Ve ne abbiamo già parlato: anche se il sesso una volta diventati genitori sembra impossibile, non dovremmo mai rinunciarvi. Già: non dovrebbe diventare una rarità. Ma a volte è così. E il motivo può essere molto semplice: un po’ la pigrizia, un po’ il non sapere come fare a ritagliarsi i giusti spazi.

Ecco perché vi proponiamo questi 7 consigli: sono semplicissime regole da seguire per non dire più addio al sesso una volta diventati mamma e papà!

7 segreti per non dire addio al sesso quando si è genitori: come ritagliarsi gli spazi di coppia quando i figli sembrano prendersi tutto lo spazio e tutto il tempo

1) Non lo neghiamo, i tempi si riducono: è verissimo. Ecco perché, una volta diventati genitori, innanzitutto dovremmo rivalutare anche i più piccoli gesti, apprezzando la sensualità anche dove prima ci sembrava non ci fosse. Iniziamo quindi godendoci i momenti più semplici: lo spalmarsi la crema a vicenda, i massaggi, i baci nel letto, le carezze, il toccarsi, il fare il bagno insieme (non per forza con un file sessuale). Questo manterrà i nostri sensi attivi e farà davvero molto, molto bene alla nostra sessualità, che non rimarrà sopita anche se il sesso si ridurrà. Perché è un circolo vizioso, il non fare sesso, e per trasformarlo invece nel circolo virtuoso dell’intimità che chiama intimità bastano a volte anche solo queste attenzioni.

2) L’arrivo di un bambino a volte può anche essere un toccasana per l’intimità. Ma solo se abbiamo la volontà di farlo: in troppi, infatti, prendono la scusa del bambino che dorme in camera o nel letto con loro per spegnere definitivamente il desiderio. In realtà il fatto che i bimbi dormano in camera con noi dovrebbe essere uno stimolo a fare qualcosa di nuovo: spostiamoci in salotto, in cucina, in ripostiglio, in garage! Se il problema è non svegliare il bimbo o sentirsi a disagio a farlo in quella stanza, non facciamolo diventare un problema ma trasformiamolo in un’opportunità piccantissima.

3) Un’altra occasione che il sonno del bambino ci può dare, è sfruttare i suoi pisolini. Certo, ci sarebbe da stirare, da caricare la lavatrice, da sistemare le bollette. Ma una volta ogni tanto approfittiamone, e rendiamo quella pausa il momento perfetto per l’intimità. Anche perché, diciamolo, la sera si è stanchissime!

4) Una buona regola sarebbe il provare a tornare alla routine intima di prima. Certo, non sarà più la stessa, ma non sarà per forza diversa in senso negativo. Ecco perché è giusto sforzarsi un po’, almeno all’inizio, per fare sentire il proprio partner ancora desiderato (nel caso della mamma, perché si sente fisicamente diversa e non più all’altezza; nel caso del papà, perché potrebbe sentirsi un po’ geloso e non più in primo piano): lasciate bigliettini allusivi, scrivetevi messaggi un po’ hot per preparare il mood. Una volta rientrati a casa e incontrati, verrà alla mente lo stuzzicarsi della giornata e si sarà più inclini a rotolarsi nel letto.

5) Fondamentale è anche prendersi spazio per se stessi come coppia. Non solo in senso genitoriale, passando il tempo in famiglia, ma anche in senso intimo. Ecco perché non dovreste farvi problemi a prendere la baby sitter qualche volta, uscendo a cena solo voi due: corteggiarsi, vestirsi bene, bere un bicchiere in più di vino.

6) Soprattutto, cercate di mantenere tra di voi una dimensione adulta e di coppia staccata da quella di genitori. Siate genitori in tutto e per tutto, ma una volta a letto cercate di staccare la spina e di non parlare dei bambini, delle faccende di casa o delle bollette. Parlate piuttosto della giornata di lavoro, dei libri letti o di quelli che volete leggere, dei sogni, dei viaggi. Di tutto ciò che come persone, insomma, continua a interessarvi. In questo modo manterrete la dimensione personale e di coppia della pre-genitorialità, che vi aiuterà moltissimo nella ricerca della sensualità.

7) E infine un consiglio che parrebbe scontato, ma che non lo è: parlare. A volte non si fa sesso per motivi futili, o per incomprensioni, sempre in buona fede. Sono moltissimi i mariti che aspettano ad avvicinarsi alle mogli dopo che hanno partorito per mesi e mesi perché non vogliono fare pressione, e sono moltissime le donne che, di conseguenza, non si sentono più volute, perché credono di non eccitare più il partner. In realtà basterebbe solo parlare apertamente! E dopo averci riso sopra, il sesso sarà ancora più eccitante.

Giulia Mandrino

Mary Franzoni è una mamma come noi. Segni particolari: una passione sfrenata per i parchi gioco. Come noi, è un’accesa sostenitrice dell’educazione all’aperto e ama scovare i vari angoli del mondo i parchi giochi più belli e interessanti, che poi riporta sul suo blog, Playground around the corner, nella speranza che anche in Italia si faccia un pochino più d’attenzione a questi bellissimi strumenti per i nostri bambini!

Mary, la mamma che gira per parchi gioco in tutto il mondo: la nostra intervista a Mary Franzoni, per capire meglio la filosofia dei playground in giro per il mondo

Mary, leggendo il tuo blog quasi ti invidiamo un po’: sei sempre in viaggio con i bambini! Come fai a organizzarti?

Sono una libera professionista e spesso mi bastano un pc e uno smartphone per organizzare i miei lavori. Quando i bimbi non vanno a scuola, soprattutto in estate, viaggiamo molto e ogni viaggio è un'esperienza unica che insegna qualcosa a me e a loro.

Quali sono secondo te le differenze sostanziali tra i parchi giochi nel mondo e quelli in Italia? Quali sono meglio?

Nel mondo c'è molta più originalità in tema di parco giochi. Ho innumerevoli esempi da raccontare. Nell'ultimo viaggio a Stoccolma abbiamo trovato playground incredibili: un piccolo villaggio di marinai, un serpente gigante dove entrare e scivolare, colline colorate dove correre e saltare. Sul mio blog trovate tanti esempi di parchi giochi unici e molto creativi. In Italia, soprattutto in Trentino Alto Adige, ho comunque trovato playground altrettanto fantastici: in Alta Pusteria un mulino con scivolo, in Val di Fiemme la zattera sul lago.

Cosa si potrebbe fare per migliorarli?

Prestare più attenzione non solo alla loro manutenzione ma alla loro progettazione: un bel parco giochi non deve necessariamente costare oro, ma fare giocare insieme bambini di varie età e abilità, stimolando il gioco creativo e il desiderio di restare a giocare.

Qual è il parco giochi più favoloso, dal tuo punto di vista di mamma che ne ha visti davvero moltissimi?

Sono davvero tanti i parchi giochi meravigliosi visti finora e fatico a scegliere il più favoloso. In Danimarca, a Stoccolma, a Nizza, in Trentino Alto Adige, in Australia, a Nel York… Posso dirti però qual è il mio parco giochi del cuore. Si trova in Alta Pusteria, a Croda Rossa: qui si gioca con vista Dolomiti in un contesto davvero eccezionale.

In qualche modo il tuo blog promuove un argomento che ci sta molto a cuore, e cioè il gioco libero all’aperto: credi che i genitori lo stiano riscoprendo o che ci sia ancora molta strada da fare?

Io sono certa che se anche in Italia il parchetto dietro casa fosse creativo e stimolante, un luogo accogliente dove andare, i genitori avrebbero più voglia di uscire di casa e di portare il bambino a giocare al parco giochi. Certo, ricordiamoci sempre che i bambini giocano ovunque, anche con un legnetto e un torrente; ma il parco giochi sicuramente aiuta e se è ben realizzato è un luogo dove giocando si impara.

 

L’estate si sta in piedi. Ed è bellissimo! Senza orari, anche noi mamme e papà ci lasciamo andare e lasciamo che i pargoli crollino quando crollano. Il problema non sta lì. Il problema, a volte, arriva quando torna la scuola. Già, perché i bimbi si sono ormai abituati ai tempi dilatati e rilassati delle vacanze, e può capitare che vivano il momento dell’andare a letto come una privazione di libertà o come una costrizione.

Di certo si tratterà di pochi giorni, di quelle poche sere necessarie per tornare a ristabilire l’ordine delle cose. Ma se per caso foste preoccupati, o se i bambini non superassero proprio questa fase di pianti disperati e iperattività della mezzanotte, ecco qualche consiglio.

Abituare i bambini ad andare a nanna presto dopo le vacanze: come tornare alla routine serale scolastica dopo il relax delle ferie estive

Innanzitutto, proviamo a resettare gli orari non improvvisamente, ma gradualmente. È logico che se in estate il bimbo veniva a letto con voi alle 23, mandarlo a letto alle 20 sarà impossibile. E avrà ragione a lamentarsi! Vi è mai capitato di entrare nel letto e di rigirarvi per due ore? Non è fastidiosissimo? È la stessa sensazione che provano loro, il cui orologio biologico era ormai settato su altri ritmi.

Cerchiamo quindi di spostare la messa a letto di 15 minuti alla volta, con calma, arrivando nel giro di qualche giorno all’orario consueto. E facciamolo pure senza troppa ansia, anche nel caso la scuola sia già cominciata: non è una tragedia andare a letto tardi quando il giorno dopo c’è scuola, perché pian piano, comunque, il ritmo biologico dei bambini tornerà a quello più consono e a loro più comodo. Se sono stati alzati troppo, il giorno dopo saranno stanchi, certo. Ma è anche sicuro che la sera dopo, o quella successiva, crolleranno prima.

Per facilitare poi l’andare a letto ad orari più decenti, è bene anche preparare la cena un po’ prima del solito. È sempre preferibile lasciare un buon lasso di tempo tra l’ultimo pasto del giorno e l’addormentamento, in modo che la digestione faccia il suo corso. Mangiamo quindi un po’ prima, in modo da aiutare l’orologio biologico a ristabilirsi, inducendo il sonno prima del solito.

Altra buona abitudine, è tenere lo stesso orario per tutti i bambini, se non per tutta la famiglia. Anche se di età diverse, i bimbi è meglio che vadano a letto allo stesso orario, magari scendendo a compromessi, evitando così gelosie o tensioni. Se poi si sentono esclusi anche da parte di mamma e papà, i primi giorni potremmo andare a letto prima anche noi, magari approfittandone per leggere un libro appoggiati al cuscino, mostrando che tutti possiamo rilassarci un po’ prima del solito.

Una volta giunti all’orario ideale di messa a letto, manteniamolo. Le abitudini e le routine fanno benissimo ai bambini, che si sentono sicuri adattandosi alle buone regole.

Una buona regola, quindi, è quella di evitare di guardare la TV proprio prima della nanna. Non solo bandendo la televisione in cameretta, ma anche spegnendola un po’ prima, permettendo al bambino di risvegliarsi dall’ipnosi imposta dai programmi (eh, sì, sembrano ipnotizzati e non vorrebbero mai staccarsene, vero? E per di più la tv eccita tantissimo!). Meglio spegnere la tv, lavarsi i denti, mettersi in pigiama e entrare nel letto, leggendo un libro o facendoselo leggere dai genitori, facendola diventare un’abitudine imperdibile a cui i bambini anelano ogni sera!

 

10 abitudini che invecchiano la tua pelle

Lunedì, 04 Settembre 2017 13:48

Anche se stiamo attentissime alla nostra beauty routine, ci sono certi errori nei quali non incappare è davvero difficile. Già, perché sono abitudini radicate oppure considerate innocue che in realtà nascondono nelle pieghe insidiosi danni alla nostra pelle, che si trova così a invecchiare nonostante le nostre precauzioni naturali.

Come sempre però non serve stravolgere le nostre giornate o le nostre abitudini e routine. Basta prendere qualche accorgimento e avere qualche attenzione in più per tornare sulla giusta strada contro l’invecchiamento della pelle.

10 abitudini che invecchiano la tua pelle: i 10 gesti all’apparenza innocui che in realtà velocizzano il processo di invecchiamento cellulare dell’epidermide

Fare la doccia molto calda: sembra un ragionamento stupido, o semplicistico, ma basta applicare il principio per il quale il freddo conserva i cibi anche alla nostra pelle. Sì, il freddo conserva, mentre il caldo fa deperire. E lo stesso fa l’acqua troppo calda alla nostra pelle. Evitare di fare la doccia troppo calda diventa così il primo passo verso una pelle più giovane, perché l’acqua tiepida e quella fredda non hanno i risvolti negativi di quella calda, e cioè la capacità di seccare troppo la pelle privandola dei suoi naturali oli e grassi difensivi.

Usare la stessa spugna o luffa: se sapeste quanti batteri si annidano nelle spugne vi verrebbero i brividi. Ma anche senza entrare in questi dettagli non propriamente piacevoli, sappiate che non cambiare spesso la spugna è una delle abitudini che accelerano l’invecchiamento cellulare, poiché i batteri, le muffe e i funghi contenuti sono davvero nemici della nostra pelle. Meglio quindi cambiarla frequentemente per evitare danni alla pelle quali irritazioni, infezioni o pruriti.

Legare stretti i capelli: una coda di cavallo è sempre quello che ci vuole per evitare di lavarsi i capelli troppo spesso. Tuttavia meglio non stringere troppo l’elastico, e evitare di lisciarsi chimicamente i capelli: queste cattive abitudini causano infatti la caduta dei capelli oltre a danni permanenti alla cute della testa.

Usare oli e burri sulla pelle asciutta: Il primo motivo? L’olio o il burro non penetra nell’epidermide, e così non la nutre, ma la unge solamente. In secondo luogo, su molti tipi di pelle l’olio crea semplicemente uno strato grasso, rischiando così di causare anche l’acne.

Lavarsi troppo spesso: il motivo è lo stesso della doccia troppo calda. Ossia: lavarsi troppo significa privare la pelle dei suoi oli naturali protettivi, quelli che la proteggono, la mantengono morbida e evitano le irritazioni (anche quelle provocate dai prodotti troppo aggressivi che talvolta utilizziamo).

Usare gli stessi trucchi per anni: non solo le spugne vanno cambiate spesso. Anche i trucchi. I pennelli, le spugnette, gli scovolini… E anche i prodotti, che hanno una data di scadenza e che se utilizzati dopo troppo tempo possono provocare irritazioni e danni.
Non sono solo però i prodotti che teniamo nella trousse ad andare cambiati. Anche quelli nuovi, quando è troppo che li utilizziamo. È normale affezionarsi ad una crema, ad un fondotinta o ad un rimmel. La pelle però si abitua e, soprattutto nel caso delle creme, sviluppa una sorta di resistenza che la rende immune ai principi attivi. Meglio quindi cambiare la crema idratante, quella protettiva e quella antirughe dopo un po!

Schiacciare i brufoli: mannaggia a noi, che non resistiamo. Le nostre dita sono inevitabilmente piene di batteri e schiacciando i punti neri e i brufoli introduciamo nei pori tutte queste schifezze. E anche quando le nostre mani sono pulite, rendiamo la pelle molto più vulnerabile, oltre che irritata.

Non struccarsi la sera: struccarsi significa lavare via dal viso germi, batteri, make up e polveri inquinanti (che, sì, si accumulano sulla nostra pelle). Andare a letto dimenticando questo passaggio è quindi deleterio, perché nei pori si accoccolano in grande quantità tutte le sostanze più nocive per la pelle, quelle che aumentano anche lo stress ossidativo che causa rughe e invecchiamento cellulare.

Non usare la crema contorno occhi fin dai 28 anni: a 28 anni ci sentiamo giovani, eppure è proprio in questo momento che dovrebbe iniziare la lotta alle rughe, dato che la nostra pelle comincia a lasciarsi andare (molto lentamente, ma lo fa). Non aspettiamo quindi di trovare la prima ruga: preveniamo e combattiamo prima!

Usare una crema viso scadente e non adatta al proprio tipo di pelle: questo sembra scontato, ma molte donne faticano a trovare la crema viso perfetta per la propria epidermide e quindi si adagiano continuando ad usarne una non propriamente adatta (oppure una scadente, senza un buon INCI, per più che benefici porta con sé danni). Le irritazioni, però, sono la conseguenza diretta, così come i brufoli causati dalle creme troppo idratanti per le pelli grasse.

 

Esfoliante naturale, ecosostenibile, naturale (è vegetale, non animale!)… Conoscete la luffa? Forse sì, ne avrete sentito parlare. Ma molto probabilmente non saprete che si tratta di un oggetto davvero curioso, perché si tratta di una spugna derivata da una cucurbitacea. Esatto, proprio come da un cetriolo o da una zucchina.

I buoni motivi per utilizzare la luffa, spugna completamente naturale: la spugna vegetale e naturale perfetta per detergere il nostro corpo, esfoliare e pulire le stoviglie

La luffa è una pianta che come dicevamo fa parte della famiglia delle cucurbitacee (e cioè quella dei cetrioli, delle zucchine e dei cocomeri). Il suo frutto, in effetti, ricorda molto una zucchina, ma la particolarità sta nel fatto che proprio questo frutto viene utilizzato per produrre delle spugne naturali perfette per la detersione.

Le solite spugne a cui siamo abituati, manco a dirlo, sono animali. Certo, sono morbidissime e piacevoli, ma la loro produzione prevede l’uccisione di piccoli esseri viventi marini e di conseguenza queste spugne non sono né sostenibili né etiche.

L’alternativa migliore è quindi la luffa, che si rivela anche molto più performante, essendo un perfetto esfoliante naturale per la nostra pelle. Come la si ottiene? Semplicemente, al termine della sua completa maturazione questo frutto si disidrata, perdendo quasi tutto il suo peso. Ne resta dunque un oggetto molto fibroso che diviene naturalmente una spugna in grado di raccogliere acqua, atossica, naturale e sostenibile.

Essendo così fibrose, le spugne di luffa (ottime anche perché non ammuffiscono) sono un efficacissimo strumento per l’esfoliazione quotidiana della pelle. Le si utilizza infatti come spugne normali nel bagno o sotto la doccia, riempiendole di acqua e sapone. In questo modo si otterranno tanto la detersione quanto l’effetto esfoliante per eliminare le cellule morte (e anche per evitare i tanto odiati peli incarniti delle cerette e delle rasature!).

Dopo averla utilizzata, la spugna di luffa è semplicissima da pulire, proprio come una normale spugna: basta infatti risciacquarla sotto un getto continuo strizzandola, per eliminare i residui di detergente e l’acqua in eccesso. Dopodiché si seccherà e la si utilizzerà alla doccia successiva. Il bello è che queste spugne naturali e atossiche durano moltissimo nel tempo, molto più delle spugne artificiali o di quelle marine.

Ma non solo per il corpo: la spugna di luffa è ottima anche come strumento per pulire piatti e stoviglie, al posto delle spugne del supermercato.

La luffa, quindi, può essere comprata nei negozi bio o in internet (noi su Amazon ne troviamo sempre moltissime, come queste vendute in pacchi di 5 o queste, molto comode perché già dotate di cordino per appenderle alla doccia).

Se però avete il pollice verde il nostro consiglio è quello di coltivarla in casa: basta comprare i semi di luffa cilindrica e piantarli in un vaso ben drenato sul fondo con argilla espansa. Bagnandoli e tenendoli bene al sole, nel giro di qualche giorno spunteranno i germogli, da curare fino a che la pianta non morirà. A questo punto i frutti si saranno disidratati, e basterà togliere la buccia e i semi per ottenere la propria spugna di luffa naturale e fatta in casa.

 

Quando l’estetica passa dalla natura

Lunedì, 04 Settembre 2017 09:02

Leggere l’INCI di un prodotto cosmetico è sempre la base per salvaguardare la nostra salute, dal momento che la pelle è il nostro organo di collegamento con l’interno dell’organismo. Detto questo, anche assicurarsi che le certificazioni siano serie, per essere certi di ciò che compriamo.

Sono varie le case cosmetiche che stanno attente ai loro prodotti, ma per ognuna ce ne sono molte altre che invece non si preoccupano della qualità. Tra le prime sta sicuramente Natì, azienda che fa della ricerca scientifica e dei livelli qualitativamente altissimi il suo marchio di fabbrica.

Se già ci piaceva, ora Natì è ancora più nei nostri cuori, grazie al suo metodo di produzione certificata pro-vita e grazie anche al movimento ABT, un progetto che vuole restituire alle estetiste il ruolo serio e professionale che spetta loro: non più solo strappapeli, ma professioniste della bellezza e della salute come si addice loro.

Ma soprattutto, ci piace moltissimo il loro progetto “Naturoestetica”, che coniuga finalmente l’estetica con la naturopatia.

Quando l’estetica passa dalla natura: i nuovi corsi di Natì per esperte del settore che vogliono coniugare la professione d’estetista con la naturopatia

Lo scorso luglio in seno a Natì, marchio cosmetico 100% naturale e sicuro, è nato il Movimento ABT 1.0: si tratta di una campagna che vuole ridare alle professioniste della bellezza la professionalità, il ruolo serio e il riconoscimento che spetta loro. Perché, non neghiamolo: spesso si associa la parola “estetista” con la mera professione della ceretta e della chiacchiera sul lettino. Quando, invece, l’estetista dovrebbe essere (e noi speriamo vivamente che così sarà!) un’esperta di fiducia alla quale affidare la nostra bellezza, la nostra pelle. Che, come sappiamo, è uno degli organi più importanti e delicati del nostro corpo.

Noi sosteniamo vivamente le estetiste, libere professioniste e artigiane dalle competenze importantissime alle quali affidiamo molto felicemente la cura della nostra persona, senza fare dell’erba un fascio e rifiutando finalmente l’immagine della ragazza frivola la cui preoccupazione è semplicemente l’aspetto esteriore.

Oltre a sostenere il progetto Movimento ATB 1.0, Natì propone quindi alle esperte del settore corsi a cavallo tra l’estetica e la naturopatia: si chiamano “Naturoestetica” e sono corsi di alta formazione per acquisire competenze trasversali che utilizzano i principi della naturopatia applicandoli alla cura della persona.

L’estetica che passa dalla naturopatia ha dei principi fondamentali: crede che l’alimentazione sia il primo passo per curare la bellezza; mette al centro dei prodotti vitamine e minerali; ritiene le tisane validissime alleate, così come gli oli essenziali e le tecniche olistiche.

Nel corso dedicato alle estetiste (che è diviso in una prima parte “Start” e in 4 moduli da seguire a piacere, che si tengono in due giornate, la domenica e il lunedì - per info www.nati.it) gli esperti propongono quindi approfondimenti divisi in 4 percorsi per integrare nella loro professione la naturoestetica, i fiori di Bach, l’erboristeria e i massaggi olistici.

In tutto questo, la certezza qualitativa e professionale dell’azienda: la produzione dei cosmetici Natì, come dicevamo, si fonda sul metodo pro-vita, che prevede come componente primario del cosmetico l’Acqua BioTecnologica® (un’acqua coerente trattata con tecnologica derivata dalla fisica quantistica). Quest’acqua alla base dei prodotti ha un  valore funzionale altissimo, completamente non tossico.

Quest’acqua è davvero un toccasana che agisce su svariati problemi: l’invecchiamento cellulare, i processi infiammatori, i radicali liberi. E dona elasticità ed energia cellulare alla pelle.

Le creme, le acque tonificanti, i sieri, i prodotti per la pulizia della pelle, i solari… Tutti sono trattati con standard altissimi ed è per questo che sono tollerati universalmente: una loro caratteristica è la bio-compatibilità epidermica, e cioè l’adattabilità e la tolleranza da parte di tutte le pelli, anche quelle sensibili e delicatissime. Non solo: sono tutti prodotti made in Italy al 100% e ognuno è privo di parabeni, siliconi, oli minerali, glicoli aggiunti, PEG, proteine animali e coloranti artificiali. Al 0% sono anche i conservanti aggressivi, gli schiumogeni e i tensioattivi, gli SLS, SLES, ALS o ALES.

Da qualche tempo è nato quindi anche ABT 1.0, il primo cosmetico fatto solo d’acqua. Esatto, solo acqua: l’acqua biotecnologica di cui parlavamo, senza principi attivi ma con la caratteristica di funzionare attraverso deboli campi elettromagnetici che fungono da ponte con l’acqua dei nostri tessuti.

Perché essere belle fuori significa curare anche l’interno. E perché dal nostro aspetto esteriore trasmettiamo sempre qualcosa al nostro organismo.

 

Leggere le etichette e gli ingredienti dovrebbe essere una buon abitudine da adottare in tutti i settori della vita, da quello alimentare a quello cosmetico. In particolare quest’utlimo dovrebbe essere considerato alla stregua dei cibi, poiché non è da sottovalutare l’azione che i vari ingredienti esercitano sul nostro organismo! Ok, non li ingeriamo, ma sapete quanto è porosa e permeabile la pelle, ed è proprio attraverso essa che gli elementi penetrano nel nostro organismo.

Imparare a leggere le etichette sembra però difficilissimo e insormontabile. Ma non è così. Basta avere qualche linea guida, e noi siamo qui per aiutarvi proprio in questo senso.

Ecco come leggere le etichette degli ingredienti dei cosmetici: come capire quando un prodotto è adatto a noi e rispettoso dell’ambiente partendo dagli ingredienti che contiene

La prima cosa da sapere è che la lista di ingredienti presenti sulle etichette è chiamata INCI, acronimo che sta per International Nomenclature of Cosmetic Ingredients. In sostanza, la nomenclatura è internazionale e stabilita, ed è per questo che può risultare incomprensibile ad un occhio poco allenato. Ogni ingrediente ha insomma un suo nome internazionale.

Se fate attenzione potrete notare che molti dei nomi sono in latino, mentre altri sono tradotti in altre lingue. I nomi in latino, però, si riferiscono agli ingredienti che non sono stati modificati chimicamente, e sono quindi da preferire. Insomma: gli oli vegetali e gli ingredienti vegetali puri saranno in latino, e a quel punto saprete di potervi fidare.

Se, come dicevamo, gli elementi puri e vegetali mantengono la nomenclatura latina, quelli di sintesi chimica appariranno invece con il loro nome inglese o con un codice numerico.

In particolare ad apparire con codici saranno i coloranti, anticipati dalla dicitura CI (Color Index) a cui segue la sequenza numerica. Solitamente li si trova in fondo all’elenco (essendo quelli contenuti in minor quantità), e sono da evitare. Meglio sempre preferire prodotti senza colorazione.

Dopodiché state molto attenti all’ordine in cui questi ingredienti compaiono sull’etichetta della composizione. Non è un sistema alfabetico, naturalmente, ma si riferisce all’ordine (da maggiore a minore) degli ingredienti. I primi saranno quelli presenti in concentrazione maggiore, per scemare via via verso gli ultimi.

Si parte quindi con l’acqua (chiamata però “aqua”), l’elemento base (solitamente) dei nostri prodotti cosmetici, e si continua con il resto: prima i tensioattivi, quindi gli emulsionanti, i conservanti, gli estratti naturali, le profumazioni e i coloranti.

Le profumazioni, in particolare, saranno indicate con gli estratti naturali degli oli essenziali (che potranno derivare da agricoltura biologica), e leggerete “essential oil” seguito dal nome in latino della pianta. Se invece si tratta di sostanze chimiche, la dicitura sarà probabilmente un semplice “parfum”.

Detto questo, vi forniamo ora un elenco degli elementi che bisognerebbe sempre evitare: leggete sempre le etichette, soprattutto nei prodotti destinati ai bambini, ma anche quando acquistate in erboristeria (a volte succede che si utilizzino ingredienti off-limits anche negli ambienti migliori).

Innanzitutto, gli ingredienti derivati dal petrolio, come i tensioattivi derivati dalla sua raffinazione (Sodium laureth sulfate, Sodium lauryl sulfate, Ammoniun lauryl sulfate, eccetera) oppure la paraffina liquida, PEG e PPG, i Mineral Oil e il Petrolatum.

Dopodiché evitate gli ingredienti inquinanti, quelli indicati con le sigle EDTA, MEA, TEA e MIPA, oppure quelli allergizzanti, tra i quali troviamo Triclosan e Imidazolidinyl urea, DMDM Hydantoin, Methylisothiazolinone e Methylchloroisothiazolinone (solitamente utilizzati per il loro potere conservante).

Non è una novità: anche i siliconi sono da eliminare dalla nostra vita, quindi attenzione a Poliquaternium-80, Dimethicone e Amodimethicone, quei siliconi che rendono sì belli i capelli (ma solo per un attimo), ma assolutamente poco sani.

Insomma, basta fare attenzione un pochino di più per evitare di portare in casa saponi, shampoo, creme e trucchi poco sani. Memorizzate queste nozioni e l’acquisto sarà una passeggiata!

 

Se già la gravidanza e la nascita di un figlio portano con sé i suoi inevitabili e naturalissimi dubbi, ad aggiungere benzina sul fuoco dell’insicurezza ci pensa un aspetto delicato della nostra vita. Esatto, parliamo del sesso, che dopo il parto sembra spaventoso quanto mai, un po’ per motivi fisici, e un po’ a livello psicologico.

Ma vediamo insieme quali sono questi dubbi e come possiamo superarli per tornare ad avere una soddisfacente e normale vita sessuale con il nostro partner.

Tutto ciò che devi sapere sul sesso dopo il parto: quali sono i dubbi principali e cosa cambia davvero dopo a livello intimo dopo la gravidanza

Non preoccupatevi se non vi sentite pronte: quasi nessuna lo è. Anche quando si ritrova lo stimolo, e anche quando sembra che il desiderio torni, un piccolo lumicino di dubbi c’è sempre. Perché? Innanzitutto per questioni fisiche: molto più della metà delle donne subisce traumi vaginali durante il parto, e queste ferite per rimarginarsi hanno bisogno di tempo (solitamente il ginecologo raccomanda 6 settimane di astinenza). Dall’altra parte c’è anche il sentimento materno, che è tutto nuovo: soprattutto dopo il primo figlio, sono molte le donne che si sentono quasi in colpa a ritrovare l’intimità, “staccandosi” così dal figlio, emozionalmente.

Quando tornerà il desiderio? Solitamente dopo un paio di mesi. Prima ci sono vari fattori che portano la donna a non provare la voglia di intimità. In primo luogo il dolore alle parti intime; in secondo luogo il dolore del parto, che è ancora fresco nella mente e che inconsciamente porta ad avere una sorta di paura di rimanere nuovamente incinta (ma poi l’ossitocina farà il suo dovere e lo cancellerà ben bene!). E poi c’è la stanchezza, dovuta ai nuovi ritmi: eh sì, quando si è stanchi come si può provare il bel desiderio di quando si è rilassati?

Detto questo, la questione delle sei settimane è in effetti molto importante. I ginecologi lo raccomandano perché è attorno a quella data che si procede con il controllo post-parto, che saprà dire se le parti intime sono guarite e pronte a rimettersi in sella. È sempre quindi bene seguire i loro consigli, rispettando i tempi dati.

Se però anche nel caso non ci fossero problemi ancora non vi sentite pronte a ripartire, nessun problema: innanzitutto, non forzatevi; e, in secondo luogo, se il malessere psicologico di avere paura del dolore vi pesa, chiedete consiglio a ginecologi e ostetriche: sapranno certamente consigliarvi le posizioni più dolci e il modo più consono a ritrovare l’intimità, ricorrendo anche a creme e lubrificanti perfetti per ritrovare il piacere senza la paura del dolore.

Prima di tutto questo, però, sono molte le donne (e gli uomini) che si chiedono se non sia possibile procedere comunque con qualche giochetto, un po’ per mantenere vivo il desiderio, un po’ per, giustamente, dare sfogo al piacere sopito. La buona notizia è che nella maggior parte dei casi (nei quali la gravidanza sia stata fisiologica e senza problemi durante il parto) è anche possibile avere un sano orgasmo! L’unica regola è evitare sempre la penetrazione, anche quella con le dita. Via libera quindi a strusciamenti, petting, masturbazione leggera (solo esterna, che stimoli il clitoride) e rapporti orali (ma solo da parte della donna: meglio evitare il cunnilingus, in quanto poco igienico per una zona delicata e in fase di guarigione).

Tutto questo dal versante fisico. Da quello psicologico, è tutto un altro paio di maniche. Anche qui potrebbero esserci ostacoli, consapevoli o inconsci. Innanzitutto da parte della donna: il distacco metaforico dal figlio è il primo pensiero. E poi da parte del partner: c’è chi prova gelosia nei confronti del bambino che riceve tutte le attenzioni (è normale!); c’è chi dopo la gravidanza ha un rispetto tutto nuovo, quasi maniacale, del corpo della donna, e ha paura ad avvicinarsi; e c’è chi dopo aver visto quanto la mamma ha sofferto durante il parto ha un’inconscia paura di provocarlo di nuovo.

L’importante è parlare, stare insieme, continuare a ritagliarsi momenti da soli, senza i figli. Perché la vita di coppia deve sempre e comunque esistere anche quando non si è più solo in due!

In ogni caso, se il vostro desiderio torna troppo a tardare, non sottovalutate il campanello d’allarme: farà stare male voi, e farà stare male il vostro partner, ricadendo sulla neonata famiglia. Ecco perché non bisogna vergognarsi di cercare aiuto da chi è più esperto: psicologi, sessuologi, ginecologi o ostetriche sapranno certamente indirizzarvi e aiutarvi per ritrovare la giusta dimensione sessuale e la buona, vecchia intimità.

 

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I più bei vulcani da visitare con la famiglia

Venerdì, 01 Settembre 2017 14:41

Ah, i vulcani. Solitamente sono uno degli argomenti scientifici preferiti dai bambini! A scuola stanno attentissimi, quando arriva questa lezione, e già prima si lasciano affascinare da queste montagne incantate, incandescenti e terribili.

Oltre a creare esperimenti (http://www.mammapretaporter.it/educazione/gioco-stimoli-mb/gli-esperimenti-scientifici-da-fare-in-estate) per ricreare vulcani di sabbia o di altri materiali, perché quindi non organizzare una gita o un viaggio alla scoperta dei più bei vulcani in Italia e in Europa?

I più bei vulcani da visitare con la famiglia: i viaggi alla scoperta dei vulcani italiani ed europei più affascinanti, per fare contenti grandi e piccoli

1) Partiamo dal più affascinante, agli occhi di molti: l’Etna, in Sicilia, in provincia di Catania e quindi sulla costa Est, uno dei 10 vulcani attivi in Italia (oltre a Stromboli, Vesuvio, Ischia, Lipari, Vulcano, Pantelleria, Colli Albani, Campi Flegrei e Isola Ferdinandea). È alto 3300 metri ed è quindi il più alto d’Europa. Essendo facilmente accessibile è possibile visitarlo praticamente tutto l’anno ammirando le magnifiche colonne di cenere e di gas che spesso produce.

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2) Sempre in Sicilia, ecco lo Stromboli, bellissimo perché spunta proprio dal mare, essendo su un’isola molto più piccola. L’isola di Stromboli che dà il nome al vulcano fa parte delle Eolie, quindi se ci passate le vacanze una visita è più che consigliata. È molto attivo e riversa la sua lava e le sue piroclasti in mare attraverso la strada del fuoco, un pendio ripido e bellissimo da ammirare.

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3) L’ultima volta che è eruttato era il 1944, ma non per questo (assolutamente) non è in funzione. Il Vesuvio, a Napoli, è semplicemente silente, ed è molto pericoloso perché si trova in un’area densamente abitata e piena di abitazioni. Il rischio è quello di una tragedia come quella di Pompei ed Ercolano, le città romane che nel 79 d.C. furono seppellite dalla cenere. Se passate da Napoli, lo vedrete imponente guardare la città.

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4) Sempre nel napoletano c’è poi il Vulcano Solfatara, anch’esso silente (dal XVI secolo). Fa parte dei Campi Flegrei, un comprensorio a nord di Napoli costituito da circa 40 antichi vulcani. La passeggiata qui è davvero interessante, poiché si può assistere a vari fenomeni di origine vulcanica come le fumarole, le mofete ed i vulcanetti di fango. Oltre a tutto ciò, l’escursione è perfetta per ammirare le zone boschive e quelle di macchia mediterranea.

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5) Gli amanti del Trono di Spade ameranno l’Islanda: è detta l’isola del Ghiaccio e del Fuoco per la sua caratteristica di ospitare tanto il freddo quando il calore immenso dei vulcani. Il più affascinante è certamente l’Eyjafjallajokull, il vulcano che dopo un paio di secoli di inattività ha recentemente ripreso a fumare: è lui, infatti, che nel 2010 causò l’annullamento di decine di voli nei cieli europei.

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6) Nelle Azzorre, in Spagna, è presente il Monte Pico, sommità dell’omonimo vulcano. Se amate le scarpinate anche un po’ faticose, la salita di questo vulcano vi regalerà una vista mozzafiato sull’arcipelago delle Azzorre.

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7) Infine, il vulcano di Thera, sull’isola di Santorini, in Grecia, quello che causò nel secondo millennio a.C. la scomparsa della civiltà minoica (la cultura di Creta fiorita nel periodo dell’Età del Bronzo) e che recentemente, dopo 60 anni dall’ultima eruzione, sembra avere ripreso la sua attività, con la camera magmatica che si è nuovamente riempita.

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Diventare genitori ti cambia la vita. E non solo quella quotidiana. In qualche modo e inevitabilmente anche quella sessuale prende una nuova piega. Vuoi per il corpo che cambia, vuoi per il fatto che il tempo non è più nostro, vuoi perché in casa non siamo più soli…

Ciò però non deve significare per forza una svolta in negativo. Non dobbiamo infatti negarci questo piacere e questa intimità. Perché sarebbe sbagliato tanto per noi quanto per i nostri figli, che indirettamente risentirebbero di un rapporto genitoriale che si incrina.

Quando il sesso dopo avere avuto figli sembra impossibile: perché non è giusto rinunciare all’intimità dopo essere diventati genitori e come prendersi gli spazi giusti

“Prendersi cura di se stessi” è una regola fondamentale per la vita, e lo è soprattutto nei momenti nei quali ci lasceremmo più andare. La maternità o la paternità è certamente uno di questi momenti: la vita cambia, non siamo più al centro del nostro mondo, e lesinare sulla cura di sé non sembra più così oltraggioso. E non parliamo solo del prendersi il tempo per curare l’aspetto fisico o quello mentale. Parliamo anche e soprattutto del sesso, perché avere un’intimità soddisfacente è senza dubbio uno dei pilastri dello stare bene con noi stessi, fisicamente ed emozionalmente.

Sono però moltissimi i genitori che per svariate ragioni dopo la nascita dei figli rinunciano piano piano a questo aspetto della loro vita, considerandolo chi superfluo, chi impossibile, chi addirittura irrispettoso dei figli. Queste ragioni sono diverse: il tempo che manca, il non sentirsi (soprattutto da parte della partner femminile) desiderabile come una volta, il dolore dopo il parto che porta ad una crescente assenza di intimità come in un circolo vizioso, la stanchezza, la pigrizia, il senso di “stranezza” che pervade i primi periodi della genitorialità (e spesso anche della gravidanza: sono molte, forse troppe, le coppie che smettono di cercarsi già durante la gestazione, anche quando questa è fisiologica e quindi priva di rischi).

È assolutamente normale che qualcosa cambi. Come dicevamo, avere un figlio significa non essere più soli. Significa essere responsabili di un altro essere umano.

Il problema è che non fare l’amore diventa poi un’abitudine. Come uno snack delizioso tira l’altro, e come la pigrizia porta pigrizia. Bisogna quindi fare attenzione: anche se un calo dei rapporti è normale e fisiologico, sarebbe bene rendersene conto, per tornare dopo un po’ alla normalità evitando così un crollo ulteriore.

Per farlo, non serve strafare. Inizialmente l’intimità può essere ritrovata non solo attraverso i rapporti sessuali, ma anche solo grazie a carezze, massaggi o momenti dedicati esclusivamente alla coppia. Senza quindi sentire la pressione del “dobbiamo farlo”, possiamo semplicemente lasciarci andare al relax insieme. Piano piano l’intimità fisica si riequilibrerà, riscoprendo il piacere del toccarsi, del cercarsi e del coccolarsi teneramente.

Parlare, poi, fa certamente bene. Non nascondete al partner che il vostro desiderio è calato: probabilmente è successa la stessa cosa a lui/lei, e fatica a parlarne tanto quanto voi. Oppure, al contrario, la sua passione è rimasta invariata, ma sta semplicemente attendendo rispettosamente un vostro segno. Parlarne, come per qualsiasi altro problema, fa quindi benissimo: è liberatorio e spesso abbastanza erotico: parlare di sesso è un modo come un altro per stimolare il desiderio.

Detto questo, le altre due abitudini che certamente fanno bene al ritrovamento dell’intimità sono il prendersi cura di sé (come dicevamo all’inizio: sentirsi bene con se stessi, sentirsi belli e desiderabili è solo il primo passo!) e il movimentare la routine: uscire insieme, senza bimbi; non pensare che il sesso si fa solo in camera da letto; baciarsi inaspettatamente. Sono tutti piccoli gesti non abitudinari che vi aiuteranno in questo proposito! E anche se inizialmente non sentite l’esplosione di desiderio come una volta, non preoccupatevi: se il non fare l’amore è un circolo vizioso, il fare l’amore è, dall’altro lato, un circolo virtuosissimo. E vedrete che piano piano intimità porterà sempre più intimità!

 

 

Sara

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Cecilia

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