Tutti giù per terra

Mercoledì, 01 Ottobre 2014 10:25

Dopo circa una decina di giorni di ambientazione avere per casa della gente a cena sapevamo già non sarebbe stata la stessa cosa, devi avvisare gli ospiti di camminare guardinghi, controllando bene per terra cosa corre e chi gli sfreccia davanti, mia sorella entusiasta di vedere il nuovo arrivato in famiglia e una cosa tranquilla tra pochi intimi era l'ideale.
Io - sai oggi viene a trovarti la zia (mia sorella)
Bacino (leccatina) sei mia (sfregatina di muso sulla caviglia)
Io - sei felice amore... abbiamo ospiti
Drinnnn
Io - no è il campanello, non devi avere paura ... certo alle tue orecchie sarà un campanaccio... entra ciao, questo è il pallino di pelo nuovo arrivato
Mia sorella – Nooooooooo... amore ... che piccolo ... lo adoro!!!
Cena, chiacchere e tutta la serata gira intorno a Lei, a cosa fa, alle scoperte che tu fai, alle scoperte che fa lei, ai danni che scopri tu ed i danni che ha fatto lei.
Accarezzarla è facile, ama essere coccolata, impossibile portarsela al petto: risultato o ti siedi sulla sedia e ti fai venire la scogliosi o ... tutti giù per terra, lei si rilassa e si avvicina, non incombi su di lei come una presenza enorme, devi avere pazienza è un amore da conquistare, i conigli non sono certi cuor di leoni in fatto di coraggio ed emotività.
Io – Visto ci mettiamo qui, così ci puoi annusare
Mamma mia siete comunque grandi aspetta salgo un po'... che gambe lunghe, che mani grandi
Noi – Vieni ... vai da lei ... sali da lui
No aspettate una roba alla volta, dai mamma parto da te ... bacino
Ed è così che ci si trova tutti giù per terra, come piccoli indiani, a ridere, chiacchierare ed assecondare un batuffolo di pelo che alla fine trova avventuroso anche salirti sulle ginocchia ed annusarti una ciabatta.
Note.
A volte i conigli si fanno prendere in braccio ed accarezzare, è però importante sapere che non è una cosa che amano, in natura l'essere sollevati da terra corrisponde ad un predatore che, solitamente dal cielo, arriva e ti porta via... In secondo luogo è possibile che spaventati dall'altezza o dalla situazione di "prigionia", con uno scatto o un movimento inaspettato cerchino di scapparci di mano: le conseguenze possono essere tragiche, dalla rottura di una zampa alla frattura della spina dorsale fino alla morte, attenzione! I conigli non sono animali da prendere in braccio e sollevare a cuor leggero, poi è logico, anche loro fanno di necessità virtù e se lo facciamo noteremo una cosa, il cuore batte forte, il naso si muove all'impazzata o, viceversa, sono fermi immobili. La spiegazione è presto detta... sono così terrorizzati da fingersi morti, in natura molti predatori non mangiano animali già morti e questa soluzione può essere la salvezza, ma provate a lasciare appena la presa sulle zampette posteriori, immediatamente avranno uno scatto per liberarsi. Certo non tutti sono uguali e c'è anche chi, abituato alla situazione ha imparato a non avvertirlo come un pericolo, anzi, ma mi raccomando, fate molta attenzione!

Elena Vergani

Il gioco del bambino da 0 a 6 mesi

Domenica, 28 Settembre 2014 13:28

I bambini, si sa, giocano. Attraverso il gioco il bambino fa esperienza del mondo, sperimenta e consolida nuove competenze sia cognitive che socio affettive.
Ma il bambino piccolo, nei primi sei mesi, gioca? Non possiamo parlare di gioco vero e proprio, come lo si intende comunemente ma il bambino di certo apprende già moltissime cose. Nei primi mesi, il neonato apprende soprattutto dalla soddisfazione dei bisogni primari quali ad esempio nutrirsi e sentirsi contenuto e protetto dagli stimoli che irrompono dal mondo esterno; il neonato ha bisogno di sentire confini precisi e rassicuranti come quando si trovava nel grembo materno e ritrova questa sensazione tra le braccia della mamma (o del papà). Osservando però un neonato possiamo vedere che nei momenti di veglia si guarda già intorno ed è attratto soprattutto dai volti, dai suoni e dagli odori familiari: la voce della mamma, del papà e dei fratelli, l'odore della pelle e del latte di mamma. Man mano che la sua vista si acuisce sarà incuriosito da luci e ombre, colori intensi e contrasti di colore. Dopo i primi tre mesi di vita il bambino sembra più attivo, sorride ai volti familiari e inizia a tentare di afferrare gli oggetti ma il centro della sua esperienza rimane il corpo materno. E' il corpo della mamma infatti il primo "campo di gioco" del bambino. All'inizio la mamma rappresenta per il neonato il mondo intero. Il bambino esplora il corpo materno attraverso tutti i sensi e sempre il corpo materno, nei primi tempi, fa da tramite alla scoperta del mondo esterno: con il contenimento delle braccia della mamma, il piccolo fa esperienza del movimento e dei propri confini, il corpo della mamma è esplorato attraverso il tatto e il contatto con il seno durante la poppata, il latte e la pelle della mamma hanno un sapore e un odore, i primi elementi che il piccolo cerca di afferrare sono il naso, i capelli, le mani della mamma, la voce della mamma spiega al piccolo il mondo e dà il ritmo a poppate o sonnellini.
Il neonato, quindi, gioca e impara perchè attraverso la conoscenza della mamma che interpreta e soddisfa i suoi bisogni emotivi, fisici e psichici egli sviluppa i suoi rapporti con il mondo esterno. Tutti questi contatti che il piccolo ha con la mamma vengono riprodotti nei momenti in cui è da solo mettendosi ad esempio il dito in bocca, toccando una mano con l'altra, giocherellando con le coperte; in questo modo il neonato non solo ricorda, ma ricrea, con la sua immaginazione, la presenza della mamma. Ovviamente questo non può sostituire per molto il contatto vero con la propria mamma.
Ma quindi i giochi che vengono proposti per i neonati sono necessari? Personalmente, per quello che ho raccontato e anche per esperienza personale, penso di no. Credo che giochini classici che magari fanno qualche suono o si muovono meccanicamente non siano necessari al bambino che già ha tutto il suo campo di gioco da esplorare nella mamma o in chi si prende cura di lui. Inoltre, i giochini proposti sono spesso poco accattivanti dal punto di vista sensoriale, non mutano e presto il bambino ne distoglie da solo l'attenzione. Si può però proporre al piccolo, magari appunto per i brevi momenti in cui è solo, dei giochini semplici, costituiti da materiali naturali e di facile reperibilità che possono anche essere fatti in casa con enorme soddisfazione ed utilizzati dal piccolo in altro modo nelle successive fasi di crescita. Via libera dunque a pezze di stoffa morbide (magari impregnate con qualche goccia di latte di mamma o che la mamma può tenere a contatto con la propria pelle così da svolgere anche una funzione rassicurante e calmante per il bimbo), giochini composti da perle e anelli di legno rivestite di stoffa o cotone o colorate con materiali atossici che il bimbo possa in sicurezza portare alla bocca, giochini di legno arricchiti di sonagli che suonano allo sfioro della manina.

Rossana Pescarolo, psicologa e psicoterapeuta

Wowbab, snack rivoluzionario

Sabato, 27 Settembre 2014 06:19

Il mercato è inondato da merendine e snack "healthy" o propinati come tali: dalle barrette proteiche che noi donne e gli sportivi amiamo, contenenti latte vaccino e spesso conservanti, a quelle di frutta secca energetiche a quelle raw, quindi con ingredienti crudi e ricchi di vitamine all'interno.
A Sana, il salone del naturale di questo settembre 2014, ho scoperto delle barrette davvero ben bilanciate dal punto di vista rapporto carboidrati proteine, senza olio di palma, senza aromi, senza glutine, senza conservanti.
All'interno delle barrette wowbab troveremo:
- il baobab, detto anche albero della vita, simbolo dell'Africa, utilizzato dal popolo africano come alimento di nutrizione. La polpa è preziosa per le sue numerose fibre alimentari, per le vitamine C e B e per il calcio, la cui concentrazione è doppia rispetto a quella presente nel latte. Con la polpa, naturalmente essiccata, viene prodotta una bibita molto nutriente che in Senegal viene somministrata a neonati e bambini in "sostituzione del latte".
- l'amaranto: utilizzato già dalle civiltà Inca e Azteca, l'amaranto è considerato uno degli alimenti più antichi al mondo. Con quel suo retrogusto di noce, è impiegato in Europa soprattutto nel settore dei prodotti naturali e BIO. Fonte importante di proteine, con un apporto proteico superiore a quello del frumento, è al contempo fonte importante di minerali, in particolare ferro, calcio, magnesio e zinco. Viene coltivato principalmente dai contadini delle Ande e del Messico.
- quinoa: la quinoa e l'amaranto, preziosi cereali del Sudamerica, sono stati riscoperti negli ultimi anni per il loro valore nutrizionale. La quinoa è un'importante fonte di minerali, soprattutto ferro e magnesio, la cui concentrazione è superiore rispetto a quella del frumento. L'alto contenuto di ferro rende il sapore forte e vigoroso. Nelle Ande, la quinoa è considerata da circa 6000 anni una fra le più importanti fonti di nutrizione e viene coltivata dai contadini di Perù, Ecuador e Bolivia.
- frutti rossi: l'elevata concentrazione di flavonoidi rendono i frutti rossi un alimento dalle spiccate proprietà antiossidanti.

A differenza delle classiche barrette di frutta secca o disidratata che posso risultare un po' "mappazzone" per molti, queste barrette sono davvero davvero buonissime!
Quattro sono i gusti: frutti rossi, limone, arancia e semi di chia.

Potete visitare il sito www.wowbab.it e scrivere all'indirizzo mail che trovate indicato per scoprire dove potete trovare le barrette.

Giulia Mandrino

 

I 5 errori alimentari delle famiglie moderne

Giovedì, 25 Settembre 2014 12:13

A detta di molti, la cucina mediterranea è la più sana. Certamente si, ma la cucina mediterranea di almeno 60 anni fa. Ormai è assodato e confermato anche dalle ricerche in campo oncologico che l'alimentazione dell'uomo dovrebbe essere a base vegetale: la cucina mediterranea, quindi, è intesa come basata su cereali (i cereali non raffinati derivati da grano non modificato di 100 anni fa), varietà pazzesca di frutta e verdura, legumi, cibo stagionale. 

Quindi nel dettaglio: 

1. Pasta e riso: la pasta tradizionale del supermercato ha poco di tradizionale. Il vero grano infatti ha spiga lunga ed è soggetto ad abbattimento dal vento, quindi è poco produttivo in termini economici; così è stata selezionata la varietà che le grandi aziende utilizzano, a spiga corta, facile da lavorare ma molto povera di nutrienti e ricchissima di glutine, quindi indigesta per il nostro organismo (non esisteva la celiachia nell'800). Il riso classico, quindi quello con il chicco bianco, è quel poco che rimane del vero chicco riso, a cui sono stati eliminati parti ricchissime di nutrienti e poi sbiancato. Nulla è obbligatorio, ma perchè mettere nel nostro corpo una benzina povera, che non nutre nel vero senso della perola? Il riso integrale costa poco più del tradizionale, richiede molto tempo per cuocere ma basta farlo una volta a settimana e conservarlo in frigo. Poi riserviamo il budget della carne a cereali veri, quindi, farro, avena, kamut, orzo, quinoa. Vedrete che risparmio! Sbirciate un po' il progetto Ecor dedicato ai grani antichi: http://www.ecor.it/it/prodotti/alimenti-ritrovati. Essendo prodotti da agricoltori che hanno piccoli appezzamenti una volta finita la loro scorta fino all'anno successivo non li troveremo più. Io sto optando per un'alimentazion il più possibile priva di glutine e... i risultati sono tangibili!

2. Latte e derivati: il latte di mucca serve per far crescere il vitello, il latte di capra per la capretta, il latte di mamma per il bambino. Il calcio lo troviamo in tantissimi alimenti come le mandorle e tutta la verdura a foglia larga. Pensate che in Giappone, non esiste l'osteoporosi e non bevono latte nè mangiano formaggi. Leggete il nostro articolo dedicato ai formaggi vegetali, la ricetta del formaggio cremoso e la nostra ricetta del parmigiano vegetale, e cercate di non assumerne quotidianamente e di preferire sempre i latti e i formaggi di capra o di pecora.

3. Frutta e verdura crudi: si mangiano prima dei pasti oppure 3 ore dopo. L'insalata o la frutta a fine pasto ritardano la digestione e facilitano la formazione di gonfiori. 

4. Non esageriamo con alimenti con un pH altamente acido e con solanacee e mangiamo questi alimenti solo in stagione: pomodori, melanzane, peperoni, arance, mandarini, pompelmi, albicocche. 

5. Meglio evitare carboidrati come pasta, riso e pane la sera, ne gioverà molto il nostro riposo notturno. 

Buon cambiamento! I benefici saranno immediati!

Giulia Mandrino

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Indicazioni alimentari

Giovedì, 25 Settembre 2014 10:34

 Diciamolo chiaramente: possiamo rimpinzarci di qualsiasi cosa, ma anche l'integratore più costoso e migliore del mondo farà ben poco se noi continuiamo ad immettere nel nostro corpo la benzina sbagliata. É come aggiustare una scatola con nastro adesivo e chiodini e poi continuare a prenderla a bastonate. Non è tanto questione di seguire una dieta, quanto di cambiare abitudini. Ecco allora i miei consigli alimentari:

 
Colazione:
- Fetta di torta (vedi ricette sul sito www.mammapretaporter.it sezione food)
- Uno yogurt di soia o riso o avena o latte vegetale e cereali.
- Gallette di riso o mais con marmellata senza zucchero o malto di mais.
- MANDORLE O LATTE DI MANDORLA SENZA ZUCCHERO ALMENO 3 VOLTE LA SETTIMANA CIRCA.

 

Spuntino mattina o pomeriggio:
CENTRIFUGATI DI FRUTTA E VERDURA, OPPURE noci, nocciole, semi di girasole, semi di lino, yogurt di soia.
L'Homo sapiens sapiens è principalmente frugifero, ricordatevelo.
 
Pranzo:
- Carboidrati integrali alternati (riso integrale, pasta integrale, farro, mais, miglio, orzo e avena, MIGLIO E QUINOA vanno bene anche quelli precotti).
- Sughi di verdura, diminuendo radicalmente il pomodoro.
- Possibilmente uniamo ad ogni pasto un legume quindi CEREALE INTEGRALE + LEGUME + VERDURA. Questo è l'abbinamento alimentare perfetto consigliato nelle alimentazioni anti-cancro.
- Ottimo per la nostra digestione unire erbe aromatiche e spezie (es. basilico fresco), ma anche frutta secca (noci, mandorle) e semi.
- I cereali integrali e i legumi ci mettono tanto a cuocere? La pasta integrale impiega come quella normale, per il riso o il farro fatene una volta a settimana in quantità abbondante e si conserverà 5 giorni in frigorifero.
- Per i legumi usate quelli in scatola (si trovano a 1 euro biologici marchio Ecor in tutti i Naturasì): non saranno perfetti come quelli freschi o quelli secchi ma meglio di niente (o meglio di una fettina di petto di pollo con ripieno di antibiotico).
 
Cena:
- Padellate di verdure e, alternando, le varie proteine principalmente vegetali, quindi seitan, tofu, polpette di legumi, quinoa e miglio.
- Per chi ha il sonno regolare è possibile anche inserire un carboidrato, meglio senza glutine, per esempio la quinoa è perfetta.
 
Due soluzioni super veloci per chi non ha molta fame: 
- Insalata di spinacini con mozzarisella, ceci e mais (bio mais in scatola)
- passato di verdura in buste (controllate che non ci siano ingredienti strani, da conservanti a sigle che non conoscete). Meglio quelli con legumi all'interno. 

 

Giulia Mandrino

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

 

Direi che il primo step da fare è scegliere di adottare invece che comprare: prima di tutto molti cani venduti in negozi provengono dai paesi dell'est e non sono propriamente sani. Inoltre è davvero super pieno il mondo di cani di pura razza abbandonati, anche cuccioli o molto giovani. 

Su Facebook troverete tantissimi gruppi che sono quasi una vetrina di cani da addottare: basta inserire le parole chiave 'adozione cani', 'cani in difficoltà'.

Se invece siete orientati ad adottare un cane di una razza particolare potete iscrivervi a gruppi di Facebook e alle pagine dedicate alla tipologia che più vi ispira: io per esempio avevo piacere di adottare un cane da caccia per cui mi sono appunto iscritta a questi mettendo come parola chiave di ricerca 'cani da caccia'. Da lì poi riuscirete a trovare moltissimi cani, anche cuccioli e giovanissimi, ogni giorno purtroppo se ne aggiungono altri. Ci sono inoltre moltissime associazioni che si occupano proprio di aiutare una determinata razza: per esempio Italian Setter Rescue, tramite la quale ho adottato io la mia Camilla, setter inglese.  

E' fondamentale per chi ha bimbi in famiglia richiedere via mail i certificati degli esami effettuati, in particolare della Giardia (malattia trasmissibile anche all'uomo ma curabilissima, basta sottoporre il cane a 10 giorni di antibiotico quando ancora è in canile/rifugio e poi ripetere l'esame per verificare che sia stata debellata), Leishmania (tramissibile solo a neonati) ed Ehrlichia. Fatevi inoltre consigliare da un veterinario di fiducia. 

Potete anche effettuare la vostra ricerca inserendo la parola chiave rifugio: nei rifugi spesso i cani senza un padrone sono tenuti meglio, nel senso che sono maggiormente curati e coccolati perchè il rapporto numerico tra cani e volontari è più basso rispetto ai canili veri e propri. Molte sono le associazioni di volontari in Italia che gestiscono rifugi per i cani. 

Oggi abbiamo intervistato Emily, volontaria presso il Rifugio di Charly di Acerra (Napoli) http://www.ilrifugiodicharly.eu/ oppure https://www.facebook.com/ilrifugiodicharlyacerra?fref=ts. E' un luogo davvero fantastico, una specie di paradiso del cane dove i cuccioli (se non particolarmente aggressivi) vengono lasciati liberi di correre in uno spazio di 3000 mq. Il rifugio è un luogo transitorio, dove il cane non riacquista soltanto la salute ma anche la fiducia nell'essere umano: una volta che il cane è diventato equilibrato si cerca per lui un'adozione. 

Emily, quali consigli daresti alle mamme (anche di bimbi piccoli) che avrebbero piacere di adottare un cane?

"Se dovessi consigliare l'adozione di un cane, senza dubbio consiglierei un cane adulto, poiché spesso molte persone specie alle prime armi non hanno bene in mente cosa significhi crescere un cucciolo e quante energie e pazienza occorrono. Intanto perché fino a 5/6 mesi il cane non impara a fare i bisogni fuori, inoltre le sue richieste di attenzioni si manifestano con la distruzione di oggetti, mobili, scarpe e quant'altro, motivi per cui spesso vengono portati indietro o abbandonati ahimè! L adozione di un cane adulto invece non avviene come per un cucciolo sull'onda dell'emotività, ma viene ben ponderata. É possibile così adottare un cane di cui si conosceranno già dimensioni ma soprattutto il carattere. Nelle schede descrittive, i volontari fanno presente se il cane va d'accordo con i suoi simili, gatti, bambini, se è attivo per cui necessita di un adottante altrettanto attivo, oppure se è un cane tranquillo e quindi adatto ad una persona magari pantofolaia.

Inoltre un cane adottato da adulto, manifesta riconoscenza verso l'adottarne e crea un legame molto più forte rispetto a quello di un cane adottato da cucciolo."

Giulia Mandrino

 

 

 

La collina dei conigli

Giovedì, 25 Settembre 2014 08:19

Essere silenziosi non vuol certo dire essere meno importanti.
Ogni anno in Italia vengono utilizzati un milione di animali (più di cento milioni in tutto il mondo) in nome di una sperimentazione scientifica ormai inutile (!!!). Una parte di questi animali muore senza mai vedere il sole o un prato o avere una vita diversa dal laboratorio, una parte invece rimane in "buone" condizioni di salute (fisica, non certo psicologica); considerando che (teoricamente) la legge italiana non permette l'utilizzo dello stesso animale per più di un esperimento (un esperimento, non una somministrazione...), tutti quelli che sopravvivono vengono soppressi.
Gli animali però possono essere ceduti, se in buone condizioni di salute e non infetti, a strutture adatte al loro recupero (qui ci si preoccupa che gli animali non siano pericolosi per l'uomo... sarebbe meglio il contrario...).
Esistono innumerevoli strutture dedicate all'aiuto ed all'accoglienza di cani e gatti, basta guardarsi intorno, ma un enorme numero di silenziosi animali vive nell'ombra, dimenticati dal mondo, di loro non si parla: sono gli animali da laboratorio, conigli, ratti, topi, cavie e altri piccoli roditori.
E' così che è nata nel 2005 una Onlus che recentemente (nel 2010) ha ottenuto dal Comune di Monza la cessione di uno spazio in un cascinale all'interno del Parco.
Un lavoro lungo ed in continua evoluzione, fatto di burocrazia (che non guarda in faccia né i bisogni, né le urgenze, né tantomeno le buone azioni), ristrutturazioni e recuperi degli spazi, spese enormi di affitto, materiale, cibo, lettiere...
Il cascinale immerso nel verde ospita al piano terra i conigli, alloggiati in grandi gabbie a cui i volontari ogni giorno portano cibo, cure e dedicano loro il tempo per le passeggiate all'esterno ed il recupero della mobilità (a volte persa a causa della forzata inattività motoria nelle minuscole gabbie del laboratorio) e della fiducia nella specie umana.
Al primo piano si trova la stanza dei ratti, qui è tutto un muoversi, costruire, lavorare e giocare. I ratti sono liberi di girare in questa grande stanza tra percorsi creati ad hoc dai volontari, tra cassette, scatolette e mensole.
I topolini, per ovvi motivi viste le loro dimensioni, sono tenuti in gabbiette collegate tra loro e non, piene di giochini e percorsi interni. Incredibile scoprire come si sfata il luogo comune: ratti e topolini sono animali puliti ed organizzatissimi sia nel gioco che nella loro vita sociale.
L'altra stanzona è dedicata alle cavie (porcellini d'india). Una stanza il cui pavimento è pieno di scatole, tubi, casette e culetti pelosi che giocano in maniera frenetica e il loro "chiacchierare" continuo mette davvero di buon umore, specie quando arriva qualcuno con il cibo.
I volontari (e sottolineo volontari) affrontano spese anche di tasca loro, sia per il centro, sia per quegli animali che per problemi di salute o di disabilità grave dovuta alla precedente "vita" non possono stare al centro, si impegnano a portarseli anche a casa, per sempre o fino a che qualcuno non li adotta.
Purtroppo oltre ai laboratori di sperimentazione ci si mette anche la gente, che compera conigli o cavie, infatuata dalla loro somiglianza ai peluche per poi scoprire che ogni animale è un impegno sia economico che morale, che gli si deve dedicare del tempo e che tra rosicchiate e scavate non si deve mai dare niente per scontato e come troppo spesso accade, ogni animale che diventa di moda spesso subisce l'abbandono se non preso in piena coscienza; o ancora come i topolini, che ingannati dal cartone Ratatouille, diventano poi troppo in fretta un impiccio.
Nel cuore del Parco di Monza c'è una Onlus, La Collina Dei Conigli, dove gente speciale e di vero cuore rieduca gli animali alla vita, mostra loro cosa esiste fuori dalla gabbia, insegna loro a nutrirsi di frutta, verdura e fieno invece che tramite flebo, dimostra loro che esiste una specie di uomo che può essere calorosa e piena di amore e che il suo tocco può essere positivo e non solo fonte di dolore.
Ci sono volontari che ci insegnano come i ratti si possono coccolare e sbaciucchiare perché sono animali puliti e affettuosi, ci mostrano come i conigli New Zealand hanno le dimensioni di un gatto e non impegnano né più né meno e sono incredibilmente coccoloni; ci sono volontari che non conoscono Natale o ferie estive perché sanno e credono che un impegno è un impegno.
Aiutarli è semplice, hanno bisogno di tutti, dalla manodopera per i lavori al centro, al materiale per migliorare le strutture, dal cibo alla lettiera, si può fare una donazione (deducibile) oppure acquistare il loro calendario oppure i loro gadget fatti a mano, si può devolvere il 5x1000, adottare un animale a distanza o portarselo a casa, si può dedicare il proprio tempo diventando volontari, si trova tutto nel loro splendido sito, corredato da informazioni, specifiche, foto e video, da visitare!
Nel Parco di Monza c'è gente che si fa il culo (come altri mille di loro) per salvare delle vite e dar loro delle aspettative migliori ed il solo ringraziamento è lo sguardo degli animali che, dapprima terrorizzati, scoprono l'erba su cui correre.
Nel cuore del Parco di Monza c'è la Collina dei Conigli da visitare e da aiutare, dove sono entrata in punta di piedi, dove si rispetta il silenzio per sentire la voce di quegli animali che voce non hanno, dove sono entrata un po' intimorita dalla presenza dei ratti liberi (lo ammetto!) ma dove c'è gente che ti insegna che la vita e l'amore hanno varie facce e varie forme e sono tutte da rispettare.
Nel cuore del Parco di Monza c'è La Collina dei Conigli dove entri te stessa ed esci diversa, con la consapevolezza che c'è molto da fare e da imparare e che ognuno di noi, nel suo piccolo, con scelte quotidiane (medicinali, saponi, cosmetici, cibo, ...) può spezzare un meccanismo di consumismo, sfruttamento ed inutile ed indicibile crudeltà.
Nel Parco di Monza c'è la Collina dei Conigli, amore e rivincita degli animali silenziosi.
Madre Teresa di Calcutta: La vita è vita difendila.

Elena Vergani

 

Mamma come sono arrabbiato: i terribili due anni

Giovedì, 25 Settembre 2014 07:34

Avete mai sentito parlare dei "terrible twos"? E' talmente frequente che i bambini intorno ai due anni comincino ad avere atteggiamenti di rabbia che è stato coniato questo termine per indicare questa tappa della crescita! I terribili due anni... a quanti di noi è capitato di ritrovarsi con il proprio bambino di due anni che comincia ad avere comportamenti di rabbia improvvisa e spesso a nostro avviso ingiustificata, con reazioni esagerate di pianto, urla, aggressività fisica. Alcuni di loro fino ad allora erano bambini tranquilli e pacati... poi, improvvisamente, cominciano a protestare per ogni cosa, a pretendere di fare o avere sempre ciò che vogliono, ad arrabbiarsi furiosamente anche senza apparenti motivi reali.
A noi adulti tutto ciò sembra incomprensibile, frustrante e spesso ci chiediamo cosa stiamo sbagliando o, peggio ancora, cosa abbia il nostro bambino di sbagliato... perché, poi, gli altri ci appaiono tutti angioletti ovviamente!
In realtà non c'è proprio nulla che non va! E' assolutamente normale e naturale che a questa età compaiano queste reazioni eccessive e incontrollabili. Il bambino di due anni comincia a percepire sè stesso, il proprio essere indipendente dal resto del mondo e si sperimenta, valuta i confini, il campo d'azione, senza riuscire però ancora a dosare bene l'espressività dei propri vissuti. E' come se avesse capito di avere uno strumento potente tra le mani, ma non sappia ancora usarlo correttamente, per cui a volte sbaglia accordi o suona senza spartito, provocando in noi fastidio e insofferenza. Sta diventando una persona attiva, in grado di influenzare l'ambiente con il suo comportamento e, per un po' di tempo, deve fare le prove, prendere confidenza con questo nuovo "potere" , valutarne gli effetti ed imparare a dosare la propria emotività.

E' comunque un grande impegno, e a volte una grande frustrazione, per noi adulti, gestire questa fase!
Vediamo cosa possiamo fare per aiutare noi e loro a superarla al meglio e il più velocemente possibile!

  1. Evitate reazioni aggressive, castighi o punizioni! Rispondere con la rabbia alla rabbia non serve, anzi, provochereste reazioni ancora più forti. Inoltre i bambini apprendono la modalità comportamentale attraverso l'imitazione degli adulti, imparerebbero così che la rabbia non è un sentimento che si può controllare e gestire e riproporrebbero questo atteggiamento anche più avanti nel corso della loro crescita.
  2. Inutile parlargli in quel momento per cercare di fargli capire le vostre ragioni mentre urla, piange e si dimena. In quel momento, il canale verbale è fuori uso, molto meglio, se il bambino lo permette, mostrargli atteggiamenti di contenimento ("se vuoi ti sto vicino, ti massaggio la schiena, ti stringo le mani, ti asciugo le lacrime..."). Quando tutto è passato, cercate di verbalizzare per lui cosa è accaduto e cosa ha provato ("so che prima eri molto arrabbiato, so che non è bello sentirsi così, capita a tutti ogni tanto, poi però passa tutto e si sta meglio"), in modo che si senta capito e non giudicato.
  3. Aspettare che passi la tempesta. Sforzatevi di cercare tutte le vostre energie per avere la calma, la pazienza e la sicurezza di tollerare quel momento pesante in cui sfoga tutta la rabbia. Ricordate a voi stesse che la rabbia, come tutte le emozioni, raggiunge un picco massimo per poi gradualmente scemare naturalmente e che con il vostro atteggiamento state facilitando questo processo. A mente fredda in fondo tutti noi sappiamo che è molto più difficile che la rabbia passi se in quel momento ci relazioniamo con persone nervose, impazienti o giudicanti.
  4. Cercate insieme a lui una soluzione. Se il vostro bambino si è arrabbiato tanto perché ha perso il suo gioco preferito, aiutatelo a cercarlo, proponendo magari una caccia al tesoro, con tanto di premio per chi riesce a trovarlo. Trasformare, quando possibile, queste situazioni in momenti di gioco ridurrà velocemente la rabbia.
  5. Evitate risentimento dopo che è passata la tempesta. Non serve mostrarsi offese o risentite quando si calma, non otterremo una maggiore consapevolezza di ciò che ha fatto, ma si sentirà respinto e non capito, provocando in lui malessere e aumentando la possibilità che abbia altre reazioni di rabbia.
  6. Prevenire è meglio che curare. Evitiamo per quanto possibile di fare "scoppiare la bomba".

Ci sono situazioni facilitanti reazioni di rabbia nei bambini che, una volta individuate, possiamo evitare :
-andare a fare la spesa dopo una giornata di gioco è spesso un'esperienza impegnativa per il bambino. E' piuttosto stanco e quindi più soggetto a non avere freni. Inoltre la nostra modalità comportamentale in risposta alle sue manifestazioni di rabbia, la maggior parte delle volte, non è la stessa che abbiamo tra le quattro mura domestiche: siamo condizionate dal giudizio sociale, proviamo imbarazzo e ci sentiamo mamme inadeguate agli occhi dei presenti. Il bambino percepisce questo stato di tensione e fa ancora più fatica a gestire i suoi comportamenti. Se proprio è indispensabile per noi portarlo al supermercato o in ambienti caotici, cerchiamo di coinvolgerlo il più possibile, dandogli incarichi come mettere nel carrello ciò che serve.
-gestire il momento dell'uscita mattutina con fretta o ansia. Spesso al mattino c'è un orario da rispettare per uscire di casa, dobbiamo andare al lavoro, portarlo al nido o dai nonni entro un certo orario. Succede quindi che siamo frenetici, che non riusciamo a rispettare i tempi del bambino, che non ci sia tempo per l'imprevisto e che questo provochi in noi reazioni di rabbia, tensione e fretta. Cercate quindi di organizzarvi il tempo in modo da tener conto di possibili variabili; svegliatevi prima e preparate voi stesse e tutto ciò che potete prima di svegliare il bambino e garantitegli poi un tempo sufficiente perché possa vivere il momento del risveglio con serenità.
-non creare rituali facilitanti per i vari momenti della giornata come la nanna o l'addormentamento. E' importante che il bambino abbia dei rituali che lo accompagnino, in modo che lui possa prevedere cosa succederà dopo. E' rassicurante per lui ripetere tutti i giorni gli stessi riti, più o meno negli stesso orari.
7. quando invece la reazione di rabbia è in conseguenza di un limite ( gli abbiamo detto un no), allora è importante essere fermi, coerenti tra le varie figure di riferimento e costanti nel tempo, aspettare che si calmi e poi consolarlo fisicamente e , a seconda dell'età, tradurre in parole ciò che ha provato e la motivazione che vi ha portato comunque a dargli quel limite.

 

Dott.ssa Monica Contiero

Immagine tratta da babyglitter.gr

 

Idea per un burro corpo post doccia per quelle mattine in cui ti rendi conto che sei più stanca della sera precedente. 

Ecco alcune indicazioni  sull'utilizzo:

Non esponiamo le parti trattate troppo al sole in quanto gli oli essenziali di agrumi possono giocare brutti scherzi al sole (basta non andare in spiaggia dopo e non metterlo sul viso).

P.s. ottimo anche in gravidanza e allattamento!

Se non siete in gravidanza e allattamento provate anche la versione solo con l'olio essenziale di limone verde: da perderci la testa! attenzione, anche in questo caso non esponetevi al sole dopo aver usato quest'olio essenziale. 

Immagine tratta da www.thegunnysack.com

 

 

La creatività della mamma Giapponese

Mercoledì, 24 Settembre 2014 06:45

Oggi voglio raccontarvi una deliziosa curiosità. Che i bambini considerino molto la presentazione del piatto, che debbano mangiare il più sano possibile lo sappiamo già, quindi come mamme cerchiamo sempre di accontentarli. Ma scommetto che la preparazione della merenda secondo la tradizione delle mamme giapponesi sia ben lontana dalle nostre merendine. Come le mamme giapponese preparano la merenda per i loro piccoli, siamo veramente in poche a farlo. Avete mai sentito parlare del "bento"?
Il termine "bento" significa scatola da pranzo o portavivande in giapponese. Tuttavia non è una cosa semplice da preparare, a partire dal portavivande che non è quello a cui siamo abituate. La decorazione del "bento" riflette la tradizione giapponese della cura non solo per il gusto, ma anche per la presentazione del cibo. Si tratta di un pasto ben assemblato e decorato per stuzzicare l'appetito con gli occhi. Il cibo può prendere forma di animali, fiori e personaggi popolari. E' preparato con cura e affetto dalle mamme, per nutrire il corpo e l'autostima del bambino. Preparare il pasto ai bambini è un modo per fare capire maggiormente ai genitori cosa piace di più ai figli ed anche un modo per esprimere l'affetto e l'attenzione per i più piccoli: un pasto guarnito e decorato, da mangiare prima con gli occhi. E se ai bambini piace quello che hanno visto, sicuramente l'appetito verrà stimolato.
Quindi nelle scuole Giapponesi non basta semplicemente scartare un panino e aprire un succo di frutta, la pausa per la merenda e pranzo deve essere motivo di orgoglio con un pasto esteticamente appagante. Pensate, c'è concorrenza, e ci sono addirittura dei concorsi con premi per chi fa il "lunchbox" più sorprendente per il suo bambino. Ovviamente l'attesa dei bambini è cosi grande che molte mamme diventano ansiose per paura di non essere capaci di preparare un pasto "grafico" all'altezza. Per questo in Giappone i corsi di "bento" sono molto frequentati dalle mamme che non vogliono fare brutta figura: è il caso dei corsi di Tomomi Maruo, stage molto conosciuti a Tokyo, o Samanta Lee, una casalinga che non aveva mai dato lezioni di cucina, e adesso è diventata famosa nel mondo del web con le preparazioni incredibili che fa per le sue figlie. Potete seguire Samantha su instagram @leesamantha per avere delle inspirazioni.
E, buon appetito!

Immagine tratta da: http://www.swide.com/photo-gallery/bento-box-food-art-by-samantha-lee-with-instagram-photo-gallery/2013/10/27/1-10

 

Sara

sara.png

Cecilia

Untitled_design-3.jpg