Montessori e neuroscienze

Mercoledì, 09 Dicembre 2015 21:29

Che succede nella testa dei nostri bambini? Non solo a livello di pensiero, intendiamoci. Qui si parla proprio del loro cervello, l'organo più importante del corpo, in costante sviluppo fin dalla prima infanzia.

Cerchiamo quindi di capire lo sviluppo neurologico della prima infanzia e come il metodo Montessori sia benefico per questo: in che modo l'approccio pedagogico Montessori favorisce uno sviluppo neurologico completo

La prima infanzia, si sa, è un periodo unico, importantissimo per lo sviluppo neurologico. Alla nascita ogni essere umano possiede circa un miliardo di neuroni nel suo cervello. Per capire, siamo vicini al numero delle stelle presenti nella nostra galassia, nella Via Lattea. Ogni neurone è collegato agli altri attraverso una rete quantificabile in trilioni di connessioni. Incredibile, no?

I nervi trasmettono impulsi elettrici: ogni volta che riceviamo un'impressione sensoriale, pensiamo, muoviamo un muscolo, o quando sogniamo, i percorsi elettrici del nostro cervello si azionano. E, ogni secondo, il bambino apre 700 nuovi percorsi, durante i primi sei anni di vita. Ogni. Secondo!

Il cervello dell'infante è soggetto a continui cambiamenti, quindi. Il processo che dà origine alle connessioni che stanno alla base di ogni abilità umana si chiama sinaptogenesi: i percorsi si aprono. Ma non significa che quanto più estese sono le connessioni, tanto maggiori sono le abilità intellettive. La perdita delle connessioni neurali è un altro passaggio fondamentale per lo sviluppo: si tratta del pruning, la potatura.
Il pruning è la perdita organizzata di strutture neurali che, come per la potatura vegetale, eliminando neuroni e connessioni sinaptiche non necessarie permette il pieno sviluppo di quelle di cui abbiamo davvero bisogno. Questo perché il nostro cervello si adatta, soprattutto nei primi anni di vita: successivamente, la struttura architettonica del nostro cervello rimarrà pressoché uguale a quella sviluppata fino ai sei anni.
Si capisce quindi che quello della prima infanzia è un periodo d'oro, fondamentale per lo sviluppo del nostro bambino, e, dall'altro lato, un momento molto vulnerabile che, se trascurato, può portare a conseguenze devastanti.

Concretamente, lo sviluppo di una buona struttura lo aiuterà nelle macro attività, come prestare attenzione ed eliminare le distrazioni, controllare gli impulsi, prendere decisioni o fare più cose contemporaneamente. Il famoso "multitasking", insomma.

Tra i tre e i sei anni il cervello, quindi, si forma e si modifica, e questo succede soprattutto nelle aree dedicate all'organizzazione, al planning e alla concentrazione. Fateci caso: sono tre settori fondamentali dell'approccio educativo montessoriano! Le attività Montessori impegnano i movimenti del bambino, la sua attenzione, la sua volontà e la sua consapevolezza sensoriale. E, pensiamoci: queste skills sono basilari per lo sviluppo di un sano ed efficiente sistema neurale! Di conseguenza, il metodo Montessori provvede a donare benefici primari anche al cervello del bambino, non solo a livello psicologico, ma anche fisico.

I bambini che si impegnano in attività come quelle montessoriane sviluppano, in definitiva, una struttura architettonica del cervello più efficiente e capace, fisicamente più solida.

Sara Polotti

L'asilo nel bosco

Mercoledì, 09 Dicembre 2015 21:00

È nato in Danimarca negli anni Cinquanta (ah, i nordici!). Si fonda sul bisogno dei bambini di passare i tempo all'aria aperta. E, soprattutto, è affascinante, divertente e stimolante.

Parliamo dell'asilo nel bosco: un progetto nordico al quale dovremmo guardare molto di più, con i suoi benefici e il suo modello educativo all'avanguardia.

In Italia non ne esistono molti. Il primo è stato creato da un paio d'anni (parliamo di quello sorto a Ostia grazie alla collaborazione tra l'asilo privato Emilio e l'associazione Manes). Grazie al lavoro dell'associazione che svolge una intensa attività di formazione ne stanno sorgendo altri in tutta Italia. 

Si rivolge ai bambini in età prescolare, dai 2 ai 6 anni, e intende rispondere ai loro bisogni attraverso un'attività educativa svolta per la maggior parte del tempo all'aria aperta. Al diavolo i vari "Oddio si sporca" e "Oddio prende freddo" delle mamme più apprensive. Il bambino ha bisogno della natura, e, tranquille mamme, non succede niente di male!
I bambini, non chiusi in aule soffocanti, imparando attraverso l'esperienza concreta, diretta. Certo, esistono spazi coperti per le condizioni particolarmente avverse, ma l'ambiente naturale diviene il campo d'azione.
Soprattutto, il modello educativo propone un approccio assolutamente fantastico, non basato sulle proposte degli adulti (che vogliono dare ai bambini nozioni utili poi alla vita adulta) ma da quelle dei bambini e dei loro bisogni in quel determinato momento dell'infanzia.

Giocattoli e libri non esistono più: gli strumenti divengono i sassi, le foglie, i legnetti, le cortecce, i fiori. Pochi elementi, ecologici ed economici, ma che divengono strumento indispensabile per assecondare l'apprendimento dei bambini, partendo appunto dai loro spunti.

Traguardi dello sviluppo sono la valorizzazione del sé e dell'altro (capendo il significato della vita che li circonda e le conseguenze morali delle loro azioni), la conoscenza del corpo e del movimento (mai come all'aperto enfatizzata), la comprensione di colori, suoni e immagini (facendo arte con tutto ciò che i bambini hanno a disposizione immergendosi nel bosco), i discorsi e le parole (stimolati attraverso le discussioni e i confronti tra i bimbi su tutto ciò che vedono attorno a loro) e la conoscenza del mondo.

Gli asili nel bosco prendono posizioni decise in merito all'educazione del bambino: "la progettazione pedagogica infatti non si struttura esclusivamente su delle proposte dell'adulto che vuole trasmettere competenze ai bambini, ma parte proprio dall'ascolto di questi ultimi e dei loro bisogni che spesso vengono negati dalla scuola dell'infanzia convenzionale. Quest'ultima infatti, considerando i bambini degli adulti in miniatura, si preoccupa di fornire loro quegli strumenti che saranno utili quando saranno adulti trascurando invece il presente dei bambini che mal volentieri trascorrono il proprio tempo seduti su una sedia a riempire un quaderno didattico. Un'altra peculiarità di queste scuole è l'utilizzo di materiali naturali che vengono preferiti agli oggetti preconfezionati di cui è piena la quotidianità dei nostri figli. E cosi' sassi,pigne, foglie
e pezzetti di legno sostituiscono giocattoli e libri con l'intento principale di stimolare le facoltà immaginative dei bimbi che ben presto si accorgono che un trenino è un trenino e basta mentre un pezzetto di legno puo' diventare un trenino, un tagliaerba o una bacchetta magica rispondendo al loro bisogno fondamentale di agire sulla realtà costruendola e inventandola a proprio piacimento.. Ecco perché gli asili nel bosco sottolineano il fatto di voler essere una scuola che sia sempre più famiglia, valorizzando i legami affettivi; la propensione a stimolare l'autonomia, non tanto intesa come abilità ma come tendenza del bambino a esplorare il mondo in maniera autonoma con gusto e piacere; l'importanza di movimento, esplorazione e curiosità (elementi sempre idealizzati da tutte le scuole ma messi in pratica in maniera un po' contraddittoria, con tutte le ore seduti al banchetto); il gioco come veicolo didattico che implica l'intreccio delle dimensioni cognitiva ed emotiva; e, ultimo ma non per importanza, l'educazione ambientale (vissuta in maniera diretta e non all'interno delle solite quattro pareti scolastiche, toccata con mano e perciò compresa fino in fondo, non semplicemente attraverso delle mere regole da seguire: il bambino vive ludicamente la natura e impara senza imposizione a rispettarla ed amarla)" viene spiegato della pagina Facebook de L'asilo nel bosco.

Sono due gli aspetti a mio parere più peculiari di questo approccio che lo rendono così efficace: l'attenzione al movimento e alla natura: "pochi negano in teoria l’ importanza fondamentale del movimento nella crescita dei bambini quantomeno fino ai 5 anni eppure se entrate in una scuola materna vedrete le aule piene di tavoli e sedie a dispetto di un limitato spazio calpestabile,oppure se capitate in alcuni nidi vedrete che i piccoli trascorrono tempo eccessivo su seggioloni o passeggini. E’ quanto di peggio possiamo fare ad un bambino, rinchiudere il suo corpo in piena esplosione, tra un tavolo ed una sedia. L'asilo nel bosco prevedendo nella sua idea originaria che i piccoli vivano prevalentemente all'aria aperta risponde in maniera naturale a questo bisogno negato dalla scuola convenzionale.
L'esplorazione intesa come atto teso a scoprire il mondo presuppone che l'ambiente in cui i nostri trascorrono la propria quotidianità non sia sempre lo stesso. Questo diritto dei bambini puo' essere garantito loro proponendo una quotidianità che venga trascorsa in luoghi sempre diversi garantendo quell'esigenza spesso mortificata di conoscere attraverso l'esperienza diretta e non attraverso i racconti di un adulto o le attività proposte da un libro didattico.
Per questo motivo prevediamo nella nostra programmazione parecchie escursioni nel territorio con visite al fiume, al bosco, al mare e perchè no momenti da condividere col fabbro, il falegname ed il contadino.
La curiosità è il motore della scoperta nonché un'attitudine individuale di ciascun pargolo. Questa tendenza, a parere nostro è mortificata dal sapere che ciascuna giornata scolastica è spesso identica alle altre. Attraverso un attento lavoro di osservazione ed ascolto del bambino intendiamo fare delle proposte che rispondano a questo bisogno fondamentale. Coloro che frequenteranno l'asilo nel bosco non sanno con certezza cosa gli educatori proporranno loro ma avranno la chiara percezione di avere intorno adulti che li sanno ascoltare e che faranno loro delle proposte in sintonia con i loro desideri e che garantiranno dal punto di vista pedagogico una crescita armonica in grado di mantenere viva quell'attitudine cosi' importante per lo sviluppo umano che è la curiosità." Ibidem. Per quanto concerne l'educazione ambientale invece si parte dal presupposto che "qualsiasi essere umano tende a proteggere cio' che ama e per amare qualsiasi cosa è necessario viverla. Come si puo' pretendere che i nostri bambini diventino degli adulti in grado di rispettare l'ambiente se trascorrono gran parte del tempo all'interno di quattro mura ?
Pensiamo che i nostri bambini avranno un rapporto rispettoso della natura perchè permetteremo loro di vivere all'aria aperta a stretto contatto con gli animali ed il mondo vegetale. Siamo convinti che se l'ambiente in cui vivono garantisce loro giornate piacevoli che rispondono ai propri bisogni , in maniera naturale diverranno dei cittadini consapevoli in grado di tutelare il patriomonio naturale e di attuare corrette pratiche di sostenibilità ambientale" Ibidem.

Due studi sembrano confermare l'efficacia di questo approccio pedagogico: "La letteratura scientifica di maggiore rilevanza è costituita da una ricerca svolta nel 2002 dal prof. Peter Hafner dell'università di Heidelberg e da uno studio dell'università di Bologna di Lena Gruener e dalla professoressa Michela Schenetti. L'analisi tedesca mette in evidenza come i bambini che frequentano l'asilo nel bosco sono molto creativi e curiosi, prestano una maggiore attenzione e si concentrano di più, rispettano di piu’ le regole e risolvono i conflitti in modo pacifico, si esprimono in maniera piu’ precisa e argomentano meglio le proprie opinioni. Per maggiori info http://archiv.ub.uni-heidelberg.de/volltextserver/3135/. La ricerca italiana compie un'analisi storica di questo approccio educativo e ne evidenzia le virtu' educative.http://lascuolanelbosco.fondazionevillaghigi.it/wp-content/uploads/2012/10/piccole-voci-nel-bosco-tesi-di-lena-gruener.pdf" Ibidem. 

Oltre ai benefici per il bambino, il modello dell'asilo nel bosco è assolutamente positivo anche per le sue conseguenze comunitarie: il costo di una struttura è il 20% di una scuola tradizionale (e, già qui, pensate al risparmio), e, a livello emotivo, avendo la scuola ricadute positive sull'umore dei bambini crea un circolo virtuoso di cui anche le famiglie trarranno benefici enormi.

E se pensate che il freddo e l'ambiente esterno siano nemici della salute del vostro bambino, beh, vi sbagliate di grosso: basta coprirsi a dovere (mica si mandano i bimbi alla mercé delle intemperie!) e, vi assicuriamo, il bosco li terrà molto più al riparo dai microbi rispetto all'aria viziosa e stagnante delle aule chiuse, calde e umide!

Ma come aprire un asilo nel bosco? Ce lo spiegano i responsabili dell'associazione Manes all'interno della loro pagina Facebook: "“COME APRIRE UN ASILO NEL BOSCO”
Da quando abbiamo intrapreso il progetto Asilo nel Bosco la risposta da parte delle famiglie, istituzioni, semplici cittadini è stata incredibilmente positiva. Articoli di giornale, siti web, passaparola, tutto un mondo si è mobilitato per dare risalto a quella che è prima di tutto un'esigenza dei bambini: sperimentare la Natura, crescere in libertà. Per venire incontro a tutte le persone che in questi mesi ci hanno contattato nell'anelito di replicare la nostra esperienza, ecco nascere il corso su: “Come aprire un asilo nel bosco”. Ci preme chiarire che il nostro progetto di scuola si ispira ai principi pedagogici degli asili nel bosco europei pur essendo collocato all’interno di un agriturismo in campagna e non alle impostazioni tipiche degli “agriasilo”. Questo non vuole sminuire l’approccio di quest’ultimo modello educativo che reputiamo virtuoso e dal quale attingiamo nella nostra progettazione ma per un’esigenza di chiarezza. La vita in un agriasilo si svolge prevalentemente in un contesto spaziale ricco ma che ha un perimetro ben delimitato e l’utilizzo degli ambienti al chiuso è tendenzialmente maggiore. Le giornate in un asilo nel bosco si svolgono invece spesso all’aperto e in spazi solitamente diversi che i bambini non conoscono e che possono esplorare mantenendo sempre viva quella curiosità che reputiamo quell’energia insostituibile che ci mantiene vivi e felici nel processo di crescita quantomeno fino ai 110 anni. Cosi’ pur essendo collocato il nostro progetto in campagna e non in un bosco ci è parso più giusto chiamarlo “Asilo nel Bosco” incentivati in questa scelta dalla presenza di diversi boschetti nelle nostre vicinanze e dalle visite periodiche che effettuiamo comunque nella pineta di Ostia che è invece da considerarsi un bosco a tutti gli effetti. E' importante inoltre che sappiate che per aprire un asilo nel bosco sarà necessario seguire l'iter burocratico di un asilo nido e/o di una scuola dell'infanzia convenzionali. Noi mettiamo a disposizione la nostra esperienza maturata in numerosi anni di attività coniugando le competenze sia pedagogiche che gestionali. Per qualunque approfondimento noi siamo disponibili, contattateci a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. Il nostro staff vi risponderà prontamente." 

Il tajine è un piatto tradizionale nordafricano tipico del Marocco: è un cibo che prevede la convivialità per cui solitamente i commensali siedono seduti su bassi cuscini a terra intorno a un tavolino sul quale viene appoggiato il Tagine. Il piatto utilizzato per servire è lo stesso della cottura ed è appunto il tajine, pentola in terracotta composta da due parti, una parte inferiore piatta con bordi bassi che viene utilizzata sia per la cottura sia per servire in tavole, ed una parte conica superiore che viene inserita sopra la base durante la cottura come coperchio. 

Per creare questo piatto possiamo utilizzare anche noi un tajine (io l'ho comprato all'Ikea e lo amo molto anche come semplice elemento decorativo della casa) avendo l'accortezza di mettere una grata sopra il fuoco durante la cottura, oppure possiamo scegliere una semplice pentola, meglio un po' conca tipo un wok e un coperchio adatto. 

Oggi vi propongo una ricetta con verdure e ceci molto gustosa ma allo stesso tempo non piccante, quindi adatta anche per i bambini: come sempre potete adattarla a seconda della stagione e dei gusti della vostra famiglia. Io amo accompagnare questo piatto a semplice cus cus che raccoglie il delizioso "sughetto" che si crea. 

 

Foto Credits: https://www.flickr.com/photos/15609463@N03/18102701385

Ecco la ricetta di un estratto che, grazie ai nutrienti contenuti nell'ananas, curcuma e zenzero, ha la capacità di abbassare i livelli di infiammazione nel nostro corpo. Il mio consiglio è quello di associare questo estratto a un'alimentazione ricca di frutta e verdura (almeno 5-7 porzioni al giorno) e povera di cereali raffinati, carni rosse, certamente priva di carni conservate, zucchero e olio di palma. Consiglio di utilizzare semi di chia e di canapa per incrementare i livelli di Omega 3, potentissimi antinfiammatori. Sappiamo che i rimedi naturali sono molto ultili ma devono essere inseriti all'interno di un contesto altrettanto corretto e valido: fare un estratto antinfiammatorio al giorno per poi fare un pranzo con bresaola e pasta alla carbonara è assolutamente inutile. 

I veri possibili ostacoli all'allattamento

Mercoledì, 09 Dicembre 2015 10:29

L'allattamento sembra per molte di noi un miraggio al quale non tutte possiamo aspirare. Ma perchè gli allattamenti falliscono? 

Ecco allora i veri possibili ostacoli all'allattamento: le cause per cui una neomamma non allatta al seno

1. Routine ospedaliere che spesso allontanano il bambino dalla mamma nelle prime ore dopo il parto

2. Disagio da parte della neomamma ad allattare, ritenendolo un processo troppo faticoso rispetto alla praticità di un biberon

3. Paura da parte della mamma di non essere in grado, di non farcela, di non essere all’altezza, di essere fuori da quel mondo di istinto e naturalità dei nostri nonni che include l’allattamento

4. Mancata informazione sui luoghi e gli operatori formati per seguire l’allattamento. Ricordatevi che la figura professionale competente nell’aiutare le mamme fino dall’inizio dell’allattamento è l’OSTETRICA, non il pediatra

5. Difficoltà a lasciarsi andare e seguire i ritmi di richiesta del bambino

6. Immagine sbagliata del neonato dei primi mesi: il neonato è spesso visto come tendente al vizio e la conseguenza è che la neomma ha paura di viziarlo. Così il bambino non si attacca al seno solo per mangiare ma anche per sentire da vicino la mamma, risentire le sensazioni che provava nell'utero, stimolare il seno nella produzione di latte, consolazione, bisogno di contenimento, strumento per addormentarsi. E tutte questi sono bisogni, non vizi. 

7. Mancato sostegno da parte del compagno e dei famigliari

8. Consigli di “falsi miti” che minano ancora di più la fiducia in se stessa della neo-mamma

9. Utilizzo dell’aggiunta di latte artificiale nei primi giorni di vita

10. Utilizzo eccessivo del ciuccio nei primi 30 giorni di vita del neonato, prima che l’allattamento sia ben avviato

Articolo tratto dal libro Mamme pret a porter, Mental Fitness Publishing

Foto Credits: https://www.flickr.com/photos/hugabub-babywearing/8137751994

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

10 cose che solo gli steineriani capiranno

Mercoledì, 09 Dicembre 2015 10:13

Se avete scelto una scuola steineriana per il vostro bambino, o se l'avete frequentata voi durante la vostra crescita, ci saranno delle cose che non potranno più essere levate dalla testa, o che, nel momento in cui verranno riviste, susciteranno ricordi e sensazioni che solo chi è stato in una classe steineriana potrà capire!

Ecco 10 cose che solo gli steineriani capiranno: piccole curiosità che solo chi è stato in una scuola Waldorf riconosceranno immediatamente

1. La poesia del Mattino: Ve la ricorderete per sempre, e ogni tanto vi ritroverete a ripeterla nella vostra testa. In effetti è sempre utile! La riproponiamo, per chi non la conoscesse (o per chi volesse riguardarla con un sorriso!).

Del sol l’amata luce,


il giorno a me rischiara


dell’anima la forza,


agli arti dà vigore
nello splendor solare,


onoro o Dio la forza


che tu benevolmente,


nell’anima ponesti


che io sia laborioso,


di apprendere desioso


nascon così da te,


la luce ed il vigore


fluisca ognor a te,


riconoscenza e amore.

 

2. Probabilmente vi ricorderete con un sorriso che chiamavate la maggior parte dei vostri insegnanti con il nome proprio!

 

3. Avrete ancora da qualche parte quella ciotola creata partendo da un blocco di legno e lavorata con nient'altro che della carta vetrata e una sgorbia.

 

thelittlegnomeshome.blogspot.com.au

 

4. Conoscete tutte, tutte, tutte le potenzialità e le modalità di utilizzo della cera d'api: quante volte la si utilizzava!

 

5. Vi ricorderete dell'imbarazzo in quegli attimi in cui i vostri amichetti (di altre scuole) parlavano di quel cartone o di quel film divertentissimo, di quel programma per bambini o di qualcosa relativo alla tivù: niente, non sapevate niente, ché la tv era p-r-o-i-b-i-t-a!

 

6. Quantomeno, i vostri quaderni erano bellissimi, mica come i loro!

 

Foto Credits: wiws.org

 

7. Avevate una familiarità incredibile con la seta tinta e il legno laccato.

 

8. Al contrario, le penne stilografiche erano off-limits.

 

9. Le vostre scuole, architettonicamente parlando, sembravano evitare come la peste gli angoli retti. Ma questo non è un difetto, no?

 

Foto credits: http://www.vitra.com/en-gb/magazine/details/alchemy-of-the-everyday

 

10. Dopo qualche anno, avete capito finalmente che le pigne apparentemente rappresentano il giocattolo per eccellenza: per gli insegnanti, il loro utilizzo era praticamente illimitato!

 

Foto Credits: http://theimaginationtree.com/2011/07/discovery-box-11-pine-cones.html 

Sara Polotti

Foto Credits: http://www.nymetroparents.com/queens/listing/The-Waldorf-School-of-Garden-City-58699

Il progetto ReMida

Mercoledì, 09 Dicembre 2015 09:08

In seno al Reggio Approach, di cui vi abbiamo già parlato, è nato il progetto Remida. Riciclo, valorizzazione dello scarto, messaggio etico: tra i pilastri di questo metodo educativo ci sono anche quelli relativi all'ecologia, e il progetto Remida è la perfetta attività per raccoglierle tutte.

Ecco spiegato meglio il progetto Remida: qualche informazione in più su un programma che piacerà tantissimo ai bambini, e anche alla natura


Qualcosa vi avevamo accennato: il discorso era saltato fuori parlando del MuBa, il Museo dei Bambini di Milano situato nella magnifica Rotonda di via Besana, che al suo interno accoglie ReMida Milano.
Remida è nato nel 1996 a Reggio Emilia, all'interno delle esperienze proposte dalle Scuole di Reggio e dal Reggio Approach ideato da Loris Malaguzzi, e gravita attorno alla rete di esperienze proposte dal Centro Internazionale Loris Malaguzzi. Colonne portanti del metodo pedagogico ed educativo sono le idee relative all'infondere nel bambino la consapevolezza etica nei confronti dell'ambiente. Riciclo creativo e utilizzo degli scarti sono lo strumento prediletto.

Il progetto nasce quindi come lavoro culturale per i ragazzi attorno ai temi di sostenibilità , creatività e ricerca sui materiali di scarto. La sede principale si trova in via Verdi 24 a Reggio Emilia, ed è aperta al pubblico il martedì e il giovedì dalle 15 alle 18 e il mercoledì e il venerdì dalle 9 alle 12.30.
Al suo interno accoglie fondi di magazzino, materiali di scarto, ritagli, sfridi, materiali fallati e eccessi di produzione altrimenti destinati all'immondizia e allo smaltimento devoluti da circa 200 aziende di ogni tipo del territorio. Il Centro Remida li recupera, proponendoli al pubblico come soggetto da studiare e da utilizzare creativamente.

I materiali sono quindi messi a disposizione dei visitatori, che sono sollecitati a trasformarli, ad incuriosirsi su di essi, a trovare una nuova prospettiva e nuovi sguardi. Non solo bambini e solaresche: tutta la cittadinanza è invitata ad usufruire dei servizi, dalle visite agli incontri di formazione fino ai dibattiti per sensibilizzare sulla riduzione dei consumi e degli scarti.

Tra le attività proposte, si trovano, oltre alle visite libere e guidate, un percorso di avvicinamento ai materiali e un workshop e un percorso sull'espressività dei materiali (nell'Atelier I linguaggi della Materia).
Ogni anno, inoltre, viene organizzato il Remida Day: alla sua sedicesima edizione, la giornata dedicata al progetto prende vita a maggio dopo aver attraversato tutto l'anno. Durante le giornate di celebrazione, i partecipanti sono invitati a riflettere sull'idea di scarto e sulle proprie abitudini. Oltre agli eventi collaterali per tutta la città di Reggio Emilia, conosciutissima è la Fiera dell'Usato Domestico: è un'occasione unica per rimettere in circolo gli oggetti del proprio quotidiano che non si usano più e quindi per dare una nunova possibilità di vita ad oggetti usati caduti nel dimenticatoio o destinati al macero. Riuso, non usa e getta: ecco il messaggio.

Inoltre, tenendo monitorato il sito web del progetto, è possibile restare aggiornati sulle attività tematiche proposte durante tutto l'anno, come quelle sotto Natale, i percorsi di formazione specifici o la partecipazione in fiere di tutta Italia (dove gli interessati troppo lontani da Reggio potranno conoscere più da vicino la realtà Remida).

Ma non disperate, Remida è presente in pianta stabile anche in altre città italiane e del mondo: Milano, Napoli, Torino, Bologna, Genova, Firenze, Rovereto e Varese; Trondheim in Norvegia, Francoforte in Germania, Sodertalje e Vaggeryds in Svezia, Perth in Australia e Buenos Aires in Argentina.

Sara Polotti

Dolore alla schiena in travaglio

Martedì, 08 Dicembre 2015 09:16

 Foto Credits: By Rshumway (Own work) [GFDL (http://www.gnu.org/copyleft/fdl.html) or CC BY-SA 4.0-3.0-2.5-2.0-1.0 (http://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0-3.0-2.5-2.0-1.0)], via Wikimedia Commons

Il dolore alla schiena in gravidanza e travaglio è un fastidio comune a molte donne. Tra il 50% e l’80% delle donne in gravidanza manifesta il mal di schiena, in maniera più o meno forte.

Solitamente il dolore alla schiena è di due tipi: o lieve durante certe attività, oppure più forte e costante, della durata di più giorni. In media, questo mal di schiena si manifesta durante gli ultimi mesi di gestazione, ma alcune future mamme lo provano anche tra l’ottava e la dodicesima settimana di gravidanza.

Durante il travaglio, invece, il mal di schiena è di tipo diverso, ed è proprio indice dei cambiamenti che stanno avvenendo nel corpo e che porteranno al parto.

Dolore alla schiena in travaglio: come si manifesta il mal di schiena durante la gravidanza e il travaglio e come alleviarlo

Per quanto riguarda il mal di schiena in gravidanza, come dicevamo questo può comparire nelle prime settimane di gestazione, oppure, più frequentemente, tra il quinto e il settimo mese, in maniera lieve in base alle posizioni assunte o in modo più costante e duraturo nel tempo.

Solitamente questo mal di schiena in gravidanza è lombare, ovvero interessa la parte bassa della schiena, ed è provocato spesso da certe posizioni, come lo stare sedute troppo a lungo o mantenendo la stessa postura per molto tempo, sia in piedi che sedute. Le cause sono da ricercare nell’aumento di peso, nel cambiamento di postura che la gravidanza provoca (dal momento che la gravità del corpo e il baricentro si spostano), nei cambiamenti ormonali e nella separazione delle fasce muscolari. Anche lo stress può essere causa di mal di schiena.

In tutti questi casi, possiamo, in maniera naturale, provare a ridurre questo mal di schiena. Innanzitutto, facciamo attenzione alla nostra postura e ai nostri movimenti: come dicevamo, i dolori alla schiena in gravidanza sono spesso causati dal mantenimento di una posizione troppo a lungo. Durante la giornata, dunque, possiamo provare a muoverci e a cambiare postura, in maniera delicata, alzandoci se stiamo troppo sedute, camminando un po’, sedendoci se stiamo troppo alzate…

Esistono poi alcuni esercizi che alleviano il dolore, e che il nostro fisioterapista saprà indicarci a seconda della nostra situazione. Altri accorgimenti sono: portare poco i tacchi; dormire sul fianco sinistro con un cuscino tra le gambe; sfruttare terapie con il calore o con il freddo.

Durante il travaglio, invece, il mal di schiena si manifesta in maniera diversa. Il crescente dolore alla schiena negli ultimi mesi di gestazione, infatti, è uno dei sintomi dell’avvicinamento del parto. Oltre alle contrazioni uterine che si avvertono nella zona dell’addome, molte donne percepiscono il dolore più in basso, verso i muscoli delle cosce e sulla schiena, in zona renale e sacrale.

Questo fastidio (che ricorda anche i dolori mestruali, e non solo il classico mal di schiena) è dovuto anche all’abbassamento del bambino, che si sta avviando verso il canale del parto, ed è spesso associato, appunto, al dolore al basso ventre.

Esistono alcuni metodi per alleviare questo mal di schiena da travaglio. Il primo è stare carponi, ovvero a quattro zampe, per rilassare i muscoli della schiena. Oppure possiamo ricorrere alla Gym-Ball, la palla da palestra, una sfera di grandi dimensioni che permette di massaggiare la schiena e il ventre in maniera delicata, con i movimenti che danno più sollievo.

Anche il calore può essere sfruttato per alleviare il dolore e rilassare i muscoli: un bagno caldo può fare molto bene, così come una borsa dell’acqua calda applicata alla zona dolente.

Le basi del massaggio infantile Shantala

Martedì, 08 Dicembre 2015 08:43

Sempre più si parla di massaggio infantile: in ogni dove pullulano corsi di massaggio al bebè, alcuni con obiettivi puramente relazionali ossia di offrire alle mamme un momento di incontro e di confronto costruttivo e insegnare una modalità di relazione con il proprio piccolo tramite il contatto corporeo, altri invece che oltre a questo veicolano tecniche ben precise. Ho insegnato massaggio infantile per 7 anni ed è stata un'esperienza incredibile, ad ogni inizio ero emozionatissima: questo perchè non solo ogni gruppo è differente, ma anche ogni mamma e ogni bambino lo sono. Ci sono bambini che non amano molto il contatto fisico, altri che si addormentano dopo pochi minuti, altri ancora che vogliono stare attaccati al seno tutto il tempo. Cosa fare allora? Se si parte dalle manualità non si può che sbagliare, perchè quando si mette  prima la tecnica il fallimento è dietro l'angolo. Quello che volevo fornire durante i miei corsi e che voglio proporvi ora è un insieme di informazioni utili, uno schema concettuale per creare un massaggio vostro, su misura per voi e i vostri bambini. 

Ecco quindi cosa dovete sapere per effettuare il massaggio al bebè: le basi del massaggio infantile Shantala

In occidente il massaggio al bebè è stato “portato” dal ginecologo francese Leboyer dopo i suoi soggiorni di studio in India: qui infatti il massaggio infantile è un must per le neomamme, che massaggiano i propri bimbi quotidianamente secondo un sapere tramandato da madre in figlia che consiste in una serie di manualità dolci, ritmiche e consapevoli. 

Il massaggio al bambino ha numerosissimi benefici:

- Contribuisce ad armonizzare il legame mamma-bimbo

- Favorisce il rilassamento e un sonno più profondo

- Diminuisce il pianto

- Aiuta il bambino ad autopercepirsi, quindi a percepire il suo corpo che per lui non è scontato, anzi è una totale novità. Il bebè infatti non sa di avere piedi, gambe, schiena, ma impara a sentirli e riconoscerli attraverso il contatto con una superficie altra. 

- Se fatto con costanza riduce notevolmente le coliche e la stipsi

- Favorisce lo svuluppo neuro-psico-motorio

- Diminuisce i livelli dell’ormone dello stress, rafforzando il sistema immunitario

Che cosa non è il massaggio: IL MASSAGGIO NON E’ UN INSIEME DI MANUALITA’ DA APPRENDERE E DA APPILCARE AL PROPRIO BIMBO O SOMMINISTRARE COME UNA MEDICINA.

La qualità del massaggio è da ricondurre a:

- Stato d’animo della mamma (per questo motivo nel mio corso di massaggio infantile effettuavo qualche istante di rilassamento prima di iniziare il massaggio. Se ci rendiamo conto che per noi non è il momento adatto, lasciamo perdere, non siamo pessime mamme se in quel momento non effettuiamo il massaggio, anzi siamo mamme forti della consapevolezza del bene nostro e del nostro bimbo!

- Ritmo costante, non troppo lento ma sicuramente non veloce. Proviamo sul nostro avambraccio la differenza che può fare il ritmo nel massaggio, effettuando un movimento lento e costante, ritmico per almeno 40 secondi e uno veloce e uno privo di ritmicità. 

- Ogni bambino ha le sue preferenze: se alcuni bimbi amano farsi massaggiare per ore, altri hanno tempi di adattamento più lunghi, per cui devono abituarsi a questo tipo di stimolazione prima di apprezzarla. Per altri invece la posizione coricata è fastidiosa (magari a causa di reflusso), per cui prediligono essere massaggiati su una sdraietta. Altri ancora (come i bambini pitta in particolare) non amano molto gli sfioranti leggeri e prediligono movimenti molto lenti e spesso solo circoscritti alle gambine, e sembrano apprezzare maggiormente il baby yoga che prevede il movimento. Insomma, anche nel massaggio, ogni bimbo e a sé, solo noi mamme possiamo trovare la nostra modalità di massaggio, il nostro massaggio, nostro e del nostro bimbo, non della nostra insegnante.

- Non “mozzare i movimenti”: quando effettuiamo le mungiture (ossia il massaggio agli arti partendo dal centro quindi dall'anca o alla spalla fino al piede o alla manina) lasciamo che la nostra mano scivoli fino oltre le dita, non terminiamo la manualità quando finisce l'arto. Proviamo sul nostro braccio a mozzare il massaggio quando finisce la mano e poi al contrario a scorrere lasciando scivolare il movimento, e notiamo la grande differenza in qualità.

- Utilizzo di oli spremuti a freddo, ex olio di mandorle dolci (bio) spremuto a freddo etc... non un mix di oli preparati (anche se da aziende famose) specifiche per il massaggio. L’unico mix di oli che mi sento di poter consigliare presente sul mercato è l’olio per il pancino Weleda, per il resto evitateli accuratamente. Sugli oli base da usare rimandiamo al capitolo 1 del mio libro Mamme pret a porter, mentre vi consiglio questo articolo in merito all'uso degli oli essenziali per i bambini e i neonati. Infine ecco una ricetta strepitosa per creare in casa un'olio per il pancino contro coliche e stipsi.

Rituali: create una ritualità in cui il bambino riesca a comprendere che iniziate il massaggio: quindi proponete una manualità (sempre la stessa) che il bambino impara a ricondurre come inizio del massaggio. Accettiamo che ci siano momenti in cui ha piacere e altri in cui non ha piacere: in questo modo insegneremo al nostro piccolo fin dall'inizio che può dire "no" quando non ha piacere di essere toccato, competenza molto utile da avere nella vita.

- Costanza: gli effetti positivi del massaggio (riduzione delle coliche, miglioramento del sonno...) si hanno se il massaggio viene effettuato con costanza, per cui vi consiglio di effettuarlo tutti i giorni (in caso di coliche o stipsi il massaggio al pancino dovrà essere effettuato 3 volte al giorno)

- Distinguiamo le manualità di carico da quelle di scarico: il carico consiste in massaggi che partono dall’estremità degli arti e confluiscono verso al centro del corpo, mentre lo scarico dal centro del corpo verso le estremità, per esempio dal bacino al piede. I bambini pitta e vata devono solo essere massaggiati con modalità di scarico, mentre per i kapha talvolta è utile anche effettuare qualche manualità di carico la mattina. 

Nei prossimi giorni inseriremo le principali manualità previste nel massaggio infantile Shantala. Vi aspettiamo!

Giulia Mandrino

Foto Credits: Andreas Bohnenstengel [GFDL (http://www.gnu.org/copyleft/fdl.html) or CC BY-SA 3.0 (http://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0)], via Wikimedia Commons

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Cucina macrobiotica per mamme

Martedì, 08 Dicembre 2015 07:47

Si sente spesso parlare di macrobiotica ma che cos'è davvero l'alimentazione macrobiotica e come può essere applicata alla vita frenetica quotidiana di noi donne di oggi?

Ecco i consigli e le risposte alle mie domande di Silvia di macrobioticamente.it: cucina macrobiotica per mamme e non solo 

Ciao Silvia, ci racconti come ti sei avvicinata alla macrobiotica e il tuo percorso formativo e personale? (e' stato facile all'inizio cambiare il tuo regime alimentare?

"Ciao! Grazie per questa domanda, non ho molte occasioni in cui possa raccontare il mio percorso, quindi ne approfitto volentieri. Il primissimo approccio è stato durante gli anni di università, e parliamo di almeno 12 anni fa. In quell'occasione ero solo curiosa e attratta, ma non mi sono mai messa a praticare seriamente perché vivevo con i miei genitori e non ero io la regina della cucina. Dopo qualche anno, complice un periodo in cui ero sempre ammalata, ho comprato un libro e ho fatto il grande passo.
L'ho fatto nel modo peggiore, nel modo che sconsiglio vivamente ai miei assistiti, nel modo che nessuno dovrebbe fare MAI. Tutto di colpo, da un giorno all'altro. Bum. Cambio drastico.
Ecco, per tutti quelli in ascolto, non fate come me. O avete una fortissima motivazione (o curiosità), o la forza di volontà tenderà ad abbandonarvi la prima sera in cui tornate tardi e due fette di prosciutto saranno più allettanti di 45 minuti di cottura del riso integrale. Dopo qualche anno da autodidatta in cui ho letto e studiato e frequentato corsi in ordine sparso, ho deciso di "fare sul serio" e di buttarmi in questa avventura in cui credo profondamente. Mi sono diplomata a La Sana Gola e ho iniziato seriamente la mia attività."

Cos'è la macrobiotica?

"La macrobiotica è la traduzione, in termini di alimentazione, delle leggi che regolano tutto l'universo. Nasce in oriente, quando si è scoperto che le regole della medicina cinese potevano essere applicate alla nutrizione. Si basa sull'equilibrio tra yin (forza espansiva) e yang (forza contraente) e sul presupposto che il nostro corpo, che è stupefacente nella sua perfezione, cerchi di eliminare gli eccessi alimentari che noi introduciamo per rimanere in uno stato di equilibrio. Per semplificare, se mangio troppi zuccheri raffinati (estremamente yin), il mio corpo dovrà lavorare per buttarli fuori. Se esagero senza ritegno, non riuscirà più a smaltire gli eccessi in tempo utile, ed è verosimile pensare che si possano generare disturbi e malattie.
In più, la macrobiotica ci riporta alla semplicità e alla natura: si cerca di consumare in base alla stagionalità e alla vicinanza dei cibi (diciamo basta allo spuntino fatto di banane! :).
Per finire, quello che più mi piace è che la macrobiotica mi ha insegnato l'equilibrio. Non è una dieta dimagrante (anche se inevitabilmente si perde peso), non è una vita di privazioni, si impara ad apprezzare l'eccezione in tutte le sue sfaccettature. Non si parla di grammi, di molecole, di proteine, di polifenoli ecc. Tutto questo lo lasciamo agli esperti: noi ci preoccupiamo di mangiare in modo semplice e salutare, con i dovuti strappi alla regola."

Ho trovato molto interessante una frase nel tuo blog: "Non mi stancherò mai di ripeterlo (o forse sì), ma l'acqua e limone al mattino, se poi andiamo a fare colazione con cappuccino e brioche al bar, non ha nessun senso.". Lo condivido pienamente. Ormai c'è la moda del rimedio che più che un aiuto effettivo viene usato come talismano. Ci racconti la tua visione a riguardo?

"Premetto che io sarei una grandissima fan dei miracoli del benessere. Ci fosse la pillola anti-ritenzione ne inghiottirei a palate. Purtroppo, però, il benessere a 360° passa attraverso taaante componenti. L'alimentazione, l'attività fisica, la serenità, un ambiente favorevole... A noi piace pensare che bevendo acqua e limone al mattino siamo a posto tutto il giorno. Corpo e coscienza puliti. Senza nulla togliere alle virtù del limone, il rimedio naturale, per essere efficace, deve essere inserito in un contesto adeguato. Faccio un esempio estremo: il riso integrale è considerato un cereale dimagrante, ma se lo mangio con un sugo alla salsiccia... beh... chiaro, no?
Quindi il procedimento è: prima tolgo la causa di quello che mi fa male, poi eventualmente mi aiuto con un rimedio.
Purtroppo quello che ci frega è che siamo stati abituati alla filosofia del "tutto subito", e non abbiamo più voglia di dare tempo al nostro corpo di guarirsi, di curarsi, di riprendersi il suo equilibrio.
Dovremmo andare contro questa mentalità del "tutto facile", perché non funziona così. Ogni conquista e ogni cambiamento sono frutto di (anche minima) fatica: è vero che noi ormai siamo allergici alla parola stessa, ma è anche vero che è un percorso bellissimo e che da grandi soddisfazioni."

E' possibile mangiare macrobiotico anche se si è fuori a pranzo per lavoro?

"Mi piacerebbe dire di sì, ma le difficoltà ci sono. Quando si segue un'alimentazione basata sul cosa non si mangia è più semplice. Prendiamo i vegani. Tutto quello che non è animale è consentito. Quindi una pasta al pomodoro può essere una soluzione.
Quando, invece, ci si basa su cosa si mangia, è più complicato. Se mangiamo fuori una volta ogni tanto, la pasta al pomodoro non è un problema. Però se tutti i giorni dobbiamo mangiare in mensa non funziona più: la farina bianca è dannosa, il pomodoro è una solanacea e a lungo andare non fa bene.
Dipende sempre tutto dalla motivazione: basta portarsi da casa gli avanzi della cena, e riservare i pranzi fuori per occasioni particolari. Il trucchetto è nell'organizzazione."

Come fare per mangiare cena fuori?

"Se si cena fuori una volta ogni tanto, e non si sta seguendo un regime curativo, si può optare per piatti semplici, non troppo conditi e senza intingoli vari, possibilmente fatti con ingredienti di stagione (prosciutto e melone a dicembre NO, la bavarese alle fragole a febbraio NO, ...).
Una buona alternativa sono i ristoranti etnici, anche se spesso la qualità lascia a desiderare.
Se, invece, si è in un periodo strettamente curativo, bisogna armarsi di forza di volontà e di raggiungere gli amici per un caffè. Però parliamo di un periodo limitato, e vi posso assicurare che i benefici superano di gran lunga le frustrazioni :)"

Hai dei consigli alimentari per le nostre mamme in merito all'alimentazione dei bambini?

"Non ho figli, quindi parlo per esperienza "indiretta". Vedo spesso bimbi che soffrono di problemi di pelle o di eccesso di muco (raffreddori, otiti, ...) e in genere questi disturbi sono accompagnati da un uso eccessivo di yogurt, succhi di frutta, spremute e prodotti molto zuccherati. Quindi consiglio vivamente di tagliare sul consumo di zuccheri e latticini, anche yogurt di soia, latte di riso e via dicendo, ma di rimanere anche per loro sul più semplice possibile. Infine, è importante farsi seguire da qualcuno, senza improvvisare :)"

Giulia Mandrino

 

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Sara

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Cecilia

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