Come creare colori fatti in casa

Giovedì, 10 Dicembre 2015 14:14

I colori rendono piacevole il mondo. Da dove vengono, però? Se lo chiedono tanti bambini, e la risposta, oltre ad essere semplice, diventa un buon pretesto per fare qualcosa insieme e con le proprie mani: sì, proprio i colori, che provengono semplicemente dalla natura (pensate al viola di certi fiori, al marrone della terra, al rosso delle spezie!) e che si possono ricreare a casa.

Ecco come creare dei colori fatti in casa: da ciò che la natura ci offre, una ricetta per fare con i nostri bambini dei colori per disegnare

Gli ingredienti per creare i tre acquerelli base (verde, rosso e viola) sono semplicemente degli ortaggi di stagione. La barbabietola, gli spinaci e il cavolo verza. Ad essi aggiungiamo:

-bicarbonato
- acqua
- aceto
- colla di farina
- sassi
- stracci di cotone
-vasetti
- pennelli

In due piattini separati si pestano con i sassi gli spinaci e le barbabietole. Con il frullatore, invece, si sminuzza il cavolo verza (più fibroso degli altri due ortaggi). Ottenuta una poltiglia, aggiungendo l'acqua nasceranno i colori.
Il secondo passaggio sarà filtrare i colori con il panno di cotone, riempiendo con il liquido ottenuto i vasetti.
Ecco qui i nostri colori!

Con un po' d'aceto o di bicarbonato si potrà poi modificare la sfumatura del viola, che diventerà per magia più simile al blu o al grigio.
I colori ottenuti sono di consistenza molto liquida, simile all'acquerello. Per renderli un po' più corposi, quindi, basterà aggiungere della colla di farina (semplicemente farina con un po' d'acqua) ai composti, fino ad ottenere la consistenza preferita!
E via di fantasia. Ecco qui colori naturali e divertentissimi!

Sara Polotti

Il congedo parentale a ore

Giovedì, 10 Dicembre 2015 12:57

Con la circolare n. 152 del 18 agosto 2015, l’INPS ha comunicato le modalità operative di presentazione della domanda di fruizione del congedo parentale su base oraria.
In particolare, il richiedente deve compilare online un modello specifico, diverso da quello in uso per il congedo giornaliero o mensile, indicando se la fruizione avverrà secondo i criteri previsti dalla contrattazione collettiva o secondo la disciplina legale di cui all’art. 32, comma 1-ter, d.lgs. n. 151/2001, come novellato dal d.lgs. n. 80/2015.

Le giornate o mesi di congedo parentale possono alternarsi con giornate lavorative in cui il congedo parentale è fruito in modalità oraria, nei limiti eventualmente stabiliti dalla contrattazione collettiva.
Qualora il genitore intenda fruire del congedo parentale sia in modalità giornaliera e/o mensile e in modalità oraria, dovrà utilizzare le due diverse procedure di richiesta online.

Ad esempio in assenza di contrattazione collettiva che disponga diversamente, con giornata lavorativa pari a 8 ore, il genitore che intende fruire, nello stesso mese, di 2 giornate (intere) di congedo parentale e di 2 giorni di congedo in modalità oraria, dovrà presentare due domande distinte: la prima relativa al congedo per 2 giornate, secondo la modalità ordinaria e la seconda attraverso il modulo specifico online. In entrambi i casi il lavoratore dovrà selezionare i giorni del mese nei quali intende fruire del congedo.

Dato che la nuova modalità è stata attivata a partire dal 18 agosto 2015, nella fase iniziale la domanda potrà riguardare anche congedi orari fruiti in data antecedente la presentazione della domanda.
A regime, invece, la domanda dovrà essere presentata all’Istituto prima dell’inizio del congedo, al limite anche lo stesso giorno di inizio del congedo.

Il genitore è comunque tenuto a dare congruo preavviso al datore di lavoro secondo le modalità e criteri definiti dai contratti collettivi e comunque, con un termine di preavviso non inferiore a 5 giorni, in caso di richiesta di congedo parentale mensile o giornaliero, e non inferiore a 2 giorni in caso di congedo orario.

Avvocato Stefano de Santis

Toddlewearing: come portare un bimbo grande

Giovedì, 10 Dicembre 2015 12:35

Quando si parla di portare i bambini in fascia ci sono due luoghi comuni importanti da sfatare. Il primo riguarda la sicurezza di questo supporto, giudicato spesso poco sicuro e non idoneo a trasportare il bambino. La seconda è che solo i bambini più piccoli possano essere portati all’interno della fascia. Niente di più sbagliato, in entrambi i casi, e vediamo insieme il perché.

Ecco cosa si intende per toddlewearing: come portare un bimbo grande in fascia

In occidente l’usanza di portare il bambino nella fascia è ancora poco usata. L’immagine collettiva che viene in mente quando si parla di questo tipo di supporto rimanda alle donne africane, che ancora oggi sono solite legare i propri bambini in fascia, posizionata alla proprie spalle, per poter avere maggiore libertà di movimento e favorire un maggior contatto con il bambino.

A questo, si aggiunge anche la credenza secondo la quale la fascia sia un supporto adatto per trasportare solo i bambini più piccoli, neonati quindi, e che non sia idonea invece per i bambini un po’ più grandi. E invece, niente di più sbagliato.

La fascia può essere impiegata anche per portare a spasso i bimbi un po’ più grandi. La pratica si chiama Toddlewearing, può sostituire tranquillamente il più comune passeggino e comporta anche diversi benefici, sia per il bebè sia per il genitore.

Per prima cosa, la fascia è senza fibbie e quindi non provoca fastidio. A questo si aggiunge il vantaggio che la fascia non è ingombrante e non occupa spazio, anzi, può essere facilmente ripiegata e riposta quando non serve, e l’ampia versatilità che questo supporto offre.

Potete, infatti, legarla sulla parte anteriore del corpo, annodarla posteriormente oppure di lato, anche in base al peso ed allo sviluppo fisico del vostro bambino. Il trasporto risulta semplice e libero e anche il vostro bebè potrà beneficiare, oltre che di una presa sicura, anche di una certa tranquillità visiva, che lo renderà libero di guardarsi intorno e di esplorare l’ambiente circostante.

In commercio, esistono diverse tipologie di fasce adatte a portare un bimbo grande anche di 3-4 anni: variano i materiali e i tessuti e potete sceglierli ovviamente in base alle vostre esigenze e preferenze. Ve ne proponiamo cinque modelli, diversi tra loro ma egualmente pratici ed ergonomici.

Fasce lunghe tessute

Di questa tipologia di fascia esistono diversi modelli, molte dei quali in cotone, anche biologico o in tessuto organico. Sono perfette per tutte i bambini, dai neonati ai bambini di 3 o 4 anni di età, supportano circa 15 kg di peso e si possono acquistare in diversi colori e fantasie.
Con questo tipo di supporto è possibile portare pancia a pancia, sul fianco e sulla schiena.
Per i bimbi toddler sono indicate fasce ad alta grammatura o cotone misto canapa o lino.

Noi vi consigliamo le fasce di Didymos.

Marsupio strutturato

Semplice da indossare e molto pratico per trasportare il bambino quando si passeggia, questo marsupio s’indossa dalla parte anteriore e posteriore e consente alla mamma completa libertà di movimento.
Per i bimbi toddler esiistono versioni più grandi chiamati appunto marsupi toddler oppure XL.
Ricordiamo che è opportuno che il tessuto vada da un cavo popliteo all'altro e la schiena del bambino sia interamente ricoperta e quindi adeguatamente sostenuta.



Noi vi consigliamo il marsupio strutturato di Manduca .

Fascia ad anelli o ring sling

Questo modello di fascia è molto innovativo ed allo stesso tempo molto antico, si appoggia su un fianco ed è dotato di anelli che permettono di creare una piccola amaca dove si inserisce il bambino. E' un tipo di supporto molto pratico quando i bambini chiedono spesso di salire e scendere dalle braccia della mamma, ma scaricando il peso solo su di una spalla e non facendo mantenere il baricentro del portatore in asse, è consigliato per brevi tragitti.

Noi vi consigliamo la fascia ad anelli di Mhug

Mei tai

Si tratta un un supporto portabebè semistrutturato. Può essere considerato una via di mezzo tra una fascia tessuta ed un marsupio strutturato.
In commercio ne esistono svariati modelli. Anche qui, come il marsupio, è bene confrontare il pannello tra i vari modelli e prediligerne uno con una seduta molto ampia ed una altezza che ricopra l'intera schiena del bambino toddler.

Noi vi consigliamo la fascia ad anelli di Mhug

Consigliamo di rivolgersi a persone esperte in babywearing per scegliere il supporto adatto alle proprie esigenze. Non esiste infatti un supporto ideale che vada bene per tutti.

Potete rivolgervi a Ilaria Cinefra

http://www.babywearingitalia.it/

http://www.professionemamma.it/

Foto credits: http://somdbabywearers.weebly.com/blog/10-reasons-why-toddler-wearing-is-awesome

Come afferma il famoso ginecologo francese Odent, il parto, così come il sesso, è regolato dall'emissione di una sostanza: è l'ossitocina, un ormone che non viene secreto dal nostro organismo se si verificano situazioni di stress o disagio psico-fisico. Per comprendere meglio questo processo ecco la presentazione della pellicola Sex Like Birth, documentario realizzato dall'assiociazione Freedom For Birth - Rome Action Group. 

Questo gruppo è composto da mamme, ostetriche, avvocatesse e in generale donne che hanno come obiettivo quello di promuovere il diritto delle madri a compiere scelte consapevoli in merito al loro parto e a far sì che questa scelta venga rispettata dal personale medico-ospedaliero. Secondo obiettivo dell'associazione è quello di sensibilizzare le donne e fare corretta informazione sulle naturali competenze delle mamme per quanto concerne il parto, così da renderle più attive in termini di interazione con il personale medico, quindi in grado di rivendicare i propri diritti: "costituiscono violenza sulle donne e, dunque, atroce ed illegittimo abuso, le pratiche ospedaliere (dall’episiotomia, alla manovra di Kristeller, alla somministrazione di farmaci di induzione del parto, etc.) condotte in modo routinario, ingiustificato ed arbitrario, in contrasto con linee guida e raccomandazioni nazionali ed internazionali (OMS, ISS) e sopratutto in assenza di un consenso, informato e liberamente firmato, della donna" spiegano i rappresentanti dell'associazione nel loro manifesto

Il cortometraggio Sex Like Birth è davvero geniale, perchè consente di comprendere in maniera immediata come agiscano gli ormoni sul nostro corpo e come l'intervento medico sia reso necessario non perchè la persona non sia naturalmente in grado di partorire (così come di fare sesso) ma perchè l'ambiente all'interno del quale è inserita impedisce il corretto processo a causa del continuo "disturbo". Così alla fine del documentario emergono le realtà che ancora affliggono le sale parto italiane:

- l'OMS RACCOMANDA CHE LA DONNA SCELGA LA POSIZIONE CHE PIU' LA AGGRADA SIA DURANTE IL TRAVAGLIO CHE NEL PARTO. Molto spesso invece la donna è costretta a partorire supina, posizione che dal punto di vista della fisiologia della nascita è la peggiore in quanto non facilita in nessun modo l'uscita del bambino.

- IL 70% DELLE DONNE SUBISCE EPISIOTOMIA.

 

- SPESSO NON VIENE PERMESSO DI BERE E MANGIARE DURANTE IL TRAVAGLIO, SENZA ALCUNA INDICAZIONE MEDICA.

- A PIU' DEL 50% DELLE DONNE VIENE SOMMINISTRATA OSSITOCINA SINTETICA DURANTE IL TRAVAGLIO PER ACCELLERARLO.

- ALLA MAMMA NON VIENE PERMESSO DI MUOVERSI, SPESSO A CAUSA DI MONITORAGGI E FLEBO UTILIZZATI IN MANIERA CONTINUATIVA E INDISCRIMINATA

Per maggiori informazioni vi consiglio di visitare la pagina dell'associazione: http://freedomforbirthromeactiongroup.blogspot.it/p/blog-page.html

Giulia Mandrino

È giunta l'ora di farla nel vasino? Ok, può essere una passeggiata, oppure può richiedere un po' di tempo. Per i bimbi è un passo importante, e ognuno ha i suoi ritmi.

Noi però vi proponiamo alcuni piccoli consigli per aiutare il bambino a fare pipì nel vasino: come togliere il pannolino al bambino in maniera naturale

1. Il giusto momento

In generale il primo consiglio è di non togliere assolutamente il pannolino prima dei due anni a meno che non sia il bambino a chiederlo espressamente: prima di tale scadenza il piccolo non è fisiologicamente in grado di controllare la minzione e percepire lo stimolo. Anticipare questo step rischia di creare grande frustrazione nel piccolo che si sentità inadeguato alle vostre aspettative. Poi ci sono alcuni bambini che tolgono il pannolone a 22 mesi altri dopo i 3 anni. Seguiamo le loro esigenze senza ansie: spesso infatti è più un problema della mamma che del bambino. Come accennato, e come facilmente intuibile, ogni bambino ha i suoi ritmi. E non preoccupatevi se vi sembra che quel momento non arrivi mai: avete mai visto qualcuno portare il pannolino al liceo? Ecco, prima o poi arriva il tempo. E ci saranno dei segnali, come un certo interesse verso la toilette, qualche accenno al fatto che "la stanno facendo", il voler cambiare pannolino subito dopo. E anche quando arriva il momento di abbandonare il pannolino, l'importante è cercare di assecondare i tempi personali di transizione. All'inizio, appena tolto il panno, si tende a portare il piccolo in bagno ogni 10 minuti. Poi 15. Poi 20. Piano piano il bambino riuscirà a capire i suoi tempi e dopo qualche giorno si andrà in bagno solo al bisogno, è assicurato. Quindi, portare pazienza è la chiave principale per sbloccare il passaggio!

2. Nudità? Sì grazie

Uno dei tanti metodi è quello di assecondare il passaggio al vasino attraverso la nudità. Il primo passo è lasciare che i bimbi rimangano nudi prima del bagnetto, provando a sedersi sul vaso in quei momenti. Poi li si lascia girare nudi per lassi di tempo più dilatati, incoraggiandoli ad andare a cercare il vasino. Poi, una volta presa confidenza con il vasino senza alcun abito, si passerà a farli andare in bagno con le mutande, poi con qualche indumento, poi vestiti. Uno dei vantaggi? Nessun incidente di percorso troppo sporco da lavare in lavatrice!

3. Rinforzi positivi

Un salvadanaio da riempire con le monetine guadagnate per aver usato la carta igienica (passaggio che fa un po' schifo a tutti i bimbetti), delle figurine del loro cartone animato preferito fino a completare un album per essere riusciti (nel caso dei maschietti) a fare centro (magari mirando a dei cereali nella tazza) facendo la pipì in piedi, "come i grandi", oppure degli stikers da appiccicare sulle piastrelle vicino al wc: ingegnatevi e provate a dare un rinforzo positivo per essere riusciti in questo delicato passaggio. Chiaramente meglio farlo in estate!!!

4. ... Ma anche i complimenti a volte bastano!

Non volete premiare materialmente i bimbi perché credete non sia educativo? Nessun problema. Con molti "Wow! L'hai fatta nel vasino!" e "Sei stato bravissimo" otterrete lo stesso effetto. I bambini si sentiranno competenti, supportati e grandi.

5. Bugie a fin di bene

Se nessun metodo funziona e il vostro bimbo si sente ancora a disagio a farla nel vasino o nel wc (soprattutto quando si tratta di pupù, che è il passaggio più complicato) siete autorizzati a provare con qualche bugia innocente e a fin di bene: perché non dire che la pupù, una volta tirato lo sciacquone, scorre nelle tubature per arrivare nel mare e nutrire i pesci come Nemo e Dori? In fondo nessun bambino vorrebbe lasciarli morire di fame!

6. L'anatomia funziona

Alcuni bambini faticano a lasciarsi andare sul vasino, quando si tratta di pupù, perché sentono che "quella" fa parte di loro, ed è strano, e un po' traumatico, vederla scivolare nello sciacquone. Trattateli da grandi: mostrate loro un libro in cui viene spiegato in maniera semplice il sistema digestivo. Capiranno come funziona e come è necessario eliminare tutto!

7. Tenete il vasino a portata di mano

Fare i bisognini in bagno, come i grandi, può intimidire. Per iniziare, allora, è utile tenere il vasino portatile a portata di mano, utilizzandolo al bisogno dove capita, oppure nel posticino preferito dal bambino, quello in cui si sente sicuro. Dietro la tenda? Ok. Nell'angolino tra i divani? Sicuro. Si passerà poi gradualmente al bagno.

8. W le mutandine come mamma e papà!

Niente funziona? Sfoderate l'artiglieria pesante. Comprate loro mutandine da grandi (già un bel passo!) e, magari una domenica pomeriggio, lasciateli girare per casa senza pannolino. Per due, tre, quattro o cinque volte la faranno lì, senza volerne sapere del vasino. Ma alla fine si stancheranno anche loro, e una volta provata la seduta ne sentiranno da soli i benefici ed i comfort!

9: Una casa a misura di spannolinamento

Via il tappeto e cimeli di famiglia: rendiamo tutto il più comodo e snello possibile!

10. Aromaterapia

Se l'atmosfera è tesa e il vostro piccolo fa fatica a lasciarsi andare ecco che in aromadiffusione l'olio essenziale di lavanda ci fornirà un grande aiuto! Possiamo aggiungerlo anche in bagno! Se tiene la cacca e ha mal di pancia un passaggio al pancino con due gocce di olio essenziale di lavanda e 4 di finocchio in due cucchiai di olio di mandorle o altro olio base. 

11. Fiori di Bach

3 sono i fiori che possono aiutarci in questa fase: possiamo scegliere un singolo fiore e somministrarlo in acqua o in crema base 4 gocce 4 volte al giorno, oppure creare una sinergia del fiore scelto con Rescue Remedy per superare efficacemente questa fase nel caso il piccolo manifesti molta sofferenza. 

- Cherry Plum: è adatto a bambini che soffrono per non riuscire a controllare la minzione come vorrebbero quindi rimangono molto male quando la fanno addosso. Spesso per paura di "fallire" rifiutano di togliere il pannolino.

- Chicory: si utilizza durante lo spannolinamento quando il piccolo soffre di stitichezza e sembra non volersi separare dal pannolino e dalle sue feci.

- Crab Apple: viene consigliato quando il piccolo è molto schizzinoso e non vuole in alcun modo entrare in contatto con pipì e cacca. 

 

Altra idea utilissima sono i libri per bambini dedicati allo spannolinamento: qui i nostri consigli con le letture più efficaci per passare dal pannolino al vasino.

 

La redazione di mammapretaporter.it

Foto credits: https://www.flickr.com/photos/jbird/19650368

 

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Montessori e neuroscienze

Mercoledì, 09 Dicembre 2015 21:29

Che succede nella testa dei nostri bambini? Non solo a livello di pensiero, intendiamoci. Qui si parla proprio del loro cervello, l'organo più importante del corpo, in costante sviluppo fin dalla prima infanzia.

Cerchiamo quindi di capire lo sviluppo neurologico della prima infanzia e come il metodo Montessori sia benefico per questo: in che modo l'approccio pedagogico Montessori favorisce uno sviluppo neurologico completo

La prima infanzia, si sa, è un periodo unico, importantissimo per lo sviluppo neurologico. Alla nascita ogni essere umano possiede circa un miliardo di neuroni nel suo cervello. Per capire, siamo vicini al numero delle stelle presenti nella nostra galassia, nella Via Lattea. Ogni neurone è collegato agli altri attraverso una rete quantificabile in trilioni di connessioni. Incredibile, no?

I nervi trasmettono impulsi elettrici: ogni volta che riceviamo un'impressione sensoriale, pensiamo, muoviamo un muscolo, o quando sogniamo, i percorsi elettrici del nostro cervello si azionano. E, ogni secondo, il bambino apre 700 nuovi percorsi, durante i primi sei anni di vita. Ogni. Secondo!

Il cervello dell'infante è soggetto a continui cambiamenti, quindi. Il processo che dà origine alle connessioni che stanno alla base di ogni abilità umana si chiama sinaptogenesi: i percorsi si aprono. Ma non significa che quanto più estese sono le connessioni, tanto maggiori sono le abilità intellettive. La perdita delle connessioni neurali è un altro passaggio fondamentale per lo sviluppo: si tratta del pruning, la potatura.
Il pruning è la perdita organizzata di strutture neurali che, come per la potatura vegetale, eliminando neuroni e connessioni sinaptiche non necessarie permette il pieno sviluppo di quelle di cui abbiamo davvero bisogno. Questo perché il nostro cervello si adatta, soprattutto nei primi anni di vita: successivamente, la struttura architettonica del nostro cervello rimarrà pressoché uguale a quella sviluppata fino ai sei anni.
Si capisce quindi che quello della prima infanzia è un periodo d'oro, fondamentale per lo sviluppo del nostro bambino, e, dall'altro lato, un momento molto vulnerabile che, se trascurato, può portare a conseguenze devastanti.

Concretamente, lo sviluppo di una buona struttura lo aiuterà nelle macro attività, come prestare attenzione ed eliminare le distrazioni, controllare gli impulsi, prendere decisioni o fare più cose contemporaneamente. Il famoso "multitasking", insomma.

Tra i tre e i sei anni il cervello, quindi, si forma e si modifica, e questo succede soprattutto nelle aree dedicate all'organizzazione, al planning e alla concentrazione. Fateci caso: sono tre settori fondamentali dell'approccio educativo montessoriano! Le attività Montessori impegnano i movimenti del bambino, la sua attenzione, la sua volontà e la sua consapevolezza sensoriale. E, pensiamoci: queste skills sono basilari per lo sviluppo di un sano ed efficiente sistema neurale! Di conseguenza, il metodo Montessori provvede a donare benefici primari anche al cervello del bambino, non solo a livello psicologico, ma anche fisico.

I bambini che si impegnano in attività come quelle montessoriane sviluppano, in definitiva, una struttura architettonica del cervello più efficiente e capace, fisicamente più solida.

Sara Polotti

L'asilo nel bosco

Mercoledì, 09 Dicembre 2015 21:00

È nato in Danimarca negli anni Cinquanta (ah, i nordici!). Si fonda sul bisogno dei bambini di passare i tempo all'aria aperta. E, soprattutto, è affascinante, divertente e stimolante.

Parliamo dell'asilo nel bosco: un progetto nordico al quale dovremmo guardare molto di più, con i suoi benefici e il suo modello educativo all'avanguardia.

In Italia non ne esistono molti. Il primo è stato creato da un paio d'anni (parliamo di quello sorto a Ostia grazie alla collaborazione tra l'asilo privato Emilio e l'associazione Manes). Grazie al lavoro dell'associazione che svolge una intensa attività di formazione ne stanno sorgendo altri in tutta Italia. 

Si rivolge ai bambini in età prescolare, dai 2 ai 6 anni, e intende rispondere ai loro bisogni attraverso un'attività educativa svolta per la maggior parte del tempo all'aria aperta. Al diavolo i vari "Oddio si sporca" e "Oddio prende freddo" delle mamme più apprensive. Il bambino ha bisogno della natura, e, tranquille mamme, non succede niente di male!
I bambini, non chiusi in aule soffocanti, imparando attraverso l'esperienza concreta, diretta. Certo, esistono spazi coperti per le condizioni particolarmente avverse, ma l'ambiente naturale diviene il campo d'azione.
Soprattutto, il modello educativo propone un approccio assolutamente fantastico, non basato sulle proposte degli adulti (che vogliono dare ai bambini nozioni utili poi alla vita adulta) ma da quelle dei bambini e dei loro bisogni in quel determinato momento dell'infanzia.

Giocattoli e libri non esistono più: gli strumenti divengono i sassi, le foglie, i legnetti, le cortecce, i fiori. Pochi elementi, ecologici ed economici, ma che divengono strumento indispensabile per assecondare l'apprendimento dei bambini, partendo appunto dai loro spunti.

Traguardi dello sviluppo sono la valorizzazione del sé e dell'altro (capendo il significato della vita che li circonda e le conseguenze morali delle loro azioni), la conoscenza del corpo e del movimento (mai come all'aperto enfatizzata), la comprensione di colori, suoni e immagini (facendo arte con tutto ciò che i bambini hanno a disposizione immergendosi nel bosco), i discorsi e le parole (stimolati attraverso le discussioni e i confronti tra i bimbi su tutto ciò che vedono attorno a loro) e la conoscenza del mondo.

Gli asili nel bosco prendono posizioni decise in merito all'educazione del bambino: "la progettazione pedagogica infatti non si struttura esclusivamente su delle proposte dell'adulto che vuole trasmettere competenze ai bambini, ma parte proprio dall'ascolto di questi ultimi e dei loro bisogni che spesso vengono negati dalla scuola dell'infanzia convenzionale. Quest'ultima infatti, considerando i bambini degli adulti in miniatura, si preoccupa di fornire loro quegli strumenti che saranno utili quando saranno adulti trascurando invece il presente dei bambini che mal volentieri trascorrono il proprio tempo seduti su una sedia a riempire un quaderno didattico. Un'altra peculiarità di queste scuole è l'utilizzo di materiali naturali che vengono preferiti agli oggetti preconfezionati di cui è piena la quotidianità dei nostri figli. E cosi' sassi,pigne, foglie
e pezzetti di legno sostituiscono giocattoli e libri con l'intento principale di stimolare le facoltà immaginative dei bimbi che ben presto si accorgono che un trenino è un trenino e basta mentre un pezzetto di legno puo' diventare un trenino, un tagliaerba o una bacchetta magica rispondendo al loro bisogno fondamentale di agire sulla realtà costruendola e inventandola a proprio piacimento.. Ecco perché gli asili nel bosco sottolineano il fatto di voler essere una scuola che sia sempre più famiglia, valorizzando i legami affettivi; la propensione a stimolare l'autonomia, non tanto intesa come abilità ma come tendenza del bambino a esplorare il mondo in maniera autonoma con gusto e piacere; l'importanza di movimento, esplorazione e curiosità (elementi sempre idealizzati da tutte le scuole ma messi in pratica in maniera un po' contraddittoria, con tutte le ore seduti al banchetto); il gioco come veicolo didattico che implica l'intreccio delle dimensioni cognitiva ed emotiva; e, ultimo ma non per importanza, l'educazione ambientale (vissuta in maniera diretta e non all'interno delle solite quattro pareti scolastiche, toccata con mano e perciò compresa fino in fondo, non semplicemente attraverso delle mere regole da seguire: il bambino vive ludicamente la natura e impara senza imposizione a rispettarla ed amarla)" viene spiegato della pagina Facebook de L'asilo nel bosco.

Sono due gli aspetti a mio parere più peculiari di questo approccio che lo rendono così efficace: l'attenzione al movimento e alla natura: "pochi negano in teoria l’ importanza fondamentale del movimento nella crescita dei bambini quantomeno fino ai 5 anni eppure se entrate in una scuola materna vedrete le aule piene di tavoli e sedie a dispetto di un limitato spazio calpestabile,oppure se capitate in alcuni nidi vedrete che i piccoli trascorrono tempo eccessivo su seggioloni o passeggini. E’ quanto di peggio possiamo fare ad un bambino, rinchiudere il suo corpo in piena esplosione, tra un tavolo ed una sedia. L'asilo nel bosco prevedendo nella sua idea originaria che i piccoli vivano prevalentemente all'aria aperta risponde in maniera naturale a questo bisogno negato dalla scuola convenzionale.
L'esplorazione intesa come atto teso a scoprire il mondo presuppone che l'ambiente in cui i nostri trascorrono la propria quotidianità non sia sempre lo stesso. Questo diritto dei bambini puo' essere garantito loro proponendo una quotidianità che venga trascorsa in luoghi sempre diversi garantendo quell'esigenza spesso mortificata di conoscere attraverso l'esperienza diretta e non attraverso i racconti di un adulto o le attività proposte da un libro didattico.
Per questo motivo prevediamo nella nostra programmazione parecchie escursioni nel territorio con visite al fiume, al bosco, al mare e perchè no momenti da condividere col fabbro, il falegname ed il contadino.
La curiosità è il motore della scoperta nonché un'attitudine individuale di ciascun pargolo. Questa tendenza, a parere nostro è mortificata dal sapere che ciascuna giornata scolastica è spesso identica alle altre. Attraverso un attento lavoro di osservazione ed ascolto del bambino intendiamo fare delle proposte che rispondano a questo bisogno fondamentale. Coloro che frequenteranno l'asilo nel bosco non sanno con certezza cosa gli educatori proporranno loro ma avranno la chiara percezione di avere intorno adulti che li sanno ascoltare e che faranno loro delle proposte in sintonia con i loro desideri e che garantiranno dal punto di vista pedagogico una crescita armonica in grado di mantenere viva quell'attitudine cosi' importante per lo sviluppo umano che è la curiosità." Ibidem. Per quanto concerne l'educazione ambientale invece si parte dal presupposto che "qualsiasi essere umano tende a proteggere cio' che ama e per amare qualsiasi cosa è necessario viverla. Come si puo' pretendere che i nostri bambini diventino degli adulti in grado di rispettare l'ambiente se trascorrono gran parte del tempo all'interno di quattro mura ?
Pensiamo che i nostri bambini avranno un rapporto rispettoso della natura perchè permetteremo loro di vivere all'aria aperta a stretto contatto con gli animali ed il mondo vegetale. Siamo convinti che se l'ambiente in cui vivono garantisce loro giornate piacevoli che rispondono ai propri bisogni , in maniera naturale diverranno dei cittadini consapevoli in grado di tutelare il patriomonio naturale e di attuare corrette pratiche di sostenibilità ambientale" Ibidem.

Due studi sembrano confermare l'efficacia di questo approccio pedagogico: "La letteratura scientifica di maggiore rilevanza è costituita da una ricerca svolta nel 2002 dal prof. Peter Hafner dell'università di Heidelberg e da uno studio dell'università di Bologna di Lena Gruener e dalla professoressa Michela Schenetti. L'analisi tedesca mette in evidenza come i bambini che frequentano l'asilo nel bosco sono molto creativi e curiosi, prestano una maggiore attenzione e si concentrano di più, rispettano di piu’ le regole e risolvono i conflitti in modo pacifico, si esprimono in maniera piu’ precisa e argomentano meglio le proprie opinioni. Per maggiori info http://archiv.ub.uni-heidelberg.de/volltextserver/3135/. La ricerca italiana compie un'analisi storica di questo approccio educativo e ne evidenzia le virtu' educative.http://lascuolanelbosco.fondazionevillaghigi.it/wp-content/uploads/2012/10/piccole-voci-nel-bosco-tesi-di-lena-gruener.pdf" Ibidem. 

Oltre ai benefici per il bambino, il modello dell'asilo nel bosco è assolutamente positivo anche per le sue conseguenze comunitarie: il costo di una struttura è il 20% di una scuola tradizionale (e, già qui, pensate al risparmio), e, a livello emotivo, avendo la scuola ricadute positive sull'umore dei bambini crea un circolo virtuoso di cui anche le famiglie trarranno benefici enormi.

E se pensate che il freddo e l'ambiente esterno siano nemici della salute del vostro bambino, beh, vi sbagliate di grosso: basta coprirsi a dovere (mica si mandano i bimbi alla mercé delle intemperie!) e, vi assicuriamo, il bosco li terrà molto più al riparo dai microbi rispetto all'aria viziosa e stagnante delle aule chiuse, calde e umide!

Ma come aprire un asilo nel bosco? Ce lo spiegano i responsabili dell'associazione Manes all'interno della loro pagina Facebook: "“COME APRIRE UN ASILO NEL BOSCO”
Da quando abbiamo intrapreso il progetto Asilo nel Bosco la risposta da parte delle famiglie, istituzioni, semplici cittadini è stata incredibilmente positiva. Articoli di giornale, siti web, passaparola, tutto un mondo si è mobilitato per dare risalto a quella che è prima di tutto un'esigenza dei bambini: sperimentare la Natura, crescere in libertà. Per venire incontro a tutte le persone che in questi mesi ci hanno contattato nell'anelito di replicare la nostra esperienza, ecco nascere il corso su: “Come aprire un asilo nel bosco”. Ci preme chiarire che il nostro progetto di scuola si ispira ai principi pedagogici degli asili nel bosco europei pur essendo collocato all’interno di un agriturismo in campagna e non alle impostazioni tipiche degli “agriasilo”. Questo non vuole sminuire l’approccio di quest’ultimo modello educativo che reputiamo virtuoso e dal quale attingiamo nella nostra progettazione ma per un’esigenza di chiarezza. La vita in un agriasilo si svolge prevalentemente in un contesto spaziale ricco ma che ha un perimetro ben delimitato e l’utilizzo degli ambienti al chiuso è tendenzialmente maggiore. Le giornate in un asilo nel bosco si svolgono invece spesso all’aperto e in spazi solitamente diversi che i bambini non conoscono e che possono esplorare mantenendo sempre viva quella curiosità che reputiamo quell’energia insostituibile che ci mantiene vivi e felici nel processo di crescita quantomeno fino ai 110 anni. Cosi’ pur essendo collocato il nostro progetto in campagna e non in un bosco ci è parso più giusto chiamarlo “Asilo nel Bosco” incentivati in questa scelta dalla presenza di diversi boschetti nelle nostre vicinanze e dalle visite periodiche che effettuiamo comunque nella pineta di Ostia che è invece da considerarsi un bosco a tutti gli effetti. E' importante inoltre che sappiate che per aprire un asilo nel bosco sarà necessario seguire l'iter burocratico di un asilo nido e/o di una scuola dell'infanzia convenzionali. Noi mettiamo a disposizione la nostra esperienza maturata in numerosi anni di attività coniugando le competenze sia pedagogiche che gestionali. Per qualunque approfondimento noi siamo disponibili, contattateci a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. Il nostro staff vi risponderà prontamente." 

Il tajine è un piatto tradizionale nordafricano tipico del Marocco: è un cibo che prevede la convivialità per cui solitamente i commensali siedono seduti su bassi cuscini a terra intorno a un tavolino sul quale viene appoggiato il Tagine. Il piatto utilizzato per servire è lo stesso della cottura ed è appunto il tajine, pentola in terracotta composta da due parti, una parte inferiore piatta con bordi bassi che viene utilizzata sia per la cottura sia per servire in tavole, ed una parte conica superiore che viene inserita sopra la base durante la cottura come coperchio. 

Per creare questo piatto possiamo utilizzare anche noi un tajine (io l'ho comprato all'Ikea e lo amo molto anche come semplice elemento decorativo della casa) avendo l'accortezza di mettere una grata sopra il fuoco durante la cottura, oppure possiamo scegliere una semplice pentola, meglio un po' conca tipo un wok e un coperchio adatto. 

Oggi vi propongo una ricetta con verdure e ceci molto gustosa ma allo stesso tempo non piccante, quindi adatta anche per i bambini: come sempre potete adattarla a seconda della stagione e dei gusti della vostra famiglia. Io amo accompagnare questo piatto a semplice cus cus che raccoglie il delizioso "sughetto" che si crea. 

 

Foto Credits: https://www.flickr.com/photos/15609463@N03/18102701385

Ecco la ricetta di un estratto che, grazie ai nutrienti contenuti nell'ananas, curcuma e zenzero, ha la capacità di abbassare i livelli di infiammazione nel nostro corpo. Il mio consiglio è quello di associare questo estratto a un'alimentazione ricca di frutta e verdura (almeno 5-7 porzioni al giorno) e povera di cereali raffinati, carni rosse, certamente priva di carni conservate, zucchero e olio di palma. Consiglio di utilizzare semi di chia e di canapa per incrementare i livelli di Omega 3, potentissimi antinfiammatori. Sappiamo che i rimedi naturali sono molto ultili ma devono essere inseriti all'interno di un contesto altrettanto corretto e valido: fare un estratto antinfiammatorio al giorno per poi fare un pranzo con bresaola e pasta alla carbonara è assolutamente inutile. 

I veri possibili ostacoli all'allattamento

Mercoledì, 09 Dicembre 2015 10:29

L'allattamento sembra per molte di noi un miraggio al quale non tutte possiamo aspirare. Ma perchè gli allattamenti falliscono? 

Ecco allora i veri possibili ostacoli all'allattamento: le cause per cui una neomamma non allatta al seno

1. Routine ospedaliere che spesso allontanano il bambino dalla mamma nelle prime ore dopo il parto

2. Disagio da parte della neomamma ad allattare, ritenendolo un processo troppo faticoso rispetto alla praticità di un biberon

3. Paura da parte della mamma di non essere in grado, di non farcela, di non essere all’altezza, di essere fuori da quel mondo di istinto e naturalità dei nostri nonni che include l’allattamento

4. Mancata informazione sui luoghi e gli operatori formati per seguire l’allattamento. Ricordatevi che la figura professionale competente nell’aiutare le mamme fino dall’inizio dell’allattamento è l’OSTETRICA, non il pediatra

5. Difficoltà a lasciarsi andare e seguire i ritmi di richiesta del bambino

6. Immagine sbagliata del neonato dei primi mesi: il neonato è spesso visto come tendente al vizio e la conseguenza è che la neomma ha paura di viziarlo. Così il bambino non si attacca al seno solo per mangiare ma anche per sentire da vicino la mamma, risentire le sensazioni che provava nell'utero, stimolare il seno nella produzione di latte, consolazione, bisogno di contenimento, strumento per addormentarsi. E tutte questi sono bisogni, non vizi. 

7. Mancato sostegno da parte del compagno e dei famigliari

8. Consigli di “falsi miti” che minano ancora di più la fiducia in se stessa della neo-mamma

9. Utilizzo dell’aggiunta di latte artificiale nei primi giorni di vita

10. Utilizzo eccessivo del ciuccio nei primi 30 giorni di vita del neonato, prima che l’allattamento sia ben avviato

Articolo tratto dal libro Mamme pret a porter, Mental Fitness Publishing

Foto Credits: https://www.flickr.com/photos/hugabub-babywearing/8137751994

 

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Sara

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Cecilia

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