Vegana imperfetta, orgogliosa e incazzata

Venerdì, 28 Agosto 2015 16:06

Oggi scrivo serio, perdonatemi lo sfogo ed il fatto che sia un mio personale pensiero divulgato utilizzando questo mezzo. Lasciate passare sotto silenzio gli eventuali turpiloqui che userò e che siate o meno d’accordo con me (ma spero di sì), siate abbastanza pazienti da leggere questo pezzo e porci un pensiero, fate leva sulla vostra coscienza e giudicate con senso critico e costruttivo.
Io non giudico gli altri, almeno provo a non farlo, sono felice di scambiare pensieri ed idee con chi ha voglia di sapere e capire perché vengono fatte certe scelte, sia che alla fine vengano condivise o meno.
Che abbiate nel piatto carne e pesce o verdura e legumi, che indossiate pellicce o solo abiti cruelty free non importa, o almeno sì importa e tanto, ma la prima vera scelta etica da fare è il rispetto; il rispetto verso chi fa scelte diverse dalle nostre e non per questo più o meno giuste, per chi si mette in gioco e non sempre vince facile, per chi ci crede e lo fa fino in fondo, per chi ci prova e magari sbaglia ma poi ci riprova più forte di prima.
Oggi scrivo serio, perdonatemi lo sfogo. Non ho un animale comunissimo, ho un coniglio, che comunque non è un marziano e se mi avessero dato 0,50 cent./euro per ogni persona che parlando di Cucciola o vedendola in giardino ha detto “quando è un po’ più grande lo si può mettere al forno con le patate” sarei ricca.
Poi capita che nel parlare con un signore qualunque in un giorno qualunque del più e del meno mi trovo davanti un saccente coglione che si permette di ironizzare e schernire le mie scelte alimentari e di vita in un modo che mi ha portato prima e cercare un confronto, poi allo sconto ed alla fine alla voglia forte, anzi fortissima, di piantargli un sonoro calcio nel culo.
Perché sono stufa di sentire che mangiare carne per l’essere umano è la cosa più normale, giusta e naturale del mondo, perché spero (ma non lo credo possibile) che se il tal signore dovesse imbattersi in questo pezzo che ho scritto, possa sentire tutto il disprezzo che provo per la sua patetica e beata ignoranza nell’aver comperato alla moglie una pelliccia di cincillà che “... però ha il certificato che gli animali usati non hanno sofferto”... aggiungo altro???!!!
Perché questo pirla, come altri pirla, che vanno a fare la spesa in macelleria “che come fai a non vedere tutta quella bella roba e a non venirti voglia di mangiarla” finge di non accorgersi che:
che fa la spesa in obitorio
che i tovaglioli tra a carne ed il vassoio servono per assorbile l’eccesso e la perdita di sangue che tanto dà fastidio alla vista ma che poi l’ipocrita si mangia senza pensiero
che ha avuto il coraggio di schernire le mie scelte davanti ai suoi nipotini ma poi non ha avuto il fegato di spiegare loro che i vitellini che vedevano non avevano l’orecchino (come ha fatto notare uno dei bimbi) ma erano già pronti e destinati al macello (da questa situazione ad una fiera è nata la discussione)
che se i banchi della carne sono decorati con frutta e verdura un motivo c’è: i vegetali sono belli, colorati e vivi, fanno festa e danno un senso di salute e benessere
che i banchi delle macellerie decorate con le foglie ed i fiori di plastica sono in linea con il tema cimitero e caro estinto
che ironizzare pesantemente su Cucciola è poco appropriato visto che il suo cane maltese in Cina farebbe una fine peggiore del mio coniglio
Oggi scrivo serio. Perdonatemi lo sfogo ma mi tremano i baffi nel pensare che c’è chi ti considera strano solo perché non ammazzi per mangiare e vestirti mentre chi uccide passa sotto silenzio, sotto quella finta normalità che abbiamo generato creando una piramide alimentare tutta nostra dove noi e solo noi ci siamo presi violentemente il diritto di poterci stare sopra, padroni e sovrani incontrastati di atti di violenza gratuiti e che abbiamo fatto così profondamente nostri da reputarli ormai normali.
Sono orgogliosa di non avere nel piatto qualcuno (e non qualcosa!!) che in vita, con i suoi occhi, avrebbe potuto giudicarmi, amarmi e per natura non temermi. Solitamente ci provo ad essere tollerante (a parte evidenti atti di violenza gratuita che sono fortemente da condannare a suon di bastonate sulle ginocchia) con chi non sa, non conosce e magari non per propria colpa ma solo perché non ha mai avuto accanto qualcuno che, pensandola diversamente, ha potuto aprire uno spiraglio nella sua mente; anche solo un dubbio è già qualcosa, già porsi la domanda e fare introspezione può essere un passo avanti: così si combatte l’ignoranza (nel senso vero di ignorare, non sapere).
Oggi mi guardo e non mi piaccio perché sono incazzata con certa gente, perché mi sento cattiva, no non sono proprio una buona persona, cerco uno stile veg e so che sono imperfetta, a volte sbaglio ma ci provo e ci credo, oggi non mi piaccio perché ho mandato in vacca la mia tolleranza e vorrei solo suonar schiaffoni, oggi sono crudele verso l’essere umano, oggi non tollero chi mi prende per il culo cercando di farmi sentire strana, diversa o mi chiede sempre perché... che cazzo vuol dire, chiediti piuttosto tu il perché delle tue scelte e se hai solo voglia di criticare non starmi ad ascoltare, vai a farti un giro, oggi non ho voglia delle tue psico-cazzate vecchie di cent’anni legate solo ad una abitudine di fare ed agire e non alla voglia di capirci e poi magari continuare comunque a delinquere.
Quindi a quel signore dico vaffanculo, sono stufa, solitamente ce la metto tutta ma oggi sei troppo anche per me.
Perdonatemi lo sfogo.

Elena Vergani, autrice di Il Mondo è bello perchè è variabile

Ispirata dal video che gira in questi giorni su Internet in merito all'inizio delle elementari ho deciso di scrivere anche io una lettera a mia figlia che a Settembre inizia l'avventura delle elementari.

Piccola mia, piccolo tornado, uragano di amore ed energia,

sono passati sei anni da quando sei nata. Quando ho saputo che eri femmina per 7 mesi ho sognato vestitini, tulle e bambole, manine delicate e segreti sussurrati sotto le coperte. Poi sei arrivata, e dopo un parto non proprio semplice appena ti hanno appoggiata sul mio petto ho capito subito che il tutù non sarebbe stato per te. Tu sei una guerriera, con la tua forza, curiosità ed energia travolgi il mio fisico e la mia mente, risucchi le mie forze. Ho cercato di dare il massimo, ce l'ho messa tutta, mi sono rimboccata le maniche, non ho dormito, ho cercato di darti dei limiti e dei confini, a volte troppo stretti a volte troppo larghi, ho cercato di rafforzare la tua persona e la fiducia in te stessa. Ho cercato di proteggeti da un padre a volte padrone, che non si rende conto che tu sei solo una bambina e non un'adulto. Ho provato a starti dietro nei tuoi giochi anche se, lo ammetto, giocare con te e seguire i tuoi deliri destrutturati cambiando continuamente gioco mi facevano impazzire e dopo poco cercavo qualcosa da fare perchè rischiavo di dover assumere psicofarmaci a metà giornata. A volte non ho avuto voglia, o forse più che altro la forza di starti dietro, perchè per stare dietro a te ci vorrebbe una persona dedicata con infinite riserve di energiae, e io non ce l'ho fatta. A volte nonho voluto a darti le chiavi per aprire la porta come consigliano fior fiori di libri di Maria Montessori e ti ho spostato malamente. A volte ti ho detto no perchè no, anche quando avevo tempo per spiegarti il perchè. Ma ho dato il massimo. E quando diventerai mamma capirai che le mamme sono stanche, tanto stanche, perchè non devono avere solo l'energia per tenere il proprio bimbo in pancia, partorirlo, allattarlo, accudirlo, ma devono avere anche tanta forza mentale per nutrire la mente di questi cuccioli. E' dura, è più duro di quanto pensassi. 

Ma una cosa mi importa: spero di averti dato la certezza che tu sei meravigliosa così come sei, che la tua grande energia è un'infinita risorsa e che pian piano sarai in grado di incanalarla al meglio: spero che tu non permetterai a nessuno di farti sentire non in grado di fare qualcosa, inferiore o non meritevole, perchè voglio che tu abbia dentro di te la consapevolezza di poter fare tutto e di riuscire in tutto quello che ritieni giusto per te. A volte potrà essere difficile per te stare ferma sulla sedia per periodi prolungati, ma ricordati che, lo stare seduti, non è l'unico modo per sopravivvere, lavorare e imparare: il mondo è pieno di persone che svolgono lavori gratificanti che prevedono il movimento continuo. Per cui sappi che questa è solo una fase, è la modalità di questo tipo di scuola per aiutarvi a imparare, tutto qui. 

Ti auguro tante cose per questa tua nuova avventura: ti auguro di riversare la tua passione per la vita e la tua esptrema curiosità anche nella scuola e nel mondo, ti auguro di sbagliare, perchè è bello cadere, impari 10 volte di più rispetto allo stare in punta di piedi facendo attenzione a tutto, il trucco sta nel sapersi rialzare. In questo percorso incontrerai ostacoli ma tu sei assolutamente in grado di superarli, di imparare a conoscere te stessa, i tuo limiti e i tuoi punti di forza. Ti auguro non tanto di imparare poesie ma di ascoltarle con il cuore e farti cullare da queste; spero che tu possa sognare immaginando luoghi lontani da visitare mentre studi la geografia, che immagini storie di principesse e cavalieri quando ti approcci alla storia. Ma sopra ogni cosa spero che tu possa incontrare nel tuo percorso una maestra che ti faccia appassionare alla lettura, all'arte e alla musica: sono puro nutrimento, e gandi balsami per l'anima, veri e propri doni da portarti come bagaglio nella tua vita.

ma la scuola sarà anche una palestra di vita in senso lato: spero che tu possa presto capirel'inutilità di paragonarsi con altre persone, perchè ogni individuo è unico e irripetibile. Incontrerai tante persone represse, infelici e insoffisfatte: sono secondo me la categoria peggiore, perchè sono convinti che il mondo ce l'abbia con loro e cercano in ogni modo di tirarti giù nel loro tunnel di infelicità. Tu salutali gentilmente e lasciali andare. Non puoi fare nulla per aiutarli, ma loro possono darti tanto dolore e scalfire la tua sicurezza. Il mondo è pieno di matti, ed è bene che tu lo sappia fin da questo momento per saperti proteggere. 

Sono così orgogliosa di te, sembra ieri che passeggiavo ore tenendoti in braccio per cercare (invano) di farti addormentare con dolci melodie e ora sei qui, pronta per tuffarti nel mondo vero. Allora corri piccola mia, tuffati in questo mondo, perchè ce la farai, e ce la farai alla grande. La tua mamma è qui, sempre, con le braccia aperte, seduta per reggerti sulle sue gamb,e con la mentre pronta per darti consigli e con il cuore aperto per farti sentire tutto l'amore che meriti. 

Sono lieta che tu abbia scelto me come mamma, ne sono onorata: è stato ed è molto difficile, ma sei davvero una perla rara, sopra ogni immaginazione. Ed è proprio questo tuo essere così energica, cosi tenace, così innamorata della vita che ti rende speciale non solo per noi, ma anche per il mondo.

Allora vai piccola mia, sei davvero pronta per spiccare il volo e ricordati che la vita sa essere meravigliosa, abbi fiducia in lei e in te stessa per apprezzarla al meglio

Mamma Papavero3 

L'inizio della scuola elementare, e ancor più le settimane che lo precedono, sono ricche di ansie e timori, non solo per i bambini anche per noi genitori. La maestra sarà quella giusta? Troverà amici? La sua autostima reggerà?

Ecco i migliori consigli per bambini che iniziano la scuola elementare: tutto quello che noi genitori dobbiamo sapere per affrontare con serenità l'inizio della scuola


1. Accogliamo le loro e le nostre emozioni senza giudizio

L'inizio della scuola elementare è un grande passo per tutti: è legittimo che il bambino sia più nervoso, scontroso e che spesso cerchi di alzare i toni per farsi vedere grande. Si rende perfettamente conto che si sta avvicinando un grosso passo in avanti verso il mondo degli adulti, delle responsabilità. Ricordiamoci che ogni atteggiamento è una forma di comunicazione, i bambini, ancor più che noi, comunicano agendo e,meno parlando. Questo passo per loro è grandissimo ma sopratutto è "lo sconosciuto", "il non sapere" che mette molta ansia: è un luogo nuovo, con regole nuove: pensiamo a quanta ansia può procurare a noi adulti un trasferimento di lavoro! Chissà come sarà il nostro ufficio, chissà come sarà il nostro capo, i nostri colleghi, se le pause saranno ampie o se vige un clima di austerità. Noi adulti abbiamo dentro di noi delle risorse, spesso date dall'esperienza acquisita, per fronteggiare quest'ansia e mutarla in eccitazione per qualcosa di nuovo, consapevoli che nel caso non andasse bene potremmo prima o poi cambiare lavoro. Per un bambino invece il qui e ora è il tutto, non conoscono altro e non hanno termini di paragone, per cui facilmente si sentono sopraffatti. Aiutamoli a dare un nome alle loro emozioni, senza per forza parlare continuamente della scuola del tipo: "hai picchiato la sorellina perchè sei in ansia per la scuola vero?". Invece possiamo sederci vicino a lui e domandargli: "che cosa senti? Sei molto arrabbiato forse?". Prendiamo tempo per ascoltare e verbalizzare, senza forzature, le loro emozioni.

2. Condividi la preparazione del materiale con lui

Un modo per aiutare i nostri bambini ad avvicinarsi alla scuola elementare e diminuire il loro stato di ansia è creare un ponte tra la casa e la scuola: come fare? Un suggerimento semplice ma molto efficace è quello di preparare insieme il materiale scolastico coinvolgendoli attivamente in tutti gli step che richiede la scuola. Non solo l'acquisto della cartella ma anche il mettere in ordine insieme il portapenne, magari evitando di dirgli "E' una cosa tua questa della scuola, ci devi pensare tu da solo, altrimenti ti prendi la nota della maestra". Ecco, magari queste frasi stile zia Ignazia mettiamole da parte!

3. Forniamo loro informazioni sulla routine scolastica

Cerchiamo di comprendere come si svolge la routine così da spiegargliela: "arriviamo a scuola, ti saluto qui oppure li, alle 10 farai merenda con tanta frutta, poi alle 12,00 si mangia etc..." Per il piccolo già avere queste informazioni rende tutto più semplice: in effetti anche noi saremmo spaventati ad andare in un luogo per 8 ore e non sapere cosa ci aspetta!

4. Giochiamo con loro facendo finta di nulla ed evitiamo di stressarli con troppe domande 

Ok verbalizzare, ma allo stesso tempo evitiamo di stressarli 20 volte al giorno con domande e frasi per ricordargli che inizia la scuola. Relax mamma, relax! Facciamo le cose come le abbiamo sempre fatte, cerchiamo di inviare il messaggio che nulla intorno a lui cambia e cambierà e che può mantenere le sue sicurezze.

5. Seguiamo le loro richieste 

Spesso i bambini ne sanno più di noi: essendo esseri estremamente istintivi sono in grado di comprendere le loro esigenze più di noi. Ascoltiamo e rispettiamo i loro silenzi. Fermiamoci e analizziamo nel profondo le loro richieste.

6. Accettiamo il fatto che non possiamo controllare tutto

Eh si, è finito il mondo ovattato della materna, purtroppo o per fortuna (non l'ho ancora capito) i nostri piccoli stanno entrando in un mondo anche di valutazioni, voti, competizione e performance. Per una mamma è spaventoso, almeno per me lo è perchè vorrei proteggerlo e tutelarlo. Ma questa è la vita e dobbiamo essere fiduciose di aver dato loro tutto ciò di cui avevano bisogno per affontare queste avversità. Allo stesso tempo non li abbandoniamo, noi siamo la loro base sicura su cui i nostri bimbi possono appoggiarsi e tornare quando ne hanno bisogno. 

Giulia Mandrino

 

 

 

 

 

Yoko Ono vuole celebrare la sua mamma e tutte le mamme del mondo con una Call sui social con il progetto My Mommy is Beautiful.

In effetti tutte le mamme sono belle, ma la nostra è sempre la più bella. Ma partiamo dall'inizio, cos'è una Call? Una Call, abbraviazione di Call to Action, è una "chiamata a fare qualcosa", a compiere un'azione sui social o sul web. Sempre più artisti internazionali creano le Call to Action per coinvolgere i propri fan in tutto il mondo e creare delle raccolte fotografiche e/o video su argomenti specifici.

In questo caso Yoko Ono vuole celebrare le nostre mamme e in qualche modo il nostro essere figlie chiedendoci di inviare una loro foto e scrivendo qualcosa per raccontarle ed esprimere il nostro amore e la nostra gratitudine. In effetti prima di essere mamme, siamo state e siamo anche figlie. Coma partecipare? Basta inserire su Instagram o Twitter le foto delle nostre mamme con il tag#mymommyisbeautiful, oppure caricare l'immagine sui gruppi Facebook e Flikr, scrivere il suo nome e qualcosa su di lei e per lei.

Trovate le immagini raccolte da Yoko Ono nel suo progetto anche nella mostra La grande Madre, organizzata dalla Fondazione Trussardi per Expo In Città a Milano. 

La "chiamata" di Yoko Ono ha avuto già la risposta di migliaia di figlie in tutto il mondo:

 

Nella poesia che apre il sito dedicato al suo progetto l'artista scrive:

Mommy, I’m sorry.
How did I know
you were suffering silently?

Your touch, your warm voice and your smile
Will always be with me.

This is a tribute to you and
all mothers of the world
from each of your children.

We love you!
y.o. 2010

E in effetti quante volte abbiamo visto le nostre mamme, piangere in silenzio, sopportare senza avere la capacità o talvolta la possibilità di esprimere i loro sentimenti o cambiare le cose? Forse erano altri tempi, forse è l'inevitabile conseguenza dell'essere mamma che fa si che una donna voglia proteggere il suo piccolo dal lato buio del mondo e dalle emozioni negative che prova. 

Giulia Mandrino

Per info visita il sito ufficiale: http://mymommyisbeautiful.com/

A Milano La Grande Madre

Mercoledì, 26 Agosto 2015 06:24

Palazzo Reale, Comune e Fondazione Nicola Trussardi hanno dato il via a Milano alla mostra "La Grande Madre": l'esposizione propone un viaggio all'interno delle opere artistiche del Novecento che raccontano la maternità in tutte le sue sfaccettature.

E' aperta al pubblico dal 26 agosto al 15 novembre 2015 nelle sale al piano nobile di Palazzo Reale.

La Grande Madre è una mostra curata da Massimiliano Gioni, promossa da Comune di Milano: è stata ideata e prodotta dalla Fondazione Nicola Trussardi insieme a Palazzo Reale per ExpoinCittà 2015 ed è realizzata con il sostegno di BNL Gruppo BNP Paribas con un allestimento di 2.000 metri quadrati articolato in 29 sale al primo piano di Palazzo Reale. Media Partner è Sky Arte che dedicherà un intero documentario a questo straordinario evento.

"Dalle veneri paleolitiche alle “cattive ragazze“ del post-femminismo, passando per la tradizione millenaria della pittura religiosa con le sue innumerevoli scene di maternità, la storia dell’arte e della cultura hanno spesso posto al proprio centro la figura della madre, a volte assunta a simbolo della creatività e metafora della definizione stessa di arte" racconta il sito del Comune di Milano". " La Grande Madre è una mostra sul potere della donna: non solo sul potere generativo e creativo della madre, ma soprattutto sul potere negato alle donne e sul potere conquistato dalle donne nel corso del Novecento. Partendo dalla rappresentazione della maternità, l’esposizione si amplia per passare in rassegna un secolo di scontri e lotte tra emancipazione e tradizione, raccontando le trasformazioni della sessualità, dei generi e della percezione del corpo e dei suoi desideri."

In anteprima Italiana possiamo trovare in questa mostra la performance Teaching to walk di Roman Ondák:: il progetto, ispirato all'Instagram Call #TeachingToWalk che invita a condividere i primi passi nostri o di una persona a noi cara, è dedicata a un momento davvero indimenticabile per noi mamme, ossia i primi passi del nostro bambino. Così fino al 15 novembre, "ogni giorno una mamma e suo figlio saranno invitati a imparare a camminare nelle sale della mostra. Per prendere parte alla performance, la Fondazione Nicola Trussardi ha aperto un casting (informazioni e prenotazioni al numero telefonico 02 8068821, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.)".

Sempre all'interno della mostra troviamo di nuovo il mondo dei social e del web: è il toccante progetto di Yoko Ono #MyMommyIsBeautiful, lanciato dall’artista lo scorso 10 maggio per celebrare la bellezza delle mamme. La Call è stata promossa in collaborazione con il Corriere della Sera e la 27 Ora, e ha già raccolto migliaia di scatti non solo in Italia ma in tutto il mondo.

Per informazioni in merito alla mostra vi invito a visitare il sito del comune di Milano a questo link oppure il sito della Fondazione Nicola Trussardi.

Giulia Mandrino

Immagine: 

Nathalie Djurberg
It’s the Mother, 2008
video di animazione, 6 minuti
musica di Hans Berg
Courtesy Giò Marconi, Milano

Italia vs Estero: ditemi perchè??!!!!

Mercoledì, 26 Agosto 2015 06:08

All’estero spesso siamo visti come: mammoni, pastasciuttoni, latin lover, mafia pizza e mandolino.
Chi è stato all’estero non può certo negare che la cucina italiana è imparagonabile, non c’è nulla di simile, ogni nostro prodotto ha mille regioni che lo producono in maniera diversa ed in ogni regione ci sono addirittura paesi che hanno dato il loro tocco caratteristico e distintivo, non si può parlare semplicemente di vino o formaggio, di cipolla o asparagi... si parla proprio di carta di identità. La massima delusione la si raggiunge poi quando ci cercano i sapori italiani in uno dei tanti ristoranti che villantano specialità del nostro bel paese.
Saranno gli ingredienti, l’aria, l’acqua ... e la mano... ma la pizza a New York non ci azzecca con quella napoletana, il risotto francese con ha paragoni con quello di Milano e gli arancini fritti mangiati in Germania non sono paragonabili ai siciliani. Manco il gelato è lo stesso.
A dire il vero però, non capisco fino in fondo la cattiva abitudine (a meno che uno non ci viva) di andare in vacanza all’estero e di cercare di mangiare esclusivamente italiano, mi pare più logico provare i piatti locali ed attendere il rientro a casa per il ritorno alla nostra cucina casalinga.
Di fatto di molte cose l’Italia è avanti una spanna (anche di più!) e dovremmo ricordarcelo più spesso.
Ci sono cose poi che ai miei occhi appaiono incomprensibili, vorrei poterle chiedere a chi le pratica: ditemi perché?!
Perché usate il ketchup come salsa di pomodoro?
Perché usate gli spaghetti come contorno per l’insalata e li servite sullo stesso piatto?
Perché spalmate sempre il burro sul pane anche quando non c’è marmellata in tavola ma affettati e salame? ... a dire il vero... perché portate a tavola pane e burro per cena o per pranzo?
Perché tutto ciò che è dolce lo ricoprite con praline, zuccherini colorati, glasse, pasta di zucchero o tutto quanto insieme?
Perché le vostre tazze sono grandi come i nostri piatti da minestra? E perché il vostro caffè è servito in galloni e non in tazzine e sembra l’acqua di un pediluvio?
Perché alla cinque proprio il tè?
Perché avete l’acqua in cento colori diversi e mille sapori e non si trova della semplice acqua naturale imbottigliata e se la si trova costa come una cena all’Hilton?
Perché cucinate la bistecca alla griglia (!) e poi la servite con sopra una palata di burro all’aglio ed erbe?
Perché fate il purè con la pastinaca e non con le patate?
Perché ogni cosa che servite deve avere una salsina di accompagnamento?
Perché volete un fritto leggero (che già così è una forzatura) e poi lo servite a colazione (!) con uova, burro, bacon, fagioli e muffin?
Perché bevete il cappuccino a pranzo o il latte freddo?
Perché usate l’arrosto per fare i panini e non del semplice affettato?
Perché mettete più ghiaccio che bibita in quei vostri enormi bicchieri?
Perché girate sempre con il caffè nel bicchiere di carta?
E poi delle domandine flash non di cucina...
Come cavolo fate senza bidet? Se è estate e mettete i sandali come mai usate le calze... soprattutto perché bianche?! Chi vi ha insegnato ad avere la moquette ovunque in casa, anche in bagno?!!! Non è scomodo mettersi a mangiare sul divano senza un appoggio o con davanti un mini tavolino da campeggio, non sarebbe logico sedersi a tavola? Lo sapete che hanno inventato i miscelatori, perché avete ancora due rubinetti per l’acqua calda e fredda?
Ditemi perché?!

Durante i 4 anni di lavoro come presidente della mia associazione ho dedicato molto tempo alla divulgazione della pratica del babywearing e mi sono imbattuta spesso in mamme che lamentavano il fatto che i loro piccoli si rifiutavano di stare in fascia: perchè una pratica consigliata dagli "esperti" come particolrmente benefica per il bambino a 360° non era accettata dal loro piccolo? Sbagliavano qualcosa? Il loro bambino era atipico e "strano", diverso dagli altri neonati?

Molti articoli che si trovano sul web o gruppi di supporto sui social partono forse giustamente dal concetto che tutti i bambini amano essere portati, allo stesso modo in cui tutti i seni producono latte. Se qualcosa non va la "colpa" è della mamma: se per quanto concerne l'allattamento credo sia importante farsi seguire da un'ostetrica al consultorio o privatamente (credo che sia il regalo più bello che i parenti e gli amici possano fare a una neomamma), per il portare in fascia mi sorgono sinceramente dei dubbi. Per quanto io ritenga questa pratica meravigliosa (la mia seconda figlia è stata messa in fascia due ore dopo il parto ed è rimasta lì praticamente 6 mesi ad eccezione del trasporto in macchina), credo che in alcuni casi sia assolutamente controproducende insistere eccessivamente con una mamma se il suo piccolo non sembra voler stare in fascia. Una dei motivi per cui ho creato prima la mia associazione e poi il portale mammapretaporter.it è che notavo come spesso l'approccio della maternità naturale sia un'arma a doppio taglio in quanto la mamma sembra scomparire travolta, anzi, sommersa dai bisogni del bambino. Se 100 anni fa era tutto estremamente più semplice per una serie di fattori, ora le cose sono molto cambiate: siamo donne diverse, con capacità cognitive ben superiori normalmente, con competenze pedagogiche spiccate in molti casi, leggiamo, ci informiamo. Ma come spiego in questo articolo abbiamo perso 3 pilastri fondamentali rispetto alle nostre bisnonne: la sicurezza in noi stesse, il supporto del gruppo di donne di appartenenza che trasmetteva saperi ma anche un grande aiuto pratico ed emotivo. L'ultimo punto è che i ritmi di vita sono differenti, molto meno lenti e decisamente più frenetici, ed è difficile per molte di noi riuscire a entrare all'interno dei tempi dell'accudimento del neonato, passare ore ferme e poi ancora sedute o sdraiate spesso da sole in casa. 

Ma una cosa è certa: il cuore di una mamma che legge un articolo in cui si dice che tutti i bambini amano e devono essere portati mentre il suo strilla come un'aquila e che se questa cosa succede è colpa della mamma, bè, queste parole trafiggono il suo cuore di mamma e saranno l'ennesima pugnalata alla sicurezza in se stessa. Non solo, spesso una mamma che sperimenta il rifiuto della fascia con il suo bambino è anche in un periodo della sua vita particolare, è stanca, alle prese con numerose sfide come i risvegli notturni, l'allattamento magari misto o non avviato comunque al 100%, le colichette. Ed è questo punto che dobbiamo considerare: il periodo di vita e la grande quantità di stanchezza fisica ed emotiva a cui la mamma è sottoposta. 

Detto in parole semplici, mamme, la fascia è un grande aiuto per voi e un favoloso strumento di benessere per entrambi, ma se vostro figlio la rifiuta e per voi sta diventando fonte di stress vi dico che va bene così, puntate a essere serene nella vostra relazione. Non è colpa di nessuno, non siete mamme di serie B, vostro figlio non è anormale. Nel lavoro di supporto alle donne nella mia associazione ho imparato che la teoria è bella e utile, ma che ogni donna è diversa e che ogni coppia mamma bimbo è unica, per cui sono infinite le variabili e non si possono tentare tutte all'infinito perchè non siamo macchine che devono ottenere un obiettivo, ma donne con dei neonati da accudire, esseri umani con emozioni, sentimenti e grandi vissuti per cui posso affermare con certezza che nella mia esperienza personale (e ripeto il mio non è un campione statistico) 10 mamme su 100 che ho incontrato avevano bambini che non amavano lo stare in fascia. Forse tentando strade diverse, facendosi seguire da gruppi di donne esperte o da consulenti del portare sarebbero riuscite a portare i propri piccoli, sta di fatto che è andata così, ed è andata benissimo così perchè c'è chi ha il tempo, la forza fisica e mentale e le risorse per farlo e chi invece decide che va bene così e accetta con serenità e amore che non userà la fascia, e va bene così. Ribadisco trovo davvero intollerabile per una neomamma sentirsi dire che "è colpa sua se il bambino non vuole essere portato" perchè "è lei che inconsciamente non vuole portarlo", oppure "è a causa del fatto che lei è agitata e il bambino lo sente". Cacchio ragazze, facciamo quel che possiamo e spesso anche di più e queste frasi nessuno deve pensare di propinarle a una neomamma. 

Partendo da queste premesse posso fornirvi alcuni suggerimenti per comprendere perchè alcuni bambini non vogliono essere portati in fascia:

1. HANNO CALDO: noi mamme italiane tendiamo a vestire molto i nostri piccoli. Se il bambino è in braccio a noi con una tutina di ciniglia non possiamo pensare di metterlo in fascia con la stessa tutina e pretendere che non abbia caldo, perchè chiaramente essendo a stretto contatto con il nostro corpo ed essendo avvolto da ulteriore tessuto. Se alcuni bimbi sembrano non lamentarsi anche in queste condizioni, altri necessitano di indossare per esempio una tutina di cotone, altri ancora solo un bodino, altri chiedono di essere messi in fascia solo con il pannolone (il mio primo figlio apparteneva a quest'ultima categoria). In generale quando il bambino anche di un anno piange (anche non in fascia) e non capite il motivo, provate a spogliarlo e osserverete che a volte sembra passare magicamente tutto.

2. NON AMANO QUELLA POSIZIONE O QUEL SUPPORTO: spesso la posizione culla non è amata dai bambini. Provate la posizione ranocchio In alcuni casi bambini che sembrano non amare la fascia lunga accettano volentieri il mei tai, per cui il mio consiglio è di provare le fasce con il bambino prima di acquistarne una. 

3. POSIZIONE FRONTE STRADA: alcuni bambini, sopratutto dopo i 3-4 mesi accettano di essere portati solo in posizione fronte strada. Negli anni passati questa prassi era assolutamente sconsigliata e diverse mamme hanno abbandonato la pratica del portare perchè veniva suggerito loro di evitare assolutamente questa posizione. Ora la scienza ha fatto chiarezza e nel libro Lasciati Abbracciare di Licia Negri, trovate questo mito completamente sfatato (leggi qui): quindi mamme, se il vostro piccolo apprezza la posizione fronte strada assecondatelo, ovviamente senza abusarne.

4. INIZIAMO IL PRIMA POSSIBILE A USARE LA FASCIA: come consigliato in questo articolo sempre tratto da Lasciati Abbracciare di Licia Negri, è importante, se possibile, utilizzare la fascia fin dai primi giorni di vita, così da accompagnare il bambino dalla pancia al mondo esterno. Se iniziamo a portare dopo qualche settimana o addirittura mesi, il mio consiglio, come detto nel paragrafo precedente, è di aspettare a comprare la fascia per provarla prima con lui e vedere le sue reazioni; se invece decidiamo di portarla con noi in ospedale e indossarla da subito, possiamo secondo me azzardarci ad acquistarla o farcela regalare durante il nono mese di gravidanza. Nella mia esperienza non ho mai visto (ma ripeto nella mia esperienza) un bambino che rifiuta la posizione a ranocchio in una fascia lunga di bamboo (se ben svestito) dopo poche ore dal parto.

5. EVITIAMO I MOMENTI CRITICI: se il nostro piccolo non è abituato a stare in fascia evitiamo di tentare di usarla quando è già particolarmente irritato, durante le coliche o quando è molto stanco. In quei momenti ha la necessità di sentirsi al sicuro non di scoprire e provare esperienze nuove. Avviciniamolo allo stare in fascia quando è sereno e tranquillo, poi una volta che si è abituato, possiamo usare la fascia come strumento per calmarlo nei suoi momenti no e per l'addormentamento. 

6. IL MONDO E' BELLO PERCHE' E' VARIABILE: sì, "il mondo è bello perchè è variabile" come dice la nostra Elena Vergani nella sua rubrica. Siamo esseri umani, i nostri figli sono esseri umani. La vita è fatta di infinite variabili, siamo unici e irripetibili per cui può esistere il bambino che non ama essere portato, può esistere una mamma che non ama portare, può esistere una coppia mamma-bimbo che in quella fase della vita è in qualche modo incompatibile con il babywearing . E va bene così, perchè credo che sia umanamente accettabile che un bambino possa non amare lo stare in fascia. 

Questi sono i consigli basati sulla mia esperienza personale ma sarò lieta di arrichire la lista con i vostri suggerimenti e le VOSTRE esperienze di mamme portatrici e non-portatrici! Grazie!

Giulia Mandrino

Come capire quando arriva la montata lattea

Giovedì, 13 Agosto 2015 12:38

“Signora è logico che il suo bambino abbia fame, ha solo colostro e non è sufficiente per sfamarlo”. Purtroppo capita ancora di sentire queste frasi anche all’interno dei reparti di maternità. Sono scorrette e possono insinuare dubbi che non hanno senso di esistere nella testa della mamma che sta avviando il suo primo allattamento.

Come capire quando arriva la montata lattea allora? Ecco i consigli dell'Ostetrica Angela Dinoia nel suo libro Il neonato e i suoi segreti che ci spiega l'importanza del colostro e i segnali dell'arrivo del latte materno dopo il parto

"La prima sostanza che la mamma produce per nutrire il proprio bambino subito dopo la nascita si chiama colostro. È un liquido giallo, denso, molto zuccherino. È ricco di anticorpi che serviranno al bambino per proteggersi e ha un effetto stimolante sull’intestino del piccolo, che deve prepararsi per iniziare ad assorbire e digerire il latte maturo.

Il colostro è sufficiente per soddisfare il fabbisogno nutritivo del bambino nei primi giorni di vita. La mamma offre piccole quantità di questo liquido prezioso per ogni poppata: circa 8-10 grammi. Sembrerebbe poco! Invece la quantità è assolutamente adeguata, poiché il bambino non sarebbe in grado di assimilare quantità di latte maggiori nelle prime 48-72 ore di vita.

Il colostro consente al bambino di eliminare completamente il meconio, termine specifico per indicare le prime feci, di colore verde scuro, che emette. Dopo aver eliminato tutto il meconio, il neonato inizia a ingerire quantità maggiori di latte. Le donne devono sapere che è importante che il bambino assuma il colostro e non farsi scoraggiare da frasi poco opportune, come per esempio:

Le poppate frequenti dei primi giorni consentono infatti al bambino di succhiare molto colostro e imparare a poppare correttamente.
Inoltre, consentono alla mamma e al bambino di stare vicini per iniziare a conoscersi e costruire le basi del loro legame.

Tra i 2 e i 5 giorni dopo la nascita, il colostro si trasforma lentamente in “latte maturo”, dando inizio alla fase della montata lattea. La celerità dell’arrivo della montata lattea dipende anche da quante volte il bambino si è attaccato al seno. Più volte si è attaccato, più precocemente in genere arriva.

Alla comparsa della montata lattea, la produzione di latte aumenta velocemente. Dopo alcuni giorni la mamma inizia a produrre circa 500 grammi di latte quotidiani per poi stabilizzarsi, al compimento del primo mese e fino allo svezzamento, intorno ai 700- 800 grammi di latte al giorno. Ecco qualche curiosità dal mondo animale, per renderci conto della proporzionalità rispetto ad altre creature: una mucca può produrre oltre 30 litri di latte al giorno, mentre il cucciolo della balenottera azzurra, in un solo giorno, può arrivare a bere circa 400 litri di latte. La quantità prodotta in un giorno da quasi 14 mucche: incredibile, no?

Durante la montata lattea, i seni solitamente diventano turgidi, congestionati, caldi e spesso dolenti. È possibile che la mamma avverta dei brividi e un leggero rialzo della temperatura. Non bisogna preoccuparsi. Il latte inizialmente viene prodotto in dosi abbondanti, spesso superiori al fabbisogno del bambino: per questo motivo i seni possono essere troppo pieni.
Per rendere meno fastidiosa la montata lattea, la mamma deve attaccare il bambino al seno frequentemente, anche cercando di svegliarlo se tende a dormire. È molto utile e consigliabile, in questa fase, consultare la propria ostetrica, che mostrerà alla donna come praticare impacchi caldi, massaggi e soprattutto la spremitura manuale del seno. Sono rimedi indispensabili per superare questo momento delicato, in particolar modo per tutte quelle mamme che durante la montata lattea abbiano seni molto voluminosi, duri e piuttosto doloranti.

Vi sono situazioni, invece, in cui la montata lattea può ritardare ed arrivare anche al 5°, 6° o 7° giorno. Diverse possono essere le cause di questo ritardo:

– un parto lungo e faticoso;
– lo stress;
– un taglio cesareo d’emergenza;
– una pesante emorragia post partum;
– il vizio del fumo nei primi giorni dopo il parto;
– lo stress emotivo per la mamma e il suo bambino.


Come comportarsi in questi casi?

Bisogna assicurarsi che la mamma e il bambino stiano insieme il più possibile, favoriscano reciprocamente il contatto pelle a pelle e che le poppate siano frequenti. Se il bambino ancora non riesce ad attaccarsi, la mamma deve praticare la spremitura del latte (magari con il tiralatte) con la stessa frequenza con cui attaccherebbe il bambino al seno perlomeno sei volte nelle 24 ore e offrire al bambino il latte raccolto.
Nell’arco di qualche giorno il latte arriverà. State tranquille. L’importante è che la mamma non si scoraggi e che chieda un valido supporto, qualora si senta in difficoltà. "

Angela Dinoia in Il neonato e i suoi segreti, Mental Fitness Publishing

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Combinare gli alimenti correttamente nei nostri pasti ci consente di assimilare al massimo le loro proprietà e di giovarci di esse. La maggior parte degli alimenti, esclusi quelli definiti “completi”, forniscono solo alcune caratteristiche nutritive, per questo è importante consumarli associandoli ad altri. Accoppiare correttamente categorie di nutrienti ci consente dunque di aumentare il benessere quotidiano, la vitalità e la qualità del sonno andando a migliorare i processi digestivi e intestinali, a ridurre la produzione di tossine, il gonfiore addominale o l’acidità, e infine a innalzare le difese immunitarie.
Quante volte abbiamo sentito dire che spinaci e lenticchie sono ricchi di ferro, o che bresaola e rucola sono un piatto ideale durante il ciclo per compensare la carenza di ferro? Tutto vero... ma è sufficiente aggiungere un ingrediente a questi piatti per annullare la disponibilità del ferro: per esempio il formaggio! Ecco perché è tanto importante pensare a che cosa sto associando nel mio piatto, affinché non perda le proprietà nutrizionali degli ingredienti che lo compongono. 

Scopriamo allora insieme il mondo delle combinazioni alimentari: ecco le migliori associazioni di alimenti per ottimizzare gli effetti benefici di alcuni cibi. 

OLIO EXTRAVERGINE DI OLIVA + CAROTE E POMODORI

Versato su carote e pomodori, l’olio extravergine d’oliva consente al licopene* contenuto nei pomodori e al betacarotene* contenuto nelle carote di essere assorbito meglio.
* Licopene, betacarotene... ma che cosa sono questi buffi nomi? Si tratta di “composti bioattivi”, ovvero sostanze che assumiamo comunemente con la dieta, in grado di influenzare positivamente la nostra salute (attività antiossidante, antinfiammatoria, detossificante, antibatterica, antivirale). Le fonti principali da cui li possiamo trarre sono: frutta, verdura, legumi e alcune bevande. Per questi composti non è ancora possibile individuare dei fabbisogni di riferimento per la popolazione. I LARN consigliano di seguire una dieta equilibrata, varia e ricca di alimenti vegetali proprio per avere la certezza di assimilarli.

LIMONE/cibi con VITAMINA C + cibi con FERRO

Condire spinaci, legumi, carne e cavoli con il limone consente un maggiore assorbimento del ferro in essi contenuto. Lo stesso risultato lo otteniamo se abbiniamo alimenti ricchi di vitamina C (ortaggi quali lattuga, radicchio, spinaci, broccoletti, cavoli e broccoli, pomodori e peperoni; tuberi come il sedano rapa, il topinambur o le patate novelle; frutta come gli agrumi, l’ananas, il kiwi, le fragole, le Ciliegie ecc.) ad altri cibi o spezie contenenti ferro (legumi, soia, amaranto, prugne secche e altra frutta essiccata, semi di zucca, cannella, alghe ecc).

SPEZIE ED ERBE AROMATICHE + VEGETALI

Le spezie e le erbe aromatiche potenziano gli effetti antiossidanti dei vegetali: arricchiamo dunque i nostri piatti di verdure con maggiorana, rosmarino, peperoncino, salvia, o ancora con il curry, la curcuma, il cumino. Faremo pasti più sani e colorati!

FRUTTA SECCA E SEMI + VINO ROSSO

Mandorle, noci e semi oleosi sono adattissimi per arricchire insalatone, yogurt o piatti a base di cereali. Sono ricchi di vitamina E il cui effetto protettivo e antiossidante può essere potenziato ancora di più dal resveratrolo, sostanza che si trova nella buccia dell’uva, nel vino rosso, nelle bacche scure (come mirtilli e more), nei pistacchi e nelle arachidi. Via libera dunque all’accoppiata noci-vino rosso!

CAVOLO + PESCE

Il cavolo contiene il sulforafano che in associazione al selenio (un minerale essenziale per l’organismo con un ruolo chiave nel metabolismo, ossidativo e tiroideo) contenuto nel pesce agisce creando una potente azione antiossidante, preventiva contro alcune forme di tumore.

LEGUMI + CEREALI

L’associazione dei legumi con i cereali consente di ottenere un pool amminoacidico completo pari a quello delle proteine nobili presenti in carne e pesce. Inoltre in tale associazione la presenza dei legumi abbassa l’indice glicemico (IG) dei cereali e in generale del pasto.

Dott.ssa Antonella Alfieri, in The Family food, Mental Fitness Publishing

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Quante volte abbiamo sentito dire: ‘Mangia tutto, se no non ti do il giochino’ oppure visto mamme cercare di far ingurgitare al proprio bimbo l’ennesimo cucchiaino di pappa avanzata, anche se il bimbo dimostra chiaramente di non volerne più! Si arriva addirittura a inventarsi le strategie più innovative per far aprire la bocca al bimbo e coglierlo alla sprovvista riempiendogliela di pappa, che poi molto spesso il bimbo sputa ovunque mandando su tutte le furie la mamma che non è riuscita a raggiungere il suo scopo e si ritrova tutto da pulire! Ma è proprio il caso di vivere così la nutrizione del nostro bambino? È veramente così importante per la sua crescita che mangi anche quando non ha più fame?

Eccocosa possiamo fare quando il nostro bambino non vuole mangiare tutto ciò che ha nel piatto con i consigli della psicologa clinica e infantile Monica Contiero nel mio libro The Family Food, edito da Mental Fitness Publishing

"No, non lo è. I bambini sono in grado di avvertire lo stimolo della fame, sono in grado di autoregolarsi dal punto di vista fisiologico, non è messa in discussione la loro sopravvivenza e nemmeno la loro crescita sana ed equilibrata.
Esistono bambini che mangiano veramente poco, ma comunque crescono regolarmente, anche se non raggiungono percentili alti.
‘Ma mangerà abbastanza? Forse dovrei integrare la sua alimentazione con ricostituenti, integratori naturali, vitamine...’.
Pur comprendendo la naturale preoccupazione materna di fronte a un bambino che si alimenta poco, in ogni caso la forzatura ad assumere cibo che non si desidera può, paradossalmente, portare al risultato opposto a quello voluto: si potrebbe creare nel bambino uno stato di malessere legato al cibo
e allontanarlo ulteriormente dalla piacevolezza legata al gusto. Cerchiamo di dominare le nostre ansie e di pensare che il nostro bambino crescerà comunque sano e forte... anche se mangia mezzo piatto di pappa. Fidiamoci della natura! Ci ha fornito di un sistema di autoregolazione formidabile."

Giulia Mandrino

 

Sara

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Cecilia

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