Molto spesso si confonde il rispetto per il bambino con il "fai un po' quel che vuoi", con quello che i media definiscono il Bambino Tiranno: il termine fa sicuramente una grande audience ma lo ritengo un concetto molto generalista e come tale fuorviante e dannoso per noi mamme. 

Non sono una pedagogista ma in questi anni ho avuto modo di leggere e informarmi davvero tanto sulle tematiche pedagogiche, che ho toccato solo in parte durante gli studi universitari in sociologia. Premesse a parte vi racconto come io interpreto uno stile genitoriale consapevole: per genitorialità naturale io intendo un approccio all'educazione del proprio figlio basata sulla consapevolezza, consapevolezza dei bisogni fisiologici del bambino ma anche consapevolezza dei bisogni fisiologici di noi genitori.

Significa interrogarsi e spesso mettersi in discussione senza perdere mai fiducia nelle proprie risorse innate e istintuali di mamme e papà.

Significa guardare la propria infanzia e ritornare bambini per capire come possiamo migliorarci rispetto a nostri genitori (evitando situazioni che ci hanno ferito e magari destabilizzato) e cosa invece riteniamo utile riproporre.

Significa fare bene mente locale per non confondere il fine con il mezzo, quindi mettere al primo posto le relazioni che contano: per cui quando guardiamo la nostra casa in disordine perchè non siamo riuscite a terminare i lavori possiamo accogliere la sensazione di frustrazione e a volte di rabbia, perchè a noi giustamente farebbe tanto piacere vedere il nostro nido pulito e accogliente. Possiamo abbandonarci alla tristezza e magari sfogarci sui nostri figli: altrimenti possiamo sederci con loro sul divano e abbracciarli forte, perchè avremmo tutta la vita per pulire una casa senza di loro. 

Significa fermarsi, ascoltare e guardare i nostri figli negli occhi, non solo correre da una parte all'altra con una lista di obiettivi da raggiungere: cerco almeno 5 minuti ogni ora di fermarmi, svuotare la mente e dedicarmi a loro, ascoltandoli profondamente e guardandoli negli occhi. Con i miei figli questo accorgimento fa miracoli. E' però essenziale che svuoti davvero la mia mente per dedicarmi 100% a loro.  

Significa non pretendere che un bambino di un anno costruisca le torri e metta in ordine la stanza da solo, perchè in quella fase della sua vita lui tira fuori e distrugge, perchè in quella fase è giusto che faccia proprio quello. Così come è giusto che mangi con le mani.

Significa non lasciar piangere un neonato, perchè un neonato non ha vizi ma bisogni fisiologici, e il contatto è uno di questi. Accogliamo il nostro bisogno di avere qualche spazio per noi e cerchiamo con l'aiuto di nostro marito, parenti e amici di costruire attivamente momenti per noi senza lasciar piangere nostro figlio, ancor peggio di notte.

Significa evitare di dire "non hai voglia di studiare", "non sei bravo a disegnare", "sei capriccioso", perchè nell'infanzia un bambino crede davvero a ciò che dicono i suoi genitori, per cui se loro affermano che "non ha voglia di studiare" lui dirà a se stesso che non ha voglia di studiare. E magari basterebbe solo fermarsi un attimo e fare pace con le proprie esigenze di rivalsa nei confronti del mondo e rivalutare il tutto; basterebbe accettare un 6 anche se sappiamo che nostro figlio potrebbe arrivare al 10. Significa comprendere che è controproducente dire " tu sei", perchè il bambino in quella frase si rispecchia ed entra in quei vestiti, si appiccica addosso quell'etichetta. 

Significa chiedere scusa, perchè nella vita si sbaglia, e anche noi genitori lo facciamo. Ed è giusto chiedere scusa. 

Significa dare loro tempo per imparare a fare le cose, per cui si cerca di dare loro le chiavi per aprire la porta e attendere che loro la aprano. 

E a volte succede anche di piangere e di pensare di aver sbagliato tutto, si, perchè anche questo fa parte del gioco. Ed è in questi momenti che se ci si ferma con la voglia di comprendere il motivo di tale caos e di mettersi in discussione si fa un grande passo avanti e si acquistano nuove certezze e competenze. 

E a volte non si riesce a mettere in pratica tutto: ma anche questo fa parte del gioco. 

 

E ora vediamo cosa NON SIGNIFICA essere a mio modo dei genitori che abbracciano uno stile genitoriale consapevole: 

Non significa far fare ai bambini tutto quello che vogliono, quando e come lo vogliono, perchè i bambini hanno disperatamente bisogno di confini esattamente come hanno bisogno di essere presi in braccio quando piangono. 

Non significa lavarsi le mani delle loro azioni perchè questa è una gran comodità più che educazione attraverso la consapevolezza, ammettiamolo. 

Quindi se un bambino di due anni è nella fase in cui vuole lanciare tutto contro il muro non lo lasceremo scagliare il telecomando contro la tv dicendo "è solo un bambino" ma accoglieremo il suo bisogno e gli proporremo di giocare a lanciare la palla di spugna e altri oggetti morbidi contro l'armadio per esempio. 

Se un bambino di 3 anni ha il bisogno di giocare con l'acqua non lo lasceremo allagare il bagno come e quando vuole, ma magari lo metteremo in giardino o sul balcone a travasare acqua da una baccinella a un'altra, oppure in uno sgabello vicino al lavandino, magari con un po' di schiuma.

Significa che la tv si guarda solo in un determinato momento, non come babysitter; perchè si possono proporre giochi altrettanto stimolanti se possiamo accettare di vedere la nostra casa un po' sporca per qualche ora. 

Significa dire dei "no" spiegandone il motivo, perchè i "no" davvero sono utili per loro: in quei momenti loro impareranno a gestire la frustrazione dell'impedimento, e noi saremo con loro nell'accoglierla e nel dare dei confini a questa. Perchè non è accettabile che un bambino arrabbiato sfoghi fisicamente su cose o persone la propria rabbia come spesso vedo: questo succede a mio modo di vedere perchè ha intorno a sè genitori che lo permettono, che magari si fermano due minuti guardandolo negli occhi e dicendo "no amore non si fa" come hanno letto nel libro "x", utilizzando però il tono che io uso per chiedere a mio marito di portarmi il bagnoschiuma nella doccia se l'ho dimenticato, e poi dopo due minuti tutto è tornato come prima. 

Questo non vuol dire alzare le mani, perchè davvero basta dedicare tempo quando si verificano tensioni: possiamo far sedere il bambino su una sedia vicino a noi "per far riposare le mani" invece che dire "sei in punizione", significa comunicargli quanto si è arrabbiati e amareggiati per quel comportamento (non perchè lui è cattivo ma perchè il comportamento è stato negativo, c'è una gran differenza tra il primo e il secondo). Significa secondo me anche non aver voglia di giocare con lui perchè si è arrabbiati. Credo sia importante che i bambini apprendano da noi adulti tramite imitazione le modalità da utilizzare in caso di frustrazione e rabbia: cosa fanno mamma e papà quando sono arrabbiati? 

Vuol dire secondo me pretendere che il bambino stia a tavola finchè non ha finito di mangiare, poi quando ha terminato può scendere, consapevole che non mangerà poi alle 11 di sera però. Allo stesso tempo credo non sia giusto chiedere a bambini piccoli di stare seduti ore al ristorante, perchè davvero è qualcosa di insensato. 

In questi anni infatti mi sono resa conto che quando mi trovavo in situazioni in cui i bambini davano di matto e io con loro e provavo una grande sensazione di rabbia dovuta al senso di impotenza, il problema non erano i bambini, non ero io, ma era la situazione: quindi era la situazione che era sbagliata e non era adatta a noi. Ma una volta che acquisisco questa consapevolezza acetto più facilmente il momento di caos senza cercare presunte colpe, e se possibile cerco di evitare di ricacciarmi in quel guaio. 

Ma tutte queste sono solo mie idee di mamma. Scrivetemi le vostre qui sotto nei commenti: credo che lo scambio tra genitori sia qualcosa di fortemente potitivo. 

Giulia Mandrino

 

Le patatine fritte con il ketchup sono una cosa di cui non puoi privarti, insomma, va bene tutto, ma il ketchup non me lo togliete. Ho così iniziato a sperimentare diverse ricette con il mio Estraggo Pro così da creare una salsa che noi tutti adoriamo.

Ecco come preparare il ketchup: la ricetta per creare una deliziosa salsa di pomodoro sana e gustosa

Troviamo normalmente la curcuma sotto forma di spezia, quindi in polvere: in realtà la curcuma è una pianta dalla cui radice si ricava la polvere.

La curcuma ha proprietà:

- antitumorali

- antinfiammatorie

- antiossidanti

- antidolorifiche

- è ricca di potassio

- previene il diabete

Possiamo utilizzare la curcuma in numerose ricette come per esempio nei risotti, nella pasta, nei decotti, con le verdure e i legumi ma anche negli estratti: si perchè possiamo estrarre la curcuma con un estrattore, come faccio io con il mio Estraggo Pro. Ecco allora un ricetta per fare il pieno di antiossidanti con curcuma e rapa rossa, antinfiammatori con curcuma e zenzero e di vitamina C con il kiwi. Potete trovare la radice di curcuma nei negozi bio. 

Ecco allora la ricetta di mammapretaporter.it dell'estratto di curcuma e rapa rossa!

 

Il pensiero di mettermi a cucinare la sera in estate dopo 2 ore di giardinetti, bagnetto ai pupetti infangati da fare e 35 gradi di temperatura è davvero alienante. Ma da diversi anni ho un vasto repertorio di insalatine velocissime da sfoggiare che non richiedono l'accessione dei fuochi. Questa è stata la mia ultima scoperta e ne andiamo davvero pazzi! Vi propongo due varianti: la prima utilizza la feta, la seconda il tofu lasciato marinare del lime, a voi la scelta.

Ecco un'ottima ricetta facile e veloce da preparare: la ricetta dell'insalata di anguria, feta e menta di mammapretaporter.it

 

Giulia Mandrino

Quante volte abbiamo sentito dire: 'Mangia tutto, se no non ti do il giochino' oppure visto mamme cercare di far ingurgitare al proprio bimbo l'ennesimo cucchiaino di pappa avanzata, anche se il bimbo dimostra chiaramente di non volerne più! Si arriva addirittura ad inventarsi le strategie più innovative per far aprire la bocca al bimbo e coglierlo alla sprovvista riempiendogliela di pappa , che poi molto spesso il bimbo sputa ovunque mandando su tutte le furie la mamma che non è riuscita a raggiungere il suo scopo di far mangiare ancora il figlio e si ritrova tutto da pulire! Ma è proprio il caso di vivere così la nutrizione del nostro bambino? È veramente così importante per la sua crescita che mangi anche quando non ha più fame?

No, non lo è. I bambini sono in grado di avvertire lo stimolo della fame, sono in grado di autoregolarsi dal punto di vista fisiologico, non è messa in discussione la loro sopravvivenza e nemmeno la loro crescita sana ed equilibrata. Esistono bambini che mangiano veramente poco, ma comunque crescono regolarmente, anche se non raggiungono percentili alti.

'Ma mangerà abbastanza? Forse dovrei integrare la sua alimentazione con ricostituenti, integratori naturali, vitamine...'. Pur comprendendo la naturale preoccupazione materna di fronte ad un bambino che si alimenta poco, in ogni caso la forzatura ad assumere cibo che non si desidera può paradossalmente, portare al risultato opposto a quello voluto: si potrebbe creare nel bambino uno stato di malessere legato al cibo ed allontanarlo ulteriormente dalla piacevolezza legata al gusto. Cerchiamo di dominare le nostre ansie e di pensare che il nostro bambino crescerà comunque sano e forte... anche se mangia mezzo piatto di pappa. Fidiamoci della natura! Ha dato loro un istinto formidabile!

 

Dott.ssa Monica Contiero in The Family Food, Ricette naturali per famiglie incasinate, Mental Fitness Publishing

Qual è la posizione che previene il pianto?

Mercoledì, 03 Giugno 2015 08:27

Se seguite il mio blog credo che siate consapevoli che il neonato non pianga per fare dispetto alla sua mamma o perchè sia viziato, ma semplicemente perchè esprime un bisogno fisiologico che non viene appagato in quel momento oppure un disagio. Ma quali strumenti concreti abbiamo per limitare il pianto del nostro bambino? Lo svela Licia Negri, autrice di Lasciati Abbracciare, libro edito da Mental Fitness Publishing

"Vi propongo uno studio a cura di K. ed E. Christensson, T. Cabrera, K. Uvnas-Moberg, J. Winberg (1995, Department of Women and Child Health, Karolinska Hospital, Stoccolma). Questi ricercatori dai nomi impronunciabili hanno osservato e analizzato il pianto dei bambini appena nati e hanno cercato di comprendere le cause.

 

 

 

Questi i risultati:

i neonati riconoscono la separazione fisica dalla madre e reagiscono piangendo

▪ il pianto smette quando vengono riavvicinati alla mamma.

▪ Il pianto postnatale osservato potrebbe essere l'equivalente umano del "separation distress call", fenomeno che si osserva fra alcune specie di mammiferi e che ha la funzione di riportare in prossimità dei cuccioli la madre.

Lo studio fa pensare, concludono i ricercatori, che nella specie umana il pianto dei neonati non dipenda da esperienze vissute in precedenza, anzi potrebbe essere una reazione genetica alla separazione. I risultati sono compatibili con la convinzione che la posizione più adatta, dopo la nascita, di un neonato sano (nato a termine della gravidanza) sia a contatto con la madre."

Licia Negri in Lasciati abbracciare, Mental Fitness Publishing

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Ustioni e bambini: cosa fare

Mercoledì, 03 Giugno 2015 08:11

L'ustione è una lesione della cute ed eventualmente dei tessuti sottocutanei e delle mucose delle vie aeree e digestive causata da una fonte di calore. Ogni anno 1700 soggetti di età compresa tra 0 e 19 muoiono per ustioni (dati WHO). La morbilità è strettamente associata alla povertà. La maggior parte dei morti per ustione nella popolazione infantile è dovuta ad incendi, ma l'elevato numero di incidenti avviene in ambiente domestico dove ci si trova facilmente a contatto con fonti di calore ( acqua calda, fuochi). Maggiormente coinvolta è la popolazione economicamente più svantaggiata, che quindi non può godere di adeguati sistemi di sicurezza e istruzione. Molto spesso le lesioni da calore causano danni permanenti e coinvolgono i bambini proprio per la loro maggiore vulnerabilità.
Le lesioni possono essere causate da liquidi caldi (scottature), solidi caldi (ustioni a contatto) o fiamme (ustioni da fiamme). Altri tipi di lesioni includono quelli causati da radiazioni, elettricità, attriti o prodotti chimici. Il danno più frequentemente riportato in Europa sotto i cinque anni di età è la scottatura.
Il costo per la società è elevato poiché le ustioni/scottature richiedono cure costose, spesso ricoveri prolungati, medicazioni costanti.

La gravità della lesione viene individuata calcolando il grado dell'ustione che è basato sull'estensione e sulla profondità dell'area interessata. Distinguiamo quindi lesioni di I, II (entrambe vanno incontro a guarigione spontanea) , III grado (che invece richiedono rimozione dei tessuti carbonizzati e innesto cutaneo successivo).
Ad ogni area interessata viene assegnata una percentuale in modo che in pochi secondi si possa fare una valutazione della gravità del danno.

Percentuali differenti possono essere assegnate a medesime aree corporee ma variare percentualmente in funzione dell'età del paziente.
Ad esempio, nella valutazione dell'area corrispondente a testa/collo avremo una percentuale assegnata del 19% per un minore di anni 9 , che scenderà al 9% se l'età sarà superio.
Se la parte interessata in un bambino è rappresentata da più del 30% di lesioni di III grado la probabilità di morte aumenta del 50%; in ogni caso il danno permanente (cicatrici) può rappresentare un grave danno.
La valutazione deve rigorosamente essere effettuata da personale medico o paramedico formato.

Il danno può essere localizzato oppure può essere di grado o estensione tale da dare una risposta infiammatoria sistemica che può determinare uno stato di shock con grave perdita di liquidi.

Come riconosciamo una lesione da calore?

Spesso è il paziente a dircelo (mi sono scottato con acqua bollente, ho toccato il vetro della stufa e così via..) , altre volte (infanti) possiamo vedere eritemi, bolle (flittene) aree necrotiche.
È importante in ogni caso ricorrere all'assistenza del personale medico-infermieristico (medico di base o pronto soccorso) che può fare una tempestiva valutazione e intervenire correggendo l'eventuale disidratazione, trattando la parte ustionata (raffreddamento, pulizia, medicazione), valutare se occorre inviare il paziente in un centro specializzato (centro grandi ustionati), trattare il dolore causato dall'ustione.

Il primo approccio è sicuramente rappresentato dal raffreddamento della parte, dalla disinfezione e dal trattamento con fitostimoline. Lo specialista valuterà poi il proseguimento delle cure.

La WHO ha capito che bisogna intervenire sulla prevenzione: sicurezza domestica, istruzione di caregivers/genitori, sensibilizzazione dei bambini in età scolastica.

Dott.ssa Laura Scarpa, Medico Chirurgo esperto in Medicina d'Urgenza

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

L'uomosauro ai giardinetti

Martedì, 02 Giugno 2015 08:59

Sposata ormai da 10 anni se dovessi descrivere il nostro rapporto non potrei che scegliere le parole "felice" e "normale", nel senso che credo di avere un matrimonio discretamente riuscito, con alti e bassi, come tutti, credo. Anche se i bassi tendenzialmente si verificano nel week end, quando non hai programmato nulla di particolare e devi decidere cosa fare.

A differenza dei mariti delle mie amiche che sono almeno all'apparenza attivi, premurosi, e che si sotituiscono al 100% a loro nell'accudimento dei figli e nella cura della casa, io ho il classico marito definibile come uomosauro italiano: LUI e dico LUI lavora, quindi il restante suo tempo (nella sua mente) dovrebbe essere dedicato al divano e alla tv e qua e là ad uscite romantiche o con amici. Dopo 3-4 anni di paternità, superati i fatidici 36 anni che personalmente ritengo essere per il maschio italiano l'inizio della fase post-puberale, si è reso conto che nella sua torta del tempo ci doveva essere anche uno spazio dedicato ai figli, e che, se non voleva essere ignorato al suo ritorno a casa la sera, doveva talvolta far fare qualcosa a queste creature. Rimane comunque il fatto che almeno un'ora la mattina, un'ora al pomeriggio e la sera dopo cena per lui è un diritto inalienabile, tanto quanto il diritto di voto, poter giacere indisturbato sul divano per ricaricarsi di testosterone, così da essere pronto la sera per svolgere i suoi doveri coniugali (io nel mentre ho fatto la cucina, messo a posto, addormentato i bambini e sono svenuta con la bavetta e il mascara colato nel letto, nel letto dei bambini ovviamente). Si perchè lui non vuole sedersi sul divano, lui vuole diventare una cosa sola con il divano, ed è da questa simbiosi perfetta che si crea una figura mitologica divina chiamata uomosauro, invincibile e sopratutto in pace con il mondo. 

Bene, dopo questi grandi passi avanti il mio uomosauro, ha il piacere di far qualcosa con le sue due creature, ma che fare? Dopo aver con suo grande disappunto smontato idee come i centri commerciali da lui adorati o altre gite fuoriporta che richiedevano un mio impegno full time nel preparare 15 borse e un budget di benzina ammortizzabile in almeno 5 giorni di permanenza (o comunque di sicuro non in un giorno), io propongo i giardinetti, semplici, facili, vicino a casa, minimo sforzo massima resa. I suoi occhi si riempiono di rassegnazione ma accetta suo malgrado. Ecco cosa succede:

- è sconvolto dal tempo che richiede l'ucita da casa: lui bello e sereno dopo essere stato uomosauro sul divano per circa 2 ore, si fa la doccia, la barba, sceglie cos indossare e poi LUI è pronto, quindi la sua mente è pronta per uscire. Poi guarda affaticato che io indosso il pigiama e pensa "eh, le donne sono così, ci mettono una vita a prepararsi": si perchè mentre lui si sistemava, io ho svuotato la lavastovigie, messo a posto le cose della colazione, lavato e vestito i bambini, dato una sistemata alla casa, fatto i letti, attaccato la lavatrice perchè il sabato si risparmia, steso la lavatrice della notte, preparato la borsa del cambio con le merende e si, non sono ancora vestita.

- è sconvolto da ciò che portiamo al parchetto: tendenzialmente se stiamo 3 ore i miei figli vogliono portare le bici e dato che nel week end c'è anche lui con due mani libere, chiedo al mio uomosauro di portare un secchiello e due palette; infine la borsa del cambio con acqua e uno snack per metà mattina. Lui mi guarda con aria davvero incredula, quindi gli faccio notare che lui esce da solo con portafoglio e cellulare nei pantaloni, che lui ha 40 anni, ma che loro sono bambini e che sopratutto io questo sbattone lo faccio tutti giorni, e anche con gioia perchè vuol dire che non piove e che non dobbiamo stare in casa ad impazzire.

- è sconvolto dalla gestione dei bambini al parchetto: appena arriviamo al parco possiamo valutare due possibili comportamenti dell'uomosauro. L'ansioso, quello che non li perde un attimo di vista, che se tu per caso guardi un secondo il cell sei una madre degenere che pensa solo ai fatti suoi: ti fa domande tipo "tu chi guardi?", e tu non puoi che pensare "ma io tutti i giorni da 4 anni ne guardo due da sola.....". Poi si stanca, e allora dallo stato ansioso ha bisogno di un attimo di relax, per cui risponde a una mail di lavoro (circa 30 minuti). 

- quando torniamo a casa? Dopo un'ora al parco con i figli,di cui mezz'ora di pausa, è devastato, emotivamente e fisicamente ed esattamente come tuo figlio di tre anni all'ufficio postale, ti implora di andare a casa. 

Lo so che vi aspettate una frase di conclusione a tutto ciò, ma sinceramente non ne ho. Mi tengo il mio uomosauro così sperando che prima o poi superi la fase adolescenziale e arrivi la tanto attesa maturità. 

Papavero3

Ho davvero poco latte?

Domenica, 31 Maggio 2015 07:54

Spesso le mamme, a un certo punto dell'allattamento, iniziano ad avere dubbi rispetto alla produzione di latte. Le motivazioni di questa preoccupazione possono essere diverse:

sensazione di seno sgonfio: abituate alla tensione mammaria tipica del primo mese, quando il seno inizia a regolarizzarsi, pensano erroneamente di avere meno latte;

se il bambino piange o è poco consolabile, soprattutto nelle ore serali (vedi articolo sul pianto nelle ore serali), pensano subito che stia mangiando poco perché il loro latte è diminuito;

se aumentano la frequenza delle poppate in seguito a uno scatto di crescita (evento assolutamente normale), pensano che stia mangiando di più perché il latte scarseggia;

se il bambino non segue la curva di crescita imposta da alcuni pediatri, probabilmente è colpa loro perché producono poco latte.

Insomma, si tratta spesso di motivazioni esterne, indotte anche da chi sta intorno alla mamma. Ma come capire allora se c'è davvero poco latte?

Uno dei primi parametri da prendere in considerazione è l'incremento di peso del bambino. Se l'aumento di peso non soddisfa una sana curva di crescita, si deve valutare la situazione. L'ostetrica osserva una poppata e chiede alla donna di raccontare il diario dell'allattamento per capire cosa sta succedendo: quante poppate fa il neonato nelle 24 ore, per quanto tempo sta attaccato, quante volte si scarica, quanti pannolini bagna. Analizza i dati disponibili ed eventualmente, concorda con lei un nuovo piano di allattamento, considerando come si sente la mamma: se è molto stanca, se c'è qualcosa che la preoccupa, se è in buona salute, come sta vivendo questa esperienza, chi le sta vicino. Se la crescita rallenta, spesso è sufficiente aumentare la frequenza dei pasti, drenare meglio il seno e il problema è già risolto. Anche l'uso del tiralatte può essere utile per stimolare maggiore produzione di latte. Non esistono difficoltà insormontabili: abbiate sempre fiducia nelle competenze del vostro corpo!

Angela Dinoia in Il neonato e i suoi segreti, Mental Fitness Publishing

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Chips cocco Ambrosiae

Mercoledì, 10 Giugno 2015 09:00

Ho parlato diffusamente dei benefici del cocco in questo articolo. Ora vi parlo di uno snack che ha rubato il mio cuore, si perchè davvero lo adoro: sono le chips di cocco, scaglie di cocco essicate da mangiare come snack oppure per insaporire paste asiatiche o arricchire dolci. Io adoro disporle sulle mie smotie bowl, di cui a breve vi parlerò in un articolo a loro dedicato. In particolare in estate sono molto utili perchè contengono un'ottima quantità di potassio oltre che di ferro e fosforo. Anche i miei bimbi le adorano perchè hanno una croccantezza davvero piacevole oltre che un gusto dolce: sono il nostro must ai giardinetti in questo periodo.

 

 

 

Ne ho assaggiate di diverse marche ma le mie preferite al momento sono quelle di Ambrosiae, nuova azienda 100% made in Italy che ho scoperto da un paio di settimane e che vanta una miriade di meravigliosi alicamenti tutti 100% vegan, senza glutine e raw, quindi mantengono integre le loro proprietà. Li trovate nei negozi bio e a breve anche nelle farmacie. 

 

Giulia Mandrino

 

 

Sara

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Cecilia

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