Nel cuore di Milano si trova un luogo speciale: non può essere definito con un solo termine perché è un’erboristeria, un negozio di piante e fiori, un ristorante e un bar. Capoverde è anche un luogo di progetti ed eventi, ma soprattutto passione per il mondo della natura a 360°.

Capoverde si trova a poche centinaia di metri da Piazzale Loreto (MM 1 e MM2), ed è come un’oasi di relax e di verde non solo per acquisti all’interno dell’erboristeria o nel negozio di fiori, ma anche per fare un aperitivo o una cena: nel cortile esterno infatti, circondati da piante e fiori, ci sono tavolini da giardino dove e' possibile pranzare in relax o per godersi un buon aperitivo mentre all’interno di una vecchia serra si trova il ristorante. La cucina è adatta anche per vegetariani, vegani e celiaci.

Spesso vengono effettuati anche laboratori green per i bimbi, iscrivetevi alla newsletter per ricevere le info. Locale super adatto a feste di compleanno per bimbi dai 6 anni in su se si ha piacere di organizzare laboratori di giardinaggio e beneficiare di una merenda gustosa e curata ma naturale e originale. 

    

CAPOVERDE 
via Leoncavallo 16 
20131 Milano

fax 0226820470

Negozio fiori e piante 
tel. 02 26820460

Ristorante 
tel. 02 26820430

ORARI PIANTE E FIORI 
Lunedì: dalle 15.00 alle 19.30 
Martedì/Sabato: dalle 10.00 alle 13.00 
e dalle 15.00 alle 19.30
Domenica: chiuso 

ORARI ERBORISTERIA 
Lunedì/Venerdì: dalle 15.00 alle 19.30 
Sabato: dalle 10.00 alle 13.00 
e dalle 15.00 alle 19.30
Domenica: chiuso 

ORARI RiSTORANTE 
Lunedì, Martedì, Mercoledì e Giovedì: 
dalle 18.00 alle 24.00
Venerdì: dalle 18.00 alle 01.00 
Sabato: dalle 18.00 alle 02.00 
Domenica: dalle 18.00 alle 24.00 

A PRANZO NEL VERDE
Da Lunedì a Sabato: 
dalle 12.30 alle 14.30 

Calendario dello svezzamento veg

Lunedì, 21 Aprile 2014 00:03

Ecco il nostro calendario dello slattamento da scaricare e da appiccicare sul frigo, consegnare all'asilo e/o ai nonni.

Buon slattamento a tutti!

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Ma fai un cesareo dai!

Domenica, 20 Aprile 2014 22:29

Risponde l'Ostetrica Gabriella Di Gregorio

 “In quanto Ostetrica mi sento di particolarmente coinvolta in  questa domanda, la più semplice ma aimé la più dibattuta negli ultimi decenni…”Rischioso”: questa parola tanto utilizzata suona a me quasi stonata quando si parla di un contesto fisiologico quale quello del parto spontaneo. Cito una definizione che mi  piace tanto, tratta da un manuale sul parto fisiologico: “Il parto spontaneo è un evento fisiologico che avviene con i soli meccanismi naturali, non presenta complicanze e ha un inizio, un decorso e un esito che non necessitano di interventi medici.”

Occhio però, non stiamo parlando di “Parto”, ma di “Parto spontaneo e fisiologico”!!! Questo per rassicurare tutti quelli che sono ormai convinti che esista un modo più sicuro per venire al mondo : quello chirurgico.

A tutti noi è capitato certamente di sentire racconti più o meno romanzati del parto, vissuto in prima persona o meno e non mi sento di escludere certo che in alcuni casi si verificano episodi che si allontanano un tantino da quella che è la nostra idea di parto fisiologico…ma da qui a sostenere che il taglio cesareo è più sicuro del parto spontaneo beh, io ci andrei cauta.”

 Tratto da Mamme pret a porter, Gravidanza, Trevisini Editore

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Risponde l'ostetrica Gabriella Di Gregorio

Ed ecco la tanto amata zia Ignazia….non conosco donna che non ne abbia almeno una, quella che ha sempre il consiglio al momento giusto (spesso gratuito e non richiesto). Ma che fare, ci tocca e lì, meglio giocare d’astuzia. Siamo ormai tutte donne emancipate, super tecnologiche, acculturate anche in ambiti che non ci competono come quelli dell’ostetricia, ma davanti ad una zia Ignazia tutte le nostre certezze crollano come un castello di sabbia. Non si sa perché, ma quando si parla di racconti del parto si rimane quasi affascinate e non si riesce a non ascoltare. Noi donne, quelle sane, forti come rocce, quelle che fanno mille cose insieme, che fanno le mamme, le donne in carriera, le casalinghe,mogli, le sorelle, le figlie, tutto insieme….alle quali sembra quasi essere richiesto tutto senza sconto di sorta, perché è dovuto, perché sei donna…beh,  per noi quel parto, quel momento unico è davvero l’unico momento di protagonismo assoluto che cattura ancora l’attenzione di tutti, del papà che quasi lo ha dimenticato e allora perché no, glielo ricordiamolo ogni tanto e lo anticipiamo anche alla cara nipote che partorirà di lì a poco così da rinfrescare la memoria e decorarci di una medaglia che nessuno ci concederà mai per il grande lavoro che svolgiamo quotidianamente…ma che succede? Succede che si ricama un pochino perché altrimenti si rischia di cadere nel banale, nello scontato, e questo non ci piace.

Voi mi chiederete….si ma io volevo sapere se davvero il suo travaglio è durato 3 giorni!!! Ebbene NO, impossibile, mai visto, praticamente fuori da ogni schema. Nessuna donna può travagliare così a lungo. L’utero non ne è capace, non ha le risorse necessarie per sopportare 3 giorni di contrazioni, il nostro corpo non le reggerebbe e soprattutto non ha le risorse per alimentarle e il nostro cucciolo non le sopporterebbe mai senza, ad un certo punto, alzare la bandiera bianca dicendoci “mi arrendo… tiratemi fuori”. Restiamo con i piedi per terra, abbiamo letto quali sono le fasi del travaglio, capito anche senza leggere troppi numeri (che a me non piacciono affatto), che il travaglio ha delle fasi ben distinte, in cui ogni cosa accade al momento giusto e se non accade è perché il nostro corpo e il piccolo non sono pronti e allora si aspetta, vigile attesa la nostra, quella dell’ostetrica che seguirà il travaglio, che saprà come favorire alcuni meccanismi con metodi naturali, senza intervenire,  osservandovi, ascoltandovi e consigliandovi se serve.”Siamo ormai tutte donne emancipate, super tecnologiche, acculturate anche in ambiti che non ci competono come quelli dell’ostetricia, ma davanti ad una zia Ignazia tutte le nostre certezze crollano come un castello di sabbia. Non si sa perché, ma quando si parla di racconti del parto si rimane quasi affascinate e non si riesce a non ascoltare. Noi donne, quelle sane, forti come rocce, quelle che fanno mille cose insieme, che fanno le mamme, le donne in carriera, le casalinghe,mogli, le sorelle, le figlie, tutto insieme….alle quali sembra quasi essere richiesto tutto senza sconto di sorta, perché è dovuto, perché sei donna…beh,  per noi quel parto, quel momento unico è davvero l’unico momento di protagonismo assoluto che cattura ancora l’attenzione di tutti, del papà che quasi lo ha dimenticato e allora perché no, glielo ricordiamolo ogni tanto e lo anticipiamo anche alla cara nipote che partorirà di lì a poco così da rinfrescare la memoria e decorarci di una medaglia che nessuno ci concederà mai per il grande lavoro che svolgiamo quotidianamente…ma che succede? Succede che si ricama un pochino perché altrimenti si rischia di cadere nel banale, nello scontato, e questo non ci piace.

Immagine tratta da http://birthbuddy.wordpress.com/

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Il termine Chakra significa "cerchio, ruota, vortice": secondo la tradizione yogica e di medicina ayurvedica sono i sette centri energetici del nostro corpo. Sono collocati lungo la colonna vertebrale fino al nostro capo.  In gravidanza è molto utile lavorare con visualizzazioni sui chakra, in quanto anche donne che non hanno mai lavorato su questi punti possono trarre grandi benefici con piccoli esercizi come questo che vi proponiamo. 

Troviamo una posizione comoda, cerchiamo di sciogliere le tensioni che riconosciamo nel nostro corpo (possiamo immaginare un nodo che si scioglie o un tessuto infeltrito che noi distendiamo, aprendo le maglie). Poi concentriamoci sul respiro, inondiamo il nostro corpo di aria, inebriandoci quasi, poi espiriamo dal naso con forza (una sola volta). Ora concentriamoci su una respirazione lenta e profonda, a ogni espiro l’aria scende verso il basso, aiutando il nostro bambino a venir fuori; poi visualizziamo il primo chackra, quello situato sul nostro osso pubico: è di colore rosso intenso e lo possiamo immaginare come un fiore di loto sbocciato, con i petali aperti. Poi passiamo al centro del nostro addome, dove il colore diventa….

Poi passiamo alla bocca dello stomaco, dove il colore sarà l’arancione; visualizziamo dopo il centro del nostro petto, dove il colore sarà un mix, ossia una spirale verde e rosa , i colori non si mischieranno mai; poi visualizzeremo la nostra gola, dove il colore sarà un azzurro cobalto molto intenso; poi saliremo sulla nostra fronte, circa tra un sopracciglio e l’altro, un paio di dita più in alto e troveremo il nostro penultimo chackra: qui visualizzeremo il colore indaco. Infine, sulla sommità del nostro capo visualizzeremo una fortissima luce bianca, che ci inonda di energia da capo a piedi.

I colori devono essere visualizzati come flussi di luce che partono dall’esterno e vanno verso l’interno.

Ovviamente dobbiamo allenarci prima del parto a questa pratica: saremo così in grado di effettuare la visualizzazione in tempi brevi, quindi tra una contrazione e l’altra, senza perdere di efficacia per la fretta.        

 

immagine tratta da www.mindbodygreen.com

 
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Giardinaggio e prodromi di travaglio?

Domenica, 20 Aprile 2014 20:53

Una pratica che sembra diffusa tra alcune ostetriche inglesi è il giardinaggio durante i prodromi e la prima fase del travaglio: munite di guanti ci si china nella posizione a farfalla e si travasa la terra, piante etc… la posizione velocizza ovviamente la dilatazione e si sfrutta a pieno la forza di gravità. Inoltre uscendo dalla struttura ospedaliera o dalla propria abitazione e svolgendo un’attività ci si concentra su un atteggiamento di “parto attivo” e non di passività al dolore. Come sappiamo l’atteggiamento mentale aiuta molto! Alcuni inoltre sostengono che la vicinanza con l’elemento terra aiuti la “discesa” del bambino. Per cui ecco un'ottima idea per fare qualcosa di utile durante la fase sei prodromi di travaglio: andiamo sul nostro balcone o in giardino e facciamo un po' di giardinaggio!

Siamo sicuri che l'ossessiva igiene abbia solo risvolti sani? Germofobi, forse abbiamo una cattiva notizia per voi. Che, in realtà, è una buonissima news per i nostri figli.

Oggi vi spieghiamo perchè i bambini più "sporchi" sono più sani: come l'igiene ossessiva e il non far sporcare i bambini siano nemici della salute

Non si esce più di casa senza una borsa preparata ad ogni sporca evenienza e si allestisce la propria casa in maniera sterile e asettica quanto un ospedale, ci avete fatto caso? Salviettine igienizzate, creme antibatteriche, disinfettanti. Ok, è giusto, a volte sono necessari. Ma forse bisognerebbe fare un passo indietro, in quei tempi passati in cui si giocava tranquillamente sul marciapiede sotto casa analizzando i movimenti dei millepiedi sulle proprie manine, quando ci si sbucciava le ginocchia e le si puliva con una passata di mano e si raccoglieva quel confetto caduto sul pavimento igienizzandolo magicamente con una soffiatina.

L'ha detto anche Mary Ruebush nel suo "Why dirt is good?", dal sottotitolo "Cinque modi per rendere i germi tuoi amici": quando un bambino si infila in bocca qualche oggetto esplora l'ambiente, e scaturisce in lui una reazione necessaria perché maturi in lui il sistema immunitario, benefica in quanto questo suo sistema immunitario inizia così a riconoscere cosa attaccare e cosa ignorare.
Alla nascita, il sistema immunitario è una lavagna bianca, un computer non programmato, uno smartphone ancora da riempire di applicazioni. Se il bambino non fa una genuina esperienza di questi batteri, il sistema non sarà più in grado di riconoscere i germi buoni e quelli cattivi, e le conseguenze saranno deleterie.

Ciò non significa che sia raccomandato vivere nella sporcizia. Significa solo che sarebbe meglio evitare di utilizzare tutti quei prodotti "igienizzanti per le mani" ora così in voga che in realtà danno solo un effimero senso di sicurezza, e che oltre ad essere spesso troppo pesanti talvolta non hanno nemmeno efficacia: i germi e i batteri sono dappertutto - sulle nostre mani, nei nostri capelli, nelle nostre case, sui nostri animali - ed è giusto sia così! Lavarsi semplicemente con acqua e sapone è sufficiente e sicuro per evitare le conseguenze negative.

Lo stesso vale per l'ossessione per la pulizia: lavarsi troppo, soprattutto nei bambini, comporta la scomparsa della maggior parte di questi batteri, a volte buoni. Non negate ai piccoli di camminare scalzi, giocare all'esterno toccando ciò che vogliono (chiaro, in sicurezza), sedersi a tavola senza lavarsi le mani (se non estremamente sporche!): tutti questi gesti normali (da considerare finalmente non pericolosi) aiuteranno il bambino e il suo sistema immunitario senza comprometterlo come potrebbe accadere facendo un eccessivo uso di prodotti igienizzanti.

Non solo: uno studio americano condotto dall'Università di San Diego (capitanato dal dottor Yu Ping Lai) ha svelato che l'ossessione per l'igiene non fa bene nemmeno in caso di ferite cutanee. Capiterà che il vostro bimbo si graffi o tagli, e in quel caso senza pulire eccessivamente con prodotti che uccidono ogni sorta di batteri (buoni e cattivi) il suo corpo reagirà meglio, portando ad una guarigione più sana e veloce. Questo perché la presenza di stafilococchi nella microflora della ferita è causa di una miglior reazione della pelle, che guarirà così più in fretta.

Aiutare i bambini a sviluppare un sistema immunitario forte lasciandogli fare esperienza dello "sporco" avrà su di loro solo benefici: le allergie si ridurranno, le reazioni del corpo alle malattie saranno più contenute (perché i batteri saranno appunto già conosciuti) e l'ansia sarà ridotta (perché collegata alla salute interna del corpo), così come le malattie autoimmuni. E, pensateci: instillare nel bambino l'idea che ciò che è sporco è pericoloso, e che esplorare il mondo esterno può essere fonte di paura, può avere conseguenze sulla sua psiche. Un bambino a cui vengono limitate queste esperienze sarà infatti un bambino a cui sono estranee la curiosità, l'esplorazione e la scoperta (o comunque frustrato in questo senso). La fobia per i germi dei genitori può trasformarsi in un rapporto conflittuale del bambino con il mondo esterno, e ciò è di gran lunga più pericoloso di un paio di piccoli germi! Non credete?

Ma non preoccupatevi se avete vissuto fino ad ora ossessionati dall'igiene: non è mai troppo tardi per ridimensionare questo aspetto della vita. Iniziate mangiando più cibi fermentati (come lo yogurt di soya per esempio o il kombucha del quale vi parleremo nei prossimi giorni) o assumendo fermenti lattici (ottimo LD1 della Named per i bambini).

Ma, soprattutto, iniziate ad uscire a sporcarvi le mani insieme ai vostri bambini: niente di più efficace per costruire un sano, robusto e preparato sistema immunitario!

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Mondi di mamme

Lunedì, 03 Marzo 2014 00:00

In questa rubrica, vi parlerò un po' dell'essere mamma nel mondo e delle mamme nel mondo. Anche se siamo cresciute dicendo che “le mamme sono tutte uguali”(e sappiamo che anche i nostri figli lo diranno), l'essere mamma è un esperienza differente in funzione del contesto e della cultura in cui si vive. E sono queste differenze e le curiosità che condividerò con voi in questo spazio. Per cominciare vi racconterò come viene tradotta la parola magica (Mamma) in alcune paesi del mondo:


Inglese: Mom
Spagnolo: Mamá
Portoghese: Mamãe
Francese: Maman
Tedesco: Mama
Irlandese: Mam
Russo: Mama
Indonesiano: Mama


Vedete come alla fine anche la parola Mamma è quase uguale in tutto il mondo?!

Alla prossima!

Tathi Saraiva

Il coniglio e i suoi doni

Sabato, 19 Aprile 2014 18:02

In questo mese di aprile tutti i paesi Cristiani festeggiano la Pasqua. In Brasile non sarà diverso. Come espressione della fede, nella domenica di Pasqua, le famiglie religiose vanno a messa prima di incontrarsi per il grande pranzo che segna la fine della Quaresima. Ma la Pasqua richiama, soprattutto per i bambini, immagini di svago e di dolcezze alimentari, trascorrendo le vacanze della Settimana Santa, in molti casi, in spiaggia e prendendo l'ultima tintarella dell'estate appena finita.

Nei negozi e nei supermercati brasiliani è comune vedere strutture ad arco in alluminio chiamate “parreiras”, nome che deriva dalla loro somiglianza con i sostegni delle vigne, totalmente coperte da centinaia di uova di cioccolato di ogni foggia e misura, appese una affianco all'altra, a formare dei tunnel luccicanti e multi colorati. Impossibile resistere alla tentazione di portarsi via un ovetto e mangiarselo prima della tradizionale ricorrenza.

Protagonista indiscusso dell'immaginario della Pasqua è il coniglio, animale capace di generare cucciolate di grandi dimensioni, che simboleggia la vocazione della Chiesa di produrre nuovi discepoli; è solitamente raffigurato come portatore delle uova di cioccolato. Ma per i bambini Brasiliani, l'immagine è legata soprattutto al divertimento, perché le uova vengono portate dal Coniglietto Pasquale a tutti coloro che si sono comportati bene durante l'anno, e si sa, i bambini si comportano sempre bene!

Il coniglio visita le case nella notte di sabato e nasconde le uova nei nidi o nei cestini che sono stati preparati anticipatamente dai bambini. La preparazione avviene a casa in un momento speciale di attività in famiglia o a scuola insieme ai compagni. Ai genitori rimane la responsabilità di preparare la scena durante il sabato notte. Anche se, nel sabato della vigilia i bimbi vanno prestissimo a letto nella aspettativa della domenica mattina. Con le mani sporche di farina, i genitori cercano di riprodurre le orme del Coniglietto sul pavimento di casa, mangiano un pezzo della carota lasciata per il protagonista della notte e preparano tutte le sorprese. E nella domenica di Pasqua le uova vengono cosi trovate dai bambini.

Per comunicare con i suoi piccoli fan, il coniglio ha anche un sito ufficiale: http://www.ocoelhodapascoa.com.br/ ,in cui i bimbi possono giocare o scrivergli una lettera, indicando quale tipo di uovo desiderano ricevere. E cosi, il Coniglio Pasquale viene visto come il Babbo Natale a dicembre o la Befana a gennaio.

Io adesso vi auguro una Buona Pasqua, perchè da mamma Brasiliana devo ancora preparare tutte le sorprese per la mia piccola, ma anche al suo papà, perchè il Coniglio in Brasile si ricorda anche dei grandi! Ma solo di quelli bravi!

 


Se hai qualche tradizione Pasquale da raccontarci, scrivici attraverso la mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

immagine tratta da:
http://artigoparafesta.com.br/blog/?cat=109

Molte di noi crescono pensando si di avere una famiglia e dei figli, ma sopratutto un lavoro. Così studiamo, lavoriamo, ci impegniamo per raggiungere i nostri piccoli grandi obiettivi, sogniamo di svolgere un lavoro che ci appaga, che ci fa esprimere le nostre potenzialità. Alcune di noi hanno la fortuna di veder realizzati questi sogni, altre no. Altre ancora dopo aver sudato 7 camicie per svolgere la professione dei sogni vedono questo progetto di vita andare in frantumi una volta diventate mamme, a volte perchè vengono discriminate in quanto soggetti "poco produttivi e poco affidabili", altre ancora perchè l'impegno lavorativo risulta incompatibile con la propria visione di maternità, ma in altri casi ancora perchè lavorare è un lusso con dei costi non sostenibili. Ed è proprio questo il caso di Erika, architetto che ha dovuto lasciare la sua professione una volta diventata mamma: lei ha avuto la forza e la capacità di reinventarsi, e questa è la sua storia stupenda. 

"La mia vita lavorativa da architetto è iniziata subito dopo la laurea, carica di entusiasmo, piena di speranze e orgogliosissima di me, lavoro in uno studio di progettazione con un contratto di apprendistato, soldi pochi ma non è importante all’inizio, devo crescere e dopo andrà meglio. Il mio lavoro mi appassiona, mi assorbe, mi ritengo una privilegiata che può fare ciò che le piace, nessun dubbio. Cambio città e studio di progettazione, il dipendente con contratto è una figura estinta negli studi professionali, scelgo molto liberamente se andare avanti o restare a casa e apro  la mia partita iva da “libera professionista”. Sei avvisata: le spese sono tante, contributi, tasse, commercialisa, iscrizione all’albo… le entrate sono da impiegato con paga base, tolte le spese non è proprio un gran guadagnare ma puoi sopravvivere...  Rimango ottimista, sono giovane la gavetta è necessaria, sarà un ottimo incentivo, lavorerò per altri professionisti e potrò crescere, cercare clienti miei, piccole pratiche... non ho ambizioni galattiche, voglio iniziare dal basso un passo per volta.

Investo su me stessa, frequento corsi, studio, leggo, mi aggiorno, divento certificatore energetico, coordinatore della sicurezza...ho un sacco di qualifiche su carta e tante altre nuove spese fisse ogni anno (assicurazione professionale obbligatoria, albo dei certificatori energetici, firma digitale obbligatoria, formazione obbligatoria,pec…). Lavoro full time in uno studio di Milano, mi sposto in treno, in metro, in tram, in bicicletta, la spesa di corsa, rientro in tempo per preparare la cena,... una tranquilla vita frenetica da donna e moglie lavoratrice.

Rimango incinta, la mia gioia è grandissima, mi sembra di sognare, la mia pancia inizia a crescere e il lavoro comincia a scarseggiare, si trasforma in part time… accetto di buon grado, la mia gravidanza è a rischio e mi devo riposare, anzi, mi devo proprio fermare. Nasce il mio bambino, la mia gioia più grande,  inizia la mia vita da mamma e per i primi mesi mi dedico esclusivamente a lui, il lavoro è sempre più in calo e qualcuno si sta occupando di sostituirmi, posso stare tranquilla, rientrerò dopo la maternità. Ho sempre pensato che non avrei smesso di lavorare dopo essere diventata mamma, ho sempre pensato che non dovevo mollare perchè avevo dedicato molto impegno e tempo alla mia professione, ho sempre pensato che nel 2014 qualsiasi mamma se stringe i denti può tornare a lavorare, anche senza l’aiuto dei nonni, conosco donne meravigliose che riescono a conciliare lavoro e famiglia senza fatica (almeno apparente), ho sempre pensato tanto ma non sono mai stata mamma.

La realtà non coincide con le mie aspettative:  il lavoro che avevo prima di partorire non esiste più, lo studio ha chiuso; nella ricerca di nuove occupazioni lo status di neomamma prevale su qualsiasi altra esperienza/competenza. In passato ho sempre impiegato poche settimane per ritrovare un  lavoro, ingenuamente mi porto dietro questo ottimismo e questa sicurezza,  ma non sono mai stata mamma prima di questo momento. Le mie convinzioni mi hanno provocato una grande sofferenza, un senso di inadeguatezza e di sconforto, la gioia infinita dell’io-mamma si scontra tutti i giorni con la delusione e il fallimento dell’io-architetto. Riuscendo anche  a trovare qualche piccolo cliente, qualche lavoretto, ho bisogno di tempo per lavorare ma il nido costa moltissimo e senza uno stipendio fisso non è proprio il caso rischiare, quindi niente nido, lavoro quando il bimbo dorme, lavoro la sera, lavoro la domenica, lavoro nel tempo che dovrei dedicare a me stessa, sono molto stanca. Alla fine dell’anno le spese sono sempre più alte dei guadagni e mi trovo a dover chiedere al marito i soldi per pagare i contributi. Basta, il mio lavoro che dovrebbe portare un entrata in famiglia in realtà porta solo uscite, un anno è di assestamento, ma dopo altri non vedo più un’uscita... getto la spugna, mollo tutto, chiudo la partita iva, mi cancello dall’albo degli architetti, sono arrabbiatissima… sono un fallimento.

Inaspettatamente rinasco, realizzo che fare la mamma a tempo pieno è un lavoro a tutti gli effetti,  mi concedo una tregua dai miei sensi di colpa, dallo stereotipo della donna-mamma-lavorarice perfetta, respiro. Ricomincio da capo, conosco mamme meravigliose che sono nella mia stessa situazione e non si sono perse d’animo, cerco una nuova strada e qualcosa di nuovo che mi appassioni e mi permetta di cercare o inventare un nuovo lavoro, continuo a respirare.

Al momento il lavoro è tutto un forse, di certo c’è il mio essere una mamma e donna più consapevole, sempre e comunque ottimista.

 

Erika




immagine tratta da steppingstonellc.com

Sara

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Cecilia

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