Un tema sempre caro ai genitori è quello delle regole, spesso mi chiedono se darle, quando e soprattutto su cosa e come applicarle. Ma che cos’è una regola? Per rispondere almeno in parte a questa domanda dobbiamo fare una distinzione tra regole famigliari e regole sociali, le prime sono quelle regole che vengono create ed applicate in famiglia, le seconde invece sono quelle che ritroviamo nel tessuto sociale nel quale la famiglia ed i bambini sono immersi. Questa distinzione ci permette di capire che prima o poi il bambino si imbatterà in norme di comportamento che dovrà imparare a capire, seguire e crescendo anche a contestare. Il genitore ha quindi un ruolo fondamentale nell’introdurre il bambino nel contesto sociale d’appartenenza e questo passaggio, direi obbligato, passa anche attraverso l’interiorizzazione delle regole che vengono applicate in famiglia.
Ogni famiglia è diversa dalle altre e quindi anche le regole che vengono delineate sono diverse, non ci sono regole giuste o sbagliate ma solo regole che i membri della famiglia decidono e seguono. Le regole sono necessarie e sono una parte fondamentale della “cassetta degli attrezzi” di cui il genitore (con l’aiuto di tutti gli adulti di riferimento che il bambino avrà) dovrebbe dotare il bambino per aiutarlo ad affrontare il mondo esterno e la crescita; è necessario però che nella loro formulazione i genitori riflettano profondamente sui propri valori interni di riferimento, possiamo dire infatti che le regole non sono nient’altro che la definizione dello spazio di comportamento all’interno del quale i valori profondi si esprimono, ad esempio se per un genitore è fondamentale seguire il valore della cooperazione cercherà di insegnare al bambino il medesimo valore mettendo delle regole sulla condivisione dei giocattoli, sul prestito, sul giocare insieme.
E’ bene ricordare però che le regole senza l’esempio comportamentale da parte dei genitori non funzionano, se pensiamo che l’apprendimento del bambino passa principalmente attraverso il canale dell’imitazione è auspicabile che le regole non solo vengano dette, ricordate o scritte ma soprattutto applicate e seguite da tutti i membri della famiglia, verranno chiaramente fatte delle eccezioni e degli adeguamenti rispetto alla differenza tra adulto e bambino, alle varie fasi della crescita, agli equilibri che si creano ed ai cambiamenti famigliari, ma il valore di fondo sarà il contenuto più importante che il genitore vuole trasmettere attraverso la regola.
Il genitore deve guidare i propri figli non dandogli ordini o sottomettendoli alla propria volontà ma sostenendo i propri valori ed obiettivi con sufficiente integrità da farli sentire motivati a collaborare. Le regole sono uno degli strumenti principali che i genitori hanno disposizione per ricoprire il ruolo di guida, ed il modo più fertile per farlo non è imitare o seguire pedissequamente quello che i pedagogisti consigliano ma essere persone autentiche con i propri bisogni, gusti e limiti mantenendo però la piena consapevolezza del ruolo che si ricopre come genitore e come adulto di riferimento. In questo modo sarà possibile insegnare ai propri figli come acquistare sensibilità per i confini ed i bisogni degli altri.
I bambini piccoli spesso violano i limiti e le regole imposte dai genitori, non per mancanza di rispetto ma per un duplice obiettivo, soddisfare i loro desideri ed al contempo conoscere i genitori dedicando attenzione ai segnali ed alle risposte che ricevono. Vogliono sperimentare che cosa desiderano, che cosa gradiscono e che cosa accettano o rifiutano mettendo in atto un comportamento di “disubbidienza”. Con la crescita il bambino interiorizza il modo di vedere del genitore, ciò che è giusto e che cosa no, ciò che è bene e ciò che è male, nasce così profondamente la concezione morale. Questo processo di apprendimento richiede da parte del genitore chiarezza e ripetizione costante, non solo nella definizione delle regole ma anche nelle reazioni al comportamento del bambino che devono essere il più chiare e coerenti possibile. I genitori dovranno imparare anche ad aspettare che tutto quello appreso passi e si fissi nella coscienza del bambino ed il processo può richiedere da alcuni giorni ad anni. L’apprendimento è un meccanismo di esplorazione ha quindi bisogno per poter essere costruttivo di fiducia e di amorevolezza ma anche dei confini entro cui muoversi chiari e definiti e di un’atmosfera il meno tesa e negativa possibile. E’ necessario che il genitore dia un feedback a questo costante processo di esplorazione ed è bene che impari ad esprimersi in modo personale, sicuro, chiaro e veloce ed allo stesso tempo deve imparare a rispettare il desiderio di autonomia e di indipendenza del figlio. Il linguaggio (verbale e corporeo)utilizzato nel definire e ripetere le regole e nella reazione all’obbedienza o disobbedienza è importante , deve essere non solo sicuro e chiaro ma anche personale ed amorevole, per il bambino è più facile affrontare il processo di interiorizzazione delle regole se vengono espresse in questo modo, dire non si fa perché è così è un imperativo non personale il genitore potrebbe invece dire, “Per me è importante che tu faccia questo”, il concetto espresso è lo stesso ma la modalità è diversa, nella seconda frase il genitore trasmette il suo valore al bambino ed è per lui è più semplice capire il perché del comportamento richiesto e prevedere le reazioni del genitore facilitando così il processo di interiorizzazione.
Quindi regole si o no? Essendo inseriti in un contesto sociale la risposta è assolutamente si, con le accortezze descritte. Definire regole famigliari in linea con i propri valori profondi di riferimento, dirle e ricordarle ai figli in modo chiaro e coerente ed allo stesso tempo rispettarle. Reagire alla disobbedienza con fermezza ed allo stesso tempo con amorevolezza, ricordandosi che è necessario per il bambino esplorare anche la disobbedienza ma tenendo sempre saldi e precisi i limiti da rispettare comunicandoli in modo chiaro e personale. Non c’è una regola giusta ma è giusto che la regola ci sia.
Associazione Eupsichia
Centro psicologico
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Ecco una deliziosa ricetta per fare in pochi minuti dei deliziosi biscotti di Natale al miele, scorza di limone e cannella, senza latte e senza zucchero (volendo è possibile sostituire il mieie con il malto ed eliminare l'uovo, così da creare la variante veg).
Siamo sempre qui a criticare la zia Ignazia sui suoi pseudo consigli non richiesti, sulla sua incompetenza. In realtà sono convinta che le nostre nonne e ancor più le nostre bisnonne, su alcune cose ci superavano ampiamente, me compresa.
1. Il bambino non si sveglia mai quando dorme: è vero, il sonno del bambino è sacro, e a nessuna delle nostre bisnonne passava dall'anticamera del cervello di svegliare un bambino di un mese per portarlo a fare una commissione o perchè diventava troppo tardi e il piccolo rischiava di non dormire la notte. Così il detto "il bambino più dorme più dorme" è vero!. I bambini di 100 anni fa dormivano molto di più dei nostri e loro erano mamme assolutamente meno stressate. E la pediatria moderna lo conferma: anche se il bambino fa la cacca mentre dorme non deve essere mai svegliato (trovate la spiegazione del pediatra Luca Roasio nel mio libro Mamme pret a porter, il primo anno insieme, edito da Mental Fitness Publishing) ma il suo riposo deve essere al primo posto. Noi invece li portiamo a corsi per imparare a farlo mangiare, a cambiarlo e magari a farlo dormire, e nel mentre lo svegliamo per arrivare puntuali. La giornata delle mamme dell'800 e dell'inizio del '900 era molto più lenta priva di appuntamenti, per cui quando potevano e il piccolo era sveglio le donne si incontravano, uscendo in strada magari o recandosi a casa dell'amica.
2. Meno paranoie: cresce poco, cresce troppo, mangia bene, mangia male, è sul percentile troppo basso, è stimolato poco, parla poco per avere 8 mesi, "ma il tuo beve già da solo dal bicchiere a 6 mesi?". Se da una parte la medicina ha fatto passi da gigante per cui grazie alle visite filtro pediatriche è possibile monitorare la salute del bambino ed essere in grado di intervenire in caso di necessità, allo stesso tempo le nostre bisnonne erano molto più sicure di loro stesse, grazie anche al supporto di una rete di donne importante, depositario di un sapere dato dall'esperienza di madre. Così si ponevano molte meno domande e bomardavano molto meno i loro piccoli di stimoli pessimi per il loro benessere: giostrine con luci psichedeliche assolutamente fondamentali per la crescita del bambino (io potrei avere una crisi di nervi se mi mettessero sopra il letto una roba del genere, magari con una musica straziante di sottofondo) non erano di certo previste. I bambini potevano uscire in cortile e in strada, potevano crescere non più responsabilità, di certo a 6 anni le scarpe se le allacciavano da soli.
3. Tempi lenti: forse la più grande virtù che vorrei aver preso dalle mie bisnonne era la lentezza. Si perchè la vita era lenta, organizzata, monotona e routinaria ma si sa quanto questo tipo di lentezza faccia bene al bambino. Erano donne in grado di stare mesi sedute con la tetta di fuori e il bambino attaccato (la maggiorparte di noi hanno bisogno di muoversi in maniera complsiva in casa non è così??!!!), non avevano bisogno di fare grandi giri ai centri commerciali la domenica perchè in casa scleravano: si sedevano davanti alla stufa ad allattare, magari parlando con delle amiche o delle sorelle. Così si celebrava l'arrivo delle stagioni, si parlava per mesi del Natale e la festa di paese era un evento atteso per settimane.
4. Non avevano il telefonino: si, questo proprio lo dobbiamo dire, non c'era il telefonino, il bambino non vedeva la sua mamma continuamente intenta a scrivere su un rettangolino senza sapere cosa stesse facendo. E non era interrotto nella sua relazione.
5. Less is more: pochi oggetti, davvero apprezzati, amati ed attesi. Pochi stimoli, pochi impegni, ma attesi e vissuti come un "Sabato del Villaggio" di Leopardi. Sta iniziando la corsa al Natale con bambini bombardati di giochi, tendenzialmente isterici in quei giorni perchè devono fare la maratona delle cene dai parenti se non dei viaggi per andare in un "posto a misura di bambino". Ma sopratutto è inondato di giochi che, lo sappiamo anche noi, useranno effettivamente per il 10%, il resto sarà nesso nel dimenticatoio e poi dato via. E non è la solita romanzina, credo che fosse molto più appagante e soddisfacente per un bambino (ma anche per un adulto) un Natale 150 anni fa dove davvero di respirava la magia del momento. A prescindere dal Natale, in generale ogni cosa aveva il suo valore, il suo tempo: non c'era bisogno di possedere un tablet a 3 anni e magari una mamma e un papà che fanno straordinari per comprarlo: bastava un gioco in legno per sentire il cuore a mille e gli occhi colmi di lacrime di gioia. Quel gioco era il diversivo dai giochi veri che dovrebbe fare un bambino: giocare in cortile con la terra, con le palle di fieno, con la ghiaia, nelle pozzanghere, con la bici magari e in inverno con la neve. Qui non sto parlando di etica, sto parlando di soddisfazione personale. E le nostre bisnonne, volenti o nolenti davano questi 5 doni ai loro figli.
Noi rispetto a loro abbiamo una cosa in più: possiamo scegliere.
Giulia Mandrino
Foto Credits: https://it.wikipedia.org/wiki/Campana_(gioco)#/media/File:Duverger_Hopscotch.jpg
C'è chi pensa in algoritmi, e chi di matematica non ci capisce un acca. Tant'è, tutti abbiamo il dovere di impararla. E, tanto quanto noi adulti, anche i bambini possono fare fatica. Perché allora non rendere più leggero l'apprendimento sin dalle basi?
Il principio dell'apprendimento della matematica secondo il metodo portato avanti dalle scuole di Reggio, fondate sull'insegnamento pedagogico di Loris Malaguzzi, prevede un approccio più visuale della materia. Ecco che allora il gioco si presta bene a questo tipo di studio per i bambini in età prescolare, fino ai cinque anni, coniugando divertimento e comprensione.
Loris Malaguzzi, come molti altri pedagogisti, tende a valorizzare il processo creativo piuttosto che il prodotto finale (Maria Montessori gli batterebbe il cinque), e anche quando si parla di matematica il principio torna buono: il bambino ha bisogno di capire il percorso che lo porta al risultato finale, e lo si può fare attraverso alcuni giochi, che divengono il punto di partenza per capire i concetti astratti alla base della matematica.
Per i bimbi più piccoli, la numerazione si fonda su ordine, schemi, comparazione e misura. Ogni giorno si trovano, anche inconsapevolmente, ad avere a che fare con quesiti matematici. "Quanti piselli ho nel piatto? Quanti ne servirebbero a riempirlo?". Oppure "Quanto lontano posso calciare questa palla?". O ancora: "Come posso far combaciare tutti i pezzi di questo puzzle?". Basta poco, e integrando queste domande spontanee con le giuste attività il bambino svilupperà il famoso senso matematico.
A livello materiale non serve molto. Basta dare loro qualche strumento in più, come delle bilance sparse per casa che potranno provare a leggere, o delle serie di elementi (ad esempio dei bastoncini di legno, alcuni bottoni o delle tessere di domino - tutti uguali tra loro e diversi rispetto agli altri) in diversi recipienti, o dei nastri colorati con i quali potrà "misurare" la lunghezza di ciò che gli capita tra le manine.
Ancora, uscendo in giardino, il bambino può raccogliere diversi tipi di foglie (non lesinando sulla quantità: per ogni tipo di foglia, più se ne hanno e meglio è); una volta a casa, dividendole per specie o colore vostro figlio sperimenterà la classificazione e la divisione in gruppi.
Mantenendo queste attività sul piano del gioco, i bimbi proveranno da soli cosa significano il conteggio, il peso, il volume, la comparazione e collauderanno in prima persona la matematica rendendola un po' meno astratta.
Non si tratta di utilizzare sistemi di misurazione codificati o universalmente noti. A quelli il bambino giungerà a tempo debito. Ma anche solo provando il senso di pesantezza o leggerezza, ordine, quantità, altezza e distanza, inizierà a mettere in pratica il senso matematico che gli tornerà utile per tutta la vita, non solo a scuola. Tutto questo grazie all'esperienza diretta.
Ogni mamma può quindi inventarsi giochi ed esperienze in base a ciò che le capita sottomano. L'importante è dotare il proprio bambino di tutto ciò di cui può avere bisogno per misurare, ordinare, sottrarre, aggiungere, contare, creare forme o confrontare durante l'attività di ogni giorno: il gioco.
Foto Credits: http://www.racheous.com/reggio-inspired/playful-numeracy-math/
Sara Polotti
Per trovare approcci pedagogici meravigliosamente innovativi non serve andare lontano migliaia di chilometri. Uno dei più affascinanti ce l'abbiamo in casa e si può racchiudere in due parole: Reggio Children. È l'esempio delle scuole di Reggio, dei nidi e delle scuole d'infanzia di una provincia italiana che ha adottato da tempo, e con risultati davvero apprezzabili, le regole pedagogiche stilate da Loris Malaguzzi negli anni Sessanta.
Loris Malaguzzi, pedagogista reggiano, dal 1963 collaborò con l'amministrazione della città per l'apertura della rete scolastica dell'infanzia (a cui si aggiunsero dal 1971 gli asili nido). Insieme ai suoi collaboratori, Malaguzzi ideò a poco a poco il suo progetto culturale innovativo basato su potenzialità, risorse e intelligenze del bambino, portandolo avanti nel tempo fino a giungere ai nostri giorni.
Al centro della pedagogia reggiana, conosciuta in tutto il mondo con il nome "Reggio Approach", non stanno le discipline: sta il bambino, soggetto di diritti con una propria, unica identità e costruttore delle proprie conoscenze.
Come si legge sul sito, "il Reggio Emilia Approach® si fonda su:
Adottare questo pensiero significa soprattutto non racchiudere il sapere in settori (ma affrontarli trasversalmente), dare più importanza al progetto rispetto alla programmazione e al processo rispetto al prodotto.
Secondo l'approccio i bambini, protagonisti attivi della loro crescita, possiedono cento linguaggi per relazionarsi con il mondo. Le scuole devono quindi valorizzare questi linguaggi, non limitandone l'utilizzo.
Fondamentale è la partecipazione. Quella del bambino (che insieme agli insegnanti progetta le giornate di studio), quella degli educatori e dei genitori stessi, che giorno dopo giorno devono coltivarla attivamente. E fondamentale è anche l'ascolto (tra bambino, adulti e ambiente circostante), condizione indispensabile per il dialogo e il cambiamento.

Essendo il bambino costruttore attivo del suo sapere, delle sue competenze e della sua autonomia, i processi di apprendimento sono soggettivi e unici, e hanno sempre al centro strategie di ricerca, confronto e compartecipazione, creatività, incertezza, intuizione e curiosità. E, soprattutto, passa attraverso la ricerca quotidiana compartecipata e la documentazione che esplicita e rende visibile e valutabili i processi di apprendimento.
Non vi sono programmi predefiniti: l'educazione si struttura a partire dalla progettazione della didattica, degli ambienti, della partecipazione e della formazione del personale. Incertezza, dubbio ed errore sono quindi risorse che contribuiscono alla formazione degli ambienti. E organizzazione del lavoro e ricerca educativa vanno sempre a braccetto. L'una si struttura in relazione all'altra, attraverso la partecipazione di tutti.
mportantissimo nel Reggio Approach è l'ambiente scolastico: sia quello interno che quello esterno sono sempre pensati per favorire interazione, autonomia, curiosità, esplorazione e comunicazione, sia per i bambini che per gli adulti. Soprattutto, lo spazio prende forma e si modifica in relazione ai programmi educativi e alle esperienze dei bambini. Gli arredi, gli spazi e gli oggetti attorno alle persone contribuiscono al benessere psicologico, e il Reggio Approach lo tiene in conto, puntando su estetica e cromie ad hoc.
Infine, la valutazione è elemento chiave per l'attribuzione di senso e di valore. Deriva dalla totalità degli aspetti della vita scolastica e diviene strumento e opportunità per riconoscere o negoziare il progetto educativo. Diviene dialogo, insomma.
Prerogativa delle scuole di Reggio sono l'Atelier e la figura dell'Atelierista, inseriti nei programmi già dalla fine degli anni Sessanta. L'Atelierista è nientemeno che un insegnante con competenze artistiche. L'Atelier (costruito sempre in collaborazione con persone dalle diverse competenze - architettoniche, ingegneristiche, mediche, psicologiche e artistiche), un laboratorio creativo dove il bambino, quotidianamente, sperimenta attraverso tutti i cento linguaggi. In questo modo, l'espressività e la poetica contribuiscono sempre di più al processo di apprendimento in maniera quanto mai attiva.

Non solo parole: i linguaggi non verbali, le azioni, la creatività manuale, l'empatia, i cinque sensi prendono un posto fondamentale (e solitamente soffocato) nella vita scolastica.
È tipico della cultura giapponese, ma infonde quiete in tutto il mondo. Parliamo del giardino zen, il più tipico dei luoghi orientali, formato da acqua, piante e pietre. Ne esistono di grandi e di miniaturizzati, e, sì, sono bellissimi. Anche sui bambini queste piccole oasi di pace hanno un certo appeal-Perché allora non farne una insieme a loro?
Nulla di professionale o estremamente serio: non serve comprare accessori appositamente creati per veri giardini zen o cercare gli elementi naturali lontano da casa.
Tutto ciò che occorre sono:
- un recipiente dai bordi abbastanza alti da evitare rovesciamenti (un piatto fondo, un vassoio, una scatola di cartone)
- della sabbia (quella portata dalle vacanze al mare, magari, o quella per tartarughe)
- dei sassi o dei rametti
- una forchetta
Tutto è pronto, e praticamente non serve fare molto altro se non unire gli elementi: riempire il recipiente con la sabbia, appoggiarvi le pietre e, con la forchetta (che assolverà il compito di quei graziosi rastrellini giapponesi) tracciare le linee, le curve, le sinuosità attorno alle rocce. Come noi adulti, il bambino proverà una calma immediata.

http://artfulparent.com/2014/09/diy-zen-garden-sand-tray.html)
E perché non rendere il nostro giardino zen DIY ancor più alla portata (e al gusto) del nostro bambino? Al posto delle pietre, possiamo utilizzare elementi un po' più pop, colorati e divertenti, come dei mattoncini Lego, le palline-fossili di argilla o, per attenerci più strettamente al concetto di "pietra", semplicemente rendere i sassi un poco più giocosi, creando rocce di pastelli a cera fusi: basterà scaldare in forno alcune pietre, appoggiarvi sopra i pastelli a cera e lasciare che colino piano piano (alternando i colori per un'esplosione cromatica!). Una volta raffreddati, avrete creato dei bellissimi sassi colorati da utilizzare (guarda caso!) per il giardino zen più spassoso di sempre.

http://artfulparent.com/2012/06/melted-crayon-rocks.html
Sara Polotti
Tra i materiali sensoriali del Metodo Montessori ci sono anche le forme geometriche. Si tratta di una scatola cofanetto, contenente le più comuni figure piane, che si può anche costruire da soli con del legno, la colla vinilica e del feltro.
Ecco come costruire un gioco Montessori che sviluppa l'intelligenza logico-matematica: come costruire il gioco delle forme geometriche Montessori
Secondo il Metodo Montessori, lo sviluppo sensoriale è molto importante per il bambino e cosa c’è di meglio se non implementarlo con la conoscenza delle forme geometriche? Per farlo basta avere a portata di mano la scatola delle forme, una sorta di cofanetto che contiene le figure piane più conosciute e che potete facilmente costruire anche voi a casa.
Per realizzarne uno vi servirà:
Feltro
Colla
Taglierino
Pennello
Per prima cosa, prendete i panni in feltro e stendete sulla loro superficie la colla, meglio se diluita con l’acqua. Subito dopo, lasciate asciugare il feltro al sole. Quando sarà pronto, vedrete subito che il feltro, una volta essiccato, assomiglierà alla plastica dura ed è esattamente questa la consistenza che dovrete ottenere.
A questo punto, iniziate a ritagliare le figure geometriche e intagliatele sul feltro. Per aiutarvi nella presa della figura sulla superficie, aiutatevi con un bottone, o con qualsiasi altro supporto che preferite.
Con un po’ di pazienza, quando avrete realizzato tutte le figure geometriche che preferite, prendete una scatola, anche di cartone, e sistematele al suo interno suddividendo le forme per tipologia.
In pochissimo tempo avrete realizzato per il vostro bambino una bellissima scatola con le forme geometriche più conosciute. Secondo il Metodo Montessori questo è un gioco di vitale importanza per lo sviluppo del bambino. Di volta in volta, e giorno dopo giorno, il piccolo imparerà a riconoscere similitudini e differenze tra le figure geometriche.

Qui puoi acquistare questo gioco.

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Questo gioco offre al bambino non solo la possibilità di incastrare i cilindri ma anche di permettere al bambino la percezione sensoriale di superfici differenti (ruvido, liscio, morbido etc...) in quanto sono presenti sui cilidri fogli di scariati materiali e di colori diversi. Puoi acquistarlo qui.

Questo gioco infine lo trovi su Amazon a questo link
La redazione di mammapretaporter.it
Quest'anno i pochi regali che comprerò per noi e per i bimbi dei nostri amici gli acquisterò tutti su Amazon. Se adoro passeggiare in centro città per respirare l'atmosfera natalizia, l'acquisto del regalo vero e proprio preferisco farlo da casa, cercando con tranquillità dal mio computer idee e soluzioni pensate per quella persona.
1. Il cubo algebrico: stimolare la mente del bambino a livello logico-matematico è molto utile. Ecco allora il cubo algebrico Montessori per bambini di età compresa tra i 5 e i 7 anni circa.Questo cubo di legno è composto da 8 pezzi: 2 cubi (rosso e blu) e 6 prismi (nero e rosso oppure nero e blu), il tutto contenuto in una scatola di legno. Puoi acquistarlo su Amazon cliccando QUI.
2. Scatola dell'infilare: aiuta a sviluppare la cordinazione occhio mano e il movimento fine. Il gioco consiste nell'nserire l'oggetto di una determinata forma nel buco ed è adatto a bambini di età compresa tra i 12 e i 36 mesi. Puoi acquistarlo a su Amazon.

3. I giochi degli incastri con forme geometriche: come abbiamo spiegato nell'articolo dedicato a questo tipo di proposta di gioco montessoriana, le forme geometriche sono un tipo di gioco fortemente presente nella pedagogia Montessoriana. Ecco alcune proposte:
- Gli incastri blu a forma di cerchio che puoi comprare qui.

- Gli incastri gialli a forma di triangolo che trovi qui.

- I cilindri sensoriali: tra gli incatri geometrici questo è il mio preferito perchè oltre all'incastro dispone anche di materiali diversi per l'abbinamento colore/materiale quindi stimola contemporaneamente la vista, il tatto e la manualità fine.

- Ecco le forme giormetriche del metodo Montessori più famose: Qui puoi acquistarle su Amazon.
4. I cilintri e i pesi: Questo gioco è molto interessante in quanto introduce il concetto di pesa attraverso i sensi (sento che un peso pesa più dell'altro) e contemporaneamente quello dell'infilare quindi dell'incastro (coordinazione mano-occhio e movimento fine). Puoi comprarlo qui su Amazon.
5. Telai delle allacciature:
- Questo orso in legno è sempre sorridente, ma è più felice quando è completamente vestito! Vestirsi non è più un dilemma quando si è imparato a usare la lampo, allacciare la cintura, chiudere bottoni, infilare e allacciare stringhe e altre necessarie attività. Ogni attività è contenuta in un pezzo separato del puzzle per far pratica con facilità. Ottima attività per sviluppare le abilità motorie fini e altre abilità necessarie quotidianamente. Come spieghiamo nell'articolo dedicato ai telai delle allacciature, "secondo i principi del Metodo Montessori, l’indipendenza è fondamentale per il bambino e, per aiutarlo a muoversi con spirito di adattamento e libertà, è necessario aiutarlo con alcuni strumenti, primo fra tutti il telaio per le allacciature". Puoi acquistare l'orsetto delle allacciature qui.
- Casa in legno: questa casetta contiene con vari catenacci e leve, catena di sicurezza, lucchetto ad arco e a cilindro. Per allenare le capacità motorie. Puoi acquistarla qui su Amazon.

6. Palline da infilare: puoi acquistarle qui su Amazon.

Palle per infilare grosse: puoi acquistarle qui su Amazon.

7. La torre rosa: pupi comprarla qui su Amazon.

8. Gli abbinamenti numerici:
- Ecco la nostra prima proposta puoi acquistarli qui

- Targhette con numeri e bottoni per contare: puoi acquistarli qui.

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- Introduzione ai decimali: qui li puoi trovare.

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9. Spolette colorate: come abbiamo spiegato nell'articolo delle spolette colorate, "questi materiali sono molto utili per sviluppare il senso della vista del bambino, farlo giocare con i colori e con le combinazioni cromatichele". Le puoi trovare qui.

Il team di mammapretaporter.it
In commercio troviamo tantissimi mix di oli essenziali, o spacciati per tali da usare per fare i sulfimigi: io vi consiglio vivamente di non acquistarli non solo perchè spesso vi vendono semplici profumi per oli essenziali, secondo perchè come sempre non è "più metti meglio è". Quindi 30 oli essenziali insieme sono meno efficaci di una sinergia o di un solo olio essenziale mirato e di alta qualità.