Ma come faceva mia nonna?

Venerdì, 04 Aprile 2014 21:25

Articolo tratto dalla rubrica Da donna a donna

Ma come accidenti ha fatto mia nonna a crescere tre figli e sette nipoti, lavorare, tenere linda e pinta quella casa gigantesca, e riuscire a preparare per cena almeno quattro o cinque diverse complicatissime pietanze?

 

Mia nonna aveva tre figli, che erano anche pochi per i suoi tempi dalle mie parti, lavorava come donna delle pulizie in alcuni uffici ed appartamenti privati e, a volte, come sarta, teneva in ordine casa, preparava manicaretti per colazione, pranzo e cena e preparava continuamente conserve e dolci a quintali ad ogni festa comandata (e dire che dove sono nata io c'è una festa comandata ogni settimana). Badava agli animali che aveva: galline, conigli, capre, oltre cani e gatti; e aveva un orto, che credo fosse di quasi due ettari di terreno, produceva zucchine, melanzane, zucca, lattughe, carote, finocchi, patate, pomodori e non so quanta altra roba (non sono mai stata da un fruttivendolo finché ho vissuto sopra casa sua); e quando i suoi figli, già adulti, si sono sposati lei, aiutandoli a tenere in ordine le loro case e le montagne di vestiti da lavare e stirare, ha iniziato a crescere sette nipoti che pranzavano, cenavano e passavano praticamente tutto il pomeriggio in casa sua per tutto il periodo scolastico finché, d'estate, l'allegra combriccola di ragazzini e la nonna d'acciaio si trasferivano nella casa al mare e sono certa che chiunque abbia dovuto gestire un solo bambino in una casa delle vacanze adesso sarà percorso da sette brividi di paura.

Quando ero bambina mi ripeteva continuamente, nel nostro dialetto ovviamente, “ho fatto quattro case!” con questo non intendeva dire soltanto che ha guadagnato e assieme al marito risparmiato per pagare la costruzione di quattro case, intendeva dire proprio che ha spostato mattoni, trasportato carriole di sabbia, secchi d'acqua, impastato cemento e chissà cos'altro, intendeva dire che davvero le ha tirate su con le sue mani.        
Quando ho avuto una casa mia, mentre studiavo e lavoravo (ancora pochissimo), e la lista di cose che avrei dovuto fare prima del week end stava per arrivare alla terza pagina, mi è tornata in mente questa cosa e mi sono chiesta: “Ma come accidenti può aver mai fatto a fare tutte quelle cose da sola?” e mi sono resa conto che tutte le donne della sua generazione e delle precedenti hanno fatto le sue stesse acrobazie. Ma come? A me sembrava non mi potessero bastare le diciotto ore che passavo sveglia per fare solo un quarto delle cose di cui mi sarei dovuta assolutamente occupare entro la fine della giornata.

Poi un giorno ho scoperto il segreto del Sacro Graal delle superdonne d'altri tempi: le altre superdonne, o meglio semplicemente le altre donne. Mia nonna, come tutte le sue contemporanee e tutte le nostre antenate, riusciva ad essere una superdonna perché faceva lavoro di squadra, la squadra più fica e forte di sempre, la squadra delle donne, di qualunque età.

Finché le donne non hanno iniziato a lavorare fuori casa si sono dedicate principalmente alla vita domestica, ma non era questo che le rendeva in grado di essere così “super”, è stato il fatto che si salvavano a vicenda, cooperando come in una squadra di supereroine. Ogni donna aveva una fittissima rete di donne, amiche, sorelle, compagne, zie, madri, nonne e confidenti che la sostenevano attivamente, che comprendevano le sue esigenze fisiche, emotive, pratiche e l'aiutavano nel modo in cui lei aveva bisogno, un modo tutto al femminile, un modo in cui solo le donne sanno lavorare.
Così ogni donna poteva soddisfare ogni sua necessità, le altre donne la aiutavano con le faccende domestiche, con i bambini, con la spesa e sopratutto l'ascoltavano quando aveva bisogno di parlare, comprendevano le sue emozioni, la avevano a cuore e le stavano vicino, prendevano assieme il te, parlavano di abiti e borsette, si prendevano cura di loro stesse, magari mettendosi i bigodini a vicenda, e più passavano del tempo assieme più velocemente la stanchezza spariva, le preoccupazioni si iniziavano a placare e il mondo cominciava ad assumere quel colore rosato che sembra avere quando tutto è perfetto. Così ogni donna aiutava e sosteneva le altre donne della sua comunità creando una spirale di solidarietà femminile potentissima.

Quando ho scoperto questa cosa ho scoperto un mondo meraviglioso e spettacolare. Per anni ho cercato metodi altamente calorici per tirarmi su di morale nei giorni tristi e poi ho scoperto che i biscotti funzionavano male e che bastava una sola delle mie sorelle, amiche, una sola delle donne che conosco e una di quelle stupide attività da “femmine” per farmi sentire come dopo aver mangiato un intera torta al cioccolato e aver speso metà stipendio in scarpe e vestiti. Mangiare la torta o fare shopping mi faceva felice per qualche minuto, fare cose da donna assieme alle superdonne della mia squadra mi fa sentire felice, rilassata e superenergica per settimane, è come farsi di una droga bellissima (una droga naturale che si chiama ossitocina, è uno dei nostri ormoni, quello che io chiamo l'ormone della felicità, ma di questo vi parlerò un'altra volta).

La cosa più grandiosa di queste superdonne di altri tempi, e di questo il merito deve andare a madre natura, era che ogni donna era aiutata e sostenuta ma sopratutto aiutava e sosteneva le altre donne della sua comunità e ciò le permetteva di soddisfare il più forte dei suoi istinti naturali, la sua naturale predisposizione alla cura e all'accudimento. Sentirsi sostenuta la faceva sentire invincibile perché la faceva sentire parte di una squadra invincibile. Sostenere le altre donne la faceva sentire unica e potentissima perché aveva il potere di rendere migliore la sua vita e quelle di tutte le altre donne. Tutta questa spirale di amore incondizionato rendeva ogni donna serena, felice, rilassata e ciò portava una lunga serie di benefici alla sua vita di donna, di mamma e sopratutto di moglie, ma questa è un'altra storia.

Il segreto di mia nonna? Chiedere aiuto alle altre donne. Un giorno mi sono presa di coraggio e ci ho provato, attività da donna, sostegno dalle e alle altre donne e magicamente una lista infinita di cose da fare ed un umore pessimo si sono trasformati in un peso sostenibile. Che le donne abbiano bisogno di una rete di sostegno si vede sin da subito. Osservate il comportamento di bambine ed adolescenti, lavorano alacremente per costruire la loro squadra di superdonne, poi la vita moderna le distrae e dimenticano ciò che il loro cervello ancestrale le spinge a fare da sempre.

Scoprite le altre donne che sono attorno a voi, che hanno la vostra stessa natura e le vostre stesse necessità e avrete il dono del tempo e dell'energia per realizzare tutti i vostri progetti.

 

Per qualunque dubbio, curiosità, domanda, se avete impressioni, consigli, suggerimenti, proposte o reclami per i miei articoli, o anche solo per fare “quattro chiacchiere digitali”, ricordatevi che questo spazio è vostro, nostro, di ogni donna; quindi non esitate a scrivermi a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. ...

foto tratta da fonte: www.indivanados.tv

Cambiare stile di vita con l'health coach

Venerdì, 04 Aprile 2014 20:57

“Signora, il suo è stress, deve migliorare il suo stile di vita, mangiare meglio, prendersi i suoi spazi”. Probabilmente il nostro medico ha ripetuto questa frase più volte. Si ma da dove iniziamo? Devo mangiare meno dolci? Ma a me la pasta piace. Io non ho tempo per pesare. E poi non so neanche da dove iniziare. La mia amica mi ha detto di provare i centrifugati ma a me gonfia la pancia tipo 6 mese di gravidanza. Da dove inizio?

Negli Sati Uniti,  da molti anni esistono delle figure professionali che si occupano del benessere delle persone educandole a stili di vita sani, in primis attraverso una corretta alimentazione. Con loro non si fanno visite e non ci sono diete con una serie infinita di prodotti da pesare, ma incontri informativi, corsi di cucina e giri al supermercato; aiutano a organizzare la tua dispensa con alimenti benefici per il tuo corpo e  ti sostengono nel tuo percorso di cambiamento. Sono gli Health Coach, ossia dei “trainer di salute e benessere”: se dal mondo dell’informazione si hanno spesso ricette miracolose che sembrano andare bene per tutti, l’health coach guida la persona a trovare la forma più utile per LEI per alimentarsi e per modificare le sue abitudini quotidiane.

Abbiamo incontrato Valentina Dolci, Health Coach che si è formata presso l’Institute for Integrative Nutrition di New York.

 

Chi é e di cosa si occupa l'health coach?

“L’Health Coach è un esperto di nutrizione che fornisce un supporto e una guida per individuare i propri obiettivi di salute e benessere concentrandosi sullo stato personale e sugli eventuali blocchi che precludono il conseguimento dei propri intenti.
Si tratta di un processo graduale che permette di acquisire e di fare propri nuovi strumenti e nuove abitudini alimentari, offrendo un supporto concreto nel raggiungimento dei propri obiettivi di benessere. Attraverso il dialogo, la comprensione del livello nutrizionale del cibo, la messa in pratica dei principi sani in cucina con la proposta ed esecuzione di ricette, la conoscenza di nuovi ingredienti, l’inserimento di questi nella propria dispensa, la lista della spesa, il giro al supermercato e al negozio biologico, per imparare a leggere le etichette e ad acquistare i prodotti giusti, stando attenti alla qualità, anche in relazione al prezzo. Per dare tempo al corpo e alla mente di consolidare i cambiamenti, il programma ha una durata variabile a seconda delle esigenze della persona.
Questa pratica si basa su un approccio olistico che, oltre ad affrontare gli aspetti strettamente legati all’alimentazione, pone l’attenzione su come tutte le componenti della nostra vita siano interconnesse e influenzino il nostro stato di salute. Non si tratta solo del cibo che mangiamo, ma anche di tutti gli aspetti della nostra vita: relazioni solide e serene con gli altri, una carriera soddisfacente, regolare esercizio fisico e consapevolezza della sfera spirituale sono tutti elementi essenziali e forme di nutrimento. “

 

Com'é la vita dell'health coach in Italia?

“Per me ogni giorno è un’invenzione e una nuova avventura! Studio, mi informo, creo contenuti, metto in pratica ricette, seguo privatamente le persone che intraprendono il mio percorso dalle quali imparo tantissimo. Ho la fortuna di collaborare con due persone meravigliose dalle quali traggo tanta conoscenza ed esperienza. Il Professor Paolo Toniolo, medico ricercatore e Ordinario di Ginecologia presso la Facoltà di Medicina di New York University e Ordinario di Medicina Sociale e Preventiva presso la Facoltà di Medicina dell’Università di Losanna. Insieme abbiamo costituito l’iniziativa “Sapienza del Corpo” (www.sapienza-del-corpo.org - Facebook: https://www.facebook.com/sapienzacorpo) per creare cultura alimentare attraverso corsi e seminari. E Marika Elefante, partecipante della seconda edizione di MasterChef, con la quale tengo workshops di Health Coaching e Showcooking. Offriamo anche servizio a domicilio, per piccoli gruppi di 5-8 persone, fornendo un dialogo di formazione sulla sana alimentazione, dimostrazione in cucina e pranzo/cena, tutto rigorosamente con ingredienti di primissima qualità, biologici o di piccoli produttori a chilometro zero. Abbiamo una pagina Facebook dedicata”.

 

Che differenza c'é tra nutrizionista ed health coach?

“Un nutrizionista prescrive diete e regimi alimentari sulla base di test e valutazioni specifiche e mediche con lo scopo principale di far dimagrire e di combinare alimenti secondo un metodo specifico. L’Health Coach accompagna le persone in processo di cambiamento delle proprie abitudini alimentari e di stile di vita, mostrando “Come”, fornendo motivazione e supporto. Nel concreto si scoprono quali sono gli alimenti ad alto valore di nutrienti benefici, attraverso questi si rafforza il sistema immunitario e la flora intestinale, si migliora il proprio livello di energia senza contare le calorie. Quasi tutti i miei clienti, pur non avendo come obiettivo principale la perdita di peso, si ritrovano comunque più sgonfi e leggeri perché il loro organismo funziona meglio".

 

Come e perché ti sei avvicinata a questa professione?

“Ho ricevuto la mia formazione di Health Coach presso l’Institute for Integrative Nutrition di New York attraverso la quale ho appreso i fondamenti di nutrizione olistica, salute preventiva e tecniche di coaching, conseguendo la mia certificazione. Il percorso che mi ha portata fin qui non è stato del tutto immediato. Ho lavorato per parecchi anni nell’azienda di mio padre, ma per molto tempo mi sono chiesta se fosse davvero il posto giusto per me e quello che desideravo fare. Sempre di più è emersa in me l’esigenza di trovare la mia vera passione, l’entusiasmo che mi facesse alzare la mattina con il sorriso, che ogni giorno mi permettesse di  sognare e pensare a nuovi progetti e che, allo stesso tempo, facesse si che potessi incontrare sulla propria strada persone motivate che aggiungessero  valore alla mia vita. Come sempre, sono i momenti difficili a far suonare certi campanelli d’allarme e a darci la spinta per reagire. La mia vita è cambiata drasticamente in seguito ad una rara forma di tumore diagnosticata a mio padre che ha fatto subentrare in me il bisogno di trovare un senso a questa vicenda e di scoprire che cosa l’avesse potuta causare. Cosi mi sono buttata a capofitto nella ricerca attraverso libri, documentari, conferenze e incontri con medici ed esperti di varie provenienze.” Mano a mano che raccoglievo informazioni collegavo i punti, per poi realizzare che ogni mia "scoperta" mi portava allo stesso principio e cioè al legame imprescindibile che esiste fra il modo in cui ci alimentiamo e le malattie croniche.
Il cibo è lo strumento più potente che abbiamo per creare le condizioni affinchè il nostro corpo possa mantenersi in equilibrio, restare forte e reagire ai disturbi e alle condizioni di altissimo stress alle quali lo sottoponiamo ogni giorno. Nel frattempo era nato in me un bisogno di cambiamento alla luce delle scoperte che avevo fatto. Ho trovato risposta nel programma di nutrizione che ho deciso di intraprendere all’Institute for Integrative Nutrition a New York.”

 

Il percorso formativo all’interno della scuola ha portato molti cambiamenti nella tua vita?

“Quello che ho appreso e che ho vissuto in prima persona è stata un’esperienza di trasformazione profonda che mi ha dato ispirazione e forza ogni giorno. Ho imparato come scegliere il cibo con il contenuto nutritivo migliore ed eliminare quello "tossico", come ascoltare il mio corpo e i segnali che mi manda, come purificare il mio organismo, come raggiungere uno stile di vita che mi permetta di vivere con energia e vitalità ogni giorno.”



In questi ultimi anni si parla molto dell’importanza di alimentarsi con cibo crudo, e proprio nei paesi anglofoni esiste una corrente che propone un’alimentazione solo basata su cibo crudo. Tu cosa ne pensi?

“Ho imparato bene dalla mia esperienza personale, dopo aver trascorso un periodo prolungato a consumare solo cibi crudi. Posto che siamo tutti diversi e sicuramente c’è chi è più portato di altri per assimilarlo bene, è possibile mangiare solo cibo crudo ma non è possibile trarre il meglio da questi alimenti, in quanto alcune vitamine, per esempio il licopene dei pomodori o la vitamina A delle carote, si assimilano meglio se cotte. Alcune verdure con prevalenza di fibra dura vengono digerite meglio se cotte così come i tuberi. E’ altrettanto importante conoscere quali metodi di cottura utilizzare. Dall’altra parte invece ci sono vitamine molto delicate e sensibili al calore come la C e la B.  Insomma, bilanciare premia sempre e seguire una corrente estrema come il crudismo non credo sia la via migliore. Anche tradizioni antiche come l’Ayurveda sono basate l’equilibrio e sono tramandate da migliaia di anni.”

 

Cosa ne pensi dei centrifugati? Sono una moda o un ottimo modo per mantenersi in salute? Vanno bene per tutti? 

"Non vanno bene per tutti. In più c’è modo e modo di prepararli e di sceglierne i componenti. Personalmente li consiglio, ma mi assicuro di fornire tutti gli elementi per consumarli correttamente e di trarne il massimo dei benefici."

 

Molte donne soffrono di problemi di gonfiore intestinale mangiando la frutta. Cosa suggerisci? 

"Il discorso dei problemi intestinali è una lunga storia che parte da milioni di anni fa. Il problema non è la frutta in sé, ma è un discorso molto ampio e affascinante. La nostra flora batterica è purtroppo compromessa da un’alimentazione industriale che non è mai esistita se non negli ultimi 50 anni e dall’utilizzo non appropriato di antibiotici. Grazie a Paolo Toniolo sto vivendo un’esperienza di conoscenza meravigliosa, attraverso il nostro corso “La salute parte dalla pancia”, nel quale ho modo di lavorare accanto a lui nella rieducazione del nostro macrobiotica (flora intestinale) e di quello dei nostri partecipanti fornendo conoscenza specifica e indicazioni che verifichiamo insieme. E’ basilare comprendere certi meccanismi, soprattutto quando si hanno bambini piccoli, perché dalle scelte alimentari che facciamo per loro deriva la base del loro stato di salute in futuro. E tutto “parte dalla pancia”, da come alimentiamo la nostra flora batterica."

 

Giulia Mandrino

 

La vita segreta di una mucca

Venerdì, 04 Aprile 2014 20:21

Compaiono in tv e sui giornali diversi servizi ed articoli negli ultimi tempi che parlano delle condizioni disumane degli animali da allevamento. Ma quanto sarà diffuso questo fenomeno? La carne che noi mangiamo non è proveniente da mucche che mangiano erba? O comunque fieno ma sempre qualcosa di naturale? Ma gli animali da allevamento sono animali intelligenti tipo cani oppure no? Ma queste persone che mangiano vegan saranno i classici hippy polemici che passano le giornate ad accarezzare le formiche?

Per chiarirci un po' le idee abbiamo intervistato Paola Rizzante, veterinaria, per scoprire quali siano le condizioni degli animali da allevamento.

Ciao Paola, ci racconti qualcosa sulle condizioni di vita e di macellazione degli animali da allevamento?

"La questione è molto complessa e articolata. Gli animali cosiddetti da allevamento comprendono bovini, suini, lagomorfi (conigli), ovicaprini, equini, avicoli, da pelliccia, specie ittiche.
A livello intensivo lo sfruttamento è ai massimi livelli per ognuna delle specie elencate: inseminazione artificiale, allontanamento precocissimo dei nati dalle madri, somministrazione di farmaci e ormoni, substrati e ambienti non compatibili con l'etologia degli animali, sovraffollamento e conseguente stress e fenomeni di cannibalismo (soprattutto negli avicoli), igiene assente, trasporti verso i luoghi di macellazione in condizioni inumane, mancanza di stordimento adeguato all'atto della macellazione e spesso dissanguamento e bollitura in stato ancora cosciente.
Questa è sola una esigua lista di ciò che sono costretti a subire gli animali negli allevamenti."


Gli animali da allevamento sono intelligenti? Si accorgono quando sono portati al macello?

"Ormai è universalmente e scientificamente riconosciuto che gli animali non umani siano in grado di sentire la sofferenza ma non solo quella fisica ma anche quella psicologica.
Molte vacche muggiscono per giorni dopo il distacco dal proprio vitello ( che avviene appena nato poiché il latte non è destinato a lui ma al genere umano).
Sanno amare, si divertono e scelgono ciò che li fa stare bene.
Nei sudici e scivolosi corridoi che li portano al macello si ritrovano in fila indiana e impossibilitati alla fuga, sono costretti a vedere e sentire i lori compagni mentre vengono giustiziati, appesi ancora coscienti mentre vengono scuoiati e dissanguati.
Questi animali sentono l'orrore che a breve li colpirà e cercano di fuggire disperati e spaventati.
In questi momenti viene secreta adrenalina, l'ormone della paura."

Come vengono nutriti gli animali?

"lo scopo unico degli allevamenti è quello di far crescere in fretta la massa muscolare degli animali. Vengono denominate industrie della carne infatti.
Questo obiettivo non sarebbe possibile se venissero somministrati alimenti "naturali".
Gli animali vengono letteralmente pompati con mangimi medicati ossia mangimi che contengono ormoni della crescita, proteine (spesso animali, vedi fenomeno della mucca pazza) e antibiotici perché nelle condizioni in cui vivono si ammalano facilmente.
Inoltre la qualità dei mangimi è scarsa per poter risparmiare e le farine sono spesso ricche di allergeni e muffe.
Tutto questo "nutre" la carne e in essa rimane e viene assunta dal consumatore finale."

Perchè sei diventata vegana?

"E' possibile e auspicabile vivere e vivere bene senza sfruttare nessuno e senza uccidere.
Ormai sono parecchi i medici che sostengono la dieta veg.
Sono dimostrate correlazioni tra diverse patologie e proteine animali.
Risulta quindi una scelta etica ma anche salutistica.
Oltre a questi aspetti molte persone puntano l'attenzione verso la purezza d'animo e del corpo e decidono di non cibarsi di violenza.
Un mondo senza violenza parte dalla tavola, un ottimo insegnamento per i nostri bimbi. La gente mangia carne pensando di diventare forte come un bue. Dimenticando che il bue mangia erba.
Ed è così!non è assolutamente necessario cibarsi di proteine animali x essere forti!lo dimostrano tantissimi atleti e body builder.

Alcuni sostengono che i vegani abbiano fisiologicamente carenze di vitamina b12. Cosa ne pensi?

"La questione della vitamina b12 è piuttosto controversa.
Essa si ritrova nelle verdure non lavate e nei prestomaci dei bovini.
Alcuni medici consigliano comunque di assumerla ed esistono integratori sintetici veg.
Altri medici invece non considerano la carenza come una patologia."

Cosa ci puoi dire in merito ai derivati quindi latte e uova?

"Lo sfruttamento degli animali però riguarda anche una vastissima fetta di alimenti di origine animale come il latte, il formaggio e le uova.
Questi alimenti si trovano ovunque, in qualsiasi forma.
Non mi soffermo sulla insalubrità di tali alimenti ma sulla eticità: per produrre latte e formaggi una vacca deve partorire un vitello come accade per noi umani.
Il vitello le verrà tolto appena nato, cresciuto in gabbioni asettici e bui completamente soli senza avere mai la possibilità di correre e brucare, allattato con latte artificiale.
se maschio verrà ucciso dopo pochi mesi come carne bianca (leggi anemica); se femmina invece diventerà anch'essa una produttrice di latte.
Il latte viene munto senza alcuna delicatezza e viene spinta la selezione di vacche molto prolifiche. Spesso le mammelle diventano talmente pesanti che causano dolori, mastiti e infine l'impossibilità di movimento ( le famose vacche a terra). Verrano quando trascinate alla morte con pungoli elettrici, macellate e vendute come carne di seconda scelta.
Questo se va bene accade verso i 5 anni della vacca mentre in natura un bovino può vivere fino a 20 anni!
Da un uovo di gallina ovaiola fecondato nasce il pulcino: esistono operai addetti al riconoscimento del sesso. Interessa solo la femmina poiché diventerà anch'essa una produttrice di uova.
Alla pulcine verrà tagliato il becco e infilate in incubatori per poi essere trasferita in gabbie con fondo a rete in cui spesso le zampe si feriscono e sono immerse tra i loro escrementi. In ogni gabbia convivono molte galline in ambienti chiusi e illuminati artificialmente per garantire la produzione continua di uova (in natura la deposizione di uova avviene ogni 2 giorni circa, in batteria + volte al di).
Il becco viene tagliato affinché non possano ferirsi a causa delle condizioni di forte stress in cui sono costrette a vivere.
Dopo pochi anni non essendo più in grado di deporre vengono macellate ormai esauste e gravemente malate.
Il pulcino maschio appena nato viene poggiato su nastri trasportatori che portano a un trituratore. Da esso deriva lo scarto che diventa alimento per altri animali."

La leggenda degli uomini BAP

Venerdì, 04 Aprile 2014 12:28

Articolo tratto dalla rubrica Da donna a donna

 

Mariti ideali. Dove andarli a cercare.

 Credo in Babbo Natale, ma non alla fandonia che l'uomo perfetto esista. Eppure la mia amica Sandra è la fortunata accalappiatrice di uno dei pochi mariti perfetti rimasti. Sappiamo bene che questi uomini affettuosi e solerti ci siano, là fuori da qualche parte, ma la domanda è “dove li trovano le altre?”. Dov'è il pozzo degli uomini dei sogni?

Eppure Sandra ha passato gran parte della sua adolescenza, e gli anni seguenti, alla ricerca della love story dei suoi sogni. Il risultato della sua ricerca: metà dei tizi con cui è uscita si sono poi rivelati infrequentabili, veri e propri fenomeni da baraccone, emotivamente instabili, con dei risvolti a tratti allucinanti, la restante metà … beh sembrava anche peggio. Insomma non ne aveva trovato uno che andasse bene per lei, nel frattempo i suoi standard si abbassavano e il ragazzo che aveva immaginato così lucidamente quando era bambina tardava a farsi trovare. Così un giorno si è rassegnata e, dopo l'ennesimo tipo sbagliato, mi telefonò dicendo che aveva deciso: “il prossimo ragazzo che mi si avvicina gli tiro un calcio nelle ...” disse. Ha iniziato a prenderla alla leggera. Smettendo di avere il tipico atteggiamento a cui siamo tanto affezionate noi ragazze, Sandra ha involontariamente iniziato a non pensare a tutti i segnali di questo mondo, a non chiedersi “perché non mi chiama?” o “perché mi chiama?” o “perché non mi ha scritto?” o “perché mai avrà detto <<la sera>> invece che <<di sera>>”, “cosa avrà voluto dire?”. Quando tentavo di farla ragionare mi rispondeva “nulla! Cosa mai avrebbe dovuto voler dire? Non sono nemmeno sicura si sia accorto di star dicendo qualcosa!”. Aveva ragione! Avevamo passato dieci anni nella nostra vita a farci domande su cose che loro non sapevano nemmeno di aver detto o fatto. Così lei viveva la sua vita mentre un ragazzo normale, come tantissimi altri da cui era dovuta scappare, abbandonava le sue paure e iniziava ad esporsi tirando fuori la parte buona e perfetta di se invece che qualche stramberia.

Da una ricerca è emerso che una donna, prima di conoscere l'uomo giusto, deve affrontare in media sessanta primi appuntamenti, lei credo ne avesse avuti almeno centoventi. Non spaventatevi, al secondo appuntamento saranno arrivati al massimo in venti. Qualcosa che sembrasse una relazione? Forse cinque! Storie serie? Una, che ancora lei stessa definisce un errore di giudizio.

Una sera, piuttosto alticcia mi ha rivelato che si era resa conto di cercare nei posti sbagliati. Ecco dove si trovano gli uomini giusti allora, nei posti giusti! Le ho chiesto gli indirizzi. Ero decisamente più brilla di lei. Cercava negli uomini sbagliati. Difatti l'uomo giusto era uno di quelli che aveva scartato subito, uno di quelli a cui non aveva concesso nemmeno un primo appuntamento. Noi ragazze dobbiamo necessariamente filtrare le richieste, ma siamo sicure di applicare sempre il filtro giusto? Siamo sicure che i tizi a cui diciamo no, quelli a cui non avremmo dato un soldo bucato, siano davvero quelli con minori probabilità di essere quelli giusti? Sandra dice di no. Sul suo attuale marito non avrebbe scommesso niente, di fatto la sua relazione è nata da una serie di coincidenze e dal fatto che la povera Sandra ha sparato nel mucchio. Che non sia una strategia anche questa? Sparare nel mucchio! Dare un'occasione a tutti gli uomini che ci capitano a tiro e chissà sperare nella legge dei grandi numeri? Beh come strategia potrebbe anche andar bene, ma dove trovare il tempo e le energie per fare la vita della cara Sandra che ha collezionato un numero infinito di lacrime e pentimenti? Basta non cercare negli uomini sbagliati, quelli che poche chance le hanno da subito. Noi donne siamo l'emblema dell'artificio, ci trucchiamo, mettiamo tacchi altissimi, coloriamo i capelli, ma gli uomini portano le maschere più efficaci, comportamenti e atteggiamenti, armature, che mascherano le loro paure, insicurezze e la loro natura. E così come sapere su quale cavallo puntare i nostri sentimenti?

Beh di sicuro l'uomo ideale è quello che io chiamo l'”uomo BAP”. L'uomo BAP è un uomo che ama, o quanto meno non disgusta, Bambini, Animali e Piante, o almeno uno di essi. Tranquille non me lo sto inventando, è quanto emerso dalla sopracitata ricerca. A quanto pare gli uomini più adatti per intraprendere una relazione sono quelli che non disdegnano le cose che crescono e che hanno bisogno di cure amorevoli, proprio come una relazione di coppia. In ogni caso io darei un'opportunità anche agli uomini generosi e altruisti, in una relazione d'amore bisogna volersi donare più di ogni altra cosa, e poi anche il sesso è importante e gli uomini egoisti sono pessimi amanti per noi donne che abbiamo bisogno di tempo e dedizione.

Avete mai fatto caso a quanto spesso noi donne ci infatuiamo di uomini che nemmeno ci filano, che ci ignorano e che dimostrano scarso interesse per noi? Eccesso di zelo o di masochismo? Perché finiamo sempre tra le affascinantissime braccia di uomini di cui finiamo a parlare con amiche costrette a consolarci? Cosa hanno questi uomini che ci attrae tanto? Perché non ci lasciamo affascinare allo stesso modo dai bravi ragazzi, da quelli che ci offrono il loro cappotto se il nostro meraviglioso vestitino nuovo è effettivamente un po' troppo leggero, che ci assecondano nelle nostre follie, gli uomini che farebbero qualunque cosa se solo schioccassimo le dita? Sandra e io abbiamo sempre pensato che fossero uomini senza spina dorsale. Eravamo sicure di volere uomini decisi, che alla fine si scoprivano decisi solo a farci soffrire, involontariamente però, sia chiaro, come se non fossero le strade dell'inferno ad essere lastricate delle migliori intenzioni.

Quando Sandra mi ha presentato questo ragazzo perfetto, dopo aver finalmente rinunciato a trovargli un qualche difetto terribile che necessariamente doveva avere se era così meraviglioso, mi sono chiesta quanti uomini potenzialmente meravigliosi conosco che se mi chiedessero un appuntamento scarterei senza remore? Beh ne conosco diversi e alcuni sono ancora a piede libero, come le tante nostre amiche immuni al fascino degli uomini BAP gentili e altruisti. Cosa dovrebbero fare questi bravi ragazzi per avere l'opportunità di farsi conoscere, iniziare a ignorarci?

Dove trovare questi uomini meravigliosi? Basta osservare con più attenzione. Quando un uomo BAP, generoso ed altruista, ci chiede un appuntamento guardandoci con occhi teneri e speranzosi non diciamo di no solo perché non ci affascina come il tipo della palestra che quasi non ci si fila, diamogli una chance. E sopratutto, non stiamo lì ad aspettare in eterno, siamo donne moderne e ci è concesso di fare la prima mossa.

 

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 foto tratta da www.cineblog.it

Anche gli uomini vogliono lo strascico

Venerdì, 04 Aprile 2014 12:28

Articolo tratto dalla rubrica Da donna a donna

 

Le foglie che fanno primavera

Ogni bambina avrà sognato almeno una volta un abito con un lungo, lunghissimo strascico bianco. Poi la maggior parte sono cresciute e, una volta innamorate, avranno avuto altri, più grandi, desideri.

I bambini, invece, non fanno di questi pensieri, divengono adolescenti e continuano a non desiderare nulla del genere; e così anche una volta diventati adulti. Ma ogni uomo, una volta innamorato, sogna, giorno e notte, più ogni altra cosa al mondo, di avere uno strascico. No, non c'è nessun ambiguo doppio senso. La sola cosa che vogliono questi uomini è essere, per la loro donna, dei supereroi stile superman, petto in fuori, mani sui fianchi, sguardo fiero e un lungo lunghissimo mantello rosso, più lungo di uno strascico.

Noi donne moderne siamo troppo forti e indipendenti per godere dei vantaggi che traevano le nostre antenate dal fare dei loro uomini i loro superuomini. Molte donne credono che un certo tipo di atteggiamento verso il loro compagno le renda deboli, vulnerabili e patetiche. Io trovo che non ci sia nulla di più patetico di una donna infelice, perché siamo donne ed il cervello, il cuore e l'animo di una donna possono tutto. Cambiando di poco la nostra prospettiva ed il modo in cui ci poniamo verso il nostro compagno siamo in grado di cambiare la nostra vita e il nostro livello di felicità e soddisfazione.

Da bambine volevamo lo strascico, da adulte disincantate ci basterebbe un marito che faccia parte dei lavori domestici, che componga delle frasi invece di grugnire monosillabi inebetito davanti alla tv, che ci porti fiori e ci riempia di coccole e, spesso, finiamo per pensare che non sarà mai così.

Basta essere un po' "damigelle in pericolo" ogni tanto, fare sentire il nostro compagno un piccolo superman e in quattro e quattr’otto ecco un marito amorevole e affettuoso, un amante attento e generoso, un amico solerte e disponibile a realizzare ogni nostro desiderio e, se lavoriamo bene, anche una mezza domestica perché un uomo felice anche con un grembiulino rosa addosso si sente il più fico dei supereroi. Bastano un po' di pratica e addestramento e saremo noi stesse a tirare fuori dai nostri uomini il principe azzurro da film che, insospettabilmente, si nasconde dentro di loro.

Tutte le volte che propongo questo genere di soluzione a quelli che sono tutti i problemi delle mie amiche loro mi chiedono “Perché dovrei? Lui non pensa mai ai miei bisogni ed alle mie necessità” e di certo ognuna di loro racconta una parte di verità. Per quanto un uomo voglia fare del suo meglio il suo modo di ragionare, molto diverso dal nostro, lo porta a pensare che il suo comportamento sia compreso dalla compagna che, invece, fraintende ogni sua mossa e parola se non possiede gli strumenti adeguati per decifrare il complicato linguaggio di questi testosteronici esseri umani, per i quali i fatti hanno più peso delle parole. E così i nostri uomini sono spaesati non capendo perché non riescono mai a farci felici mentre noi donne ci sentiamo tristi, sole e incomprese.

Uomini e donne hanno bisogni primari differenti. Le donne, nell'ordine, hanno bisogno di: sollecitudine, comprensione, rispetto, devozione e rassicurazione. Erroneamente pensano che per gli uomini sia lo stesso e cercano di dargli sollecitudine, comprensione … ma senza alcun risultato e si sentono sempre meno amate. Gli uomini, dal canto loro, necessitano di: fiducia, accettazione, apprezzamento, ammirazione ed incoraggiamento, e passano il loro tempo nel tentativo di far si che i loro bisogni primari siano soddisfatti e quando ciò non accade si sentono inutili, incapaci e indesiderati e si allontanano sempre di più.

Perché mai una donna dovrebbe preoccuparsi di soddisfare i bisogni primari del compagno, di farlo sentire apprezzato e accettato? Siamo donne forti, indipendenti, autonome, perché tornare indietro di cinquant'anni? Perché il nostro cervello è ancora quello di cinquant'anni fa, in realtà e ancora quello che avevamo all'età della pietra e, così come è sempre stato, nel momento stesso in cui dimostriamo fiducia ai nostri compagni loro ci ricompenseranno subito, inconsciamente e involontariamente, con il doppio della sollecitudine, attentissimi alle nostre necessità. Quando gli dimostreremo accettazione, nel modo in cui ne avranno bisogno, avremo piena è totale comprensione. Dimostrandogli, ogni giorno, apprezzamento e ammirazione avremo sincero rispetto e completa devozione. Sentendosi incoraggiati ci daranno tutta la rassicurazione di cui necessitiamo.

Il soddisfacimento di un bisogno primario dell'uomo lo sprona, istantaneamente, a soddisfare quelli che sono i bisogni primari della sua compagna. Non sa di starlo facendo. Gli viene naturale perché è un istinto che il suo cervello possiede da milioni di anni. Il processo è semplice, come sono semplici gli uomini infondo infondo; l'uomo ha bisogno di sentirsi accettato e apprezzato più di ogni altra cosa, il “cosa faccio” in qualche modo lo aiuta a comprendere il “chi sono”. In parte è per questo motivo che sono così affezionati al concetto di divisa e chiedono consiglio solo a chi reputano esperto in un certo ambito o settore. Per un uomo è, quindi, fondamentale sapere che sta facendo bene quello che fa, se non si reputa in grado di fare qualcosa e, comprende che non ha speranza di migliorare, perde interesse per quella cosa. Anche il matrimonio infondo è un lavoro, se ai nostri uomini non ricordiamo, continuamente, quanta fiducia nutriamo in loro, che li accettiamo senza se e senza ma, esattamente così come sono, che apprezziamo il loro impegno, che ammiriamo la loro forza e la loro determinazione e se non li incoraggiamo giornalmente come potrebbero mai fare loro, dotati di così scarsa memoria e così poco spirito di osservazione, a comprendere che li amiamo?

Ma la domanda da un milione di dollari è “come fare?”. Ci vuole solo un po' di pratica. Mentirei se dicessi che non è difficile imparare a dargli amore incondizionatamente, è un cammino faticoso ma meraviglioso. Basta solo qualche dritta, un po' di tempo e pazienza ma, sopratutto, la ferma convinzione che l'uomo di cui vi siete innamorate è lì, dentro quell'uomo che qualche volta vorreste strozzare. Non dobbiamo fare tutto noi, ma nemmeno tutto loro.

Credo che solo le donne abbiano la sensibilità necessaria a tracciare la “strada maestra” di una relazione. Abbiamo bisogno di comprendere ciò che ci accade intorno tanto quanto di comprendere noi stesse, per gli uomini è sufficiente renderci felici, aiutiamoli ad essere i nostri supereroi e loro ci renderanno delle principesse.

Ci si potrebbe chiedere perché fare tutta questa fatica? Non dovrebbe bastare l'amore a rendere una relazione meravigliosa? Non credo proprio. Una relazione necessita di impegno, proprio come un neonato, ha bisogno di continue cure amorevoli, per crescere, per farsi forte. Ci vuole fatica ma pensate a quanta gioia ci darà il risultato finale.

Gli alberi in autunno lasciano cadere le loro foglie perché mantenerle in vita gli costa troppo, esse succhiano energia vitale alla pianta. Poi, in primavera, si ricoprono di foglie, che devono faticosamente nutrire e mantenere, perché, quando le giornate iniziano ad essere soleggiate, le foglie, grazie al sole ed alla fotosintesi, producono, per la pianta, tantissima energia vitale con la quale essa può nutrire i suoi meravigliosi fiori e far maturare i suoi deliziosi frutti. Senza le foglie, che ogni pianta deve faticosamente mantenere in vita, essa non avrebbe le energie sufficienti per nutrire tutta la meraviglia che in primavera tira fuori. Riempiamo le nostre giornate di fogliame ed energia; facciamoci aiutare dai nostri uomini a fare primavera ogni giorno; magari non lo sarà per tutto il giorno ma lo sarà, comunque, tutti i giorni. Le foglie che dovremo pazientemente alimentare saranno i bisogni primari del nostro compagno e vivremo in eterno in una meravigliosa primavera perché, in una relazione, le stagioni durano quanto noi riusciamo a farle durare.

 

Per qualunque dubbio, curiosità, domanda, se avete impressioni, consigli, suggerimenti, proposte o reclami per i miei articoli, o anche solo per fare “quattro chiacchiere digitali”, ricordatevi che questo spazio è vostro, nostro, di ogni donna; quindi non esitate a scrivermi a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. ...

 

foto tratta da www.paintitblack.it

Mio marito ama più la tv di me

Venerdì, 04 Aprile 2014 12:28

 Sono stanco. Sono appena tornato dal lavoro!” 

Ditemi se questa scena vi dice nulla: la chiave gira nella toppa, lui entra, il cane gli fa le teste, i bambini fanno come fosse arrivato Babbo Natale, noi diciamo: “Ho girato come una trottola tutto il giorno. C'è da buttare la spazzatura ...” e lui risponde “Sono stanco. Sono appena tornato dal lavoro!”. Lui. Lui è appena tornato dal lavoro. Noi siamo state per tutto giorno seviziate dal nostro capo e i suoi progetti folli, i bambini ci hanno succhiato l'anima, i panni sono da stendere, la cena a breve inizierà a prepararsi da sola per la disperazione e lui è stanco??? Avete ragione vi servirebbe sostegno ma temo di dovervi dire che anche lui ha ragione, non sarebbe in grado di sbucciare una nocciolina.

Le nonne delle nostre nonne condividevano davvero poco con i loro mariti. Ruoli ben definiti, ognuno assolveva al suo compito e forse la sola cosa che davvero veniva condivisa all’interno di una coppia era il peso emotivo della responsabilità familiare. Quegli uomini d’altri tempi, per certi aspetti così simili a quelli moderni, sapevano bene che, come i loro padri, il loro compito era quello di uscire di casa al mattino, produrre il reddito necessario al sostentamento della famiglia e poi tornare a casa e godersi il meritato riposo. Dal canto loro, invece, quelle donne d’altri tempi si occupavano di casa e bambini assieme alle loro amiche e sorelle senza sentirsi appesantite e sopraffatte dalle loro responsabilità e sopratutto senza un lavoro fuori casa. E quando quegli uomini rientravano quelle donne li lasciavano al loro meritato riposo.

Fantascienza per noi. Ma, d'altronde, i tempi sono cambiati. Ma gli uomini riusciranno mai a stare al passo con noi donne moderne che siamo state così svelte a cambiare vita, abitudini e responsabilità all’interno del nostro ruolo di mogli e mamme ma sopratutto di donne e professioniste?

La gran parte dei nostri uomini non ha ancora capito in che secolo si trovi. Sanno che le loro compagne lavorano fuori casa, ma ancora si aspettano di trovare al loro ritorno una Marion Cunningham, come lo erano le loro nonne, o addirittura le loro mamme. Noi donne saremo anche complicate, ma loro sono fin troppo semplici. In alcuni contesti mi viene da pensare che gli uomini, come i bambini, imparino osservando. Hanno osservato i loro padri e i loro nonni e si sono adattati, forse attaccati, ad un modello che oggi non sta in piedi in nessuna maniera. Il problema adesso è che non possiamo collegarli ad internet e fargli un upgrade. E allora come fare per sopravvivere alla parità sessuale che abbiamo tanto agognato e faticosamente raggiunto?

Questi uomini tornano a casa e si mettono sul divano. Un giorno scoprono di avere una poltrona preferita e puff, il tempo che passa da quando sentiamo il rumore della chiave che gira nella toppa della porta e il primo suono che arriva dalla TV è meno di quello che intercorre tra il semaforo verde ed il primo colpo di clacson. E guai a sindacare, si rivolgerebbero a noi come se avessimo appena profanato la caverna protetta da un ferocissimo drago pronto a divoraci, e noi non otterremmo nemmeno una parte dell’aiuto domestico di cui avremmo bisogno dopo un’interminabile giornata di triplo lavoro, quello di moglie, quello di mamma e quello di donna lavoratrice.

Ciò che spinge gli uomini a farsi largo tra il caos domestico, ignorandolo beatamente, con il solo scopo di imbambolarsi davanti ad uno schermo, è il testosterone. Diciamo sempre che gli uomini sono governati dal testosterone e ciò non è limitato alla sfera sessuale, gli uomini sono spinti dal testosterone tutto il santissimo giorno, ogni giorno. Il loro cervello ancestrale è strutturato in modo che siano capaci di sopportare lo stress di provvedere al sostentamento della famiglia, ancora come era nella preistoria, come se tutto il peso di questo compito gravasse su di loro. La mattina escono di casa pieni di testosterone, durante la giornata lo utilizzano per gestire se stessi, il lavoro e lo stress ed all’ora di rientrare sono sfiniti, poveri del loro preziosissimo testosterone, la loro carica vitale. Tanto per capirci, a casa ci arriva un cellulare completamente scarico; non si potrebbe nemmeno accenderlo, figurarsi avere una conversazione, anche solo di due minuti. Arrivati a quel punto potrebbero trovare una scena da “Apocalipse now” dietro la porta di casa, punterebbero comunque al divano. Gli serve una ricarica, una ricarica di testosterone. E indovinate come si ricaricano? Guardando la TV, leggendo il giornale, stando al PC, o roba simile. Avete mai notato che gli uomini hanno questa smisurata passione per gli schermi a sessanta milioni di pollici? Nessun riferimento sessuale nelle smisurate dimensioni dei TV più acquistati dagli uomini, la logica è quasi banale: grande TV, tanto testosterone, piccolo TV, poco testosterone. Questa é la loro inconscia associazione mentale.

La maggior parte degli uomini ci mette mezz’ora o un'ora a ricaricarsi abbastanza da riuscire a partecipare alla vita di coppia o addirittura a dare una mano nei lavori domestici, qualcuno forse avrebbe bisogno di giorni. Ma noi donne, con tre lavori full-time a tempo indeterminato, perché mai dovremmo concedergli questo lusso quando invece avremmo bisogno del loro aiuto subito? Sono ancora in garage che già gli avremmo fatto fare tre o quattro cose.

Come avrete sicuramente notato, scaricati da tutto il loro amato testosterone non faranno nulla e le nostre richieste finiranno puntualmente nel vuoto senza far eco. Allora perché non aspettare? Perché siamo così fortemente restie all’idea di imparare dalle nostre sagge nonne e tutte le loro antenate e non li lasciamo lì per un po' sotto carica, in uno spazio completamente e totalmente loro, a ricaricarsi un pochino, come hanno imparato a fare dai loro padri e come li spinge a fare il loro cervello atavico? Infondo mezz’ora o un'ora dopo li avremo tutti per noi. Se avranno avuto la possibilità di non essere interrotti nel loro processo di ricarica, se il loro inconscio si sarà accorto del fatto che stiamo rispettando uno spazio così vitale, un tempo ed una necessità fisiologica, saranno pronti e disponibili ad usare il loro ritrovato testosterone per soddisfare ogni nostro bisogno, o quasi.

Io sono convintissima del fatto che un uomo che, ovviamente inconsciamente, si renda conto del fatto che le sue necessità biochimiche siano, quantomeno, trattate con rispetto, asseconderebbe la sua donna in ogni capriccio. Ed è questo che bisognerebbe fare, mostrare lo stesso rispetto che siamo sicure di meritare. Basterebbe comprendere che sono governati dagli ormoni molto più di quanto lo siamo noi, che come noi in altri ambiti, hanno bisogno dei loro tempi e dei loro modi per riuscire ad essere mariti presenti che partecipino attivamente alla faticosa vita domestica. Portiamo i nostri compagni con noi in questa nuova era in cui a procacciare il cibo per la famiglia non ci sono solo uomini nerboruti ma anche minute donzelle.

Sam

 foto tratta da: habituallychic.blogspot.it

Non so voi, ma io adoro fare le cose da me. una tisana comprata in bustina e una creata da me sfusa ha un altro gusto, la assaporo diversamente.
Questa tisana l'ho appresa durante un corso di formazione da una collega che aveva portato un termos colmo di questo infuso fatto da lei e in un attimo è finito!!! Ne sono andata subito pazza.

 

Noi donne abbiamo giornate no in cui la cioccolata è l'unico rimedio e da l'input per la svolta. Ci sono giornate si, in cui per festeggiare ci vuole proprio qualcosa per togliersi lo sfizio. E poi ci sono giornate nè no nè si, in cui si ha voglia di cioccolata, possibilmente spalmabile, possibilmente dolce. E poi ci sono le giornate da mamme, quelle in cui solo la cioccolata sembra poter portar sollievo e darci la sensazione di essere coccolate e di non avere il mondo sulle spalle. Ecco allora una ricetta per coccolarci senza intossicarci: chiudiamo le porte ai sensi di colpa e apriamole al gusto.

 

Adoro la cucina indiana, e adoro il pollo cotto nel forno tandoori. Nella mia rosticceria indiana preferita di Torino si trovano dei meravgliosi spiedini di pollo tricolore: gialli al curry, rossi con le spezie masala e verdi allo yogurt e menta. 

Ho pensato allora di convertire a mio modo la ricetta del pollo alla menta ed ecco il risultato!
 
 
Immagine tratta da www.schwartz.co.uk

Lifting naturale con la banana

Mercoledì, 02 Aprile 2014 21:55

In questa giornata piovosa ci sta proprio bene una bella maschera rigenerante, a chi serve il botox se ci sono le banane?
Ecco una ricettina per voi per rendere tonica e splendente la vostra pelle:


- una tazzina da caffè di yogurt intero oppure yogurt di soia
- cucchiaino di olio di oliva
- una banana schiacciata

Amalgamiamo bene tutto e mettiamo la maschera in posa per 30 minuti.
 
Un altro ottimo uso della banana è per creare una maschera nutriente per i capelli. Ecco cosa occorre:
 
- una o due banane schiacciate o ancora meglio frullate
- un cucchiaio di olio di oliva (o ancora meglio di argan)
 
Mescolare accuratamente e distribuire sui capelli, lasciando agire la maschera per 20 minuti prima di risciacquare. 
Enjoy!

Giulia 


immagine tratta da : bestglowing.blogspot.it













immagine tratta da : bestglowing.blogspot.it

- una tazzina da caffè di yogurt intero
- cucchiaino di yogurt
- una banana schiacciata

Amalgamiamo bene tutto e mettiamo la maschera in posa per 15-20 minuti.

Enjoy!

Sara

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Cecilia

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