Prima che scorriate l'articolo, con in testa questa domanda, ne sfato subito l'aspettativa: NESSUNO. Si, non sono proprio nessuno per parlarne, ma siccome in maniera tangenziale è la terza volta che ne raccolgo i racconti e ne tasto i segni e le ferite, ho deciso che pur non essendo nessuno, forse posso riportare parte della mia esperienza di ascoltatrice. In questo periodo per me è un tema caldo. Una delle mie più care amiche si è avventurata in quell'inferno. Non trovo le parole, non so esserle vicina come vorrei, nonostante lei me lo chieda mettendomi al corrente di come sta. Ora, dopo due fivet fallite, è depressa al punto che ha sospeso il lavoro. Nonostante ciò, è tale ed ardente il desiderio di diventare madre che vuole provare per la terza volta. Non ho parole giuste... in fondo, il fatto che io sia mamma, per quanto non ci siano gelosie ed attriti, mi rende, con la mia esperienza, come una pozione urticante su di una pelle sottile e screpolata. Per qualche giorno mi sono chiesta perché la mia amica non mi risponda ad un messaggio... sono preoccupata, ma non so se faccio meglio a rispettare il suo silenzio o pregarla di darmi notizie... Insomma, un bel pasticcio, che rischia per giunta di indebolire un'amicizia che ritengo familiare e calda.
Cerco ora di ripercorrere quanto avviene, rifacendomi ai racconti della mia amica che chiamerò Sabrina per l'occasione. Dopo avere preso la decisione di provare una Fivet che sta per Fecondazione in vitro con impianto dell'ovulo fecondato, bisogna tassativamente passare per un'importante cura ormonale. Sabrina ha problemi di ipotiroidismo e questa condizione non le giova affatto. Una serie di iniezioni anticipano la cura con le gonadotropine, in una dose tale da mettere in atto un'iperovulazione. Sviluppandosi più follicoli viene prodotto un numero maggiore di ovociti. Al termine di questa cura che viene monitorata tutti i giorni per capire il grado di maturazione dei folicoli, in anestesia totale, vengono prelevati gli ovuli. Sabrina si è sentita sola e mi racconta il paradosso della procreazione in un ambiente medicalizzato, come se stesse avvenendo una qualsiasi operazione chirurgica. Tutto intorno a te è freddo ed asettico, anche se hai appena fatto il gesto che innescherà l'amore che ancora non conosci, ma che immagini essere il più grande della vita.
Al termine del prelievo si rimane sulle spine. Una parte di te, però è nelle mani di sapienti medici che, si spera, sapranno scegliere l'ovulo giusto. Sono loro, infatti, che mettono il tuo ovulo nella condizione di essere fecondato e tentano la fecondazione. Se questa avviene, da quell'atto, in qualsiasi momento del giorno e della notte, puoi essere chiamata dall'ospedale per presentarti e metterti a disposizione per l'impianto. L'impianto avviene in maniera meno invasiva, ma egualmente asettica. Se vengono fecondati più ovuli, possono essere impiantati fino ad un massimo di tre ovuli. Si è messa questa restrizione perché in passato si metteva a rischio la vita di madre e bimbi a seguito delle gravidanze multiple. Oggi se ne impiantano un massimo di tre, ma di solito "ce la fanno" uno o al massimo due degli embrioni. La seconda volta che tentò fu inizialmente un successo. Gliene vennero impiantati due. La gravidanza sembrava essere iniziata. Nella sua testa cominciava a concretizzarsi quell'idea di vita nuova, il pensiero di non essere più sola si faceva spazio nella sua mente. Riusciva già a pensare a ciò che sarebbe servito per la casa... ma al terzo mese qualcosa è cambiato. Sentì che dentro di lei era avvenuta una mutazione. Era tale e forte la sensazione che non fu una sorpresa sapere che nella sua pancia desiderosa non c'era più vita. No, non fu una sorpresa, ma un lutto, un fallimento, uno scherzo del destino che sembra penalizzarti quanto più forte desideri qualcosa. Per suo marito ci fu anche la sorpresa choccante di una notizia che non poteva intuire in anticipo o vagamente prevedere. Da allora hanno dentro un lutto, non solo come qualcosa che non è arrivato, ma come qualcosa che c'è stato e che non c'è più. Mi chiedo che cosa spinga tante donne a vivere un'esperienza così angosciante. Forse ci sarei arrivata anche io... non posso saperlo, ma non ho mai pensato ad un figlio come a qualcosa per me... Ho sempre pensato che forse sarebbe successo... Ma io non faccio testo perché nel suo "succedere" quella bomba che è mettere al mondo una creatura cui sei legata per la vita, ha sconvolto la mia vita al punto che non sono in grado di mantenere tutto saldo. Quindi non sono all'altezza di parlare di cose che succedono e basta, senza portarne i segni addosso.
Penso solo che un figlio è un dono e forse quando ci accaniamo per ottenerlo stiamo combattendo in parte contro noi stesse... Vedo in Sabrina quella foga autodistruttiva che la porta a deprimersi, a farsi del male, pur di ottenere quel risultato. Se si amasse e rispettasse, mi dico a volte, non si chiederebbe tanto...
Sara Donati
saradonatifilmaker.com
Nell'appartamento di prima non avevamo giardino e nemmeno un balcone, quindi ci eravamo attrezzati per poter portare Cucciola all'aperto. Certo non era un 'operazione proprio semplice, specie la "messa in sicurezza" della sua zona, ma cercavamo di fare del nostro meglio e lei gradiva.
Io – Allora siamo pronti per uscire?
Lui – Certo che alle 7.30 della domenica mattina quelli che ci vedono caricare così la macchina penseranno che stiamo per espatriare
Io – Non si sa mai, meglio portare roba in più che in meno
Lui – Sì ma non esagerare, stiamo via un paio d'ore, la scorta di fieno mi sembra un accesso
Io – Dici
Lui – Sì!
Io – Allora: rete, martello, gabbietta, acqua fresca, teli mare, mi pare ci sia tutto... , Cucciola, manchi solo tu
Cucciola – Cosa fate? Dove portate le mie cose? Ce ne andiamo, ma qui è tutto mio!
Io – Dai dentro nella gabbietta che si parte
Cucciola – Non andremo dal dottore sul tavolo magico? Non lo sopporto quando mi mette il termometro dietro la coda, lo trovo irrispettoso...
Operazione non semplice farla entrare nella gabbietta vista che tutt'ora non è abituata ed una volta chiusa lei si agita come un leone in gabbia... Arrivati al parco più o meno funzionava così...
Io – Deve essere un posto tranquillo non troppo di passaggio
Lui – Sai la domenica a quest'ora a febbraio non penso ci sia ressa. La gente penserà o che andiamo in camporella o che stiamo per abbandonare qualcosa
Io – Dai dai che qui è perfetto
Cercavamo una zona tranquilla del parco, un po' interna, vicino agli alberi, verificavamo che a terra non ci fossero plastica, vetri, sporcizia e cose pericolose per lei e per noi, montavamo una rete precedentementelegata a dei paletti, a maglie strette e abbastanza lunga a formare un recinto, la picchiavamo nel terreno con il martello, poi su una parte fermavamo il telo mare per creare una zona d'ombra e riparata da occhi indiscreti, mettavamo all'interno del recinto la gabbietta con Cucciola (che per fare 300 metri in macchina casa / parco si era fatta la pipì addosso e tremava come una foglia) e la liberavamo. Intanto facevamo da vedette al fortino, evitando che se i pochi a spasso con il cane si avvicinassero troppo perché lei non era abituata e già la cosa la rendeva in certi momenti allertata e poi perché il recinto non avrebbe retto il peso di un cane incuriosito che cerca magari si scavalcare.
La prima volta sono rimasta un po' scioccata: appena aperto lo sportellino e saltata fuori è ... risaltata dentro! Si puliva le zampe in maniera forsennata, cacciava fuori il musino dalla gabbietta senza capire.
Cucciola – Ma questo pavimento è tipo morbido? Cos'è sta roba verdina tutto intorno?
Io – Amore dai esci è erba... caspita non l'hai mai vista!!!
Cucciola – Ok io ci provo ma non garantisco, non è semplice
Poi un passo, due e tre e via, che salti!
Io – Guarda com'è brava, Cucciola sei bravissima!
Lui – Sta saltando, non leggendo un libro in aramaico... E' nella sua natura.
Io – Quante cose sono nella tua natura e non le fai...
Lui – Mmmmmm...
Cucciola – Visto, faccio i salti e corro e cambio direzione in un attimo
Io – Brava Cucciola!
Cucciola – Sì adesso mi chiamo brava cucciola
Io – Qui c'è il tuo fieno e qui il beverino con l'acqua
Cucciola – No mamma non ho tempo, adesso devo fare brava cucciola
Una bellissima giornata, invernale ma calda, con quel sole che ti intiepidisce e la tranquillità del parco la domenica mattina.
A volte correva, smusettava, camminava ed ispezionava, a volte si stancava e si sdraiava sul prato, brucava l'erbetta fino ad allora mai vista (!), si faceva coccolare e quando doveva far pipì rientrava nella gabbietta... non si lascia in giro niente!
Elena Vergani
Articolo tratto dalla rubrica Il mondo è bello perchè è variabile
Nell'appartamento di prima non avevamo giardino e nemmeno un balcone, quindi ci eravamo attrezzati per poter portare Cucciola all'aperto. Certo non era un 'operazione proprio semplice, specie la "messa in sicurezza" della sua zona, ma cercavamo di fare del nostro meglio e lei gradiva.
Io – Allora siamo pronti per uscire?
Lui – Certo che alle 7.30 della domenica mattina quelli che ci vedono caricare così la macchina penseranno che stiamo per espatriare
Io – Non si sa mai, meglio portare roba in più che in meno
Lui – Sì ma non esagerare, stiamo via un paio d'ore, la scorta di fieno mi sembra un accesso
Io – Dici
Lui – Sì!
Io – Allora: rete, martello, gabbietta, acqua fresca, teli mare, mi pare ci sia tutto... , Cucciola, manchi solo tu
Cucciola – Cosa fate? Dove portate le mie cose? Ce ne andiamo, ma qui è tutto mio!
Io – Dai dentro nella gabbietta che si parte
Cucciola – Non andremo dal dottore sul tavolo magico? Non lo sopporto quando mi mette il termometro dietro la coda, lo trovo irrispettoso...
Operazione non semplice farla entrare nella gabbietta vista che tutt'ora non è abituata ed una volta chiusa lei si agita come un leone in gabbia... Arrivati al parco più o meno funzionava così...
Io – Deve essere un posto tranquillo non troppo di passaggio
Lui – Sai la domenica a quest'ora a febbraio non penso ci sia ressa. La gente penserà o che andiamo in camporella o che stiamo per abbandonare qualcosa
Io – Dai dai che qui è perfetto
Cercavamo una zona tranquilla del parco, un po' interna, vicino agli alberi, verificavamo che a terra non ci fossero plastica, vetri, sporcizia e cose pericolose per lei e per noi, montavamo una rete precedentementelegata a dei paletti, a maglie strette e abbastanza lunga a formare un recinto, la picchiavamo nel terreno con il martello, poi su una parte fermavamo il telo mare per creare una zona d'ombra e riparata da occhi indiscreti, mettavamo all'interno del recinto la gabbietta con Cucciola (che per fare 300 metri in macchina casa / parco si era fatta la pipì addosso e tremava come una foglia) e la liberavamo. Intanto facevamo da vedette al fortino, evitando che se i pochi a spasso con il cane si avvicinassero troppo perché lei non era abituata e già la cosa la rendeva in certi momenti allertata e poi perché il recinto non avrebbe retto il peso di un cane incuriosito che cerca magari si scavalcare.
La prima volta sono rimasta un po' scioccata: appena aperto lo sportellino e saltata fuori è ... risaltata dentro! Si puliva le zampe in maniera forsennata, cacciava fuori il musino dalla gabbietta senza capire.
Cucciola – Ma questo pavimento è tipo morbido? Cos'è sta roba verdina tutto intorno?
Io – Amore dai esci è erba... caspita non l'hai mai vista!!!
Cucciola – Ok io ci provo ma non garantisco, non è semplice
Poi un passo, due e tre e via, che salti!
Io – Guarda com'è brava, Cucciola sei bravissima!
Lui – Sta saltando, non leggendo un libro in aramaico... E' nella sua natura.
Io – Quante cose sono nella tua natura e non le fai...
Lui – Mmmmmm...
Cucciola – Visto, faccio i salti e corro e cambio direzione in un attimo
Io – Brava Cucciola!
Cucciola – Sì adesso mi chiamo brava cucciola
Io – Qui c'è il tuo fieno e qui il beverino con l'acqua
Cucciola – No mamma non ho tempo, adesso devo fare brava cucciola
Una bellissima giornata, invernale ma calda, con quel sole che ti intiepidisce e la tranquillità del parco la domenica mattina.
A volte correva, smusettava, camminava ed ispezionava, a volte si stancava e si sdraiava sul prato, brucava l'erbetta fino ad allora mai vista (!), si faceva coccolare e quando doveva far pipì rientrava nella gabbietta... non si lascia in giro niente!
E' la base della cucina: con lei potete creare davvero tutto, da biscotti fatti con le formine a crostate a biscotti della mattina.
Come festeggiare Halloween in maniera divertende senza intossicarci? Ecco le nostre ricette!
Idee e spunti creativi per preparare delle pizze da 'paura'!
Possiamo utilizzare una pasta base per pizza già pronta (facciamo attenzione che non contenta oli vegetali o olio di palma o colza all'interno).
Gli ingredienti sono davvero a vostro piacimento:
- sugo di pomodoro (senza zucchero)
- wusterl vegetali
- olive
- sale
- olio extra vergine di oliva
- lievito madre in scaglie (darà quel tocco in più alla pizza).
La "difficoltà" sta semplicemente nel riuscire a creare delle forme stile Halloween, quindi fantasmi, streghe teschi etc...

Sono veloci e semplici dolcetti fatti con soli 3 ingredienti!
Ingredienti:
- mela
- marmellata alla fragola senza zuccherooppure crema di mandorle o di arachidi o crema al cioccolato spalmabile
- pinoli
Immagine tratta da http://ohsheglows.com/

Ingredienti:
- banana
- farina di cocco
- farina di mandorle (facoltativa)
- gocce di cioccolato
- uvetta
- succo d'arancia
- stecchini
Tagliamo la banana in due parti, inseriamo gli stecchini e mettiamola in freezer per circa una due ore. Poi trascorso il tempo necessario a raffreddare immergiamole in un bicchiere di succo d'arancia. Veriamo nelle proporzioni gradite le due farine in un piatto e passiamo sopra la banana, poi immergiamola di nuovo nel succo d'arancia e poi di nuovo nella farina. Creiamo gli occhi del fantasma inserendo le gocce di cioccolato e la bocca con l'uvetta.
Immagine tratta da

Scolpiamo della base di pasta frolla pronta (oppure potete farla voi stesse utilizzando questa ricetta) e decoriamo utilizzando mandorle per creare le unghie e della marmellata di fragole senza zucchero per creare il sangue.
immagine tratta da http://www.maplespice.com/

Chi l'ha detto che ad Halloween si debba mangiare solo dolcetti?
1 spicchio d'aglio
1 scatola di fagioli neri
2 cucchiai di salsa tahini o 1 cucchiaio abbondante di semi di sesamo
3 cucchiai di succo di limone o lime
1 cucchiaino di cumino (facoltativo)
3 cucchiai di yogurt vegetale (senza zucchero)
1/2 cucchiaino di sale
Per fare le ragnatele: yogurt vegetale senza zucchero
Frulliamo lo spicchio d'aglio con i fagioli e tutti gli altri ingredienti fino ad ottenere una purea.
Accompagnamolo con carote crude da intingere
immagine tratta da http://blog.fatfreevegan.com/

- tagliatelle verdi
- salsa di pomodoro senza zucchero nè conservanti
- olive verdi
Per fare le vene sugli occhi potete usare dello zafferano.
Basta condire la pasta creando una forma rotonda con il sugo di pomodoro, creare gli occhi con l'hummus o reciclando delle polpette vegetali, aggiungere delle olive verdi e il gioco è fatto!
immagine tratta da http://www.maplespice.com/
Giulia Mandrino
"L'ansia è lo stordimento della libertà."
~ Soren Kierkegaard
Ecco la nostra miscela di fiori contro l'ansia nei periodi di forte malessere: basta andare in un'erboristeria con i nomi dei fiori e le quantità e con 7-10 euro avrete il vostro boccettino di fiori di Bach specifico per il vostro tipo di ansia. La posologia indicata è 4 gocce sublinguali 4 volte al giorno per almeno 3 mesi.
- Rescue Remedy 4 gocce
- Aspen 2 gocce
Scegliete poi 3 tra questi fiori (due gocce per ciascun fiore da aggiungere all'interno della vostra miscela con Rescue Remedy e Aspen):
- Red Chestnut: paura che succeda qualcosa di brutto alle persone che amate
- Rock Rose: paura che fa rabbrividire e gela il sangue, terrore.
- Cherry Plum: paura di perdere il controllo di se stessi, di avere esplosioni di rabbia, paura di far male a se stessi e a chi ci sta intorno.
- Mimulus: paura concreta di qualcosa, ex. paura di perdere il lavoro, paura di rimanere senza soldi, paura del parto etc...
- Elm: è indicato quando ci si sente davvero allo stremo, quando si hanno troppe cose da fare e non si ha tempo.
- White Chestnut: se si hanno pensieri o preoccupazioni ripetuti e indesiderati che ritonano sempre nella nostra mente.
Giulia Mandrino
Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.
"Al termine di ogni gravidanza nascono un bambino e una mamma. Vi sembra strano pensare che nasca anche una "mamma"? Invece è proprio così!
Sono pochi i momenti della vita di una donna in cui nulla si può dare per scontato e l'arrivo del bambino comporta un radicale cambiamento sia nella sua vita che in quella del partner. Le prime settimane dopo il parto, in particolare le prime otto, i primi due mesi, rappresentano per ogni donna un momento unico e davvero speciale. Insieme alla gioia, ci si deve confrontare con l'impegno di accudire il proprio bambino: compito non facile, dato che ha ritmi, abitudini, bisogni diversi da quelli di un adulto. In questo momento così speciale le donne hanno quindi bisogno di un partner che dedichi grandi e amorevoli attenzioni non solo al nuovo nato, ma anche alla propria compagna. Consiglio vivamente a tutte le mamme, sia che siano in gravidanza sia che abbiano partorito da poco, la lettura di un racconto di Luis SepÚlveda: "Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare", Salani, 1996. Una gabbianella, che dapprima si sentiva minacciata da un grosso gatto nero e che non sapeva volare, impara con pazienza a conoscere quello che diventerà il suo nuovo amico e, soprattutto, a combattere le proprie paure. I primi mesi di vita del bambino rappresentano un profondo cambiamento che richiede pazienza, impegno e grande energia, ma ogni donna possiede la forza e la saggezza per affrontarli. La gabbianella che impara a volare ci fa tenerezza e ci induce a riflettere su alcuni momenti più faticosi. Di seguito riporto un breve estratto del libro che racchiude significati molto profondi: "No! Ho paura! Zorba! Zorba!" stridette Fortunata beccando le mani dell'umano. "Aspetta posala sulla balaustra" miagolò Zorba. "Non avevo intenzione di buttarla giù" disse l'umano. "Ora vedrai, Fortunata. Respira. Senti la pioggia. È acqua. Nella tua vita avrai molti motivi per essere felice, uno di questi si chiama acqua, un altro si chiama vento, un altro ancora si chiama sole e arriva sempre come una ricompensa dopo la pioggia. Senti la pioggia. Apri le ali" miagolò Zorba. La gabbianella spiegò le ali. I riflettori la inondavano di luce e la pioggia le copriva di perle le piume. L'umano e il gatto la videro sollevare la testa con gli occhi chiusi. "La pioggia. L'acqua. Mi piace!" stridette. "Ora volerai" miagolò Zorba. "Ti voglio bene. Sei un gatto molto buono" stridette Fortunata avvicinandosi al bordo della balaustra. "Ora volerai. Il cielo sarà tutto tuo" miagolò Zorba. "Non ti dimenticherò mai. E neppure gli altri gatti" stridette lei già con metà delle zampe fuori dalla balaustra, perché come dicevano i versi di Atxaga, il suo piccolo cuore era lo stesso degli equilibristi. "Vola!" miagolò Zorba allungando una zampa e toccandola appena... Fortunata volava solitaria nella notte amburghese. Si allontanava battendo le ali con energia fino a sorvolare le gru del porto, gli alberi delle barche, e subito dopo tornava indietro planando, girando più volte attorno al campanile della chiesa. "Volo! Zorba! So volare!" strideva euforica dal vasto cielo grigio. L'umano accarezzò il dorso del gatto. "Bene, gatto. Ci siamo riusciti" disse sospirando. "Si, sull'orlo del baratro ha capito la cosa più importante" miagolò Zorba. "Ah sì? E cosa ha capito?" chiese l'umano. "Che vola solo chi osa farlo" miagolò Zorba"
Dal libro Il neonato e i suoi segreti dell'Ostetrica Angela Dinoia,Mental Fitness Publishing
Con la definizione "Manovra di Kristeller"si intende la spinta effettuata sulla pancia della donna a fine travaglio dal medico, nel momento delle ultime spinte di accompagnamento alla nascita del bambino.
Sono in molte le mamme italiane che hanno ricevuto questo tipo di gesto, generalmente tutt'altro che gentile ma anzi molto forte e talvolta violento. Nella maggior parte dei casi la kristeller eseguita è omessa dalle cartelle cliniche, cosa che non accade per altre pratiche assistenziali come l'episiotomia o l'uso della ventosa ostetrica. Come mai, verrebbe da chiedersi?
Chi la vede come un "aiutino", chi grazie ad essa si è ritrovata costole fratturate, è importante sapere che questa manovra non è affatto scevra da rischi, per la mamma e per il bambino. E' infatti bandita in molti stati, come ad esempio la Gran Bretagna. E' rischiosa per la mamma che può vedersi i propri tessuti perineali lacerati in modo severo a causa della forze propulsiva imposta al nascituro, oltre al rischio reale di costole rotte, così come potrebbe danneggiare il bambino che, schiacciato e spinto in modo innaturale da una forza esterna difficilmente controllabile, può dar segni di scompenso con cali del battito, senza contare il trauma fisico specie a livello del cranio che ne può conseguire.
Ma perché viene eseguita?
Può accadere che a fine travaglio la mamma sia molto stanca, fatichi a sentire le spinte e dunque ad assecondare la nascita del bambino. Oppure che il battito del bambino dia segni di necessità di una nascita più svelta.
Per far fronte a queste evenienze, è davvero indispensabile adottare una manovra potenzialmente pericolosa? Cosa fanno in quegli Stati in cui la manovra è stata bandita?
Ciò che può essere veramente d'aiuto sono l'attesa e il cambio di posizione: se il bambino fatica a sgusciar fuori nonostante le spinte della mamma, forse mettersi in piedi, a carponi, su un lato, oppure accovacciate può aiutare l'apertura dei diametri del bacino, aiutare la mamma a spingere, e facilitare la strada al bambino. Con un semplice cambio di posizione è possibile risolvere anche eventuali cali del battito, che rischierebbero comunque di peggiorare con una kristeller.
E dunque, che fare?
Una buona strada potrebbe essere quella di scegliere un ospedale che non effettua questa manovra, o che sia in grado di fornire dati percentuali a riguardo. E durante il parto qualcuno vi si avvicina con la chiara intenzione di montarvi sulla pancia...siate categoriche: rifiutatevi, rifiutatevi, rifiutatevi chiedendo strade alternative per salvaguardare la salute vostra e quella del vostro bambino.
Ostetrica Eleonora Bernardini
www.acasaconte.com
La medicina ayurvedica è la più antica medicina, le sue origini risalgono davvero nella notte dei tempi. E' ancora poco diffusa in Italia in quanto ci sono ancora pochi medici specializzati in essa. Noi abbiamo intervistato il dott. Guido Sartori per capire se e come questa disciplina possa essere applicata in ambito pediatrico con successo.
Buongiorno dottore. La prima domanda che le rivolgiamo è: 'la medicina ayurvedica può essere applicabile in ambito pediatrico?'
"Certamente sì. Prima ancora nel tempo della gravidanza e prima ancora della fecondazione! Il tempo in Ayurveda comincia 'prima'!
Poi dopo la nascita e viva via durante la crescita posso affermare che i bambini rispondono molto bene ai preparati a base di erbe."
La sua applicazione è solo in ambito di prevenzione o anche in fase di acuto?
"La profilassi e prevenzione sono il campo di utilizzo migliore e più efficace dell'Ayurveda, questo significa EVITARE al massimo gli episodi acuti. In questo caso di solito è sufficiente aumentare la dose di ciò che si sta già assumendo o aggiungere un preparato più specifico a seconda del problema."
Quali sono le cause principali secondo la medicina ayurvedica dei malanni di stagione che interessano i bambini tosse, bronchiti, tonsilliti, otiti?
"La causa principale è il muco o AMA (tossine metaboliche da cattiva alimentazione e digestione) accumulato che si somma al Kapha dosha (campo energetico che sostiene la crescita dai 0 ai 20 anni) tipico dei bambini. L'organismo fa di tutto per eliminare l'AMA dai bronchi con il meccanismo della tosse e del raffreddore. Per l'Ayurveda NON è colpa di batteri o virus, ma è il "terreno" costituito dal corpo sano o ostruito da AMA che fornisce nutrimento ai microrganismi sempre presenti nell'ambiente. Le otiti sono dolorose perché l'orecchio è una cavità chiusa e necessita di trattamenti fluidificanti più intensi e prolungati con olii medicati ayurvedici e fluidificanti per bocca."
Quali inveco le cause delle dermatiti?
"I problemi alla pelle testimoniano dell'eccesso anche di Pitta dosha, bisogna purificare il sangue del bimbo e il sangue e il latte della madre. Applicare ghee medicato localmente e facilitare l'eliminazione delle feci del bimbo."
Come si svolge la visita e quali sono circa i costi mensili per i prodotti da assumere?
La visita consiste con l'anamnesi recente e remota di madre e bambino. Conviene curare entrambi. Segue l'ascoltazione del polso e la valutazione energetico-clinica della situazione. Dura un'ora. Il costo dipende da caso a caso: il primo risparmio è l'investimento nella cura dell'alimentazione. Purtroppo la pletora di informazioni 'errate' rende difficile alle mamme orientarsi! I pediatri e ginecologi non valutano energicamente i bambini e le gravide."
Per informazioni e visite potete contattare il dott. Sartori via mail a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. Riceve nelle città di Bologna, Monza, Milano
Scopri la visione ayurvedica della maternità e della nascita in questo articolo.
Scopri i rimedi ayurvedici di pronto soccorso pediatrico in questo articolo.
Giulia Mandrino
Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.