Le contrazioni in gravidanza sono delle contrazioni involontarie dell’utero che si manifestano durante la gestazione, soprattutto verso la fine e che possono indicare il travaglio.
I muscoli dell’utero sono muscoli cosiddetti lisci, e come il cuore sono dunque involontari. Possono verificarsi durante tutta la gravidanza, ma con diversa intensità e soprattutto con diverso motivo. Ecco perché è importante saperle riconoscerle.
Le contrazioni in gravidanza possono essere svariate, e possono comparire in tutte le epoche della gestazione, con intensità diversa. Quelle finali, ovvero quelle che portano al travaglio, sono decisamente le più forti, e anticipano la fase espulsiva del parto.
Ma essendo presenti in tutta la gravidanza, è bene riconoscerle, anche per non scambiarle per altri problemi. Le contrazioni, infatti, si presentano come spasmi e tensioni del ventre che durano pochi secondi e scompaiono. Non sono da confondere con i dolori più forti, lunghi e sordi, fissi e prolungati nel tempo: in quel caso potrebbe trattarsi di altre patologie ed è necessario un consulto del proprio medico.
Per quanto riguarda le vere e proprie contrazioni uterine, nei primi mesi di gestazione possono verificarsi delle contrazioni fisiologiche, nel momento in cui l’utero si contrae. Capita soprattutto quando sarebbe dovuto comparire il ciclo, ma solitamente sono deboli, anche se percepibilissime dalla donna.
Via via che l’utero si modifica e si ingrossa, nel secondo trimestre, queste contrazioni potrebbero tornare. Sempre leggere, possono indicare proprio l’utero che si muove, il bambino che si gira, oppure essere conseguenza della stanchezza della mamma. Anche una carenza di magnesio e lo stress potrebbero incidere, ed è per questo che i ginecologhi potrebbero prescrivere alla gestante dei sali minerali e del magnesio, per evitare proprio le contrazioni dell’utero.
Avvicinandosi al parto, invece, ecco invece le contrazioni di Braxton-Higgs, che prendono il nome dal medico che per primo le individuò nel 1872. In questo caso l’utero si sta già preparando al parto e queste contrazioni sono esattamente di preparazione. Attraverso esse, infatti, la cervice uterina si modifica e si dilata, per favorire il cammino del bambino verso il canale del parto. Possono durare a lungo, ma sono sporadiche, ovvero non frequenti e non regolari. Possono scomparire da sole, oppure con un aiuto dall’esterno, come un bagno caldo rilassante.
Essendo ancora irregolari, non è ancora il momento di recarsi in ospedale. Quando le contrazioni si fanno invece regolari, a quel punto possiamo prepararci ad andare. Associata alle contrazioni regolari potrebbe poi avvenire la perdita del tappo mucoso che “chiude” il collo dell’utero, con una perdita spessa e biancastra. Insieme a questa perdita, molte donne trovano sulle mutandine anche delle striature rosate di sangue: in questo caso è indicazione che le contrazioni stanno lavorando sulla cervice, che si sta via via dilatando.
Nel momento in cui assistiamo alla perdita del tappo mucoso, alle striature rosa e soprattutto alla regolarizzazione delle contrazioni, è il momento di recarci in ospedale. Queste contrazioni, rispetto alle altre, saranno molto dolorose, durature e regolari. Durano circa 30-50 secondi e avvengono a 10-15 minuti di intervallo tra loro. Via via si faranno più intense e regolari, e nel momento in cui compariranno 2 o 3 contrazioni nel giro di 10 minuti per almeno un’ora, sarà il momento di avviarsi all’ospedale (non in modo burrascoso!).
Le riconosceremo, dunque, perché non scompariranno, ma aumenteranno con regolarità e avranno pause sempre più brevi. Mentre attendiamo questa regolarità, le ostetriche e i medici consigliano di fare una doccia calda rilassante.
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L’allattamento al seno è quanto di più naturale e benefico esista, a livello nutritivo e a livello di attaccamento e di legame tra mamma e bambino. Detto questo, molte mamme provano determinati fastidi, soprattutto nei primi periodi, che se non trattati possono diventare problemi più seri.
La cura del seno durante l’allattamento deve essere quindi mirata e naturale e non va sottovalutata: il primo consiglio è quello di chiedere il parere della propria ostetrica specializzata sull’allattamento; il secondo è scegliere prodotti seri e affidabili, che ci possano venire in aiuto in maniera delicata ma efficace.
L’applicazione di una crema specifica per il seno quotidianamente è quindi altamente consigliata, soprattutto nei periodi più stressanti per il capezzolo. Un esempio è Clemulina, la crema seno di Fiocchi di Riso ricca di olii naturali e aloe vera, con azione preventiva, lenitiva e rigenerante.
Tra i disturbi più frequenti quando si allatta al seno ci sono le ragadi e le screpolature, a cui il seno, una parte così delicata del nostro corpo, è particolarmente soggetto. Non mancano però nemmeno gli stati di irritazione e secchezza, normali quando il capezzolo viene stimolato con frequenza nei periodi di allattamento. Per questo motivo prevenire e curare è importante, per dare al nostro seno la massima cura e per far sì che prima di tutto mantenga il suo stato naturale di salute.
Il primo strumento per prevenire e curare questi fastidi ce lo fornisce direttamente il nostro corpo: quando allattiamo, infatti, un gesto quotidiano che dobbiamo eseguire è massaggiare delicatamente i capezzoli e le areole con una goccia di latte materno al termine della poppata. Le proprietà naturali del latte materno andranno infatti ad idratare e lenire la zona interessata. Dopodiché possiamo passare ad una crema specifica, per prevenire e curare le ragadi, che si presentano come microtaglietti dovuti allo sfregamento del palato del bambino con la cute del capezzolo.
Crema Seno Clemulina di Fiocchi di Riso è un preparato originale a base di Omega3, 6 e 9 pensato per elasticizzare, idratare e rinforzare le zone più sensibili del seno. La sua formulazione è pensata per avere un’azione preventiva e coadiuvante in caso di ragadi e screpolature dovute all’allattamento, idratando al contempo capezzoli e areole e restituendo alla pelle il suo stato naturale di salute. Clemulina di Fiocchi di Riso viene inoltre testata proprio per il suo utilizzo su areola mammaria.

Per questo Clemulina diviene un alleato primario per le mamme, che possono cominciare ad utilizzarla già nei mesi precedenti il parto (a partire dal 7° mese di gravidanza), per elasticizzare e preparare al meglio seno e capezzolo offrendo una protezione aggiuntiva.
Clemulina è utile non solo per prevenire, ma soprattutto per lenire: i suoi ingredienti (colostro bovino, olio di emu e lanolina) accelerano il processo naturale di rigenerazione cutanea e aiutano a mantenere la protezione formando una leggera barriera lipidica che limita la secchezza locale.
E poi, rigenerando la cute in maniera naturale e delicata, Clemulina diventa comunque un ottimo e utile preparato da avere in casa, non solo per il seno. Anche i nostri bambini possono beneficiarne, in ogni situazione di secchezza, irritazione o stress della pelle, come in caso di guance arrossate, labbra screpolate, mani secche… Basta applicare uno strato di Clemulina e lasciare che agisca grazie alle sue proprietà lenitive, idratanti e protettive.
Hervé Tullet è un artista francese poliedrico che ha rivolto la sua attenzione alla creatività dei bambini. Sono più di ottanta i libri usciti dalla sua matita e dai suoi colori, ma ciò su cui poniamo oggi l’attenzione sono i laboratori di Hervé Tullet: l’artista li tiene in tutto il mondo, e qualche anno fa ha deciso di raccoglierli in un favoloso libro, utile tanto ai genitori che vogliono proporre attività artistiche ai bambini sia agli insegnanti che amano, in classe, lasciare che gli alunni sperimentino la loro creatività in maniera costruttiva, libera, cooperativa e scambievole.
Già, perché una delle caratteristiche principali dei suoi laboratori è proprio la creazione collettiva, nella quale la creatività è vista come un gioco e come un mezzo, e non come un fine. Anche se, diciamolo, alla fine anche il risultato è bellissimo!
Il libro a cui facciamo riferimento è "La fabbrica dei colori: i laboratori di Hervé Tullet". È stato pubblicato da L’Ippocampo Edizioni ed è un grande libro coloratissimo che profuma di carta. In una veloce introduzione Hervé Tullet spiega la filosofia dietro ai suoi laboratori, che propone da tanti anni ai bambini di tutto il mondo: non vuole imporre l’”esercizio del bel disegno”, ma piuttosto lasciare ai bambini l’istinto dell’atto creativo, incanalando la loro immaginazione.
Dopodiché l’artista dà ai lettori qualche consiglio, per la preparazione dei materiali (sempre molto semplici e anche di riciclo!), lo spazio, la musica e i partecipanti. Come dicevamo sono laboratori che si possono fare a casa, a scuola, all’aperto: ce ne sono di tutti i tipi e tutti possono essere declinati in base al numero di partecipanti e allo spazio che si ha a disposizione.
Ed ecco che partono i laboratori: ce ne sono undici e sono tutti davvero belli, coinvolgenti e variegati.
Ognuno è spiegato molto bene: ci sono le parole da dire ai bambini (per guidarli ma anche per incoraggiarli!), il materiale da utilizzare, lo spazio necessario… Alcuni sono più d’osservazione, altri d’azione, ma tutti coinvolgono la creatività e il movimento.
Alcuni, poi, sono più collaborativi di altri. Ad esempio, nel laboratorio “Chi è il più veloce?” i bambini dovranno disegnare su un foglio che verrà passato velocemente al vicino di banco, improvvisando, usando scorciatoie visive dovute alla velocità, e il compito dell’educatore, in questo caso, è portare i bambini verso un lavoro collettivo che, alla fine, dà risultati inaspettati bellissimi e riflessivi.
Lo scambio di posto è previsto anche in altri laboratori, come nel gioco del ritratto, che rispetto ai classici “ritratti” è qualcosa di completamente nuovo: non si tratta di realizzare un ritratto grafico di una persona scelta, ma un ritratto “emotivo”, descrittivo, e il risultato sono disegni astratti deliziosi, che parlano per immagini.
Il tutto è condito da fotografie ed esempi che chiariscono ancora di più lo svolgimento e il risultato (un risultato, naturalmente, indicativo, dal momento che tutto varia in base ai partecipanti!).
Alla fine ciò che si nota è che tutti i laboratori di Hervé Tullet sono pensati dall’artista per stimolare la creatività e la fantasia dei bambini in maniera nuova, naturale e rispettosa della loro individualità. Sfruttando la velocità, l’istinto e la confusione (solo apparente!), Tullet non impone ai bambini disegni prestabiliti o risultati da raggiungere, ma suggerisce il percorso lasciando che di fatto il contenuto sia scelto sempre dai bambini.
E ad essere coinvolta non è solo la mano, come nella maggior parte dei laboratori creativi. Qui l’immaginazione, il movimento, lo scambio, la velocità e l’emotività sono strumenti al pari della mano che disegna!
Il tofu, o formaggio di soia, è un alimento sempre più utilizzato anche nella cucina italiana, anche se deriva dalla tradizione orientale. Ricco di proteine, è ideale per sostituire la carne, oppure semplicemente come formaggio. La sua consistenza, tuttavia, lo rende molto versatile e possiamo sperimentarlo in moltissime ricette.
Ecco quindi delle ricette con tofu da provare in inverno, calde e coccolose, deliziose e non troppo pesanti.
Tagliamo una cipolla e una carota a pezzetti piccolissimi, quindi laviamo e strizziamo un foglio di alga wakame e mettiamo tutto in una pentola a rosolare con un filo di olio. Dopo pochi minuti copriamo con un litro di acqua bollente e aggiungiamo tre cucchiaini di miso in polvere. Lasciamo cuocere per altri dieci minuti e nel frattempo tagliamo 100 grammi di tofu a cubetti. Versiamoli nella zuppa e serviamo calda.
Prepariamo dei pomodorini confit disponendoli su un teglia coperta con carta da forno tagliati a metà, spolverandoli con sale, pepe e aromi e versando un filo di olio. Mettiamo in forno e cuociamo per un’ora e mezza a 150 gradi, fino a quando non doreranno un pochino. Nel frattempo cuociamo la pasta integrale, frulliamo 150 grammi di tofu al naturale con 10 grammi di yogurt di soia, un cucchiaio di olio e un pizzico di sale. Una volta cotta la pasta, condiamola con la crema di tofu e i pomodorini.
Prepariamo della crema di tofu frullando del tofu con dell’erba cipollina, un po’ di olio di sesamo e un pizzico di sale, quindi tostiamo delle fette di pane integrale. Spalmiamo la crema di tofu sul pane e completiamo con delle olive taggiasche sgocciolate.
Tagliamo a pezzetti una carota pulita e un cipollotto, quindi facciamoli saltare in padella con un filo di olio per qualche minuto. In una ciotola sbricioliamo due panetti di tofu e aggiungiamo delle spezie a piacimento (a me piace molto il curry di Madras, un cucchiaino). Amalgamiamo bene e aggiungiamo il tutto alle verdure saltate in padella. Togliamo dal fuoco dopo cinque minuti a fuoco basse e frulliamo tutto in un mixer aggiungendo del pan grattato per ottenere una consistenza comoda per formare delle palline. Inforniamo per un quarto d’ora circa a 180 gradi rigirando a metà cottura.
Buttiamo in una padella antiaderente con un filo d’olio 300 grammi di tofu a cubetti, quindi laviamo e tagliamo a strisce un radicchio rosso e aggiungiamolo subito in padella. Lasciamo appassire e verso fine cottura aggiungiamo un filo di salsa di soia, lasciando insaporire per due minuti a fiamma più alta.
Semplicemente, cuociamo 200 grammi di tofu a pezzetti in una padella con un filo d’olio e aggiungiamo un barattolo di passata di pomodoro bio. Lasciamo cuocere insaporendo con delle spezie, quindi serviamo su del riso basmati bianco.
Al posto dei classici spiedini di carne, questi di tofu sono deliziosi. Prendiamo degli stuzzicadenti lunghi e infilziamo del tofu a cubetti alternandolo con delle rondelle di zucchine, dei peperoni, delle olive… Insomma, gli ingredienti che più amiamo. Cuociamo quindi su una griglia girando di tanto in tanto i lati.
Scaldate il lettore dvd o il blu-ray: se avete amato “Pets 2” al cinema, non potrete non comprare il DVD! E se l’avete perso, be’, quale occasione migliore per una serata cinema in famiglia con uno dei film d’animazione più divertenti dell’anno?
Il cartone animato digitale dedicato alla vita dei nostri animali arriva il 9 ottobre in DVD, Blu-Ray, 4K ultra HD e digital HD.
Dopo il successo di Pets, “Pets 2 - vita da animali” torna a fare divertire ed emozionare raccontando in maniera spassosissima la vita dei nostri amici animali domestici, svelando cosa facciano quando noi padroni non siamo in casa. Protagonista è il cagnolino Max (doppiato da Alessandro Cattelan), che affronta i cambiamenti della sua vita dopo il matrimonio di Katie e dopo l’arrivo di Liam, il bimbo di casa. Accanto a lui troviamo Gidget (doppiata da Laura Chiatti), la gatta Chloe (Selvaggia Quattrini), Nervosetto (Francesco Mandelli), Marghi (Domitilla D’Amico) e tantissimi altri animali domestici coraggiosi, unici e divertentissimi.
“Pets 2” parla quindi di amicizia, di coraggio, di differenze, di vita… E anche per questo è così amato dai bambini, che saranno contenti di sapere che nel nuovo DVD in uscita il 9 ottobre (disponibile in DVD, Blu-Ray, 4K ultra HD e digital HD) potranno accedere a dei contenuti speciali: oltre al film, infatti, troveranno 80 minuti di filmati inediti e di contenuti unici e interattivi, super curiosi e coinvolgenti, con scene eliminate e moltissimo altro.
All’interno troveranno quindi due Mini-Movie (“Minion Scout”, con i divertentissimi aiutanti del male, i Minion, e “Super Gidget”, con l’amata pomerania), il making-of dei mini-movie per scoprire come nasce un cartone animato, le scene eliminate, il making-of del film principale, un video per imparate a disegnare Max, Nervosetto e Chloe insieme all’Head of Story Eric Favela, un fumetto interattivo di Capitan Nervosetto… Insomma, c’è l’imbarazzo della scelta.
Il film sarà disponibile anche in 4K Ultra HD, in una confezione doppia che include il 4K Ultra HD Blu-ray e il Blu-ray (e che comprende gli stessi contenuti extra della versione Blu-ray, tutti nella straordinaria risoluzione 4K).

“Pets 2” è davvero il film perfetto per la famiglia: fa ridere, fa riflettere, diverte, coinvolge… E parla, soprattutto, dei nostri amici animali, parte integrante della famiglia. Preparate coperte e pop-corn: l’autunno si fa divertentissimo con questo DVD che non può mancare nella nostra libreria!
Conoscete Didacta? È la fiera italiana dedicata all’insegnamento e all’educazione, e quest’anno si svolgerà dal 9 all’11 ottobre a Firenze, a Fortezza da Basso, dalle 9 alle 18.30, con seminari, workshop e momenti di incontro organizzati dalle imprese appartenenti al mondo della scuola.
Si tratta della terza edizione della fiera ed è un’occasione unica per vedere dal vivo tutte le innovazioni, per fare formazione e per informarsi sulle nuove proposte per la scuola del futuro. Una scuola che naturalmente integrerà sempre di più gli strumenti digitali: per questo MyEdu sarà presente (al Padiglione Spadolini, nello Stand 67), proponendo a tutti gli interessati le proprie attività, oltre che tenendo un workshop aperto a tutti gli insegnanti della scuola primaria e della scuola secondaria di primo grado per capire a fondo i vantaggi e le possibilità che la didattica digitale offre all’interno della classe.
“MyEdu Plus, didattica oltre i confini della classe”: si intitola così l’incontro che MyEdu ha pensato per tutti gli insegnanti della scuola primaria e della scuola secondaria di primo grado che vogliano scoprire i vantaggi offerti dall’utilizzo della didattica digitale nella propria classe. “Oltre i confini della classe”, appunto: il futuro sta proprio qui, nell’ampliamento degli orizzonti, e MyEdu, leader della didattica digitale per famiglie e scuole, propone strumenti adeguati, efficaci e sicuri, per rendere l’insegnamento ancora più interattivo e immersivo.
Durante l’incontro di 50 minuti che si terrà venerdì 11 ottobre alle 15, tenuto da Benedetta Negri, MyEdu metterà a disposizione dei docenti che parteciperanno al workshop una serie di esercizi digitali realizzati dall’editore per supportare le lezioni in classe, vedendo così in prima persona il potenziale della didattica rinnovata a livello digitale.

“My Edu Plus, didattica oltre i confini della classe” diventerà così momento ideale per conoscere direttamente la piattaforma di apprendimento digitale, conoscendo allo stesso tempo le potenzialità di MyEdu, strumento che diviene per gli insegnanti non solo elemento didattico ma anche occasione di scambio e confronto, nel quale l’intervento creativo individuale si inserisce in un bacino molto più ampio (potenzialmente infinito) nel quale trovare risorse didattiche, attività interattive, esercizi e nuove chiavi di lettura per arricchire le proprie lezioni in classe.
Il workshop diventerà così un momento di scambio tra MyEdu e gli insegnanti partecipanti, sperimentando concretamente i vantaggi di una didattica pratica digitale efficace e cucita su misura di ogni alunno e ogni classe.
Per partecipare al workshop di MyEdu a Didacta 2019 è necessario iscriversi. A questo link troverete le istruzioni per iscrivervi. Ma affrettatevi: sono solo 120 i posti disponibili!
#FMEEducation
Alla fine, anche lei è una mamma che lavora: Michelle Williams è mamma di Matilda, ma è anche attrice. È un genitore, ma è anche una persona che lavora. Sa di cosa parliamo, quindi, anche se certamente la sua condizione è decisamente diversa da quella delle donne “normali” che vivono nel mondo reale di tutti i giorni.
Ma appunto per questa sua posizione privilegiata ha il diritto di fare sentire la sua voce chiedendo diritti per tutte noi, lei compresa. È da questi discorsi che a volte nascono belle iniziative, che gli stereotipi si rompono e che gli schemi sociali cominciano a modificarsi.
Ecco perché il discorso di Michelle Williams l’altra sera agli Emmy Awards ci piace: perché capiamo cosa vuol dire. Capiamo lei e capiamo tutte le donne che sono nella situazione che ha descritto. Perché la parità salariale non dovrebbe più essere una questione da discutere: dovrebbe essere la realtà, punto.
Michelle Williams ha vinto l’Emmy per la sua interpretazione nella serie “Fosse/Verdon”, nella quale interpreta la ballerina e attrice Gwen Verdon. Un Emmy meritatissimo per un’attrice che ha rotto tutti gli schemi, uscendo dai panni della giovane Jen Lindley e vestendo quelli delle donne più iconiche della storia, dimostrando sempre una bravura ed una umanità eccezionali.
Ciò che è rimasto non è solo la sua interpretazione, tuttavia. Anche il suo discorso di accettazione degli Emmy è diventato un trend topic, e noi ne siamo felici.
“Vedo questo premio come un riconoscimento di quanto è possibile fare quando a una donna viene data la possibilità di dar voce ai suoi bisogni, di sentirsi sicura nell’esprimerli, di essere rispettata in modo che questi vengano ascoltati”.
È partito così, il discorso, che è subito finito sulla questione della parità salariale.
“Quando ho chiesto più lezioni di danza, mi hanno detto “sì”. Più lezioni di canto? “Sì”. Una parrucca diversa, un paio di denti finti che non fossero di gomma? “Sì”. Sono tutte cose che richiedono sforzi e denaro, ma i miei capi non hanno mai preteso di sapere meglio di me cosa mi servisse per fare al meglio il mio lavoro e per onorare Gwen Verdon. Per questo voglio ringraziare FX e Fox 21 Studios, per avermi sostenuta completamente e per avermi pagato equamente, perché hanno capito che quando dai valore ad una persona, questo la rende più forte e le permette di entrare in contatto profondo con questo suo valore. E questo valore dove va a finire? Va a finire nel suo lavoro”.
Un discorso che non fa una piega e che serve solo a capire che pagare di più una persona (dando ciò che le spetta, non ciò che non le spetta) non significa perdere denaro, ma guadagnarlo, ricevendo in cambio professionalità e qualità.
E per finire, prima di dedicare il discorso e la vittoria alla figlia Matilda, ha così concluso:
“Quindi la prossima volta che una donna - soprattutto una donna di colore, perché per ogni dollaro guadagnato da un uomo al suo stesso livello guadagna solo 52 centesimi - vi dice di cosa ha bisogno per fare il suo lavoro, ascoltatela, credetele. Perché un giorno potrebbe stare di fronte a voi e ringraziarvi per averle permesso di avere successo GRAZIE al suo ambiente di lavoro e non NONOSTANTE ESSO”.
Proporre ai bambini le verdure è spesso complicato, soprattutto quando non sono abituati a mangiarle o quando si trovano nel piatto quelle che proprio proprio non gli piacciono. La pasta con le verdure diventa quindi una soluzione per fare mangiare anche ai bambini tutte le verdure “nascondendole” nel condimento.
Queste sono i miei sughi preferiti, tutti con verdure variegate che seguono la stagionalità.
In autunno e inverno quando è disponibile il radicchio rosso, tagliamo il radicchio e mettiamolo a rosolare in padella con dell’olio, lasciandolo poi cuocere a fiamma bassa per una decina di minuti. Verso la fine versiamo un filo si salsa di soia e completiamo con dei ceci frullati con un goccio di acqua di cottura della pasta, mescolando bene e usando come sugo.
Le tagliatelle con salvia e funghi sono davvero deliziose. Prendiamo dei funghi freschi o surgelati tagliati a pezzetti e saltiamoli in padella con dell’olio e uno spicchio di aglio, condendo verso la fine con una spolverata di prezzemolo. Aggiungiamo anche qualche foglia di salvia fresca e usiamo questo sugo per condire la nostra pasta.
Perfetto sia per la pasta che per il risotto, il sugo di spinaci è super verde ed è davvero molto benefico. Anche i bambini che solitamente non mangiano gli spinaci lo adoreranno. Ecco la ricetta.
In autunno il cavolo viola è davvero un bell’ingrediente, per sapore, benefici e colore. Sbollentiamo per dieci minuti in acqua bollente 100 grammi di foglie di cavolo viola, scoliamole e frulliamole poi con 40 grammi di pinoli, 50 grammi di pecorino, un goccio d’olio e un pizzico di sale. Mentre la pasta cuoce utilizziamo un cucchiaio di acqua di cottura per ammorbidire il sugo, quindi condiamo la pasta.
Un classico della cucina italiana, la pasta con pesto è buonissima e super verde, benefica e gustosa. Ecco la ricetta per prepararla con patate, fagiolini e pesto, un piatto che amano sempre anche moltissimi bambini.
Anche la pasta con le zucchine è un classicone che tuttavia piace sempre, anche perché le zucchine sono una verdura solitamente amata anche dai bambini. La ricetta è questa, e oltre che molto buona è anche di semplicissima preparazione.
Barbabietole e semi di zucca sono la base di questo sugo bello e buono: bolliamo 300 grammi di barbabietola (o utilizziamo quella già bollita) e frulliamola con 100 grammi di semi di zucca, 50 grammi di formaggio grattugiato (o lievito in polvere), 3 cucchiai di olio, un po’ di succo di limone e un pizzico di sale grosso. Otterremo un pesto viola davvero molto buono e invitante.
Una frase che mai vorremmo sentire, ma che tuttavia non fatichiamo a ritenere vera. Purtroppo è così: le donne che potrebbero avere figli hanno meno possibilità di venire assunte rispetto ai colleghi e alle colleghe non in età fertile. Un fatto che purtroppo temevamo come vero solo pensando alla nostra società, e che ora è stato confermato da uno studio pubblicato sulla rivista Labour Economics, che ha trovato moltissima discriminazione nei confronti delle donne in età fertile.
A cosa serve questo studio? A mettere nero su bianco una condizione che non dovrebbe nemmeno esistere. Cominciamo insomma a parlarne, in maniera da prendere un’altra direzione come società.
Lo studio di cui parliamo è stato pubblicato sulla rivista Labour Economics e ha preso in considerazione le condizioni di assunzione in Germania, Svizzera e Austria. I risultati sono parecchio chiari: i ricercatori hanno trovato che le donne sposate senza figli - in età fertile - hanno meno probabilità di venire assunte per ruoli part-time rispetto a donne più vecchie o sposate e con figli grandi.
Il perché è presto detto e non c’è bisogno di essere scienziati per capirlo: i datori di lavoro vedono nel fatto di essere sposate e di non avere figli un rischio di gravidanza.
Nei paesi presi in considerazione (che con le dovute e giuste differenze possono tuttavia rappresentare gran parte dei paesi occidentali) le donne con due bambini in età scolare sono le più “papabili” per essere chiamate ad un colloquio per un lavoro part-time. Le donne sposate senza figli, invece, ricevono pochissime risposte.
La ricerca dice però chiaramente che gli studiosi sono stupiti da questa tendenza, soprattutto perché questo fatto accade anche nelle aziende più “family friendly” e in una categoria, quella del part-time, che effettivamente è molto appetibile per donne e uomini con figli o che vogliono avere figli. Sembra insomma un paradosso: un lavoro part-time potrebbe essere perfetto per una donna che vuole avere figli, ma in ogni caso, no, trovare lavoro per lei diviene comunque difficilissimo.
Un’altra assurdità sta nel fatto che altre ricerche in passato hanno sottolineato come il lavoro part-time dia spesso gli stessi risultati di un lavoro full-time, e che, addirittura, spesso le donne con contratti più flessibili (come appunto il part-time verticale o orizzontale) siano le persone più produttive di un team di lavoro.
Al di là del periodo di maternità, i datori di lavoro hanno paura che una mamma con figli piccoli non lavori come prima, che sia più distratta o che abbia bisogno di più permessi. In realtà, le mamme sono sempre più valorizzate da questo punto di vista e sono sempre di più gli studi che mostrano come le donne con figli a livello lavorativo siano delle risorse. Perché allora c’è ancora chi mette in difficoltà una famiglia per questo motivo? Perché c’è chi ancora si aggrappa agli stereotipi? Perché c’è chi ancora si comporta in questa maniera?
La discriminazione è assurda. È assurdo che a parità di competenze si venga scelti per la presenza o assenza di figli. È assurdo ancor di più che quando le competenze ci sono e sono migliori di quelle degli altri candidati si venga scartati a priori.
La nostra società ha bisogno di cambiare. La mentalità deve essere ribaltata. E per farlo anche questi fatti messi nero su bianco possono avere la forza giusta per smuovere qualcosa.
Fare attenzione alla propria alimentazione in gravidanza è fondamentale. E non solo pensando ai classici cibi da evitare per non incorrere nella toxoplasmosi, ma anche per stare bene e per non mangiare alimenti che possano fare male alla mamma e al bambino.
Una credenza popolare che tuttavia dobbiamo sfatare è quella dello yogurt in gravidanza: si crede infatti erroneamente che tutti gli yogurt aumentino le possibilità che il bambino, poi, sviluppi asma o problemi respiratori. Questo è vero ma solo nel caso dello yogurt magro, perché, in realtà, tutti gli altri yogurt sono addirittura benefici per la gestazione.
Lo stesso discorso vale per i bambini durante lo svezzamento: essendo un alimento probiotico, aiuta la funzionalità intestinale, ed è perfetto per accompagnare la frutta fresca.
Ma vediamo insieme quale yogurt scegliere in gravidanza e quali yogurt per neonati sono raccomandabili.
Per chi è abituata a mangiare yogurt, eliminarlo durante la gravidanza è davvero faticoso. Ma in realtà non serve: basta evitare quello magro e preferire quelli interi e pastorizzati. Lo yogurt, infatti, è un cibo benefico essendo un probiotico naturale. È ricco di vitamine (come la B e la K), è fonte di calcio e aiuta, soprattutto, l’intestino, organo che durante la gravidanza potrebbe fare qualche capriccio.
Non solo: lo yogurt in gravidanza contrasta le fastidiose emorroidi, la stitichezza e la dissenteria, e di conseguenza è consigliatissimo come spuntino. Addirittura, lo yogurt contrasta la carenza di ferro in gravidanza se abbinato ad altri cibi.
Come fanno sapere da Un Pediatra per Amico, le donne in gravidanza spesso soffrono di questa carenza, ed è fondamentale assumere cibi contenenti ferro bivalente e trivalente abbinandoli ad alimenti ricchi di vitamina C (come gli agrumi), di acido lattico (e dunque il nostro yogurt), di acido folico e di vitamina B12.
Di conseguenza lo yogurt, nelle quantità di un vasetto al giorno, è davvero consigliato, ma solo se scelto intero e pastorizzato, ovvero processato per eliminare gli agenti patogeni che potrebbero essere rischiosi per la mamma e per il bambino. Meglio evitare, quindi, nei mesi della gravidanza lo yogurt fatto in casa, per essere certe che non ci siano batteri residui.
E quando il bambino nasce? Durante lo svezzamento il bambino comincia ad assumere cibi diversi dal latte materno e, con l’aiuto del pediatra, la dieta comincia a variare con l’inserimento di alimenti differenti di mese in mese.
Secondo le raccomandazioni europee i latti fermentati sono consigliati già dallo svezzamento, dal momento che contengono calcio, proteine, fosforo e riboflavina. Lo yogurt fa parte di questi latti fermentati e può essere inserito nell’alimentazione del bambino a partire dai 6-9 mesi, seguendo le raccomandazioni del pediatra.