La comunicazione non verbale con il neonato

Il pianto è la prima forma di comunicazione del nostro neonato, che non ha altro strumento per comunicare i suoi bisogni. È vero. Ma non esiste solo il pianto per capire ciò che il bambino chiede e soprattutto per comunicare con lui in entrambe le direzioni: lui vi dice qualcosa, voi dite qualcosa a lui!

Non è assolutamente vero che non capiscono ciò che gli viene detto. Forse non capiranno le parole (che è comunque fondamentale usare per lo sviluppo completo!); tuttavia gli esseri umani non comunicano solo attraverso le parole, no? Bastano sguardi e gesti per capire le emozioni di una persona, il suo stato d'animo, ciò di cui ha bisogno. Le parole, anzi, sono solo un contorno! Ciò che rende efficace una comunicazione è proprio la comunicazione non verbale, fatta di espressioni facciali e movimenti del corpo, di toni, volume e velocità della voce. E questo immaginate quanto valga con i bambini!

La comunicazione non verbale con il neonato: come utilizzare al meglio il nostro corpo per "parlare" con lui

Il primo canale fondamentale di comunicazione è lo sguardo, in ogni situazione della vita. È solo quando si guarda direttamente negli occhi una persona che le parole dette hanno valore, sanno di sincerità e acquistano validità. Sviare lo sguardo spesso significa sentirsi in colpa e ammettere una menzogna, o alla peggio comunica un fortissimo distacco. La persona con la quale state parlando sentirà una lontananza inspiegata che la allontanerà da voi e dal discorso.

Guardare negli occhi conferma la comunicazione e crea maggiore relazione comunicativa, è un dato di fatto. Ecco che allora questo contatto visivo diviene il primo e fondamentale canale di comunicazione con il vostro bambino: guardatelo sempre negli occhi quando cercate di dirgli qualcosa!

Il secondo biglietto da visita della comunicazione non verbale è quindi il tono della voce, seguito dal suo volume. Un determinato concetto corrisponde ad un determinato tono della voce; se sto dicendo qualcosa con un tono di voce che non corrisponde a quel qualcosa la credibilità crolla. Non è possibile dire "ti amo" con un tono di voce arrabbiato senza risultare falsi, no?

Il come rende credibile il cosa, in poche parole. Ecco perché è importante essere sempre coinvolti e sinceri nei confronti di ciò che si comunica, prima che con colui al quale comunicate!

Lo dicono tutti gli psicologi e ci sono serie tv a bizzeffe che analizzano la postura e il linguaggio del corpo. Ovviamente questi concetti passano come "il linguaggio del corpo comunica se menti e se sei falso", ma è verissimo anche il contrario; il linguaggio del corpo e la postura servono dunque anche e soprattutto a confermare e comunicare qualcosa con più efficacia.

Se di fronte vi trovate una persona con braccia conserte, gambe accavallate e schiena rigida, magari con il corpo che guarda in un'altra direzione rispetto a voi, l'impressione sarà quella di chiusura e disinteresse e la comunicazione sarà davvero difficoltosa e stressante, limitata. Al contrario un interlocutore attento sarà colui che si mostrerà rilassato, con gambe e braccia libere e il busto orientato verso di noi, e così anche noi ci sentiremo a nostro agio e liberi di parlare.

I bambini notano a livello inconscio moltissimo questi dettagli posturali: facciamo quindi in modo di mostrarci sempre disponibili e accoglienti!

Il linguaggio del corpo non si ferma però alla postura, ma la sua comunicazione si manifesta anche e soprattutto attraverso la gestualità. Il movimento che il corpo fa, come si muovono le mani, a che velocità... Sono tutti piccoli dettagli che influenzano la percezione della mia comunicazione nell'altra persona. In questo caso, naturalmente, il bambino.

Ma qual è la prima, primissima forma di comunicazione che abbiamo utilizzato con il nostro bambino? Come ci siamo posti per la prima volta nei suoi confronti? Sicuramente è stato il sorriso (magari bagnato da lacrime, ma lacrime gioiose). Questo sorriso ci permette di introdurre la parte forse più importante della comunicazione non verbale con i bambini: la mimica facciale.

Le espressioni del viso dicono molto. Dicono tutto. Corrucciare la fronte significa perplessità o disagio, o anche che è ora di ascoltare e ubbidire; le sopracciglia inarcate comunicano l'arrabbiatura. E gli angoli della bocca alzati in un sorriso dicono al bambino che gli siamo vicini, che gli vogliamo bene, che stare con lui ci rende felici.

E, alla fine, ricordiamoci che un'altra comunicazione fondamentale che esprime e trasmette davvero moltissimo è il contatto fisico. Un abbraccio ha dentro di sé mille parole, le mani che accarezzano e toccano trasmettono un milione di altre sensazioni e parole. Nei due sensi di marcia: pensate a quando dà la sua manina che stringe il nostro dito!

 

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