Amare il silenzio

Mercoledì, 26 Marzo 2014 20:12
della Dott.ssa Gabriella Falcicchio, articolo tratto da "Azione nonviolenta", marzo 2012, anno 49 n.579 "Entriamo in un luogo dell'educazione, chiudiamo gli occhi e prestiamo l'orecchio a cosa si percepisce. Scopriamo ben presto che la maestra della scuola dell'infanzia per farsi sentire da tutti i piccoli (da 20 a 28, in media) alza molto il tono della voce. Che alle primarie e alle medie, urla, quando c'è troppo caos, quando qualcosa è sfuggito al controllo. I bambini e i ragazzi stessi, all'uscita dalla scuola, corrono urlando (liberatoriamente?). Quando i toni sono meno forti, si parla. I bambini parlano in continuazione, quando non devono ascoltare chi li istruisce. Gli adolescenti parlottano, chiacchierano, bisbigliano, ridacchiano. Nelle palestre, troppo grandi e vuote, il livello di rumore è insopportabile. Poi ci sono le aule degli edifici scolastici – l'edilizia peggiore, si sa – rettangolari o quadrate, troppo fredde o troppo calde, troppo grandi o troppo piccole, a volte di cemento, a volte di cartongesso, ma sempre, inspiegabilmente, rimbombanti. I banchi che si spostano fanno rumore, un libro che cade fa rumore. Non è solo un suono, è un suono fastidioso, come fragorose possono diventare le voci dei ragazzi alla ricreazione, quelli costretti dalla circolare di turno a stare in aula, seduti sui banchi a sgranocchiare crackers, o costretti, in una scuola che funziona al contrario, a stare all'esterno, nell'atrio che si riempie di decine, centinaia di ragazzi vocianti, finalmente liberi di raccontarsi le loro cose. Il rumore poi prende i tratti dell'eccesso visivo, andando a ritroso, verso i più piccoli. I nidi, le ludoteche, i centri gioco abbagliano con i mille colori, non c'è un tavolo, una sedia uguale a un'altra e i colori pastello hanno ceduto il posto ai colori forti. Un altro tipo di rumore. Non trovi una parete bianca nemmeno a pagare. Non trovi una parete libera, perché ogni angolo è occupato da foto, disegni, schede, mobili, porta penne, giocattoli: la vetrina della classe, i trofei dei frugoletti. Senza nulla togliere al valore della parola, all'allegria scomposta dei ragazzi, alla gioia sorridente dei piccoli, a me sembra che manchi qualcosa di importante: il silenzio. In tante sue forme. Quando c'è, di solito ci si preoccupa, e a ragione. Se mia figlia sta giocando nella sua stanzetta e non ne sento alcun suono, mi preoccupo: o è successo qualcosa o ne ha combinata una. E se c'è troppo silenzio a scuola, si comincia a percepire un'atmosfera da convento o da caserma. Ma non è questo il silenzio di cui manca la presenza. Maria Montessori ne aveva ben compreso il senso e Aldo Capitini dedica al silenzio le pagine conclusive di Educazione aperta. Per non parlare delle tradizioni orientali sulla meditazione e della pratica mistica ad ogni latitudine.Il silenzio è riposo della mente, spazio di gestazione del pensiero, terreno di coltivazione del desiderio che non si impossessa, attesa del lavorio intimo della persuasione, scoperta di percezioni nascoste, provenienti da dentro e da fuori, liberazione di canali dell'essere occlusi dal rumore della vita attiva. Non è solo l'ascolto intimato dal leader (fate silenzio!), è spazio cavo, generativo, apertura a dimensioni non evocabili dalla parola (che è l'attivatore neocorticale per eccellenza), è lentezza, immobilità, trascendenza. È povertà dell'essere che si spoglia. Ecco, la povertà dell'essere chiede anche la povertà esteriore, la liberante rinuncia agli orpelli (nell'epoca dell'accessorio!), per ritrovare la bellezza anche dei sensi. Sappiamo che quando c'è rumore, non si sente il sapore e l'odore. Allo stesso modo abbiamo bisogno di ritrovare tutti i colori, proprio tutti, dell'esistenza. E tutti i suoni, anche il silenzio. Allora sarebbe bello se nelle scuole, anche dei più piccoli, si lasciassero spazi di parete bianchi, non affollati di cromatismi rumorosi, e che si creassero spazi per ogni tonalità interiore, anche quelle grigie, blu, nere. I bambini hanno bisogno dei loro "angolini" dove attraversare la tristezza, la rabbia, il dolore, il lutto, nel loro silenzio nudo, senza essere disturbati dall'obbligo di tornare felici il prima possibile o dire cosa gli è preso. E ci sarebbe bisogno di tempi senza rumori, da respirare con gli occhi chiusi, fermi, perché dalle nostre scuole sembra che i bambini siano (leggi: debbano essere) sempre allegri e senza ombre, attivi e pronti a ballare appena si accende lo stereo (di brutta musica per bambini), tagliare, incollare, colorare, scrivere, leggere, recitare, rispondere alle domande, raccontarsi a tutti i costi anche quando vorrebbero stare zitti. Dove sono questi spazi e questi tempi silenziosi? Lasciamoli aperti, liberiamoli; scopriremo che la crescita avviene soprattutto allora."

Tutti a pancia sotto

Mercoledì, 26 Marzo 2014 20:08

Sfatiamo il primo mito, ogni generazione ne ha molti, per cultura popolare o per gli sviluppi della ricerca scientifica che danno consigli a riguardo...
Da tenere sempre presente che quanto diciamo qui è un'indicazione a livello generale, non per forza adattabile a tutti i bimbi, per dubbi a riguardo chiedete sempre o rivolgetevi a specialisti vicini a voi, pediatra o neuropsicomotricisti o terapisti che possano vedere e conoscere voi ed il vostro bimbo/a.

Da linee guida dell'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) la posizione per dormire in bimbi tra 0 e 6 mesi è a pancia in su. Verissimo, è un'indicazione fondamentale per neomamme e neopapà! 
Ma questo non deve farci dimenticare che da svegli, è tutto un altro mondo! giochiamo e guardiamoci in faccia stando sul fianco, in braccio a pancia in su o a pancia in giù...
La variabilità posturale è importante per le prime esperienze di sè e del proprio corpo!! 
Nei primi 3 mesi si tratta soprattutto di esperienze a contatto con la mamma...sfruttando momenti di coccola come il bagnetto o il cambio, o il momento della crema per girarli, giocando e coccolandosi allo stesso tempo.
LA POSIZIONE PRONA non a tutti piace, ma piacerà sempre di più, più saranno abili a mantenerla da sè..e per questo ci sono piccole accortezze come magari le prime volte che regge il capo da solo, usare un rullino sotto le ascelle ;)
Ma provate un pò, così: già da piccolissimi i bimbi possono ricevere le prime coccole stando pancia a pancia con la mamma magari semisdraiata sul divano (non completamente orizzontali, gli chiederemmo troppo, il piccolo infatti inizia a sollevare la testa per guardarvi verso il terzo mese), cantando una canzoncina o cullandolo o guardandovi.
A poco a poco il vostro bimbo riuscirà ad alzare la testina per guardarsi attorno, poi saprà reggersi sugli avambracci, poi le mani, poi ancora afferrare un oggetto reggendosi su una mano sola...
ma ora freniamo, questo avviene nel giro di mesi!! 
Iniziate a guardarlo ora per come è e vedrete che da solo vi farà vedere ciò che sa...

Buoni giochi!

Laura Caronni, terapista della neuro psico motricità dell'età evolutiva

Apine sul lettino... in pensione!

Mercoledì, 26 Marzo 2014 20:05

Care mamme, avrete visto un sacco di giocattoli simpatici e carini, sugli scaffali per bimbi o tramandati dalla tradizione popolare; non tutti però stando agli ultimi studi, sono utili per i nostri cuccioli.
Tra questi troviamo le classiche Apine, che volano in cerchio su molti lettini.
Tra gli 0-3 mesi una delle cose più importanti per il bimbo, è quella di sentire mamma e papà, come contatto, come scambio di sorrisi e facce buffe, come 'chiacchierata' di suoni incomprensibli. Le nostre apine ed i nostri giochi meccanici, sono ripetitivi e soprattutto non cambiano in nessun modo di fronte ai diversi comportamenti del piccolo, non gli rispondono, come una sorta di 'tv per piccoli'...

Quindi, a mio parere, care apine sarebbe ora di andare in pensione!

dott.ssa Laura Caronni, Neuropsicomotricista

In punta di piedi

Mercoledì, 26 Marzo 2014 19:59

Premettendo che ogni bimbo ed ogni situazione è a sè, ed ogni bimbo su cui si ha qualche dubbio meriterebbe di essere osservato direttamente da un esperto dello sviluppo, Terapista della Neuro e Psicomotricità dell'età evolutiva, o fisioterapista specializzato in infanzia.
Spesso capita che i bimbi ai primi passi adottino camminate 'buffe', dal bimbo con gambe e braccia molto aperte al bimbo che corre sulle punte. 
- Tutto questo se avviene nei due tre mesi dopo che il bimbo ha iniziato a camminare è del tutto comune, a poco a poco il bimbo acquisirà sicurezza ed un cammino 'da grande'... 
- Se la posizione dei piedini SULLE PUNTE invece è costante; cioè anche dopo molti mesi il bimbo cammina solo sulle punte, oppure mantiene questa posizione di piedini non solo quando cammina, o se provate a massaggiarli vedete che sono rigidini e rimangono in quella posizione. Allora consultate uno specialista, che in base alla causa, potrà darvi alcuni suggerimenti o possibilità di accompagnare il bambino...con 'giochi motori' o esperienze sensoriali da fare coi piedini, o aiutando la posizione anche con scarpine particolari.

Laura Caronni, terapista della neuro-psico-motricità dell'età evolutiva

Ritmi frenetici, impegni eccessivi, emozioni forti sono elementi che incidono fortemente sul nostro orologio biologico a tal punto che spesso non riusciamo più a rilassarci, a risolvere i problemi con calma e lucidità, ad avere durante la giornata degli spazi, anche brevi, tutti nostri per poterci staccare dal turbinio che la società moderna ci costringe ad assumere.

Spesso inoltre i ritmi sonno veglia del bambino piccolo non ci consentono di dormire tutta la notte. Tutto questo può sfociare in irritabilità, insonnia, delusione verso se stessi e gli altri.

6 strumenti naturali per diminuire lo stress e aiutarci a dormire bene: come contrastrare lo stress e la carenza di sonno con rimedi naturali

Oli essenziali: 

Un auto-massaggio ai piedi, schiena e braccia effettuato la sera con un olio può essere di grande aiuto: uniamo quindi un olio base come quello di jojoba (circa 250 ml) con 5 gocce di olio essenziale di ylang ylang, 10 di lavanda e 5 di niouli può essere un grande strumento per raggiungere uno stato di rilassamento profondo requisito fondamentale per una buona qualità del sonno.

Fiori di Bach:

Una miscela di floriterapia indicata in questi casi é Oak, Olive, Elm, Walnut, Centaury ma la miscela puó variare a seconda di molti fattori per cui consigliamo di chiedere il supporto di un naturopata esperto in floriterapia. 

Alimentazione:

Come sempre consigliamo di non assumere la sera carboidrati per facilitare l'addormentamento e il riposo notturno: dopo le 17 è quindi sconsigliata per chi ha problemi di sonnol'assunzione di frutta, pane, grissini, pasta, riso e patate. La cena perfetta è a base di proteine (legumi, carni bianche, pesce, uova e verdura).

Ayurveda:

Infine ottimi integratori sono per esempio il Tulsi della Virya oppure l'Ashwaganda, sempre di Virya.

Magnesio:

Un aiuto eccellente é il magnesio la cui integrazione é ormai considerata di fondamentale importanza in numerosi casi. Chiedete consiglio al vostro naturopata di riferimento e leggete questo articolo che spiega in maniera semploice ma concreta quali sono i segnali di una carenza di magnesio nel nostro corpo

Fitoterapia: 

In questo articolo trovate tutti i migliori fitoterapici adatti a noi adulti in caso di disturbi legati al sonno e all'addormentamento. 

Giulia Mandrino

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Come si ammalano i bambini di oggi

Mercoledì, 26 Marzo 2014 19:44

"Ho assistito negli ultimi 30 anni di vita professionale, passata più o meno a contatto con i bambini, a un grosso cambiamento nel loro modo di ammalarsi. All’inizio degli anni ottanta lavoravo come medico scolastico nelle scuole materne, elementari e superiori. Periodicamente ricevevo le statistiche comunali che riguardavano la diffusione delle malattie infettive, in quanto si era direttamente partecipi alla loro compilazione. Uno dei compiti del medico scolastico era infatti quello di riammettere i bambini dopo le malattie acute, di registrarne la causa e di trasmetterle all’ufficio responsabile. Si vedevano ancora malattie esantematiche e soprattutto le si riconosceva con facilità in quanto mantenevano quei tratti comuni e tipici delle varie manifestazioni.

Ora invece sempre di più ci si arrampica sugli specchi per cercare di riconoscere quelle poche forme che riescono a sopravvivere.

Come si ammalano i bambini di oggi: l'articolo della dottoressa Simona Mezzera sulla salute dei nostri bambini

Ma perché fanno così paura da volerle debellare a ogni costo?

In parte forse per l’idea tuttora così presente delle epidemie del passato, per l’immagine della morte, del contagio ancora così attuale nel nostro subconscio. Inoltre si tende a sottovalutare la possibilità di un loro contenimento attraverso la conoscenza delle vie di trasmissione e dei cambiamenti igienici che ne conseguono.Nel momento in cui si sa per esempio come avviene il contagio del virus dell’epatite A si modificano i comportamenti in modo da evitare le situazioni a rischio. Queste attenzioni hanno nel tempo sempre più inciso nell’andamento delle forme epidemiche più di qualsiasi vaccino.

Un’altra possibile causa per cui ci si scatena contro le forme infettive acute dipende dal fatto che questa lotta dà all’uomo l’illusoria sensazione di essere onnipotente, di sgominare con i suoi mezzi le malattie, di poter controllare la natura. Certamente nel campo medico si sono fatti passi da gigante però a volte la possibilità di manipolare prende il sopravvento e non si considerano la complessità e le ripercussioni che si producono quando si alterano pesantemente i meccanismi biologici. Nel caso delle malattie acute o infettive infatti è necessario per prima cosa riconoscerne il ruolo e l’importanza prima di accanirsi contro di esse in maniera sistematica. Capire fino a che punto fanno parte di un normale processo di sviluppo dell’essere umano o quando possono essere pericolose.

Tutti siamo un’unità, ormai questo concetto sta entrando sempre più nel pensiero comune, le medicine naturali si stanno diffondendo a macchia d’olio e il termine olismo è sempre più abusato. Essere un tutto significa che, come sostenevano i filosofi greci, ogni essere umano come ogni animale, ogni cosa che ci circonda, è animato da una energia vitale. L’organismo, secondo la visione vitalista, è un microcosmo dinamico di energie che naturalmente sono interdipendenti fra loro e con quelle esterne. Questo concetto sottende il fatto che la vita dell’uomo è costituita sì da fotografie del momento in cui vive la persona, ma sono collegate fra di loro; come un film che è formato da singole immagini, che fanno però parte di una storia più articolata e complessa.

Le malattie acute e soprattutto quelle esantematiche dell’infanzia, in quanto dovrebbero caratterizzare quel periodo di vita, hanno quindi una loro funzione non solo fisica, ma anche emotiva e in senso lato energetica sullo sviluppo del bambino. Come spiegano bene gli antroposofi il bambino nei suoi primi anni di vita compie uno grosso sforzo legato alla sua individualizzazione. L’essere individuo è infatti “il risultato di uno sviluppo durante il quale l’ego deve prevalere nel confronto con gli ostacoli”.

Le malattie infettive sono una delle espressioni di questa lotta necessaria per la propria crescita, come a livello emotivo possono essere le prime regole e i primi no, o a livello motorio le prime cadute importanti per permettere di formare una relazione adeguata con il proprio corpo e con lo spazio. Naturalmente questo non vuol dire mettere il bambino allo sbaraglio degli eventi perché deve diventare “forte”, non lo diventerebbe in ogni caso senza un adeguato sostegno da parte dei genitori e degli educatori, però non farlo sperimentare porta a uno sviluppo non completo.

Quando si parla di malattie acute il primo pensiero va alla febbre solo come sintomo potenzialmente pericoloso. Quest’ultima invece, se osservata e eventualmente aiutata e non soppressa in caso di eccessivo fastidio per il bambino, svolge una azione fondamentale nella crescita e nell’individualizzazione del bambino. Quando si nasce la maggior parte delle informazioni arrivano dalla madre, se si pensa anche solo a livello immunitario attraverso il latte si passa al figlio la propria “conoscenza”, piano piano poi il bambino diventa sempre più in grado di sintetizzare i propri anticorpi creando quindi una sua individualità e non solo immunologica.

La febbre amplifica questo processo in quanto accelera la distruzione delle vecchie proteine (materne) e aumenta la velocità di sintesi delle nuove. Si inizia quindi a creare un proprio bagaglio immunitario che si porterà per tutta la vita. Bloccare lo sforzo che sta compiendo sopprimendo la temperatura può portare alla formazione di proteine non complete che, in certi soggetti predisposti, può scatenare nel tempo risposte immunitarie non adeguate. Da queste poche riflessioni emerge che la soppressione della febbre o l’uso del vaccino che impedisce la manifestazione della malattia acuta provoca a lungo andare da una parte un sistema immunitario non sufficientemente formato e a volte non in equilibrio con possibilità a medio termine di sviluppare malattie allergiche o autoimmuni e dall’altra parte uno sviluppo più difficile della propria individualità, del proprio Io. In poche parole il tentativo di eliminare le forme acute con il tempo sta provocando a livello generale un aumento delle forme croniche e degenerative.

Anche per gli adulti, se non defedati, la febbre che può comparire per esempio nelle forme influenzali stagionali ha una sua funzione che è quella di alleggerire il carico cronico del soggetto o di tenere sempre in attività il sistema immunitario. Basti pensare solo allo possibilità che ha l’organismo di interrompere il ritmo usuale, di riposarsi, di staccare delle solite dinamiche, dai soliti alimenti e dai soliti lavori; in quel momento si rinnova per poter riprendere rinvigorito la sua vita.

Naturalmente non è sempre così perché in caso di soggetti con poca energia vitale o con malattie croniche importanti lo sforzo per bypassare la malattia può essere talmente forte da indebolire ulteriormente l’organismo, il soggetto in questa situazione deve essere accompagnato con un adeguato supporto per ottenere gli effetti benefici che la fase infiammatoria può apportare. Il tentativo di far scomparire le malattie infettive e esantematiche dell’infanzia sta modificando la reattività del bambino, compaiono sempre più manifestazioni allergiche (dermatite, asma, bronchiti asmatiche, tossi) oppure disturbi ricorrenti per esempio tonsilliti o otiti o bronchiti che tendono a ripetersi in quanto i bambini fanno più fatica a superare con i mezzi che hanno la malattia e la devono riproporre in continuazione. Oppure si hanno quelle poche malattie infettive, che non sono state ancora soppresse dall’uso dei vaccini, in modo anomalo.

Per esempio si assiste a infiammazioni tonsillari ricorrenti causate dallo streptococco responsabile della scarlattina, oppure varicelle virulente che in passato non si vedevano più e che fanno inneggiare a un uso maggiore del vaccino che è entrato in uso negli ultimi anni. Inoltre, come già detto, la scomparsa di vecchie forme microbiche che il nostro organismo conosce da tempo anche attraverso il passaggio nelle generazioni passate, per cui la risposta contro esse fa ormai parte del sistema immunitario, lascia spazio a nuove forme che, quando compaiono, mettono l’ organismo in una situazione di sforzo eccessivo in quanto non ha informazioni adeguate e deve formare totalmente la risposta.

In poche parole le nostre difese non si sviluppano in modo idoneo, la fase acuta non permette lo scarico di tensioni emotive e fisiche attraverso la manifestazione della sua fase critica e per finire si lascia uno spazio per la comparsa di nuove forme più aggressive per il nostro organismo. I farmaci L’altro aspetto da prendere in considerazione anche se non di completa comprensione è l’uso e abuso di farmaci nel bambino e soprattutto nelle sue varie fasi di vita. Mentre è più semplice capire cosa può provocare una soppressione continua della febbre per mezzo degli antipiretici, o l’uso prolungato e ricorrente degli antibiotici, più difficile è pensare cosa può provocare l’uso del cortisone in età infantile. Essendo un ormone le sue ripercussioni avvengono a livello emotivo e fisico.

Oggi si tende a usarne sempre di più iniziando dall’infanzia, dalla nascita, se compaiono delle dermatiti, per continuare con le prime forme infettive abbinandolo agli antibiotici per potenziarne l’azione. Sappiamo che oltre agli effetti antinfiammatori è un immunosoppressivo con quindi una maggiore possibilità di abbassare le difese immunitarie e di fare entrare il bambino in un circolo chiuso di malattie trattamento e di nuovo malattie, ma cosa muove a altri livelli è più difficile a dirsi. Naturalmente si conoscono le forme di sovradosaggio, ma cosa cambia in maniera più sottile in un bambino in crescita non è semplice da raccontare.

Da un punto di vista emotivo può dare cambiamenti dell’umore con un aumento dell’aggressività, irrequietezza, insonnia. Stimola la formazione del glucosio, diminuisce la sua utilizzazione periferica e ne aumenta la riserva come glicogeno oltre a aumentarne la concentrazione ematica. Per quanto riguarda le proteine accelera il loro catabolismo per cui c’è una riduzione dei vari tessuti linfatici, ossei, muscolari, cutanei con diminuzione di tono e massa per un riassorbimento della matrice proteica di ogni organo. Si può anche presentare una distribuzione differente del grasso con un aumento nella parte alta del corpo, viso, collo, nella parte posteriore, area sopraclavicolare, e una diminuzione della sua distribuzione alle estremità. Agisce sugli elettroliti e soprattutto, in usi prolungati, provoca una alterazione nella più ampia regolazione ormonale. A questo punto non sarebbe forse meglio rinforzare naturalmente il sistema immunitario invece di lottare contro nemici “esterni” che cambieranno forma, dimensioni, virulenza, ma ci saranno sempre?"

Articolo della dott.ssa Simona Mezzera

 

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Antibiotici e prima infanzia

Mercoledì, 26 Marzo 2014 19:38

 Partiamo sicuramente da una precisazione. Meno male che gli antibiotici esistono. Sicuramente hanno salvato moltissime vite. Ma se venissero utilizzati un po' troppo? Ma se venissero utilizzati un po' troppo in ottica preventiva nei bambini e nel lattanti? Spesso ci sentiamo dire "Meglio non rischiare degenerazioni...". Sempre più bambini però dopo la prima terapia antibiotica hanno ricadute, e così di nuovo si rende "necessaria" la somministrazione del farmaco; a quel punto si parla di fragilità del sistema immunitario del bambino, di particolare predisposizione del soggetto ad imbattersi in virus e batteri.

Leggiamo un po' cosa è emerso da uno studio effettuato presso la University of British Columbia:

"20 MAR - L'uso sbagliato o eccessivo di antibiotici è dannoso perché genera resistenza ai farmaci. Ma se questi medicinali provocassero anche altri effetti collaterali meno direttamente ricollegabili ad essi. Secondo uno studio della University of British Columbia che ha analizzato come gli effetti che alcuni antibiotici hanno sulla flora intestinale, risulta che questi farmaci potrebbero anche indurre all'aumento di percentuali di incidenza e gravità dell'asma allergica nei primi anni di vita. La ricerca che ne parla è stata pubblicata suEMBO reports.

"Per lungo tempo abbiamo sospettato che i bambini cui venivano somministrate dosi maggiori o più frequenti di antibiotici potessero essere più a rischio di sviluppare asma", ha spiegato Brett Finlay, autore dello studio e microbiologo alla UBC. "Ma questo è il primo studio che lo dimostra".

In particolare, i farmaci analizzati dagli scienziati sono stati la streptomicina e la vancomicina,due antibiotici largamente diffusi, che attaccano l'ecosistema dello stomaco. Nello specifico, però, la seconda è risultata alterare profondamente le colture batteriche nell'intestino e aumentare la gravità dell'asma su modelli murini. Gli stessi antibiotici non sembrano però avere ripercussioni sulla suscettibilità alla patologia nei topi adulti: ciò indica che sono solo i primi anni di vita ad essere un periodo critico per stabilire un sistema immunitario salutare.

Lo stomaco umano è colonizzato da circa 100 miliardi di batteri, e contiene fino a 1000 specie diverse. Sebbene gli scienziati non sappiano bene in che modo, la flora gastrica svolge alcune importanti e utili funzioni. "Il miglioramento delle pratiche sanitarie nelle società moderne, come l'uso di metodi di cura più efficaci o la diffusione degli antibiotici, ha come effetto collaterale quello di distruggere alcune delle specie di batteri più antiche che popolano il nostro stomaco, e questo potrebbe avere delle ripercussioni – anche importanti – sul sistema di difese dell'organismo", ha spiegato ancora il ricercatore. "Il nostro studio dimostra come questo sia ad esempio il caso di alcuni antibiotici, che vengono ora connessi all'asma. Questo tipo di risultati sono consistenti anche con le osservazioni che facciamo sui trend di diffusione delle patologie allergiche: queste sono in effetti meno diffuse, o comunque hanno subito un incremento più limitato, nei paesi in via di sviluppo, dove gli antibiotici vengono usati meno".

Ecco perché, secondo gli esperti, è meglio limitare la somministrazionedi questo tipo di farmaci ai bambini più piccoli. "È stato riconosciuto il ruolo che i microbi hanno nella salute umana, ed oggi stiamo imparando sempre di più come l'annientamento di questi organismi abbia ripercussioni sulla nostra salute", ha commentato Marc Ouellette, direttore scientifico del CIHR's Institute of Infection and Immunity. "Lo studio conferma che dare antibiotici ai bimbi e dunque disturbarne la flora gastrica, non dovrebbe essere fatto a cuor leggero". "

http://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=8020

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Lo svezzamento secondo la dott.ssa Mezzera

Mercoledì, 26 Marzo 2014 19:30

"Il neonato è un essere in divenire, nell’arco di pochi mesi raddoppia il suo peso corporeo, inizia a strutturarsi in maniera sempre più autonoma e a maturare i suoi organi e apparati. Per compiere questa impresa ciclopica ha bisogno di un buon nutrimento che lo aiuti quindi a formare delle basi solide che costituiranno il punto di partenza per la sua vita futura. Subito dopo la nascita il bambino è in grado di assimilare e metabolizzare sostanze semplici e simili a quelle che ha ricevuto durante l’arco della gravidanza. Appena nato inizierà, attaccandosi al seno, a prendere dalla madre il colostro, liquido denso e giallognolo chiaro che può essere considerato, come composizione, una via di mezzo fra il sangue e il latte materno. Il colostro è una sostanza importantissima per lo sviluppo dell’apparato gastroenterico e non solo. Infatti è molto ricco di macrofagi e anticorpi materni che hanno la funzione di proteggere il bambino conferendogli una immunità naturale utile per il primo periodo di vita e la prima esposizione al mondo circostante. Inoltre è importante per la mucosa intestinale in quanto la protegge costituendo come un rivestimento interno che non permette il passaggio in circolo di molecole più grosse responsabili di una eventuale attivazione di forme allergiche. Ultimamente infatti si dà sempre più importanza alla permeabilità intestinale come concausa dell’insorgenza di malattie allergiche e autoimmuni. Dopo il colostro inizia, nella maggior parte dei casi, l’allattamento al seno. Il latte materno costituisce quanto di meglio possa esserci per la crescita del bambino in quanto è in grado di supplire a tutte le necessità fisiche e emotive del neonato. Presenta una concentrazione adeguata di proteine, grassi, vitamine, oligoelementi adatte per i primi mesi di vita, oltre a offrire anticorpi utili nelle prime fasi di vita quando ancora il sistema immunitario non è in grado di reagire adeguatamente. Inoltre il latte materno contiene degli enzimi in grado di aiutare la digestione di strutture complesse come quelle dei grassi, possiede una giusta proporzione fra calcio e fosforo che ne permette un migliore assorbimento, cambia come composizione nel corso della giornata seguendo le necessità del bambino. Svolge poi un ruolo fondamentale nell’instaurare precocemente quel legame madre e figlio così importante per lo sviluppo emotivo del bambino. Il passaggio successivo è quello dello svezzamento cioè di quella fase in cui il neonato da una alimentazione liquida, lattea, passa a una solida in cui si iniziano a introdurre alimenti diversi in modo che possa assorbire sostanze sempre più necessarie nelle fasi successive della sua crescita. E’ arrivato il momento Il momento in cui cominciare è differente da bambino a bambino e in genere è in relazione al manifestarsi di almeno due dei seguenti segnali: · l’inizio della dentizione. I primi denti costituiscono la manifestazione esterna di un cambiamento che si sta attuando nell’apparato digerente che rende possibile la digestione e l’assorbimento di sostanze più complesse e estranee al bambino. Il latte infatti è un liquido prodotto dalla madre, da quell’organismo con cui ha condiviso nove mesi di gravidanza e che ha imparato a conoscere e verso il quale in genere non ci sono reazioni immunitarie. · l’interesse del bambino nei confronti del cibo. Quando inizia a mimare i movimenti masticatori o è attratto da quello che vede a tavola e cerca di afferrarlo e di metterlo in bocca mostra il suo desiderio e il bisogno di alimenti nuovi. · la posizione seduta è un altro segnale che ci indica che il bambino è in grado di far transitare correttamente il cibo. In genere queste tre manifestazioni sono presenti quando il bambino raggiunge il sesto o il settimo mese di vita. Il cucchiaino Il passaggio da una alimentazione lattea a una solida implica l’introduzione del cucchiaino e quindi un cambiamento nella deglutizione che da infantile, caratterizzata dalla lingua bassa, passa a quella dell’adulto che implica un suo movimento verso l’alto, con attivazione di un muscolo, la lingua, fondamentale per la giusta conformazione del palato e dei denti. Un altro cambiamento che si mette in moto passando al cucchiaino è quello dell’attesa, infatti non può esserci una introduzione continua del cibo come avviene con il latte, il bambino infatti deve imparare a aspettare fra un cucchiaino e un altro. Si allenta poi il contatto con la madre o con l’adulto che gli dà da mangiare; insomma è un piccolo atto che mette però in moto cambiamenti a vari livelli. Per questo motivo è importante il primo contatto e come quindi lo si propone. I primi inizi Si consiglia di incominciare lo svezzamento con della frutta cotta a vapore o con poca acqua e di schiacciarla con una forchetta, evitando, se fosse possibile l’uso di minipimer o frullatori che producono aria nel cibo che può disturbare il bambino. La frutta che dà in genere meno problemi è la mela o la pera, da preferire naturalmente se di stagione e biologiche. Il bambino è un organismo plastico in continua evoluzione con un ricambio cellulare elevato particolarmente influenzato da quello con cui viene a contatto. È quindi più sensibile all’assunzione di prodotti di sintesi presenti negli alimenti la cui concentrazione è stata calcolata per non essere dannosa per un adulto di 60 kg, ma non per un bambino di pochi mesi di vita. Anche la stagionalità dovrebbe essere rispettata in quanto il frutto o la verdura che cresce naturalmente in quel determinato periodo dell’anno è la più adatta per le esigenze di quel momento. Per esempio le fragole, che sono acquose, crescono in una stagione in cui c’è bisogno di rinfrescare maggiormente l’organismo, non ha senso quindi mangiarle in inverno dove invece c’è bisogno di calore e non di cibi rinfrescanti che possono solo indebolire l’energia dell’organismo. La mela è presente quasi tutto l’anno ed è il frutto più digeribile oltre a avere un’azione protettiva su tutte le mucose dell’apparato digerente. Un altro aspetto da considerare è la provenienza; sono da preferire infatti quelle di coltivazione locale o più vicina a dove viviamo sia per l’impatto sull’ambiente, dato da viaggi transoceanici, sia per l’uso maggiore di conservanti che devono essere usati per bloccarne la maturazione e il loro deterioramento. Inoltre più l’alimento è coltivato in altri paesi, maggiori differenze ci saranno nel suolo e negli oligoelementi assorbiti da esso che vanno poi a arricchire il frutto o l’ortaggio. Il fabbisogno delle persone che vivono in una certa area è differente rispetto a quelle che stanno dall’altra parte del pianeta, a lungo andare nutrirsi di cibi provenienti da paesi lontani indebolisce l’organismo e lo rende più suscettibile a malattie. Se con la mela cotta il bambino non ha problemi particolari, non compaiono eruzioni, né dolori addominali o feci non digerite si può passare dopo circa una settimana alla mela cruda grattugiata e poi alla pera prima cotta e poi cruda. La frutta, in genere da dare a metà mattinata, può poi essere arricchita con frutta secca come l’uva passa, particolarmente ricca di ferro. Arriva la pappa Una volta che il bambino impara a deglutire e a digerire il nuovo alimento si può passare alla tappa successiva che è quella di sostituire la poppata di mezzogiorno. Si parla di pappa salata non perché si introduca il sale, che in genere va evitato fino almeno all’anno del bambino e poi aggiunto in quantità minime durante la cottura in quanto crudo tende a depositarsi nei tessuti e a indurirli, ma perché è composta di farina di cereali e verdure ricche di sali minerali. La pappa salata si prepara facendo bollire in circa un litro di acqua una carota, quando il liquido di cottura si dimezza lo si lascia raffreddare per poi stemperare due cucchiai di farina di riso bianco facendo in modo che non si creino grumi e cuocendo il tutto per circa 20 minuti mescolando durante la cottura per non farla attaccare. Si preferisce iniziare con la carota per la sua digeribilità, per il contenuto di zuccheri facilmente assimilabili e per la presenza di vitamine e oligoelementi necessari per la crescita del bambino. Dopo 3-4 anche 5 giorni se non ci fossero reazioni particolari si può aggiungere alla pappa la carota schiacciata e trascorsi alcuni giorni un’altra verdura all’inizio solo per fare il brodo e poi schiacciata. Le verdure, come si diceva prima, devono essere, per quanto possibile, biologiche e soprattutto di stagione cercando di evitare il più possibile nel primo anno quelle della famiglia delle Solanacee (patata, pomodoro, melanzana e peperone) in quanto contengono le solanine, alcaloidi con azione deprimente sul sistema nervoso centrale. Le verdure più indicate dopo la carota sono la zucca, il finocchio, il sedano, le coste, le erbette, la lattuga, le zucchine, per arrivare verso il decimo mese ai cavoli, al porro e alle cipolle sempre però scegliendole in base alla stagione in cui crescono. Da evitare, almeno fino all’anno gli spinaci e i carciofi troppo ricchi di ossalati. A questo punto il bambino a metà mattina prenderà la mela e a mezzogiorno la pappa e per il resto ancora il latte materno o di altro tipo se la madre non può più a allattarlo. Fra i vari tipi di latte le alternative a quello materno possono essere o il latte di capra, più simile come composizione soprattutto per la parte proteica e quindi meno allergizzante di quello di mucca, o latte vegetale soprattutto quello di riso o di mandorle. Le farine da usare fino al nono mese sono quelle senza glutine e quindi riso, mais, miglio, grano saraceno e poi tapioca che è una fecola estratta dalla radice e dai tuberi di una pianta. È importante non introdurre troppo presto le farine con il glutine, che costituisce la parte proteica del grano, in quanto in questa fase la mucosa intestinale non è ancora adatta a digerirla e può dare luogo a irritazioni locali con difficoltà a assorbire altri elementi indispensabili per lo sviluppo e il funzionamento dell’organismo del bambino come per esempio il ferro o il calcio. Inoltre un problema di cui si discute ultimamente è il contenuto più elevato rispetto al passato di glutine nelle farine di grano. Sono state selezionate farine più proteiche che rendono meglio nella cottura e nella panificazione a scapito però della possibilità di digestione e assorbimento. Non a caso in questi ultimi anni si riscontra un aumento di bambini celiaci, che non hanno la capacità di scomporre il glutine in aminoacidi assorbibili poi dal tratto intestinale, o di persone intolleranti a questa sostanza. La pappa a cena Una volta che il bambino avrà accettato la pappa del pranzo si potrà sostituire la poppata serale con un’altra pasto. All’inizio si può preparare una pappa dolce più rilassante, senza dolcificanti, ma con un sapore naturalmente dolce. Si può preparare del latte di riso in cui si stempera della farina di un cereale e lo si cuoce per almeno 20-40 minuti, secondo il tipo, a cui si aggiungono delle uvette. A fine cottura si possono poi tostare e tritare alcune mandorle per arricchire il cibo con delle sostanze ricche di calcio. Nono mese Verso il nono mese alla pappa del giorno si possono aggiungere semi tostati e tritati come quelli di girasole o di zucca o del sesamo o dei pinoli con del prezzemolo anch’esso tritato particolarmente utile per aggiungere del ferro alla dieta del bambino. Sempre in questa epoca si possono diversificare maggiormente le farine aggiungendo quelle di orzo, farro, grano, avena, segale oppure iniziando a dare delle pastine o il cous cous o il semolino, possono anche essere introdotte delle proteine vegetali come le lenticchie all’inizio decorticate e poi quelle di montagna fino a arrivare ai fagioli, piselli, fave e per ultimo ai ceci. Anche i semi costituiscono una buona fonte di proteine vegetali come il formaggio di soia da introdurre una volta la settimana. È sempre importante la gradualità nell’introdurre un cibo nuovo aspettando qualche giorno prima di ripeterlo per vedere se ci fosse una qualche reazione, la pazienza iniziale nell’introdurre cibi nuovi viene poi ripagata dal fatto che in questo modo si possono riconoscere eventuali reazioni ai singoli cibi. Se si introducono invece vari cibi insieme è più difficile capire quale sostanza possa avere determinato una reazione negativa nell’organismo inoltre si mettono in moto troppi meccanismi digestivi che è meglio attivare lentamente. Dall’anno si possono iniziare a introdurre una volta il giorno le proteine animali iniziando con il formaggio di capra o di pecora per passare al pesce, non di allevamento, cotto al vapore e mischiato alla pappa o dato da solo con delle verdure cotte di contorno. È preferibile del pesce come la sogliola o il pesce azzurro, da evitare i frutti di mare e i crostacei in quanto ricchi di istamina e quindi particolarmente allergizzanti. Si può poi passare alla carne iniziando con quella di piccoli animali come il coniglio o il pollo stando attenti che siano animali non trattati. Anche l’olio può essere introdotto in questo periodo preferendo quello spremuto a freddo e alternando l’olio di oliva a quello di semi (girasole, sesamo, lino) particolarmente ricchi di vitamina E, e con un giusto rapporto fra Omega 3 e 6. Anche i condimenti salati possono essere aggiunti per iniziare a dare più sapore al cibo e più sali minerali, importante e non mettere il sale direttamente sul cibo ma farlo cuocere oppure usare dello shoyu (salsa di soia) o del gomasio (sale e sesamo tostati e tritati). Verso i 18-24 mesi si può poi aggiungere alla dieta l’uovo prima solo il tuorlo e poi tutto intero. In un arco di tempo variabile da bambino a bambino si sostituirà la poppata del mattino con latte di capra o di mucca o di riso, o di altri cereali o con orzo o tè deteinato come quello giapponese a rametti (kukicha) accompagnati da fette biscottate o gallette di riso con malto o sciroppo d’acero o creme di nocciole o mandorle. Per la poppata del pomeriggio si può optare per la frutta o per lo yogurt. Alla fine di tutto questo processo il bambino arriverà a mangiare di tutto, aspetto fondamentale per il suo equilibrio in quanto l’entrare in contatto con tutti i regni della natura e quindi con differenti forme delle varie sostanze gli permetterà di assorbirle e di utilizzarle al meglio in modo da poter far fronte alle varie richieste a cui quotidianamente l’organismo umano è sottoposto."

Articolo della dott.ssa Simona Mezzera, autrice di Alimentazione Energetica, Giunti Demetra, articolo presente sul sito http://www.percorsibiosalute.it/index.php?option=com_content&view=article&id=185:svezzamento&catid=82:articoli&Itemid=136

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Merende pret a porter

Giovedì, 31 Marzo 2016 19:19

Ecco alcune merende pret a porter per i nanetti: sono sane e semplici, davvero semplici, non quel semplice che richiede solo 40 minuti tra preparazione e cottura! Sono pensate per noi mamme, sempre super impegnate, vogliamo fare 1000 cose e dare sempre il meglio su tutti i fronti e magari ci facciamo anche venire i sensi di colpa perché qualcosa non è all’altezza delle nostre aspettative…

1. frutta secca: è molto utile per il bambino, perchè contiene numerosi zuccheri semplici, sali minerali come calcio, potassio e ferro e numerose vitamine. Cerchiamo di farne uso soprattutto in quel periodo dell'anno in cui nessun frutto è maturo naturalmente (quindi fra aprile e maggio). Possono essere anche usati per dolcificare le pappe: è possibile usare uvetta e prugne già dagli 8 mesi, dall'anno in poi fichi secchi e albicocche. Le mandorle sono un frutto eccezionale per i bimbi, contiene moltissimo calcio facilmente assimilabile, sono molto energetiche, rimineralizzanti e ricostituenti; lavorano molto bene sul sistema nervoso. Non è possibile consumarne più di 5 o 6 al giorno: potete frullarle in modo che il bimbo possa mangiarle da solo come spuntino. Le nocciole sono anch'esse rimineralizzanti e ricostituenti e contengono molte vitamine e minerali utili per la crescita.Preparatevi un sacchettino da mettere in borsa così potrete darlo direttamente al bimbo (ovviamente non prima dell'anno e mezzo onde evitare di mettere in pratica le manovre di disostruzione!). Scopri il nostro partner Noberasco e i preziosi sconti a te riservati nel suo e-commerce!

2. semi oleosi: un cucchiaino al giorno tritati. Normalmente vengono considerati cibi "pesanti" e non adatti ai bambini; in realtà è l'uso che spesso se ne fa che li rende non-healthy! I bambini spesso non ne vanno pazzi, ma se fin da piccoli proproniamo loro i semi di girasole o di zucca pian piano si abitueranno al loro gusto e crescendo arriveranno ad apprezzarli. 

3. crocchette di mais e riso: ormai si trovano in quasi tutti i supermercati; prediligiamo quelli bio e poco salati.

4. succhi di frutta: mi raccomando, controlliamo sempre che non contengano zuccheri e che abbiano una percentuale alta di frutto, almeno 70%. Sempre meglio però optare per i succhi vivi, quindi estratti: con il nostro partner Estraggo Pro possiamo estrarre frutta, verdura (così i nostri bimbi possono mangiare verdura senza accorgersene), frutta secca e preparare deliziosi estratti ma anche smoothie e smoothie bowl

5. latti vegetali: si trovano anche nelle pratiche mini confezioni con la cannuccia già a disposizione. Dal punto di vista chimico i latti vegetali sono simili al latte materno (ma non possono assolutamente essere utilizzati al posto di questo, attenzione!). Latti molto utili sono quello di riso, kamut, miglio, quinoa. Ricordatevi di sostituire assolutamente il latte vaccino con quelli vegetali quando nel bimbo sono presenti fenomeni infiammatori e muco (a breve dedicheremo un intero articolo al rapporto tra secrezione di muco e proteine animali). Il latte di avena è molto proteico, quindi deve essere usato ma con parsimonia; così il latte di soia, altrettanto proteico, deve non deve essere dato troppo spesso ai maschietti (la soia contiene un elevato contenuto di estrogeni, ormoni femminili) e può essere allergizzante. Per cui sì alla soia ma con parsimonia e prestando particolare attenzione ai bimbi che hanno già sperimentato episodi allergici. Discorso a parte merita il latte di mandorle: come anticipato precedentemente nel punto in cui abbiamo parlato dei semi oleosi, le mandorle sono un elemento preziosissimo per il bimbo grazie al loro grande contenuto di calcio e al loro potere alcalinizzante. Possiamo creare latti di riso con il nostro Estraggo Pro in pochi semplici step, ecco qui per esempio come preparare il latte di mandorla. 

6. yogurt di riso e di soya: sono semplici e pratici, li troviamo nei negozi del biologico ma anche nei supermercati tradizionali. Attenzione che siano sempre senza zucchero, conservanti e coloranti. Possiamo proporli come semplice yogurt oppure creare una yogurt bowl. 

7. verdura e frutta fresca: utilissima per i bimbi (e per gli adulti chiaramente) può essere utilizzata come spuntino sia al mattino che al pomeriggio. In alcuni casi, in bambini che soffrono di iper-fermentazione, la frutta sarà utilizzata non prima dell'anno e mezzo. Sia la frutta che la verdura cruda devono essere consumate un quarto d'ora prima dei pasti o almeno tre ore dopo dalla fine di questi: la frutta infatti "ha una digestione facilissima e rapidissima, passa direttamente nell'intestino dove viene rapidamente assorbita. Se invece viene assunta a fine pasto segue il destino digestivo di tutti gli altri alimenti: resta per varie ore nell'ambiente caldo umido dello stomaco, dove gli zuccheri fermentano, coinvolgendo anche gli altri alimenti"(T.Valpiana, L'alimentazione naturale del bambino, Edizioni Red!, pag.90-91). Così la verdura cruda è ricca di enzimi, che se utilizzati a inizio pasto favoriscono la digestione. Per dare in sicurezza anche ai più piccoli frutta e verdura cruda consiglio sempre alle mie mamme l'utilizzo di apposite retine con un manico di plastica che si trovano nei grandi iperstore per bambini per esempio http://nuby.com/it-it/nuby/solid-feeding/5360/. Noi la acquistiamo fresca da Korto, il nostro orto online a Torino!

8. confort food: se siamo a casa quello che viene chiamato confort food non può che essere una perfetta merenda: dal pane e marmellata la budino, ecco in questo articolo i nostri confort food preferiti!

9. idee sfiziose: nel nostro libro The Family Food trovate tantissime ricette di merende sfiziose come i pops di frutta, il gelato alla banana, barrette, crema pasticcera vegetale, insomma potete sbizzarrirvi con ricette che richiedono pochi minuti! Puoi acquistarlo scontato su Amazon. 

Giulia Mandrino

 

Testi consigliati:

1. S. Mezzera, Alimentazione Energetica, Giunti Demetra

2. AA. VV. Naturalmente Bimbo, Terra Nuova Edizioni

3. L. Proietti, Figli Vegetriani, Sonda Edizioni

4. T. Valpiana, Alimentazione naturale del bambino, Edizioni Red!

 

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Come utilizzare gli oli essenziali

Sabato, 24 Maggio 2014 00:00

 L’aromaterapia è uno strumento eccezionale e potente, che  possiamo utilizzare fin dai primi mesi di vita ma con le dovute precauzioni. Gli oli essenziali infatti sono infatti l’estratto più potente di un vegetale per cui se non usati con cautela e seguendo le corrette indicazioni possono essere dannosi anzichè benefici per la nostra salute.

Ecco come utilizzare gli oli essenziali in famiglia: le principali modalità di applicazione dell'aromaterapia per grandi e bambini

-          Aromadiffusione: gli oli essenziali sono inseriti all’interno di una ciotola su un termosifone, oppure all’interno di una pentola di acqua bollente o all’interno degli aromadiffusori e sprigionano le loro particelle nell’aria

-          Diluiti in creme, oli, unguenti: ottimi nel post bagnetto e per massaggi fin dai primi mesi di vita

-          Nel bagno: diluiti all’interno di un olio base (per esempio olio di mandorle dolci, di riso etc..) in modo che non rischino di andare a contatto diretto quando sono puri con la pelle del bambino.

-          Direttamente sulla pelle: può essere utilizzato solo il tea tree come disinfettante a partire dai due anni di età.

-          Per via orale: sotto la guida di un medico esperto.

-          In tamponi che portiamo al naso impregnati di olio

-          Come strumenti di pulizia e igiene della casa

Ecco i nostri consigli per utilizzare l’aromaterapia in maniera sicura:

  1. Scegliere oli essenziali di qualità con la certificazione di distillazione a corrente di vapore (quelli low budget sono spesso estratti con sostanze chimiche).
  2. Utilizzare gli oli essenziali puri a contatto con la pelle con estrema cautela.
  3. Non utilizzare gli oli essenziali per via orale se non seguiti da un medico esperto in oli essenziali
  4. Non utilizzare mai bruciaromi che non consentano di poter mettere gli oli essenziali all’interno di acqua, in quanto la combustione dell’olio puro crea fumi tossici.
  5. Deve sempre essere scritto O.E- puro al 100%

Gli effetti degli oli essenziali non si evidenziano solo a livello fisico (come per esempio raffreddore, stitichezza) ma anche a livello della mente (vedi il nostro post su Aromaterapia per la mente)

Possiamo distinguere gli oli essenziali in tre macro categorie a seconda della loro volatilità:

  1. NOTE DI BASE: derivano dalla corteccia o dalla radice della pianta. Hanno una carica vibrazionale bassa ed evaporano lentamente; tra questi annoveriamo sandalo, patchouli, vetiver, mirra, cannella, pino. Hanno proprietà calmanti in quanto aiutano a radicarsi bene a terra, a stabilizzarsi limitando le ansie e i pensieri. Hanno inoltre molte proprietà benefiche per il corpo (ogni olio ha le sue proprietà).
  2. NOTE DI CUORE: sono ricavati dai fiori e dai petali della pianta. La loro vibrazione è intermedia e evaporano in tempi medi. Agiscono in profondità sulle emozioni, armonizzandole; gli oli essenziali appartenenti a questa categoria sono gelsomino, lavanda, neroli, rosa
  3. NOTE DI TESTA: sono gli oli più volatili e agiscono prevalentemente a livello spirituale. Sono ricavati dagli agrumi e dalle bucce dei frutti. Sono potenti antidepressivi e sono ottimi in stati di apatia e atonia. Ricordiamo Lime, limone, bergamotto, eucalipto.

Giulia Mandrino

 

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Sara

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Cecilia

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