Molte di noi crescono pensando si di avere una famiglia e dei figli, ma sopratutto un lavoro. Così studiamo, lavoriamo, ci impegniamo per raggiungere i nostri piccoli grandi obiettivi, sogniamo di svolgere un lavoro che ci appaga, che ci fa esprimere le nostre potenzialità. Alcune di noi hanno la fortuna di veder realizzati questi sogni, altre no. Altre ancora dopo aver sudato 7 camicie per svolgere la professione dei sogni vedono questo progetto di vita andare in frantumi una volta diventate mamme, a volte perchè vengono discriminate in quanto soggetti "poco produttivi e poco affidabili", altre ancora perchè l'impegno lavorativo risulta incompatibile con la propria visione di maternità, ma in altri casi ancora perchè lavorare è un lusso con dei costi non sostenibili. Ed è proprio questo il caso di Erika, architetto che ha dovuto lasciare la sua professione una volta diventata mamma: lei ha avuto la forza e la capacità di reinventarsi, e questa è la sua storia stupenda. 

"La mia vita lavorativa da architetto è iniziata subito dopo la laurea, carica di entusiasmo, piena di speranze e orgogliosissima di me, lavoro in uno studio di progettazione con un contratto di apprendistato, soldi pochi ma non è importante all’inizio, devo crescere e dopo andrà meglio. Il mio lavoro mi appassiona, mi assorbe, mi ritengo una privilegiata che può fare ciò che le piace, nessun dubbio. Cambio città e studio di progettazione, il dipendente con contratto è una figura estinta negli studi professionali, scelgo molto liberamente se andare avanti o restare a casa e apro  la mia partita iva da “libera professionista”. Sei avvisata: le spese sono tante, contributi, tasse, commercialisa, iscrizione all’albo… le entrate sono da impiegato con paga base, tolte le spese non è proprio un gran guadagnare ma puoi sopravvivere...  Rimango ottimista, sono giovane la gavetta è necessaria, sarà un ottimo incentivo, lavorerò per altri professionisti e potrò crescere, cercare clienti miei, piccole pratiche... non ho ambizioni galattiche, voglio iniziare dal basso un passo per volta.

Investo su me stessa, frequento corsi, studio, leggo, mi aggiorno, divento certificatore energetico, coordinatore della sicurezza...ho un sacco di qualifiche su carta e tante altre nuove spese fisse ogni anno (assicurazione professionale obbligatoria, albo dei certificatori energetici, firma digitale obbligatoria, formazione obbligatoria,pec…). Lavoro full time in uno studio di Milano, mi sposto in treno, in metro, in tram, in bicicletta, la spesa di corsa, rientro in tempo per preparare la cena,... una tranquilla vita frenetica da donna e moglie lavoratrice.

Rimango incinta, la mia gioia è grandissima, mi sembra di sognare, la mia pancia inizia a crescere e il lavoro comincia a scarseggiare, si trasforma in part time… accetto di buon grado, la mia gravidanza è a rischio e mi devo riposare, anzi, mi devo proprio fermare. Nasce il mio bambino, la mia gioia più grande,  inizia la mia vita da mamma e per i primi mesi mi dedico esclusivamente a lui, il lavoro è sempre più in calo e qualcuno si sta occupando di sostituirmi, posso stare tranquilla, rientrerò dopo la maternità. Ho sempre pensato che non avrei smesso di lavorare dopo essere diventata mamma, ho sempre pensato che non dovevo mollare perchè avevo dedicato molto impegno e tempo alla mia professione, ho sempre pensato che nel 2014 qualsiasi mamma se stringe i denti può tornare a lavorare, anche senza l’aiuto dei nonni, conosco donne meravigliose che riescono a conciliare lavoro e famiglia senza fatica (almeno apparente), ho sempre pensato tanto ma non sono mai stata mamma.

La realtà non coincide con le mie aspettative:  il lavoro che avevo prima di partorire non esiste più, lo studio ha chiuso; nella ricerca di nuove occupazioni lo status di neomamma prevale su qualsiasi altra esperienza/competenza. In passato ho sempre impiegato poche settimane per ritrovare un  lavoro, ingenuamente mi porto dietro questo ottimismo e questa sicurezza,  ma non sono mai stata mamma prima di questo momento. Le mie convinzioni mi hanno provocato una grande sofferenza, un senso di inadeguatezza e di sconforto, la gioia infinita dell’io-mamma si scontra tutti i giorni con la delusione e il fallimento dell’io-architetto. Riuscendo anche  a trovare qualche piccolo cliente, qualche lavoretto, ho bisogno di tempo per lavorare ma il nido costa moltissimo e senza uno stipendio fisso non è proprio il caso rischiare, quindi niente nido, lavoro quando il bimbo dorme, lavoro la sera, lavoro la domenica, lavoro nel tempo che dovrei dedicare a me stessa, sono molto stanca. Alla fine dell’anno le spese sono sempre più alte dei guadagni e mi trovo a dover chiedere al marito i soldi per pagare i contributi. Basta, il mio lavoro che dovrebbe portare un entrata in famiglia in realtà porta solo uscite, un anno è di assestamento, ma dopo altri non vedo più un’uscita... getto la spugna, mollo tutto, chiudo la partita iva, mi cancello dall’albo degli architetti, sono arrabbiatissima… sono un fallimento.

Inaspettatamente rinasco, realizzo che fare la mamma a tempo pieno è un lavoro a tutti gli effetti,  mi concedo una tregua dai miei sensi di colpa, dallo stereotipo della donna-mamma-lavorarice perfetta, respiro. Ricomincio da capo, conosco mamme meravigliose che sono nella mia stessa situazione e non si sono perse d’animo, cerco una nuova strada e qualcosa di nuovo che mi appassioni e mi permetta di cercare o inventare un nuovo lavoro, continuo a respirare.

Al momento il lavoro è tutto un forse, di certo c’è il mio essere una mamma e donna più consapevole, sempre e comunque ottimista.

 

Erika




immagine tratta da steppingstonellc.com

Bici per mamme... e non solo...

Giovedì, 17 Aprile 2014 15:11

Nasce la bicicletta nel millennio scorso ed è subito rivoluzione, potete girarci attorno quanto volete, ma alla fine l’ingegno umano ha creato il mezzo meccanico da trasporto per eccellenza: efficienza e versatilità senza pari. Trasparirà, forse, da questo incipit una certa dose di parzialità di giudizio sui possibili usi della bicicletta, ma non vogliatecene è la verità, in bici si può fare tutto ed è sempre molto divertente.

Per non tirarla troppo per le lunghe cercheremo di andare subito al sodo, quello che ci interessa di seguito è presentarvi e farvi conoscere una categoria di biciclette che si sta diffondendo sempre di più: le cargobike. Se è vero che in bicicletta si può fare tutto è anche vero che ogni uso ha la sua bicicletta, certo potete andare a fare la spesa con la classica bici da città con sacchetti penzolanti dal manubrio e bambini urlanti nel seggiolino ma non si può proprio dire che sia una cosa divertente; ed è proprio pensando ad un uso quotidiano che nei paesi ciclisticamente più evoluti si sono sviluppate le cargobike. Tecnicamente una cargo bike non è nient’altro che una bici da trasporto, diciamo la versione moderna delle bici da panettiere che usavano in nostri nonni. Quando parliamo di versione moderna non intendiamo, ovviamente, la versione fighetta punto e stop di una bici degli anni ‘50, ma si tratta di innovazioni vere e proprie di accurati studi di geometria e componentistica per rendere le biciclette adatte ad essere usate con diversi tipi di carico.

Per conoscere praticamente il mondo cargo bikes vale la pena analizzare nel dettaglio qualcuno dei modelli più diffusi. Prima di buttarvi nella lettura, vi anticipiamo che tutti i modelli descritti sono disponibili sia in versione classica che a pedalata assistita e per quanto proveremo a descriverli nulla vale come una prova dal vivo per rendersi conto delle potenzialità di queste biciclette

 

CHRISTIANIA

Christiania è il trike con la T maiuscola, progettato e costruito sull’isola di Christiania (http://it.wikipedia.org/wiki/Christiania) a Chopenagen ha ormai 30 anni di esperienza alle spalle. Esistono versioni per il trasporto bambini con tutti i vari accessori paraintemperie e versioni da trasporto classiche. Ha un robusto telaio in acciaio con freno posteriore e due freni a disco sulle ruote anteriori, un comodo maniglione-manubrio e anche un freno di stazionamento. Non fatevi impressionare dalle dimensioni è lungo 208 cm (circa 20-30 in più di una bici normale) e largo 88 cm (tanto quanto una moto di grossa ciclindrata). Il box in compensato può portare fino a 100 kg ed essere accessoriato con due o quattro posti bimbo.

Essendo un trike la grande comodità e che non dovete preoccuparvi di tenerlo in equilibrio né quando andate piano, nè quando dovete metterci dentro il carico, (umano o non umano che sia). Tuttavia essendo un trike va guidato diversamente da una bicicletta, in curva non si piega e alcune manovre possono essere un po’ più difficoltose all’inizio, in compenso ha un raggio di sterzo molto ampio e gira bene anche in spazi stretti a differenza di altri trike che assomigliano tanto ai carretti del fiorista dei nostri nonni. Se vi piacciono le evoluzioni sappiate che in curva a tutta manetta la ruota esterna si alza, ma stiamo parlando di maschi adulti che vogliono impressionare femmine adulte con un machismo giovanile di ritorno.

                                                                                 

http://christianiabikes.com/en/product/model-city/

 

BAKFIETS

La versione due ruote del Christiania, anche in questo caso stiamo parlando del riferimento sul mercato per questa tipologia di biciclette. Bakfiets è una bici da trasporto lunga, col cassone ribassato che si interpone tra manubrio e ruota anteriore ed un rimando per il collegamento del manubrio con la ruota.

Guidarlo all’inizio è un po’ spiazzante, la ruota anteriore così lontana deve essere gestita, non si possono fare sterzate brusche altrimenti si impunta (ma questo succede anche con la vostra bici normale). Appena ci fate la mano, basta 1 km, vi dimenticate di essere su una cargo e, data la qualità dei materiali di costruzione, lo farete filare via liscio come la migliore delle city-bike. Quando vi fermate basta posizionare il robusto cavalletto centrale e potete caricarlo di materiali o far salire e scendere i bambini con tutta la sicurezza del caso. La partenza, se è molto carico, sarà più faticosa ma appena superata la soglia dell’equilibrio (6-7 km/h) è di una stabilità e di una agilità strabiliante. Certo che non ci fate lo slalom nel traffico, ma non pensate neanche di rimanere imbottigliati come delle sardine perché è più agile di quanto possiate immaginare. Anche per il bakfiets esistono accessori di tutti i tipi, dalla copertura antipioggia in colori diversi alle imbottiture per i sedili.

Esistono due versioni: long e short. La versione long è lunga 255 cm per 63 cm di larghezza e può contenere fino a quattro posti bimbo. La versione short è lunga 205 cm per 63 cm di larghezza e può contenere due bimbi. La scelta è totalmente personale, ma se dobbiamo esprimere un parere una  volta che siete in ballo ballate, nel long con le opportune copertine sul fondo fino a 3-4 anni si può anche fare un bel pisolino.

                                                               

http://bakfiets.nl/eng/modellen/cargobike/long/

http://www.lastazionedellebiciclette.com/site/vendita/page/milano-bakfiets

 

VELONOM PRANA

Se il cassone per voi è troppo e pensate che una bici più “normale” sia più adatta alle vostre esigenze, esiste una tipologia di cargo bikes che in gergo si definisce long tail (coda lunga). Queste biciclette sfruttano il vantaggio di avere il carro posteriore più lungo del normale e quindi un lungo e robusto portapacchi dove caricare bambini, spesa, tavola da surf, o quanto di diverso vi serva. Non preoccupatevi del carico, perché all’origine queste biciclette sono state pensate per trasportare sacchi di caffe nei paesi in via di sviluppo, potete andare tranquilli fino a 200 kg. La coda lunga dona una grande stabilità alla bicicletta, anche a pieno carico con due bambini urlanti e festanti sui due seggiolini, quella stabilità che sulla vostra bici di tutti i giorni non avete mai provato. Gli ingombri, lunghezza a parte, sono quelli di una normale bicicletta, e anche la guida è davvero poco differente.

Non essendo dotata di un cassone sempre a disposizione, come i due modelli precedenti, dovrete attrezzarvi con borse e accessori vari per il trasporto. Anche in questo caso il mondo degli accessori non finisce mai di stupire. Infine, se non avete la necessità di usare seggiolini da bambino (quelli grossi in plastica), sappiate che esistono accessori per portare fino a tre bambini sul capiente portapacchi.

La vera differenza con i due modelli precedenti è l’uso in caso di pioggia, potete trovare tutte le soluzioni che volete, ma indubbiamente le protezioni antipioggia che sono previste per il Christiania e per il Bakfiets sono decisamente più efficaci.  

Da ultimo ci sentiamo di consigliarvi caldamente l’uso del cavalletto centrale originale, costa un po’ di più dei normali cavalletti centrali, ma ha una stabilità unica e facilità molto l’uso della bicicletta.

                                                                         

http://www.velonom.com/

 

YUBA BODA BODA

Siamo sempre nel campo delle long tail, in questo caso con dimensioni un po’ più contenute rispetto alla Velonom. La Yuba Boda Boda è una bicicletta a passo lungo, in alluminio, incredibilmente leggera per le sue caratteristiche, con una infinita serie di accessori che vi permetteranno di personalizzarla a vostro gradimento. In totale è mezza ruota più lunga di una bici normale, ma il portapacchi di cui è dotata vi permette di montarci un seggiolino con anche le borse oppure, con le opportune modifiche, due piccoli cuscinetti con schienale adatti a bambini dai 4-5 anni in su. Boda Boda, se non volete osare troppo, è il primo gradino nelle mondo delle cargo

                                                                   

http://yubabikes.com/cargo-bikes/boda-boda/

 

BICICAPACE

L’anello mancante, a questo abbiamo pensato mentre si progettava e si realizzava Bicicapace. Bicicapace è il primo progetto di cargo bike completamente italiano, progettato e realizzato a km zero, possiamo dire con orgoglio made in Rogoredo (quartiere, non città). Abbiamo pensato ad una bici da trasporto per essere usata tutti i giorni, corta, compatta, eppure stabile. La ruota anteriore piccola ci ha permesso di inserire una borsa fissa da caricare a piacimento dove potete mettere la borsa della spesa, le cartelle dei bambini, le sacche della piscina… tutto senza pensarci troppo, si apre la borsa, si ficca dentro e si parte, addio lacci, laccini e laccetti. Per il trasporto bambini può essere attrezzata con un seggiolino posteriore ed uno anteriore appositamente pensato per bicicapace. La stabilità è sempre ottima grazie ad una geometria ottimizzata per l’uso col carico e le due larghe gomme, la posizione di guida è eretta e rilassate, la ruota anteriore di piccolo diametro gira in un amen. Se poi avete esigenze particolari nessun problema si possono realizzare su misura modifiche e accessori

                                                                           

http://www.lastazionedellebiciclette.com/site/vendita/page/bicicapace-mod-2026-bicicapace ,

http://www.bicicapace.com/

 


XTRACYCLE  FREERADICAL

Finiamo questa piccola carrellata di cargobike con una non bicicletta, infatti il kit extracyle si adatta alla vostra bicicletta e la trasforma in una long tail. Nel kit c’è tutto quello che vi serve per operare da soli la trasformazione, ci vuole un po’ di manualità e qualche attrezzo e la vostra di bici di tutti i giorni in un paio d’ore si trasforma in una cargo bike. Anche in questo caso gli accessori non mancano, dalle borse ai cuscinetti o addirittura un kit completo dal nome emblematico: family kit. Il vantaggio rispetto al Velonom è la leggerezza finale della bici, per contro se la bici di partenza è un rottame tale resterà, anche con l’extracycle. Potete anche considerarla una modifica temporanea… finchè non crescono i bambini…. ma una volta provata sarà difficile tornare indietro

                                                                                   

http://www.xtracycle.com/freeradical

 

Piergiorgio petruzzellis
Alias mister cargo
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Potete trovare tutte le biciclette qui illustrate nel negozio La stazione delle biciclette www.lastazionedellebiciclette.com

Spannoliniamo?

Giovedì, 17 Aprile 2014 14:55

Nell’ultimo periodo sto disperatamente cercando di convincere la mia bimba di due anni e mezzo che abbandonare il pannolino è bello, ma con scarso, scarsissimo successo.

Non so, capita anche a voi che i bambini si attacchino con le unghie e con i denti ai loro pannolini? E che più sono pesanti e più lo mollino malvolentieri? Qui fortunatamente dallo svezzamento in poi li usiamo solo per la pipì, ma bisogna comunque trovare il modo di dir loro ciao, così ho dato un’occhiata in giro per capire quali possano essere gli ausili per i genitori in questo difficile compito, ed ecco qui.

Parliamo di vasini e riduttori per wc. Qualche tempo fa mi è capitato di vedere in vendita a Londra il vasino con la luce che si accende non appena il sensore posto al suo esterno avverte del movimento. L’idea sarebbe quella di lasciare il vasino in giro per la stanza del pargolo durante la notte. In questo modo lui si alza da solo, raggiunge il vasino/faro, fa quello che deve fare e poi torna a letto. Mah. E poi? Sta col vasino pieno nella stanza per il resto della notte? Sono perplessa.

Preferisco offrire qualche spunto secondo me più utile. Sappiamo tutti com’è fatto un vasino, giusto? Ok, spesso la genialità sta nella semplicità: il vasino con la scanalatura per buttare nel wc il risultato degli sforzi del nostro bambino senza sgocciolare in giro. Si chiama Pourty e costa intorno ai 13 euro, quindi si tratta di un articolo decisamente accessibile, considerato che ho visto vasini arrivare a costare fino a 60 euro per accessori che, francamente, ancora non ho capito che utilità abbiano. Qui usiamo Pourty con soddisfazione quindi, approvato e consigliato!

                                                                            

Da annoverare tra i vasini è assolutamente Becopotty, il primo e unico vasino ecologico ed etico dalla produzione allo smaltimento: è infatti realizzato in materiali biodegradabili derivati da scarti vegetali, in particolare riso (anziché di plastica degradabile), il che significa che l'intero vasino si degrada in compostaggio, anche nel tuo giardino se ne hai uno! L'idea dell'azienda inglese infatti non è solo ecologica ma anche pedagogica, perchè insegna al bambino il valore dell'ecologia e del riciclo e favorisce un rito di abbandono del vasino molto utile a livello educativo. 

                                                                                      

Altro accessorio utile è il riduttore per il wc, soprattutto se si è in vacanza o fuori casa. Ci sono varie opzioni ed alla fine la nostra scelta è caduta su Potette Plus 2 in 1. Sapete perché? Perché in Inghilterra ho visto una mamma usarlo per la sua bambina in giro, sul marciapiede. Ok, io magari avrei cercato un posto un po’ più discreto, ma la sua versatilità mi ha colpita. Di cosa di tratta? E’ un riduttore per il wc con due alette che consentono di usarlo anche come vasino d’emergenza, grazie a degli speciali sacchettini che si agganciano alla sua base. Una volta fatto, il sacchettino si butta nella spazzatura.

                                                                                              

Ma anche l'Italia 

 

Trovo che possa essere una buona soluzione quando si è in giro con una femminuccia,  perché i maschietti si sa, sono agevolati dalla loro fisicità. Infatti per loro esistono cose come questa

                                                                                          

Cosa sono? Si chiamano Uriwell e sono delle speciali bottigline a soffietto atte a risolvere le emergenze liquide. Esistono da tempo per gli adulti, senza le ranocchiette ovviamente e  le mamme che le hanno recensite se ne dicono entusiaste, quindi magari vale la pena valutarle. Occhio che in Italia le ho trovate fino a quattro volte tanto il prezzo su amazon inglese, quindi..valutate bene dove acquistarle!

E per i genitori green ma che amano viaggiare ecco che arriva in loro soccorso Pipin, vasino da viaggio in cartone riciclato con all'interno il sacchetto biodegradabile che dopo l'utilizzo può essere gettato nell'umido. 

                                                            

Sapete poi che esistono delle speciali mutandine che aiutano a contenere i danni dovuti agli inevitabili incidenti di percorso nei quali ci si imbatte durante lo spannolinamento? Si chiamano training pants o mutandine da addestramento. Il loro scopo è quello di evitare che un bambino che non riesce a trattenerla debba essere completamente cambiato. Noi abbiamo provato un paio di marche e ha vinto a mani basse Close pop-in. Vestono un po’ piccolo e costicchiano, ma hanno davvero funzionato, le poche volte che mia figlia mi ha concesso di provarle.

                                                                                      

Non abbiamo trovato grandi differenze sulla tenuta della pipì rispetto alle mutandine normali invece con le Bambino Mio. Peccato perché hanno un costo più basso e si trovano più facilmente. Da quello che leggo in giro immagino comunque che queste ultime possano funzionare bene con la pupù, ma non ho esperienza in merito

                                                                             

Mi sono imbattuta anche in alcuni piccoli “assorbenti” per bambini, da inserire nelle mutandine. Visti ed acquistati su amazon.co.uk attirata dalle buone recensioni, per ora non sono riuscita a testarli, ma spero di poter dare aggiornamenti presto, visto che se ne parla molto bene! Si chiamano Dry Like Me ed esistono in diverse misure a seconda delle necessità.

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Ed ora vi lascio con due chicche:

    

Ed ora un quesito, cosa sono questi conetti?

                                                                               

 

Sarà che la mia primogenita, come si è ampiamente intuito, è femmina e non li ho mai visti né ne ho mai sentito parlare, ma si appoggiano sulle nudità dei piccoli maschietti durante il cambio del pannolino, per evitare di essere investiti da un errante getto di pipì. Della serie “mai più senza”.

                                                                     

Bene, sto per avere il mio secondogenito, maschio. Dite che è il caso di averli? 

Somummy

www.somummy.it

Mamme... alla frutta

Giovedì, 17 Aprile 2014 08:29

I bambini, purtroppo o per fortuna, crescono …  Noi mamme impariamo con loro, giorno dopo giorno, a fare le mamme. Ciononostante, capita a molte di noi di provare anche dopo anni dalla loro nascita, quel senso di inadeguatezza e di prostrazione che è tipico dei primi mesi dopo il parto.

Che succede? Siamo noi ad essere “sbagliate”? Non abbiamo ancora capito come si fa dopo 2 o 3 anni? Non eravamo fatte per fare le mamme?

Capitano i giorni in cui ci guardiamo intorno, osserviamo la nostra vita e ciò che vediamo è un gran caos! Noi in quanto donne non esistiamo più, girovaghiamo per casa dentro a tute improponibili cercando di capire da dove iniziare tra le mille cose da fare. Il bambino esige la nostra presenza, pretende le nostre continue attenzioni, ha mille esigenze sia di accudimento pratico che emotivo: ha sonno e quindi è insofferente, ha la febbre e quindi ha bisogno di cure, gli stanno spuntando i dentini e quindi non dorme di notte. Per non parlare della casa che è ormai  un ammasso di giochi e oggetti per l’infanzia disseminati ovunque. Trovare il tempo e le energie per occuparsi del bambino e delle faccende domestiche sembra impossibile; noi ci sentiamo in gabbia, in una vita che non volevamo, oberate di cose da fare che non vorremmo fare, o perlomeno non vorremmo fare solo quelle. A volte avremmo voglia di piantare tutto e scappare su un’isola deserta … ci basterebbe anche solo andare per due ore dalla parrucchiera o a bere un caffè con un’amica! E poi ci sentiamo in colpa anche solo per averlo pensato. Ma sarò l’unica a non riuscire a fare tutto? Ma tutti i bambini sono così? … ci chiediamo.

I bambini crescono, ma le loro esigenze non diminuiscono … semplicemente cambiano. Ridimensionare le proprie esigenze e continuare per i primi anni di vita del bambino a posticipare le proprie personali gratificazioni, spesso è un’esperienza frustrante e avvilente. Come possiamo fare per non soccombere?

-          Se possiamo permettercelo, ogni tanto deleghiamo! Lasciamo che sia la nonna, la zia, il papà, la baby sitter ad occuparsi del bambino e usciamo a prendere una boccata d’aria. Gestiamoci l’eventuale senso di colpa che ne deriva dicendoci che torneremo dal nostro bambino come mamme migliori. Avremo fatto il pieno di energia e saremo sicuramente più disponibili e tolleranti.

-          Mettiamo in fila le cose da fare. Chiediamoci cosa sia più importante e più funzionale fare in quel momento : è meglio continuare a far piangere il bambino che vuole giocare con noi perché non   sopportiamo di vedere il cumulo di piatti da lavare e dobbiamo farlo subito, o la casa può aspettare? Fosse anche solo per lo sfinimento emotivo che ci provocherebbe il pianto disperato del nostro bambino, suggerirei di optare per la seconda soluzione.

-          Quello che non faccio oggi, farò domani. Cerchiamo di adottare una filosofia di vita un po’ “flessibile”, viviamo un po’ più alla giornata.

-          Ricordiamo a noi stesse che non sarà così per sempre. Una volta inserito della scuola dell’infanzia, avremo tutto il tempo per recuperare noi stesse, la nostra casa, il nostro lavoro.

-          Coinvolgiamolo nei nostri impegni. I bambini vogliono giocare e attraverso il gioco imparare. Ma può essere un gioco anche preparare la cena, stendere i panni o dar da mangiare al gatto. Tutto sta nel come proponiamo loro le attività.

-          Organizziamo momenti di gioco col bambino. Dedichiamoci veramente a lui, costruiamo insieme la torre col Lego, diventiamo la signora che va a fare la spesa dal fruttivendolo o quella che va dalla parrucchiera a farsi pettinare. Creeremo così momenti piacevoli per lui … e spesso, anche inaspettatamente, per noi! 

 

Dott.ssa Monica Contiero

Baby blues

Giovedì, 17 Aprile 2014 08:29

Finalmente è nato! Siamo riuscite quindi a superare la paura del parto, ad affrontare coraggiosamente il dolore, sia stato per un parto naturale o cesareo, siamo riuscite a non perdere il controllo e a gestirci la paura che ci induceva a voler scappare dall’ospedale. Magari non è andato proprio tutto come ce lo eravamo immaginato e magari anche il bambino stesso non è esattamente corrispondente all’immagine mentale che avevamo di lui. Ed eccoci lì, con quello che ci dicono essere il bambino o la bambina che ha abitato il nostro corpo per nove mesi…. “Benvenuto”, gli diciamo e siamo felicissime di essere riuscite in quell’impresa grandiosa e tanto attesa, ma una nuova consapevolezza, non più immaginata ma vissuta, sopraggiunge: la vita di questo essere umano ora è nelle nostre mani! E’ piccolo, indifeso, dipendente dalle nostre cure primarie. Siamo diventate mamme… Ma non siamo nate mamme, non lo siamo mai state, dobbiamo fare pratica, capire cosa fare, come, quando, dobbiamo conoscere il nostro bambino, instaurare con lui la nostra relazione d’amore, comunicare con lui in un linguaggio segreto, intimo, tutto da costruire! Tutto questo nelle prime settimane può sembrarci veramente problematico, spesso nei giorni successivi al parto si prova un senso di inadeguatezza, insicurezza, paura di non farcela, il peso della nuova responsabilità si fa sentire. Alle fatiche del parto si aggiungono poi quelle dell’allattamento, i nostri ritmi vitali sono completamente stravolti, il bimbo ha necessità di noi sia di giorno che di notte. Non dimentichiamo inoltre che al cambiamento sociale, si aggiunge anche un cambiamento ormonale e fisico. Il livello di estrogeni e progesterone crolla drasticamente nelle ore successive al parto.

Tutto ciò porta il 70-80% delle neo mamme a quella condizione psico-fisica chiamata Baby-Blues dal terzo giorno dopo il parto per un periodo massimo di quindici giorni, che le porta a sentirsi sempre stanche, irritabili, ansiose e a piangere senza apparenti motivi.

Ciò che si può fare in questa situazione è cercare supporto pratico dalle persone che sono vicine ( papà del bimbo, nonni, parenti, amici…) in modo da consentirci di riposare quando possibile. Altra strategia vincente è stare in compagnia di amiche con cui poter dialogare, avere la possibilità di sfogare i propri stati d’animo senza sentirsi giudicate, avere la consapevolezza che quella brutta sensazione che ogni tanto ci sovrasta, è assolutamente normale, non dipende dalla nostra inadeguatezza materna ma dallo scompenso ormonale e psicologico che stiamo vivendo. Saremo delle ottime mamme, anche se in questi primi giorni non sentiamo un particolare trasporto emotivo nei confronti di “quel bambino”.

Non c’è nulla di cui preoccuparsi se questa fase dura solo 15 giorni. E’ una fase di assestamento fisico e psicologico alla nostra nuova condizione di mamme.

Situazione ben diversa è invece la Depressione post partum, che coinvolge un numero limitato di neo mamme ( circa il 10%). In questo caso i sintomi del baby blues non scompaiono dopo 15 giorni, ma persistono e si intensificano col passare del tempo, possono durare anche un anno. Nella depressione si aggiungono altri sintomi quali: disturbi alimentari (inappetenza o ingordigia), disturbi del sonno (insonnia o eccessiva sonnolenza),  svogliatezza, disinteresse o eccessiva preoccupazione per il bambino. In questo caso è necessario rivolgersi a figure competenti e intraprendere un percorso di riabilitazione psicologica.

Dott. Monica Contiero

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Baby blues

Giovedì, 17 Aprile 2014 08:20

Testo tratto dalla rubrica L'angolo di Monica

Finalmente è nato! Siamo riuscite quindi a superare la paura del parto, ad affrontare coraggiosamente il dolore, sia stato per un parto naturale o cesareo, siamo riuscite a non perdere il controllo e a gestirci la paura che ci induceva a voler scappare dall’ospedale. Magari non è andato proprio tutto come ce lo eravamo immaginato e magari anche il bambino stesso non è esattamente corrispondente all’immagine mentale che avevamo di lui. Ed eccoci lì, con quello che ci dicono essere il bambino o la bambina che ha abitato il nostro corpo per nove mesi…. “Benvenuto”, gli diciamo e siamo felicissime di essere riuscite in quell’impresa grandiosa e tanto attesa, ma una nuova consapevolezza, non più immaginata ma vissuta, sopraggiunge: la vita di questo essere umano ora è nelle nostre mani! E’ piccolo, indifeso, dipendente dalle nostre cure primarie. Siamo diventate mamme… Ma non siamo nate mamme, non lo siamo mai state, dobbiamo fare pratica, capire cosa fare, come, quando, dobbiamo conoscere il nostro bambino, instaurare con lui la nostra relazione d’amore, comunicare con lui in un linguaggio segreto, intimo, tutto da costruire! Tutto questo nelle prime settimane può sembrarci veramente problematico, spesso nei giorni successivi al parto si prova un senso di inadeguatezza, insicurezza, paura di non farcela, il peso della nuova responsabilità si fa sentire. Alle fatiche del parto si aggiungono poi quelle dell’allattamento, i nostri ritmi vitali sono completamente stravolti, il bimbo ha necessità di noi sia di giorno che di notte. Non dimentichiamo inoltre che al cambiamento sociale, si aggiunge anche un cambiamento ormonale e fisico. Il livello di estrogeni e progesterone crolla drasticamente nelle ore successive al parto.

Tutto ciò porta il 70-80% delle neo mamme a quella condizione psico-fisica chiamata Baby-Blues dal terzo giorno dopo il parto per un periodo massimo di quindici giorni, che le porta a sentirsi sempre stanche, irritabili, ansiose e a piangere senza apparenti motivi.

Ciò che si può fare in questa situazione è cercare supporto pratico dalle persone che sono vicine ( papà del bimbo, nonni, parenti, amici…) in modo da consentirci di riposare quando possibile. Altra strategia vincente è stare in compagnia di amiche con cui poter dialogare, avere la possibilità di sfogare i propri stati d’animo senza sentirsi giudicate, avere la consapevolezza che quella brutta sensazione che ogni tanto ci sovrasta, è assolutamente normale, non dipende dalla nostra inadeguatezza materna ma dallo scompenso ormonale e psicologico che stiamo vivendo. Saremo delle ottime mamme, anche se in questi primi giorni non sentiamo un particolare trasporto emotivo nei confronti di “quel bambino”.

Non c’è nulla di cui preoccuparsi se questa fase dura solo 15 giorni. E’ una fase di assestamento fisico e psicologico alla nostra nuova condizione di mamme.

Situazione ben diversa è invece la Depressione post partum, che coinvolge un numero limitato di neo mamme ( circa il 10%). In questo caso i sintomi del baby blues non scompaiono dopo 15 giorni, ma persistono e si intensificano col passare del tempo, possono durare anche un anno. Nella depressione si aggiungono altri sintomi quali: disturbi alimentari (inappetenza o ingordigia), disturbi del sonno (insonnia o eccessiva sonnolenza),  svogliatezza, disinteresse o eccessiva preoccupazione per il bambino. In questo caso è necessario rivolgersi a figure competenti e intraprendere un percorso di riabilitazione psicologica.

Dott. Monica Contiero

Design olandese per giochi ecologici

Martedì, 15 Aprile 2014 05:37

Kidsonroof è nata nel 2005 dall’idea di due genitori ispirati dai propri tre bambini e dai loro piccoli amici ed ha come obiettivo quello di riconnettere la vita moderna con la natura. Offre un approccio ecologico al gioco stesso, stimolando quanto più possibile la creatività e l’immaginazione dei bambini. I due genitori/designers credono infatti che i bambini debbano avere il completo controllo del loro mondo fantasioso e cercano di lasciare quanto più spazio possibile ai piccoli perché possano esprimere il proprio potenziale creativo.

Non solo, Kidsonroof pensa anche all’ambiente in cui questi bambini vivono. Infatti, tutti i giocattoli sono prodotti con materiale riciclato e biodegradabile. Per questi buoni motivi e per un design semplice e lineare, questi prodotti sono stati inseriti su Somummy.com e non è stato un errore, genitori e bambini li amano! Ho avuto la possibilità di vedere tanti bimbi alle prese con queste casette.

                 

 

Cosa si può immaginare di più semplice? Sono tutte bianche, sembra proprio che non aspettino altro che la fantasia di un bambino che le colori, personalizzandole e rendendole uniche .

 

Durante diversi workshop ho visto i bimbi non riuscire a trattenersi. Vedevano le casette e subito correvano a nascondercisi dentro. Dai piccolini ai più grandicelli, una casetta viene sempre vista come un rifugio e loro ci si precipitavano! Le faccine poi quando venivano messi a disposizione i colori, non si possono spiegare. Prima timidi, magari un po’ timorosi..insomma, noi mamme diciamo sempre loro che i pennarelli si usano solo sulla carta e questa mamma matta diceva loro che potevano disegnare su quelle casette immacolate??? I primi intrepidi dovevano essere sempre un po’ accompagnati, ma una volta fatto il primo tratto, chi li fermava più? Sopra, sotto, sulle finestre, DENTRO la casetta per disegnarne il mobilio, diventavano matti e si divertivano un mondo!Ed alla fine le casette erano piene di colori, vive, felici come i bambini che le avevano personalizzate, una gioia a vedersi!

 Mamme, non voglio dimenticare un plus che renderà contente anche voi. Queste casette si possono chiudere, come dei cartoni. Una volta finito di giocare, si smontano velocemente e si infilano sotto al letto o di fianco ad un armadio. Diventano molto sottili ed ingombrano poco. Sono sufficientemente robuste per resistere agli strapazzi ma, ovviamente, temono l’acqua, quindi non sono adatte ad essere utilizzate in giardino, ad esempio.

 Oltre a Casa Cabana, Kidsonroof ha ideato moltissimi altri giochi, come ad esempio Bo Buro, una scrivania in cartone completa di due sedute. Il principio è lo stesso, cartone riciclato e biodegradabile e libero spazio alla fantasia di bambini ed animali. Ci sono dei pertugi che piaceranno moltissimo ai mici di casa, in casa SoMummyviene usata da più di un anno con grande soddisfazione della piccola di casa! Essendo articoli leggeri, sono anche comodi da spostare per noi genitori, sia per fare le pulizie che per far traslocare temporaneamente i nostri piccoli artisti da una stanza all’altra, a seconda di dove li porta il loro estro.

            

 

Che dire quindi, come sempre si tratta di prodotti che hanno subito il doppio test mamma/bimbo, ed anche questa volta non posso che dire da parte di entrambe: approvato!

SoMummy

 

           

         

         

Essendo in procinto di diventare mamma bis, ho ricominciato a pensare alla perfetta organizzazione della postazione per il cambio del bebè, visto che la mia duenne e qualcosa ha sì ancora il pannolino, ma non necessità più di un fasciatoio dedicato, come invece succede quando si ha in casa un neonato. Ora che sempre più persone utilizzano pannolini lavabili abbiamo pensato a una changing station adatta alle esigenze di ecomamme, quindi sufficientemente spaziosa e con differenti spazi per inserire i vari supporti, dalle salviette salva pannolino agli inserti ai pannolini veri e propri a pannolini biodgradabili o tradizionali per chi usa sia lavabili sia usa e getta. 

Come sempre ho trovato qualche soluzione carina che vorrei condividere con voi.

Partiamo da questo organizer per fasciatoio. Trovato anche su amazon, quindi questa volta non è necessario districarsi con le lingue straniere. E’ molto spazioso, vi trovano posto una sessantina di pannolini taglia 3 e rimane un sacco di spazio per creme, cremine, detergenti, salviette, ecc, ecc. Il costo è decisamente abbordabile, si parla  di circa 24,50 euro, spedizione compresa. L’accortezza da utilizzare è probabilmente quella di assicurarlo bene al fasciatoio perché una volta pieno acquista un certo peso.

                                                                            

Qualcosa di simile, ma che richiede una base di appoggio viene proposto dal brand Prince Lionheart. La capienza e l’ingombro sono minori ed il costo si aggira intorno ai 26 euro, su ebay.co.uk

                                                                                 

Il brand americano JJCole invece propone un coordinato cestino e materassino. Il cestino ha il vantaggio di poter essere spostato agilmente da una stanza all’altra e trovo che sia utile quando non si ha uno spazio prettamente dedicato al cambio come, ad esempio, a casa dei nonni. Lo trovate su ebay.co.uk ad un costo di circa 38 euro.

                                                                                 

Se vogliamo restare sul classico parlando quindi di portapannolini da appendere, che si trovano senza problemi nel nostro Paese, come questi

                                                                                     

ma avendo la capacità e la voglia di cimentarsi con ago e filo, a questo indirizzo di Etsy.com è possibile acquistare il cartamodello da scaricare immediatamente a 2,78 euro. Ecco il link ed un paio di esempi, che trovo davvero carini.

 

http://www.etsy.com/it/listing/117781037/make-a-nappy-stacker-diaper-hanger?ref=sr_gallery_1&ga_search_query=nappy+hanger&ga_order=most_relevant&ga_ship_to=IT&ga_search_type=all&ga_view_type=gallery

                                                          

Vorrei segnalarvi anche una ragazza italiana che fa dei lavori secondo me bellissimi, con grande abilità e stoffe super. Lei si chiama Carla e si possono trovare le sue creazioni su facebook.com/ragazzasputnik. Fa di tutto, dai bavaglini alle borse ai portaciucci, correte a dare un’occhiata, sono certa che non ve ne pentirete!

                                                 

                                                                                      

SoMummy

Violeta, ostetrica artigiana

Martedì, 15 Aprile 2014 04:26

Ho conosciuto Violeta a Milano circa due anni fa a Ecofamiglia, un evento che avevo organizzato con Mhug, brand milanese di babywearing: l'ho invitata come special guest per parlare di ecobenessere della donna dato che avevo sentito parlare di lei come esperta di coppette mestruali e assorbenti lavabili. Giá la sua voce al telefono esprimeva gioia e la visione di un mondo non in bianco e nero. Ed infatti é arrivata lei, colorata, gioiosa e una espressione sul volto di grande felice consapevolezza di essere donna. In lei il femminile in particolare la creatività e intelligenza femminile risplende.

In questa intervista voglio raccontarvi il suo mondo, unione di conoscenza scientifica, consapevolezza dei poteri nella natura, creativitá ma anche tanta voglia di essere briosi e sorridenti, gioendo della bellezza della vita.

Ciao violeta, nella tua identità poliedrica é necessario partire da un punto preciso. Tu sei ostetrica. Quando hai deciso di intraprendere questa cariera e come si sta evolvendo la tua professione?

"Ho deciso di diventare ostetrica un pomeriggio in cui mi son resa conto che la facoltà di Biologia Molecolare non faceva per me. Ero là al pc e mi è apparsa la parola ostetrica e ho iniziato a fare ricerche. Alla fine, facendo un salto nel buio perchè non avevo capito una mazza di cosa facesse effettivamente una ostetrica, mi sono iscritta lasciando tutto alle spalle. Già da prima di iscrivermi, anche se non sapevo cosa facesse l'ostetrica, volevo la libera professione, mi immaginavo uno studio con poltrone comode e futon, tisane e biscottini. Ne ho poi avuto la conferma al secondo anno di studi quando il tirocinio in ospedale è diventato molto presente mostrandomi la vita dell'ostetrica ospedaliera. E io volevo altro, il te coi biscotti, più tempo con le donne e poter vedere i bambini che crescono negli anni. E così è stato. Ho aperto la partita iva da un anno e mezzo, giusto dopo 2 anni di ripensamenti pensando che non potessi farcela. Ora cerco di andare avanti, organizzare incontri e corsi che non siano presenti nel territorio e con il mio pandino giro un po', sia nel trentino che oltre provincia portando le mie coppette, le fasce o quello che mi richiedono."

Una delle tue passioni é l'autoproduzione. Ci racconti cosa produci?

"Più che passione direi che è parte della mia professione, mi piace definirmi "ostetrica artigiana". Ho avviato il mio piccolo negozio durante gli studi di ostetricia, nel tempo le cose che producevo si sono evolute e modificate. Ora si stanno unendo di più al mio essere ostetrica. Per la maggiore vanno i modellini anatomici di placente, vagine e mammelle, come anche immagini di poster utili per le ostetriche. Mi son lanciata anche nella creazione dei calchi dei pancioni e laboratori per i genitori come quello dei calchi dei piedini."

Vogliamo una ricettina... ce la regali? Dai, una, solo una...

"Dopo alcuni corsi di formazione sui rimedi naturali e i cosmetici, e soprattutto da quando la mia pelle è diventata sensibile alle schifezze presenti nella maggior parte dei saponi, ho deciso di fare i miei saponi e le creme che uso. Vi posso dire un olio per profumarsi e che tira su il morale. In 100 ml di olio vegetale, meglio se inodore come mais o riso, aggiungere un po' di oli essenziali per raggiungere una quantità di gocce in totale di almeno 20-40. Uno primaverile è con melissa, arancio dolce, lavanda, mandarino, un pochino di rosmarino per tirar su il morale. La quantità di ogni olio la potete scegliere in base ai vostri gusti personali."

La tua creatività la esprimi in molte attivitá. In particolare unisci la creatività di una attività come il cucito all'ecologia e al benessere della donna con i pannolini lavabili. Ci illustri i tuoi deliziosi prodotti?

"Ho sempre avuto molta facilità nel creare oggetti, sarà che son figlia di mio padre che è un tuttofare o che fin da bambina avevo la mia morsa e il mio tavolino e potevo accedere a tutti gli attrezzi. Nel tempo ho affinato le mie tecniche, provato un po' di tutto, soprattutto quello che offriva l'officina e gli attrezzi di mio padre. Da lampade strane son passata alle collane e poi ho ampliato la mia collezione personale di attrezzi e materiali. Nel tempo mi son data al riciclo perchè dare vita nuova alle cose mi è sempre piaciuto, una vita nuova che però fosse anche bella. Studiando ostetricia e incontrando Piera Maghella, la guru della metodologia attivante nel campo materno infantile italiano, e unendo le mie esperienze scout, è nato il bisogno di dover dare forma alle parti del corpo della donna per poter spiegarle meglio, per mostrare come un bambino si gira o come nasce. La prima creazione è stata la placenta con il sacco amniotico unito (per licenza creativa) alla cervice che mostra come si dilata. Poi è arrivata la Peppa, modellino di vagina realizzato a maglia, uncinetto e pvc. E' nata soprattutto per mostrare i rapporti tra vagina, cervice e coppetta mestruale, ma poi mi sono resa conto che mi serve per tutto. Poi come se fosse scontato è arrivato Martìn L'utèro e le ovaia. Ora oltre a queste mi dedico molto alla parte artistica dell'area materno infantile. Adoro fare i calchi dei pancioni, una fotografia in 3D di quella che è la gravidanza, come i calchi dei piedini dei neonati o i ciondoli che realizzo che mostrano una gravida o una mamma assieme al suo bambino. Non son la prima che ha inventato i modellini ma ho trovato il modo di farli a modo mio, usando i materiali che mi permettono di riprodurli il più vicino al vero ma anche fumettati perchè un po' di gioco nella vita ci vuole. Per il resto mi diletto a creare borse cucite a mano, collane usando soprattutto materiali naturali come pietre e semi, oppure riciclando la carta e la plastica. Sono però a una svolta delle mie produzioni e non so ancora quale sentiero prenderanno. Influenzata dal mio essere ostetrica che propone corsi e incontri, voglio buttarmi a organizzare corsi anche sulle manualità, qualcuno l'ho già organizzato e mi son trovata bene, quindi perchè non continuare?"

All'evento di Milano hai portato una bellissima collezzione di coppette mestruali. Ci racconti qualcosa in più?

"Coppette mestruali? ehm, si. Confesso, sono una maniaca della coppetta. Credo che al momento ne ho 65 e me ne mancano ancora un bel po' per poter dire di averle tutte! Pensa che la prima mia coppetta l'ho rubata alla mia più cara amica che stava allattando, dopo gliene ho regalata una che fosse più adatta al suo nuovo pavimento pelvico. Non pensavo che sarei diventata "quella delle coppette" ma chiedendo chiedendo arrivavano sempre più coppette da me e questo mi ha permesso di comprenderle, di capire meglio quali vanno bene per le donne e come risolvere i vari problemi che ne vengono fuori. La cosa più interessante è che durante un mio incontro le donne riescono a trovare la loro coppetta e di solito poi non sbagliano mai, è un po' come il colpo di fulmine. La coppetta è uno di quei "mai più senza", cambia la vita, il modo di vivere le mestruazioni e quindi anche la nostra femminilità. Ci permette di essere libere e perchè no di usare una coppetta colorata o glitterata che ci da quel brio che magari solo noi sappiamo che ce l'abbiamo glitterata ma ci migliora la giornata."

Tu sei una donna colorata con oggetti colorati. Che cosa é per te il colore?

"Mi piace "colorata"! amo i colori, non so perchè effettivamente ma insieme stanno bene, oppure il tono su tono. Ultimamente mi sono accorta che io ho bisogno del sole, e forse questo bisogno cerco di colmarlo o amplificare la luce coi colori. O semplicemente mi piacciono e basta, chissà!"

Per concludere. Si dice che il terapeuta cura con se stesso non con la sua medicina. cosa da quindi Violeta alle mamme? cosa ti contraddistingue o meglio come ti piace vivere il tuo lavoro di ostetrica e il tuo lavoro di relazione con le donne e sopratutto mamme?

"Con le donne mi piace condividere quello che so, e prendere da loro quello che sanno e quelle che sono le loro esperienze cercando di farle mie. Il mio lavoro da ostetrica mi piace viverlo lentamente, senza fretta. Arrivare in una casa, prendere un caffè, chiacchierare e cercare di non lasciare nessuna domanda senza risposta e nessun dubbio volante, perchè ogni dubbio è importante se si ha preso forma. Mi piace poi vedere i bambini che crescono, seguire le storie della donna, della coppia e poi della famiglia. Mi piace quando la consulenza si dilunga e si fa ora di pranzo e come niente viene aggiunto un piatto in tavola naturalmente, mi piace come poi questo espediente è usato per invitarmi successivamente a pranzo, giusto per rivedersi. Sabato e domenica ero a una fiera dedicata ai bambini e c'erano un sacco di persone. Ho rivisto tante mamme e tanti bambini che avevo conosciuto in pancia o appena nati e ora tipo camminavano o avevano un nuovo fratellino. Non si crea solo una relazione di lavoro, non sono clienti o pazienti, sono donne o mamme o compagne che si mettono a nudo e si fidano, e questa poi è la base della legame che si crea."

Ecco il siti di Violeta:

http://www.violetab.com/
http://cantucciodiyersinia.blogspot.it/

Giulia Mandrino

La fattoria delle coccole

Martedì, 15 Aprile 2014 04:05
Un nuovo modello di fattoria dove gli animali sono allevati come animali domestici e senza alcuna forma di sfruttamento. Un nuovo modello di fattoria dove gli animali sono allevati come animali domestici e senza alcuna forma di sfruttamento, per permettere alle persone di conoscerli da vicino nelle loro caratteristiche speciali. Un luogo di pace e serenità dove coccolare in libertà asinelli, mucche, maiali e tanti altri animali tutti da scoprire.

Raggiungici presso Fenegrò (CO)
Via Berina 2, angolo via Trento

Sara

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Cecilia

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