, Mental Fitness Publishing

Qual è la posizione che previene il pianto?

Mercoledì, 03 Giugno 2015 08:27

Se seguite il mio blog credo che siate consapevoli che il neonato non pianga per fare dispetto alla sua mamma o perchè sia viziato, ma semplicemente perchè esprime un bisogno fisiologico che non viene appagato in quel momento oppure un disagio. Ma quali strumenti concreti abbiamo per limitare il pianto del nostro bambino? Lo svela Licia Negri, autrice di Lasciati Abbracciare, libro edito da Mental Fitness Publishing

"Vi propongo uno studio a cura di K. ed E. Christensson, T. Cabrera, K. Uvnas-Moberg, J. Winberg (1995, Department of Women and Child Health, Karolinska Hospital, Stoccolma). Questi ricercatori dai nomi impronunciabili hanno osservato e analizzato il pianto dei bambini appena nati e hanno cercato di comprendere le cause.

 

 

 

Questi i risultati:

i neonati riconoscono la separazione fisica dalla madre e reagiscono piangendo

▪ il pianto smette quando vengono riavvicinati alla mamma.

▪ Il pianto postnatale osservato potrebbe essere l'equivalente umano del "separation distress call", fenomeno che si osserva fra alcune specie di mammiferi e che ha la funzione di riportare in prossimità dei cuccioli la madre.

Lo studio fa pensare, concludono i ricercatori, che nella specie umana il pianto dei neonati non dipenda da esperienze vissute in precedenza, anzi potrebbe essere una reazione genetica alla separazione. I risultati sono compatibili con la convinzione che la posizione più adatta, dopo la nascita, di un neonato sano (nato a termine della gravidanza) sia a contatto con la madre."

Licia Negri in Lasciati abbracciare, Mental Fitness Publishing

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Sara

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Cecilia

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