Ecotoys, un'oasi di giochi e di progetti

Lunedì, 07 Aprile 2014 20:29

Il mercato dei giochi è un business molto vasto, che quando diventiamo genitori ci invade travolgendoci. Non so voi ma io tutta quella plastica con colori violenti non l'ho mai tollerata più di tanto. Ma non tutti i giochi sono uguali, alcuni hanno una storia, una poesia e sopratutto un progetto alle spalle. Questa è la storia di Ecotoys, di un papà che aveva il sogno di costruire giochi per il suo bimbo che raccontassero qualcosa di vero e di bello, che trasmettessero a lui la passione del papà per la Madre Terra che ci ospita, di un rispetto per gli animali, le piante, le persone e le culture. 

Abbiamo allora intervistato Guido Gerletti, ideatore e titolare di Ecotoys, azienda brianzola che può essere definita un'oasi rara in un mercato sempre più agguerrito, in quanto poggia le sue solide basi di modello di business sull'etica e su profitti etici. Ecco come.  

Come e quando é nata ecotoys? Perché hai pensato di crearla? 

"La Ecotoys è nata nel mese di ottobre 2004, quando mio figlio aveva 6 anni. Da papà e ambientalista mi trovavo spesso a cercare giocattoli ecologici allora quasi inesistenti sul mercato e, grazie ad un caso fortuito, mi sono trovato a creare la prima azienda italiana che si occupa solo di giocattoli ecologici. E’ fondamentale diffondere sempre più i giocattoli ecologici per due motivi: il primo è quello di diminuire l’impatto ecologico di questi prodotti, il secondo è quello di educare i bambini e i loro genitori ad uno stile di vita più sostenibile. Io mi sono sempre occupato di conservazione della Natura. Dapprima facendo educazione ambientale ai bambini, poi come biologo esperto di censimenti di animali africani, poi come conservazionista impegnato in progetti sempre in Africa e ora come imprenditore green."

Credo che il prodotto che riassuma maggiormente la tua visione e il mappamondo morbido da abbracciare. Chi lo ha inventato? Come consigli di proporlo ai bambini?

"Il mappamondo “Hugg a Planet” o abbracciamondo è nato oltre 30 anni fa dal genio Robert Forenza ,  un famoso pacifista americano. Lo scopo principale di questo prodotto è quello di insegnare l’empatia, l’amore per il mondo e l’olismo ai bambini a partire da circa un anno di età. Ci sono diversi modi per usarlo ma quello che preferisco è spiegare ai bambini che è un mondo magico e che, quando lo abbracci con amore, questo amore arriva fino al cuore di un altro bambino che in quel momento è in difficoltà. La magia però funziona solo appena svegli al mattino. In questo modo si stimolano i bambini a svegliarsi con un pensiero altruistico e si coltiva la loro solidarietà. Questo mondo un po’ speciale dovrebbe poi essere tenuto sul divano in modo da poterlo utilizzare per cercare i paesi e le città che vengono citati in televisione o durante la lettura di un libro". 

La prima volta che sono venuta da voi sono rimasta un po' spiazzata alla vista di asini e numerosi animali. Come mi avete spiegato fa parte di un progetto più ampio. Ci puoi raccontare qualcosa in più?

Il nostro modello di impresa è un po’ speciale e prevede che una parte importante del nostro tempo e delle nostre risorse economiche sia dedicata ad un progetto sociale. Per ora questo progetto si chiama “La Fattoria delle Coccole” e prevede la creazione di tanti microrifugi che ospitino animali da reddito allevati come animali da compagnia. Lo scopo è far capire alle persone che non ci sono grandi differenze tra animali da compagnia come il cane ed il gatto o animali da reddito come l’asino e il maiale. Sono tutte creature meravigliose, capaci e bisognose di affetto e molto intelligenti e sensibili. Molte persone che ci vengono a trovare sono sorprese dall’incontrare i nostri 6 cani, 3 maiali, 2 gatti, 2 asini e una capra e vedere quanto siano docili e in armonia tra loro. Molte di queste persone iniziano poi a cambiare la loro alimentazione verso una scelta vegana e vegetariana. 
Questo progetto si sta evolvendo e a breve ci trasferiremo in una nuova e bellissima sede e apriremo una vera e propria fondazione. 
Stiamo per creare qualcosa di semplice e unico, un progetto che è la somma di tutto quanto abbiamo imparato, esplorato, studiato negli ultimi anni, qualcosa che non riguarderà soltanto noi, ma la Terra e le generazioni future. Un Progetto che diventerà il centro del nostro cuore e della nostra vita

Il progetto si chiama INGAIA.

INGAIA è una Fondazione che ha lo scopo di ricreare un rapporto sano tra l’uomo, gli animali e la terra, recuperando il valore fondamentale del rispetto di ogni ambiente, e forma di vita. Essendo Fondazione INGAIA è un progetto estremamente concreto, e necessita di un luogo dove creare il suo Centro Operativo. Per questo, abbiamo individuato una struttura immersa nel Parco della Pineta di Appiano Gentile, che vorremmo valorizzare attraverso una rinascita paesaggistica e strutturale (con progetti di biodiversità e bioarchitettura), rendendola un punto di riferimento sia italiano che internazionale.

INGAIA è 

  • Ritorno alla Terra, per insegnare alle famiglie ad avere stili di vita più sostenibili e naturali
  • Progetto Fattoria delle Coccole, oasi di pace e serenità per mucche, cavalli, maiali e tante altre specie
  • Progetto INLIFE, attività di Land trust, per acquisire terreni da rinaturare e proteggere per sempre
  • Progetto WILD, attività di educazione ambientale per ritrovare il contatto profondo con la Natura

 

Per sognare ad occhi aperti angoli di Gaia protetti per sempre in ogni angolo del nostro Pianeta e diventare realmente i giardinieri del nostro Pianeta. Per proteggere grandi prati nel paese dove viviamo e piantarci cerchi di querce, proteggere pezzi delle ultime foreste atlantiche in Brasile o nel Borneo, terreni in America con giovani sequoie, paludi e savane africane, isole coralline e via via tanti altri luoghi da liberare e venerare. Questo sì potrebbe dare senso alla vita di intere generazioni di umani e di altre specie, animali e vegetali!

Vuoi sognare insieme a noi e aiutare Gaia a sognare una nuova umanità? Rendiamo la terra sacra di nuovo: un luogo da venerare e non da sfruttare. Ogni pezzo di terra del mondo che libereremo insieme sarà reso sacro e intoccabile per le future generazioni e potremo andarlo a vedere nel tempo, nella sua crescita, come un bambino che cresce e porta la sua abbondanza nel pianeta semplicemente essendo sè stesso.

Se uno sogna da solo è solo un sogno. Ma se molti sognano insieme, si tratta dell'inizio di una nuova realtà. J. Lennon

 

Vuoi fare parte di questo sogno?

Partecipa alla raccolta fondi per creare la Fondazione Ingaia e creare il primo Centro Ingaia del Mondo.

 

Contattaci:Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

tel 349-5753606

 

Giulia Mandrino

 

Il nostro corpo è allineato con le stagioni, ossia ha la necessità di nutrirsi con prodotti forniti dalla natura in un periodo preciso di tempo. Classico è l'esempio dei pomodori che noi consumiamo spesso tutto l'anno oppure le fragole: i pomodori infatti crescono in natura solo d'estate perchè il nostro corpo in quel periodo dell'anno così caldo necessita particolarmente dei suoi nutrienti e dell'alta quantità di acqua presente al suo interno. In inverno avremo invece particolarmente bisogno di vitamina C presente negli agrumi.

Ma scegliere verdura e frutta di stagione è importante anche sotto altri aspetti:

- il portafoglio, costano infatti meno.

- per l'ambiente, poichè per trasportare del zucchine da paesi tropicali consumiamo molta benzina e inquiniamo.

- per il palato, in quanto sono molto più gustose. 

- più sano, perchè i vegetali cresciuti in stagione non necessitano di fertilizzanti chimici per "pompare" la loro crescita.

 

Ecco qui il nostro calendario online di frutta e verdura di stagione da scaricare e appiccicare al vostro frigorifero!

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Pasta di sale per mamme incasinate

Venerdì, 04 Aprile 2014 23:21

Di ricette per questa pasta modellabile ce ne sono tantissime. Noi ve ne propoiniamo 2. Infatti un problema che spesso riscontriamo noi mamme  è quello di cercare una ricetta sul web o qualche spunto di gioco e immancabilmente manca un ingrediente... e allora si lascia perdere, affrante: “domani mi devo ricordare di comprare quell’ingrediente che si chiama sbadadapumpete, si me lo ricorderò”. E poi, essendo noi mamme multitasking, multilivello, multicasino o ci dimentichiamo quell’ingrediente al supermercato, o ci dimentichiamo di andare in quel negozio speciale dove lo vendono, o ci dimentichiamo direttamente di voler fare quel gioco, se non poi ricordarcene 6 mesi dopo, in una giornata piovosa mentre cerchiamo disperate nel web qualcosa da fare. Essendo io, prima che blogger, mamma e assidua fruitrice di blog che propongono attività per bambini, vi propongo la ricetta base che faccio con i miei figli da quando hanno un anno e mezzo.

Ingredienti

-          4 tazze di farina

-          2 tazze di acqua

-          2 tazze di sale fino meglio se polverizzato (basta metterlo in un robot da cucina e frullarlo a massima velocità per 15 secondi)

-          eventuale colorante alimentare

Mescolare insieme tutti i componenti (se usiamo coloranti alimentari mettere prima questi nell’acqua e poi successivamente versare il composto negli altri ingredienti). Finito. Teniamo a portata di mano della farina nel caso la pasta si incolli qua e là. Possiamo dare al nostro bimbo mattarelli, formine e oggetti che possano creare dei pattern rotolandoli. Una variante di procedimento che io amo molto perchè mi consente di occuparli per più tempo e fargli sperimentare più cose è quella di dar loro un contenitore con la farina, travasarla in un secondo contenitore (il primo contenitore lo pulite anche solo con un panno di stoffa) e poi far versare loro i bicchieri d’acqua e il sale: noto che la soddisfazione che provano nel creare loro stessi la pasta di sale è tanta.

Per quanto concerne il colore potete colorarla prima aggiungendo coloranti come il succo di barbabietola per il rosa, il succo di spinacino per il verde oppure coloranti alimentari o tempere. Altrimenti è possibili decorare gli oggetti dopo la cottura (per bimbi dai 2 anni in poi).

Una modalità di decorazione molto interessante è quella di inserire all’inerno della pasta semi di zucca, semi di papavero, semi di lino, bottoni, perle e altri materiali di ricilclo.

Volendo è possibile cuocere i loro lavoretti in forno a circa 100° all’incirca per 2 ore oppure metterli sopra i termosifoni ad asciugare. Nel caso in cui optiate per il forno attenzione a non inserire nella pasta di sale oggetti non adatti alla cottura in forno!

 

Giulia Mandrino

immagine tratta da quibrianza.it

Cosmesi fresca by Ringana

Venerdì, 04 Aprile 2014 22:12

Ho una pelle terribile. Molto grassa in tantissimi punti del viso ma le prime rughe iniziano a vedersi. Quindi se prendo una crema per pelli miste la mia fronte diventa ingestibile, se uso una crema antirughe non ne parliamo, se uso una formulazione per pelli grasse le mie rughe vicino alla bocca pian piano diventano solchi. Ho trovato pochissime creme fino ad ora che riuscissero a coniugare le mie esigenze. In questi giorni ho avuto il piacere di provare i prodotti Ringana, azienda austriaca che fa cosmesi fresca, ossia non utilizza conservanti e prodotti necessari per far si che i prodotti abbiano una vita più lunga. Quindi sto usando delle creme che scadono tra circa tre mesi. I profumi sono molto delicati e appena li provi sul viso senti effettivamente una sensazione di freschezza. La mia pelle è sicuramente meno grassa ma allo stesso tempo nutrita, per cui sono molto felice di averlo scoperto! Oltre a essere un'azienda iper-super etica si a livello di materie prime che di filiera, Ringana ha una rete di vendita di donne porta a porta, lavori che trovo molto interessanti per noi mamme perchè consentono di organizzarsi gli appuntamenti a seconda delle esigenze e creare una rete di donne che si sostengono a vicenda (se so che la Sara vende creme, per altro di ottima qualità ed etiche, compro la crema da lei e non in altri posti). 

Giulia Mandrino, director

 

Ecco alcune informazioni su Ringana e sui suoi prodotti:

Ringana è una azienda austriaca da 18 anni unico produttore europeo di cosmesi, prodotti per la detersione e integratori alimentari freschi  vegan che utilizza solo materie prime esclusivamente di origine vegetale, da coltivazione biologica o da crescita spontanea, ed esclude completamente qualsiasi ingrediente chimico e conservanti e di origine animale. Tutti i suoi prodotti sono “… da consumarsi entro” perché non contenendo conservanti hanno una scadenza ravvicinata e questo è il motivo per cui non si trovano nei negozi  ma si ordinano direttamente dai “partner” di vendita Ringana, veri e propri consulenti della filosofia aziendale.  

 Ringana ha una particolare filosofia ed è 100% etica: infatti oltre a sostenere dei progetti sociali (un asilo in Gambia, il lavoro di un villaggio in Africa dove viene raccolto il baobab)  è stata insignita di diversi premi e riconoscimenti. Anche il packaging è ecosostenibile, la plastica utilizzata per alcuni dei loro prodotti è totalmente riciclabile e non rilascia ormoni mentre con l’AZIONE RICICLO è previsto il recupero totale dei flaconi in vetro: quando si hanno 10 flaconi vuoti si spediscono all’azienda che li riutilizza e regala un prodotto  a scelta dal catalogo!  

Ringana ha una vasta gamma di prodotti: in primis i cosmetici high-tech che si possono addirittura “mangiare” perché a base di soli ingredienti purissimi ed esclusivamente vegetali quindi senza uso della chimica; prodotti rivitalizzanti freschi, la cui formula deriva dall'associazione di moderne conoscenze scientifiche e filosofia ayurvedica, Medicina Tradizionale Cinese, Medicina Tradizionale Europea ; l'accuratezza con cui vengono lavorate le materie prime fresche preserva i preziosi ingredienti in modo ottimale. La cosmesi fresca RINGANA evita alla pelle conservanti, solventi, stabilizzatori e oli minerali. Ciò implica che i prodotti abbiano una scadenza.  L'effetto della cosmesi fresca è immediato: la pelle placa la sete e tira un sospiro di sollievo. L'industria cosmetica tradizionale è costretta a utilizzare una gran quantità di conservanti chimici a causa dei tempi lunghi dei suoi canali di distribuzione, che non le permettono di utilizzare materie prime naturali e deperibili, o di utilizzarle solo in quantità limitate. 

Poi annoveriamo i suoi eccezionali “packs” di frutta e verdura, integratori alimentari a base di frutta fitoattiva, verdura ed erbe liofilizzata con metodo RFD® Ringana Freeze Dry . Sono esclusivamente naturali e offrono un apporto finalizzato a migliorare l'energia, l'equilibrio e la vitalità. l pieno di vitamine e antiossidanti dalla frutta intera, biologica.

Mentre le vitamine e le sostanze vitali dei Ringana packs apportano il nutrimento di base, le Ringana caps mirano alle specifiche esigenze del corpo. Le combinazioni concentrate di piante medicinali contenute nelle CAPS agiscono in modo mirato su determinati aspetti della salute. Gli ingredienti sono dosati in modo da ottenere una sinergia ottimale, che rafforza l'efficacia dei singoli componenti.

Un prodotto per l’estate?

Dopo anni di studi il team di ricerca Ringana ha messo a punto un nuovissimo ed esclusivo prodotto: il balsamo solare con fattore di protezione 20, una innovativa combinazione di ingredienti selezionati come l’olio di Crambe abissinica, una pianta originaria dell’Africa orientale da cui si ricava un pregiato olio con un contenuto di acido erucico particolarmente elevato che si assorbe rapidamente unito al Coenzima Q10 e all’estratto di curcuma per sostenere la lotta ai radicali liberi e favorire la rigenerazione cellulare. Le essenze ricavate dal Cardo Mariano, olio di colza e di Vernicia fordii potenziano in maniera naturale il fattore di protezione.

Per informazioni

Frescoadarte_partner indipendente Ringana

Stefania Balzarotti

cell. 347 0702638

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www.frescoadarte.it

 

Giulia Mandrino

 

Il miracolo della femminilità

Venerdì, 04 Aprile 2014 21:49

Essere donne a 360 meravigliosi faticosissimi gradi

Quando ero adolescente pensavo continuamente che avrei tanto voluto essere un maschio, anche solo per un giorno, solo per provare. Perché? “Beh perché”, mi dicevo, “guarda come sono fortunati gli uomini, non hanno il ciclo, sono “playboy” e non devono stare attenti alla loro reputazione di brave ragazze e poi non gliene importa di nulla, non soffrono, non piangono, non si fanno deludere e tutto gli scivola addosso e poi la loro forza fisica gli permette di prendersi tutto ciò che desiderano”.

Oh quanto mi ero sbagliata!

Sicuramente molti uomini hanno in se, a volte davvero ben nascosto, il potenziale per essere meravigliosi, ma noi donne, ogni singola donna che viva o sia mai vissuta su questo pianeta è, invece, un ricco complesso di splendidi, unici, meravigliosi pezzi in grado di comporre un puzzle stupefacente. Ogni bambina, ragazza o donna è una piccola galassia, composta da milioni di stelle.

Non importa in che religione crediate, che siate atee o agnostiche, in qualunque caso la natura o chi per lei ci ha fatto il dono più grande e meraviglioso che esista: due enormi cromosomi X.

Sono certa del fatto che molte donne credano che quello che penso sia, per lo più, frutto di presunzione e superbia, ma mi piacerebbe raccontarvi quanto sia stupenda e luminosa ognuna di quel milione di stelle della vostra galassia privata. Vorrei raccontarvi della sublime melodia che c'è in voi, delle cose che negli ultimi anni ho scoperto sulla maestosa unicità del corpo femminile e delle sue immense capacità, dello strabiliante funzionamento di un cervello femminile e sopratutto delle infinite meraviglie della nostra psiche e della nostra emotività, e parlare della divina magia racchiusa nei nostri animi. Due chiacchiere da donne sulla bellezza dei nostri pregi e sulle meraviglie che si celano dietro i nostri piccoli difetti; due chiacchiere su di noi, su manie e abitudini, su uomini e scarpe, su gioie e dolori di questa vita da donne; e poi, perché no, tante risate sul modo in cui vediamo e potremmo vedere il mondo e le sue sfumature allo zenzero e cannella. Parlare di come il nostro cervello di mamme memorizzi l'odore della testa del nostro bambino, o di come il nostro cuore di mogli voglia e possa avere una vita da fiaba, di come “plasmare” un uomo da sogno, di come trovare il tempo e le risorse per sentirci come se stessimo sorseggiando una tequila sunrise sdraiate al sole di una spiaggia caraibica sospirando rilassate sotto enormi occhiali dalle lenti rosa, e sopratutto di come essere supereroine moderne che si destreggiano tra casa, lavoro, marito, figli, amiche e tutta l'infinita lista di cose da fare.

 

Per qualunque dubbio, curiosità, domanda, se avete impressioni, consigli, suggerimenti, proposte o reclami per i miei articoli, o anche solo per fare “quattro chiacchiere digitali”, ricordatevi che questo spazio è vostro, nostro, di ogni donna; quindi non esitate a scrivermi a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. ...

 

foto fonte: www.groupon.it 

7 consigli per farsi ascoltare dai bambini

Venerdì, 04 Aprile 2014 21:43

Spesso capita ai genitori di provare la spiacevole sensazione di non essere ascoltati dai propri figli, di non trovare il modo per entrare in contatto con loro. Ma siamo veramente capaci di comunicare con loro?

La COMUNICAZIONE è la capacità di entrare in relazione con l’altro, utilizzando tutti i canali a nostra disposizione, quelli verbali e quelli non verbali. Non solo quindi attraverso le parole ma anche con i gesti, la mimica, la postura, i movimenti, il tono della voce, lo sguardo…

Vi propongo qui di seguito alcuni suggerimenti per rendere la comunicazione il più efficace possibile: 7 consigli per farsi ascoltare dai bambini

1. Inviare messaggi coerenti, facendo corrispondere modalità verbali e non verbali.

Spesso dimentichiamo quanto il non verbale influisca sulla risposta che otteniamo. Succede, per esempio, di dire al nostro bambino : “ Sì sì, ti sto ascoltando” mentre si guarda la televisione, dandogli le spalle, con un tono di voce piatto . In questi casi, quando al messaggio verbale ( ti sto ascoltando ) non corrisponde il messaggio non verbale  ( sguardo, postura e tono di voce inappropriati ), accade che il messaggio che arriva sia confuso e produca l’effetto opposto a quello desiderato ( il bambino non si sente ascoltato e probabilmente metterà in atto strategie alternative per farsi ascoltare veramente ).

2. Una delle strategie comunicative più efficaci è sicuramente il rinforzo positivo cioè una gratifica in conseguenza ad un’azione positiva. Piuttosto che sottolineare e punire costantemente le azioni da noi ritenute negative, molto più produttivo è evidenziare quelle positive, anche se si presentano raramente. ( l’unica volta che riesce a stare seduto a tavola, elogiarlo invece di ricordargli che comunque tutte le altre volte non è stato in grado di farlo ).

3. Perché la comunicazione sia efficace è fondamentale che ci sia coerenza tra i genitori e/o tutte le figure di riferimento del bambino. In presenza del bambino è necessario quindi essere d’accordo sulla strategia educativa da utilizzare, le discussioni vanno gestite in loro assenza.

4. Giochiamo con loro! Attraverso il gioco passa gran parte della relazione con i bambini. E’ il mezzo di comunicazione che prediligono e attraverso il quale riescono a parlare maggiormente di se stessi, delle loro emozioni…

5. Poche parole ma buone! Quando ci si trova nella situazione di dover contenere un capriccio, non facciamo loro lunghi discorsi, cerchiamo di motivare le nostre decisioni senza dilungarci troppo, con fermezza e decisione e soprattutto senza ripetere in continuazione la stessa cosa con la stessa modalità.

6. Offrire loro momenti di ascolto attivo, in cui ci si pone realmente come ascoltatori attenti, dedicando loro tutto il tempo necessario perché si esprimano liberamente.

7. Ricordiamoci inoltre che i bambini vedono il mondo dal loro punto di vista; abbassiamoci al loro livello visivo, per vedere ciò che vedono e per mostrare loro interesse per ciò che ci stanno dicendo, rafforzando così la loro autostima.

Concludo questi spunti di riflessione con una frase di  Janucz Korczak. 

Dite: è faticoso frequentare i bambini. Avete ragione. Poi aggiungete : perché bisogna mettersi al loro livello, abbassarsi, inclinarsi, curvarsi, farsi piccoli. Ora avete torto. Non è questo che più stanca. E’ piuttosto il fatto di essere obbligati ad innalzarsi fino all’altezza dei loro sentimenti. Tirarsi, allungarsi, alzarsi sulla punta dei piedi. Per non ferirli.

 Dott.ssa Monica Contiero

Foto Credits: Flickr

Se ci mettessimo per un attimo dal punto di vista di un bambino che è appena diventato fratello maggiore, probabilmente penseremmo questo : “E’ entrato nella mia vita un cosino che cattura molte attenzioni della mamma, del papà, dei nonni, degli zii … probabilmente ha dei poteri magici perché, pur non sapendo fare niente se non piangere, incanta tutti! La mia mamma improvvisamente non è solo mia, deve dedicarsi anche a lui, spesso sono appiccicati perché lei lo allatta o lo coccola per farlo addormentare. Tutti gli fanno un sacco di complimenti, lo vogliono tenere in braccio e  mi dicono quanto sia bello. A volte mi sveglia di notte perché piange e di giorno la mamma ha meno tempo di giocare con me. Quindi mi chiedo : ma chi sei tu? Cosa vuoi da noi? Perché dovrei pensare che è bellissimo avere un fratellino?”

Di seguito trovate un piccolo vademecum orientativo su come gestire la comunicazione dell’evento “ arriva un fratellino” col primogenito, come comportarsi e quali possibili reazioni aspettarsi da lui.

1. Fate in modo che il bambino vi venga a trovare all’ospedale in modo che si crei un’immagine più chiara di dove vi trovate, che lo accogliate con affetto ed attenzioni esclusive per lui … avrà tutto il tempo per conoscere il fratellino!

2. Potrebbe essere carino fargli trovare una sorpresa, un regalo per il fatto di essere diventato fratello.. lo gratificherà e farà assumere un connotato positivo a tutta la faccenda!

3. ..anche perché il neonato sarà invaso da regali di ogni genere. Cercate di non farlo assistere ad ogni scarto regalo con tanto di estasi generale. Anzi, chiedete ai parenti o amici, quando verranno a trovare il neonato a casa, di avere la sensibilità di rivolgere le proprie attenzioni principalmente a lui. Il neonato, vi assicuro, non se ne accorgerà … lui sì!

4. Evitate la classica frase : “ tu adesso sei diventato grande”.. che vuol dire : non hai più bisogno di tutte queste attenzioni, ho delle aspettative su di te di un certo tipo, non ti puoi più permettere di fare “cose” da bambino, come piangere per niente, pretendere attenzioni. No, no.. qui non c’è nessuno che è diventato grande, sono due bambini, uno è neonato, l’altro nato da qualche mese in più!

5. Coinvolgete il bambino nella cura del fratellino. Fatevi aiutare nel cambio pannolino o nel fargli il bagnetto. Fatelo sentire utile ed importante e gratificatelo elogiando le sue competenze di fratello.

6. Non fate vivere il neonato come fosse di cristallo, fuori dalla portata del fratello perché potrebbe fargli male. In presenza di un adulto che supervisioni, è possibile, anzi auspicabile, che il bambino possa prendere in braccio il fratellino, possa avere la possibilità di toccarlo. E’ gratificante per lui e crea legame tra loro.

7. Cercate di continuare a fare le stesse cose che facevate con lui prima dell’arrivo del secondo bambino. Quando non vi è possibile, non portate come giustificazione il fatto che “ora c’è anche tuo fratello da guardare” perché questo potrebbe portare il bambino a provare risentimento e rabbia.

8. E del papà, che ce ne facciamo? Può avere un ruolo fondamentale in questa fase. Può dedicare le sue attenzioni al primogenito facendo con lui cose “che solo tu sei capace di fare, il tuo fratellino non riesce”, consolidando così la complicità tra padre e figlio e facendolo sentire importante. E’ importante però che il papà si mostri disponibile anche a volte a prendersi cura del secondogenito permettendo a mamma e bambino di ritagliarsi i loro spazi e ritrovare momenti d’intesa a due.

9. Non rimproveratelo e mortificatelo se comincia ad avere alcuni comportamenti tipici di quando era più piccolo, come ricominciare a succhiarsi il pollice, volere il biberon, parlare come un bimbo più piccolo o volersi mettere il pannolino. Tutto questo è, infatti, normale, è il suo modo per richiedere attenzioni.

10. Parlate con lui delle sue emozioni, cercando di capire sia le sue emozioni positive, sia quelle negative. Quando mostra di provare un’emozione negativa come rabbia o tristezza, ditegli frasi del tipo: “Sì, capisco che è noioso dover aspettare”, o “Immagino che tu sia arrabbiato perché la mamma dedica molto tempo al tuo fratellino”, si sentirà compreso, le sue emozioni saranno legittimizzate e lui si sentirà “normale” a provarle.

Tenete duro, i primi tempi vi servirà tanta pazienza e predisposizione alla comprensione e all’ascolto dei bisogni del vostro primo bimbo, ma poi, una volta cresciuto anche il secondogenito, avrete facilitato lo sviluppo di una relazione serena ad armonica tra loro, proveranno piacere a giocare insieme, si cercheranno e faranno compagnia, per poi essere da adulti complici per la vita.

 dott. Monica Contiero

Mamme, al lavoro!

Venerdì, 04 Aprile 2014 21:29

Dopo i primi mesi di vita passati in simbiosi, spesso noi mamme abbiamo la necessità di staccarci dal nostro bambino per rientrare a far parte del mondo del lavoro. Con l’arrivo del bebè abbiamo dovuto affrontare un cambiamento sostanziale nei nostri ritmi, tempi, spazi, priorità della vita, abbiamo impiegato energie immani per adattarci alla nostra nuova vita di mamme. Dal nostro tran tran quotidiano fatto di lavoro, spesa al supermercato, palestra e ogni tanto un aperitivo con le amiche, siamo passate improvvisamente a poppate, cambi pannolini e risvegli notturni. Le nostre priorità ora sono: quanto ha mangiato? Quando deve mangiare? Ha fatto la cacca oggi? Non ce lo ricordiamo neanche più il sapore di un aperitivo! Figuriamoci che cosa ricordiamo del nostro posto di lavoro! È come se avessimo fatto un salto su un altro pianeta e ora… ci viene chiesto di tornare sulla Terra. Pronto, pronto! Tempo scaduto, è ora di tornare tra noi e ricominciare a produrre! Al lavoro! Oddio, che ansia. I pensieri nella nostra mente si affollano, si contraddicono l’un l’altro, proviamo disorientamento, confusione, indecisione.

Sarà giusto lasciare il bambino? Sì, sì lo devo fare! Non ho alternative… ma poi è un bene per lui che deve imparare a stare anche senza di me per non essere un mammone…. Anche se so già che mi mancherà, che se comincia a piangere quando me ne vado mi spezzerà il cuore… e poi chissà che cosa dirà mia suocera che lo lascio già tutto il giorno !

Il nostro mondo ovattato fatto di profumo di bimbo (non sempre è profumo…) deve far posto al mondo lavorativo. Proprio ora che avevamo preso il ritmo giusto, che finalmente avevamo conquistato un minimo di organizzazione pratica nella gestione del bimbo, che riuscivamo a decodificare bene i suoi segnali , che cominciava a darci un po’ di soddisfazione mostrando di riconoscerci con un bel sorriso, ecco che dobbiamo affrontare un altro cambiamento impegnativo, sia dal punto di vista pratico che psicologico. Dobbiamo decidere a chi affidare il nostro bimbo e tornare nel mondo del lavoro.

Spesso i sensi di colpa ci assalgono. Siamo combattute tra il pensiero di ciò che ci sembra la condizione migliore per il nostro bambino e ciò che ci sembra il meglio per noi o ciò che semplicemente sappiamo di dover fare. Se da una parte desideriamo riprendere la nostra attività lavorativa perche sentiamo la mancanza del nostro ruolo produttivo, dall’altra ci sentiamo in colpa e mamme di serie B solo per il fatto di desiderare di passare del tempo senza prenderci cura del nostro bambino. Spesso queste sensazioni sono il frutto di errate premesse, di pregiudizi circa il ruolo materno, alimentati spesso dalle persone che ci circondano. È ancora purtroppo opinione diffusa che una mamma che lavora e che affida il suo bimbo ad altre persone non possa essere una mamma attenta e premurosa quanto la mamma che trascorre tutto il suo tempo con il proprio bimbo. Ancora troppo facilmente e superficialmente si mettono in relazione di causa-effetto eventuali problematiche comportamentali dei bambini alla quantità di tempo che trascorrono con la mamma. Troppo frequentemente si giudicano negativamente le mamme che tornano a lavorare dopo pochi mesi dal parto. Non parliamo poi delle mamme che potrebbero decidere di fare solo le mamme e invece scelgono volontariamente di tornare al lavoro! Non ci sono più le mamme di una volta …

In realtà ciò che è indispensabile per la crescita serena e armonica della personalità di un individuo non è la quantità di tempo trascorsa con i genitori, ma la qualità. Non è una frase fatta per consolare le mamme lavoratrici. Sono profondamente convinta che il benessere del bambino sia inevitabilmente condizionato dal benessere della mamma e dallo stare bene con lei. Se la mamma può e decide di trascorrere tutto il suo tempo con il proprio bambino serenamente e con reale compiacimento, interpreta il suo ruolo materno come unico obiettivo della propria vita, senza forti esigenze che la spingono verso il mondo del lavoro, certamente il bambino crescerà serenamente. Stare con la mamma è stare bene. Diversa è la situazione di quelle mamme che patiscono il fatto di trascorrere tutto il loro tempo da “mamme”, o che hanno l’esigenza economica di non fare solo le mamme! Il bambino ha bisogno, e aggiungerei ha diritto, di avere una mamma serena, realizzata, felice, in grado di entrare in relazione con lui in modo sano, costruttivo. Molte mamme vivono purtroppo situazioni di forte stress psicologico dovuto al carico enorme di responsabilità e impegni che la maternità comporta. Devono dedicarsi notte e giorno all’accudimento del loro bambino, isolandosi dal resto del mondo e trascurando se stesse e ogni loro interesse. La maternità dovrebbe anche essere piacevolezza, desiderio di stare col proprio bambino, voglia di giocare con lui, reale compiacimento per entrambi. Quando non è così, la presenza costante della mamma col bambino porta stress e malessere sia all’una che all’altro. La mamma c’è, ma è come se non ci fosse.

Una mamma che ha una propria attività lavorativa, che si sente realizzata e che torna stanca ma soddisfatta dal proprio bambino dopo una giornata di lavoro, potrà riabbracciarlo e viverlo con tutta l’intensità e il desiderio reale di stare con lui, entrambi beneficeranno di questo ricongiungimento e vivranno momenti di vera felicità e benessere. Il bambino percepisce nell’abbraccio la piacevolezza provata dalla mamma e sentirà quanto sia importante per lei. È importante poi che si dedichi il giusto tempo per stare e fare insieme delle cose: il resto della giornata consente di ritrovarsi e condividere vari momenti importanti di accudimento, come il bagnetto, la cena e la nanna. La mamma qui c’è un po’ meno … ma è presente davvero!

 

Finalmente ritorno a vivere ! (si può dire?)

C’è una parte di noi che in effetti non vede l’ora di tornare ad essere donna lavoratrice, di scrollarsi di dosso giusto per qualche ora al giorno il ruolo di mamma.

E diciamocelo: non è sempre meraviglioso fare le mamme! È impegnativo, snervante, pesante. Ci capita di immaginarci come eravamo: col nostro bel tailleur pulito, “trucco e parrucco” impeccabili, sedute al nostro posto di lavoro prese tra pratiche da sbrigare e il pensiero di dove passare la serata. Ora girovaghiamo per casa in tuta, con occhiaie indescrivibili e macchie di rigurgiti ovunque, non ricordiamo più l’ultima volta che abbiamo fatto una doccia e il nostro unico desiderio è poter dormire. Beh, ma se tornassimo al lavoro, qualcuno dovrebbe prendersi cura del bimbo e noi potremmo riprendere in mano la nostra vita, ri-esistere! Non possiamo dirlo ad alta voce, ma è così. Ci si annulla come donne dopo il parto, la maternità assorbe ogni nostra energia, ci si dimentica di volersi bene, ci si trascura in nome di una cura più importante in quel momento. Ma arriva un tempo in cui rimettere l’ago della bilancia nel centro, in cui trovare il giusto equilibrio tra l’essere mamma e l’essere donna … è il momento di riprendere a lavorare, di tornare ad essere anche donne.

 immagine tratta da www.sheknows.com

Ma come faceva mia nonna?

Venerdì, 04 Aprile 2014 21:25

Articolo tratto dalla rubrica Da donna a donna

Ma come accidenti ha fatto mia nonna a crescere tre figli e sette nipoti, lavorare, tenere linda e pinta quella casa gigantesca, e riuscire a preparare per cena almeno quattro o cinque diverse complicatissime pietanze?

 

Mia nonna aveva tre figli, che erano anche pochi per i suoi tempi dalle mie parti, lavorava come donna delle pulizie in alcuni uffici ed appartamenti privati e, a volte, come sarta, teneva in ordine casa, preparava manicaretti per colazione, pranzo e cena e preparava continuamente conserve e dolci a quintali ad ogni festa comandata (e dire che dove sono nata io c'è una festa comandata ogni settimana). Badava agli animali che aveva: galline, conigli, capre, oltre cani e gatti; e aveva un orto, che credo fosse di quasi due ettari di terreno, produceva zucchine, melanzane, zucca, lattughe, carote, finocchi, patate, pomodori e non so quanta altra roba (non sono mai stata da un fruttivendolo finché ho vissuto sopra casa sua); e quando i suoi figli, già adulti, si sono sposati lei, aiutandoli a tenere in ordine le loro case e le montagne di vestiti da lavare e stirare, ha iniziato a crescere sette nipoti che pranzavano, cenavano e passavano praticamente tutto il pomeriggio in casa sua per tutto il periodo scolastico finché, d'estate, l'allegra combriccola di ragazzini e la nonna d'acciaio si trasferivano nella casa al mare e sono certa che chiunque abbia dovuto gestire un solo bambino in una casa delle vacanze adesso sarà percorso da sette brividi di paura.

Quando ero bambina mi ripeteva continuamente, nel nostro dialetto ovviamente, “ho fatto quattro case!” con questo non intendeva dire soltanto che ha guadagnato e assieme al marito risparmiato per pagare la costruzione di quattro case, intendeva dire proprio che ha spostato mattoni, trasportato carriole di sabbia, secchi d'acqua, impastato cemento e chissà cos'altro, intendeva dire che davvero le ha tirate su con le sue mani.        
Quando ho avuto una casa mia, mentre studiavo e lavoravo (ancora pochissimo), e la lista di cose che avrei dovuto fare prima del week end stava per arrivare alla terza pagina, mi è tornata in mente questa cosa e mi sono chiesta: “Ma come accidenti può aver mai fatto a fare tutte quelle cose da sola?” e mi sono resa conto che tutte le donne della sua generazione e delle precedenti hanno fatto le sue stesse acrobazie. Ma come? A me sembrava non mi potessero bastare le diciotto ore che passavo sveglia per fare solo un quarto delle cose di cui mi sarei dovuta assolutamente occupare entro la fine della giornata.

Poi un giorno ho scoperto il segreto del Sacro Graal delle superdonne d'altri tempi: le altre superdonne, o meglio semplicemente le altre donne. Mia nonna, come tutte le sue contemporanee e tutte le nostre antenate, riusciva ad essere una superdonna perché faceva lavoro di squadra, la squadra più fica e forte di sempre, la squadra delle donne, di qualunque età.

Finché le donne non hanno iniziato a lavorare fuori casa si sono dedicate principalmente alla vita domestica, ma non era questo che le rendeva in grado di essere così “super”, è stato il fatto che si salvavano a vicenda, cooperando come in una squadra di supereroine. Ogni donna aveva una fittissima rete di donne, amiche, sorelle, compagne, zie, madri, nonne e confidenti che la sostenevano attivamente, che comprendevano le sue esigenze fisiche, emotive, pratiche e l'aiutavano nel modo in cui lei aveva bisogno, un modo tutto al femminile, un modo in cui solo le donne sanno lavorare.
Così ogni donna poteva soddisfare ogni sua necessità, le altre donne la aiutavano con le faccende domestiche, con i bambini, con la spesa e sopratutto l'ascoltavano quando aveva bisogno di parlare, comprendevano le sue emozioni, la avevano a cuore e le stavano vicino, prendevano assieme il te, parlavano di abiti e borsette, si prendevano cura di loro stesse, magari mettendosi i bigodini a vicenda, e più passavano del tempo assieme più velocemente la stanchezza spariva, le preoccupazioni si iniziavano a placare e il mondo cominciava ad assumere quel colore rosato che sembra avere quando tutto è perfetto. Così ogni donna aiutava e sosteneva le altre donne della sua comunità creando una spirale di solidarietà femminile potentissima.

Quando ho scoperto questa cosa ho scoperto un mondo meraviglioso e spettacolare. Per anni ho cercato metodi altamente calorici per tirarmi su di morale nei giorni tristi e poi ho scoperto che i biscotti funzionavano male e che bastava una sola delle mie sorelle, amiche, una sola delle donne che conosco e una di quelle stupide attività da “femmine” per farmi sentire come dopo aver mangiato un intera torta al cioccolato e aver speso metà stipendio in scarpe e vestiti. Mangiare la torta o fare shopping mi faceva felice per qualche minuto, fare cose da donna assieme alle superdonne della mia squadra mi fa sentire felice, rilassata e superenergica per settimane, è come farsi di una droga bellissima (una droga naturale che si chiama ossitocina, è uno dei nostri ormoni, quello che io chiamo l'ormone della felicità, ma di questo vi parlerò un'altra volta).

La cosa più grandiosa di queste superdonne di altri tempi, e di questo il merito deve andare a madre natura, era che ogni donna era aiutata e sostenuta ma sopratutto aiutava e sosteneva le altre donne della sua comunità e ciò le permetteva di soddisfare il più forte dei suoi istinti naturali, la sua naturale predisposizione alla cura e all'accudimento. Sentirsi sostenuta la faceva sentire invincibile perché la faceva sentire parte di una squadra invincibile. Sostenere le altre donne la faceva sentire unica e potentissima perché aveva il potere di rendere migliore la sua vita e quelle di tutte le altre donne. Tutta questa spirale di amore incondizionato rendeva ogni donna serena, felice, rilassata e ciò portava una lunga serie di benefici alla sua vita di donna, di mamma e sopratutto di moglie, ma questa è un'altra storia.

Il segreto di mia nonna? Chiedere aiuto alle altre donne. Un giorno mi sono presa di coraggio e ci ho provato, attività da donna, sostegno dalle e alle altre donne e magicamente una lista infinita di cose da fare ed un umore pessimo si sono trasformati in un peso sostenibile. Che le donne abbiano bisogno di una rete di sostegno si vede sin da subito. Osservate il comportamento di bambine ed adolescenti, lavorano alacremente per costruire la loro squadra di superdonne, poi la vita moderna le distrae e dimenticano ciò che il loro cervello ancestrale le spinge a fare da sempre.

Scoprite le altre donne che sono attorno a voi, che hanno la vostra stessa natura e le vostre stesse necessità e avrete il dono del tempo e dell'energia per realizzare tutti i vostri progetti.

 

Per qualunque dubbio, curiosità, domanda, se avete impressioni, consigli, suggerimenti, proposte o reclami per i miei articoli, o anche solo per fare “quattro chiacchiere digitali”, ricordatevi che questo spazio è vostro, nostro, di ogni donna; quindi non esitate a scrivermi a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. ...

foto tratta da fonte: www.indivanados.tv

Cambiare stile di vita con l'health coach

Venerdì, 04 Aprile 2014 20:57

“Signora, il suo è stress, deve migliorare il suo stile di vita, mangiare meglio, prendersi i suoi spazi”. Probabilmente il nostro medico ha ripetuto questa frase più volte. Si ma da dove iniziamo? Devo mangiare meno dolci? Ma a me la pasta piace. Io non ho tempo per pesare. E poi non so neanche da dove iniziare. La mia amica mi ha detto di provare i centrifugati ma a me gonfia la pancia tipo 6 mese di gravidanza. Da dove inizio?

Negli Sati Uniti,  da molti anni esistono delle figure professionali che si occupano del benessere delle persone educandole a stili di vita sani, in primis attraverso una corretta alimentazione. Con loro non si fanno visite e non ci sono diete con una serie infinita di prodotti da pesare, ma incontri informativi, corsi di cucina e giri al supermercato; aiutano a organizzare la tua dispensa con alimenti benefici per il tuo corpo e  ti sostengono nel tuo percorso di cambiamento. Sono gli Health Coach, ossia dei “trainer di salute e benessere”: se dal mondo dell’informazione si hanno spesso ricette miracolose che sembrano andare bene per tutti, l’health coach guida la persona a trovare la forma più utile per LEI per alimentarsi e per modificare le sue abitudini quotidiane.

Abbiamo incontrato Valentina Dolci, Health Coach che si è formata presso l’Institute for Integrative Nutrition di New York.

 

Chi é e di cosa si occupa l'health coach?

“L’Health Coach è un esperto di nutrizione che fornisce un supporto e una guida per individuare i propri obiettivi di salute e benessere concentrandosi sullo stato personale e sugli eventuali blocchi che precludono il conseguimento dei propri intenti.
Si tratta di un processo graduale che permette di acquisire e di fare propri nuovi strumenti e nuove abitudini alimentari, offrendo un supporto concreto nel raggiungimento dei propri obiettivi di benessere. Attraverso il dialogo, la comprensione del livello nutrizionale del cibo, la messa in pratica dei principi sani in cucina con la proposta ed esecuzione di ricette, la conoscenza di nuovi ingredienti, l’inserimento di questi nella propria dispensa, la lista della spesa, il giro al supermercato e al negozio biologico, per imparare a leggere le etichette e ad acquistare i prodotti giusti, stando attenti alla qualità, anche in relazione al prezzo. Per dare tempo al corpo e alla mente di consolidare i cambiamenti, il programma ha una durata variabile a seconda delle esigenze della persona.
Questa pratica si basa su un approccio olistico che, oltre ad affrontare gli aspetti strettamente legati all’alimentazione, pone l’attenzione su come tutte le componenti della nostra vita siano interconnesse e influenzino il nostro stato di salute. Non si tratta solo del cibo che mangiamo, ma anche di tutti gli aspetti della nostra vita: relazioni solide e serene con gli altri, una carriera soddisfacente, regolare esercizio fisico e consapevolezza della sfera spirituale sono tutti elementi essenziali e forme di nutrimento. “

 

Com'é la vita dell'health coach in Italia?

“Per me ogni giorno è un’invenzione e una nuova avventura! Studio, mi informo, creo contenuti, metto in pratica ricette, seguo privatamente le persone che intraprendono il mio percorso dalle quali imparo tantissimo. Ho la fortuna di collaborare con due persone meravigliose dalle quali traggo tanta conoscenza ed esperienza. Il Professor Paolo Toniolo, medico ricercatore e Ordinario di Ginecologia presso la Facoltà di Medicina di New York University e Ordinario di Medicina Sociale e Preventiva presso la Facoltà di Medicina dell’Università di Losanna. Insieme abbiamo costituito l’iniziativa “Sapienza del Corpo” (www.sapienza-del-corpo.org - Facebook: https://www.facebook.com/sapienzacorpo) per creare cultura alimentare attraverso corsi e seminari. E Marika Elefante, partecipante della seconda edizione di MasterChef, con la quale tengo workshops di Health Coaching e Showcooking. Offriamo anche servizio a domicilio, per piccoli gruppi di 5-8 persone, fornendo un dialogo di formazione sulla sana alimentazione, dimostrazione in cucina e pranzo/cena, tutto rigorosamente con ingredienti di primissima qualità, biologici o di piccoli produttori a chilometro zero. Abbiamo una pagina Facebook dedicata”.

 

Che differenza c'é tra nutrizionista ed health coach?

“Un nutrizionista prescrive diete e regimi alimentari sulla base di test e valutazioni specifiche e mediche con lo scopo principale di far dimagrire e di combinare alimenti secondo un metodo specifico. L’Health Coach accompagna le persone in processo di cambiamento delle proprie abitudini alimentari e di stile di vita, mostrando “Come”, fornendo motivazione e supporto. Nel concreto si scoprono quali sono gli alimenti ad alto valore di nutrienti benefici, attraverso questi si rafforza il sistema immunitario e la flora intestinale, si migliora il proprio livello di energia senza contare le calorie. Quasi tutti i miei clienti, pur non avendo come obiettivo principale la perdita di peso, si ritrovano comunque più sgonfi e leggeri perché il loro organismo funziona meglio".

 

Come e perché ti sei avvicinata a questa professione?

“Ho ricevuto la mia formazione di Health Coach presso l’Institute for Integrative Nutrition di New York attraverso la quale ho appreso i fondamenti di nutrizione olistica, salute preventiva e tecniche di coaching, conseguendo la mia certificazione. Il percorso che mi ha portata fin qui non è stato del tutto immediato. Ho lavorato per parecchi anni nell’azienda di mio padre, ma per molto tempo mi sono chiesta se fosse davvero il posto giusto per me e quello che desideravo fare. Sempre di più è emersa in me l’esigenza di trovare la mia vera passione, l’entusiasmo che mi facesse alzare la mattina con il sorriso, che ogni giorno mi permettesse di  sognare e pensare a nuovi progetti e che, allo stesso tempo, facesse si che potessi incontrare sulla propria strada persone motivate che aggiungessero  valore alla mia vita. Come sempre, sono i momenti difficili a far suonare certi campanelli d’allarme e a darci la spinta per reagire. La mia vita è cambiata drasticamente in seguito ad una rara forma di tumore diagnosticata a mio padre che ha fatto subentrare in me il bisogno di trovare un senso a questa vicenda e di scoprire che cosa l’avesse potuta causare. Cosi mi sono buttata a capofitto nella ricerca attraverso libri, documentari, conferenze e incontri con medici ed esperti di varie provenienze.” Mano a mano che raccoglievo informazioni collegavo i punti, per poi realizzare che ogni mia "scoperta" mi portava allo stesso principio e cioè al legame imprescindibile che esiste fra il modo in cui ci alimentiamo e le malattie croniche.
Il cibo è lo strumento più potente che abbiamo per creare le condizioni affinchè il nostro corpo possa mantenersi in equilibrio, restare forte e reagire ai disturbi e alle condizioni di altissimo stress alle quali lo sottoponiamo ogni giorno. Nel frattempo era nato in me un bisogno di cambiamento alla luce delle scoperte che avevo fatto. Ho trovato risposta nel programma di nutrizione che ho deciso di intraprendere all’Institute for Integrative Nutrition a New York.”

 

Il percorso formativo all’interno della scuola ha portato molti cambiamenti nella tua vita?

“Quello che ho appreso e che ho vissuto in prima persona è stata un’esperienza di trasformazione profonda che mi ha dato ispirazione e forza ogni giorno. Ho imparato come scegliere il cibo con il contenuto nutritivo migliore ed eliminare quello "tossico", come ascoltare il mio corpo e i segnali che mi manda, come purificare il mio organismo, come raggiungere uno stile di vita che mi permetta di vivere con energia e vitalità ogni giorno.”



In questi ultimi anni si parla molto dell’importanza di alimentarsi con cibo crudo, e proprio nei paesi anglofoni esiste una corrente che propone un’alimentazione solo basata su cibo crudo. Tu cosa ne pensi?

“Ho imparato bene dalla mia esperienza personale, dopo aver trascorso un periodo prolungato a consumare solo cibi crudi. Posto che siamo tutti diversi e sicuramente c’è chi è più portato di altri per assimilarlo bene, è possibile mangiare solo cibo crudo ma non è possibile trarre il meglio da questi alimenti, in quanto alcune vitamine, per esempio il licopene dei pomodori o la vitamina A delle carote, si assimilano meglio se cotte. Alcune verdure con prevalenza di fibra dura vengono digerite meglio se cotte così come i tuberi. E’ altrettanto importante conoscere quali metodi di cottura utilizzare. Dall’altra parte invece ci sono vitamine molto delicate e sensibili al calore come la C e la B.  Insomma, bilanciare premia sempre e seguire una corrente estrema come il crudismo non credo sia la via migliore. Anche tradizioni antiche come l’Ayurveda sono basate l’equilibrio e sono tramandate da migliaia di anni.”

 

Cosa ne pensi dei centrifugati? Sono una moda o un ottimo modo per mantenersi in salute? Vanno bene per tutti? 

"Non vanno bene per tutti. In più c’è modo e modo di prepararli e di sceglierne i componenti. Personalmente li consiglio, ma mi assicuro di fornire tutti gli elementi per consumarli correttamente e di trarne il massimo dei benefici."

 

Molte donne soffrono di problemi di gonfiore intestinale mangiando la frutta. Cosa suggerisci? 

"Il discorso dei problemi intestinali è una lunga storia che parte da milioni di anni fa. Il problema non è la frutta in sé, ma è un discorso molto ampio e affascinante. La nostra flora batterica è purtroppo compromessa da un’alimentazione industriale che non è mai esistita se non negli ultimi 50 anni e dall’utilizzo non appropriato di antibiotici. Grazie a Paolo Toniolo sto vivendo un’esperienza di conoscenza meravigliosa, attraverso il nostro corso “La salute parte dalla pancia”, nel quale ho modo di lavorare accanto a lui nella rieducazione del nostro macrobiotica (flora intestinale) e di quello dei nostri partecipanti fornendo conoscenza specifica e indicazioni che verifichiamo insieme. E’ basilare comprendere certi meccanismi, soprattutto quando si hanno bambini piccoli, perché dalle scelte alimentari che facciamo per loro deriva la base del loro stato di salute in futuro. E tutto “parte dalla pancia”, da come alimentiamo la nostra flora batterica."

 

Giulia Mandrino

 

Sara

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Cecilia

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