"Bevi il latte che ti fa bene alle ossa!". Frase tipica di zie e nonne. Non è vero? Siamo cresciuti tutti con la convinzione che sia solo il latte a fornire il giusto apporto di calcio all'organismo, che solo grazie ad esso possano sparire le macchioline bianche sulle unghie e che solo bevendone a litri le ossa dei nostri bambini riescano a crescere sane e forti.

Ora però lo sappiamo: assumere latticini, sopratutto con frequenza, non è una buona scelta. Il latte vaccino non è esattamente adatto all'uomo (pensiamo solo al fatto che si tratta dell'alimento che le mucche danno ai loro vitellini, che hanno bisogno di crescere a dismisura nei primi mesi di vita; mica come i nostri figli, la cui crescita necessita di molto più tempo!) e gli effetti negativi potrebbero superare quelli positivi, nel caso in cui decidiamo di consumarlo quotidianamente.

Se pensate quindi che bere latte sia l'unico modo di assicurarsi le quantità di calcio necessarie all'organismo (sia per i nostri bambini che per noi adulti, o per le donne a rischio di osteoporosi), beh, vi sbagliate.

Ecco 10 alimenti che contengono il calcio e non sono latticini: dagli edamame alle arance, gli alimenti vegetali che ci assicurano un giusto apporto di questo elemento.

- Gli edamame, cioè i fagiolini di soia, sono buonissimi e sono perfetti come contorno o come snack (se ne mangiano uno dietro l'altro senza riuscire a smettere!). Oltre alle proteine che la soia come sempre assicura, 100 grammi di questo prodotto danno circa 65 mg di calcio all'organismo. Quindi, con una buona tazza di fagiolini ne assumeremo circa 100 mg.

- Le proprietà antiossidanti, le vitamine e il basso apporto calorico; ma anche il gusto: le arance per mille motivi dovrebbero essere frequenti nelle diete, e una ragione in più è il calcio che esse contengono. Dipende dalla loro grandezza, ma con un solo frutto possiamo assicurarne al nostro corpo circa 60.

- Il pesce AZZURRO, e in particolare le sardine (anche quelle inscatolate!), oltre ad essere ricchissimo di grassi buoni Omega 3 e di vitamina B12 (ottima per il sistema nervoso e per il cervello) contiene circa 330 mg di calcio ogni 100 grammi. Le sardine sostituiscono quindi alla perfezione il latte nella ricerca di questo minerale! Idem il salmone NON DI ALLEVAMENTO.

- Le erbe aromatiche, ogni 100 grammi, contengono elevatissime quantità di calcio (soprattutto la salvia e il rosmarino, primi in classifica). Certo, ad ogni pasto non se ne consumano così tante, ma aggiungerne sempre per insaporire i piatti non può fare che bene.

- Maturano intorno a settembre e poi ci mancano tutto l'anno: parliamo dei fichi, così dolci e succulenti. Oltre alle fibre e al potassio, i fichi aiutano moltissimo l'organismo ad assumere calcio, e dobbiamo quindi approfittarne: a settembre possiamo esagerare con le scorpacciate!

- Anche i legumi si prestano benissimo a sostituire i latticini: via quindi a ceci, fagioli bianchi, borlotti e cannellini, che contengono ogni 100 grammi tra i 100 e i 140 mg di calcio.

- Le cime di rapa, con il loro retrogusto amarognolo, sono davvero buonissime e salutari. Con 100 grammi di queste verdure possiamo assicurarci circa 100 mg del minerale in questione. E sono veramente ottime per condire le orecchiette pugliesi!

- Se l'amaro delle cimette non vi convince e preferite sapori più dolci, esse possono essere tranquillamente sostituite dai broccoli (anch'essi ottimi sulla pasta, non solo cotti a vapore o nei timballi!). Contengono un po' meno calcio (circa 50 mg ogni 100 grammi, che è comunque un'adeguata quantità) ma al contempo danno un apporto di vitamina C all'organismo che supera le arance del doppio.

- Tra le star in fatto di calcio sta sicuramente il tofu, che già si presta a sostituire carne e latticini nelle diete vegan e vegetariane grazie alle sue proteine e al suo gusto. Pensate: ne contiene 350 mg ogni 100 grammi. Abbondate pure!

- E per gli spuntini, oltre agli edamame, potete puntare sulla frutta secca. Mandorle, nocciole, noci pecan: fonte di proteine e grassi vegetali, mangiandone una manciata al giorno (circa 10) rinforzerete le ossa in men che non si dica. Scopri le proposte di qualità del nostro partner Noberasco e richiedi la nostra newsletter: riceverai offerte imperdibili! 

La redazione di mammapretaporter.it

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Notizia fresca fresca che viene direttamente dall'Ansa, la quale riporta gli interessantissimi dati emersi da uno studio della Oxford University: "se tutto il mondo adottasse una dieta strettamente vegana si risparmierebbero 8,1 milioni di morti premature da qui al 2050, ma anche un cambiamento minore che limiti il consumo di carni rosse a circa 300 grammi alla settimana ne eviterebbe più di 5 milioni".

Che l'eccessivo consumo di carne fosse deleterio per l'organismo non era una novità. Tuttavia vedere questi numeri nero su bianco fa un certo effetto, non credete?

Ecco le (buone) conseguenze del mangiare meno carne: i benefici per l'uomo e per il mondo in termini di salute ed ecologia grazie alla scelta reducetariana

Lo studio condotto dalla Oxford University è il risultato di una simulazione: ipotizzando un consumo di carne "normale" e paragonandolo ad uno ridotto a 300 grammi a settimana (con un aumento di frutta e verdura), ad una dieta vegetariana e ad una vegana, si è evidenziato che il maggior numero di vite risparmiate nel tempo lo si avrebbe, in ordine, grazie alla dieta vegana, poi a quella vegetariana e, per ultima, a quella con un consumo limitato di carne.

Tutto questo grazie alla diminuzione di malattie cardiovascolari, di tumori e di obesità. E anche le emissioni verrebbero drasticamente abbassate, con vantaggi per la natura e per l'organismo.

Nonostante ciò, si capisce che moltissime persone non si sentono pronte o non credono di essere in grado di rinunciare alla carne al 100%. Tuttavia, sta salendo esponenzialmente il numero di individui che scelgono consapevolmente di ridurre il consumo della stessa, pensando tanto alla salute quanto all'ambiente e agli animali.

Per queste persone ora è nato un termine: si parla di reducetariani, o riduciani. Lo hanno pensato Brian Kateman e Tyler Alterman, ricercatori della Columbia University (e Brian Kateman ha addirittura aperto un diario online, il Reducetarian Blog, lanciando anche l'hashtag #lessmeat).

I reducetariani, semplicemente, decidono di ridurre il consumo di carne, mangiando con più equilibrio e, eventualmente, scegliendo prodotti animali di qualità superiore e provenienza certa.

Si piazzano quindi tra gli onnivori e i vegetariani, sono consapevoli dei rischi del consumo di carne e fautori di una sensibilizzazione sui temi dell'alimentazione più sana e del mondo migliore che deriva dalle diete più ricche di frutta e verdura.

Brian Kateman, in sostanza, vuole fare capire (prima alle persone non vegetariane che tuttavia non impazziscono per la carne, e in secondo luogo a tutto il mondo) che scegliere di mangiare meno carne ogni settimana può iniziare come sfida e diventare un'abitudine ottima e insostituibile, con benefici per l'organismo e per la Terra.

Non importa, in pratica, se decidete di non rinunciare a pollo, manzo, maiale e compagnia bella; basta che iniziate a pensare consapevolmente che anche solo una piccola deviazione dalla dieta "carnivora" può essere davvero un toccasana.

Si può cominciare decidendo di levare la carne per un giorno a settimana, per poi salire a due giorni; ma anche la riduzione delle porzioni abituali è un buonissimo tentativo. L'obiettivo è arrivare a una porzione di carne rossa a settimana e una di carne bianca e all'eliminazione degli insaccati, definiti ormai cangerogeni al pari del fumo di sigaretta dalla comunità scientifica internazionale.

Allo stesso modo l'assunzione di latticini e derivati animali può venire limitata (in particolare sappiamo che il latte è l'alimento per il vitellino, non per gli umani!) a qualche giorno a settimana; e, soprattutto, è bene iniziare a fare più attenzione alla provenienza delle materie, così da essere certi della genuinità ed evitare allevamenti troppo pesanti e sfruttamenti disumani degli animali.

 

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Come si può rallentare l'invecchiamento

Giovedì, 24 Marzo 2016 05:16

L’invecchiamento è un fenomeno complesso nel quale fattori genetici interagiscono con fattori ambientali per provocare un processo degenerativo caratterizzato da modificazioni biologiche che intervengono su tutto l’organismo.

Negli ultimi anni abbiamo osservato un allungamento significativo dell’aspettativa di vita, senza che siano intervenute modifiche rilevanti nei fattori genetici, ma fondamentalmente influenzando l’ambiente in cui si sviluppa e cresce l’essere umano.

Come si può rallentare l'invecchiamento: i consigli del Prof. Di Fede, direttore sanitario di Imbio

La componente genetica gioca un ruolo importante sui processi all’invecchiamento. La genetica ci permette di conoscere la predisposizione ad alcune patologie croniche e degenerative. Il ruolo della medicina preventiva è proprio quello di permettere di aggiungere anni alla vita e una migliore qualità della vita stessa. La possibilità di sottoporsi ad un semplice test salivare di medicina genetica e preventiva, è utile se si vuole porre in atto un percorso di prevenzione primaria. Non bisogna pensare che l’esito del test genetico possa essere una diagnosi o una condanna.

Il medico esperto, segnalerà il percorso preventivo adatto al tipo di risultato. Fondamentale in questo percorso di prevenzione è l’alimentazione. La carenza di alcune classi di vitamine, predispone l’organismo ad un processo di invecchiamento generalizzato, in quanto vengono a mancare i fattori di protezione. Per esempio alcuni antiossidanti (Vitamine A, C, E) intervengono in maniera benefica nei processi di infiammazione che caratterizzano l’invecchiamento, rallentando i processi che portano alla degenerazione e morte dei neuroni.

Anche i Polifenoli, contenuti nei cibi di stagione estiva, frutta e verdura, hanno un ruolo protettivo ed antiaging. Recentissimi studi hanno dimostrato che un cospicuo consumo di verdura e frutta svolge un’azione chiave nella riduzione del rischio di cancro, legato all’invecchiamento. Ma solo alcuni alimenti possiedono infatti la capacità di influenzare e bloccare lo sviluppo di cellule alterate e potenzialmente pericolose. Broccoli, frutti di bosco, aglio e cipolla, solo per citarne alcuni, contengono sostanze antiossidanti con capacità di influenzare in maniera positiva l’attività degli enzimi prodotti dai geni, in modo da attivare le difese specifiche per allontanare gli eventuali cancerogeni dal nostro corpo e rallentare il processo di invecchiamento. Un’attenzione particolare, merita la curcuma longa o curcumina, base del curry. La curcuma, zafferano delle indie, è una spezia e come la maggior parte di esse, deriva dall’oriente. Gli effetti antitumorali e antiaging della curcuma sono dovuti ai curcuminoidi, molecole presenti nella curcumina. Queste molecole, sono responsabili della colorazione gialla. Le proprietà attribuite alla curcuma, sono di tipo antitrombotico, ipocolesterolemizzante e antiossidante, anche superiore alla vitamina E, come riportato in certi studi, oltre ad un grande potenziale antitumorale ed antinvecchiamento. La curcuma è solo uno degli esempi di come si può dare benefici all’organismo attraverso l’alimentazione; è evidente quindi che il cibo, se ben utilizzato e selezionato, può essere una medicina che permette di contrastare gli effetti dell’invecchiamento e prevenire l’insorgenza di numerose patologie.

Prof. Giuseppe Di Fede

Direttore Sanitario IMBIO

 

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10 lavoretti da fare con i brillantini

Giovedì, 24 Marzo 2016 04:33

Glitter, glitter, glitter! Se piacciono alle mamme, pensate come impazziscono i bimbi!

Sbrilluccicano, colorano, sfaccettano: ogni oggetto ricoperto di brillantini acquista una nuova vita, più divertente e arcobaleno. Utilizzarli nei lavoretti è quindi bellissimo: rendono anche il più bruttino qualcosa di davvero speciale.

Ecco 10 lavoretti con i brillantini: con i glitter rendiamo le creazioni dei bimbi ancora più meravigliose.

- Con dei barattoli di vetro, dei glitter di vari colori, della colla vinilica e una candelina elettrica i vostri bambini possono realizzare una bellissima lampada (che somiglia moltissimo a quelle della calma). Spennellate l'interno del barattolo di colla, versate i glitter, lasciate cadere l'eccesso e, dopo aver incollato all'interno del coperchio del barattolo una lampadina elettrica (di quelle che si accendono con un interruttore e sono alimentate a batteria), avvitatelo. Una perfetta abatjour colorata e ipnotica!

foto 1 http://modpodgerocksblog.com/2015/08/diy-mason-jar-night-light-craft.html

- Cosa fa più festa dei brillantini? Praticamente niente. Prima della festicciola di compleanno, riempite dei palloncini bianchi (da sgonfi) con i brillantini o le pailettes, gonfiateli e godetevi l'atmosfera super magica che donano alla casa.

foto 2 http://www.smartschoolhouse.com/diy-crafts/new-years-eve-party-hacks/nggallery/image/0d6f8899b3c28719678d5f926d5a4c87/#_a5y_p=3099358

- Ma non solo all'interno: i brillantini, con un pochino più di lavoro, possono essere incollati all'esterno dei palloncini. Basta cospargerli, una volta gonfiati, di colla vinilica con un pennello (facendo attenzione di dipingere solo la metà inferiore) e immergerli in una ciotola di brillantini.

foto 3 http://eslamoda.com/tips-para-decorar-tu-fiesta-con-globos

- Siamo sotto Pasqua, quindi possiamo coniugare l'amore per i brillantini con gli ovetti tipici del periodo. Svuotando le uova del loro contenuto (facendo un buchino sul fondo con uno stuzzicadenti) i bimbi potranno dipingerle come vogliono. Con i brillantini tutto sarà più buffo: come per i palloncini, dipingete le uova di colla vinilica e immergetele poi in ciotoline piene di glitter, mischiando anche i colori. Un lavoro minuzioso, che aiuterà i bambini a imparare la concentrazione (per non rompere le uova ci vuole delicatezza!) e che donerà alla casa bellissimi soprammobili a tema pasquale.

foto 4 http://www.marthastewart.com/917089/glittered-eggs

- Con i brillantini i bimbi possono anche sfogare la loro creatività sul disegno: aggiungendo i glitter alle tempere l'effetto è spettacolare, perfetto per realizzare piccoli fuochi d'artificio (da spennellare con dei rotoli di carta igienica tagliati, così!):

foto 5 http://www.happinessishomemade.net/2015/07/01/4th-of-july-kids-craft-painting-fireworks/

- E avete mai provato ad aggiungere la polverina magica di cui stiamo parlando agli acquerelli?

foto 6 http://thepastiche.squarespace.com/blog/diy-watercolor-cards

- La pasta modellabile fatta in casa può passare al livello successivo grazie ai brillantini. Aggiungeteli alla ricetta base (http://www.mammapretaporter.it/educazione/gioco-stimoli-mb/la-ricetta-della-migliore-pasta-modellabile-per-bambini) per un risultato incredibile.

foto 7 https://it.pinterest.com/pin/253186810273813517/

- E basta unire alla stessa ricetta del nero di seppia (o del colorante alimentare naturale scurissimo) per ottenere una galassia in miniatura, bellissima per giocare agli astronauti e per iniziare a studiare lo spazio.

foto 8 http://www.growingajeweledrose.com/2015/01/galaxy-dough-play-recipe.html

- Un barattolo, un coperchio con la cannuccia, colla e glitter: gli ingredienti sono quasi gli stessi della prima lampada che vi abbiamo proposto, ma il risultato è assolutamente differente! Cospargete di colla vinilica il fondo del barattolo (esternamente) e ricopritelo di brillantini. Decorate poi il resto del barattolo a vostro piacimento, applicando magari il nome dei bimbi; versate le bibite, avvitate il coperchio et voilà: il bicchiere perfetto!

foto 9 https://it.pinterest.com/pin/323344448227235126/

- Delle gemme che luccicano, preziose e bellissime: bastano dei fogli di carta spessa e colorata, delle forbici e della colla e i brillantini. Qui troverete i template da stampare per ritagliare la forma delle pietre, da ripiegare e incollare. Dopodiché sbizzarritevi con i glitter, per rendere ancora più fantastiche le vostre gemme!

foto 10 http://www.minieco.co.uk/paper-gems/

 

Prima ancora del "grazie" e del "prego", i genitori insegnano ai bimbi come comportarsi correttamente spiegando l'importanza del saluto. Un insegnamento indiretto, spesso, dal momento che salutare è un'azione quotidiana e comune (i bimbi lo vedono sempre fare!), ma anche diretta, attraverso i vari "fai ciao con la manina!" e le frasi come "saluta l'amica della mamma".

E se non lo fanno? Significa che sono maleducati? Oppure che sono troppo timidi e questa loro ritrosia è impossibile da modificare?

Ecco come vincere la timidezza nei bambini che non salutano: assecondare i loro tempi li aiuterà a superare la timidezza del saluto

Mamma e papà dovrebbero innanzitutto tenere conto della psicologia infantile e delle fasi che il bambino deve attraversare per arrivare alla socializzazione.

Quando sono piccoli piccoli (dai 3 agli 8 mesi) i bambini si interfacciano con le persone nuove con i loro sorrisi; ma appena iniziano a crescere (quindi dagli 8 mesi in poi) cominciano anche loro a comprendere il concetto di "sconosciuto", che inizialmente li spaventa.

Non considerate maleducazione o capriccio il rifiuto dei bambini a salutare: dai 7 ai 15 mesi circa, infatti, attraversano la cosiddetta fase dell'"angoscia dell'estraneo". Un passaggio naturale, necessario alla futura socializzazione.
Questa fase non deve tuttavia spaventare i genitori: attraverso l'osservazione di mamma e papà, il bambino impara e prende confidenza con queste circostanze. In poche parole, quando è in presenza di sconosciuti guarda attentamente i genitori, studia la loro reazione e, solitamente, se loro sorridono e si mostrano tranquilli anche lui inizia ad aprirsi.

Quando però i bimbi crescono e continuano a mantenere questo atteggiamento di chiusura, i genitori spesso attribuiscono il "non saluto" o alla maleducazione o alla troppa timidezza. In entrambi i casi, spesso, ci si sbaglia.
Tacciare di maleducazione un bambino significa imprimere nella sua mente questa caratteristica: penserà "ok, sono maleducato, è nella mia natura quindi chissenefrega". Se quindi è solo questione di educazione, continuate tranquillamente a regalargli i vostri insegnamenti, soprattutto con il buon esempio.

Per quanto riguarda invece il concetto di timidezza, è vero che molti bambini sono riluttanti durante le interazioni sociali e che è nel loro carattere non aprirsi troppo. Ciò tuttavia non significa che saranno così per sempre e che dobbiamo quindi rassegnarci al loro atteggiamento (non tanto perché intacchi noi, quanto piuttosto perché rende la loro vita un pochino più difficile).

Se quindi il vostro bambino è uno di quelli etichettati come "timidi", non preoccupatevi. Fate attenzione ai suoi comportamenti e cercate di capire cosa lo terrorizza.

A volte parlare e confrontarsi apertamente si rivela soluzione migliore. E, soprattutto, cercate di non chiamarlo mai "timido", né direttamente né parlando con gli altri: per lo stesso motivo del "maleducato", se il bimbo sentirà di essere identificato come "timido" allora agirà come tale. Sarà come giudicarlo.

La timidezza compare soprattutto nelle situazioni extra-famigliari: cene con amici che non si vedono da tanto tempo, la nuova scuola, il parco giochi dove non ci sono i propri amichetti. Per arginare quindi la timidezza e rendere le giornate più piacevoli e meno stressanti a vostro figlio, preparatelo la sera precedente o qualche tempo prima che si presenti l'occasione.

"Come ti senti? Hai paura che parlare con questa gente nuova ti metterà a disagio?"; oppure "Temi che penseranno che sei "timido"?"; o ancora "Quali sono le cose che ti spaventano?". Sono semplici domande alle quali il bambino probabilmente risponderà con sincerità, sentendosi al sicuro a parlarne solo con mamma o papà. Il passo successivo nella conversazione è fargli capire che è normale sentirsi un po' a disagio o sotto pressione, e che nessuno gli corre dietro: potrà parlare e aprirsi solo quando si sentirà pronto, in ogni caso e senza fretta.

Sembra un concetto semplice, ma per un bambino abituato a sentirsi dare del "timido" o ad avvertire il fiato sul collo ogni volta che conosce qualcuno di nuovo è un toccasana, un respiro, un sollievo.

Sono piccoli passi, che tuttavia avranno un beneficio enorme su vostro figlio, che pian piano capirà come socializzare secondo i suoi tempi e che si fiderà sempre di più dei suoi genitori, i quali impareranno ad accettare le sue tempistiche sociali e gli faranno capire che non è un problema sentirsi intimoriti.

Sara Polotti

Nel 1992 l'ONU istituì, lungimirante, la Giornata Mondiale dell'Acqua. Il 22 marzo in tutto il mondo si celebra così l'importanza di questo bene primario dell'umanità, troppo bistrattato e bisognoso di attenzioni.

Ogni anno il Gruppo Sanpellegrino, leader nella produzione di acqua in bottiglia e di bibite analcoliche, si impegna in iniziative volte proprio a sensibilizzare su questo tema, dedicando alcune giornate anche ai nostri bambini. Quest'anno il progetto sarà ospitato dal MuBa, il Museo dei Bambini di Milano situato all'interno della Rotonda della Besana (via Enrico Besana 12), che apre le sue porte a tutti i piccoli dai 6 agli 11 anni che vorranno cimentarsi in attività ludiche e didattiche dedicate proprio a questo bene preziosissimo.

Al MuBa due giornate per capire l'importanza dell'acqua: il Museo dei Bambini e il Gruppo Sanpellegrino in prima linea nella sensibilizzazione ecologica

Il Gruppo Sanpellegrino è da sempre impegnato nella lotta allo spreco dell'acqua: il risultato, notevole, è stato il risparmio, negli ultimi cinque anni, di più del 12% di acqua per ogni litro imbottigliato. Restando quindi nell'orizzonte di questa battaglia a favore dell'ambiente, il marchio è consapevole dell'importanza della sensibilizzazione, e si impegna così nella diffusione del pensiero ecologico.
Nascono con questo obiettivo le giornate dei Laboratori WET del MuBa: attraverso giochi e attività didattiche, i bambini potranno scoprire il ruolo fondamentale dell'acqua per la vita, il suo essere purtroppo limitata e non rinnovabile e quindi l'importanza del risparmio.

Il tema è rilevante e grave, ma il tono dei laboratori non rinuncerà alla giocosità necessaria con i bambini. Sabato 26 marzo (ma tutti i posti sono esauriti!) e domenica 27 il MuBa quindi offrirà ai bambini dai 6 agli 11 anni una giornata all'insegna dell'acqua, con turni alle 10, alle 11.30, alle 14, alle 15.45 e alle 17.30 all'interno dei quali i partecipanti seguiranno ben 4 differenti laboratori.
Si partirà con "Il pianeta blu", che prevede lo studio del rapporto tra acqua e terra attraverso l'osservazione di un mappamondo gonfiabile e con esperimenti per scoprire il ciclo dell'acqua, l'evaporazione, la condensazione e la formazione delle nuvole.

Seguirà "Un incredibile viaggio", che indagherà di nuovo il ciclo dell'acqua, ma stavolta aiutandosi con tappetini rotondi, dadi e perline colorate che formeranno poi un braccialetto che i bimbi potranno portare a casa con sé.
"Segui il flusso" si concentrerà sul corpo umano, bisognoso anch'esso di acqua! La sagoma umana e le carte a disposizione mostreranno ai bambini come mantenere l'organismo idratato come si deve.
L'ultima tappa del percorso sarà rappresentata da "Ogni goccia conta", laboratorio dedicato al consumo dell'acqua: quanta ne beviamo, quanta ne viene consumata ogni giorno? Scoprendo i numeri i bambini si renderanno conto che lo spreco è una follia.

La partecipazione è gratuita per tutti i ragazzi, previa prenotazione allo 0243980402. Oltre ai braccialetti di perline che i bimbi potranno portare a casa dopo l'attività ludica, verrà donata loro anche una maglietta in ricordo della giornata.
I laboratori del sabato sono già sold out, quindi affrettatevi per prendere posto domenica!

Sara Polotti

Bacinelle sul vassoio e strumenti di lavoro ben ordinati: e parte il gioco! Con Maria Montessori i bimbi possono (e devono) imparare attraverso l'esperienza, acquisendo l'abilità di movimento che permetterà loro di diventare indipendenti e sperimentando la logica diretta. 

L'ordine, lo ripeteremo all'infinito, è fondamentale, e per questo quando si arriva alle attività proposte dalla pedagogista italiana sono presenti vassoi e bacinelle: all'interno del perimetro del vassoio vanno disposti i materiali, sistemati rigorosamente per aiutare il bambino a concentrarsi.

Tra le attività proposte, quelle più utili per i più piccoli sono i travasi, che permettono loro di allenare la presa e la coordinazione occhio-mano, fondamentali per la scrittura ma utili anche perché abituano i bimbi alla concentrazione e alla logica. I bambini manifestano naturalmente l'istinto di travasar. Pensiamoli al mare, mentre si lavano le mani (quando noi gli urliamo "non giocare con l'acqua lavati le mani") e con il cibo: è un istinto che loro hanno innatto e che serve appunto per acquisire il naturale bagaglio di competenze della loro vita. 

Oggi parliamo dei travasi di materiali solidi di Maria Montessori: i giochi utili alla coordinazione occhio-mano che aiutano il bimbo a crescere

Per travasi, si intendono quelle attività che prevedono il trasferimento di oggetti solidi o liquidi da un recipiente ad un altro. Oggi ci concetriamo sui travasi di materiali solidi, in un secondo articolo parleremo di quelli liquidi. 

Il primo travaso a 8 mesi

Il primo materiale di travaso per un bambino, all'incirca intorno agli otto mesi, è quello che prevede la presenza di due contenitori come cesto: ottimi in questo caso una cesta di vimini, una scatola di latta. Sistemiamo nel cesto di vimini dei materiali grandi così che il bimbo non possa ingerirli, ottimi sono i tappi che consentono di provocare rumore all'interno della cesta di latta, ma possiamo scegliere anche palline e tutti materiali che riteniamo sicuri. E' però importante che il tipo di oggetto proposto sia omogeneo, quindi evitiamo tappi e palline e cucchiaini tutti insieme perchè il bambino sarà confuso dall'eccesso di stimoli e non riuscirà a comprendere la finalità del gioco proposto.

Gli oggetti dei travasi

Un secondo oggetto di travaso man mano che il bimbo cresce sono le farine: si inizierà con la farina di mais perchè meno pericolosa di quella bianca che se ingerita cruda o avvicinata agli occhi. Successivamente poi, diciamo quando vediamo scemare la fase orale dove il piccolo vuole sperimentare tutto con la bocca (giustamente), possiamo introdurre la farina bianca e la sabbia

Altri materiali da proporre quando il piccolo ha esaurito almeno in parte la fase orale sono i legumi: lenticchie, fagioli, ceci possiamo sbizzarrirci. 

E' utile però proporre non sempre gli stessi materiali ma variare il più possibile: proponiamo quindi altri oggetti che abbiamo in casa come cotone, happy mais, noci, nocciole, spugne, frutta, verdura, pigne, piume tappi di sughero, foglie... Cambiamo forme, colori, sonorità affinchè sperimentino più proposte possibili.

I contenitori

I contenitori possono essere come nel primo caso una cesta e una latta così da percepire anche il suono dell'oggetto quando impatta su questa, oppure dei cestini di vimini, barattoli, pentole. 

Ottime anche le muffin tin e le vaschette del ghiacchio con più compartimenti. 

Gli strumenti per fare i travasi

Il travaso degli oggetti solidi può essere eseguito semplicemente con le mani, per poi proseguire ma mano che il bimbo cresce con cucchiai, mestoli, imbuti e setacci. 

Successivamente possiamo inserire pinze grandi da cucina, pinzette, forchette e stuzzicadenti.

Vassoi

Come anticipato in precedenza è fondamentale l'ordine: non è corretto fornire al bambino 10 materiali tutti insieme, pinze, imbuto, tappi, farina e piume. Meglio invece preparare un vassoio sottoponendo a lui un gioco per volta. 

Ecco alcuni esempi di gioco che ho proposto a Emma oggi:

 

1. TRAVASI DI FARINA DI MAIS CON MISURINO AMERICANO 

 

2. TRAVASI CON SOIA VERDE E CUCCHIAINO

 

 

3. TRAVASI CON FARINA DI MAIS E CUCCHIAIO PER GELATI

 

 

4. TRAVASI CON HAPPY MAIS E FORCHETTA

 

5. TRAVASI CON HAPPY MAIS E STUCCADENTI

 

 

6. TRAVASI CON COTONE E PINZETTE

Giulia Mandrino

 

Probabilmente molti genitori ne hanno già fatto esperienza: il piccolo che ha continuamente mal di pancia nei giorni scolastici; il medico che dice che è un po' di gas, o stipsi, e che consiglia fibre e verdure; e la dieta sana che comunque non cambia le cose. Non passa molto prima di capire che il mal di stomaco è causato dallo stress che la scuola provoca nei nostri bambini, no?

Nessuno vuole affermare che sia colpa dell'ambiente scolastico, delle maestre (che, anzi, spesso godono di un amore smisurato da parte dei bambini), dei troppi compiti o delle richieste troppo esigenti. Certo, a volte il pensiero di una verifica può causare ansia e stress (ce lo ricordiamo tutti!), ma la maggior parte delle volte questo mal di pancia psicosomatico è causato semplicemente da sentimenti di nostalgia di casa dei bimbi, che stando tante ore lontani dalla famiglia iniziano a risentirne. E la sera, nel letto, pensando al giorno dopo, i piccoli sentono un pochino d'ansia, riversando il sentimento - inconsciamente - sul pancino.

I bambini e il mal di pancia per andare a scuola: come alleviare un fastidio dovuto ad ansia e stress

Spesso questi episodi si circoscrivono in periodi limitati durante l'anno, e possono avere una causa precisa oppure insorgere senza motivo apparente. Il rischio talvolta è quello di scambiare questi mal di pancia nervosi (veri!) con il bisogno del bambino di fare i "capricci" perché non ha voglia di andare a scuola, come fosse una scusa.

Ma basta stare attenti ai loro comportamenti per capire che i dolori non sono strumentali, ma reali: il fastidio dura poco (al massimo mezz'oretta) prima di placarsi; i bimbi si muovono e contorcono per alleviarlo; lo avvertono nella zona ombelicale.

Non attaccate quindi il bambino, e non spazientitevi. Con qualche attenzione potete aiutarlo!

- Essendo il dolore causato dallo stress che la scuola provoca in loro, unito al fatto di stare lontani da casa per molte ore, mentre lo mettete a letto e quando il piccolo si sveglia la mattina provate a parlare con lui delle cose belle che farà a scuola, o dei suoi compagni più divertenti. In questo modo si focalizzerà su ciò che a scuola guadagnerà e non perderà (in termini di tempo lontano da voi).

- Un altro consiglio è decidere insieme a lui qualcosa da fare insieme il giorno dopo al termine delle lezioni: potete andare al parco insieme, o al cinema, o a mangiare un gelato. Sarà come pensare al giorno dopo ma distraendolo dal pensiero "scuola".

- Se vi accorgete che ciò che lo rende ansioso e triste è proprio la lontananza da mamma, papà e fratellini, perché non aiutarlo dandogli una fotografia da tenere in tasca da riguardare quando si sente un pochino giù? E' un accorgimento solo visivo, ma molto potente: gli ricorderà che voi ci siete sempre.

- Pregare insieme, indipendentemente dalla religione, può essere davvero d'aiuto: affidate insieme nelle mani di qualcun altro la vostra giornata, per far sì che sia più tranquilla. E pregare o meditare, si sa, calma e distende i nervi più di ogni altra medicina.

- Parlarne apertamente, magari quando sta iniziando a calmarsi con il passare dei giorni, può essere un toccasana. Non partite però dal problema ("perché ti fa male la pancia?") ma da altri punti, come ad esempio un dialogo su cosa gli piace o non gli piace riguardo alla scuola, e su come si può agire per risolvere il problema rendendolo innocuo (ad esempio, bambini cattivi nei suoi confronti, verifiche troppo difficili per lui, brutti voti o tutto ciò che per loro è quotidiano).

Alla fine, la cosa fondamentale è non dire mai (o fare capire con atteggiamento svogliato e supponente) che le loro sono preoccupazioni superflue o che il loro malessere è immaginario. Per i bimbi il problema è davvero importante, e come tale va trattato!

La redazione di mammapretaporter.it 

La camomilla è conosciuta da tutti noi grazie alla massiccia campagna mediatica del secolo scorso che la suggeriva come rimedio rilassante e utile per favorire il sonno: come abbiamo spiegato nel nostro libro Mamme pre a porter questo fiore ha numerose proprietà ma non quella di migliorare il sonno, anzi alcuni soggetti dopo una tazza di camilla calda hanno difficoltà ad addormentarsi: la tisana di camomilla agisce infatti principalmente a livello intestinale, per cui può essere usata con grandi benefici dopo i pasti e in generale per chi soffre di gonfiore e tensioni addominali, magari in abbinamento con la malva per una perfetta sinergia.

Oggi parliamo dell'olio essenziale di camomilla, le sue proprietà lenitive e antinfiammatorie: come usare l’olio essenziale di camomilla per gli adulti e i bambini

Esistono due tipi di olio essenziale di camomilla: la camomilla blu e la camomilla romana. Quest’ultima è sicuramente più economica, è caratterizzata da un profumo erbaceo, e ha proprietà simili alla camomilla blu, anche se meno importanti.
La prima invece, sulla quale ci soffermiamo oggi, è caratterizzata dal tipico profumo di camomilla, molto piacevole e intenso e dal colore blu, in quanto ricca di azulene: l’azulene è considerato l’antidoto naturale contro l’istamina, ossia contro gli stati infiammatori del nostro organismo. Per questo la camomilla blu è utile per contrastare febbre, bruciature, mal di denti, artrite e molto altro come vedremo.

La pelle è il primo organo che beneficia delle proprietà della camomilla blu: quando secca, arrossata o, in generale, sensibile, utilizzare l’olio essenziale di camomilla aiuta lenire irritazioni cutanee, psoriasi e herpes, oltre a contrastare i rossori tipici della pelle sensibile.

Questo olio aiuta non solo a distendere la muscolatura osteo-articolare e nervoso quindi in caso di contratture, dolori cervicali, ma anche quella interna, per cui è utile per contrastare coliti, intestino irritabile e dolori mestruali. Ed è un grande alleato, essendo antispasmodico, della digestione.

Questo olio diviene un potente strumento aromaterapico, se inalato o nebulizzato, per contrastare comportamenti aggressivi e stati emotivi irritabili, per diminuire lo stress, gli attacchi di panico, l'agitazione e quindi, di conseguenza, molti mal di testa.

In caso di dolori (sia viscerali che osteo-articolari) è utile la seguente miscela: 100 ml di olio di iperico e 15 gocce di olio essenziale di camomilla.

Per un'azione continua e quotidiana è possibile inoltre miscelare qualche goccia di olio essenziale di camomilla nella propria crema idratante, da applicare poi mattina e sera.

Ma l’olio essenziale di camomilla è compatibile anche con preconcepimento, gravidanza, parto, allattamento e prima infanzia: qui trovate le indicazioni per utilizzare l’olio essenziale di camomilla sui bambini e neonati, qui invece la ricetta per contrastare le colichette del lattante a base proprio di camomilla e finocchio. 

Giulia Mandrino

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Come si portano i bambini in bicicletta?

Lunedì, 21 Marzo 2016 20:18

Uno dei mezzi di trasporto migliori, per la salute, per l'ambiente e per le tasche, è la bicicletta. Se avete la fortuna di vivere in città o paesi pianeggianti, è il momento di mettere in garage la macchina: iniziate questa primavera, prendetela come abitudine e vedrete che il prossimo inverno non vorrete più farne a meno.

Non importano le condizioni climatiche: come per tutto, basta uscire con la giusta attrezzatura e coprendosi bene (anche in inverno), e la bicicletta diventa un modo di viaggiare unico. Comoda, veloce, salutare, perfetta per portare spesa e bambini.

Ma come si portano i bambini in bicicletta? Ecco la guida per sfruttare al meglio questo mezzo di trasporto per mamme e papà che vogliono coinvolgere i loro figli.

Innanzitutto, i bambini possono viaggiare nel seggiolino: è possibile iniziare a saltarci dentro fin dal momento in cui si riesce a stare in posizione seduta, quindi, presumibilmente, dai sette-otto mesi. Prima di quel momento, i genitori possono ricorrere al marsupio porta-bebè, che consente di avere le braccia libere portando i figli sul petto.

Scegliete un seggiolino sicuro e comodo, e nei primi tempi optate per quelli anteriori, assicurandovi però che la vostra visuale non sia compromessa: sono più sicuri per il bambino perchè i genitori possono controllare che vada tutto bene in maniera più diretta.

Solitamente, questi seggiolini anteriori si possono sfruttare fino a quando il bambino pesa circa 15 chili. Dopo quel momento, è ora di passare alle sedute posteriori, più grandi e ingombranti ma decisamente più funzionali per i bimbi, che, nonostante non abbiano più la visuale libera (e magari faranno qualche contestazione), si sentiranno più comodi grazie all'appoggio delle gambe.

Con i seggiolini, la cosa più importante è la loro sicurezza: devono rispondere alle norme di legge, essere omologati e fissati molto bene!

E un altro accorgimento da prendere per salvaguardare l'incolumità dei bambini è far sì che quando vengono trasportati siano sempre svegli: addormentarsi significa rischiare di scivolare o di cadere per colpa dello sbilanciamento del loro corpicino che si lascia andare a peso morto! Attenti quindi agli orari, che non siano troppo assolati e che siano lontani dal momento in cui solitamente schiacciano il loro pisolino.

foto 1 http://cupofjo.com/2015/07/how-to-bike-with-kids-nyc/

Alternativa al seggiolino è il trasportino fissato alla bicicletta, comodissimo sia per i genitori, che non hanno l'ingombro del seggiolino davanti alle mani o dietro al sellino, e per i bambini, che vi si accoccolano all'interno.
Solitamente i carrelli si fissano sul retro della bicicletta, oppure davanti, come un cestino con due ruote. Il vantaggio è sì la comodità di guida, ma soprattutto il fatto che con la loro copertura possono proteggere da pioggia, neve e vento, e sono quindi perfetti sia per gli spostamenti quotidiani in città sia per passeggiate più lunghe (anche i bambini più stanchi possono addormentarsi).

foto 2 http://www.icebike.org/the-truth-about-bike-trailers-for-kids-and-babies/

Pian piano i figli crescono, e arriva il momento di pedalare anche per loro (diciamo, circa, superati i 25 chili di peso). Ricordate com'era bello ed emozionante viaggiare in tandem? Esatto, ora è possibile farlo tutti i giorni, scegliendo di dotare la bicicletta di mamma e papà di un'appendice per il bambino.
L'appendice, o mezza-bici, è come una bicicletta extra senza ruota anteriore da fissare al retro della bici di mamma e papà. Ha un manubrio, ma non i freni, perché i bambini possono pedalare insieme ai genitori, che mantengono tuttavia il comando di guida. Queste mezze-bici esistono per uno o per due bambini: per i fratellini sarà uno spasso!

foto 3 http://diply.com/different-solutions/5-innovative-bicycles-fit-parents-kids/21046

E, alla fine, ricordate: utilizzate, sia voi che i bambini, il caschetto. Sempre, sempre, sempre!

Sara Polotti

Sara

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Cecilia

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