Ancora poco conosciuti, sono delle preziose fonti di calcio, proteine, omega 3 e antiossidanti, ma anche di fibre; hanno funzioni benefiche a livello del metabolismo degli zuccheri per cui sono consigliati in particolare a chi ha problemi di controllo del peso. Proviamo a utilizzare questi semi non solo come snack ma anche tostati e poi frullati in yogurt vegetali e insalate. Tostati e frullati si conservano in frigorifero per massimo tre giorni.

Oggi vi presento una ricetta semplicissima ma davvero benefica: il succo con i semi di chia.

Ecco come preparare questo succo salutare e gustoso: la ricetta di mammapretaporter.it della bevanda con i semi di chia

 

Il rientro al lavoro dopo la maternità è stressante. Lo è per il bambino, che fa esperienza del primo vero distacco dal nido familiare e dalla mamma, ma lo è anche per la mamma, che può vivere un momento di stress per la separazione “forzata” (che tuttavia non deve mai, mai farla sentire in colpa: essere una mamma lavoratrice è normale, tanto quanto essere una mamma casalinga).

Tra i rimedi che possiamo provare per rendere questo distacco meno traumatico e più dolce ci sono certamente i Fiori di Bach, che se miscelati in maniera adatta posso portare sollievo e preparare con dolcezza (ed efficacia) la mamma e il bambino al distacco.

 I fiori di Bach per il rientro a lavoro della mamma: quali fiori di Bach utilizzare per affrontare più dolcemente il primo distacco tra mamma e bambino

I Fiori di Bach sono un rimedio naturale che ristabilisce l’equilibrio di mente e corpo (per sapere come si utilizzano, ecco il nostro articolo su cosa sono, come si scelgono e come si usano i Fiori di Bach), che possono essere utilizzati anche dai bambini.

Questi rimedi possono dunque essere molto utili per preparare dolcemente ma in maniera molto efficace la mamma e il bambino al distacco nel momento in cui la mamma torna al lavoro dopo la maternità o nel momento in cui il bambino comincia l’asilo o l’asilo nido.

Honeysuckle: facilita il distacco

Red Chestnut: aiuta a tagliare il cordone ombelicale e a lasciare andare il bambino con fiducia

Mimulus: aiuta a superare la paura del distacco

Walnut: aiuta ad accettare il cambiamento

Olive: dà forza ed energia 

Per far sì che siano davvero efficaci e che funzionino, è necessario iniziare a prenderli almeno due settimane prima dell'inizio dell'inserimento al nido o del ritorno al lavoro della mamma.

Qui trovate quindi gli altri rimedi con i Fiori di Bach:

 

Giulia Mandrino

Articolo tratto da Mamme pret a porter, il primo anno insieme, Mental Fitness Publishing

Io adoro lo yogurt, in particolare d'estate non potrei farne a meno! Per non eccedere con la soya, cerco di alternare appunto lo yogurt di soya con quello di riso (che si trova in numerosi supermercati bio), e con quello di cocco, in assoluto il mio preferito. Purtroppo non si trova nei negozi bio, così me lo preparo in gran quantità da sola e lo conservo in frigorifero per una settimana. Ecco la mia ricetta:

Le confessioni di... Samantha

Domenica, 24 Maggio 2015 20:11

Quando penso al sabato sera, soprattutto io che negli anni ottanta ho sognato di riuscire ad eseguire un perfetto moon-walk alla Michael Jackson, nella memoria ritrovo qualche frammento di "movida"... ma veniamo ad un ordinario sabato sera di oggi... Madre, compagna di un uomo con quindici anni più di me e, nonostante ciò, inguaribilmente amante della notte... Eccomi, infatti, illuminata dalla luce di fondo dell'anticamera, con un bagliore addosso che sembra quello di un ectoplasma, davanti al computer come una invasata che voglia vergare con le proprie memorie un ultimo pezzo di carta rimasto dopo un nubifragio. Insomma, questa digressione per dire che mai mi sarei sognata che un giorno sarei stata così in astinenza di un'uscita, da andare da sola, in auto, nella migliore gelateria della zona, acquistarvi un gelato "Cookies e cioccolato scuro" ed appartarmi a mangiarlo, rigorosamente da sola, seduta nella terrazza comune della corte dove abito. E la bambina? La bambina lontana dalla perdizione che avrebbe potuto generare la presenza di un gelato alle ore 21; spalmata sul divano con suo padre visibilmente turbato da questi miei "colpi di testa". E' stato un attimo, un'irresistibile esigenza di mettere il naso fuori casa... vado a prendere un gelato ho sibilato e già nella mano tintinnavano le chiavi dell'auto, con il compagno interdetto che deve avere fatto un cenno con il capo tipo... "mah..." e poi via, fuori per un momento di scelleratezza... Un gelato, si, mai e poi mai avevo avuto bisogno di "farmi" un gelato, soprattutto la sera... ma fa caldo, è primavera, le stelle formicolano in cielo... una volta in gelateria ho pensato che non fosse carino prendere un gelato solo per me... Una coppetta per mia figlia, si, per domani, certo, ma al mio compagno? Lo chiamo con un'aria che doveva sembrare circospetta. potevo apparire come una tipa losca... Mi guardo attorno: tutte con tacchi vertiginosi ed io in ciabatte... con una canotta slavata ed un po' sdrucita... non ero proprio un gran vedere... "vuoi il gelato?" sussurro come se fosse un segreto (effettivamente lo è visto che mia figlia [che sta per dormire] ne va matta). La risposta secca "NO!" "Prego" rispondo altrettanto seccamente. Me lo faccio incartare. Volo a casa... non dentro casa... fuori, sul terrazzo... quel solito formicolio di stelle che sento anche nella pancia. Apro la carta stagnola come fosse di vetro, con inaudita delicatezza. Lecco meticolosamente quel po' di gelato che ha imbrattato la carta. E poi via, a piccoli cucchiaini, assaporo i gusti che quella gelateria fa da dio... "cookies" ha perso un po' di "smalto" rispetto all'ultima volta... Lo amalgamo bene con il cioccolato, ne proporziono le quantità. cucchiaini piccoli ma ben dosati. Più cioccolato, meno cookies. Un "bip" del cellulare mi distrae dalla degustazione. Leggo: Mariella. E' la mia amica che frequenta da qualche mese un uomo "separato" . Lui restìo a dedicarsi totalmente alla relazione, non aveva mai voluto dormire con lei, preferendo gli incontri diurni. Mi scrive: "sta arrivando Luigi." Essendo sera, penso che finalmente si sia deciso a condividere un po' di intimità casalinga con lei.
"Evvai!" rispondo tra un cucchiaino e l'altro di gelato... "Io sola sul terrazzo a mangiare un gelato" proseguo... se fosse una puntata di "destini incrociati", dovrei cogliere qualche messaggio subliminale dal tempismo con cui ricevo il messaggio dalla mia amica quasisingle. Mariella abita a qualche isolato. Mi dice "scusa se non vengo a farti compagnia, ma vestita così non posso proprio uscire!" Immagino che si sia agghindata di tutto punto... Penso "però... che fatica mettersi in tiro ogni volta che si vedono." Un attimo dopo, mentre raschio la coppetta del gelato, penso a me che qualche tempo prima non avrei fatto una riflessione del genere... porca miseria, come si cambia... E penso a mia madre che è tanto ingrassata dopo il matrimonio... e penso a me che mi sono sempre sentita estranea a quella modalità di compulsione verso il cibo... E penso che stasera... si, a conti fatti, avrei fatto volentieri cambio con Mariella.

di Sara Donati
saradonatifilmaker.com

Spesso i sensi di colpa ci assalgono. Siamo combattute tra il pensiero di ciò che ci sembra la condizione migliore per il nostro bambino e ciò che ci sembra il meglio per noi o ciò che semplicemente sappiamo di dover fare. A volte il lavoro non è la soddisfazione principale della nostra vita, a volte proprio non ci piace, ma sappiamo che non possiamo farne a meno per il sostentamento economico della famiglia.

Nelle situazioni in cui il lavoro è vissuto male e si preferirebbe, potendo scegliere, restare a casa con il bambino, più che il senso di colpa si vive soprattutto un senso di ingiustizia: siamo impossibilitate nella nostra libertà, siamo costrette nella scelta, nostro malgrado, e questo può portare un senso di frustrazione e desolazione. Non ci sentiamo delle buone mamme e non saremo neanche delle efficienti lavoratrici.

A volte invece desideriamo davvero riprendere la nostra attività lavorativa, sentiamo la mancanza del nostro ruolo produttivo. E anche in questo caso le emozioni che si provano sono negative, in conseguenza dei sensi di colpa. Spesso queste sensazioni sono il frutto di errate premesse, di pregiudizi circa il ruolo materno, alimentati spesso dalle persone che ci circondano. È ancora purtroppo opinione diffusa che una mamma che lavora e che affida il suo bimbo ad altre persone non possa essere una mamma attenta e premurosa quanto la mamma che trascorre tutto il suo tempo con il proprio bimbo.

Ancora troppo facilmente e superficialmente si mettono in relazione di causa-effetto eventuali problematiche comportamentali dei bambini alla quantità di tempo che trascorrono con la mamma. Troppo frequentemente si giudicano negativamente le mamme che tornano a lavorare dopo pochi mesi dal parto.
Non parliamo poi delle mamme che potrebbero decidere di fare solo le mamme e invece scelgono volontariamente di tornare al lavoro! Non ci sono più le mamme di una volta...

La mamma che lavora non è una mamma di serie B!
In realtà ciò che è indispensabile per la crescita serena e armonica della personalità di un individuo non è la quantità di tempo trascorsa con i genitori, ma la qualità. Non è una frase fatta per consolare le mamme lavoratrici. Sono profondamente convinta che il benessere del bambino sia inevitabilmente
condizionato dal benessere della mamma e dallo stare bene con lei. Se la mamma può e decide di trascorrere tutto il suo tempo con il proprio bambino serenamente e con reale compiacimento, interpreta il suo ruolo materno come unico obiettivo della propria vita, senza forti esigenze che la spingono
verso il mondo del lavoro, certamente il bambino crescerà serenamente. Stare con la mamma è stare bene.

Diversa è la situazione di quelle mamme che patiscono il fatto di trascorrere tutto il loro tempo da "mamme", o che hanno l'esigenza economica di non fare solo le mamme! Il bambino ha bisogno, e aggiungerei ha diritto, di avere una mamma serena, realizzata, felice, in grado di entrare in relazione con lui in modo sano, costruttivo. Molte mamme vivono purtroppo situazioni di forte stress psicologico dovuto al carico enorme di responsabilità e impegni che la maternità comporta. Devono dedicarsi notte e giorno all'accudimento del loro bambino, isolandosi dal resto del mondo e trascurando se stesse e ogni loro interesse.

La maternità dovrebbe anche essere piacevolezza, desiderio di stare col proprio bambino, voglia di giocare con lui, reale compiacimento per entrambi.
Quando non è così, la presenza costante della mamma col bambino porta stress e malessere sia all'una che all'altro. La mamma c'è, ma è come se non ci fosse. Una mamma che ha una propria attività lavorativa, che si sente realizzata e che torna stanca ma soddisfatta dal proprio bambino dopo una giornata di lavoro, potrà riabbracciarlo e viverlo con tutta l'intensità e il desiderio reale di stare con lui: entrambi beneficeranno di questo ricongiungimento e vivranno momenti di vera felicità e benessere.

È importante poi che si dedichi il giusto tempo per stare e fare insieme delle cose: il resto della giornata consente di ritrovarsi e condividere vari momenti importanti di accudimento, come il bagnetto, la cena e la nanna. La mamma qui c'è un po' meno... ma è presente davvero!

Dott.ssa Monica Contiero in Mamme pret a porter, il primo anno insieme, Mental Fitness Publishing

Perchè usare olio di cocco

Giovedì, 21 Maggio 2015 15:26

Madre Natura è davvero generosa con noi: ci ha fornito infatti un'enorme quantità di frutta e verdura ricca di vitamine e minerali che nutrono il nostro corpo e che contribuiscono a mantenerci in salute.

Un frutto in particolare ha una quantità eccezionale di proprietà: il cocco anche chiamato l'albero della vita. Il cocco viene definito come "cibo funzionale" in quanto è ricco di vitamine, minerali e fibre, i 3 costituenti fondamentali della nostra alimentazione. 

Prima della seconda guerra mondiale l'olio di cocco era usato per alleviare: 

- Raffreddore
- Costipazione
- Malnutrizione
- Infezioni della pelle
- Male ai denti
- Male alle orecchie

Tutto cambiò però negli anni '60 quando il mondo occidentale proclamò gli oli idrogenati (per internderci la margarina) come sani e benefici per la nostra salute: quindi era necessario eliminare grassi saturi come burro, uova e olio di cocco dalle nostre tavole a favore di questi "grassi di ultima generazione" perchè erano proprio questi che sembravano essere la causa di malattie cardiace e dell'aumento del colesterolo LDL.  Così tutti noi, me compresa, siamo stati cresciuti a margarina e olio vegetale.

Oggi in realtà si è scoperto che i grassi idrogenati sono nettamente più dannosi di quasi qualsiasi altro cibo. 

Ecco quindi gli oli da evitare come ho spiegato nel mio libro The Family Food edito da Mental Fitness Publishing: 

Olio vegetale e oli di palma
L'olio vegetale è estratto dal frutto della palma, altamente nocivo a causa della presenza di grassi saturi a catena lunga, che hanno effetti particolarmente importanti su arterie e cuore; sempre più studi li considerano anche cancerogeni. Si trova in numerosissimi prodotti, in primis margarine, fritti, biscotti e merendine, ma anche in molti prodotti cosmetici. Si divide in due categorie, entrambe da evitare: idrogenati e non idrogenati. Altrettanto nocivi sono i prodotti che contengono la dicitura "olio di palma"; questi sono anche causa di selvaggi disboscamenti in America Latina con danni sulle popolazioni locali, sulla flora e sulla fauna (come gli stermini di orango).

Olio di semi di colza
Molto utilizzato dalle industrie alimentari perché costa poco. Purtroppo contiene acido erucico, sostanza che si accumula tendenzialmente nel muscolo cardiaco; il nostro organismo non riesce a metabolizzarlo facilmente e di conseguenza esso causa alterazioni.

 

L'olio di cocco, a differenza dei due sopra citati, è composto da acidi grassi a catena media (MCFAs) facilmente assimilabili e convertiti dal fegato in energia: non viene quindi immagazzinato sotto forma di grasso e non produce picchi di insulina (è infatti adatto anche ai diabetici) ma immediatamente trasformato come nutriente. 

Ma l'olio di cocco non è solo una straordinaria fonte di energia, è anche un ottimo integratore per mantenere il nostro organismo in salute. I suoi benefici sono riscontrabili a livello:

- della funzione tiroidea

- dell'apparato cardio circolatorio

- dell'apparato digestivo

- del sistema nervoso centrale e periferico

- del sistema immunitario

- di pelle e capelli

- per stimolare il metabolismo

 

Ma l'olio di cocco non è solo un ottimo nutriente, è anche un perfetto medicinale: è infatti in grado di convertire l'acido laurico in monolaurin, un monogliceride in grado di danneggiare virus lipido rivestiti come quelli dell'influenza, morbillo ma anche HIV ed herpes. E' poi utile in caso di:

- Eruzioni e irritazioni cutanee: in caso quindi di dermatite (non dermatite da pannolino), varicella, herpes, psoriasi possiamo utilizzarlo con gran beneficio. 

- Piccole infezioni e arrossamenti, piccoli tagli, punture d'insetti: uniamo un cucchiaino di olio di cocco con due gocce di olio essenziale di lavanda e due di tea tree. 

- Epistassi: per chi soffre regolarmente di epistassi è utile spalmare nella narice interessata l'olio di cocco. Come integrazione dobbiamo però limitare l'acidosi nel nostro corpo, quindi magiare più frutta e verdura e diminuire proteine animali, zucchero bianco e cereali raffinati. Un ottimo integratore per prevenire l'epistassi è la rosa canina in tintura madre, 20 gocce al giorno in un bicchiere d'acqua (10 per i bambini).

- Emorroidi: un cucchiaino di olio di cocco e due gocce di olio essenziale di lavanda.

Massaggio perineale: l'olio di cocco è ottimo per preparare il perineo alla nascita del bambino. A partire dalla 36 esima settimana vi consiglio di massaggiare delicatamente la zona con olio di cocco. 

- Secchezza vaginale: può essere utilizzato come ottimo sostituito dei lubrificanti chimici. 

- Anti-pidocchi: una ricerca pubblicata sulla rivista European Journal of Pediatrics dimostra che la combinazione di colio di cocco e olio essenziale di anice (io vi consiglio un cucchiaio di olio di cocco e due gocce di olio essenziale di anice) risulta due volte più efficace della comune lozione permetrina che viene consigliata in caso di pidocchi. 

 

Infine non è possibile non ricordare i benefici a livello di cosmesi, sia a livello di pelle sia di capelli: è possibile utilizzarlo fin dalla nascita nel massaggio infantile. 

Giulia Mandrino

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Quante volte vi è capitato passeggiando con il vostro bimbo in fascia che vi dicano: "ma non lo soffoca signora?" "ma non rimane un po' intontito?" "perchè non lo lascia giù in carrozzina o sulla sdraietta così e libero di muoversi? "sembra così costretto...". Queste alcune delle tante frasi che mi sono sentita dire portando i miei bimbi in fascia. 

A queste varie zie Ignazie bisognerebbe far capire che la fascia è certamente uno strumento comodo per la mamma ma anche per il bambino: e non solo perchè sta a contatto con un adulto a lui caro, ma anche perchè è benefico per il suo sviluppo motorio come ci spiega Licia Negri nel suo libro "Lasciati Abbracciare" edito da Mental Fitness Publishing. 

"Portare è la prima forma di fitness per il vostro bebè: gli permette di sviluppare meglio il suo corpo, d'imparare a coordinarsi per stare in equilibrio, lo aiuta a contrastare i fastidiosi effetti di una cattiva digestione e allevia il dolore delle coliche.

I bambini molto portati sviluppano una migliore conoscenza del proprio corpo, sono più sensibili e vigili nei confronti degli stimoli esterni, imparano fin da piccoli che cosa accade e che cosa bisogna fare per adeguarsi al movimento di chi li porta: spingono le gambine, tirano su il collo cercando di "aggiustarsi" sul corpo dell'adulto per accoccolarsi comodamente. Le capacità motorie vengono così ben sollecitate.
In questo modo scaricano, inoltre, l'energia corporea in maniera naturale e con gradualità, senza quegli scatti che caratterizzano il bambino che sta tanto immobile in culla (stringe i pugni, scalcia e ha altre manifestazioni di stizza).

A tal proposito, Jean Liedloff scrive: "Nel bambino tenuto costantemente in contatto con il corpo del portatore, si crea un campo energetico tra i due e l'eccesso di energia può essere scaricato per entrambi con la sola attività della madre. Il neonato può quindi rimanere rilassato, libero dall'accumulo di tensioni e la sua energia extra confluisce nella madre". Liedloff paragona tutto ciò ai bambini occidentali, portati molto poco, e a come si irrigidiscono, scalciano, si inarcano o si contraggono nel tentativo di provare sollievo da un fastidioso accumulo di energia.

Portare utilizzando portabebè (solo quelli ergonomici, mi raccomando!) può aiutare lo sviluppo sano delle anche e contrastare lievi forme di displasia.
In questi supporti anche la posizione della schiena è corretta, in quanto viene rispettata la naturale curvatura della colonna in crescita."

Articolo tratto da Licia Negri, Lasciati Abbracciare, Mental Fitness Publishing

Come ci racconta Licia Negri nel suo libro Lasciati Abbracciare, edito da Mental Fitness Publishing, In Giappone vi è un detto che recita più o meno così: naku ko wa sodatsu, che tradotto significa "i bambini che piangono crescono più in fretta".

Il detto è così sentito che ogni anno a Hiroshima, in occasione della Giornata nazionale del Bambino, viene celebrata una bizzarra usanza chiamata "Nakizumo": i bambini, tutti sotto l'anno, vengono affidati alle possenti braccia dei padri, giganteschi lottatori di sumo. Vince chi, al grido di Naki! Naki! Naki!, fa piangere per primo il proprio bambino. Nel caso lui scoppi a ridere (pare che accada) o stravolto si addormenti, si fa addirittura ricorso all'ausilio di spaventosissime maschere.

Probabilmente in altre parti del mondo scatterebbero denunce per abuso su minori, ma in Giappone questa è una tradizione che va avanti da oltre 400 anni."

tratto da Licia Negri, Lasciati Abbracciare, Mental Fitness Publishing

 

Dare valore a noi stesse: come?

Mercoledì, 20 Maggio 2015 12:51

Come possiamo a livello pratco dare valore a noi stesse? La domanda sembra semplice ma al momento personalmente non saprei da dove partire. Forse so coccolarmi, ho imparato a prendermi i miei spazi e a dare i giusti limiti nel "darmi" agli altri, ma una domanda sul "valore" mi lascia un po' spiazzata. 

Ecco allora i consigli dell'esperta Kate Northup nel suo libro "Soldi, una storia d'amore", edito da Mental Fitness Publishing: "per migliorare la vostra vita, sia dal punto di vista finanziario sia sotto altri aspetti, dovete iniziare dando valore a voi stesse. Per questo ora dedicheremo un po' di tempo a riconoscere quanto siete incredibili. Sì, non dubitate: avete qualcosa di fantastico dentro di voi. Uno studio della School of Positive Psychology, citato in Il vantaggio della felicità di Shawn Achor (Scuola di Palo Alto, 2012), ci dice che, perché qualcosa di nuovo diventi un'abitudine (senza essere costrette a ricordarcelo con post-it o promemoria), dobbiamo ripeterlo per 21 giorni. Oggi deve essere il giorno uno della vostra nuova abitudine di attribuire valore a voi stesse. Prendete il diario Money Love e scrivete tre particolari specifici che apprezzate in voi stesse.

Scrivere «Sono sana» è troppo generico e non suscita la stessa risposta emotiva di quando scrivete qualcosa di più specifico. Ad esempio, potrei scrivere che apprezzo di me stessa il fatto che «Ho gambe forti e molto toniche, che mi per- mettono di camminare a lungo senza sentire fatica». Questo sì che mi fa sentire immediatamente più preziosa rispetto allo scrivere genericamente «La mia buona salute».
Una volta scritto l'elenco delle vostre tre specifiche qualità, tirate fuori il calendario. Create un evento ripetuto ogni mattina al risveglio, o ogni sera appena prima di andare a dormire (l'ideale è usare uno strumento digitale come Google Calendar, che vi manda un SMS o un avviso sul computer o sul telefono per ricordarvelo). Quando ricevete la notifica sul calendario o vi arriva l'avvertimento, prendete il diario e scrivete altri tre particolari che apprezzate di voi stesse. Non occorre impiegare molto tempo. Basta farlo, senza scuse: è un compito che vi porterà via pochi minuti in una giornata di ventiquattro ore!


Ricordate di essere precise. Non ripetete un particolare già scritto nei giorni precedenti. Vi garantisco che esiste un elenco infinito di motivi per cui siete incredi- bili e davvero preziose: trovarne tre nuovi ogni giorno è possibilissimo e diventerà anche divertente e facile, man mano che prenderete l'abitudine. Questo esercizio vi impegnerà per meno di cinque minuti al giorno, ma la ricom- pensa sarà notevole, sia finanziariamente sia umanamente. Proseguendo per 21 giorni, creerete una solida base di valide motivazioni per cui apprezzarvi. Fate ben attenzione a quello che accade. Notate come reagiscono le persone intorno a voi: il tempo e l'energia dedicati ad apprezzarvi avranno un impatto positivo sulla vostra vita finanziaria, ma renderanno migliore anche la loro vita. Portate avanti questo esercizio tutti i giorni, anche dopo il ventunesimo, per constatare sempre di più i risultati del vostro investimento."

Kate Northup, Soldi, una storia d'amore, Mental Fitness Publishing

Sara

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Cecilia

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