Nel 2023 li ascolteranno 1 miliardo di persone almeno una volta al mese: i podcast (libera fusione di iPod e broadcasting, «radiodiffusione») si stanno ritagliando una fetta sempre più importante delle nostre giornate.
Non solo argomenti leggeri: sono sempre più comuni i podcast di Edutainment (educazione + intrattenimento). Per questo motivo Babbel - prima app al mondo per l’apprendimento delle lingue - ha creato l’infografica “Cosa può insegnarti un Podcast?”, che racconta il fenomeno globale del momento tra curiosità e dati, proponendo anche una serie di consigli utili per imparare le lingue... ascoltando podcast.
L’Italia si inserisce in pieno nel trend mondiale: Spotify ha comunicato la crescita dell’89% del catalogo nostrano nel 2021. Dal primo podcast di Jacopo Fo del 2004 ai 25mila podcast in italiano online, oggi sono molti quelli da consigliare (e da ascoltare): da “Da Costa a Costa”, di Francesco Costa, vicedirettore de “Il Post” sugli USA a “Scientificast”, per gli appassionati di scienza. Per chi vuole imparare nuove lingue, “Famous Last Words” di Babbel rappresenta un vero e proprio viaggio linguistico accompagnati da esperti tra storia, tradizione e locuzioni particolari.
Sono difatti molti i vantaggi educativi dovuti all’ascolto di podcast di Babbel: presentano e introducono elementi culturali rilevanti, oltre ad aiutare - tramite l’ascolto - nella pronuncia e nella conversazione, spiegando nuove forme linguistiche proprie del parlato.
Pronto a mettere le cuffie e premere “Play”?
Recentemente si è tornati a parlarne: le tagesmutter sono sempre più richieste, probabilmente per la situazione pandemica con le scuole sempre chiuse o in forse. A Genova, addirittura, le richieste di Tagesmutter sono schizzate a tal punto da non poter soddisfare il 30-40% delle famiglie, riferiscono ad Ansa i responsabili della Cooperativa Tagesmutter Arcobaleno che gestisce queste figure sul territorio (che sono circa venti). Eppure nel resto d'Italia non sono molti a conoscere le "mamme di giorno": vediamo insieme chi sono queste professioniste preziose quando non si hanno a disposizione nidi, nonni o persone vicine per prendersi cura dei figli piccoli quando si torna al lavoro.
Si tratta di figure specializzate, una sorta di ibrido tra la madre, la tata e la maestra d'asilo nido, e non è nulla di improvvisato: "tagesmutter" in tedesco significa "mamma di giorno" ed è esattamente ciò che fa questa professionista. Accudisce, infatti, circa quattro o cinque bambini tra le mura della propria abitazione, permettendo così a moltissime famiglie una conciliazione più flessibile della vita privata e del lavoro.

Chi vuole diventare Tagesmutter, tuttavia, non può semplicemente aprire le porte di casa sua e accogliere i bambini: le mamme di giorno, per farlo, devono ottenere un riconoscimento da parte del Ministero dello Sviluppo Economico, dopo aver seguito un corso di circa 200 ore e aver sostenuto un tirocinio di 50.
Rispetto all'asilo, l'asilo in casa di una tagesmutter (o di un tagesvater: ci sono anche professionisti uomini) è più flessibile. La tagesmutter concorda con i genitori dei bambini gli orari durante i quali accudirà i figli; le mamme o i papà, poi, pagheranno in base alle ore in cui i bambini sono stati effettivamente a casa della mamma di giorno.
Non c'è, poi, la classica "aula" per la classe di bambini, ma un ristretto gruppo di infanti e bambini fino ai 14 anni (massimo cinque, appunto) che trascorrono il tempo perlopiù insieme, socializzando tra loro sotto la supervisione della tagesmutter.

L'ambiente, quindi, è più familiare e domestico, e i bambini sono seguiti più da vicino, ma è altrettanto stimolante: le mamme di giorno propongono attività, percorsi e giochi, e preparano un ambiente accogliente ed efficace dal punto di vista psicopedagogico. Spesso seguite da una cooperativa o da un'associazione a cui i genitori possono rivolgersi per trovare la propria tagesmutter, e sono quindi sempre aggiornate.
Rispetto all'asilo, potendo scegliere gli orari le mamme e i papà (ma soprattutto le mamme che vogliono tornare al lavoro, e che non trovano soluzioni flessibili e regolamentazioni concilianti!) possono trovare nelle tagesmutter e nei tagesvater una modalità di accudimento dei propri bambini più elastica ed economica. Allo stesso tempo, saranno certi di mettere i piccoli nelle mani di persone premurose e referenziate (basta sempre passare tramite le cooperative e le associazioni) e in un ambiente stimolante e accogliente.
Dolce, saporita e confortevole: la zuppa di cipolle non a caso fa parte di diverse cucine tradizionali, da quella francese a quella toscana. Piatto povero ma ricco di gusto, sostanze e nutrimento, è semplice da preparare e il risultato dona sempre grande soddisfazione.
Questa versione unisce i passaggi di ricette diverse per ottenere una zuppa di cipolle facile facile, una sorta di vellutata di cipolle e patate da preparare con pochi ingredienti (che probabilmente ci sono già in casa!) per scaldare il cuore e la pancia nelle serate più rigide.

Appena prima dell'autunno, mi sono fatta una promessa: consapevole di quanto l'industria della moda e dell'abbigliamento sia poco sostenibile, ho deciso di provare a non acquistare nuovi capi (se non biancheria intima e accessori imprescindibili) da grandi catene di fast fashion e negozi poco green. Una bella sfida, soprattutto perché non ho la possibilità economica di rivolgermi a brand ecosostenibili o di nicchia, spesso (giustamente) più costosi di quelli classici. Eppure ce l'ho fatta. E tutto grazie alla nuova tendenza al reselling e al second hand.
Vendere i propri capi e cercare di vestirsi solo attraverso il seconda mano sembra faticoso e difficile, ma non è così. Basta cambiare per un attimo mentalità, lasciare da parte le vecchie abitudini e vedere i nuovi strumenti di vendita e acquisto come ad un'opportunità. Io ho scovato dei tesori inestimabili a prezzi ragionevoli, capi unici e accessori vintage da abbinare e alternare a jeans e vestiti di tutti i giorni, e mi sono praticamente rifatta il guardaroba a costo (quasi) zero. E ora vi do i miei consigli.
No, non ci si deve vergognare: raccimolare qualche soldino vendendo capi ancora buoni è del tutto normale, accettato e pure figo. L'economia circolare è proprio questo: evitare di acquistare cose nuove e di buttare oggetti o capi ancora utilizzabili, scegliendo di dare nuova vita a qualcosa di vecchio, nonostante i piccoli difetti.
Al momento del cambio armadi, quindi, è utile fare una selezione: cosa porto e cosa no? Cosa è ancora bello e cosa invece va buttato? Dopo aver selezionato i capi che vuoi donare (anche la donazione è una scelta sostenibile e virtuosa!), osserva l'armadio e rifletti su ciò che davvero porti e sui vestiti che invece non hai mai indossato. Invece di tenerli a prendere polvere, fotografali bene e mettili su Vinted (la più conosciuta e usata al momento), Depop, Wallapop, Vestiaire Collective (per i capi luxury) o le altre app di scambio e vendita. Puoi scegliere tu il prezzo, abbassandolo o alzandolo all'occorrenza, e il processo di spedizione all'acquirente è super semplice (basta stampare l'etichetta che ricevi via mail, impacchettare e portare al punto di ritiro).

Il bello è che con il gruzzolo ottenuto potrai acquistare a tua volta nuovi capi, senza spendere praticamente soldi nuovi.
Sulle stesse app, quindi, puoi trovare nuovi capi. Ma non lasciarti scoraggiare! È vero: a una prima occhiata il feed può sembrarti confusionario e disordinato, e i capi per niente appetibili. Ma basta che adotti una tua personale strategia: cerca i tuoi marchi preferiti (magari quelli che in negozio sarebbero più costosi, e che qui trovi a metà prezzo o a prezzi ancor più stracciati), inserisci la tua taglia, cerca capi vintage... Non fermarti quindi alla sola homapage, ma fai una ricerca più dettagliata, trova i tuoi venditori preferiti e crea un feed personalizzato.

Gonna e borsetta sono regali vintage: un outfit a bassissimo costo, abbinando i pezzi con capi nuovi
Io, in questo modo, vendendo e acquistando sulla stessa piattaforma ho venduto una valigetta ventiquattrore nuova, una gonna che non mi andava più, un abito leggero, un abito di una collezione speciale H&M, un dolcevita, una borsetta vintage, un tappeto e altri capi d'abbigliamento ben tenuti che tuttavia non portavo più, e con il budget ottenuto mi sono coccolata con un nuovo basco di lana in stile francese, un abito con stampa animalier super elegante, un mini abito anni Sessanta con maniche a sbuffo, diversi pezzi vintage (come un maglione in mohair con spalline imbottite, pazzesco e lavorato a mano!), un vecchio secchiello Trussardi e un paio di stivaletti con tacco di un marchio andato fuori produzione (e che invece su Vinted va fortissimo!), oltre ad una maglia nera che cercavo da tempo e a un paio di jeans a zampa. Il tutto assolutamente ben tenuto. Basta guardare molto bene le fotografie e chiedere informazioni aggiuntive agli utenti!
I mercatini sono un altro scrigno di meraviglie. E non parlo di quelli nelle grandi città o quelli famosi che arrivano una volta al mese nelle piazze, ma anche dei charity shop che punteggiano i paesi, i piccoli negozi di beneficienza in cui puoi sia portare i tuoi capi ancora in buono stato, sia acquistarne di nuovi a prezzi stracciati. Stracciati. Perché, d'altronde, sono prezzi simbolici.
Cappotti vintage, maglioni di lana, borsette sfiziose, mobiletti di modernariato... Il bello è che si tratta di oggetti e vestiti "di una volta", e quindi di ottima fattura. Per esempio, recentemente mio marito si è comprato un vecchio completo di Valentino, un cappotto oversize in lana tirolese elegantissimo e qualche giacca anni Settanta da abbinare a dolcevita e magliettine a girocollo. Il tutto a meno di 20 euro (in totale!).
Questo maglione in lana arriva probabilmente dall'armadio di un elegante signore perbene: noi l'abbiamo acquistato ad un prezzo simbolico in un negozio di beneficenza
Basta, anche qui, allenare l'occhio e non lasciarsi scoraggiare dal caos. In mezzo a tante cose meno belle, ce ne sono di stupende e intramontabili.

La camicia "Bristol": la chiamiamo così perché l'ho scovata in un charity shop inglese
Ti ricordi quell'amica che ti aveva detto che le piaceva un sacco il maglione che portavi quel giorno? E quando quell'amico aveva commentato con entusiasmo la camicia che portavi? Quando ti accorgi di non indossarli da tempo, proponi loro di regalargliegli, se fa loro piacere. Si innescherà un meccanismo si scambio davvero armonioso e proficuo, una sorta di swap party senza per forza organizzare una festa. Gli armadi saranno più in ordine e, vicendevolmente, guadagnerete nuovi capi.
I tuoi genitori dove tengono i vecchi abiti? E i tuoi nonni? E le tue zie? Naturalmente, prima chiedi! Ma spesso chi lascia gli abiti in garage o in soffitta non è molto contento che questi prendano polvere. Magari si tratta di indumenti che non gli stanno più, o che non sono adatti alla loro età, e che tuttavia avrebbero piacere indossassi tu. I tesori che si scovano sono, anche in questo caso, inestimabili: pezzi vintage di ottima fattura, cappotti di qualità altissima, abitini con spalline da rendere moderni con una semplice cintura in vita, blazer dei nonni che possiamo indossare over...
Questo cappotto in cachemire l'ho trovato in garage: l'aveva cucito la nonna di mio marito, eccellente modista
Una volta che si entra in questo loop con l'ottica giusta, tutto risulta più semplice. Qualche consiglio in più? Cercare capi evergreen che stiano sempre bene con tutto (come i cappotti, i blazer, i maglioni, i loden...), concedersi qualche marchio di lusso (si trovano pezzi vintage leggermente rovinati, ma utilizzabilissimi e a prezzi abbordabili!) e non fermarsi alla prima apparenza.
Ridere e sdrammatizzare fa bene alla mente e al corpo: aiuta infatti a far fronte alle situazioni più difficili e allo stesso tempo, fisicamente, supporta la respirazione, l'ossigenazione dell'organismo e la circolazione, riducendo al contempo ansia e stress.
E cosa c'è di più divertente di un meme? Le immagini ironiche che associano foto iconiche (magari tratte da film) e didascalie fuori contesto spopolano, e un motivo c'è: suscitano risate genuine e intelligenti. Anche la genitorialità non ci scappa: il rapporto tra genitori e figli è finito in moltissimi meme, e qui vi proporrò una selezione dei migliori, quelli più veritieri e più divertenti, per strapparvi un sorriso e qualche riflessione.






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Ultimamente sto notando un paio di tendenze contarie tra loro: l'urgenza di un sacco di gente di dire la propria riguardo a genitorialità, maternità e figli; e dall'altro lato chi (finalmente) fa notare come essere giudicanti sia scorretto, irrispettoso e perfino poco producente. Meglio seguire questa seconda tendenza e cercare di ascolare piuttosto che sputare sentenze, vero?
Bene: allora perché si sentono ancora moltissime (moltissime!) frasi che per quanto innocue suonano proprio come giudizi non richiesti? E perché molta gente esprime pensieri che sembrano sempre incasellare le mamme e le donne in ruoli stereotipati e ingabbianti?
Ecco le 10 frasi più fastidiose e odiate dalle mamme, quelle che - diciamolo! - sono ormai cliché superati. Frasi fatte che ci si sente dire veramente troppo spesso e che sarebbe ora di depennare dai classici della conversazione.
Perché, qualcuno definisce mai un uomo un "papà lavoratore"? Quando si comincerà a parlare anche di loro in questa maniera, allora sarà il momento per discutere davvero su un piano equo, perché allora la parità sarà DAVVERO raggiunta.
Ma come può un neonato essere bravo? Decide quando piangere? Sa quando è meglio dormire per non disturbare i genitori?
Sì, quella dei capricci da videogioco o del mutismo selettivo potrebbe anche essere una fase, ma anche se non lo fosse cosa si potrebbe fare? Scappare di casa? E se non passerà, sarà un problema insormontabile? Qualunque sia la questione, questa frase è davvero fastidiosa, soprattutto detta da genitori o non genitori che non hanno a che fare in quel preciso momento con lo stesso nostro problema.
Ti aiuta? Ti AIUTA? Un conto è quando uno dei due fa il casalingo o la casalinga, decidendo consapevolmente e di comune accordo di occuparsi prevalentemente della casa e dei figli, ma quando entrambi si lavora è davvero irritante pensare che nel 2022 si pensi agli uomini ancora come a dei poveri lavoratori che si sobbarcano l'economia della famiglia e che, beh, non dovrebbero alzare un dito in casa. Il lavoro domestico oggi è sempre più condiviso equamente e tutti, uomini e donne di tutte le età, dovremmo averlo capito. E non è un problema superficiale, questa frase: continuare a ripeterla perpetua lo stereotipo, mettendo sulle spalle delle donne tutto il carico domestico anche quando lavoranto tanto quanto (se non di più di) compagni e mariti.
Idem. E la troviamo anche nella versione: "Ah, stasera tuo marito fa il babysitter".
Frase riferita ad ogni "coccola" fatta in più: prendere in braccio il bebè quando piange, farlo dormire in camera, cullarlo, dargli una poppata in più... Il fatto è che non sono "coccole", ma bisogni, e ogni mamma avrà pure il diritto di scegliere ciò che è più giusto per lei e il suo bimbo...
Come se l'allattamento al seno non fosse già difficile.
Come se l'allattamento con il biberon non fosse già poco giudicato.
Fare notare a una persona l'aumento o la diminuzione del peso non è solo poco delicato, ma anche irrispettoso e stupido. Primo: i cambiamenti di peso potrebbero essere legati alla salute. Secondo: si dà sempre per scontato che "magro" uguale "bello", facendo sentire in difetto chi ha preso chili in più (senza per questo avere problemi di salute). Quei chili in più potrebbero anche restare, e quindi?
Verissimo, per tantissime donne. Ma non per tutte. E quando lo si sente ripetere migliaia di volte, poi ci si sente in colpa se l'amore provato non è così devastante e permeante. È amore vero e profondo anche quando al primo posto metti te stessa o altri valori per te importanti.
Sembra strano, molto strano, ma è proprio così! Esistono alcuni nomi vietati in Italia, che non possono essere assegnati ai bambini e alle bambine, che siano nuovi nati o che siano arrivati con l'adozione. Si tratta di nomi particolarissimi, c'è da dire. Ma anche bizzarri, tristi e impegnativi.
Un tempo, pensate, anche i nomi stranieri erano vietati, ed è per questo che alcuni nonni e alcune nonne sulla carta d'identità hanno nomi "strani", con traslitterazioni italianizzate (mentre i nomi vintage classici sono ancora molto diffusi). Oggi, invece, il divieto ha ragioni diverse, che non hanno a che fare con l'autarchia, ma con il rispetto del nascituro e con la comodità fiscale.
Ecco quindi una lista dei nomi vietati in Italia: se state cercando un nome da bambino o un nome da bambina, depennateli dalle vostre opzioni (anche se dubitiamo che li abbiate presi in considerazione!). Anche se cercate nomi originali o curiosi: questi è meglio non proporli all'anagrafe, perché tanto verranno vietati perché renderebbero difficile la vita dei bambini e delle bambine.
Dare a un figlio il nome del nonno o della nonna è evocativo e romantico. Ma dare quello di mamma, di papà o dei fratelli o sorelle è vietato. Se in Spagna è normale dare al primogenito il nome del padre, in Italia non si può. Non solo per tradizione, ma anche per comodità e precisione a livello fiscale.
Solo dando, nel caso di figli maschi, il secondo nome "Maria" si potrà dare loro il nome del padre.
È diventato così iconico da dover essere vietato, perché inventato e non-sense: "Ajeje Brazorf" era il nome fittizio fornito dal personaggio di Aldo (del trio Aldo, Giovanni e Giacomo) al controllore del tram che gli chiedeva il biglietto.
Ci sono alcuni personaggi storici che hanno segnato negativamente le vicende dell'umanità. Ecco che allora sono vietati i nomi (combinati in questa maniera) di Joseph Stalin, Adolf Hitler, Benito Mussolini, Osama Bin Laden e di tutti i dittatori in generale. Adolfo, tuttavia, non è vietato, così come non sono vietatati i nomi senza i cognomi.
Essendo il nome proprio la prima presentazione di una persona, e dato che questo potrebbe segnare positivamente o negativamente la sua vita, l'addetto o l'addetta all'anagrafe potrebbe a sua discrezione vietare di dare un nome "normale" a un figlio se questo, abbinato al cognome, risultasse ridicolo. Per esempio Daria Presa, Guido Lavespa, Perla Miseria, Margherita Pizza... Lo stesso vale per Maradona, per esempio, personaggio che ha fatto la storia ma il cui nome pesa troppo.
Niente Laura Palmer, Jon Snow, Rachel Green, Frankenstein, Grande Gatsby, Moby Dick... I nomi di fantasia tratti da libri, anime o film, tra gli altri, non sono accettati dall'anagrafe. E nemmeno quelli inventati di sana pianta dai genitori.
Tuttavia, ci sono molti modi per prendere ispirazione dalla letteratura.
Vietato anche l'uso di un cognome come nome proprio (fatta eccezione per i cognomi che sono, di fatto, nomi propri: capita molto spesso). Non si potrà dare a un bambino il nome Rinaldi, quindi, o a una bambina il nome proprio Serra.
L'unica eccezione è Andrea: tutti gli altri nomi "maschili" (anche Nicola) non possono essere assegnati alle nuove nate o adottate di genere femminile.
Qui, in realtà, va un po' a sentimento (dell'addetto all'anagrafe). Alcuni nomi sono accettati più di altri, anche se fanno parte della stessa categoria. Prendiamo i colori: Verde, Blu, Celeste, Rosa sono accettati, mentre Giallo o Arancione no. Lo stesso vale per i marchi: molte bambine oggi si chiamano Chanel, ma nessuno Ikea. In America naturalmente va diversamente: pensiamo alla tendenza degli ultimi anni a chiamare i prorpi figli con nomi ispirati ai marchi del beauty e della moda.
Bisogna rinunciare anche ai cartoni animati: Pollon, Lupin, Pokemon o Sailor Moon non possono essere assegnati ai bambini e alle bambine.
Qualche anno fa spopolava lo stile scandi e un po' Hygge. C'è stato poi il (breve) momento del Japandi, che mischiava lo stile nordico a quello giapponese, mixando le caratteristiche minimal delle due culture. Ora? In questo momento sta emergendo una tendenza che ci piace davvero da matti, che ameranno le persone che adorano Stars Hollow e Gilmore Girls, ma anche le Cotswolds inglesi, la vita bucolica, i mobili rustici, il vintage e le stampe floreali.
Si chiama cottagecore e non spopola solo su Instagram e tra le star. Forse perché è particolarmente confortevole, forse perché esteticamente è davvero intrigante. In ogni caso, ecco di cosa si tratta.
Il cottagecore è uno stile che sta emergendo in questo post-pandemia, dopo che le star di Instagram hanno cominciato a postare immagini della loro vita all'aria aperta e del ritorno alle radici più rustiche, romanticizzando la vita agricola e a contatto con la natura. Maglioni caldi e confortevoli, Wellington Boots per uscire nel prato anche quando piove, cura delle piante, cottage, illustrazioni vintage e bucoliche, tavole rustiche... Tutto, ultimamente, parla di romanticismo e terra, magia e confortevolezza, e l'estetica cottagecore porta dolcezza e autenticità.

I colori predominanti sono il marrone, il grigio delle giornate piovigginose, i colori tenui dei fiori di prato e il bianco sporco delle case di campagna.
Il cottagecore è uno stile che non pervade solo le foto su Instagram, ma anche l'arredamento domestico. E può essere particolarmente green e sostenibile: essendo un ritorno alle origini, si può puntare su mobili vintage recuperati (senza nemmeno dipingerli!) e su piante e fiori freschi da distribuire in tutte le stanze di casa. Anche gli oggetti d'arredo possono essere recuperati: piatti della nonna, bicchieri spaiati, vecchi plaid di lana fatti a mano...

Per entrare appieno nel mood cottagecore e per godersi ancor di più queste atmosfere ci sono certe letture e certe visioni imprescindibili.
Per quanto riguarda i romanzi cottagecore, il consiglio è quello di leggere Piccole donne di Louise May Alcott di Louise May Alcott di Louise May Alcott, i gialli di Agatha Christie (in particolare quelli con protagonista Miss Marple), Il giardino segreto di Frances Hodgson Burnett.
In tivù, invece, il titolo più cottagecore di tutti è di certo Chiamatemi Anna (su Netflix, Anne with an E in lingua originale), la versione televisiva di Anna dai capelli rossi (altra serie di romanzi da leggere!). E naturalmente nella lista non può mancare Una mamma per amica, o Gilmore Girls, sempre su Netflix: le atmosfere di Stars Hollow sono estremamente cottagecore.
"Helicopter parents", o "genitori elicottero": è da qualche tempo che si sente sempre di più quest'espressione, ma di cosa si tratta? Nel mondo anglosassone è piuttosto diffusa e indica un'educazione eccessivamente protettiva nei confronti dei figli. Il problema è che a quanto pare, volenti o nolenti, i genitori della generazione Baby Boomer - e ora i Millennial da loro cresciuti - tendono a mettere in pratica l'essere genitori elicottero anche senza accorgersene, proteggendo i figli e le figlie in maniera prepotente e cercando di spianare loro la strada, senza lasciare tuttavia che mettano in campo le proprie risorse.
A quanto pare, essere troppo protettivi non ripaga. Meglio conoscere "genitori elicottero", riconoscerne i limiti e provare ad ascoltare di più i nostri figli.
L'espressione è un simbolo: serve come metafora per indicare quelle mamme e quei papà che tendono a guardare a vista i figli come degli elicotteri che volano sulle loro teste, pronti a calare una scaletta di salvataggio nel momento del bisogno e al primo segno di pericolo.
Si tratta di un'espressione colloquiale che fece la sua comparsa diversi anni fa, riferendosi ai genitori della generazione dei Baby Boomer (quelli nati tra il 1940 e il 1960) e al loro modo di educare i figli. Si cominciò a parlarne intorno al 2000, quando i loro figli iniziavano gli anni dell'università: i professori e le professoresse, infatti, notavano per la prima volta una certa "intromissione" da parte delle mamme e dei papà. E lo fecero notare.
Ora il termine "elicottero" lo si applica anche ai genitori Millennial, quelli nati tra il 1980 e il 2000, ovvero quelli cresciuti dai Baby Boomeer e che a quanto pare stanno utilizzando la stessa educazione sui propri figli.
Tendenzialmente i genitori elicottero - che sono ben descritti nel libro Genitori elicottero di Lena Greiner e Carola Padtberg - si riconoscono perché sono estremamente presenti nella vita dei figli e delle figlie. Non solo come osservatori o guide, ma come capitani. E non solo quando i bambini sono così piccoli da richiedere supervisione costante e aiuto concreto; i genitori elicottero continuano a gestire la vita dei figli attraverso un micro-management costante. Spesso hanno a che dire con gli insegnanti dei figli riguardo ai voti o ai rimproveri, telefonano al posto loro quando c'è da fissare appuntamenti, controllano tutte le piccole cose e si intromettono quando i figli sbagliano la prima virgola, guidano costantemente i bambini dicendo punto per punto ciò che devono fare...
C'è chi dice che non si siano registrati particolari "contro" nei figli cresciuti da genitori elicottero, e chi invece - come nel caso dei ricercatori e ricercatrici che hanno pubblicato lo studio Helicopter Parenting May Negatively Affect Children's Emotional Well-Being, Behavior sulla rivista scientifica Developmental Psychology - sostiene che "overcontrolling parenting can negatively affect a child’s ability to manage his or her emotions and behavior", ovvero "genitori iperprotettivi potrebbero impattare negativamente sulla capacità dei bambini di gestire le proprie emozioni e comportamenti".
Durante la ricerca, i bambini di due anni con genitori iperprotettivi ed "elicottero" si sono dimostrati più poveri a livello emotivo e comportamentale, così come i bambini di 5 anni. Al contrario, i bambini lasciati più liberi di provare e sbagliare dai propri genitori, a 10 anni appaiono più produttivi a scuola e più propensi ad avere relazioni sociali armoniose ed equilibrate. Questo perché spesso i genitori elicottero, secondo gli studiosi, non permettono ai figli di navigare attraverso le proprie emozioni, soprattutto quando sono difficili, limitando la loro capacità di far fronte allo stress, anche nelle piccole cose.
"La ricerca mette quindi in luce come i bambini con genitori elicottero siano meno capaci di far fronte alle situazioni complicate durante la crescita, specialmente quando si tratta di affrontare ambienti scolastici complessi", è il pensiero della dottoressa Nicole B. Berry dell'Università del Minnesota (tra gli autori e autrici dello studio sopracitato). "I bambini che non riescono a regolare le proprie emozioni e i propri comportamenti in maniera efficace tendono poi ad esplodere e comportarsi male in classe, a fare più fatica a costruire delle amicizie e ad andare bene a scuola".
Allo stesso tempo, essere iperprotettivi mina l'autostima dei bambini e delle bambine, che ogni qualvolta vedono i genitori intervenire per loro, non si sentono all'altezza o percepiscono che le loro capacità non sono abbastanza.
Essere protettivi, quindi, è giustissimo: i figli hanno bisogno di supporto e guida, di gentilezza (e quindi di Gentle Parenting), di ascolto e soprattutto di protezione. Ma l'eccesso è sbagliato. Meglio ascoltare i propri figli, capire i loro bisogni, aiutarli quando lo chiedono e quando ne hanno davvero bisogno e, infine, guidarli alla scoperta delle loro capacità e delle loro emozioni. Anche perché un genitore elicottero, per quanto nobile nelle intenzioni, anche senza volerlo limita le possibilità dei propri figli!
Qualche candela qua e là, la stufa o i caloriferi accesi, un tappeto peloso e una coperta calda sulle gambe: leggere durante le vacanze natalizie e nel periodo delle feste è particolarmente piacevole, non trovate? Non solo perché si tratta di giorni più "liberi" del solito (anche se per molte famiglie il caos raddoppia, non si può negarlo!), ma anche e soprattutto perché l'atmosfera è estremamente piacevole, rilassante e confortevole.
Rendere ancor più cozy e hygge la lettura? È possibile, scegliendo titoli e romanzi natalizi, che parlano in maniera più o meno diretta delle festività o che trasportano in luoghi magici, accoglienti e sognanti. Ce n'è per tutti i gusti: per chi ama lo stile cottagecore, per chi vuole storie romantiche, per chi vuole brividi fantasy...
Ecco i romanzi di Natale perfetti da leggere durante le festività, con un tè caldo tra le mani e una coperta sotto la quale accoccolarsi.
Amanti del genere Young Adult? Let it snow - innamorarsi sotto la neve è il romanzo scritto a sei mani da John Green (l'autore di "Colpa delle stelle"), Maureen Johnson e Lauren Myracle. Ambientato durante la Vigilia di Natale a Gracetown, parla di amore e di persone perdute e ritrovate.
Un classico perfetto per la lettura natalizia: Piccole donne di Luisa May Alcott narra le vicende delle sorelle March - Meg, Jo, Amy, Beth - e di come si preparino all'età adulta sullo sfondo della guerra di Secessione americana.

Jenny Hale è la regina del Natale: i suoi romanzi d'amore ambientati durante le feste sono bestseller che tengono incollati gli occhi alle pagine. Questo primo libro, Iniziò tutto a Natale, racconta di come Holly McAdams, tornata nel piccolo chalet di famiglia sulle colline innevate per Natale, incontri uno sconosciuto intrappolato lì a causa del maltempo. Canzoni natalizie, lucine, alberi, decorazioni, un vecchio amante... Gli ingredienti per un grande romanzo di Natale (d'amore!) ci sono tutti.
Pensi "Harry Potter" e subito parte in testa la colonna sonora. In particolare, le campanelle del "Natale a Hogwarts". Con le sue atmosfere, la saga fantasy è particolarmente amata dalle persone invernali e da chi adora neve, Natale e festività. Scegliere uno dei capitoli e leggerlo davanti al camino è davvero un'esperienza magica. (Ps. Dopo i commenti transfobici dell'autrice, è normale avere sentimenti contrastanti riguardo "Harry Potter". L'opera, tuttavia, rimane significativa per moltissime persone ed è assolutamente legittimo sia volerla abbandonare, sia continuare ad amarla).
Tra elfi, hobbit, stregoni e avventure, anche Il signore degli anelli è il fantasy perfetto da leggere sotto le feste. Soprattutto quando si ha molto tempo tra le mani, vista la mole dei volumi! Un consiglio sull'edizione da acquistare? Quella illustrata da Alan Lee, per immergersi fino in fondo nelle atmosfere tolkieniane.
La lettura natalizia ideale per chi ama i gialli è "Il Natale di Poirot": l'investigatore ideato dalla penna di Agatha Christie si trova qui a indagare su un delitto della camera chiusa durante una riunione di famiglia nella campagna inglese, proprio durante le festività. Questa la trama: Gorston Hall, Longdale, campagna inglese. Anni trenta. Natale. Le famiglie accantonano i contrasti e si riuniscono per festeggiare, a volte solo con lo scopo di mascherare odi e rivalità feroci. E infatti la riunione familiare voluta dal vecchio e tirannico Simeon Lee, che ha chiamato attorno a sé figli e nipoti, si trasforma in dramma. Il vecchio patriarca viene misteriosamente ucciso in una stanza chiusa dall'interno. L'assassino è un membro della famiglia?

Fa parte della saga "I love shopping" di Sophie Kinsella questo romanzo che parla di Natale, compere, Londra e campagna inglese. Spassosissimo come sempre, riesce a incollare alle pagine.
Elfrida Phipps, ex attrice di musical, ha sessant'anni. Affranta dal dolore per la morte dell'uomo che ha sempre amato, lascia Londra e si trasferisce in un piccolo villaggio dell'Hampshire. Dolce ed eccentrica, Elfrida fatica a inserirsi nella piccola comunità, finché non incontra la famiglia di Oscar Blundell, musicista in pensione. Poco tempo dopo Oscar perde moglie e figlia in un tragico incidente stradale, e rimane solo, assillato da problemi economici, in preda alla disperazione. Uniti dalle avversità, Oscar ed Elfrida decidono di lasciarsi alle spalle il passato e di trasferirsi in Scozia per ricucire le trame delle loro esistenze. Sarà il primo Natale trascorso insieme a ridare a entrambi la forza di ricominciare. Questa la trama del romanzo di Rosamund Pilcher per gli amanti del Natale, un classico della letteratura d'amore natalizia che sa davvero trasportare in questo villaggio adorabile e confortevole.
Non parla di Natale, ma le atmosfere cottage-core che riempiono le pagine di questo libro sono quanto di più confortevole leggeremo durante l'inverno. Il romanzo di Beth O'Leary parla di Leena, londinese sopraffatta dal lavoro che decide di trasferirsi per un paio di mesi dalla nonna, nella campagna inglese. La nonna, a sua volta, decide di trasferirsi nella casa della nipote a Londra. Lo scambio di vite e di case darà vita a situazioni incredibili, divertenti e riflessive.
