Chi ha un bambino che frequenta una scuola montessoriana lo sa: un momento importantissimo è quello dedicato ad apparecchiare la tavola. I piccoli camerieri imparano a disporre le stoviglie per i pasti in maniera precisa ed ordinata, diventando piano piano bravissimi in questa attività.

Tutto questo non ha valore solo perché "bon ton". No. L'importanza dell'apparecchiare la tavola è spiegata molto bene dalla stessa pedagogista: il lavoro necessario a questa attività quotidiana permette al bambino, grazie alla crescente difficoltà dei compiti e alla pazienza che deve saper dosare, di sviluppare il suo carattere e di provare sulla sua pelle il senso della responsabilità.

Perchè e come i bambini devono apparecchiare tavola secondo Montessori: come disporre tovaglie e stoviglie per far sì che il bambino sviluppi la sua indipendenza 

Tutto deve essere insegnato gradualmente. Naturalmente i più piccoli (pensiamo a quelli di due anni) non sono in di maneggiare piatti in porcellana o bicchieri di cristallo (e non è nemmeno sicuro), ma se il bambino ha un'età in cui la sua manualità fine si sta sviluppando è necessario utilizzare le stoviglie vere.

Iniziate quindi (anche a casa, se già lo fa a scuola) a giocare all'"apparecchiare il tavolo"! Nella cameretta montessoriana di cui vi abbiamo parlato non deve mancare il tavolino (o la piccola scrivania) a misura di bambino. Si può quindi cominciare con l'apparecchiare per finta il piccolo tavolo. Con tovagliette di carta, piatti e bicchieri di plastica e posate adatte ai più piccoli iniziate a insegnare a vostro figlio i principi: il piatto al centro, le posate ai lati del piatto, e così via.
Non fossilizzatevi però sulle stoviglie anti-rottura, come dicevamo, e utilizzatele solo nel caso di bambini davvero piccoli piccoli. Nelle scuole montessoriane camerieri e dispensieri (i bambini che a turno si occupano della preparazione dei tavoli da pranzo) utilizzano vere tovaglie, veri piatti in ceramica e bicchieri di vetro. Questo perché è importante che i bimbi capiscano ed apprezzino il valore materiale delle cose: capiterà di rompere qualcosa, ma una volta accaduto il bambino capirà la delicatezza delle cose e sarà in grado di valutare come maneggiare tutto con la cura necessaria.

Provate quindi qualche gioco per rendere tutto più divertente prima di passare alla vera attività.

Ad esempio, prendete delle tovagliette di tela o sughero, bambù o legno: l'importante è che non abbiano pattern che disturbano, quindi meglio tinta unita. Su di esse disegnate quindi le silhouette degli elementi da posizionare (oppure ricamatele): il piatto, le posate (la forchetta alla sua sinistra e cucchiaio e coltello - con la lama rivolta verso il piatto - a destra), il cucchiaino sopra il piatto e il bicchiere in alto a destra.

 


Foto Credits: http://www.daniandcolf.com/wp-content/uploads/2015/02/tovaglietta-montessoriana2.jpg

Il bambino dovrà appoggiare gli elementi (meglio quindi quelli veri, di ceramica e vetro) seguendo le forme.
Tutto questo sarà svolto sulla tavola vera, quella dove la famiglia mangia: aiutandosi con uno sgabellino montessoriano, il bambino vi aiuterà fin da subito (magari, se piccolo, ricorrendo alle tovagliette preparate per poi toglierle gradualmente) in questa utilissima attività, che dovrà svolgere con cura e con costanza (può diventare un suo compito quotidiano).

Gradualmente le tovagliette che lo aiutano saranno eliminate: una volta imparata la disposizione il bambino potrà passare ad utilizzare la tovaglia vera e propria.
E, mi raccomando, insegnate anche a sparecchiare; lasciate che siano i bambini a riporre ordinatamente le tovaglie e a raccogliere le stoviglie sporche. Anche questa è un'attività importantissima per la vita pratica!

Sara Polotti

KORTO, l'orto online biologico di Torino

Martedì, 05 Gennaio 2016 07:53

Avere un piccolo orto è il sogno irrealizzabile di moltissimi abitanti delle città italiane. Spesso, non avendo spazio esterno è impossibile curare un piccolo appezzamento di terra per provvedere ai bisogni di frutta e verdura della famiglia in maniera autonoma e sostenibile. Ma c'è chi ci ha pensato e ha trovato una soluzione fighissima.

A Torino è nato KORTO, l'orto online per soddisfare i sogni biologici dei cittadini: seduti comodi comodi alla scrivania di casa, i torinesi possono coltivare la loro terra grazie alla start-up di Davide Almondo e al suo team

Si è chiesto: come far sì che ognuno possa coltivare i suoi ortaggi anche quando lo spazio non lo permette? Bene, ecco un server delle colture.

L'imprenditore torinese Davide Almondo ha messo così a disposizione la terra ai torinesi. Si fa tutto online: vai sul sito www.korto.it, ti iscrivi gratuitamente, crei il tuo orto (personalizzato al 100%!) e ogni settimana ricevi a domicilio i tuoi kilogrammi di verdure (2,5kg a 9 euro a settimana, 5kg a 16 euro e 10kg a 29 euro). Come? Grazie ai contadini che pianteranno le tue verdure in uno degli oltre 500 Orti Urbani creati presso Venaria Reale, se ne prenderanno cura, le coglieranno e le spediranno a casa tua (se vivi in provincia di Torino) una volta a settimana dal momento in cui saranno pronte.

Il tutto controllabile da casa come in un The Sims vegetale: una webcam sarà sempre puntata sui tuoi ortaggi e potrai spiarli ogni volta che vuoi.
Il team ha pensato a tutte le variabili: ovviamente nei primi tempi di crescita non potrai ancora ricevere i frutti del tuo web-lavoro, quindi avrai la possibilità, comunque, di ricevere prodotti di coltivatori locali. E, se per qualche ragione in una determinata settimana non riceverai i tuoi prodotti, ovviamente non pagherai nulla.

Non solo: per chi volesse fare la vera esperienza della coltivazione, sporcandosi le mani e i gambali di terra, ci sarà la possibilità, ogni sabato, di recarsi presso il proprio orto per cogliere i prodotti personalmente, risparmiando così anche sulla consegna.
E per ogni evenienza, il tuo personal farmer (cioè il contadino che segue il tuo orto) sarà rintracciabile sempre, via WhatsApp, per le domande e le richieste (come, ad esempio, sapere come sta crescendo sana la tua carota viola o poter trasformare in confetture e marmellate i tuoi prodotti).

È a km Zero e quindi ha impatto bassissimo sull'ecologia, è controllato, è sano e genuino, è occasione per conoscere la coltivazione, è comodissimo, creativo e divertente, e sostanzialmente è una figata.
Ahimè, per ora è disponibile solo ad un'utenza torinese (ovviamente: altrimenti il concetto di km0 andrebbe abbastanza a farsi benedire).

Chissà che ad altri start-uppers italiani venga l'idea di coltivare orti urbani come questi ideati da Korto e di trapiantarli in tutto lo stivale: non sarebbe bellissimo per ogni famiglia poter coltivare il proprio orticello con ogni possibile verdura anche quando gli spazi e le abitazioni non lo permettono? Mamme, papà e bambini potrebbero crearlo tutti insieme e una volta a settimana recarsi presso il proprio spazio agricolo per cogliere insieme al proprio personal farmer verdure e ortaggi di stagione. Magnifico, no?

Sara Polotti

Resilienza: in ecologia, la capacità di un ecosistema di tornare al suo stato originario dopo un cambiamento; in tecnica, la resistenza di un materiale alla rottura dinamica. Nella vita, una risposta positiva ad una situazione di avversità.

La parola "resilienza" sta prendendo sempre più piede nel vocabolario di tutti i giorni, presa in prestito da ambiti un po' più scientifici ma effettivamente adattabilissima alla scienza sociale.

In un momento di crisi, è normale cercare di resistere in maniera positiva a degli stati negativi. La resilienza significa proprio questo: sapersi adattare e tornare alla serenità nonostante i problemi, i traumi o i disagi. Importantissimo dunque che anche i figli imparino quest'elasticità.

Aiutiamo i bambini a diventare resilienti:Insegnare ai bambini la gestione dello stress fin da piccoli.

Un recente studio statunitense, condotto in collaborazione con il Centro per lo Sviluppo del Bambino dell'Università di Harvard, ha messo in luce come un significativo ruolo in questo senso lo abbia il rapporto del bambino con gli adulti: se il piccolo ha una relazione buona e stabile con un adulto che lo supporta, allora avrà maggiori possibilità di crescere in maniera tranquilla, senza grosse difficoltà e sviluppando una capacità di resistenza positiva alle avversità.

Questo perché il cervello in via di sviluppo conta sulle interazioni del dare e ricevere che intercorrono tra un bambino e chi (adulto) si occupa principalmente di lui. Quando queste interazioni intercorrono con regolarità e senza problemi, il piccolo sviluppa le capacità di pianificare, regolare il comportamento, adattarsi alle circostanze più mutevoli e infine resistere nella maniera positiva di cui parlavamo. Al contrario, quando non aiutato e non supportato dall'adulto di riferimento, il bambino perde la possibilità di costruirsi una struttura cerebrale pronta a queste situazioni; anzi, il quel caso l'assenza è percepita come una minaccia, la minaccia provoca lo stress e lo stress induce il cervello a portare al corpo cambiamenti fisiologici permanenti che influenzano salute fisica e mentale. E il bambino, intossicato (fisicamente!) dallo stress non è più in grado di adattarsi o ripiegare le situazioni non confortevoli a proprio vantaggio.

Provvedere a non privare un bambino di un rapporto come questo è quindi il primo passo (pedagogico ma anche fisico) per aiutarlo a diventare una persona resiliente. Ma anche altre piccole spinte possono dargli la possibilità di capire questo concetto pian piano.

Ad esempio, insegnategli l'importanza della pazienza e dell'attesa: quando si presenta una situazione del genere (che so, aspettare l'aereo, attendere nella sala d'attesa del medico) provate a non offrirgli nessun intrattenimento (videogame o fumetti). E anche il senso dell'attesa in senso più lungo e vitale: quando parlate del cibo sano fategli capire che non è un'imposizione noiosa e adulta ma che è per il suo bene e per la sua vita (i benefici sono a lungo termine).
Create occasioni per provare esperienze nuove, sconosciute e lontano dalla zona-comfort: sport "estremi" (arrampicata o canoa), corsi per imparare nuove cose manuali (cucito, cucina, tip tap: ciò che volete), campi scuola diversi, conoscere bambini di altre lingue e culture. Meglio se senza gli amichetti abituali: imparare cose nuove (quindi una cosa già challenging di per sé) in assenza di persone conosciute "obbligherà" il bambino a darsi da fare in entrambi i sensi per trarne il beneficio.

Fate sì che il vostro bambino aiuti gli altri, nelle situazioni quotidiane ma anche inserendolo in gruppi di volontariato: oltre che l'empatia capirà il valore di superare le difficoltà, dal momento che esistono situazioni di tutti i tipi, tutte diverse tra loro ma sempre superabili.

Incoraggiatelo sempre: quando non riesce a fare i compiti, quando si strugge davanti a qualcosa di cui non capisce il significato, quando non si sente adatto allo sport che pratica. Non serve correre subito in suo aiuto! Lasciate che affronti la cosa da solo (fin dove può farcela) e che tenti di risolverla con le sue risorse. Dispensate però qualche parola di incoraggiamento, quello sì. "Tutto passa", "ce la puoi fare e lo so che non è semplice" e altre frasi del genere, se dette da voi adulti, fanno capire al piccolo che è veramente così: l'esperienza poi lo confermerà, e quando il momento di crisi sarà passato potrete ricordagli come stava quando era giù e come il momento sia passato tranquillamente.

Insegnate ad essere grati quando qualcosa ti viene donato, restate fermi sulle posizioni che avete preso (ad esempio, i 10 minuti di tivù devono essere 10, non 15), non correte in aiuto quando non è necessario in modo da mostrare loro che avete fiducia nelle loro capacità: ecco, situazioni di buon senso che senza cattiveria spingono il bambino a trovare il buono nelle "brutte" situazioni da sé, ad essere indipendente, a rivoltare le situazioni spiacevoli in opportunità. E una volta "resiliente" il vostro bambino diventerà un adulto davvero in gamba!

Per informazioni in merito ai meccanismi della resilienza vi consigliamo la lettura del libro "Stress, no grazie sono resiliente", Mental Fitness Publishing

 

I nostri consigli per idratare i capezzoli nei nove mesi: come preparare il seno all'allattamento durante la gravidanza

"Il seno della mamma è già naturalmente pronto" spiega l'ostetrica Eleonora Bernardini nel libro Mamme pret a porter edito da Mental Fitness Publishing.  è durante la gravidanza, infatti, che iniziano le modifiche che consentiranno la produzione di latte e l’avvio dell’allattamento.

"Tutte le mamme durante i mesi dell’attesa possono notare un cambiamento del proprio seno: pensiamo, ad esempio, al cambio di colore di areole e capezzoli, al comparire di piccole protuberanze sull’areola, i cosiddetti tubercoli di Montgomery, e a volte anche la secrezione di piccole quantità di colostro...
Spesso, le mamme con capezzoli piatti o rientranti pensano di dover fare qualcosa per facilitare, in futuro, l’attacco del bambino. In realtà, molte di queste donne notano una più marcata protrusione dei capezzoli avvicinandosi al momento della nascita. Anche se questo non dovesse accadere, non preoccupatevi: il bambino non deve attaccarsi al capezzolo, ma al seno, quindi la sua forma potrebbe essere irrilevante. Eventuali problemi si potranno valutare solo dopo la nascita, osservando l’attacco del bambino e, nel caso, aiutandosi con l’uso di paracapezzoli. Per quanto riguarda le ragadi, invece, non c’è nulla che possiamo fare per prevenirle prima del parto: occorre solo adottare un buon attacco al seno dopo la nascita." (ibidem).

Possiamo però tener idratata la pelle, come per altro tutto il nostro corpo. Ottimo a questo fine l'olio di germe di grano da applicare sulla pelle umida tutti i giorni. Un altro olio particolarmente utile, sempre da utilizzare sulla pelle umida, è l'olio di bala, detto anche Bala Tailam, un meraviglioso olio della tradizione ayurvedica specifico per la futura e neomamma. Lo potete trovare qui

Ecco poi una ricetta eccezionale e super idratante adatta a prevenire smagliature e idratare in profondità il seno in gravidanza:

- 250 ml di olio di germe di grano

- due cucchiai di burro di karitè

- due cucchiaini di vitamina E

- 3 gocce di olio essenziale di lavanda

Mescolare insieme gli ingredienti e applicare sulla pelle umida almeno una volta al giorno.

 

Giulia Mandrino

 

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Gli effetti della meditazione sul bambino

Sabato, 02 Gennaio 2016 07:33

Spesso lasciare fuori dalla porta di casa problemi e stress è impossibile. I nostri bambini però assorbono tutto: a casa e a scuola se gli adulti portano con sé i loro problemi i ragazzi lo percepiscono e reagiscono con la stessa aggressività che ricevono (anche involontariamente). Non solo: la nostra è una società che fa pressioni, focalizzata sui problemi, e di conseguenza i bambini faticano a crescere sereni.

Una soluzione davvero efficace a questa situazione è la meditazione, un potente strumento per staccarsi dal mondo e vivere al meglio la propria interiorità, scansando stress e problemi e ridimensionandoli.

Gli effetti della meditazione sul bambino: perché a casa e a scuola sarebbero davvero utili momenti di meditazione

Perché meditare fin da bambini

Anche secondo molti neuroscienziati e psicoterapeuti la meditazione è ormai assodato avere benefici enormi sulla mente e sul corpo. Impararla da bambini (come tutto, del resto) è quindi fondamentale.
Vi abbiamo già parlato delle scuole inglesi e del college di Dubai che hanno ormai adottato la meditazione come materia scolastica, magari associata allo yoga, e che ne stanno traendo effetti davvero positivi.
Ecco quindi i benefici reali che i bambini possono acquisire da questa pratica di riflessione e pausa.

Meditare significa prendersi del tempo dal mondo e concentrarsi sul proprio corpo e sulla propria mente. Quando i bambini si apprestano alla pratica, entrano nella loro interiorità dove possono essere se stessi e capire chi sono realmente, ciò che sentono davvero dentro indipendentemente dagli stimoli e dalle imposizioni esterni.

Calma, serenità, allontanamento dallo stress arrivano subito dopo. Grazie alla meditazione molti problemi dei bambini di oggi trovano una soluzione: l'iperattività, i comportamenti aggressivi e la mancanza di concentrazione, attraverso pochi minuti di meditazione al giorno, subiscono un decisivo calo e le prestazioni scolastiche, di conseguenza, migliorano.

Come iniziare a meditare fin da piccoli

Ma come iniziare? In questo articolo trovate 4 semplici tecniche di meditazione per i bambini. E anche lo yoga per bambini è un'introduzione molto adatta.

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Imparare a gestire le proprie emozioni e sensazioni porta poi ad un aumento di qualità come la capacità di ottenere emozioni stabili, la compassione verso l'altro, l'empatia, la sensibilità, oltre a ridurre le sensazioni di paura e di ansia e ad aumentare la tolleranza del bambino nei confronti delle emozioni negative, ora viste nella giusta prospettiva. Nel concreto, meno bullismo e meno iperattività.

Anche il corpo può beneficiare di miglioramenti enormi! Si riduce il rischio di malattie coronariche come l'ictus, si ispessisce la corteccia cerebrale e al contempo si riduce l'invecchiamento di quella frontale e si rafforza il sistema immunitario.

I benefici della meditazione nell'infanzia

Riassumendo, insegnare la meditazione fin da bambini e magari portarla nelle scuole (ambiente davvero adatto a questo tipo di pratiche e perfetto per sperimentarne concretamente i benefici) può avere solo effetti positivi:

- Miglioramento dello stato di salute fisica
- Riduzione dello stress
- Gestione delle emozioni
- Miglioramento delle prestazioni scolastiche
- Consapevolezza di se stessi
- Empatia
- Riduzione di problemi quali l'iperattività e il bullismo
- Miglioramento del comportamento

Per Maria Montessori l'apprendimento dei bambini passa anche e soprattutto attraverso le loro mani. Un insegnamento provato concretamente sarà recepito molto meglio rispetto alla mera spiegazione. Imparare ad usare le manine, coordinandole con gli occhi, è passo necessario e propedeutico per un'educazione completa e meno faticosa, in quanto il primo insegnamento passa proprio attraverso esse.

La manualità dei bambini dev'essere quindi costantemente stimolata, affinché si acquisiscano la coordinazione e la confidenza necessarie per diventare indipendenti e sapersi muovere nel mondo, imparando tutto ciò di cui si ha bisogno.

Le attività proposte di seguito sono ampiamente utili anche per preparare i bambini alla scuola elementare: così anche nei primi anni di primaria (invece di interminabili ore a colorare schede o a scrivere la lettera "a" in corsivo o ancora peggio a copiare frasi alla lavagna come esercizio di manualità fine) è possibile, anzi auspicabile, inserire a casa (e alcune di queste come cucire anche in classe) queste attività. 

Dovremmo far conoscere a tutte le mestre questa possibilità così da limitare le solite proposte del copiare frasi dalla lavagna, scrivere e riscrivere mille volte le lettere e colorare schede. 

Vi proponiamo 8 attività per sviluppare la manualità fine del vostro bambino: come aiutare i bambini a preparasi per la scrittura

 

1. Cucire

Ve ne avevamo già parlato, e parlando di manualità fine questa attività così bella e tradizionale torna proprio a nostro favore: cucire stimola il bambino a svolgere i compiti in maniera ordinata e precisa e le sue mani devono coordinarsi finemente con il cervello. Così Tommaso alla scuola San Giuseppe di Meda cuce con un'ago di plastica: disegnano la lettera sul foglio, la punteggiano (i punti hanno distanza pari tra loro, in questo modo allenano la loro capacità di contare) poi fanno passare ago e filo. 

 

2. Ordinare le palline

Preparate in maniera montessoriana (quindi ordinata e delimitata su di un vassoio) alcune palline colorate e un portasapone antiscivolo (di quelli con tante piccole ventose concave). Prima, con le manine, il bambino riempirà tutti gli spazi ordinando le palline. Poi, una volta eseguita la prima consegna, proverà a riempirli utilizzando una pinzetta con la quale afferrerà le palline.

 

3. Usare il contagocce

Utilizzando di nuovo il portasapone sul vassoio, preparate un contagocce riempito con acqua colorata. Il bambino dovrà nuovamente riempire gli spazi concavi ma stavolta con il liquido: il gesto che il contagocce permette di fare è davvero fine e di precisione.

  

Foto Credits:  http://www.thefreechild.blogspot.it/2013/02/the-hand-and-its-tools.html

 

4. Aiutare in cucina

Approfittarne dei momenti di preparazione dei pasti è una buonissima idea. Il bambino, allo stesso vostro livello grazie ad uno sgabello, potrà aiutarvi con tutte le attività di contorno della preparazione: macinare il sale con il macinino, pestare il basilico, setacciare la farina, dare la forma alla pasta frolla, eccetera. Così facendo allenerà la sua motricità più fine e al contempo imparerà attività che gli serviranno per la vita di tutti i giorni.

 

5. Ritagliare

Non consideratelo pericoloso: esistono forbici in commercio davvero sicure. Ma soprattutto pensate che sarebbe molto più pericoloso non insegnare al vostro bambino ad utilizzare uno strumento così necessario nella vita di tutti i giorni! Prima impara e meglio è. In più, pensateci, è un'attività economica, semplice e che si presta a infinite declinazioni.

Iniziate con il fare loro ritagliare figure stampate abbastanza ampie, e piano piano passate a giochi più fini, come ad esempio le tradizionali bamboline in fila ritagliate da vecchi giornali o quelle a cui applicare i vestitini di carta (non solo per bambine! I maschietti potranno ritagliare supereroi e personaggi dei cartoni).

Foto Credits: http://solorecortables.blogspot.it/2010/02/munecas-de-papel-que-marcaron-historia.html

 

6. Infilare le palline

Creare collanine o animaletti (come vermi e serpentelli) con le perline è divertente e dal risultato concreto (l'oggetto creato sarà utilizzabile) ma soprattutto aiuta moltissimo il bambino nello sviluppo della coordinazione occhio-mano. Infilare le palline bucate nel filo comporta una concentrazione oculare importante, ed essendo un lavoro minuzioso il risultato sarà un implemento della coordinazione e della motricità delle mani.

 

7. Stendere

Prendete (o create) un piccolo stendino al quale i bambini potranno appendere i loro vestitini o quelli dei loro pupazzi: utilizzare le molette stimolerà le loro dita, e piegare in modo da non far cadere gli abiti aiuterà la coordinazione e l'ordine.

Foto Credits: http://dynamisksalong.blogspot.it/2013_04_01_archive.html

 

8. Avvitare

Anche avvitare bulloni e viti è un'attività di precisione davvero importante. Iniziate con i più piccoli dai tappi delle bottiglie (partendo da quelle con il collo più largo fino a quelle più strette) e passate poi ai bulloni e alle viti con un cacciavite sempre più piccolo.

 

Sara Polotti e Giulia Mandrino

Ecco una modalità semplice ed efficace da mettere in pratica quando serve l'aggiunta: la tecnica della suzione del dito spiegata dall'ostetrica Angela Dinoia nel suo libro Il neonato e i suoi segreti

Durante l’avvio dell’allattamento può succedere che il neonato ab- bia qualche difficoltà ad attaccarsi al seno oppure che stia attaccato soltanto per poco tempo. Bisogna avere molta pazienza, provare e riprovare: il bambino lentamente imparerà ad attaccarsi corret- tamente. Ricordiamoci che ogni piccolo è unico e ha bisogno del proprio tempo. Nel frattempo, è necessario somministrare delle aggiunte di latte materno spremuto oppure di latte formulato. Uti- lizzando la tecnica della suzione al dito evitiamo l’uso del biberon riducendo la confusione tra suzione al biberon e suzione al seno.

Si tratta di una tecnica di nutrizione che stimola il neonato a com- piere un lavoro di suzione simile a quella del seno, posizionando in maniera differente, rispetto al biberon, lingua, bocca, labbra e mandibola.Si utilizza per insegnare o rieducare il neonato ad attaccarsi al seno. Trova inoltre indicazione se la mamma ha delle ragadi sul capezzolo e deve sospendere, temporaneamente, la suzione al seno.

Come procedere: 

- È importante aiutare la mamma, almeno per la prima volta.

- Prima di iniziare, occorre lavarsi le mani ed avere unghie corte e pulite.

- Quindi bisogna munirsi di una siringa da 20 ml, di un contenitore con il latte e riempire così la siringa.

- Il bambino deve stare in una posizione semi-seduta con la testa in alto; è possibile usare anche dei cuscini per appoggiarlo.

- Quando il bambino inizia a succhiare si deve far scorrere delicatamente il dito medio della mano nella sua bocca, fino ad arrivare al punto di incontro di palato molle e palato duro.

- Nel frattempo, tolto l’ago, prendere la siringa e posizionarla lateralmente al labbro del bambino.

- Introdotta quindi la siringa, il latte entrerà nella bocca lentamente, seguendo il ritmo di suzione e di deglutizione del bambino.

- Terminata la somministrazione del latte, lavate la siringa con acqua e sapone e conservatela.

Angela Dinoia, Il neonato e i suoi segreti, Mental Fitness Publishing

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

La ricetta della miscela di oli essenziali da mettere nell'armadio: come creare uno spray anti acaro efficace e 100% naturale

Foto Credits: By Anastasia2011 (Own work) [CC BY-SA 3.0 (http://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0)], via Wikimedia Commons

Queste due ricette sono frutto di anni e anni di sperimentazioni con i miei dolori cervicali, sciatalgie e lombalgie. La prima versione è diciamo molto semplice ed è basata sulla sinergia del rosmarino con la lavanda, potenti decontratturanti e il ginepro, utilissimo in caso di infiammazioni grazie alla sua capacità di stimolare la produzione di cortisonici nel nostro organismo. 

La lavanda possiamo ri-utilizzarla in mille modi (cercate oli essenziali all'interno della funzionalità cerca del mio sito e troverete tantissime idee adatte anche in gravidanza e per neonati e bambini), il rosmarino è un ottimo energizzante da usare in aromadiffusione, è inoltre un anticellulite e favorisce la crescita dei capelli (qui trovate la ricetta della maschera per capelli al rosmarino). Il rosmarino inoltre è un eccezionale drenante epaticho per cui oltre al decotto è possibile aggiungere 2 gocce di olio essenziale di rosmarino in un cucchiaio di miele una volta al giorno per aiutare il nostro organismo ad eliminare le tossine (non adatto in gravidanza, allattamento e nei bambini e ragazzi al di sotto dei 18 anni almeno.

Il ginepro è un olio strepitoso che in casa nostra non manca mai: è eccezionale come abbiamo detto come costisonico naturale (sempre per via cutanea mai orale), ma è anche utile nelle affezioni dell'apparato repiratorio, per stimolare la circolazione e il ritorno venoso, e infine come antisettico genito-urinario, perfetto per la cistite, magari in sinergia con tea tree e lavanda. 

La seconda ricetta invece è un po' più elaborata perchè richiede più oli, ma fino ad ora è stata per la sinergia più efficace contro i miei dolori osteo-articolari. 

Ecco allora due ricette di olio decontratturante: come relizzare in pochi semplici step un olio per dolori muscolari e articolari. 

A mettere nero su bianco gli atteggiamenti educativi dei genitori danesi ci ha pensato Jessica Alexander (insieme a Iben Sandhal, psicoterapista e consulente per le famiglie) nel suo "The danish way of parenting", il cui sottotitolo, "A guide to raise the happiest children in the world" la dice lunga sui risultati della pedagogia nordica!

The danish way of parenting, o sul perché i danesi sono felici e crescono bambini felici: dal paese nordico più invidiato al mondo, ecco alcuni suggerimenti per educare i figli nella maniera più serena.

Jessica Alexander è una scrittrice e giornalista americana sposata con un danese e di stanza a Roma.

Essendo la Danimarca il paese votato da quarant'anni come il più felice al mondo, ma senza una risposta definita sul perché, la Alexander e la Sandhal con questo libro hanno finalmente provato a dare la risposta. E ce l'hanno fatta. La risposta? Un circolo virtuoso di felicità!

I genitori danesi crescono bambini felici che diventano adulti felici che crescono bambini felici.

Così, le due autrici chiedono al lettore di togliersi per un attimo i salami culturali dagli occhi per provare a indossare gli occhiali danesi per vedere il mondo da questa nuova prospettiva. Il tutto per convincere il resto del mondo che replicare il metodo non è difficile, e che è possibile crescere bambini felici proprio come quelli danesi anche all'interno della propria casa.

Il segreto della felicità secondo i danesi

Per farla breve, secondo Jessica Alexander il segreto sta nei valori che i danesi insegnano fin dal subito e attivamente ai loro figli: l'empatia, il valore dell'altro, il lavoro di squadra piuttosto che il diventare "star", l'autostima (ciò che sono in relazione agli altri) piuttosto che la fiducia in se stessi (ciò che possono fare e come possono apparire in relazione agli altri).

Non solo. In un articolo scritto dalla stessa Alexander circa un mese fa, apparso sulla rivista online Greater Good, l'autrice rivela in una parola tutta la filosofia genitoriale danese. Questa parola è "hygge".
Intraducibile, "hygge" derica dal tedesco "hyggya", cioè pensare o sentirsi soddisfatti. Ma la traduzione più sincera potrebbe essere "confortevole", o "accogliente". E, nello specifico dell'argomento, è una filosofia che si potrebbe riassumere con lo stare insieme senza drammi.

Per stare insieme senza drammi, come essenzialmente sanno fare i danesi, è necessario rendersi conto e avere una consapevolezza profonda dell'importanza sacra del tempo confortevole passato insieme alla famiglia. Non capita spesso di passare tempo insieme, e quando c'è la possibilità i danesi fanno di tutto per far sì che questi momenti siano accoglienti, tranquilli e godibili. Il tutto con un atteggiamento assolutamente non egoistico: per tornare ai valori-pilastro della loro educazione, il tempo passato insieme non è tempo del soggetto (nessuno è una star) ma un tempo del gruppo. Nessuno sta al centro della scena, non esiste la competizione e non ci sono drammi.

Tutto si può riassumere nell'uguaglianza, quindi. Imparare sulla propria pelle empatia, valore dell'altro, lavoro di squadra e importanza dello stare insieme trasmette ai bambini tutto ciò che avranno bisogno per diventare adulti capaci di sentirsi connessi agli altri. E sentirsi connessi agli altri dona senso alla vita. Non solo: avere legami sociali forti e sinceri è causa di longevità, è antistress e rafforza il sistema immunitario.
Vari studi hanno dimostrato che questo atteggiamento di uguaglianza sociale porta automaticamente ad essere cittadini più felici, nonostante le differenze sociali, economiche o culturali.

Le 5 regole per la felicità hygge

Ecco quindi qui le cinque regole che Jessica Alexander ci regala per fare dell'HYGGE un pilastro della nostra vita, un tempo insieme da prendersi ogni tanto per crescere bambini empatici che diverranno adulti felici:

1. Sii te stesso, perché quando si è nel cerchio dell'HYGGE nessuno viene attaccato!

2. Dimentica le controversie, quando sei in famiglia. C'è sempre tempo per discutere o focalizzarsi sui problemi, ma quando state nell'Hyggeità concentratevi solo sul confort, sul buon cibo, sulla buona conversazione.

3. Sii membro della squadra, e aiuta a preparare la cena, o la giornata. Ognuno dà il suo contributo, e gli altri glielo riconoscono, senza rischiare che solo un membro della famiglia faccia tutto il lavoro pesante.

4. Pensa all'Hygge come ad un rifugio dal mondo esterno. È un luogo dove tutti si possono rilassare e aprire senza essere giudicati, indipendentemente da ciò che sta succedendo nella loro vita.

5. Ricorda che stare nell'Hygge non ha un tempo infinito, e quindi lascia alle spalle il tuo non essere danese (pensare di stare tutti insieme senza che nessuno stia sotto i riflettori, si arrabbi o abbia un atteggiamento negativo è quasi impossibile per un non-danese) e ricorda che questi attimi insieme senza drammi né stress sono una benedizione. Se ti renderai conto che questo tempo insieme è limitato ti sforzerai veramente, e alla fine del pranzo o della cena sarete tutti davvero soddisfatti.

 

 

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Sara

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Cecilia

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